Ago 11, 2012 | Chiara Lubich, Spiritualità
«Erano i tempi di guerra. Tutto crollava di fronte a noi, giovanette, attaccate ai nostri sogni per l’avvenire: case, scuole, persone care, carriere. Il Signore pronunciava coi fatti una delle sue eterne parole: «Tutto è vanità, nient’altro che vanità…». Fu da quella devastazione completa e molteplice di tutto ciò che formava l’oggetto del nostro povero cuore, che nacque il nostro ideale. Vedevamo altre giovinezze gettarsi nell’entusiasmo sincero per la salvezza e l’avvenire migliore della Patria. Era facile parlar d’Ideale in quella vita morta a tutto ciò che umanamente potrebbe attrarre. Noi sentivamo che un solo ideale era vero, immortale: Dio. Di fronte al crollo provocato dall’odio, vivissimo apparve alla nostra mente giovanetta Colui che non muore. E lo vedemmo e lo amammo nella sua essenza: «Deus caritas est».
Ci suggellò i nostri pensieri e le nostre aspirazioni un’altra figliola che in altri tempi, non molto dissimili dai nostri, seppe illuminare della sua luce divina le tenebre del peccato e riscaldare i cuori gelidi d’egoismo, d’odio, di rancori: Chiara d’Assisi. Anch’ella vide come noi la vanità del mondo, perché il Poverello d’Assisi, vivo esempio di povertà, l’aveva educata a «perder tutto per guadagnare Gesù Cristo». Anch’ella, scappata dal castello degli Scifi, a mezzanotte, alla Porziuncola, prima di deporre i ricchi broccati, aveva risposto al santo che le chiedeva: «Figliola che cosa desideri?»: «Dio». Ci impressionò il fatto che una giovinetta diciottenne, bellissima, piena di speranze, sapesse racchiudere tutti i desideri del suo cuore nel solo Essere degno del nostro amore. E noi pure al par di lei sentimmo l’identico desiderio. E dicemmo: «Dio è il nostro ideale. Come donarci tutte a lui?». Egli disse: «Amami con tutto il cuore…». Come amarlo? «Chi mi ama osserva i miei comandi. Amerai il prossimo tuo come te stesso». Ci guardammo l’un l’altra e decidemmo senz’altro «di amarci per amarlo». Più si “vive” il Vangelo, più si comprende». Da «Fides», 48 (1948), n. 10, pp. 279-280. Leggi il testo completo: Erano i tempi di guerra Fonte: Centro Chiara Lubich (altro…)
Ago 10, 2012 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Per la popolazione, in non poche località della Siria, la vita si è fatta dura: bombardamenti e scontri, anche se non continui; paura, rincaro dei viveri, difficoltà a reperire il gas; si può uscire di casa, ma la vita è molto diminuita nel ritmo, con posti di blocco temibili; molte famiglie cristiane si orientano a fuggire in Libano, almeno momentaneamente. Dalla Siria ci raccontano: “Ancora a novembre del 2011 speravamo in una svolta pacifica, che però è progressivamente dileguata fino allo stato attuale, che vede il Paese preso in una morsa di violenza dalle conseguenze imprevedibili e sicuramente disastrose. Per noi che crediamo al mondo unito è molto doloroso costatare la mancanza di volontà reale per trovare una soluzione per via diplomatica e politica. Fin dall’inizio degli eventi ci siamo resi conto, insieme a tanti nel Paese, che l’interesse prioritario non era quello conclamato da tanti giornali e canali satellitari arabi e occidentali, e cioè la libertà e il pluralismo, quanto piuttosto un gioco di potere che sta distruggendo a tutti i livelli un Paese conosciuto tra il resto per la convivenza pacifica tra gruppi di religioni diverse”. I membri del Focolare, dopo i primi momenti di sgomento e di disorientamento hanno visto “i frutti della vita del Vangelo seminata in questi decenni e della comunione piena tra le varie comunità sparse nel Paese e al loro interno. La prova che il Paese sta vivendo – continuano – ha portato all’essenziale nel rapporto con Dio, con la Parola e con gli altri. Si è manifestato un crescente impegno a contare su di Lui”. C
redere all’amore di Dio, essere attenti e donati alle necessità del prossimo è il modus vivendi di piccoli e grandi. Colpisce la vitalità della parte giovanile. I giovani ad Aleppo distribuiscono a famiglie povere con cui sono in contatto, pasti gratis che ottengono da una grande azienda. Hanno inoltre suscitato una gara di solidarietà tra i loro amici e le loro famiglie in modo da poter fare arrivare regolarmente viveri di prima necessità ad altre persone nel bisogno. Alcune ragazze (le gen3) hanno preparato e venduto delle merende a studenti che quotidianamente si recavano a preparare gli esami universitari in una biblioteca parrocchiale. I bambini (i gen4) raccolgono e vendono tappi di bottiglie. I giovani di Damasco con cineforum e incontri hanno cercato di diffondere la cultura della pace e della fratellanza. Quando i rifugiati nello scorso luglio si sono riversati nei giardini e nelle scuole della città, i giovani dei Focolari insieme a tante altre persone si sono immediatamente dati da fare per sovvenire ai loro bisogni.
Per la famiglia di Sima e Walid , lui ingegnere, lei insegnante, sono cominciate serie difficoltà col mutuo della casa e dell’auto da pagare, e la retta scolastica per i bambini.“La paura ha cominciato a invaderci – raccontano – vedevamo già l’eventualità di perdere la casa, e inoltre Walid ha perso il lavoro. Ma ci siamo fatti coraggio nel credere all’amore di Dio, pensando che al momento giusto sarebbe intervenuto. Il giorno dopo questo proposito è arrivato per noi un aiuto in denaro, corrispondente alle due rate per la scuola”. Altre famiglie rimaste senza niente sperimentano l’amore della gente del villaggio. “Ci hanno offerto tutto quello che mancava nella casa – raccontano Mariam e Fouad, che da 4 mesi non ricevono lo stipendio – persino un tappeto e il televisore”. La difficile situazione, tuttavia, ha istillato paura e diffidenza reciproca, e ci si guarda con sospetto. La sfida di costruire rapporti fraterni con tutti è una testimonianza controcorrente. È quanto ha vissuto Rima, che lavora per un progetto di sostegno professionale per donne irachene. Un giorno una donna è venuta per iscriversi al corso. Il suo abbigliamento – completamente velata – consigliava prudenza: poteva generare infatti sospetti tra le partecipanti. Con una scusa trova il modo di non iscriverla, ma poi un pensiero più forte: “Gesù ci ha amati tutti ed è venuto per salvare tutti senza eccezione. Anche noi dobbiamo avere una carità che non fa distinzioni”. Così fa di tutto per rintracciare quella donna ed iscriverla al corso. Fahed fa il tassista. “Lavorare è una sfida e fonte di stress sempre crescente. Un giorno un signore anziano, musulmano, ha cominciato a imprecare contro un bombardamento che a suo avviso aveva volutamente preso di mira una moschea. L’ho ascoltato con attenzione, poi gli ho detto: “Non rattristarti, perché le case di Dio solo Lui le può costruire”. Quattro mesi dopo, sale sull’auto quello stesso cliente, che però non lo riconosce. “Durante il tragitto mi ha confidato che era rimasto molto colpito da uno dei nostri ‘fratelli’ cristiani che gli aveva detto che solo Dio costruisce le Sue case”. Youssef è un medico ginecologo che nel caos e nella rabbia dei primi disordini, si è subito messo a disposizione, andando a curare i feriti sul posto. La scelta inusuale di curare pazienti di tutte le confessioni, a rischio di essere frainteso è un seme di riconciliazione. Attorno a lui si è creata una rete di medici che, in tutti i sensi, cerca di rimarginare le ferite.
E poi ancora quel giovane professore, da un anno reclutato nell’esercito. La preghiera, l’unità con altri giovani che vivono l’ideale cristiano e la decisione presa di affidare la propria vita a Dio, sono il sostegno quotidiano. Anche quando deve andare dalle famiglie dei soldati uccisi per dare loro la notizia del decesso. Mona è una giovane sfollata con la famiglia in un villaggio vicino alla città. Da alcuni mesi, è voluta tornare da sola in città per aiutare in un Centro di religiosi che aiuta bambini di ogni confessione a recuperare gli studi e soprattutto la voglia di vivere. “Nel mio quartiere – racconta Bassel – subito dopo le prime manifestazioni sono scoppiati veri e forti attacchi di persone armate contro la polizia. Tante volte, chiusi in casa per proteggerci dagli spari che cadevano a pioggia sul quartiere, tenevamo in mano il Rosario, con la convinzione che la Madonna ci avrebbe protetti. Ricordando la potenza della preghiera in unità con un amico abbiamo cominciato a fare un “Time-Out” alle undici di sera, l’ora nella quale generalmente scoppiavano gli scontri. Tanti si sono aggiunti a noi. Crediamo che, nonostante tutto, le armi non avranno l’ultima parola”. (altro…)
Ago 9, 2012 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Si conclude a Forno di Coazze (TO) l’incontro dei vescovi amici dei Focolari (1-9 agosto). In questo contesto, la presidente Maria Voce, intervenendo domenica5, ha invitato mons. Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij, Arcivescovo di Bangkok (Tailandia), ad assumere l’incarico di moderatore della comunione tra i vescovi che aderiscono alla spiritualità dell’unità trasmessa dalla fondatrice Chiara Lubich. Mons. Francis Xavier ha accolto l’invito e succede al Card. Miloslav Vlk, Arcivescovo emerito di Praga, che ha svolto questo incarico per 18 anni, convocando numerosi incontri internazionali di Vescovi, cattolici e anche di varie Chiese. Tali convegni intendono andare incontro al desiderio dei vescovi di approfondire la loro vita spirituale e di realizzare insieme la Chiesa comunione auspicata dal Concilio Vaticano II e dagli ultimi papi. Si sono svolti a Castel Gandolfo (Roma), Istanbul, Gerusalemme, Beirut, Augsburg, Wittenberg, Londra, Ginevra, per nominarne solo alcuni.
La scelta di Mons. Francis Xavier Kriengsak è da intendere come “segno dell’apertura universale del Movimento e della sua attenzione verso i continenti emergenti ed i vari dialoghi”, secondo quanto la Presidente scrive nel comunicare la notizia. Entrerà in funzione all’inizio di ottobre durante l’assemblea internazionale dei dirigenti del Movimento. Il Card Miloslav Vlk esprime gratitudine alla Presidente per aver nominato un vescovo dell’Oriente, “dove la spiritualità del Movimento dei Focolari si diffonde velocemente anche tra i Vescovi”. Al successore Mons. Kriengsak, “ben preparato e molto adatto per questo compito”, augura “la forza e la creatività necessari per guidare, accanto al suo impegno di arcivescovo di Bangkok, la comunione tra i Vescovi amici del Movimento dei Focolari.”
Dal canto suo Mons. Kriengsak, tra la gioia dei presenti, ha umilmente accettato questo compito, dicendosi confortato anche dalla disponibilità dei confratelli vescovi a sostenerlo in ogni modo possibile. La partecipazione di Vescovi al Movimento dei Focolari, approvata e sostenuta dalla Santa Sede per favorire la collegialità “effettiva e affettiva” tra i Vescovi in uno spirito di comunione e fraternità, costituisce un impegno di natura esclusivamente spirituale. Fonte: Servizio Informazione Focolari (altro…)
Ago 8, 2012 | Centro internazionale, Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Gli ultimi visitatori sono passati qualche giorno fa. Un pullman di giovani proveniva da Oporto, la seconda città del Portogallo, accompagnati dal vescovo. Erano giunti a Sassello, provincia di Savona, per visitare i luoghi di Chiara Luce Badano e conoscere come lei viveva il Vangelo nel quotidiano. Da settembre 2010, cioè dalla beatificazione, il paese dove la diciottenne è nata e vissuta è diventato progressivamente luogo di approdo dei percorsi giovanili da tante parti d’Europa e oltre. Lunedì 6 agosto si è avuta un’ulteriore – e davvero singolare – prova della fama che va lontano e di una santità universale, perché sono giunti tra i 1900 abitanti di questo centro a confine tra Liguria e Piemonte ben 65 tra vescovi, arcivescovi e cardinali da tante parti del mondo.
Ognuno di loro è venuto in un certo senso a testimoniare che l’esempio di Chiara Luce ha colpito tanti giovani delle loro diocesi (dal Brasile al Pakistan, al Madagascar), spettatori dell’efficacia con cui la beata sa parlare al cuore dei coetanei di ogni latitudine. Non è casuale, al riguardo, che la ragazza sassellese sia stata scelta tra gli “intercessori” della Giornata mondiale della gioventù 2013, che si svolgerà a Rio de Janeiro. Certo, questi pastori sono amici del Movimento dei focolari e vivono la stessa spiritualità che ha animato Chiara Luce. Ma sono proprio loro a riferire a Maria Teresa e Ruggero (i genitori) e a Maria Voce e Giancarlo Faletti (presidente e copresidente dei Focolari) che il raggio d’influenza della beata sin dall’inizio è andato molto oltre la cerchia dei Focolari. «Adesso arrivano tantissimi giovani da tutto il mondo – ha confermato la mamma –. È un susseguirsi di pullman. Tanti ragazzi che non credono vengono in casa, guardano, ascoltano, e quando lasciano la cameretta di Chiara si fanno il segno della croce, come per raccogliere la consegna di mia figlia». Anche i vescovi sono saliti in piccoli gruppi nella cameretta dove la giovane Badano ha patito ed è morta, in quel letto a due piazze trasformato in un altare per le sofferenze offerte e in una cattedra per l’esempio del dolore trasformato in gioia.
Lunedì era la festa della Trasfigurazione di Gesù ed il card. Ennio Antonelli, fino a poco fa responsabile del Pontificio consiglio per la famiglia, presiedendo la celebrazione eucaristica a conclusione della giornata a Sassello, ha indicato un tratto della santità della diciottenne Badano proprio «nella capacità di far vedere che la vita vince la morte, di mostrare la trasfigurazione della persona». Poco prima di morire aveva infatti esortato la mamma: «Sii felice, perché io lo sono». Tanti vescovi in una sola volta nella cittadina non si erano mai visti ed il sindaco Paolo Badano (cognome diffuso in paese) era ammirato ed orgoglioso dell’avvenimento, grato alla giovane concittadina, da lui definita, dopo aver letto il messaggio di saluto del presidente della Regione, Claudio Burlando, «la santa del sorriso». I vescovi si sono recati anche sulla sua tomba per «chiedere a Chiara Luce intercessione e protezione nel cammino di santità lungo la via della spiritualità dell’unità aperta da Chiara Lubich», come ha messo in luce il card. Miloslav Vlk, arcivescovo emerito di Praga.
Un momento dell’intera giornata è tuttavia apparso come un culmine, sia per i significati, sia per la simbologia. Doveva trattarsi di un breve saluto dei genitori Badano al folto pubblico di presuli seduti nel giardino dell’abitazione della beata. Il cielo era nuvoloso e spirava una leggera brezza. C’era timore nei due coniugi. I vescovi hanno posto domande (Che tipi di giovani vengono qua? Chiara Luce opera solo con i giovani? Come si formano i santi?) e gli interpellati hanno attinto alla sapienza della loro figlia, riportando episodi e frasi. Sono stati 45 minuti di catechesi di questa simpatica diciottenne. Quasi un preludio di quanto la ragazza intenda compiere in futuro qui nella sua terra. Al termine un caldo sole troneggiava nel cielo. «La Chiesaha ora un esempio molto attuale di cosa significhi vivere il Vangelo e l’amore cristiano – ha commentato l’arcivescovo di Bangkok, Tailandia, mons. Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij –. Ma abbiamo visto anche che cos’è una famiglia cristiana e come si cammina nella vita della fede durante le prove, il dolore, la morte». Concordava l’arcivescovo di Pamplona, Spagna, mons. Francisco Pérez González: «Gesù si è manifestato ai piccoli e ai semplici. L’ho capito ancora una volta in Chiara Luce e l’ho visto riflesso nell’umiltà mostrata dai genitori». «Forse siamo davanti ad altri due santi, vista la semplicità e la sapienza dei coniugi Badano – ha voluto marcare il brasiliano card. João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli istituti di vita consacrata –. Chiara Luce ci mostra una vita realizzata all’insegna della gioia, trovata nell’accettazione dell’imprevedibile piano di Dio. Scegliendo l’amore ha centrato il cuore del cristianesimo. È una grande perché è rimasta una ragazza normale. Abbiamo bisogno di queste persone. I giovani che non vanno in Chiesa trovano in lei un esempio di normalità che porta a Dio e poi conduce alla Chiesa».
Prima dell’arrivo dei vescovi, Maria Voce aveva visitato per la prima volta la cameretta della beata e si era intrattenuta una trentina di minuti con i genitori. «La sento come una sorella per il carisma dell’unità che ci lega – ha confidato a Maria Teresa e Ruggero –: una sorella minore perché figlia del Movimento dei Focolari che ora presiedo; una sorella maggiore perché, correndo come gli atleti alle Olimpiadi, mi ha preceduta nella santità». Dall’inviato Paolo Lòriga (altro…)
Lug 31, 2012 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Circa sei mesi fa avevo litigato con una mia carissima amica. Ho provato a chiederle scusa tantissime volte, ma poiché da parte sua non c’era grande interesse a fare pace, ho deciso di smettere di cercarla. Oggi poi, ripensando alla riflessione che trattava del perdono, ho preso la decisione di riprovare a ricostruire il rapporto con lei. Ora mi affido completamente a Dio, nella speranza che mi doni la forza per perdonare e ricominciare. A Lui nulla è impossibile!». Questa è una delle esperienze vissute durante i giorni dedicati alla formazione dei giovani dal Movimento diocesano ad Ascoli Piceno. Questa diramazione del Movimento dei Focolari – attiva in diverse diocesi d’Italia – si propone di cooperare alla realizzazione del testamento di Gesù: “che tutti siano una cosa sola”, animando, mediante la spiritualità dell’unità, le strutture della Chiesa particolare. Campi scuola e scuole di formazione durante l’estate per bambini, ragazzi e giovani, sono una caratteristica del Movimento diocesano, da anni. Esperienze forti per chi vi partecipa, in genere culmine di un anno di impegno in parrocchia e nuovo inizio insieme con tutti.
Un filo conduttore al mattino, per capire e scoprire l’Amore di Dio nella nostra vita, e Workshop nel pomeriggio. L’amore verso Dio e verso i fratelli si può esprimere in molti modi, e sono queste “forme dell’amore” (da qui il titolo del campo, svoltosi dal 18 al 25 giugno 2012) ad essere l’argomento principale dei workshop, con l’aiuto di alcuni esperti nel campo dell’arte, linguaggio del corpo e cosmologia. Tele dipinte dai ragazzi, espressione dei sentimenti di amore e di odio; fotografia come arte universo e corpi celesti, come bellezze del cosmo regolate da leggi fisiche che parlano di reciprocità; corpo e anima secondo le prospettive di vari filosofi: temi sui quali si sono confrontati i giovani tra i 15 e 17 anni presenti al campo, mettendo in gioco anche le proprie riflessioni ed esperienze personali. “Siamo arrivati alla conclusione – scrivono – che un’opera d’arte è qualsiasi gesto fatto per gli altri. Anche nei posti più cupi vi è amore e il compito dell’artista è di trovare ovunque il bello e trasmetterlo”. E fra le memorie di questi giovani protagonisti, lasciate sul blog, leggiamo: «L’anno scorso mi è capitato di essermi allontanato da Dio, a causa di una brutta situazione scolastica, che ha poi coinvolto ogni altro aspetto della mia vita. Andava tutto male e rischiavo di essere sospeso dalle attività scolastiche. Poi a marzo ho vissuto una bella esperienza con altri giovani. La mia vita è completamente cambiata, poiché ho conosciuto Dio più da vicino, e ho capito che è Amore. Da quel momento in poi il mio unico obiettivo è stato quello di amare e pian piano tutte le mie situazioni difficili si sono risolte. L’esperienza del campo mi sta donando tantissimo e sento ancor più forte la presenza di Dio nel mio cuore. Spero tanto di poter continuare a donare tutto me stesso agli altri!!!». http://www.movimentodiocesanoascolipiceno.org (altro…)
Lug 27, 2012 | Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Problemi economici, come in tante famiglie. Stipendi arretrati, e infine, sospensione del lavoro. Con tre figlie piccole il futuro potrebbe sembrare minaccioso. Come fare? Misurare le proprie necessità su quelle degli altri può sembrare una scelta folle, ma in questo caso, è risultata vincente. I fatti, raccontati dalla mamma, lo dimostrano. «Il battesimo delle bambine. Feste semplici e senza sprechi, niente bomboniere e ristorante, aprendo la casa ad amici e parenti. Abbiamo sempre ricevuto tanto e vogliamo condividerlo con chi è meno fortunato, donando una parte dei soldi ricevuti in regalo, per un progetto a favore dei bimbi appena nati dell’Africa». L’ultimo battesimo però è proprio in concomitanza con la sospensione del lavoro del marito… quei 250 € raccolti servirebbero proprio, ma decidono comunque di mandarli.
«A distanza di qualche mese veniamo a sapere dalle persone che hanno in cura i neonati, che avevano chiesto a Dio proprio quella cifra, arrivata nel momento in cui non avevano più soldi per il latte e che sarebbe bastata per 3 mesi. A noi non solo era mancato niente, ma io avevo bisogno di un cappotto e di un vestito, ed ho ricevuto un cappotto, un vestito elegante, un giubbotto, 2 gonne, e dei soldi per un valore tre volte tanto».
Sempre alla moda: vestiti e dintorni. «Con diverse famiglie c’è uno scambio continuo di vestiti, soprattutto per le bambine, una sorta di baratto. Quando arrivano questi enormi pacchi abbiamo un piccolo rito: apriamo insieme le buste e poi organizziamo le sfilate. Vestiti belli, scarpe nuovissime: le mie figlie non hanno mai avuto un guardaroba così fornito. Un giorno la più grande ha raccontato di queste “sfilate” ad una sua compagna, che un po’ schifata le dice: “Ma come fai ad essere contenta se metti i vestiti usati degli altri? Ma tu sei povera?”. Naturalmente è arrivata a casa triste e un po’ delusa. Ne abbiamo parlato bene e ci siamo accordate che quando le serve qualcosa di particolare lo compriamo, ma che è molto bello dare e ricevere quello che si ha, non perché non abbiamo la possibilità di comprare ma perché è giusto non sprecare, a favore anche di tanti bambini poveri, come per esempio il bambino che abbiamo adottato a distanza. La bambina non solo si è rasserenata ma è andata a prendere il salvadanaio e mi ha dato i suoi soldini da mandare al suo fratellino del Pakistan. Poi mi ha chiesto: “Mamma ma noi siamo poveri?” Ho spiegato che in realtà in quel periodo qualche difficoltà ce l’avevamo, per via della mancanza di lavoro del papà e di alcune mie mensilità arretrate. È stata l’occasione di spiegarle che magari manchiamo di qualcosa, ma abbiamo una casa, la macchina, buone cose da mangiare, ma soprattutto ci vogliamo bene e abbiamo tanti amici e siamo felici. E lei ha esclamato: “Ma allora mamma siamo ricchi!”
Al rientro dalle vacanze, le bambine avevano difficoltà a rimettersi le scarpe, piede cresciuto o scarpe ristrette? Ma come si fa… non abbiamo i soldi per coprire la rata della macchina. Ricevo la telefonata di un’amica che ha uno scatolone di cose “inutili” da darmi: giochi, puzzle, colori, libri per bambini, lo zainetto che una delle figlie voleva, ma che non aveva avuto perché troppo caro. E poi… per la grande c’erano un paio di stivali viola, scarpette da tennis, e scarponcini per l’inverno, e altre scarpe che alla prova andavano perfettamente. Il piede continua a crescere e quel bellissimo paio di stivali non va. Era bello e nuovo, così decido di conservarlo per la più piccola. Ma un’amica, il cui marito ha perso il lavoro, ha urgenza di comprare stivali numero 33 alla figlia. Proprio lo stesso numero. Un attimo di dubbio, e poi “quando serviranno a mia figlia si vedrà”. Le preparo gli stivali e altri vestitini. L’amica, felicissima, mi chiede “E adesso tu come fai?”. “Non lo so, poi Dio ci pensa”. E ci ha pensato davvero, perché la mattina dopo mi chiama un’altra amica: “Ma non è che ti serve un paio di stivali n. 34 nuovissimi per la figlia grande?”. Erano perfetti!». (F. & M. – Italia) (altro…)