Nov 25, 2009 | Chiara Lubich, Cultura, Spiritualità
“Quanto desidererei ora averti accanto e parlarti, parlarti. Ti narrerei la grandezza e l’amore di Dio. Ti direi parole che non conoscevo allora, ma solo intravedevo e che solo ora conosco” (da una lettera dell’aprile 1945) “Dio ti ama immensamente” è il titolo del nuovo libro di Chiara Lubich, uscito di recente presso l’editrice Città Nuova e curato da Caterina Ruggiu e Michel Vandeleene. 150 pensieri brevi e aforismi estratti per lo più dalle lettere scritte nei primi tempi del Movimento dei Focolari. Pensieri in cui arde la fiamma dell’amore che era stata accesa da Dio nel cuore della giovane Chiara e che tuttora la contagiano. Pensieri che aiutano a guardare ogni cosa con gli occhi di Dio e a trasformare ogni dolore in amore. Sul sito www.centrochiaralubich.org puoi leggere l’introduzione, curata da M.Chiara Janner.
Ott 19, 2009 | Chiara Lubich, Cultura, Dialogo Interreligioso, Spiritualità
Dopo il suo secondo viaggio a Fontem (Camerun) del 1969, incontrando i giovani focolarini della Scuola internazionale di formazione a Loppiano, il 15 maggio 1970, così Chiara Lubich risponde ad una domanda sulle difficoltà incontrate nella convivenza tra giovani di ambienti, culture e mentalità dei diversi continenti, in particolare da parte dei giovani dell’Asia, Africa, e America, nei confronti dei focolarini europei: Noi occidentali siamo assolutamente arretrati e non più adatti a vivere i tempi di oggi se non ci spogliamo della mentalità occidentale, perché è mezza mentalità, un terzo, un quarto di mentalità rispetto al mondo. C’è in Africa, per esempio, una cultura così unica, così splendida, così profonda! Bisognerebbe arrivare ad un incontro di culture. Non siamo completi se non “siamo umanità”. “Siamo umanità” se “abbiamo dentro” tutte le culture. Come? Dell’inculturazione Chiara Lubich parla vari anni dopo, nel 1992, in occasione di un altro viaggio nel continente Africano, a Nairobi: Prima di tutto l’’arma’ potente è il ‘farsi uno’. Farsi uno, sai che cosa significa? Significa accostare l’altro completamente vuoti di noi stessi, per entrare nella sua cultura e capirlo e lasciar che si esprima, finchè l’hai compreso dentro di te e quando l’hai compreso allora sì che potrai iniziare il dialogo… Qui approfondisce l’inculturazione del Vangelo nelle altre culture: … Allora sì, potrai iniziare il dialogo con lui e passare anche il messaggio evangelico attraverso le ricchezze che lui già possiede. Il farsi uno che richiede l’inculturazione è entrare nell’anima, è entrare nella cultura, è entrare nella mentalità, nella tradizione, nelle consuetudini, capirle e far emergere i semi del Verbo”.
Ott 13, 2009 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Sono nato e cresciuto in una famiglia che si è sempre impegnata a trasmettermi i valori cristiani basati sul rispetto e sull’amore al prossimo, senza discriminazioni. Da ragazzo mi sono fatto il proposito di vivere seguendo questi valori: con la squadra di calcio, a scuola, con i miei amici, mi sono sempre sforzato di andare controcorrente, cioè, di non lasciarmi trascinare da tutto ciò che la società del consumo propone; infatti, in Europa predomina il materialismo, contano di più l’avere e l’apparire che l’essere. Ma ad un certo momento della mia vita, i piaceri e la felicità passeggeri mi hanno fatto perdere la strada. In pratica mi sono venduto al mondo. Volevo conoscere tutto ciò che fino ad allora avevo considerato la via più facile e, allo stesso tempo, più vuota. Così iniziava una nuova fase nella mia vita, dove il rispetto verso le persone e verso Dio non aveva più valore. Ho incominciato a sperimentare cose che mi soddisfacevano per un momento, e subito dopo provavo una grande vuoto nell’anima, un’immensa solitudine che mi faceva stare male. Dopo essere sprofondato a terra più di una volta, ho deciso di ricominciare e tornare alle mie origini. A ritrovarmi con quei valori che sempre erano presenti dentro di me, anche se sepolti sotto tante cose vane. Adesso, in questa cittadella dove vivo con giovani di tutto il mondo, sto facendo un’esperienza molto bella. Vado scoprendo tante cose che non conoscevo, grazie alle persone che mi sono attorno. Scopro nel fratello una via per crescere, uno specchio in cui riflettermi. Sto cercando e trovando l’amore puro, senza interessi. Un amore che nasce dall’anima, senza pregiudizi. Questo amore, che ha le radici nel Vangelo vissuto, mi porta a staccarmi dalle cose passeggere ed è una strada verso la vera libertà, una strada che mi porta a Dio insieme ai fratelli. (J. – Italia) Testimonianza raccontata alla “Fiesta de los Jovenes”, O’Higgins, Argentina, 27 settembre 2009. (altro…)
Set 19, 2009 | Centro internazionale, Cultura, Spiritualità
«Le soluzioni cristiane dei dissidi sociali sono semplici e si riportano tutte a un principio: l’amore. Sta qui la chiave di volta del sistema sociale dell’ Evangelo. L’economia cristiana, da cielo a terra, è un’economia dell’amore, detto grecamente carità. Dio è amore; ha creato il mondo per amore; ha inviato il Figlio a salvarlo per amore; e il messaggio suo addotto dal Figlio agli uomini è un annunzio dell’amore; e questo caratterizza la nuova civiltà, rampollata dall’Evangelo. Si può dire che la civiltà cristiana si distingue da questo segno: l’amore. L’amore è antilimite. L’amore è, primamente, una virtù naturale, insita nell’uomo, e quindi presente alla coscienza razionale di tutta l’umanità, anche se pagana. Il cristianesimo l’ha integrata in valore soprannaturale, e ne ha fatto una virtù teologale. Nell’atto pratico, s’è già detto , questa carità è un servizio. Questo servizio – questo prodigarsi per i fratelli; questo trasferire loro la nostra fortuna, le nostre forze e il nostro sangue, sì da far della nostra vita la loro vita – al solito, nella identificazione cristiana, è un servizio reso, attraverso i fratelli, a Cristo stesso; e – per la reversibilità del corpo mistico – un servizio, il più vero, il più cospicuo, reso a noi stessi. Facciamo i nostri interessi facendo gl’interessi degli altri: servendo. Il padre serve i figli, il cittadino serve la comunità, il prete serve i fedeli, chi comanda serve chi obbedisce, e così via; e tutti siam serviti da Cristo, che dà la vita per tutti». I. Giordani (La società cristiana, Pisa, Editrice Salesiana, cap.9) altri pensieri di Igino Giordani (altro…)
Set 14, 2009 | Chiesa, Spiritualità
Prendere con sé Maria Gesù morente si era rivolto a sua madre e, indicando Giovanni, le aveva detto: «Donna, ecco il tuo figlio» (Gv 19, 26). Poi, guardando Giovanni, aveva aggiunto: «Ecco la tua madre» (Gv 19, 27). Lo sappiamo: in Giovanni, Gesù affidava in quel momento a Maria tutti noi cristiani; ma non si può negare che Giovanni era sacerdote. Dunque i sacerdoti hanno avuto da Gesù, in quel giorno, nella persona di Giovanni, un indirizzo, un invito, un comando: vedere in Maria la loro madre, prenderla con loro. (…) Maria è di casa per i sacerdoti. I sacerdoti lo devono ricordare; ma anche se tristemente essi dimenticassero di prendere Maria con loro, la madre di Gesù non dimenticherà mai, per tutti i secoli, d’assolvere questo desiderio del Figlio suo morente. Maria è il validissimo aiuto che Gesù ha donato ai sacerdoti per il loro servizio alla Chiesa. Chiara Lubich Il sacerdote oggi, il religioso oggi Gen’s 12 (1982) n. 6, p. 6
Giu 7, 2009 | Centro internazionale, Cultura, Spiritualità
Gli scritti qui riportati sono pubblicati in “Parte Guelfa” – rivista fondata da Giordani nel corso della sua intensa attività giornalistica – e su “Il Quotidiano”, allora da lui diretto. Gli Stati Uniti d’Europa non saranno sino a quando l’Europa rimarrà solcata da nazionalismi. Stati uniti europei e nazionalismo sono due termini che si escludono reciprocamente”. (Parte Guelfa, 1925) “L’unità sarà effetto della ineluttabilità delle condizioni economiche per le quali nessun paese più basta a sé stesso e la vita di ciascuno è intimamente legata a quella degli altri; sarà effetto del bisogno di pace universalmente sentito; si concreterà come una realizzazione del cristianesimo, i cui valori rifioriscono col manifestarsi della loro necessità”. (Parte Guelfa,1925) “L’amore al proprio paese non implica l’odio a quello altrui: l’amore alla propria famiglia è stolto se si risolve nell’odio alle famiglie coabitanti in uno stesso casamento”. (Parte Guelfa,1925) “L’Europa si salverà dal fallimento economico, dalla minaccia di nuove guerre (…) solo se, sentendosi organicamente, continentalmente, una, unita, aduni le sue risorse tutte per fronteggiare i pericoli comuni anziché inabissarsi nel logoramento interiore”. (Parte Guelfa,1925) “Questo straripamento, tutta questa molteplice espansione di là dalle staccionate nazionali, risponde a un bisogno di liberazione; nelle sue espressioni migliori, è arricchimento di vita; dove avviene razionalmente, è cristianesimo che si fa. (…) Il cristianesimo dall’inizio educa i cristiani alla cattolicità: cioè all’universalità. La società universale della Chiesa non vede che anime, di là dai tratti somatici; e propugna quella fraternità universale la quale non è favorita, ma interrotta, e spesso vivisezionata, con incisioni sanguinolenti, dalle divisioni territoriali, linguistiche, nazionali e classiste”. (Il Quotidiano, 1945) (altro…)