Mag 3, 2016 | Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Un uomo di alta statura morale e di cultura eccezionale: è stato un privilegio averlo conosciuto!» Innumerevoli gli echi che giungono da ogni parte del mondo all’annuncio della sua dipartita, persone che, piene di gratitudine, testimoniano che ogni incontro con Azir è stato un “momento di Dio”. Nativo del Kosovo, insegnante, sposato e padre di tre figli, Azir Selmani (9.5.1947 – 17.4.2016) è il primo musulmano che a Skopje (in Macedonia, dove ha dovuto trasferirsi per motivi politici) aderisce ai Focolari. «Nel 1990 – racconta lui stesso – avevo una classe di tutti musulmani, solo uno era cattolico ed ho sentito il bisogno di proteggerlo. Come segno di gratitudine i suoi genitori mi hanno invitato alla Mariapoli in Slovenia. Stando fra loro mi chiedevo: chi sono queste persone? Ho provato ad aprire di più il mio cuore e l’amore lentamente mi ha cambiato. L’ultimo giorno mi sono fatto coraggio e di fronte ad una sala di 300 persone ho ammesso che attraverso di loro avevo incontrato l’amore, il Dio Uno, l’Onnipotente! Alla luce di Dio ho visto il mio passato pieno di fallimenti. Mi dispiaceva per tutte le generazioni di allievi cui avevo spiegato che nel mondo la forza più grande è quella atomica, mentre ormai ero convinto che questa forza è l’amore. A poco a poco davanti a me si è aperta una nuova vita, ho cominciato a leggere il Corano e a conoscere Dio. Ho provato a trasmettere la mia scoperta a colleghi e amici e ben presto eravamo una ventina i musulmani che volevamo seguire il Movimento». Azir apre la sua casa agli incontri, sempre disponibile al dialogo e a dare la sua testimonianza, ad offrirsi per tradurre i testi di Chiara Lubich per gli amici albanesi. Colpite dalla testimonianza di Azir e di Behije sua moglie, coppie con difficoltà relazionali si rivolgono a loro che con sapienza e delicatezza accompagnano alla riconciliazione.

Azir con Papa Francesco
Azir e Behije partecipano ai diversi incontri interreligiosi del Movimento, nel loro Paese e anche a livello internazionale, durante i quali Azir stringe rapporti di unità e amicizia con persone di tutto il mondo. A Roma ha anche modo di conoscere personalmente Chiara, alla quale, anche in seguito, comunica i sentimenti più profondi. Lettere preziosissime che sempre iniziano con: «Carissima Mamma, ti scrivo con gioia e libertà … non posso ringraziarti abbastanza …». In una di queste le confida: «Durante l’ultimo Ramadan leggevo attentamente il Corano e il Vangelo. Sempre di più sono convinto che l’islam e il cristianesimo nascondono un tesoro comune da scoprire con la buona volontà e l’amore». Nel 2007 aderisce prontamente all’invito di Chiara a stringere, con lei e tra i musulmani del Movimento, il patto dell’amore scambievole «in modo da poter sperimentare – auspica la Lubich – Dio presente tra noi. E Lui ci guiderà sulla via dell’unità». Vedendo gli effetti di quel dialogo coraggioso e ricco di comunione che si pratica nel Movimento, Azir testimonia: «Posso dire che il sogno di Chiara si sta realizzando». Egli non si accontenta mai della mediocrità e la diversità non gli fa paura. Anzi vuole affrontarla, convinto di trovare ovunque il seme della Verità. In occasione di un simposio interreligioso svoltosi a Roma nel 2014, Azir riesce a salutare personalmente papa Francesco: «Si è avverato il sogno della mia vita!», commenta felice. Negli ultimi sei mesi Azir combatte con la malattia, senza mai cessare di vivere per l’unità. E, assecondando la sua squisita sensibilità per l’altro, non nega mai una visita che ogni volta diventa un momento sacro. Le sue parole sulla Libertà, sull’Essenziale, sull’Eternità, sulla Verità – valori dei quali è sempre stato autentico ricercatore – rimangono indelebili nei cuori degli interlocutori. Questo “maestro di dialogo”, di sguardo profondo e ampi orizzonti, con la sua anima ricca di poesia, ci lascia tante lettere, scritti, poesie sulla misericordia, su Maria di Nazareth nell’islam e sui punti d’incontro col cristianesimo. (altro…)
Apr 16, 2016 | Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo
«Quando in Siria sono iniziati i conflitti, vedendo che il futuro non prometteva nulla di buono, ho pensato che sarebbe stato prudente lasciare il Paese. A rafforzare la decisione era giunta la possibilità di un lavoro in Libano. Così ho fissato i biglietti per il viaggio e ho cominciato i preparativi per il trasferimento di tutta la famiglia. Dentro di me però affioravano tanti dubbi: era giusto andarsene per assicurare un futuro alla famiglia o non sarebbe stato più opportuno rimanere nel Paese che tanto amavo per aiutare la mia gente? Parlandone con mia moglie capivo che lei sarebbe stata più propensa a rimanere, ma si rimetteva a me: per lei l’importante era che rimanessimo tutti assieme. Mi sentivo molto agitato e confuso. Finché un giorno – ero in chiesa – ho avvertito chiaramente che il nostro posto era qui, ad Aleppo, a condividere le sorti del nostro popolo. Un popolo variegato dalle tante etnie, religioni e confessioni diverse, ma che era stato capace di vivere in armonia. Un popolo così generoso da accogliere negli ultimi decenni, nonostante gli embargo, palestinesi, libanesi, iracheni, dando loro uguali diritti e possibilità di lavoro. Abbiamo deciso di rimanere. Lavoravo in proprio e guadagnavo bene. Ma dopo i sanguinosi eventi che hanno cominciato a devastare il Paese, la mia bottega è stata derubata e poi distrutta. Ciò nonostante, innumerevoli sono state le occasioni per prestare aiuto, in prima persona e anche attraverso il Centro per sordomuti del quale con mia moglie abbiamo iniziato a prenderci cura. In seguito abbiamo anche avviato una sinergia con altre organizzazioni umanitarie per arrivare, con l’aiuto della Provvidenza che prodigiosamente ci ha sempre assistito, a procurare l’indispensabile per oltre 1500 famiglie. In questi cinque anni di guerra, a causa dei bombardamenti lanciati ‘a caso’ nei nostri quartieri, abbiamo visto tante famiglie perdere i propri cari e tante persone rimanere disabili permanentemente. Un giorno l’autista del Centro per i sordomuti dove operiamo, mentre camminava per strada con la famiglia, ha perso la moglie e la figlia, colpite da un mortaio. Anche lui è stato ferito gravemente e portato sotto shock all’ospedale. Ho potuto parlare di questa grave situazione ad un sacerdote e il vescovo, saputa la cosa, si è fatto carico dei funerali della moglie e della figlia. Da parte mia ho cominciato a cercare la somma per l’intervento chirurgico del papà. L’ospedale, vedendo l’interessamento di tanti, ha diminuito i costi e alcuni medici hanno rinunciato al loro compenso. Così non solo siamo riusciti a coprire tutte le spese, ma abbiamo avuto un avanzo per le successive operazioni cui l’autista ha dovuto sottoporsi per proseguire nella cura. Un’altra volta mi ha chiamato un musulmano che lavora nella chiesa che frequentiamo, per chiedermi di aiutarlo a trovare un’altra casa dove abitare. Aveva visto i ribelli armati entrare nel suo quartiere ed era preoccupato per la sicurezza delle tre figlie. Dopo tanti contatti sono finalmente riuscito a trovare un’abitazione per loro. Traslocato nella casa nuova, si è accorto di avere urgente bisogno di una bombola di gas, ma non riusciva a trovarla. Allora ha telefonato a me. “Chiedo questi aiuti a te – ha detto – perché sei mio fratello, vero?”. Ed io gli ho risposto: “Certo, siamo fratelli”. Dopo il recente ‘cessate il fuoco’ stiamo attraversando un periodo di apparente calma, anche se di tanto in tanto si sentono dei rimbombi che ci lasciano inquieti e non ci fanno dormire la notte. Riguardo alla mia attività, fino a che le armi non taceranno del tutto, è impossibile pensare di ricominciarla. A sostenerci in questa situazione precaria e senza futuro è la comunità del Focolare e una fede incondizionata nell’ amore di Dio che non ci abbandona mai. Di fronte ad ogni problema, sentiamo che non siamo soli. Continuiamo a sperimentare che nella donazione agli altri troviamo la pace. Una Pace che rimane sempre una sfida, perché è un dono che va conquistato ogni giorno». (altro…)
Apr 13, 2016 | Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Sociale
«Gli studiosi calcolano che dal 3000 a.C., circa, siano arrivate nel continente americano delle popolazioni provenienti dal sudest-asiatico. Si tratta del popolo Guaranì (e non solo), composto da tante etnie e che, nei secoli, si è diffuso dai Caraibi fino all’estremo sud del continente», spiega Diana Durán, paraguaiana, sociologa e studiosa dei popoli originari dell’America.
L’incontro con una piccola comunità delle etnie Avà Guaranì e Mbya avviene quando, due anni fa, una grande inondazione del fiume Paraguay costringe il gruppo indigeno composto da 33 famiglie (115 membri) ad abbandonare il precario insediamento in riva al fiume, dove vivevano raccogliendo i rifiuti della vicina discarica.
«All’inizio cercavamo di aiutarli con vestiti, alimenti, medicine, aiuti sanitari, come il ricovero di un diabetico, o l’intervento nei confronti di uno di loro con ferite d’arma da fuoco; oppure affittare delle toilette mobili quando si sono trovati sloggiati in un terreno deserto; o quando, dopo una tempesta, abbiamo trovato delle tende e acqua potabile … eppure vedevamo che questi aiuti non erano ancora sufficienti. Ci voleva un terreno per loro, che desse riparo e sicurezza». Dopo una lunga ricerca si individua un luogo adatto: 5,5 ettari, a 4,5 Km dalla città di Ita, con una scuola e l’ambulatorio sanitario vicini; il tutto immerso nel verde e, soprattutto, con la possibilità per loro di produrre un orto comunitario per l’auto-sostentamento e lo spazio per costruire un locale per corsi di formazione. La sfida ora è trovare i fondi per acquistare il terreno. «Bussiamo a tante porte – racconta Diana –. Una persona esperta ci facilita la strada per ottenere lo status giuridico della Comunità Indigena, in modo da intestare a loro la proprietà. Inoltre, un amico della comunità Mennonita si offre di anticipare il pagamento del terreno, cosa che per noi sarebbe stato proprio impossibile. Ci impegniamo, insieme ai nostri amici Avà, a restituirgli il denaro poco per volta».
«Dio ci ha guardato con un amore speciale», dice Bernardo Benítez, capo della comunità. Un Dio che per loro è il “Padre Primigenio”, il cui mandato principale è l’amore reciproco. È presente negli atti quotidiani e dona la terra, luogo sacro da custodire e dove costruire rapporti fraterni. «Accompagnare la comunità di Yary Mirì non è privo di sofferenza – afferma Diana –, a causa della discriminazione che subiscono per i pregiudizi ancestrali, e anche per la miseria in cui si trovano a vivere. Ma è anche una gioia conoscere e condividere i loro valori comunitari e solidali che hanno conservato nei secoli, oltre che costatare l’amore e la fiducia che cresce tra noi e loro. Oggi non siamo soli: ci aiutano tanti amici, due associazioni legate ai Focolari (Unipar e Yvy Porà che si occuperà di accompagnare lo sviluppo dell’orto comunitario), due vescovi, alcuni funzionari di istituzioni bancarie, 2 cristiani mennoniti e la Pastorale Indigena. Abbiamo ottenuto 4 borse di studio in Scienze dell’Educazione per il loro leader e per 3 giovani. Loro stessi hanno voluto scegliere quella facoltà “perché la nostra gente ha bisogno di istruzione”, dicono». «Adesso sto scrivendo un libro sulla storia della loro comunità – conclude Diana Durán –, non solo come denuncia e per dare voce a chi non ce l’ha, ma come un dovere nei loro confronti per quanto hanno sofferto e per quanto dobbiamo a loro. Lo considero come un passo verso la fraternità universale, l’ideale che ci anima». (altro…)
Apr 11, 2016 | Chiesa, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Foto: Roman Catholic Archdiocese of Manila
“Amore, misericordia e compassione come sorgenti di pace e di speranza”. È questo il tema centrale della Settimana mondiale dell’Armonia tra le religioni 2016 (1- 7 febbraio), che nelle Filippine ha avuto particolare rilievo per l’appoggio del card. Tagle, arcivescovo di Manila. È stato lui, infatti, a dare il via alle manifestazioni, ospitando una colazione di lavoro con diversi leader religiosi, alti funzionari del governo, membri del corpo diplomatico. Un momento per ritrovarsi insieme tra religioni diverse. Per conoscersi e dialogare
In quest’ottica di condivisione, attraverso forum e tavole rotonde, nel corso della settimana si sono affrontati vari argomenti, fra cui il surriscaldamento del pianeta. Per molti dei partecipanti a questo programma – ai Focolari era stato chiesto di coordinare la progettazione dell’aspetto interreligioso – è stato scoprire le numerose angolazioni e le forti sfide che questa problematica presenta, esprimendo grande interesse per le proposte su come i governi, ma anche ciascuno di noi, possiamo tutelare l’ambiente.
Molto interessante anche il simposio sulla figura di Maria di Nazaret presentata sia nella Bibbia che nel Corano. Unanime la conclusione: Maria, donna d’amore, di misericordia e compassione, è madre dei cristiani e dei musulmani. Significativo anche l’evento cui hanno partecipato 80 pazienti affetti o già guariti dal cancro, il cui discorso introduttivo attingeva alla spiritualità di Chiara Lubich. Nel Tempio buddista Fo Guang Shan Mabuhay ha avuto luogo la premiazione di un concorso, organizzato in collaborazione con l’Associazione buddista di Manila, per la produzione di cartelloni digitali sul tema “Creare la pace e la speranza attraverso atti di bontà”.

Al villaggio Sulyap ng Pag-asa
È stata pure organizzata un’attività a Quezon City, in Metro Manila, dove da alcuni anni sorge il Sulyap ng Pag-asa (Barlume di Speranza), un villaggio costruito a cura dei Focolari per dare casa a famiglie senzatetto. Qui una novantina di bambini, cristiani e musulmani, hanno offerto uno show di canzoni, danze, giochi su come costruire ponti di fraternità nonostante la diversità delle culture e religioni. Momento culmine della Settimana è stato il Festival dell’Armonia presso un grande centro commerciale a Mandaluyong, Metro Manila. Qui la partecipazione è stata davvero straordinaria: al card. Tagle e ai partecipanti alla colazione inaugurale, si sono aggiunte altre personalità istituzionali, persone che nel corso della settimana avevano partecipato alle varie manifestazioni, gente comune. Dopo aver evidenziato l’impegno del Governo, delle Istituzioni e dei leader religiosi per raggiungere una sempre più ampia cooperazione nel promuovere la libertà religiosa, il dialogo e la pace, il programma è proseguito con numeri musicali di giovani e bambini. Un giovane dei Focolari, nell’introdurre una coreografia, ha sottolineato che “per raggiungere l’amore, la misericordia e la compassione come sorgenti della pace, occorre superare le diversità e tendere all’unità fra tutti”. Una ragazza scelta per parlare, insieme a coetanei di altre religioni, a nome della chiesa cattolica, ha detto: “Per me la pace è l’armonia e l’amore. Quando Dio ha creato il mondo tutto andava bene. Fra piante e animali c’era equilibrio e armonia. Quando è venuto l’uomo, è andata bene solo per un po’. Infatti lui è diventato avido ed ha tagliato alberi, appiattito montagne, e ora il cemento è ovunque. Gli animali si sono estinti. Non c’è più equilibrio né armonia. Io sogno l’armonia della natura e un mondo senza guerre”. Toccante il discorso conclusivo del card. Tagle, nel quale, con evidente emozione e nella gratitudine verso i ragazzi che avevano parlato, ha ripreso tutti questi argomenti facendoli propri.
https://www.youtube.com/watch?v=teamVMfAoKw (altro…)
Apr 8, 2016 | Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Senza categoria
https://www.youtube.com/watch?v=fmnzghp0ghg&feature=youtu.be L’appuntamento annuale promosso dai giovani dei Focolari che mira a coinvolgere il maggior numero di persone e istituzioni nel percorso verso la fraternità, avrà il suo centro quest’anno a Quito, in Ecuador. Il tema è quello dell’interculturalità, con una manifestazione giovanile alla cosiddetta “Metà del mondo”, dove si può mettere un piede sull’emisfero boreale e l’altro su quello australe. Giorni di dialogo fra giovani di diverse culture, attraverso il lavoro, la condivisione e il turismo comunitario in una natura esuberante. Sul sito www.mundounido2016.com tutte le informazioni riguardo al programma ecuadoregno. “Link Cultures – un camino para la paz” è il titolo che accomuna le più varie iniziative di fraternità che si svolgeranno contemporaneamente in tutto il mondo, unendo generazioni e culture in un unico laboratorio e rintracciabili attraverso l’hashtag #4peace.
Un po’ di Storia. Maggio del ’95, il Genfest – grande appuntamento mondiale dei Giovani per un Mondo Unito – si conclude con il lancio della Settimana Mondo Unito (SMU): una settimana per contribuire a creare rapporti di pacifica convivenza tra popoli e culture diverse, nel rispetto dell’identità di ogni comunità e popolo. Una proposta alle istituzioni nazionali e internazionali, pubbliche e private, di evidenziare e valorizzare le iniziative che promuovono l’unità ad ogni livello. La SMU è parte integrante dello United World Project. A vent’anni da quello storico evento: molteplici le iniziative di giovani, ragazzi e adulti , in queste edizioni della SMU che l’hanno vista farsi sempre più spazio nell’opinione pubblica, nei mass media, fra le istituzioni. Su ogni punto del pianeta, la rende affascinante una forte idealità: convincere il mondo che è “tempo di fraternità”. Nel 2010, un collegamento mondiale dall’Ungheria dà il via alla SMU; nell’edizione 2011 la diretta mondiale parte invece da un piccolo paese, Sassello (Italia), dove è nata e vissuta Chiara Luce Badano, giovane dei Focolari morta nel 1990 e beatificata nel 2010. La SMU del 2012 precede il Genfest che si realizza a Budapest (12 mila giovani nello Sport Arena e 500 mila collegati mediante le reti sociali). Nel 2013 la diretta mondiale viene trasmessa da Gerusalemme: 120 giovani di 25 Paesi, musulmani, cristiani ed ebrei, vivono una forte esperienza di fraternità: un programma di vita per un futuro di pace. Il “focus” della Settimana Mondo unito 2014 è a Nairobi, con il cantiere di reciprocità “Sharing with Africa”. “Fabric, Flavour, Festival – discovering fraternity”, è il titolo della SMU 2015 che sviluppa il tema del dialogo a 360°. L’evento centrale è animato dai Giovani per un Mondo Unito dell’India, a Mumbay, con giovani del movimento indù dello Shanti Ashram, ulteriore segno di come questi giorni uniscano popoli e religioni diverse.
Run4Unity – Altra novità di quest’anno è il coinvolgimento dei ragazzi: l’evento sportivo mondiale Run4Unity, staffetta mondiale per la pace che nelle precedenti edizioni ha toccato migliaia di ragazzi, avrà d’ora in poi cadenza annuale, e sarà inserita all’interno della Settimana Mondo Unito. La Run4Unity 2016 si correrà il prossimo 8 maggio. I Giovani per un Mondo Unito sperano che questa expo internazionale e itinerante, ormai ventennale, sia riconosciuta anche dall’ONU. Le iniziative che continuano a svolgersi durante l’anno, e sulle quali la Settimana Mondo Unito accende i riflettori, sono raccolte nella piattaforma dello United World Project. (altro…)
Apr 7, 2016 | Chiesa, Dialogo Interreligioso, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Nasri ha studiato a Milano per poi specializzarsi in urbanistica a Venezia. Tornato nella sua terra, ha conosciuto 20 anni fa il Movimento dei Focolari. Quest’incontro, a suo dire, gli ha cambiato la vita. Ha 3 figlie di 17, 15 e 13 anni. Lo incontriamo a margine di OnCity, convegno internazionale sul bene comune (Castel Gandolfo 1-3 aprile). Quali sfide incontri ogni giorno nella tua terra? «Lavoro nel settore edilizio. Per motivi politici abbiamo difficoltà nel rinnovo del piano regolatore, che risale agli anni ’70. Per aprire una nuova strada o modificare un percorso occorrono i permessi, ma l’autorità militare israeliana li nega». È davvero possibile “amare il nemico”? «Non è facile essere un cristiano vero in Palestina. In questo campo il nostro nemico è l’autorità israeliana militare, non gli ebrei! Rispetto la religione ebraica perché siamo tutti fratelli, figli di Dio. Ma come posso amare un soldato israeliano che mi uccide? Che distrugge le nostre città? Che occupa il nostro territorio? Come faccio a vivere il cristianesimo? Ho provato a confrontarmi su questo con altri cristiani. Ho capito che se non sono capace di amare, almeno posso cominciare a non odiare, e piano piano forse l’amore verrà. Queste due parole, “non odiare”, le ho messe nella mente e nel cuore e ho cominciato a viverle nel mio mondo. Mi hanno aiutato spesso, ad esempio nel sorridere ad un soldato. Specialmente al check point, perché purtroppo noi palestinesi non possiamo muoverci liberamente. Siamo circondati, siamo in prigione. Una volta un capitano mi ha chiesto come mai io, arabo palestinese, gli avessi sorriso. Ho risposto: Gesù ci ha detto “bisogna amare tutti”, e io ti amo. È rimasto colpito, non sapeva cosa dire. Mi ha lasciato passare senza farmi troppi controlli! L’amore esiste, anche nel cuore degli occupanti israeliani come di ogni uomo sulla terra. Non do colpa a loro, perché sono soldati e devono obbedire agli ordini. Lasciamo il conflitto ai governi, noi come popoli possiamo vivere insieme. Ma per i giovani questo è più difficile da accettare, soprattutto adesso che con internet vedono com’è il mondo fuori dalla Palestina».
Cosa fate con il Movimento dei Focolari in Terra Santa? «Sono un volontario e impegnato in Famiglie Nuove. Promuoviamo attività nelle diverse chiese con la comunità cristiana a Betlemme. Io sono greco ortodosso, mia moglie è cattolica. Andiamo da chi ha bisogno: anziani, bambini abbandonati, o persone malate mentalmente che hanno bisogno di essere amate. Cerchiamo di fare il possibile…». Ci sono ebrei tra le persone che hanno contatto con il Movimento? «Molte famiglie ebree sono amiche nostre. Facciamo degli incontri insieme. Una delle mie figlie gioca a calcio. Attraverso il Centro Peres per la Pace la sua squadra, insieme a una squadra israeliana, è stata invitata dal Real Madrid. Per lei, per la prima volta in contatto con coetanei ebrei, era una nuova esperienza. Al ritorno mi ha detto: «Tutti i giocatori ebrei sono amici miei». Siamo in contatto anche con tante famiglie musulmane: in Palestina i musulmani sono il 99%, l’1% siamo cristiani. Come Movimento dei Focolari abbiamo un rapporto molto buono con i musulmani, e anche con gli ebrei. Questo ci dimostra che vivere insieme si può». Se tu potessi dare un messaggio a tutto il mondo, cosa ti sta più a cuore per la tua terra? «Ricordateci. Ci sono palestinesi cristiani che stanno soffrendo. Eravamo più del 10%, ma l’emigrazione delle famiglie cristiane è aumentata moltissimo. Ho paura che un giorno non si troverà neanche un cristiano. Aiutateci a risolvere il problema palestinese. Se si crea la pace nel Medio Oriente, verrà la pace per tutto il mondo. La volontà di Dio c’è, ma abbiamo bisogno della volontà degli esseri umani. È un posto strategico, ricco di spiritualità. Ci manca solo l’unità. Se esiste l’unità tra queste tre religioni, il Medio Oriente sarà in pace e sarà un modello. Questo è l’unico messaggio che posso dare: vivere le parole di Gesù, per creare la pace e l’amore, perché ne abbiamo bisogno veramente». Maria Chiara De Lorenzo (altro…)