Movimento dei Focolari
Economia a dimensione d’uomo

Economia a dimensione d’uomo

«Dio scrive dritto sulle righe storte; a noi non resta che abbandonarci al suo amore, nonostante i nostri limiti». Livio Bertola, imprenditore di Marene, Cuneo, conclude così l’intervista rilasciata lo scorso 30 settembre 2013 alla giornalista Gabriella Facondo, conduttrice della rubric a Nel cuore dei giornidella rete italiana TV 2000. Livio racconta come, giovane militare, a Roma avesse percepito nell’incontro con un sacerdote suo conterraneo, la voce sottile di una chiamata, che poi aveva avvertito pochi mesi dopo più potente imbattendosi nei Focolari e poi una seconda volta nel 1995 ad un incontro di Dialogo con persone di convinzioni non religiose direttamente con Chiara Lubich. Da quel momento la spiritualità dell’unità diviene per Livio uno stile di vita che investe la realtà di famiglia ma anche i rapporti all’interno dell’azienda, organizzata da allora in avanti secondo i principi dell’Economia di Comunione(EdC), con risultati inattesi e spesso sorprendenti.

L’incontro con Chiara Lubich nel 1995

La Bertola srl, fondata nel 1946 da Antonio, papà di Livio e da due zii, è leader nel settore della cromatura, conta una trentina di dipendenti e tra i suoi clienti annovera importanti aziende quali la Technogym, Ducati, Guzzi, Piaggio. Nel 1991 Livio ne assume la conduzione e quattro anni dopo, nel 1995, avviene la svolta: «Quando all’inizio degli anni Novanta sento parlare di Economia di Comunione – racconta – voglio approfondire di che si tratta». Livio si reca a Loppiano, cittadella dei Focolari vicino Firenze, dove incontra Chiara Lubich, fondatrice del Movimento.«La sento parlare ad un gruppo di persone composto da non credenti, agnostici, cristiani. “La cosa più importante nella vita – dice – è amare. Amare tutti, amare per primi, amare mettendosi nei panni dell’altro, ma soprattutto amare senza interessi”». La vita di Livio cambia e la centralità della persona lo spinge a guardare con occhi diversi i dipendenti, i fornitori, i clienti, persino i concorrenti. Anche il modo di lavorare all’interno della Bertola non è più lo stesso. «Con tutti i dipendenti della ditta si è stabilita una bella amicizia – afferma Livio in un’altra occasione – che continua fuori dell’orario di lavoro.

Un momento di festa con tutti gli impiegati dell’azienda

Diversi operai sono musulmani. Anche a loro, fin dall’inizio, ho proposto di vivere la “regola d’oro” apprezzata da tutte le religioni e persone di buona volontà: “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro”. Spesso sono stato a casa loro, interessandomi delle situazioni personali; “Prima di conoscervi – mi dicevano- qui in Italia ci sentivamo solo stranieri; oggi dopo aver conosciuto con voi questa realtà dell’amore evangelico, ci sentiamo in famiglia!”». Una volta Livio è venuto a conoscenza di una difficoltà vissuta da due extracomunitari. Il lavoro per la sua azienda in quel periodo non era molto, «ma ho voluto fidarmi di Dio – racconta – e li ho assunti. Con Siamo riusciti anche a procurare un alloggio e l’arredamento. Per questi giovani la vita è cambiata in meglio, ma anche per la ditta le cose sono migliorate: quasi inspiegabilmente, è arrivata una grande commessa di lavoro, che ha consentito di aumentare il personale».

Consiglio direttivo nazionale Aipec

E la crisi? «Naturalmente cerchiamo di trovare alternative di lavoro per acquisire nuove clientele – afferma Livio – ma soprattutto puntando ai rapporti di fraternità; cercando di fare bene le cose per gli altri si finisce per farle sempre meglio, ed anche il mercato se ne accorge. Un esempio? Una grande azienda che aveva deciso di lasciarci per affidare la produzione all’estero per via di costi più bassi, adesso è tornata da noi perché si è accorta che la qualità premia sempre». Anche la Bertola Srl è da anni collegata alla rete di aziende che aderiscono all’EdC e nel 2012 alcuni imprenditori EdC sparsi per l’Italia, hanno ritenuto opportuno fondare l’Associazione Italiana di Imprenditori Per un’Economia di Comunione (AIPEC), aperta tutti coloro che intendano aderirvi. Livio Bertola è stato eletto e ne è l’attuale presidente (per informazioni, www.aipec.it).


Video dell’ intervista con Gabriella Facondo http://youtu.be/ADlojjaR1Ro (altro…)

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Giovani, Medio Oriente e un grido per la pace

Nasce dai giovani della Giordania l’idea di ‘A Shout for Peace’: una settimana per la pace, a partire dal 7 settembre e, come conclusione, una serata alla quale invitare tutti i propri amici. Idea presto condivisa con i Giovani per un Mondo Unito del Medio Oriente, alcuni dei quali si trovavano proprio in Giordania per partecipare ad un incontro con la presidente e il copresidente dei Focolari, Maria Voce e Giancarlo Faletti. Si è deciso così di fare tutti qualcosa per la pace, nello stesso giorno, ognuno nel proprio Paese; e poi di ritrovarsi, grazie ad una conferenza telefonica, e pregare insieme per la PACE. Ed ecco il panorama di quanto accaduto in contemporanea nei vari Paesi: Giordania – 35 giovani musulmani e cristiani, danno il via ad un collegamento telefonico con i giovani di Fortaleza, in Brasile: “Ci hanno assicurato – spiegano – che pregano per la pace assieme a noi, insieme a tanti giovani di altri movimenti cattolici”. In linea c’è poi l’Iraq: “Un’occasione speciale per assicurarci vicendevolmente che siamo sempre uniti e che lavoriamo per lo stesso scopo”. Poi meditazioni dai rispettivi testi sacri, Bibbia e Corano, e pensieri spirituali di Chiara Lubich, Igino Giordani, Madre Teresa ed altri. La serata si conclude con una preghiera per la Siria e per tutto il Medio Oriente, tramite una conferenza telefonica con il Libano, la Terra Santa e l’Algeria. “Che momento speciale! La dimostrazione viva che l’unità cresce, nonostante la guerra nei nostri Paesi”. Terra Santa – “Mostrare ai nostri amici che non siamo soli a voler vivere per la pace”, questo il senso della serata in Terra Santa, col collegamento telefonico in diretta. La mattina successiva: un approfondimento sul “mettere Dio al primo posto” e una passeggiata distensiva. Egitto – Il coprifuoco impedisce che i giovani si incontrino di sera per il collegamento. Ma il sentimento di essere uniti con gli altri non viene meno. Così lo esprime Sally, appena rientrata dalla Giordania: “Sono tornata in Egitto portando con me quell’unità. Sento che tra noi, nonostante le distanze che ci separano, c’è questa forte unità che mi ha aiuta ad avere la pace negli avvenimenti di ogni giorno; e anche a diffonderla ovunque”. Iraq – Grande emozione per il collegamento telefonico con la Giordania. Anmar, siriana, riferisce: “Ero davvero commossa dalla forza e dall’efficacia della preghiera. In queste ultime settimane riceviamo tante brutte notizie riguardo al mio Paese ed l’attacco sembrava imminente. Ma poi, grazie anche alla forza delle nostre preghiere, ho notato che i politici hanno cominciato i negoziati… è davvero un miracolo. Continuiamo a pregare!”. Algeria – Per la prima volta collegati con i giovani degli altri Paesi arabi, i Giovani per un Mondo Unito algerini sono felici. “Abbiamo sentito veramente l’atmosfera della presenza di Dio tra di noi”. Libano – Sono 40 i GMU, del Libano e dalla Siria (alcuni giovani siriani vivono in Libano) a ritrovarsi in una chiesa a Beirut: “La pace è il nostro scopo, ma a volte sentiamo che è così difficile da realizzare. Vedere questi giovani da tutto il MO, riuniti per pregare per la pace, ci dà la certezza e la forza per continuare a costruirla attorno a noi”. Comune a tutti l’impegno del Time Out, alle ore 12: un momento di silenzio o di preghiera per la pace.


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La strada fiorita: convivere con l’Alzheimer

«Mia madre, ottantenne, ha cominciato a fare passi nella strada fiorita: pian piano smetteva di ragionare e vedeva le cose con il cuore. Alla fine ha piegato anche il cuore e sono rimasti solo i suoi occhi puri. Spesso diventa una bambina di sei o sette anni e chiede notizie delle sue amichette; qualche volta piange perché vuole vedere la sua mamma e il suo papà; ma sorride ingenua alternando l’entrata e l’uscita dalla strada fiorita. Ogni tanto, seguendo la mamma, entro anch’io nella strada fiorita, e i pesi affannosi del mondo diventano nuvole del cielo, anch’io divento solo un fiore nel recinto sicuro di mia madre».

La consegna, è avvenuta il 16 settembre nella Sala-conferenze di Coex, a Seoul.

Così inizia la prefazione de “La strada fiorita di mia madre”, una raccolta di episodi che scaldano il cuore, dell’autrice coreana, Maria Goretti Jeung Ae Jang, poetessa e infermiera, che raccontano del tempo vissuto insieme a sua madre affetta da Alzheimer. Il libro-testimonianza ha ricevuto il premio nazionale 2013: un riconoscimento assegnato dal Ministero della Sanità e del Benessere della Corea del Sud per le buone prassi nell’accompagnamento dell’Alzheimer. La consegna, è avvenuta il 16 settembre nella Sala-conferenze di Coex, a Seoul, dalle mani del ministro. «Quando scrivevo gli episodi vissuti con mia madre – racconta sorpresa l’autrice –, nemmeno sapevo dell’esistenza di un premio di questo genere. Desideravo solo che potesse diventare un piccolo aiuto per le famiglie che hanno i membri affetti da questa grave malattia. È un dono che mai avrei immaginato di ricevere. Io ho solo amato mia madre affetta da Alzheimer e poi ho pensato di condividere queste esperienze con gli altri. Ma sono molto contenta, perché è un’occasione per far conoscere questo libro al maggior numero di persone le quali potranno riflettere sul fatto che nessuna malattia può prescindere dalla dignità umana».

A destra: l’autrice coreana, Jeung Ae Jang

«La malattia dell’Alzheimer – continua l’autrice coreana – è un percorso faticoso, sia per la persona che la vive, sia per la famiglia. Ma sono convinta che il dolore ci purifica. Vorrei suggerire di non aver paura dell’Alzheimer, ma di accettarlo come una malattia, da cui chiunque può essere affetto; di cercare di affrontare la cura adatta e di guardare la situazione con gli occhi delle persone malate». E conclude, con la forza e convinzione risultato di un’esperienza vissuta: «Togliamo i pensieri negativi dal nostro cuore e badiamo a questi malati con amore. Così l’Alzheimer diventa un aspetto della vita, con cui è possibile convivere». «Ringrazio di cuore Chiara Lubich, che considero la mia madre spirituale – confessa Jeung Ae Jang –, perché mi ha insegnato come amare. La spiritualità dell’unità mi ha aiutato, infatti, ad allenarmi a vedere un volto sofferente di Gesù in mia madre, al di là della malattia che la rendevano sempre più limitata. È stato il segreto che mi ha fatto riconoscere in lei una persona davvero preziosa e piena di dignità. Mi risuonavano forti le parole di Chiara, ascoltate alcuni anni fa: “Dovete essere madri di vostra madre…”; per me è stato un vero mandato». (altro…)