Mar 28, 2012 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
«Quest’anno – esordisce il Santo Padre –, il tema della Giornata Mondiale della Gioventù ci è dato da un’esortazione della Lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi: “Siate sempre lieti nel Signore!” (Fil 4,4). La gioia, in effetti, è un elemento centrale dell’esperienza cristiana. (…). E vediamo la grande forza attrattiva che essa ha: in un mondo spesso segnato da tristezza e inquietudini, è una testimonianza importante della bellezza e dell’affidabilità della fede cristiana.» Nell’approfondire alcuni aspetti della gioia Benedetto XVI sottolinea che “Il nostro cuore è fatto per la gioia” e che “Dio è la fonte della vera gioia”. E spiega ai giovani come trovare e “conservare nel cuore la gioia cristiana” attraverso, fra l’altro, la vita della Parola. Il messaggio continua affrontando “la gioia e l’amore” che, secondo Benedetto XVI, sono intimamente legati: “L’amore produce gioia, e la gioia è una forma d’amore.” E ricorda una frase di Teresa di Calcutta: “…Dio ama chi dona con gioia. E chi dona con gioia dona di più”. Seguono due passaggi che affrontano “la gioia della conversione” e la sfida di trovare la “gioia nelle prove”. “Il dolore – afferma il Papa – può essere trasfigurato dall’amore ed essere misteriosamente abitato dalla gioia”. E’ a questo punto che propone come modelli di vita due giovani testimoni: Pier Giorgio Frassati (1901-1925) e Chiara Badano (1971-1990), citando una lettera di quest’ultima a Chiara Lubich, datata 20 dicembre 1989, dove la giovane beata confessa che “soffrivo molto fisicamente, ma l’anima cantava”. Il testo si conclude con l’invito ai giovani di diventare “testimoni della gioia”, perché, sempre secondo il Santo Padre, “non si può essere felici se gli altri non lo sono: la gioia quindi deve essere condivisa”. Testo integrale: Messaggio del Santo Padre, Benedetto XVI per la XXVII Giornata Mondiale della Gioventu’ 2012 (altro…)
Mar 27, 2012 | Spiritualità

Video: Santuario di Guadalupe, 7 giugno 1997
«Siamo tutti qui di fronte alla bellissima effigie della Madonna di Guadalupe dipinta in Cielo, certamente anzitutto per amore dell’amatissimo popolo messicano. Siamo qui, dove, con voi, anch’io ho desiderato ardentemente venire, dopo aver approfondita un po’ la conoscenza di questa dolcissima Madre di Dio e nostra, e la sua storia attraverso letture che mi hanno sorpresa e commossa. E che cosa ci nasce in cuore da questo celeste contatto, contemplando il grande privilegio che il mondo, e prima di tutto il Messico, ha avuto con l’apparizione della dolce Signora? Mi sembra di poter affermare che qui fiorisce spontanea alla nostra anima una convinzione profonda: questa Madonna, la Madonna di Guadalupe, ha molto a che fare anche con noi, con il Movimento dei Focolari, con l’Opera di Maria. E perché questo? Perché la Madonna di Guadalupe è la Madonna dell’amore e l’amore è la nostra spiritualità. La Madonna di Guadalupe, infatti, manifesta, spiega, insegna, in modo sublime quell’arte di amare che noi abbiamo colto nel Vangelo. Noi sappiamo che l’amore soprannaturale ha precise esigenze. Quest’amore vuole anzitutto che si ami tutti. Per esso non si considera il simpatico o l’antipatico, il bello o il brutto, il connazionale o lo straniero, l’asiatico o l’africano. L’amore, che Gesù ha portato sulla terra, vuole che si ami tutti. E come ha fatto la Madonna di Guadalupe? Ha dato uno straordinario esempio: ha amato gli indigeni e gli spagnoli. L’amore vero vuole inoltre che si ami per primi, come ha fatto Gesù. Ancora quando eravamo peccatori, Egli ha dato la vita per noi. Così ha fatto la celeste Morena. Inaspettata è apparsa ad un indigeno sottolineando così, fra il resto, le predilezioni di Gesù. In tempi in cui il popolo indigeno viveva il suo terribile venerdì santo, si è mostrata non a qualcuno che dominava in quell’epoca, ma ad un indigeno, parlando la sua lingua. E non è soltanto apparsa, ma ha portato sollievo e felicità e, con celeste dolcezza, conversione verso il suo Figlio, Gesù, di milioni di creature umane dell’una e dell’altra parte. L’amore soprannaturale, lo sappiamo, non si nutre certo di sentimenti, o di un po’ di benevolenza, o di sola solidarietà, o unicamente di elemosina. È quell’amore che Gesù stesso ha testimoniato, facendosi uno con noi nell’incarnazione e poi nella sua passione e morte. Infatti, un altro attributo dell’amore è quello del farsi uno con gli altri per capire, comprendere gli altri e condividere gioie e dolori. Attributo dell’amore, questo del farsi uno, che sostanzia la necessarissima inculturazione oggi tanto sottolineata dalla Chiesa per poter offrire un’autentica evangelizzazione. Maria di Guadalupe, è veramente la Madre del vero amore, la Madre del farsi uno. La Madonna di Guadalupe è esempio straordinario e meraviglioso di inculturazione, che Lei espresse attraverso il modo di presentarsi. Non ha un volto bianco come si pensa Maria di Nazareth; ma le sue sembianze sono quelle di una donna né bianca, né indigena. È morena e predica così a tutti la necessità di non scontrarsi mai, ma di fondersi sempre. Indica la sua divina maternità, simboleggiandola nei nastri scuri, che scendono dal petto, conforme l’usanza azteca. Presentandosi con un vestito riservato a Dio e al re, ha voluto dimostrare che, pur non essendo di origine divina, era la Regina dell’universo. Porta, presso i nastri neri, una piccola croce india, ad indicare che il centro dell’universo è Cristo che Maria porta nel suo grembo. Croce che però è accompagnata da una piccola croce cristiana incisa nella spilla, che porta al collo. La sua immagine evidenzia la presenza del sole dietro di sé, ma anche delle stelle sul suo manto, e della luna sotto i piedi: sole, stelle e luna non rivali fra loro come era consuetudine pensare, ma in pace fra loro, conviventi pacificamente. E potremmo continuare… E qui voi messicani avreste molte più cose da dirci. Ciò però che vi ho segnalato mi sembra sufficiente per farci capire una cosa assai importante: l’inculturazione non è solo farsi uno con un altro popolo spiritualmente, scoprendovi magari e potenziando i “semi del Verbo” presenti in esso, ma assumere anche noi, con umiltà e riconoscenza, quel qualcosa di valido, che offre la cultura dei nostri fratelli. L’inculturazione esige uno scambio di doni. Questo ci vuol dire la Madonna di Guadalupe. Solo così il Vangelo potrà penetrare nel fondo delle anime ed apportarvi la sua rivoluzione, con tutte le conseguenze». Chiara Lubich, Santuario di Guadalupe (Messico), 7 giugno 1997 (altro…)
Mar 19, 2012 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Pomeriggio soleggiato alla fine dell’estate australe. Nella Mariapoli Lia c’è un sereno clima di festa. Si stanno celebrando i 4 anni della nascita al Cielo di Chiara Lubich e nel programma, proprio quest’anno, si vuole porre l’attenzione sulla particolare relazione della fondatrice del Movimento dei focolari con i giovani. Quale migliore opportunità per realizzare l’Atto Accademico di inizio del “Corso base della cultura dell’unità” per i giovani gen che sono arrivati da 17 diverse nazioni per partecipare nel 2012 a questa originalissima scuola! Sono 80 di tutte le nazioni del continente americano e alcuni dall’Europa che, per un anno, hanno interrotto i loro studi e sono venuti in questa cittadella immersa nella pampa argentina, a formarsi, per divenire costruttori di fraternità negli ambienti dove in seguito andranno a vivere.
“Tutta la vita, tutti i momenti del giorno, dal lavoro nei diversi laboratori allo sport, dal tempo dedicato alle lezioni alla liturgia, così come all’attenzione e accompagnamento degli ospiti che vengono a visitare la Cittadella, tutto è considerato formativo”, ci spiega Adriana Otero, specialista in microbiologia e ambiente, responsabile della scuola delle gen. “In effetti – aggiunge Omar Diaz, laureato in educazione, responsabile a sua volta della scuola dei gen – come aveva già suggerito Chiara, la vita di questa scuola deve girare intorno a 4 “comunioni” quotidiane: l’Eucaristia, la Parola vissuta in tutti i momenti e in tutte le situazioni, il fratello e Gesù in mezzo alla comunità, una presenza che si rende palpabile quando c’è la reciprocità dell’amore”.
La maggior parte dei giovani ha appena terminato la scuola superiore e vive qui la sua prima esperienza di lavoro. Abitano in gruppi da 7 e 10 giovani, con tutto ciò che comporta la convivenza: farsi da mangiare, mantenere l’ordine e l’armonia della casa, stare attenti alle necessità degli altri… il tutto, naturalmente, condito dal sapore tipico che solo l’internazionalità può dare!
“È bello poi constatare come ogni anno arrivano degli adolescenti mentre, al momento di ritornare alle loro città di origine, partono delle persone adulte, con l’anima e la mente dilatate su tutta l’umanità” spiega Silvana Verdún, psico-pedagoga boliviana, docente della scuola.
Quali le attese di questi giovani? 
Luce – 17 anni, dell’Argentina – si propone di crescere come persona e pensa che convivere con ragazze di diversi luoghi sia una ricca opportunità. Andrés – 19 anni, del Venezuela – spera di imparare e crescere integralmente. Thomas – 21 anni, della Slovacchia – vuole approfondire la sua relazione con Dio e con i fratelli.
C’è un anno tutto da vivere. Un cammino nel quale incontreranno strade dritte, curve, salite e precipizi. Un percorso che, seppur ben definito, potrà presentare anche delle sorprese inattese!
Una meta che si raggiungerà con l’impegno di ciascuno a tradurre in vita, in fatti concreti, tutto quanto andrà scoprendo giorno dopo giorno.
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Mar 16, 2012 | Chiara Lubich, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
URL. Stavolta non è la Unique Resource Location, che ti permette di individuare in modo univoco l’indirizzo di un sito internet, ma è United in the Revolution of Love, uniti nella rivoluzione d’amore, quello ispirato al Vangelo, quello che migliaia di giovani in tutto il mondo hanno appreso dagli insegnamenti e dalla vita di Chiara Lubich, di cui in questi giorni ricorre il 4° anniversario della partenza da questa terra. Ed è il titolo dato dai giovani filippini per la manifestazione dello scorso sabato 10 marzo, giorno scelto per il loro tributo alla persona di Chiara e all’impatto del suo carisma sui giovani, di oggi e di ieri. Il luogo è anche simbolico: il padiglione antico 400 anni dell’Università di San Tommaso, la pontificia università reale che ha conferito il dottorato in Teologia a Chiara nel 1997, a Manila. Fr. Rolando De La Rosa, il 95° rettore dell’università, nel benvenuto, ha condiviso il suo personale incontro con Chiara in quell’anno, presentandola come una persona che vale la pena imitare, perché propone la santità come meta a portata di tutti. I gen – giovani impegnati dei Focolari – fianco a fianco con la parte adulta del Movimento, davano testimonianza della ‘costellazione di stelle’ che Chiara aveva intuito sarebbe esistita in seno al Movimento, come una ‘seconda generazione’, dopo quella di chi aveva cominciato. Sono loro i veri protagonisti della “rivoluzione d’amore”. Tra i 2000 giovani che riempivano il padiglione, c’era un gruppo buddista, che ha presentato una canzone sull’unità. Presenti anche religiosi e religiose di varie congregazioni e alcuni seminaristi, colpiti dal messaggio rivolto da Chiara ai giovani: “Avete una vita sola, spendetela bene!” e dalla radicalità di vita proposta loro. Un giovane ha scritto: “È il momento più bello che ho vissuto nella mia vita. Conoscere Chiara Lubich è la chance più grande che mi sia stata data, perché, come molte persone che l’hanno incontrata, anche io ho potuto scoprire Dio, che è Amore”. Uno dei partecipanti così sintetizza le due ore di programma: “Celebrare il 4° anniversario della nascita di Chiara al Cielo: i discorsi e video-clip su di lei, parlavano della capacità di dare il via a una rivoluzione capace di cambiare le vite di migliaia di persone. Le interviste a persone di età, professione e orientamenti culturali diversi, sottolineavano il rivoluzionario effetto del Vangelo, se messo in pratica. Le canzoni, le danze, le esperienze erano tutte incentrate sull’impatto di Chiara nella società, nella Chiesa e nell’umanità, e ci si poteva fare un’idea sull’impatto del suo Ideale sulla vita delle persone, sulle loro diverse culture, sui rapporti interpersonali, vocazioni, arte, politica, business… su tutti gli aspetti della vita umana”. A conclusione, solenne celebrazione della Messa, presieduta dal Vescovo Gerard Alminaza e concelebrata dal vescovo Antonio Tobias, incaricato del lavoro ecumenico nella Conferenza Episcopale Filippina. Infine, i responsabili dei Focolari nelle Filippine si sono rivolti a tutti ricordando le parole immaginate da Chiara al momento dell’incontro con Dio: “Se tu mi chiedessi chi sono, non direi il nome mio, direi sono GRAZIE, per tutto e per sempre”. Questo è stato il pensiero che ciascuno si è portato in cuore all’uscita dal Pavilion.
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Mar 16, 2012 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Una società che partisse dal nulla, arriverebbe al nulla, tratta da impulsi di nullificazione. Una società, che partisse dalla brama di denaro, porterebbe alla rissa per conquistarlo. Una, che partisse dal ventre, finirebbe in un canale. Ma, la vita muove dalla vita. La politica è guidata dalla giustizia. Ma se fosse solo giustizia rimarrebbe sterile per quei cittadini che fossero vinti nelle competizioni dell’esistenza. Viceversa s’integra della carità; e per questa l’autorità si fa servizio; un servizio reso con rispetto alla persona umana e con un senso di debito verso la miseria. Così concepita la politica si sente responsabile del bene di tutti i cittadini, anche degli ultimi: non si esaurisce ad impedire il male, a mantenere l’ordine esterno, ma si sforza di suscitare il bene, con un ordine interno, divenendo un’attività supremamente benefica. La politica fuori della legge di Dio si trasforma in una maledizione per gli amministrati; nella legge di Dio diviene un aiuto vigoroso a raggiungere i fini individuali, familiari, professionali. E, se traduce la legge di Dio, edifica la città di Dio. In essa la carità esclude l’egoismo del tenersi in disparte e dà a ciascuno il dovere di assistere la comunità; e vede l’interesse pubblico, non come una categoria esterna, ma come interesse comune, in cui sono inclusi i destini delle rispettive famiglie e persone. Si chiama difatti “bene comune”. L’uomo pacifico non ignora la lotta; l’uomo della carità non ignora l’odio. Appena esce dalla “cella del proprio sé” incontra l’avversario. E’ un fratello, ma ridotto a nemico. E spesso riceve tanto male per quanto bene fa: e spesso è istigato a vendetta; e forse per dieci, sedici, venti ore, non fa che vivere dentro stimoli d’ambizione e allettamenti di corruzione. Sì che il suo è tutto un combattere contro la lussuria e la guerra e l’odio: ma combattere è: un vivere da segno di contraddizione.
Igino Giordani, Le due città, Città Nuova, 1961.
Centro Igino Giordani
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Mar 12, 2012 | Chiara Lubich, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Collegati in diretta da tanti punti del globo – Costa d’Avorio, Zambia, Sud Africa, Brasile, Venezuela, Corea, Vietnam, Thailandia, Macao, Russia, Svezia… – in tanti hanno partecipato all’appuntamento con Chiara e le nuove generazioni, l’11 marzo a Castel Gandolfo. A conclusione di questo intenso pomeriggio è intervenuta la presidente dei Focolari, Maria Voce, con un grazie di cuore a quanti sono venuti per costruirlo e un saluto caloroso a quanti erano collegati via internet.
Tra le molte manifestazioni promosse dal Movimento dei focolari per ricordare la fondatrice, Chiara Lubich, a 4 anni dalla scomparsa, diversi sono quelli che coinvolgono i giovani – come in Polonia a Lublino e a Manila il 10 marzo e prossimamente in Costa Rica. L’intervento di Maria Voce ha ‘tirato le fila’ del pomeriggio, mettendo in luce il valore della “seconda generazione” dei Focolari; il rapporto di Chiara con i giovani, potenzialmente tutti i giovani del mondo, basato sulla reciprocità e su una fiducia “totale e coinvolgente”; il saper ‘osare’ di Chiara, nel presentare ai giovani il rivoluzionario per eccellenza, Gesù, “l’uomo-mondo” che offre la chiave per “abbracciare senza paura l’umanità con le sue contraddizioni”. Non due ore di ricordi, ma di vita, “trampolino di lancio”, per ripartire – insieme – sul cammino verso la fraternità universale: “lo dobbiamo a Chiara e al carisma che ci ha trasmesso. Lo dobbiamo all’umanità che amiamo”.
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