La strategia del Consiglio Mondiale delle Chiese sulla giustizia economica, l’eliminazione della povertà, l’identità cristiana e la pluralità religiosa è al centro della IX Assemblea generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese, in corso a Porto Alegre, dal 14 al 23 febbraio. Significativa la scelta del titolo: “Signore, nella tua grazia trasforma il mondo”. Sono presenti 4 mila persone, tra cui 1.200 delegati delle 347 Chiese del Consiglio, alle quali appartengono 550 milioni di fedeli protestanti, anglicani e ortodossi. All’Assemblea partecipa anche una delegazione della Chiesa cattolica guidata dal card. Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, che, in apertura, ha letto il messaggio del Papa in cui viene riaffermato l’impegno a “cooperare sempre più efficacemente nel compito di testimoniare l’amore divino di Dio”. Della delegazione fa parte anche Joan Back, (Centro Uno per il Dialogo Ecumenico dei Focolari). Pur non aderendo direttamente all’organismo, la Chiesa cattolica collabora con esso, sia attraverso le riunioni di un Gruppo misto di lavoro congiunto, sia attraverso l’impegno nella realizzazione di progetti comuni. Nella sessione “Economic Justice”, tra le varie esperienze alternative all’attuale sistema economico, promosse dalle Chiese, Vera Araujo, sociologa brasiliana, ha presentato il progetto dell’Economia di Comunione, avviato quindici anni fa dai Focolari. I responsabili delle Chiese esprimono la loro preoccupazione di fronte alla “ineguaglianza crescente, alla concentrazione della ricchezza e del potere nelle mani di pochi e alla distruzione del pianeta, il tutto aggravato dallo scandalo della povertà del Sud che si sta espandendo anche al Nord”. E’ quanto si legge nell’appello – redatto dalla Commissione “Giustizia, pace e creato” – che sottolinea il significato della scelta del luogo dell’Assemblea: “Riuniti a Porto Alegre, luogo che ha accolto il Social Forum mondiale, siamo incoraggiati dal messaggio costruttivo e positivo” lanciato da quei Movimenti che “ci dicono che altre soluzioni sono possibili”.
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