Movimento dei Focolari
Minoti Aram, pioniera di dialogo interreligioso

Una Mariapoli ad alta quota

Bolívar, 3200 metri sul livello del mare. In questo paesino andino del Perù, lontano circa 25 ore di autobus da Lima, si é svolta per la prima volta la Mariapoli, nello scorso agosto 2013. “Un sogno che si è fatto realtà e che ci ha fatto sperimentare un amore speciale di Dio”, il commento di alcuni dei partecipanti. Per l’occasione, l’intero paese è stato coinvolto dalla novità dell’evento e coloro che provenivano da altre comunità sono stati ospiti degli abitanti. Impressionava vedere la dignità di queste persone, indossando vestiti tipici, i migliori che avevano, come nei giorni di festa. Alcuni dei 190 partecipanti, per poter partecipare con una quota, hanno messo in atto una pratica diffusa in quei luoghi, il “trueque” (interscambio di merci), contribuendo chi con due fascine di legna, chi con un sacco di patate o cipolle o altre verdure. La notevole presenza di giovani ed adolescenti – circa il 60% dei presenti – ha colorato le giornate in modo caratteristico. Scrivono Olga Maria e Walter, focolarini, che hanno partecipato all’organizzazione: “Quando abbiamo cominciato a cantare la prima canzone, pian piano si sono aggiunte alcune ragazze e alla fine tutta la sala partecipava e il palcoscenico era pieno di giovani e bambini felici”. Il programma era incentrato sull’arte di amare, con esempi ed esperienze di vita quotidiana. Un momento vissuto intensamente si è sviluppato attorno al tema del perdono, con una cerimonia penitenziale preceduta dalla lettura di uno scritto di Chiara Lubich. L’ultimo giorno tutti, grandi e piccoli, hanno voluto comunicare per iscritto l’esperienza vissuta durante quei giorni. Laurita, quindicenne, scrive: “La Mariapoli per me è stata molto importante, perché abbiamo imparato ad amare, condividere, vedere nell’altro Gesù. Chiara ci insegna a vivere in famiglia”. Jhayro Jhulián, 7 anni: “D’ora in poi mi comporterò bene e ubbidirò ai miei genitori. Credo di più in Dio e andrò a Messa tutte le domeniche”. Deicy, 38 anni: “Questi giorni mi hanno aiutato a dare un nuovo corso alla mia vita, senza pensare solo ai miei problemi, ma puntando a servire gli altri e a seguire l’esempio di Gesù concretamente”. Edgar, 42 anni: “Ho imparato ad amare il prossimo e a perdonare. Mi sento più sereno e unito a Dio”. “Arrivando a Bolívar – concludono Olga Maria e Walter – ci era nata l’idea di disegnare sul muro della sala una grande città, nella quale, dopo ogni gesto d’amore compiuto dai partecipanti, si poteva dipingere un nuovo spazio. Al termine della Mariapoli la città era molto colorata e bella, frutto dell’amore reciproco che aveva contagiato tutti”. (altro…)

Minoti Aram, pioniera di dialogo interreligioso

Giovani, Medio Oriente e un grido per la pace

Nasce dai giovani della Giordania l’idea di ‘A Shout for Peace’: una settimana per la pace, a partire dal 7 settembre e, come conclusione, una serata alla quale invitare tutti i propri amici. Idea presto condivisa con i Giovani per un Mondo Unito del Medio Oriente, alcuni dei quali si trovavano proprio in Giordania per partecipare ad un incontro con la presidente e il copresidente dei Focolari, Maria Voce e Giancarlo Faletti. Si è deciso così di fare tutti qualcosa per la pace, nello stesso giorno, ognuno nel proprio Paese; e poi di ritrovarsi, grazie ad una conferenza telefonica, e pregare insieme per la PACE. Ed ecco il panorama di quanto accaduto in contemporanea nei vari Paesi: Giordania – 35 giovani musulmani e cristiani, danno il via ad un collegamento telefonico con i giovani di Fortaleza, in Brasile: “Ci hanno assicurato – spiegano – che pregano per la pace assieme a noi, insieme a tanti giovani di altri movimenti cattolici”. In linea c’è poi l’Iraq: “Un’occasione speciale per assicurarci vicendevolmente che siamo sempre uniti e che lavoriamo per lo stesso scopo”. Poi meditazioni dai rispettivi testi sacri, Bibbia e Corano, e pensieri spirituali di Chiara Lubich, Igino Giordani, Madre Teresa ed altri. La serata si conclude con una preghiera per la Siria e per tutto il Medio Oriente, tramite una conferenza telefonica con il Libano, la Terra Santa e l’Algeria. “Che momento speciale! La dimostrazione viva che l’unità cresce, nonostante la guerra nei nostri Paesi”. Terra Santa – “Mostrare ai nostri amici che non siamo soli a voler vivere per la pace”, questo il senso della serata in Terra Santa, col collegamento telefonico in diretta. La mattina successiva: un approfondimento sul “mettere Dio al primo posto” e una passeggiata distensiva. Egitto – Il coprifuoco impedisce che i giovani si incontrino di sera per il collegamento. Ma il sentimento di essere uniti con gli altri non viene meno. Così lo esprime Sally, appena rientrata dalla Giordania: “Sono tornata in Egitto portando con me quell’unità. Sento che tra noi, nonostante le distanze che ci separano, c’è questa forte unità che mi ha aiuta ad avere la pace negli avvenimenti di ogni giorno; e anche a diffonderla ovunque”. Iraq – Grande emozione per il collegamento telefonico con la Giordania. Anmar, siriana, riferisce: “Ero davvero commossa dalla forza e dall’efficacia della preghiera. In queste ultime settimane riceviamo tante brutte notizie riguardo al mio Paese ed l’attacco sembrava imminente. Ma poi, grazie anche alla forza delle nostre preghiere, ho notato che i politici hanno cominciato i negoziati… è davvero un miracolo. Continuiamo a pregare!”. Algeria – Per la prima volta collegati con i giovani degli altri Paesi arabi, i Giovani per un Mondo Unito algerini sono felici. “Abbiamo sentito veramente l’atmosfera della presenza di Dio tra di noi”. Libano – Sono 40 i GMU, del Libano e dalla Siria (alcuni giovani siriani vivono in Libano) a ritrovarsi in una chiesa a Beirut: “La pace è il nostro scopo, ma a volte sentiamo che è così difficile da realizzare. Vedere questi giovani da tutto il MO, riuniti per pregare per la pace, ci dà la certezza e la forza per continuare a costruirla attorno a noi”. Comune a tutti l’impegno del Time Out, alle ore 12: un momento di silenzio o di preghiera per la pace.


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