![Famiglie musulmane e cristiane, percorsi comuni]() 
							
					
															
					
					22 Nov 2012 | Dialogo Interreligioso, Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo

Scarica invito
- Movimento dei Focolari
- Ucoii (Unione delle Comunità Islamiche d’Italia)
- Crii (Consiglio delle Relazioni Islamiche Italiane)
- Gmi (giovani musulmani d’Italia)
- Admi (Associazione donne musulmane d’Italia)
- Comunità islamiche del Triveneto
- Centro Culturale Islamico di Brescia
 (altro…)
				
					
			
					
											
								![Famiglie musulmane e cristiane, percorsi comuni]() 
							
					
															
					
					31 Ott 2012 | Centro internazionale, Chiesa, Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Spiritualità
 Un’esperienza della Chiesa comunione, quella vissuta da Maria Voce al Sinodo, «sia negli interventi in aula, sia nei momenti di scambio fraterno». Lo dichiara lei stessa in un’intervista ad Avvenire a conclusione delle tre settimane di lavoro. «Ho davvero ringraziato Dio di appartenere a una Chiesa così». «Insieme – continua – ci siamo resi conto dei difetti umani che ostacolano la nuova evangelizzazione e abbiamo preso coscienza di purificarsi dal peccato, per ritrovare la radicalità della testimonianza evangelica. Molto si è parlato della credibilità dell’annuncio, data anzitutto dalla coerenza di vita di coloro che sono chiamati ad evangelizzare, a cominciare dai pastori. Tuttavia, dai lavori di queste tre settimane, è emerso che nonostante i peccati degli uomini che hanno inficiato il cammino della Chiesa in diverse parti del mondo, Italia ed Europa comprese, il clima complessivo che si respira nelle nostre comunità non è di avvilimento, perché c’è la certezza che la Chiesa è sostenuta da Dio e dunque anche i nostri errori si possono superare. In definitiva quella scaturita dal Sinodo è una Chiesa più fiduciosa in se stessa, perché più fiduciosa nel Signore».  È una valutazione generale questa riportata dal quotidiano cattolico, ma sono vari i temi toccati nelle altre interviste alla presidente dei Focolari. Dal ruolo della donna al Sinodo e nella Chiesa, come nella campagna sui diritti delle donne del Tg2: «Può essere quello dei Focolari un esempio di ‘quote rosa’ nella chiesa?». Maria Voce non si ritrova in questa espressione: “La nostra – afferma – è una presenza ecclesiale, in cui la donna ha il suo ruolo, la presidenza femminile ne è un segno».
Un’esperienza della Chiesa comunione, quella vissuta da Maria Voce al Sinodo, «sia negli interventi in aula, sia nei momenti di scambio fraterno». Lo dichiara lei stessa in un’intervista ad Avvenire a conclusione delle tre settimane di lavoro. «Ho davvero ringraziato Dio di appartenere a una Chiesa così». «Insieme – continua – ci siamo resi conto dei difetti umani che ostacolano la nuova evangelizzazione e abbiamo preso coscienza di purificarsi dal peccato, per ritrovare la radicalità della testimonianza evangelica. Molto si è parlato della credibilità dell’annuncio, data anzitutto dalla coerenza di vita di coloro che sono chiamati ad evangelizzare, a cominciare dai pastori. Tuttavia, dai lavori di queste tre settimane, è emerso che nonostante i peccati degli uomini che hanno inficiato il cammino della Chiesa in diverse parti del mondo, Italia ed Europa comprese, il clima complessivo che si respira nelle nostre comunità non è di avvilimento, perché c’è la certezza che la Chiesa è sostenuta da Dio e dunque anche i nostri errori si possono superare. In definitiva quella scaturita dal Sinodo è una Chiesa più fiduciosa in se stessa, perché più fiduciosa nel Signore».  È una valutazione generale questa riportata dal quotidiano cattolico, ma sono vari i temi toccati nelle altre interviste alla presidente dei Focolari. Dal ruolo della donna al Sinodo e nella Chiesa, come nella campagna sui diritti delle donne del Tg2: «Può essere quello dei Focolari un esempio di ‘quote rosa’ nella chiesa?». Maria Voce non si ritrova in questa espressione: “La nostra – afferma – è una presenza ecclesiale, in cui la donna ha il suo ruolo, la presidenza femminile ne è un segno».   Mentre Vatican Insider la interpella sul tema del dialogo con l’Islam, dopo la proiezione in aula sinodale di un video a riguardo che aveva destato alcune perplessità. «È stata un’occasione per mettere al centro questo tema – afferma Maria Voce, ripresa anche dal Washington Post -. Ma è servito a manifestare un volto dialogante della Chiesa, una Chiesa che va incontro agli altri, alle culture e a tutto quello che ci circonda – quindi anche all’Islam, visto come persone che vivono accanto ai cristiani, che hanno i loro stessi problemi e che insieme li possono risolvere». È “con timore” che molti cristiani vedono la crescita dell’islam? «Dio conduce la storia – continua – quindi non dobbiamo aver paura di questi capovolgimenti. Magari l’Islam cresce in una parte del mondo, mentre in un’altra cresce il cristianesimo. L’importante è che l’umanità cresca in umanità, cioè che crescano gli uomini nel loro rapporto con Dio e nella capacità di rapportarsi gli uni con gli altri». I cattolici possono imparare qualcosa dai musulmani? «Ho vissuto per dieci anni in un Paese a maggioranza musulmana, la Turchia. Ho imparato il rispetto per la religione, la fedeltà nell’osservanza dei propri doveri, la capacità di perdonare nel periodo di Ramadan. Magari per noi è solo una parola, ma per loro è un periodo sacro in cui si rimettono i debiti, in cui si rinnovano i rapporti familiari. Soprattutto, penso si possa imparare un atteggiamento di fedeltà a Dio e ai suoi comandamenti».
Mentre Vatican Insider la interpella sul tema del dialogo con l’Islam, dopo la proiezione in aula sinodale di un video a riguardo che aveva destato alcune perplessità. «È stata un’occasione per mettere al centro questo tema – afferma Maria Voce, ripresa anche dal Washington Post -. Ma è servito a manifestare un volto dialogante della Chiesa, una Chiesa che va incontro agli altri, alle culture e a tutto quello che ci circonda – quindi anche all’Islam, visto come persone che vivono accanto ai cristiani, che hanno i loro stessi problemi e che insieme li possono risolvere». È “con timore” che molti cristiani vedono la crescita dell’islam? «Dio conduce la storia – continua – quindi non dobbiamo aver paura di questi capovolgimenti. Magari l’Islam cresce in una parte del mondo, mentre in un’altra cresce il cristianesimo. L’importante è che l’umanità cresca in umanità, cioè che crescano gli uomini nel loro rapporto con Dio e nella capacità di rapportarsi gli uni con gli altri». I cattolici possono imparare qualcosa dai musulmani? «Ho vissuto per dieci anni in un Paese a maggioranza musulmana, la Turchia. Ho imparato il rispetto per la religione, la fedeltà nell’osservanza dei propri doveri, la capacità di perdonare nel periodo di Ramadan. Magari per noi è solo una parola, ma per loro è un periodo sacro in cui si rimettono i debiti, in cui si rinnovano i rapporti familiari. Soprattutto, penso si possa imparare un atteggiamento di fedeltà a Dio e ai suoi comandamenti».  

Intervista con l’agenzia Rome Reports 
(video in inglese)
![Famiglie musulmane e cristiane, percorsi comuni]() 
							
					
															
					
					28 Ott 2012 | Dialogo Interreligioso, Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo

Durante la visita alle famiglie di Loppiano
 Un appuntamento particolarmente importante in questo viaggio è stata l’udienza con Papa Benedetto XVI; il Rev. Saito così ricorda quel momento: “In Giappone sono successi grandi disastri, come lo tzunami dello scorso marzo, per questo tante persone sono morte, tanti hanno perso la famiglia, la casa e il lavoro. Il Papa ha fatto un appello chiedendo di pregare per il Giappone e credo che ciò abbia mosso profondamente il cuore di tante persone nel mondo. Ho potuto dirgli che i giapponesi non dimenticheranno mai le sue parole e gli ho espresso la mia personale, profonda gratitudine. Benedetto XVI ha sorriso e mi ha stretto la mano con tanta gentilezza. Questo mi ha fatto comprendere quanto amore vive nel suo cuore“.
Un appuntamento particolarmente importante in questo viaggio è stata l’udienza con Papa Benedetto XVI; il Rev. Saito così ricorda quel momento: “In Giappone sono successi grandi disastri, come lo tzunami dello scorso marzo, per questo tante persone sono morte, tanti hanno perso la famiglia, la casa e il lavoro. Il Papa ha fatto un appello chiedendo di pregare per il Giappone e credo che ciò abbia mosso profondamente il cuore di tante persone nel mondo. Ho potuto dirgli che i giapponesi non dimenticheranno mai le sue parole e gli ho espresso la mia personale, profonda gratitudine. Benedetto XVI ha sorriso e mi ha stretto la mano con tanta gentilezza. Questo mi ha fatto comprendere quanto amore vive nel suo cuore“.  
Ad Assisi
![Famiglie musulmane e cristiane, percorsi comuni]() 
							
					
															
					
					15 Set 2012 | Chiesa, Cultura, Dialogo Interreligioso, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
 «C’è tanta gioia e attesa per il viaggio di Benedetto XVI» dichiara Arlette Samman, libanese, con l’italiano Giorgio Antoniazzi responsabile dei Focolari in Libano, dove il Movimento è presente fin dal 1969. Arlette e Giorgio in questi giorni si trovano presso il Centro internazionale dei Focolari per il raduno annuale dei delegati. Li abbiamo intervistati.  «Tutto il popolo libanese è in festa, i musulmani hanno accolto molto bene la notizia della venuta del Papa ed hanno espresso chiaramente la loro gioia attraverso i loro leaders religiosi. Trovano in questa visita come una benedizione soprattutto in questo momento molto delicato che attraversa tutta la regione», spiega Arlette. «Il Medio Oriente che accoglie il Sommo Pontefice infatti non è più quello dell’ottobre 2010, data nella quale si è svolto il Sinodo per il Medio Oriente. Da quel momento varie scosse politiche, sociali, popolari, economiche hanno fatto tremare e messo in ginocchio alcuni dei Paesi della regione».  Quale il messaggio atteso? «Le grandi linee sono già apparse nelle raccomandazioni del Sinodo, ma saranno certamente parole nuove, con una luce nuova», continua Giorgio. «Il cuore di tutto sarà la presenza cristiana minoritaria e la relazione con l’Islam, la questione della libertà religiosa, della libertà di fede e di culto, quella del dialogo. Parlerà della pace tanto necessaria eppure più che mai minacciata. E giacché il titolo del Sinodo era ‘Comunione e testimonianza’, tutto fa pensare che questa sia la vera sfida per le Chiese locali, alla vigilia del Sinodo sull’Evangelizzazione».  Come si è preparata la popolazione a vivere questi giorni? «Il 12 settembre, in preparazione alla sua visita, c’è stata una marcia di cristiani e musulmani per la pace – alla quale abbiamo partecipato –, confluita sulla Piazza della Riconciliazione a Beirut. La Chiesa cattolica si è preparata, nelle diocesi e parrocchie, con preghiere e novene; le strade sono tappezzate delle foto del Santo Padre con slogan di accoglienza all’uomo di pace. È un momento di forte speranza per i popoli del Medio Oriente».  In occasione della firma e della pubblicazione dell’Esortazione Apostolica Post-sinodale dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi,  in programma l’incontro di Benedetto XVI con il Presidente della Repubblica e con le autorità civili e religiose cristiane e musulmane, e con i giovani presso la sede del Patriarcato maronita. Domenica mattina celebrazione della Messa nel centro di Beirut.
«C’è tanta gioia e attesa per il viaggio di Benedetto XVI» dichiara Arlette Samman, libanese, con l’italiano Giorgio Antoniazzi responsabile dei Focolari in Libano, dove il Movimento è presente fin dal 1969. Arlette e Giorgio in questi giorni si trovano presso il Centro internazionale dei Focolari per il raduno annuale dei delegati. Li abbiamo intervistati.  «Tutto il popolo libanese è in festa, i musulmani hanno accolto molto bene la notizia della venuta del Papa ed hanno espresso chiaramente la loro gioia attraverso i loro leaders religiosi. Trovano in questa visita come una benedizione soprattutto in questo momento molto delicato che attraversa tutta la regione», spiega Arlette. «Il Medio Oriente che accoglie il Sommo Pontefice infatti non è più quello dell’ottobre 2010, data nella quale si è svolto il Sinodo per il Medio Oriente. Da quel momento varie scosse politiche, sociali, popolari, economiche hanno fatto tremare e messo in ginocchio alcuni dei Paesi della regione».  Quale il messaggio atteso? «Le grandi linee sono già apparse nelle raccomandazioni del Sinodo, ma saranno certamente parole nuove, con una luce nuova», continua Giorgio. «Il cuore di tutto sarà la presenza cristiana minoritaria e la relazione con l’Islam, la questione della libertà religiosa, della libertà di fede e di culto, quella del dialogo. Parlerà della pace tanto necessaria eppure più che mai minacciata. E giacché il titolo del Sinodo era ‘Comunione e testimonianza’, tutto fa pensare che questa sia la vera sfida per le Chiese locali, alla vigilia del Sinodo sull’Evangelizzazione».  Come si è preparata la popolazione a vivere questi giorni? «Il 12 settembre, in preparazione alla sua visita, c’è stata una marcia di cristiani e musulmani per la pace – alla quale abbiamo partecipato –, confluita sulla Piazza della Riconciliazione a Beirut. La Chiesa cattolica si è preparata, nelle diocesi e parrocchie, con preghiere e novene; le strade sono tappezzate delle foto del Santo Padre con slogan di accoglienza all’uomo di pace. È un momento di forte speranza per i popoli del Medio Oriente».  In occasione della firma e della pubblicazione dell’Esortazione Apostolica Post-sinodale dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi,  in programma l’incontro di Benedetto XVI con il Presidente della Repubblica e con le autorità civili e religiose cristiane e musulmane, e con i giovani presso la sede del Patriarcato maronita. Domenica mattina celebrazione della Messa nel centro di Beirut.   Il Movimento dei Focolari, è presente in tutte le regioni del Paese; ad esso aderiscono cristiani di diverse Chiese Orientali ed anche alcuni musulmani. Durante la visita del Papa come sarete attivi? «Siamo inseriti nelle parrocchie ed insieme a tutti seguiamo momento per momento le varie manifestazioni. Abbiamo fatto arrivare al Santo Padre un dono insieme alla nostra immensa gioia e gratitudine per la sua venuta nelle nostre terre, assicurandogli che l’accompagniamo con la preghiera costante in ogni tappa della sua visita, con l’augurio che porti grazie abbondanti di pace e di speranza per i nostri popoli così provati. Gli abbiamo anche assicurato il nostro fedele impegno ad essere ovunque portatori di unità e di fratellanza», ricorda Arlette. «Alla presentazione del documento il 14 settembre, c’era un focolarino a rappresentare il Movimento – spiega Giorgio Antoniazzi – mentre un centinaio dei nostri giovani, impegnati anche nei vari servizi richiesti, parteciperanno alla serata dei giovani il 15 settembre». E conclude Arlette: «Questa visita è senza dubbio un momento molto importante per l’unità della Chiesa e per tutti i Paesi del Medio Oriente». (altro…)
Il Movimento dei Focolari, è presente in tutte le regioni del Paese; ad esso aderiscono cristiani di diverse Chiese Orientali ed anche alcuni musulmani. Durante la visita del Papa come sarete attivi? «Siamo inseriti nelle parrocchie ed insieme a tutti seguiamo momento per momento le varie manifestazioni. Abbiamo fatto arrivare al Santo Padre un dono insieme alla nostra immensa gioia e gratitudine per la sua venuta nelle nostre terre, assicurandogli che l’accompagniamo con la preghiera costante in ogni tappa della sua visita, con l’augurio che porti grazie abbondanti di pace e di speranza per i nostri popoli così provati. Gli abbiamo anche assicurato il nostro fedele impegno ad essere ovunque portatori di unità e di fratellanza», ricorda Arlette. «Alla presentazione del documento il 14 settembre, c’era un focolarino a rappresentare il Movimento – spiega Giorgio Antoniazzi – mentre un centinaio dei nostri giovani, impegnati anche nei vari servizi richiesti, parteciperanno alla serata dei giovani il 15 settembre». E conclude Arlette: «Questa visita è senza dubbio un momento molto importante per l’unità della Chiesa e per tutti i Paesi del Medio Oriente». (altro…)
				
					
			
					
											
								![Famiglie musulmane e cristiane, percorsi comuni]() 
							
					
															
					
					11 Set 2012 | Cultura, Dialogo Interreligioso, Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
 “Se ciascuno di noi s’impegnasse a comunicare almeno a cinque giovani quanto abbiamo vissuto in questi giorni qui a Budapest, allora forse potremmo davvero cambiare il mondo”. Lo ha detto con coraggio e con determinazione un giovane musulmano palestinese di Gerusalemme, che ha  concluso: “Non dimenticate di pregare per la situazione in Palestina”. Gli ha fatto eco un algerino, anche lui musulmano: “Se è stato possibile vivere in questi giorni con giovani di etnie, culture, lingue e religioni diverse allora lo può essere anche negli ambienti da dove veniamo”. Sono alcune delle voci a caldo, a conclusione dell’ultima mattinata del Genfest dedicata al mondo del dialogo interreligioso.  Tra i protagonisti dell’evento Genfest svoltosi allo SportArena, vi sono stati infatti giovani musulmani, buddisti ed indù  che si sono impegnati, in prima persona, nello svolgimento della manifestazione.  La domenica mattina, mentre i giovani cattolici partecipavano alla S.Messa cattolica in piazza Santo Stefano, i più di duecento giovani di varie Chiese hanno avuto modo di pregare nelle celebrazioni liturgiche secondo la propria appartenenza ecclesiale: Ortodossi – di 8 Patriarcati e Chiese – Copti-ortodossi, Anglicani, Metodisti, Battisti, Pentecostali. La Santa Cena che Luterani e Riformati hanno desiderato celebrare insieme era presieduta dal Segretario Generale del Sinodo della Chiesa riformata ungherese, pastore Zoltan Tarr.  Per i fedeli di altre religioni si è offerto un programma alternativo che permettesse loro d’incontrarsi per scambiarsi esperienze di vita vissuta e di impegno nel dialogo.
“Se ciascuno di noi s’impegnasse a comunicare almeno a cinque giovani quanto abbiamo vissuto in questi giorni qui a Budapest, allora forse potremmo davvero cambiare il mondo”. Lo ha detto con coraggio e con determinazione un giovane musulmano palestinese di Gerusalemme, che ha  concluso: “Non dimenticate di pregare per la situazione in Palestina”. Gli ha fatto eco un algerino, anche lui musulmano: “Se è stato possibile vivere in questi giorni con giovani di etnie, culture, lingue e religioni diverse allora lo può essere anche negli ambienti da dove veniamo”. Sono alcune delle voci a caldo, a conclusione dell’ultima mattinata del Genfest dedicata al mondo del dialogo interreligioso.  Tra i protagonisti dell’evento Genfest svoltosi allo SportArena, vi sono stati infatti giovani musulmani, buddisti ed indù  che si sono impegnati, in prima persona, nello svolgimento della manifestazione.  La domenica mattina, mentre i giovani cattolici partecipavano alla S.Messa cattolica in piazza Santo Stefano, i più di duecento giovani di varie Chiese hanno avuto modo di pregare nelle celebrazioni liturgiche secondo la propria appartenenza ecclesiale: Ortodossi – di 8 Patriarcati e Chiese – Copti-ortodossi, Anglicani, Metodisti, Battisti, Pentecostali. La Santa Cena che Luterani e Riformati hanno desiderato celebrare insieme era presieduta dal Segretario Generale del Sinodo della Chiesa riformata ungherese, pastore Zoltan Tarr.  Per i fedeli di altre religioni si è offerto un programma alternativo che permettesse loro d’incontrarsi per scambiarsi esperienze di vita vissuta e di impegno nel dialogo.   Un incontro interreligioso che ha preso il cuore e la mente di tutti i presenti. Un momento speciale che ha rafforzato i ponti tra le diversità di religione e di cultura. Era moderato da un musulmano algerino, da un buddista giapponese e da una giordana cristiana.  La sala ha offerto un vero caleidoscopio: i partecipanti, provenivano da USA, Uruguay, Giappone, Thailandia, India, Algeria, Libano, Israele e Territori palestinesi, Macedonia, Bosnia, Bulgaria, Francia, Italia e altri Paesi ancora. Fra loro ebrei, musulmani, buddisti mahayana e theravada, indù, una giainista, e rappresentanti della Tenri-kyo, una delle religioni nate nel Giappone del XIX secolo. Presenti anche alcuni giovani cattolici hanno voluto condividere questo momento con i loro amici.  Il lavoro per i diritti umani di organizzazioni giovanili ebraiche nel laico Uruguay, l’impegno di giovani musulmani algerini e macedoni nel vivere la fratellanza nel quotidiano sui posti di lavoro e nelle università; azioni sociali con le organizzazioni gandhiane nel sud India:  i rappresentanti delle diverse tradizioni religiose si raccontano quanto già fanno per costruire la pace e la fratellanza universale. Ci sono i giovani della Tenri-kyo, che spiegano come cercano di portare la gioia nel mondo; i Buddisti della Myochikai, con una proposta per l’educazione etica dei ragazzi attraverso una rete interreligiosa; e quelli della Rissho Kosei-kai, con le loro attività per la pace, fra cui la campagna “dona un pasto”.
Un incontro interreligioso che ha preso il cuore e la mente di tutti i presenti. Un momento speciale che ha rafforzato i ponti tra le diversità di religione e di cultura. Era moderato da un musulmano algerino, da un buddista giapponese e da una giordana cristiana.  La sala ha offerto un vero caleidoscopio: i partecipanti, provenivano da USA, Uruguay, Giappone, Thailandia, India, Algeria, Libano, Israele e Territori palestinesi, Macedonia, Bosnia, Bulgaria, Francia, Italia e altri Paesi ancora. Fra loro ebrei, musulmani, buddisti mahayana e theravada, indù, una giainista, e rappresentanti della Tenri-kyo, una delle religioni nate nel Giappone del XIX secolo. Presenti anche alcuni giovani cattolici hanno voluto condividere questo momento con i loro amici.  Il lavoro per i diritti umani di organizzazioni giovanili ebraiche nel laico Uruguay, l’impegno di giovani musulmani algerini e macedoni nel vivere la fratellanza nel quotidiano sui posti di lavoro e nelle università; azioni sociali con le organizzazioni gandhiane nel sud India:  i rappresentanti delle diverse tradizioni religiose si raccontano quanto già fanno per costruire la pace e la fratellanza universale. Ci sono i giovani della Tenri-kyo, che spiegano come cercano di portare la gioia nel mondo; i Buddisti della Myochikai, con una proposta per l’educazione etica dei ragazzi attraverso una rete interreligiosa; e quelli della Rissho Kosei-kai, con le loro attività per la pace, fra cui la campagna “dona un pasto”.   Quasi due ore concluse con un minuto di profondo silenzio in cui ciascuno ha pregato in fondo al cuore con le parole e la sensibilità della sua fede per la pace nel mondo e l’impegno alla fratellanza, per essere davvero costruttore di ponti. Uscendo, due giovani ebrei dell’Uruguay hanno commentato: “Un’esperienza incredibile! Dobbiamo lavorare insieme per portare questo spirito dove ci troviamo”. Due giovani indù: “Non ci sono parole per dire cosa abbiamo vissuto in questi giorni”. Una buddista giapponese: “Ho trovato la forza di affrontare le situazioni difficili con amore” e grida insieme agli altri: “Let’s bridge!”
Quasi due ore concluse con un minuto di profondo silenzio in cui ciascuno ha pregato in fondo al cuore con le parole e la sensibilità della sua fede per la pace nel mondo e l’impegno alla fratellanza, per essere davvero costruttore di ponti. Uscendo, due giovani ebrei dell’Uruguay hanno commentato: “Un’esperienza incredibile! Dobbiamo lavorare insieme per portare questo spirito dove ci troviamo”. Due giovani indù: “Non ci sono parole per dire cosa abbiamo vissuto in questi giorni”. Una buddista giapponese: “Ho trovato la forza di affrontare le situazioni difficili con amore” e grida insieme agli altri: “Let’s bridge!”     
 (altro…)
				
					
			
					
											
								![Famiglie musulmane e cristiane, percorsi comuni]() 
							
					
															
					
					4 Set 2012 | Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
 Mi chiamo Sam e vengo dalla Thailandia. Sono buddista ed ho conosciuto i “Giovani per un mondo unito” attraverso un amico, anche lui buddista. Vivendo insieme a loro, ho visto che possiamo essere veramente fratelli, anche se seguiamo religioni diverse.  Nell’ottobre dello scorso anno, il mio Paese è stato colpito da un’alluvione. Le distruzioni sono state enormi ed incalcolabili. Richiederà tanto tempo per recuperare quanto è stato perso: case, fabbriche, interi villaggi e città sono state sommerse per alcuni mesi.  Nello stesso tempo, questa terribile calamità ha provocato grande solidarietà in tutto il popolo thailandese. È stato un fenomeno inaspettato. Il paese veniva da un lungo periodo di lotte politiche, anche violente, durante il periodo delle elezioni. Forse ricorderete le sparatorie con i militari ed i morti sulle strade. Invece, l’alluvione ci ha riuniti tutti.  L’alluvione mi ha toccato in prima persona.  L’acqua ha inondato di notte il quartiere dove abito. Vivo in un appartamento in condivisione e non avevo molte cose da perdere. Tanti, invece, hanno perso la vita colpiti anche da scosse elettriche e c’è stato un fuggi fuggi generale per potersi salvare. Anch’io sono scappato e sono andato in un centro di accoglienza, dove mi sono messo a disposizione.  Ho trovato moltissime persone, sia anziani che bambini; alcuni avevano abbandonato la loro casa con i soli vestiti che avevano addosso, non potendo portar via nulla; alcuni erano in preda a shock, altri seriamente ammalati: una scena tremenda!
Mi chiamo Sam e vengo dalla Thailandia. Sono buddista ed ho conosciuto i “Giovani per un mondo unito” attraverso un amico, anche lui buddista. Vivendo insieme a loro, ho visto che possiamo essere veramente fratelli, anche se seguiamo religioni diverse.  Nell’ottobre dello scorso anno, il mio Paese è stato colpito da un’alluvione. Le distruzioni sono state enormi ed incalcolabili. Richiederà tanto tempo per recuperare quanto è stato perso: case, fabbriche, interi villaggi e città sono state sommerse per alcuni mesi.  Nello stesso tempo, questa terribile calamità ha provocato grande solidarietà in tutto il popolo thailandese. È stato un fenomeno inaspettato. Il paese veniva da un lungo periodo di lotte politiche, anche violente, durante il periodo delle elezioni. Forse ricorderete le sparatorie con i militari ed i morti sulle strade. Invece, l’alluvione ci ha riuniti tutti.  L’alluvione mi ha toccato in prima persona.  L’acqua ha inondato di notte il quartiere dove abito. Vivo in un appartamento in condivisione e non avevo molte cose da perdere. Tanti, invece, hanno perso la vita colpiti anche da scosse elettriche e c’è stato un fuggi fuggi generale per potersi salvare. Anch’io sono scappato e sono andato in un centro di accoglienza, dove mi sono messo a disposizione.  Ho trovato moltissime persone, sia anziani che bambini; alcuni avevano abbandonato la loro casa con i soli vestiti che avevano addosso, non potendo portar via nulla; alcuni erano in preda a shock, altri seriamente ammalati: una scena tremenda!   Insieme ai “Giovani per un mondo unito” che sono venuti a trovarmi nel campo, abbiamo cercato di dare un aiuto materiale ed anche di infondere coraggio alle persone che erano demoralizzate. Così abbiamo aiutato a distribuire del cibo e dei giocattoli ai bambini e ci siamo messi a giocare con loro. Insomma, è stato condividere con tanti la disperazione!  Ma la cosa più urgente in quel momento era salvare la capitale Bangkok dall’inondazione. Gli studenti e tanti altri si sono mobilitati per rinforzare gli argini dei canali e dei fiumi e costruire alcune barriere per deviare l’acqua che stava arrivando. Anche noi siamo andati a riempire i sacchi con la sabbia che veniva portata con  grossi camion e abbiamo lavorato giorno e notte nel fango, senza fermarci. La sabbia era sporca e puzzava molto. Il lavoro era estenuante ed abbiamo dovuto anche saltare alcuni pasti ed ore di sonno. È stata una vera lotta contro il tempo. Ho conosciuto, però, tanti amici e ci siamo aiutati tra tutti.  Ad un certo punto ero privo di forza, ma l’ideale di un mondo unito e i miei amici che mi erano vicini, mi hanno sostenuto. Siamo riusciti così a costruire e riparare gli argini dei canali evitando che le acque arrivassero a Bangkok. Alla fine l’alluvione è passata, ma è rimasta la gioia d’essersi donati per costruire un mondo più solidale e di avere intessuto tanti rapporti di amicizia e di fraternità. (altro…)
Insieme ai “Giovani per un mondo unito” che sono venuti a trovarmi nel campo, abbiamo cercato di dare un aiuto materiale ed anche di infondere coraggio alle persone che erano demoralizzate. Così abbiamo aiutato a distribuire del cibo e dei giocattoli ai bambini e ci siamo messi a giocare con loro. Insomma, è stato condividere con tanti la disperazione!  Ma la cosa più urgente in quel momento era salvare la capitale Bangkok dall’inondazione. Gli studenti e tanti altri si sono mobilitati per rinforzare gli argini dei canali e dei fiumi e costruire alcune barriere per deviare l’acqua che stava arrivando. Anche noi siamo andati a riempire i sacchi con la sabbia che veniva portata con  grossi camion e abbiamo lavorato giorno e notte nel fango, senza fermarci. La sabbia era sporca e puzzava molto. Il lavoro era estenuante ed abbiamo dovuto anche saltare alcuni pasti ed ore di sonno. È stata una vera lotta contro il tempo. Ho conosciuto, però, tanti amici e ci siamo aiutati tra tutti.  Ad un certo punto ero privo di forza, ma l’ideale di un mondo unito e i miei amici che mi erano vicini, mi hanno sostenuto. Siamo riusciti così a costruire e riparare gli argini dei canali evitando che le acque arrivassero a Bangkok. Alla fine l’alluvione è passata, ma è rimasta la gioia d’essersi donati per costruire un mondo più solidale e di avere intessuto tanti rapporti di amicizia e di fraternità. (altro…)