Ott 30, 2017 | Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Una piccola folla assiepata nonostante la pioggia battente e un albero dai rami stilizzati sui cui nascono, come foglie, tanti messaggi di pace. Sono le istantanee più recenti di una amicizia di lunga data, quella tra la comunità dei Focolari della Scozia e i musulmani della Ahl Al Bait Society, fondata nel 1991 con lo scopo di promuovere il patrimonio culturale e la fede religiosa della minoranza musulmana presente nel Paese, aiutandola ad integrarsi nel contesto sociale. Insieme, le due comunità promuovono da tempo momenti di scambio, incontro e preghiera comune, in cui il dialogo interreligioso viene proposto come elemento chiave per affrontare e sanare le numerose fratture che attraversano pericolosamente il tessuto sociale, non solo in Europa. Il 19 settembre scorso, gli ombrelli aperti sotto il cielo plumbeo sono il segno colorato di questo impegno. Tra i presenti alla Veglia di Pace e Speranza anche alcune personalità civili e religiose, tra cui il Lord Provost, rappresentante del Consiglio comunale della città, l’arcivescovo metropolita emerito di Glasgow, Mario Conti, e alcuni esponenti del Consiglio Musulmani della Scozia.
L’ispirazione a questa iniziativa, spiegano gli organizzatori, è stato l’appello alla solidarietà con i popoli della Siria lanciato da Papa Francesco. Spiega Liz Taite, del Movimento dei Focolari: «In un momento in cui diverse circostanze seminano divisione e conflitti, il Movimento dei Focolari, insieme a persone provenienti da fedi diverse, intende promuovere pubblicamente un messaggio di pace. Questo evento è il segno che Dio è al lavoro e che la pace è possibile». Azzam Mohammad, direttore della Società Ahl Al Bait: «Insieme vogliamo abbattere le barriere, eliminare il timore e la diffidenza e aumentare la comprensione e il rispetto reciproco. Abbiamo lavorato con sincerità e con il cuore. Abbiamo lavorato a squadra, ed è stato un successo. Questo è un passo che segna la storia del nostro lavoro comune e sarà di esempio per tutte le comunità intorno. Adesso dobbiamo cominciare a pensare al prossimo evento».
Daniel, di Glasgow, ha partecipato alla fine di agosto alla Summer School Interfaith Engagement in Theory and Practice, un corso/laboratorio dedicato al dialogo interreligioso promosso, da alcuni anni, dall’Istituto Universitario Sophia e dal Risalat Institute di Qum (Iran) a Tonadico, nel Nord Italia. Quest’anno i partecipanti venivano dal Canada, dall’Europa e dagli Stati Uniti. «Credo che la mia città possa capire i valori del multiculturalismo e dell’integrazione. Quando si è uniti e solidali, quando riconosci gli stessi tuoi valori in chi a prima vista può sembrare diverso si possono affrontare diversamente le battaglie di ogni giorno. Questo incontro di fedi e culture diverse è una testimonianza di come l’unità sia possibile anche quando siamo diversi. Anzi, la diversità ci fa forti, ci ricorda di salutarci come fratelli e sorelle, di accoglierci con braccia aperte e con il sorriso. Tutti possiamo essere messaggeri di speranza e di pace e motore di cambiamento». (altro…)
Ott 21, 2017 | Centro internazionale, Dialogo Interreligioso, Spiritualità
«Tra le religioni serve uno sforzo comune di collaborazione anche per promuovere l’ecologia integrale, dispongono di risorse per far progredire insieme un’alleanza morale che promuova il rispetto della dignità della persona umana e la cura del creato». Con queste parole, prima di affacciarsi in piazza san Pietro in occasione dell’udienza generale del mercoledì, Papa Francesco ha salutato gli 80 delegati di Religions for Peace (RfP), accompagnati dal Cardinale Jean-Louis Pierre Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso. Il Papa ha espresso la sua «stima e gratitudine per l’operato di Religions for Peace; voi rendete un servizio prezioso sia alla religione sia alla pace, perché le religioni sono destinate per loro natura a promuovere la pace, tramite la giustizia, la fratellanza, il disarmo, la cura del creato».

Maria Voce con il rev. Kosho Niwano, Presidente Designata del movimento buddista Rissho Kosei-kai
Sul tema di una ‘”ecologia integrale”, tra gli altri, sono intervenuti: il Rev. Kosho Niwano, Presidente Designata del movimento buddista Rissho Kosei-kai; il Prof. Anantanand Rambachan, induista; l’Em. Shaykh Abdallah Bin Bayyah, presidente del “Forum for Promoting Peace in Muslim Societies; il Rabbino David Rosen, Direttore del Interreligious Affairs, American Jewish Committe e Maria Voce, Presidente del Movimento dei Focolari e Copresidente di Religions for Peace,«Rappresento un Movimento che pone una forte spiritualità alla radice del suo impegno su molteplici fronti del vivere umano – ha detto -. Questa spiritualità si fonda sulla coscienza che Dio è padre di ogni uomo e di ogni donna della terra e, dunque, essendo tutti gli uomini fratelli e sorelle, appartengono tutti alla stessa famiglia umana. Tale uguaglianza di base tra tutti gli uomini ci spinge a fare quanto possiamo per costruire il più possibile una vera fraternità là dove ci troviamo». 
Con la dott.ssa Vinu Aram, direttore del Shanti Ashram e co-Moderatore, RfP International.
E continua: «In oltre settant’anni abbiamo sperimentato che ogni persona di buona volontà può condividere questo impegno e questa sensibilità, perché in ogni cultura e religione esiste quella Regola d’Oro che ci invita a ‘fare agli altri quanto desideriamo che facciano a noi’ e a ‘non fare agli altri quanto non vorremmo facciano a noi’». Questo significa «trattare le persone di un’altra etnia come vorremmo essere trattati noi, guardare quelli di un’altra religione come vorremmo essere guardati noi, valorizzare e apprezzare altri Paesi come vorremmo fosse valorizzato ed apprezzato il nostro e lavorare per la salvaguardia dell’ambiente nel nostro contesto e in altri come se quel posto fosse veramente la nostra casa dovunque, nel mondo. Questi atteggiamenti possono permeare la nostra vita come individui e come comunità, sia a livello locale che internazionale, generando una corrente positiva in un mondo percorso da tensioni e divisioni di ogni tipo. Infatti vediamo che la pratica profonda della fede porta anche i giovani di varie religioni, che vivono la comprensione reciproca, a scoprire la fraternità, a condividere i propri beni, a lavorare per lo sviluppo delle aree più povere, a rispettare la natura e a non sprecare le risorse». «Come membri del Movimento dei Focolari – conclude Maria Voce – desideriamo continuare a lavorare con altri gruppi, organizzazioni, movimenti e comunità, in modo nuovo, secondo le esigenze dei tempi, ma sempre con lo stesso spirito, cioè quello dell’amore, della misericordia e della compassione, che ispira tutte le nostre fedi». Leggi il messaggio del Papa Intervento di Maria Voce (altro…)
Ott 12, 2017 | Centro internazionale, Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Spiritualità
La crisi venutasi a creare attorno agli esperimenti balistici della Corea del Nord e alla reazione dell’Amministrazione degli Stati Uniti hanno generato il timore di una possibilità concreta di conflitto nucleare. L’antico adagio latino ‘per mantenere la pace prepara la guerra’ oggi non ha più senso. Le conseguenze di un conflitto, ancor più con uso di armi nucleari, avrebbero conseguenze devastanti per l’intero pianeta. La pace deve essere raggiunta a tutti i costi dove si è incrinata e mantenuta dove la si è ottenuta. Nei membri del Movimento dei Focolari cresce la coscienza del ruolo che ciascuno, come singolo e comunità, ha in questo processo. Oltre alle preghiere non mancano coinvolgimenti di diverso tipo a questo sforzo comune, spesso ispirato da iniziative di altre organizzazioni o movimenti con cui i Focolari collaborano. In tal senso non possiamo non ricordare quanto l’amicizia spirituale fra Chiara Lubich e Nikkyo Niwano, fondatore del movimento buddhista giapponese Rissho Kosei kai, abbia fatto per contribuire alla causa della pace e per formare a questo le nuove generazioni. “Sebbene ci siano difficoltà, la nostra collaborazione farà sperare che sia possibile lavorare tutti insieme per la pace”, scriveva Niwano a Chiara. In occasione del 50mo anniversario della nascita dei Focolari, il fondatore del movimento buddhista ed il figlio Nichico reiteravano questo impegno comune per “rendere la nostra famiglia umana più unita”. La Rissho Kosei kai si è fatta sentire anche in questi giorni con un comunicato ufficiale con il quale la Presidente designata, Rev. Sig.ra Kosho Niwano, ha raggiunto leaders mondiali, sia politici che religiosi, rinnovando l’impegno del suo movimento a non lasciare nulla di intentato perché la pace sia preservata nella penisola coreana. L’appello si ispira al pensiero del fondatore Niwano che, in occasione del suo intervento all’Assemblea delle Nazioni Unite nel 1978, in un clima di piena Guerra Fredda si era rivolto ai leaders degli USA e dell’URSS. “Invece di rischiare con le armi, per favore rischiate per la pace e per il disarmo” aveva detto. Niwano, come molti leaders religiosi del suo tempo, fra questi Paolo VI e Giovanni Paolo II, e anche Chiara Lubich, aveva intuito il ruolo che le religioni possono avere nel contribuire a realizzare e a mantenere la pace mondiale. Il messaggio inviato dalla Sig.ra Niwano anche a Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari, viene dalla figlia di un popolo che ha sofferto in maniera indicibile durante l’ultimo conflitto mondiale, e mette i leaders politici del mondo di fronte al pericolo degli effetti di sanzioni che potrebbero causare reazioni imprevedibili. Anche in occidente si stanno sensibilizzando le coscienze al pericolo di una escalation nucleare. In occasione del ricordo della Giornata di Preghiera per la pace, indetta da Giovanni Paolo II nel 1986, il Comitato per una Civiltà dell’Amore ha organizzato una riflessione dal titolo “Progetto di pacificazione dell’area coreana”. Si tratta di un convegno che si terrà presso il Sacro Convento di Assisi (Italia) il prossimo 28 ottobre. Leggi il comunicato originale (altro…)
Set 6, 2017 | Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Una summer school nelle Valli di Primiero non è una novità. Già negli anni scorsi se ne sono svolte alcune grazie all’impegno e all’iniziativa dell’Istituto Universitario Sophia. Gli ambiti di interesse e di approfondimento erano stati quelli della politica e, già in occasione di quella del 2015, si era avuta una presenza musulmana, sia fra i docenti che fra gli studenti. La Summer school di quest’anno ha, invece, avuto un chiaro taglio interreligioso con la presenza di studenti sciiti e cristiani. Non si tratta di un evento occasionale, ma di un cammino ormai ventennale di amicizia fra musulmani sciiti e cattolici nel contesto della spiritualità di comunione del Movimento dei Focolari. Nella seconda metà degli anni Novanta il Professor Mohammad Shomali con la moglie Mahnaz, anche lei accademica, oltre che madre di tre figli, originari di Qom, città santa dell’Islam sciita in Iran, si trovavano in Inghilterra per conseguire, rispettivamente il dottorato di ricerca ed il master. Accanto agli studi, era loro desiderio trovare vie per instaurare un rapporto con realtà vive di cristianesimo. Già da allora, infatti, in entrambi cresceva la chiamata ad un impegno interreligioso. In questo contesto i due giovani accademici sciiti hanno incontrato il Movimento dei Focolari. Con alcuni membri del movimento è nata e si è sviluppata un’amicizia spirituale profonda, soprattutto sulla centralità dell’amore come via per arrivare a Dio e ai fratelli e sorelle che ci sono accanto.
Insieme ad una altrettanto profonda esperienza con la realtà benedettina del monastero di Ampleforth, gli Shomali hanno approfondito la spiritualità di comunione incontrando anche altri cristiani e musulmani, soprattutto sunniti, in occasione di convegni internazionali tenutisi a Roma e nella cittadella di Loppiano. Dopo il loro ritorno a Qom i rapporti con i Focolari di Londra e del Centro del Dialogo interreligioso a Roma si sono mantenuti per arricchirsi a partire dal 2010 di una importante valenza accademica. Il Prof. Shomali, infatti, per favorire un vero rapporto fra i suoi studenti sciiti di Qum e la Chiesa cattolica ha organizzato diversi viaggi di gruppi in Italia dove si sono realizzati incontri con il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, l’Università di Sant’Anselmo ed il Pisai (Pontificio Istituto per gli Studi Arabi ed islamistici) ed il Movimento dei Focolari. Nel 2014 una delegazione del Centro del Dialogo Interreligioso del Movimento ha trascorso una settimana a Qom per incontrare varie realtà accademiche e religiose e stabilire rapporti di fiducia e comunione. L’anno successivo, un gruppo di studentesse iraniane ha vissuto per un mese nella cittadella di Loppiano, immergendosi nella spiritualità di comunione, sia a livello vitale che intellettuale, approfondendo il patrimonio religioso cristiano e cogliendo comunanze e possibilità di vie di dialogo.
È in questo contesto che è nato un rapporto profondo con l’Istituto Universitario Sophia, in particolare fra il Rettore, Mons. Piero Coda e il Professor Shomali. Da successivi incontri, lezioni offerte dal professore agli studenti dell’Istituto e agli abitanti della cittadella di Loppiano, e in collaborazione con Rita Moussalem e Roberto Catalano, co-direttori del Centro del Dialogo Interreligioso del Movimento dei Focolari, Coda e Shomali hanno maturato l’idea di dar vita ad un progetto comune di ricerca accademica e di realizzazioni concrete al quale si è dato il nome di Wings of Unity. Il cuore dell’iniziativa si concentra sulla ricerca dell’unità di Dio e dell’unità in Dio e vuole mettere a fuoco la percezione di Dio nelle due tradizioni e, alla luce di queste, la possibilità di costruire un vero spirito di fratellanza universale. La finalità è quella di creare spazi di riflessione in comunione fra musulmani sciiti e cristiani e, allo stesso tempo, favorire la formazione di giovani generazioni al dialogo interreligioso. Come ha sintetizzato in modo magistrale lo stesso Prof. Shomali, in questi anni, si è superato il dialogo. Si è arrivati a pensare insieme. (altro…)
Ago 10, 2017 | Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Arrivando da Manila (a 60 km) la prima sensazione che si avverte giungendo nella zona circostante il Lago di Taal (nell’isola di Luzon, la parte settentrionale dell’arcipelago delle Filippine) è quella di una profonda pace. Il visitatore rimane incantato alla vista di uno spettacolo unico nel suo genere: il lago, che con le sue acque ha riempito un’antica caldera, ospita al suo interno un’isola. Quest’isola, a sua volta, dentro un cratere più recente accoglie un altro lago molto più piccolo. E al centro di questo piccolo specchio d’acqua vi è un piccolo scoglio. Un effetto “matrioska” di laghi, uno racchiuso dentro l’altro. Dalla cima del vulcano, la vista si estende verso colline verdeggianti di boschi e prati, piantagioni di ananas, caffè, banane e una infinita varietà di fiori tropicali.
Nei pressi del Lago Taal, dal 1982 questa stessa sensazione si respira tra gli edifici e le strade della Mariapoli Tagaytay. “Pace” è la prima cittadella del Movimento in Asia. «Ho un sogno», aveva esclamato Chiara Lubich quell’anno, osservando le colline di Tagaytay: che proprio lì crescesse, una delle cittadelle dei Focolari, luoghi in cui vivere stabilmente il Vangelo, per mostrare in bozzetto come sarebbe il mondo se tutti lo vivessero. La presenza dei Focolari a Tagaytay è però più lontana nel tempo. Già nel 1966, infatti, si era svolto in questi luoghi un primo incontro di aderenti del Movimento. In quell’occasione i presenti, colpiti dalla bellezza del posto, pregarono affinché proprio lì potesse sorgere un centro di formazione, una “casa per tutti”. L’anno seguente, grazie a una prima donazione, quel desiderio cominciava a diventare realtà, prendendo forma nel 1975. Poi gli avvenimenti e il sogno del 1982, con la coincidenza di un invito rivolto al Movimento dalla Conferenza episcopale filippina a costruire, proprio nelle adiacenze di Tagaytay, una “scuola” per sacerdoti asiatici. Da allora gli sviluppi sono stati inaspettati. In particolare, tra le decine di costruzioni che hanno visto la luce, va segnalata la costituzione di una scuola per il dialogo con le grandi religioni dell’Asia, rivolta in particolar modo a musulmani e buddhisti, ma anche indù, scintoisti. Ogni anno convergono da queste parti, per sperimentare la gioia della convivenza, i giovani buddhisti di un’organizzazione laica giapponese. Di recente, nello scorso mese di maggio, 200 membri di grandi religioni di 13 diversi Paesi asiatici hanno preso parte alla Scuola delle Religioni orientali (SOR).
Dalla sua fondazione, la cittadella Pace ha assunto anche uno spiccato profilo di promozione umana e sociale, divenendo una delle sedi dove opera la , ONG senza scopo di lucro, fondata nei pressi di Manila nel 1983 per rispondere alle necessità sociali e sanitarie delle fasce più povere della popolazione, specie delle zone rurali. Famiglie intere, in precarie condizioni abitative (spesso dentro case di una sola stanza col pavimento in terra battuta, senza acqua corrente) con un difficile accesso ai servizi sociosanitari e scarse opportunità di lavoro. Con il motto «liberamente abbiamo ricevuto, liberamente doniamo», Bukas Palad (in lingua tagalog “a mani aperte”) ha fatto ormai un percorso di oltre trent’anni, migliorando la qualità di vita di migliaia di persone, non solo nell’aspetto medico, ma anche umano e spirituale, con un approccio integrato e globale volto alla promozione umana e alla salute delle persone. Attualmente nella cittadella hanno un particolare rilievo le aziende che aderiscono al progetto per un’economia di comunione, le attività dei volontari ospedalieri in diverse strutture sanitarie pubbliche, la vivace testimonianza degli operatori dei media e varie iniziative a livello educativo. A Tagaytay le esperienze di dialogo e condivisione crescono e si moltiplicano, come l’acqua del lago che si replica in altri specchi d’acqua. Ma i riflessi di Pace non si possono contare. (altro…)
Giu 29, 2017 | Centro internazionale, Chiesa, Dialogo Interreligioso, Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Foto © CSC Audiovisivi – CMendes
“La rivoluzione del Vangelo. Ritornare al Vangelo e alla vita del Vangelo nel mondo”. È racchiuso qui, in questo mettere in pratica la Parola di Dio oggi come ai tempi dei primi cristiani, il progetto ecumenico iniziato 50 anni fa da Chiara Lubich e portato avanti dal Movimento dei Focolari in tutto il mondo. Un progetto in cui cristiani di tutte le Chiese possono riconoscersi pienamente, partecipare ed essere insieme ovunque semi di pace in un mondo ferito da guerre e divisioni. Parla Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari. La incontriamo con un gruppo di giornalisti di diverse testate, a margine della la 59ª Settimana ecumenica che si è svolta al Centro Mariapoli di Castel Gandolfo dall’11 al 13 maggio. La sala è piena. Sono presenti circa 700 cristiani di 69 Chiese e Comunità ecclesiali, di 40 Paesi del mondo. Le cabine delle traduzioni sono tutte accese: 17 le lingue presenti. I partecipanti, di tutte le età, hanno colori e vestiti che fanno intuire provenienze e appartenenze diverse. Tra i momenti forti di questa Settimana, la preghiera per l’unità nelle catacombe di san Sebastiano a Roma, nello stesso luogo dove pregarono i primi cristiani e martiri. Qui, hanno stretto un “Patto di amore reciproco” scambiandosi un segno di pace e di perdono per le ferite inferte nel passato e perché, “rinnovati dall’amore, portiamo questa testimonianza vissuta tra noi nelle nostre comunità, nei nostri paesi, nelle nostre società”. “Abbiamo costruito tanto insieme”, commenta Maria Voce. “Ora si tratta di accelerare il passo, perché la comunione sia piena e visibile. Bisogna andare avanti”. 
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Mai come oggi il mondo anela alla fratellanza universale. Lei crede che sia possibile? È possibile in questo secolo? «Non so se sarà possibile in questo secolo, ma so che è possibile. Anzi è sicuro che arriveremo perché è desiderio di Dio. Dio vuole che tutta la famiglia umana sia una famiglia di fratelli. Se Dio lo vuole, questo disegno di unità del genere umano non può non realizzarsi. Non so se si riuscirà in questo secolo. Ma l’importante non è realizzarlo in questo secolo. L’importante è che si realizzi e che noi facciamo il passo che Dio ci chiede oggi e oggi Dio ci chiede di lavorare in questa direzione e, quindi, almeno di riconoscerci come fratelli tra cristiani». Nel mondo ecumenico si avverte da più parti sofferenza per l’impossibilità dei cristiani di diverse Chiese di partecipare alla stessa mensa eucaristica. Lei come risponde? «È sicuramente un dolore per tutti. Però sentiamo anche che la presenza di Gesù nel mondo non è limitata alla presenza eucaristica. Gesù è presente nel mondo in tanti modi. È presente con il suo amore, è presente nel prossimo perché riconosciamo Gesù nel fratello; è presente nei poveri, è presente in coloro che ci guidano nel magistero della Chiesa e nelle varie Chiese e istituzioni. Noi, come movimento dei Focolari, sentiamo particolarmente importanti due cose. La prima è che il dolore è la presenza di Gesù nel mondo. Gesù ha assunto su di sé tutti i dolori dell’umanità e, quindi, anche il dolore della divisione. È un dolore che Gesù ha vissuto fortemente nel momento in cui è stato crocifisso e abbandonato. La seconda cosa importante è quando Gesù ha detto: “Dove due o più sono uniti nel mio nome…”. Non ha detto uniti nell’Eucaristia, ha detto ‘nel mio nome’.» E cosa vuol dire essere uniti nel nome di Gesù? Vuol dire essere uniti nell’amore reciproco che Lui ha portato sulla terra. Quindi dove due o più sono uniti nel suo nome c’è la sua presenza. Questa presenza di Gesù nel mondo è in un certo senso la prova che noi viviamo già una vera comunione e, per questo, anche noi possiamo dire: chi ci potrà separare dall’amore di Cristo? Potremo non ricevere l’Eucaristia insieme, ma non possiamo non ricevere l’amore di Dio, non possiamo non vivere questo amore tra noi, tutti insieme, in attesa che si possa arrivare a quella comunione ancora più completa che si aggiungerà alla comunione che già abbiamo». (continua) Da M. Chiara Biagioni – Fonte: SIR (altro…)