2 Dic 2015 | Chiara Lubich, Focolari nel Mondo
Silvana Veronesi, una delle prime e più strette collaboratrici della fondatrice dei Focolari, è scomparsa all’età di 86 anni. Ne dà comunicazione la presidente Maria Voce alle comunità del Movimento presenti nei cinque continenti: «L’accompagniamo con la certezza che sarà grande festa in Cielo». Risale al 1945 il suo primo incontro con Chiara Lubich. Aveva solo 16 anni ed era una giovane alla ricerca di qualcosa di grande per cui vivere. Da allora, affascinata dalla spiritualità dell’unità, entra a far parte del gruppo che, con Chiara, dà vita all’esperienza del Movimento dei Focolari. Nel 1949 si trasferisce a Firenze per frequentare la facoltà di Medicina. Con semplicità, testimonia la novità di vita a giovani e ragazze, facendo sorgere la prima comunità dei Focolari in Toscana. Sarà poi a Torino e a Milano

Silvana Veronesi con Chiara Lubich al Centro Gen Internazionale, giugno 1987. Foto © CSC Audiovisivi
Dal 1955 è a Roma, accanto a Chiara Lubich, con particolari compiti. Nel novembre 1960 compie il suo primo viaggio negli Stati Uniti e Canada, dove pone le basi per lo sviluppo del Movimento nel Nord America. Dal 1961 al 1972 è la responsabile centrale delle focolarine, ruolo che ricoprirà nuovamente dal 1990 al 2002. Nel 1972 le vengono affidate le giovani del Movimento e sarà in prima linea nell’accompagnare le nuove generazioni per quasi due decenni. A loro ricordava la viva impressione del suo primo incontro con Chiara Lubich: «Abbiamo capito che c’è una vita sola. Se ne avessimo 3 o 4 potremmo spenderle in tanti modi, ma siccome ne abbiamo una sola, merita spenderla bene, per qualcosa di grande, per qualcosa che valga la pena, per qualcosa che resti: è Dio, e noi abbiamo fatto di Dio l’Ideale della nostra vita». È la consegna che lascia ancora oggi a quanti vogliono coglierla. I funerali si svolgeranno presso il Centro Mariapoli di Castel Gandolfo domenica 6 dicembre alle ore 9,00. Leggi anche: Silvana e i giornali (altro…)
2 Dic 2015 | Chiara Lubich, Chiesa, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità

Il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I e il card. Kurt Koch – (C) CSC Audiovisivi
Le ultime due giornate dell’incontro ecumenico dei vescovi amici dei Focolari hanno avuto come centro il Patriarcato greco-ortodosso, sede del Patriarca Bartolomeo I, per partecipare alla festa di sant’Andrea. Siamo nel quartiere Fanar, in greco, Fener, in turco, che si affaccia sul Corno d’oro. La parola Fanar risale all’epoca bizantina e deriva dalla parola greca “lanterna”, uno strumento utile per la navigazione. Da 1700 anni il Patriarcato è punto di riferimento per gli ortodossi che oggi sono circa 300 milioni di persone in tutto il mondo. Il termine ortodosso è stato adottato agli inizi del IV secolo dopo Cristo per distinguere i veri cristiani, con una retta dottrina, dagli eretici che seguivano il monofisismo, varie dottrine teologiche che negano la duplice natura, divina e umana, del Cristo. Lo scisma si consumò nel 1054, ma, in realtà è una storia molto più complessa e la separazione non avvenne in un unico momento ma in un lungo asse temporale che ebbe il suo culmine nel 1204 al tempo della IV Crociata quando la Costantinopoli cristiana fu saccheggiata dai propri fratelli nella fede diretti in Terra Santa. È domenica 29 novembre pomeriggio, la gente arriva alla spicciolata, alcune donne con il velo colorato, un foulard, per coprire il capo. Non sono solo ortodossi di Istanbul ma anche greci, russi. La mattina era stata uggiosa e con una leggera pioggia, ora, si è alzato un po’ di vento ed è uscito il sole. Fa impressione vedere schierati 35 vescovi di 16 chiese diverse dentro la Chiesa di San Giorgio, dal 1600 elevata a chiesa cattedrale del patriarcato Ecumenico. È la prima volta che partecipo ad una liturgia ortodossa. Il coinvolgimento avviene con tutti i sensi. Gli occhi sono estasiati dai vivi colori delle icone, dagli interni dorati, dall’alternarsi di buio e di luce, dal fuoco delle candele. È un fiume di luce, riflessi, bagliori. L’udito è stimolato dalle cantilene in greco antico, dai canti, dall’eco del turibolo che conducono nel mistero della preghiera. L’olfatto è provocato dall’incenso che penetra nel profondo, inebria, profuma l’anima. Il gusto è provato dall’Eucaristia e dal pane “antidòro”, che vuol dire “al posto dell’Eucaristia”. È un pezzo di pane benedetto che viene distribuito alla fine della celebrazione. Il tatto si consuma nel bacio ripetuto alle icone, nel toccare con le dita le urne dei santi, nel saluto al Patriarca. Lo scopo sia dei vespri della domenica pomeriggio, sia della lunga liturgia, quattro ore, di lunedì 30 novembre, festa di sant’Andrea è non di recitare delle preghiere, ma di diventare preghiera, come diceva Origene: «Tutta la nostra vita dovrebbe essere una preghiera estesa e ininterrotta». Nel prendere la parola, il Patriarca Bartolomeo mette in parallelo Andrea, il fratello di Pietro, il “primo chiamato” e Chiara Lubich, la “prima chiamata” al carisma dell’unità. «Non abbiamo il diritto di scoraggiarci – ha concluso – di fronte al rumore di tanti orrori che vengono perpetrati lungo le vie del mondo, abbiamo invece il dovere di annunciare a tutti che solo il dialogo, la comprensione, l’atteggiamento positivo che proviene dalla nostra fede in Cristo può vincere. Il santo apostolo Andrea non ha avuto dubbi nell’incontrare il Maestro, e neppure Chiara ha avuto dubbi nell’affidarsi a Lui. Così anche noi, consci tutti delle nostre responsabilità, non abbiamo dubbi della via su cui siamo incamminati, nell’incontro tra le nostre Chiese, nell’incontro con le fedi, nell’incontro con la umanità che soffre, perché solo l’Amore può vincere, e le porte degli Inferi non prevarranno su di esso». È un riconoscimento pubblico del ruolo avuto da Chiara nel cammino ecumenico. Un carisma che ha stimolato anche Bartolomeo I molto attivo nel campo dell’ecumenismo con i suoi recenti viaggi in Italia, Inghilterra, Belgio, Bulgaria. Gli chiediamo il motivo del suo incessante lavoro per l’unità. «Perché è la volontà del Signore ‒ risponde Bartolomeo I ‒, Gesù stesso ha pregato il Padre per l’unità di tutti i credenti. La sua preghiera, la sua volontà è un comandamento per noi. Noi dobbiamo pregare e lavorare per la realizzazione di questa divina volontà. L’unità sarebbe così anche un contributo per la pace nel mondo, per la fratellanza tra le nazioni. E oggi il mondo ne ha bisogno più che mai”. Dall’inviato Aurelio Molè (altro…)
28 Nov 2015 | Chiara Lubich, Chiesa, Dialogo Interreligioso, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
“Karibu Kenya Papa” (Benvenuto in Kenya, Papa). Tra canti e danze festanti, nel pomeriggio del 25 novembre il Papa sbarca a Nairobi per la sua prima tappa in terra d’Africa. Dall’aeroporto fino alla città, due ali di folla accompagnano l’auto papale: una semplice vettura grigia. Già al primo saluto Francesco esprime il suo amore per questa “Nazione giovane e vigorosa, una comunità con ricche diversità”. “Il Kenya è stato benedetto non soltanto con una immensa bellezza, nelle sue montagne, nei suoi fiumi e laghi, nelle sue foreste, nelle savane e nei luoghi semi-deserti, ma anche con un’abbondanza di risorse naturali”. E prosegue: “In un mondo che continua a sfruttare piuttosto che proteggere la casa comune”, auspico che i vostri valori ispirino “gli sforzi dei governanti a promuovere modelli responsabili di sviluppo economico”. L’agenda papale è fittissima: l’incontro con il clero, cui ‘regala’ tre parole: piangere, pregare, servire; quello con i rappresentanti dell’ONU di Nairobi, ai quali chiede un ‘cambio di rotta’, affinché economia e politica si mettano al servizio della persona in modo che siano debellate malaria e tubercolosi, che si continui a lottare contro la deforestazione, e si punti ad un equo commercio e ad uno sviluppo che tenga conto dei poveri.
Significativo l’incontro con i leader delle varie chiese e delle comunità musulmana e animista, nel quale afferma che il dialogo ecumenico e interreligioso non è un lusso né un optional. Per poi pronunciare, con forza, quella frase che è echeggiata in tutto il mondo: “Mai il santo nome di Dio sia utilizzato per giustificare odio e violenza.” Il 27, ultimo giorno a Nairobi, si reca a Kangemi, una poverissima baraccopoli dove si concentra quel degrado umano e ambientale che l’ha spinto a farsene paladino dinanzi all’ONU. Ad attenderlo 100 mila persone, anche qui ballando e cantando. E Francesco non le delude: “Mi sento a casa”, dice. “Condivido questo momento con voi fratelli e sorelle che avete un posto speciale nella mia vita e nelle mie scelte. I vostri dolori non mi sono indifferenti. Conosco le sofferenze che incontrate. Come possiamo non denunciare le ingiustizie subite?” Prima di partire per l’Uganda, nello stadio Kasarani incontra i giovani per rispondere alle loro domande fra cui: come vincere il tribalismo, la corruzione, l’arruolamento dei giovani. “Vincere il tribalismo – risponde il papa – è un lavoro di ogni giorno, un lavoro dell’orecchio, ascoltare gli altri, un lavoro del cuore, aprirlo agli altri, e un lavoro della mano, darsi la mano l’un l’altro”. “La corruzione è qualcosa che si insinua dentro di noi, è come lo zucchero, è dolce, ci piace, è facile, ma poi finiamo male”. E come superare la radicalizzazione? “La prima cosa che dobbiamo fare per evitare che un giovane sia reclutato è educazione e lavoro”. Ogni suo incontro trasuda di affetto, vicinanza, amore. E il popolo risponde esprimendo gratitudine, gioia, speranza. Il tema dell’inculturazione del Vangelo è una delle sfide più significative in queste terre, nelle quali si deve tener conto di aspetti, percepiti come valori, preesistenti al cristianesimo: la visione familiare, il ruolo del clan, la poligamia tribale e quella musulmana, ecc. È una sfida che anche i Focolari hanno raccolto fin dal loro ingresso in Africa, negli anni ‘60, e che continua ad impegnarli in una sincera ricerca con le persone del posto, nello spirito della reciprocità. Un cammino che ha portato Chiara Lubich nel 1992 a fondare, proprio qui a Nairobi, una cittadella di testimonianza dove si tengono appositi corsi di inculturazione. Il prossimo si terrà a maggio 2016 cui parteciperanno anche Maria Voce e Jesús Morán, rispettivamente presidente e co-presidente dei Focolari. Guarda video sulla fondazione della Cittadella Piero (altro…)
15 Nov 2015 | Chiara Lubich, Spiritualità
«Guarda al sole e ai suoi raggi. Il sole è simbolo della volontà divina, che è lo stesso Dio. I raggi sono questa divina volontà su ciascuno. Cammina verso il sole nella luce del tuo raggio, diverso e distinto da tutti gli altri, e compi il meraviglioso, particolare disegno che Dio vuole da te. Infinito numero di raggi, tutti provenienti dallo stesso sole: unica volontà, particolare su ciascuno. I raggi, quanto più si avvicinano al sole, tanto più si avvicinano fra loro. Anche noi […], quanto più ci avviciniamo a Dio con l’adempimento sempre più perfetto della divina volontà, tanto più ci avviciniamo fra noi… finché saremo tutti uno». (Chiara Lubich, L’unità, Città Nuova, Roma 2015, a cura di D. Falmi e F. Gillet, p. 48-49). (altro…)
9 Nov 2015 | Chiara Lubich, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
«Sulla via Gocciadoro, Chiara mi indicava le stelle. Non ricordo le sue parole. Pensandoci bene, mi par di capire che era l’ansia di uscir fuori dal nostro piccolo mondo per spaziare in un mondo più vasto». Così Giosi Guella annota i suoi primi incontri con Chiara Lubich nella primavera del 1944 a Trento. La via Gocciadoro dove Chiara abitava con la sua famiglia prima del bombardamento del 13 maggio 1944, che la rese inagibile, e l’omonimo bosco (ora parco cittadino) che allora lambiva il capoluogo trentino, resta tra i luoghi simbolo del Movimento dei Focolari nella sua città d’origine. Di qui il titolo del racconto della sua vita accanto alla fondatrice dei Focolari, che con lei ha condiviso i vari momenti di luce e di prova che hanno accompagnato la nascita e lo sviluppo di questa nuova realtà nella Chiesa. Tra il primo gruppo che si unì a Chiara Lubich, Giosi Guella spiccava per la sua essenzialità, schiettezza, concretezza. Già nell’autunno del 1944, aveva condiviso con Chiara il piccolo appartamento in piazza Cappuccini 2, a Trento. Iniziava in tal modo a prendere forma la prima cellula di quello che sarebbe stato il Movimento dei Focolari. Dovunque ha vissuto, Giosi ha accolto e sollevato sofferenze, offerto consigli accorti, aiutato a trovare casa, lavoro, fiducia. Ha dato così impulso al consolidamento di tante comunità dei Focolari, facendo sì che fra tutti fossero condivisi dolori e gioie, conquiste e sconfitte, offerte inaspettate di risorse che andavano a ripianare richieste impellenti di aiuto. Tutto contribuiva al “capitale di Dio” che si andava formando, composto di beni, ma anche di bisogni, di cui fin da allora fu amministratrice oculata e allo stesso tempo generosa. Con la sua attenzione costante verso gli ultimi, le fu congeniale organizzare, a partire dal 1948, la comunione dei beni del primo gruppo trentino: si tratta di quella pratica, poi diffusa nel Movimento dei Focolari in tutto il mondo, che si ispira alla vita della prima comunità cristiana, dove si mettevano in comune i propri beni, affinché non ci fosse nessun indigente. In seguito, man mano si diffondeva il Movimento in vari paesi e si rendevano necessarie azioni sociali di vario tipo, continuò a seguirne lo sviluppo. Ebbe poi modo di accompagnare i primi passi del progetto per un’“Economia di Comunione”, lanciato da Chiara Lubich in Brasile nel 1991. A vent’anni dalla sua morte, viene pubblicata una sua biografia, certamente non esaustiva, attingendo dai suoi pochi scritti e discorsi registrati. Infatti, lei non amava tanto scrivere, preferiva “agire”. Sono dunque tanto più preziose quelle pagine, di una straordinaria franchezza e disarmante semplicità. Mi sono affidata perciò a quegli scritti, sul crinale tra cronaca e storia, lasciando a lei la parola per quanto mi è stato possibile. E quando il racconto si interrompeva, ho potuto raccogliere alcune interviste di quanti hanno condiviso con lei tanti tratti del cammino di un’Opera di Dio che, “scritta in cielo”, man mano si andava dispiegando in terra lungo vie misteriose e ancora inesplorate. Le loro testimonianze mi hanno permesso di tratteggiare alcuni passaggi di questa semplice, “troppo semplice” vita, eppure fortemente intrecciata con quella dei Focolari, alla cui costruzione Giosi ha dato tutta se stessa con il proprio inconfondibile timbro. Caterina Ruggiu Lungo la via Gocciadoro, Città Nuova editrice (altro…)
29 Ott 2015 | Chiara Lubich, Chiesa, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Il musical “Life, love, light”, ispirato alla vita della beata Chiara Luce Badano, è arrivato in Perù: lo scorso 10 ottobre, pochi giorni dopo il quinto anniversario della beatificazione della giovane di Sassello, lo spettacolo è infatti andato in scena a Lima. I giovani peruviani del Movimento dei Focolari già mesi fa erano entrati in contatto con i loro coetanei spagnoli – che avevano portato in scena a Burgos quest’opera nella loro lingua – così da avere i materiali; e grazie alla collaborazione con la Comunità di Villaregia e le Misioneras Identes – dato che, ammettono, “l’opera superava le nostre forze” – ed alcuni professionisti hanno intrapreso la preparazione del musical.
Sono stati 75 i giovani che hanno partecipato alla sua realizzazione, sia dei Focolari che delle altre realtà coinvolte. E non è mancata nemmeno una serie di “fortunate coincidenze” in cui questi ragazzi hanno visto la mano della Provvidenza: dalla disponibilità di una sala con centinaia di posti in un rinomato quartiere di Lima, ai pasti per tutta la squadra arrivati grazie alla generosità di un’aderente al Movimento, alle interviste rilasciate a due canali televisivi – di cui uno ha registrato lo spettacolo per trasmetterlo in differita.
Anche i cinquecento spettatori non hanno fatto mancare la loro generosità: l’ingresso era libero, ma con l’invito ad offrire alimenti a lunga conservazione – che sono arrivati in grande quantità – da destinare alle persone assistite dalla Comunità di Villaregia. Di grande successo infine anche lo spettacolo propriamente detto che, nelle testimonianze dei partecipanti, ha permesso loro di scoprire e valorizzare molti talenti. Toccante soprattutto la testimonianza della madre di una ragazza di 13 anni, colpita da una grave forma di depressione, che ha affermato: “Avete cambiato la vita a mia figlia”.
A chiudere la serata è stato il messaggio inviato dai genitori della giovane beata, Ruggero e Maria Teresa Badano, con i ringraziamenti per quanto realizzato: «La sua tensione alla santità e la fedeltà ai valori del Vangelo di Gesù – scrivono – hanno guidato Chiara Luce anche nei momenti più difficili della sua esistenza, e siamo convinti che saprà ispirarvi. Perché – come ripeteva la sua madre spirituale Chiara Lubich – “Avete una vita sola e vale la pena spenderla bene”». (altro…)