
USA: Premio Luminosa per l’Unità 2016

Il dott. Tarunjit Singh Butalia
Il dott. Tarunjit Singh Butalia
19-20 settembre: arrivi a Roma 21 Settembre: Udienza con il Santo Padre, Papa Francesco, in Vaticano. Dopo l’udienza, visita alla tomba di S. Pietro e dei papi. Visite ad alcuni posti sacri. 22 settembre: Visita turistica a Roma. Partenza per Loppiano (prima cittadella dei Focolari). 23 settembre: Visita di Loppiano e incontro con gli abitanti. 24 settembre: Partenza per Trento, città natale di Chiara Lubich. 25 settembre: Visita di Trento, incontri con alcuni abitanti, rappresentanti di istituzioni, il sindaco e l’arcivescovo di Trento. 26 settembre: partenza da Trento per Roma. Tappa turistica a Venezia. Arrivo la sera a Castel Gandolfo. 27 settembre: visita alla tomba di Mafua Ndem Chiara Lubich, al centro internazionale dei Focolari a Rocca di Papa Roma). Incontro con i membri del consiglio generale. 28 settembre: partenza e conclusione del pellegrinaggio.
I frutti della Parola «Anni orsono, in tre, chiedemmo al nuovo parroco di approfondire la Parola di Dio. Prese così il via un incontro che precedeva la liturgia domenicale. Più ci impegnavamo a mettere in pratica la Parola, tante più persone ci chiedevano di partecipare. In pochi mesi eravamo un gruppo numeroso; tra i più assidui i rapporti erano come quelli di una vera famiglia. E in parrocchia si cominciava a respirare un’altra aria. Ora non ci bastava più la sola preghiera e lo sforzo individuale per essere dei bravi cristiani; ci sentivamo coinvolti in un cammino comunitario in cui ognuno s’impegnava a raggiungere la meta della santità insieme agli altri. Gesù lo sentivamo vicino, tra noi, e questo aveva delle conseguenze: oltre alla gioiosa scoperta di una nuova immagine della Chiesa, nasceva l’esigenza di condividere anche i beni materiali con chi era meno fortunato, di sostenere famiglie in difficoltà, giovani disorientati, persone bisognose di riscoprire l’amore di Dio. E non solo nell’ambito parrocchiale». (Lucio – Italia) La tredicesima dimenticata «Ero al mercato quando, ricordandomi che i miei genitori erano rimasti senza soldi, ho fatto le spese anche per loro. Al ritorno ho notato per strada una bambina in lacrime: aveva fame e i suoi – m’ha raccontato – non avevano niente da mangiare. Consultandomi con mio marito Antonio, abbiamo deciso di portare a quella famiglia metà della nostra spesa mensile. Il giorno dopo la figlia della nostra vicina è venuta a confidarci che il papà era andato via in cerca di lavoro e non era più tornato. Neanche loro, in casa con tanti bambini, avevano di che sfamarsi. Mi sono detta fra me: “adesso basta, abbiamo già fatto la nostra parte!”. Ma quando Antonio mi ha ricordato che non avevamo dato ancora il necessario, abbiamo diviso ancora una volta quanto era rimasto della provvista mensile. Ormai non avevamo più soldi per la spesa, ma ogni giorno ci è arrivato l’aiuto da parte di qualcuno. A fine mese, il mio stipendio era il doppio del solito. Non era uno sbaglio: era la tredicesima di cui mi ero dimenticata». (B. P. – Brasile) Tradizione con cuore nuovo «Nella nostra società, specie nei villaggi, per tradizione gli uomini non aiutano nelle faccende di casa e le donne, anche quando sono malate, lavorano: non si sentono vittime e neppure gli uomini si sentono crudeli. Così anche a casa mia. Se mia moglie stava facendo un lavoro e io leggevo un libro o guardavo la tv, non mi veniva in mente di alzarmi se il bambino piangeva: era compito suo. Quando con l’aiuto di amici cristiani m’è diventato chiaro che gli altri hanno diritto al mio amore, al mio aiuto, ho sentito di dover cominciare soprattutto a casa mia. Un giorno mia moglie, mentre stava preparando la colazione, ha dovuto occuparsi del bambino, così ho apparecchiato io la tavola. Al suo ritorno è rimasta sorpresa, ma non ha fatto commenti. Ma quando ho stirato da solo il vestito per andare in ufficio, è stato troppo per lei … Allora le ho raccontato la bellezza di amare per primi e fare agli altri quello che si vorrebbe fatto a sé. Ora nella famiglia c’è più armonia». (W.U. H. – Pakistan) (altro…)
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https://www.youtube.com/watch?v=SYQOW6B5h3c
Le notizie che arrivano dal Venezuela non sono proprio confortanti. Anzi, il Paese latinoamericano sembra non solo allo stremo, ma anche diviso. In questo contesto, le comunità dei Focolari s’adoperano in favore della riconciliazione e della solidarietà condividendo tutto quello che hanno. La comunità di Colinas de Guacamaya (Valencia), dopo essersi interrogata su come vivere in tempi di una crisi sociale, politica, economica che sta toccando i livelli più alti, risponde raddoppiando l’impegno a mettere in pratica il comandamento nuovo del Vangelo, quello dell’amore reciproco, a cominciare dai piccoli gesti quotidiani. Scrive una di loro: «Oggi, mentre acquistavo al supermercato 12 rotoli di carta igienica ho pensato a chi della comunità, come tanti altri qui in Venezuela, pur avendo i soldi per comprarla, non riesce a trovarla da nessuna parte. Chiamo un’amica che, felice, mi prega di prenderne per lei. A sua volta mi chiede se avessi bisogno di qualcosa, ed io ho potuto dirle che in casa avevamo bisogno di sapone. “Ah – ha risposto lei –, quello te lo do io; non solo, ti porti via anche un platano che mi ha appena dato mio figlio”. Ancora una volta ho toccato con mano che, se l’amore circola, il “date e vi sarà dato” promesso da Gesù si avvera». Gesti semplici, ma anche estremi, se si pensa che per un mango rubato, c’è chi arriva ad uccidere. Un’altra signora racconta: «All’inizio della giornata trovo una persona che cercava dell’olio per cucinare e siccome ne avevo un po’ lo condivido con lei; poco dopo ne incontro un’altra che aveva bisogno di un’iniezione, così gliel’ho fatta con tanta cura. Più tardi bussa alla porta una donna: la figlioletta ha una forte influenza e le serve il nebulizzatore che, per fortuna, io ho, anzi sono già in tanti ad usarlo. Passando davanti alla casa di un’amica approfitto per chiederle se ha bisogno di qualcosa: “Sì, del detersivo per il bucato”, mi risponde. Corro a casa, prendo il mio e facciamo a metà. Poiché mio marito lavora di notte, alla sera viene qualcuno della comunità a farmi compagnia. Ricevo un gesto solidale ed io approfitto per preparare la cena, consapevole che qualcuno non ha cibo sufficiente. Prima di addormentarmi, nel dare uno sguardo alla giornata trascorsa, avverto una grande gioia: abbiamo vissuto l’uno per l’altro e, insieme, ci siamo aiutati a vivere il Vangelo. Domani avrò una nuova opportunità di riconoscere in ogni persona che mi passa accanto una presenza speciale di Dio». I problemi del Paese sono di tali dimensioni che questi racconti quotidiani possono sembrare ingenui o, comunque, insufficienti, piccole gocce di fronte ad un oceano. E si attendono al più presto risposte a livello politico, economico e sociale. Madre Teresa di Calcutta affermava che “quello che noi facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno”. Sembrerebbe che sia anche la convinzione di questa piccola comunità venezuelana. (altro…)