Focolare Mariapoli Ginetta
Rua José Ernesto Tozzi, 195 Mariápolis 06730-000 Vargem Grande Paulista, SP Tel.: (11) 4158-1215 (altro…)
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Rua José Coelho Casas, 55 Vargem Grande Paulista, SP (11) 4158-3583 (altro…)
Av. Augusto Meira Filho, 1000 Benevides, PA (91) 3724-1358 (altro…)
Av. Theodomiro da Fonseca, 3555 – 93020-080 São Leopoldo (RS) (51) 3592-7011 (altro…)
Mariápolis Santa Maria, Igarassu. PE, 53610-350, Brazil (81) 3543-0315 (altro…)
Rodovia AM 010, km 26 (Estrada Manaus – Itacoatiara), Manaus (AM) (92) 3245-1175 (altro…)
La Repubblica di Malta è costituita da tre isole principali: Malta, Gozo e Comino. La sua posizione strategica nel Mediterraneo tra Europa ed Africa l’ha resa una roccaforte perfetta per molti: fenici, romani, arabi, aragonesi, i Cavalieri di San Giovanni, francesi e inglesi … Le prime testimonianze di stanziamenti umani nell’isola risalgono al 5200 a.C. Con una estensione di 316km2, Malta è uno degli stati più piccoli e popolati al mondo. La popolazione ha raggiunto i 400,000 abitanti. Il settore turistico è un elemento fondamentale dell’economia maltese. Malta fu una delle prime colonie romane che abbracciò il cristianesimo portato da San Paolo attorno al 60 d.C. come si legge negli Atti degli Apostoli. I maltesi sono per la stragrande maggioranza cattolici e vi sono più di 360 chiese fra Malta, Gozo e Comino. Sono presenti anche altre denominazioni cristiane, tra cui anglicani, ortodossi, luterani, chiesa di Scozia, metodisti, altri religioni come ebrei e musulmani. Dal 2004 Malta fa parte dell’Unione Europea. I primi semi della spiritualità dell’unità sono stati gettati già negli anni sessanta. Nel 1975 c’erano circa 70 persone che vi aderivano, cominciava a formarsi la prima comunità, si affacciavano le prime vocazioni al focolare e si faceva avanti il desiderio di avere un Focolare sull’isola e di realizzare una Mariapoli a Malta. Nel 1979, finalmente, la prima mariapoli, vede affluire 1000 partecipanti. E agli inizi degli anni ‘80 si stabiliscono due centri dei Focolari.
La vita è continuata a crescere e a mettere radici: l’anno 1999 è stata una tappa fondamentale di questo cammino. Chiara Lubich è venuta nell’isola per ricevere dall’Università di Malta la laurea Honoris Causa in “Letteratura (Psicologia)”, motivata dal contributo dato dal suo carisma nel “coltivare una visione integrale della persona umana nel campo della psicologia”. In questa prospettiva di riflessione è nato poi in ambito internazionale “Psicologia e comunione”, rete di operatori col compito di approfondire questo originale approccio psicologico. A 10 anni dal conferimento della laurea a Chiara, a Malta si è tenuto un seminario specialistico sul significato psicologico del paradigma relazionale che emerge dalla spiritualità dell’unità. E anche oggi la comunità focolarina maltese è fiorente, e sono qualche migliaio le persone che in vario modo sono state raggiunte dalla spiritualità: vivaci i rapporti costruiti nel seno della Chiesa locale e con altri Movimenti e comunità ecclesiali. Frutto concreto è il lavoro che si sta facendo attualmente nel cammino verso ‘Insieme per l’Europa 2012’.
Si lavora a stretto contatto con persone di altre denominazioni cristiane, nel consiglio ecumenico maltese e anche con la chiesa locale maltese nella commissione ecumenica diocesana. Frequenti e molto amichevoli i contatti con la comunità musulmana in particolare in alcuni eventi dove si è collaborato lavorando insieme con i ragazzi. Uno dei più recenti sviluppi è nell’ambito culturale, in particolare nel campo medico, pedagogico, sportivo e anche in quello politico-giuridico: membri dei Focolari appartenenti ai due partiti politici principali, cercano di dare la loro testimonianza di fraternità. Fra le diverse iniziative maltesi per aderire all’Economia di Comunione, nel 1992 è nata la scuola di inglese “The Voice”, molto apprezzata anche dal Ministero dell’Educazione per il clima cordiale ed accogliente e per la professionalità dell’insegnamento. Un’accoglienza che anche San Paolo aveva sperimentato, naufrago sull’isola (At 27,26) dove poi sostò per tre mesi, lasciando – come ha ricordato Benedetto XVI nel suo viaggio del 2010 – “un segno indelebile nella storia del vostro Paese”. E in quell’occasione aveva ricordato ancora come, grazie alla presenza di Paolo tra i maltesi, il Vangelo di Gesù si sia radicato saldamente e abbia portato “molto frutto non soltanto nella vita degli individui, delle famiglie e delle comunità, ma anche nella formazione dell’identità nazionale di Malta, come pure nella sua vibrante e particolare cultura”. (altro…)
La morsa del freddo che ha attanagliato tutta l’Italia già nel fine settimana scorso potrebbe essere la metafora del livello e della complessità della crisi in cui si trova l’Italia. C’è piena avvertenza che l’accantonata litigiosità tra i partiti e la discesa dello spread (il differenziale tra titoli tedeschi e italiani) non sono elementi sufficienti per sentirsi avviati sulla buona strada. Con questa consapevolezza era stato fissato da tempo per il 3-5 febbraio a Castel Gandolfo un appuntamento tra i responsabili di ogni livello del Movimento dei focolari in Italia. Un numero così ampio di persone coinvolte (400), due giorni e mezzo di analisi, dialogo ed elaborazione, un obbiettivo preciso: cosa fare di più e meglio per l’Italia di oggi? Tutti questi ingredienti hanno reso questo convegno un unicum, perché mai si era svolto in passato qualcosa di analogo.
I risultati indicano prima di tutto un rinnovato impegno comunitario nei confronti del Paese, che si vuole manifestare attraverso alcune priorità maturate e condivise. Ed ecco che, sul versante della politica, i Focolari italiani hanno deciso di far proprio l’impegno già avviato dal Movimento politico per l’unità, quello di sollecitare la riforma della legge elettorale vigente, attraverso un primo appuntamento alla Camera dei deputati e un lavoro di sensibilizzazione, regione per regione, dei parlamentari di tutti i partiti. Sul fronte dell’economia e del lavoro, verrà potenziata e resa più capillare la rete esistente tra domanda ed offerta di lavoro tra tutte le aree del Paese, mentre pensando ai giovani e alla necessità di creare lavoro, l’incubatore di nuove aziende che funziona su scala regionale nel Polo imprenditoriale di Loppiano, alle porte di Firenze, acquisirà una dimensione nazionale per offrire servizi dovunque si intenda creare lavoro.
Riguardo all’emergenza educativa e alla legalità si apriranno nuovi cantieri e si potenzieranno quelli in funzione in modo da coordinare con maggiore efficacia le iniziative intraprese, facendo diventare i due temi il filo rosso che unirà varie operazioni dei Focolari svolte nei diversi territori del Paese. Sul fronte dell’immigrazione, dell’integrazione e del dialogo interreligioso s’è resa necessaria un’aggiornata mappatura delle varie attività (dall’assistenza alla formazione culturale) presenti da Lampedusa a Varese a favore di chi arriva in Italia.
Analoga fotografia dovrà essere scattata per la presenza attuale dei membri del Focolare in tutti gli organismi di partecipazione della Chiesa cattolica, dalla parrocchia sino agli organismi Cei. Rinnovato e ancor più convinto sostegno è stato manifestato con molta passione per due significative frontiere: il profondo rapporto con le comunità islamiche in varie regioni e le scuole di partecipazione per giovani del Movimento politico per l’unità. Da novembre scorso sono state aperte le ultime dieci. Risultati molto concreti a favore del futuro del Paese. 08-02-2012 di Paolo Lòriga Fonte: Città Nuova (altro…)
Per anni abbiamo visto la stella gialla a quattro punte su sfondo azzurro. È stata anche la base grafica di www.focolare.org fino al 22 gennaio 2011. Ma la stessa Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, aveva visto questo simbolo piuttosto come la bandiera delle Cittadelle del Movimento. Nel 2000 invece precisava: “Ho capito proprio dal di dentro, che il logo del Movimento dei focolari non è la stella, è quella Madonna con sotto tutte le vocazioni. [= varie scelte di vita] Questo è il nostro (logo). E allora dobbiamo studiare… dobbiamo cercare una persona artista che ce lo stilizzi…”. Chiara si riferiva alla rappresentazione della Madre di Dio raffigurata nell’arte sacra con un manto che raccoglie i vari popoli, le varie professioni, fedi, culture, convinzioni… che con le sue braccia accoglie tutti e allo stesso tempo è aperta a tutti.
Queste linee guida hanno ispirato anche il lavoro per la grafica dell’attuale sito ufficiale internazionale, coscienti però che il lavoro per la ricerca di un logo in cui i Focolari a livello internazionale si potessero identificare, è ben più lungo e complesso. Per questa ragione è stato indetto un concorso per la realizzazione del logo del Movimento dei focolari. Tutti sono invitati a mandare le loro idee o bozzetti a: azzurro.co@focolare.org
Per ulteriori informazioni:
Lunedì 6 febbraio, nella località di Cugy, 350 persone hanno preso parte alla cerimonia funebre per dare l’ultimo saluto a Marisa Baù in terra elvetica. La S. Messa è stata concelebrata da 8 sacerdoti. Il vescovo del luogo mons. Charles Morerod e mons. Jean-Claude Périsset, nunzio apostolico a Berlino, originario di Estavayer-le-Lac, vicino Montet, hanno espresso nei loro messaggi la loro partecipazione, vicinanza e sostegno ai familiari e ai focolarini di Montet. Marithé Vuigner, co-responsabile del Centro di Montet, ha ripercorso in un breve discorso i 40 giorni, dalla scomparsa del 20 dicembre al ritrovamento del cadavere, e un breve profilo di Marisa Baù. Dopo la cerimonia la salma è stata trasportata in Italia, accompagnata da alcuni parenti che erano presenti a Montet e da un gruppo di focolarini.
Grande folla ad attendere Marisa alla chiesa della frazione Sasso di Asiago, l’indomani martedì 7 febbraio, per darle l’estremo saluto alle esequie celebrate dal parroco di Gallio, don Lauderio Dal Bianco. A nome dei familiari una nipote ha espresso il saluto a Marisa, mettendo in luce il suo amore per la famiglia e per la vita. I referti dell’autopsia che dovrebbero accertare le cause della morte potrebbero arrivare nel giro di un mese. “Ci troviamo di fronte ad una situazione tragica, dolorosa, in cui vediamo il Movimento più identificato che mai con i drammi dell’umanità di oggi”, ha scritto in questi giorni Maria Voce alle comunità del Movimento. E continua: “Ci rimane come conforto la testimonianza della generosità con cui Marisa si è data a Dio, con cui ha vissuto tutti questi anni, in piena donazione nei confronti delle altre focolarine, del lavoro che le era affidato e che portava avanti con responsabilità e impegno. Credendo più che mai nell’amore di Dio per Marisa, continuiamo a pregare per lei e per tutti i suoi familiari”. Leggi l’articolo integrale su Città Nuova: http://www.cittanuova.it/contenuto.php?TipoContenuto=web&idContenuto=333590 Per info: area stampa: https://www.focolare.org/area-press-focus/it/news/2012/02/01/marisa-bau-1963-2011/ (altro…)
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Approfondire conoscenze reciproche, allacciare rapporti nuovi tra cristiani di varie Chiese e proporre lo stile di vita ecumenico caratterizzato dal “dialogo della vita” insito nella spiritualità dell’unità: molte le occasioni per vivere tutto questo durante la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Motto di quest’anno: “Tutti sarete trasformati dalla vittoria di Gesù Cristo, nostro Signore” (1 Cor 15,51-58). Di seguito qualche flash. Italia – Da parte di tanti la Parola di vita del mese di gennaio che suggerisce come vivere il motto della Settimana, è considerata un prezioso strumento di sensibilizzazione ecumenica. A Modena è stata distribuita a tutti i presenti ad una celebrazione, suscitando vivi scambi immediati. A Biella ad un convegno che ha concluso la Settimana è stata accolta con entusiasmo la proposta di mettere a disposizione per i battesimi delle diverse Chiese presenti sul territorio – Valdese, Rumeno-Ortodossa e Russa-Ortodossa – l’antico Battistero che si trova accanto alla cattedrale cattolica, monumento del X
secolo, eretto prima di tante divisioni. L’augurio è che l’utilizzo del Battistero da parte di tutte le chiese moltiplichi le occasioni di incontro e la reciproca conoscenza tra le diverse comunità. A Bari il gruppo Ecumenico, attivo durante tutto l’anno, per la Settimana ha organizzato una serie di momenti di preghiera in varie Chiese cattoliche ed evangeliche e, per la prima volta, in una Comunità Pentecostale – la Christ Victory Church – formata soprattutto da fedeli di origine africana. Con loro si sono stabiliti rapporti che vanno al di là della preghiera, nella carità vissuta concretamente con aiuti per visite mediche, raccolta di indumenti, e altro. Francia – La celebrazione ecumenica di Lione – preparata dal Comitato diocesano per l’ecumenismo e dal Comitato dei responsabili di Chiese di Lione – è stata trasmessa da France 2 e in diretta dalla Radio francese. Le parole del Cardinale Barbarin confermavano il desiderio di lavorare per l’unità: “Non perdiamo più tempo a lamentarci sulle divisioni del passato o del presente e facciamo del tutto per evitarne delle nuove… Lanciamoci con forza nell’opera di trasformazione che la Resurrezione rende possibile”».
Ecuador – Da Quito ci raccontano l’esperienza di un coro ecumenico, diretto da un sacerdote anglicano: «Un’esperienza di fraternità che, grazie alla comune passione per il canto e per il dialogo, ha fatto nascere rapporti profondi e si è ben presto trasformata in una forte testimonianza di unità. Oltre ai Focolari, ne fanno parte membri della Chiesa Episcopale, del Movimento Giovanni XXIII, della famiglia salesiana, ed altri. Il coro accompagna tutti gli anni le celebrazioni della Settimana di preghiera e altre iniziative ecumeniche. Proprio in questi giorni i membri del coro hanno deciso di partecipare al concorso “Gruppo musicale del 50° anniversario della Cooperazione Fraterna Monaco di Baviera – Ecuador”. Speriamo quindi che arrivi a tanti, anche fuori dei confini nazionali, la certezza nella piena e visibile unità». A conclusione della Settimana di preghiera, Benedetto XVI ha affermato: “Non mancano i segni positivi di una ritrovata fraternità e di un condiviso senso di responsabilità di fronte alle grandi problematiche che affliggono il nostro mondo”. Ha ricordato inoltre come “la presenza di Cristo risorto chiama tutti noi cristiani ad agire insieme nella causa del bene. Uniti in Cristo siamo chiamati a condividere la sua missione”. Le notizie internazionali di ritrovata fraternità e di gioia lo confermano. (altro…)
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Sono stati in televisione, in edicola, in libreria e, soprattutto, nelle agende e nelle tasche di tanti di noi, sui biglietti di auguri inviati e ricevuti da piccoli e… da grandi. E ora sono sbarcati sul web. Gibì e DoppiaW hanno aperto un sito, dove tutti possono trovare uno spazio di serena riflessione grazie a scritti dell’autore, giochi e canti, lettere ed esperienze di educatori, di ragazzi di bambini. Ma sono le strisce del fumetto gli elementi più importanti: come finestre sulla loro vita, le brevi storie di Gibì e DoppiaW ci rendono partecipi di un cammino straordinario e alla portata di tutti; con gli ingredienti dell’umorismo, dello stupore e dell’innocenza.
Gibì e DoppiaW sono nati infatti così, dall’idea di un educatore che cercava il modo di dare una mano ad un adolescente che passava un momento difficile. Come arrivare a lui senza essere paternalistico? Avendo dimestichezza col disegno, ecco l’idea: mettere su carta un dialogo e delle avventure tra due pagliacci come scusa per trasmettere una speranza che aveva sempre ragione d’essere. Il resto è storia.
Per la valenza pedagogica ed educativa delle loro avventure, Gibì e DoppiaW sono diventati protagonisti di alcuni progetti per le scuole in Italia e poi in molte nazioni nel mondo. Grazia Honegger Fresco da oltre cinquant’anni è una delle più autorevoli autrici di opere in campo educativo: nel 2006 ha pubblicato Gibì e DoppiaW sui “Quaderni Montessori” dichiarando: “Sono personaggi molto efficaci (…) C’è dentro la spiritualità e c’è anche il divertimento, c’è la gioia di vivere, (…) Mi sono sembrati di una grande ricchezza per le persone”. Come le migliori pellicole cinematografiche, che in bianco e nero dichiarano la loro età ma non la dimostrano affatto, anche i due personaggi usciti dalla vita e dalla penna di Walter Kostner sono cresciuti in questi anni senza mai diventare grandi. Portano benissimo il peso degli anni e delle storie, grazie alla saggezza di cui fanno dono, ma anche grazie alle sane risate che la loro compagnia provoca solitamente a chi li legge e li incontra. In un dosato equilibrio tra silenzio e parola, questi due clown a volte possono anche diventare scomodi: con la loro sfacciata sincerità e la leggera ironia, Gibì e DoppiaW, sconvolgono il nostro quieto vivere e ci spronano a farci vicini al prossimo in modo concreto e a trovare in ogni frangente della vita il lato positivo. (altro…)
Nel 50° anniversario della sua scomparsa e nel 150° dell’unità d’Italia una lettura del pensiero di Einaudi. Il tema della libertà è un argomento chiave per illuminare le questioni poste con vigore da Einaudi e nel volume di Tomatis evidenziate:
L’autore propone una lettura del pensiero di Einaudi mettendo in luce il costante ed essenziale legame tra la riflessione sulla libertà e il riferimento alla tradizione religiosa cristiana.
È successo domenica 5 febbraio, all’Angelus. Il Papa dedica la sua riflessione prima della preghiera mariana al Vangelo della Domenica: è la pagina in cui Gesù guarisce i malati. “Persino di fronte alla morte – commenta il Papa – la fede può rendere possibile ciò che umanamente è impossibile. Ma fede in che cosa? Nell’amore di Dio. Ecco la vera risposta, che sconfigge radicalmente il male”. “Come Gesù ha affrontato il maligno con la forza dell’amore che gli veniva dal Padre, così anche noi possiamo affrontare e vincere la prova della malattia tenendo il nostro cuore immerso nell’amore di Dio”. È a questo punto che il papa ricorda l’esempio di Chiara Luce Badano, la giovanissima di Sassello appartenente al Movimento dei focolari che la Chiesa ha proclamato beata il 25 settembre 2010. Il Papa nomina Chiara Luce tra quelle “persone che hanno sopportato sofferenze terribili perché Dio dava loro una serenità profonda”. Il Papa ha nel cuore la beata Chiara Badano “stroncata nel fiore della giovinezza – ha detto all’Angelus – da un male senza scampo: quanti andavano a farle visita, ricevevano da lei luce e fiducia! Tuttavia, nella malattia, abbiamo tutti bisogno di calore umano: per confortare una persona malata, più che le parole, conta la vicinanza serena e sincera”.
Non è la prima volta che Benedetto XVI si affida all’esempio di Chiara Luce per proporre alle comunità cristiane un esempio di fiducia nell’amore di Dio. Lo aveva fatto a Palermo dove aveva chiesto ai giovani di conoscerla meglio: “una vita breve” , aveva detto, durante la quale ha saputo dare “un messaggio stupendo”. “19 anni pieni di vita e di fede. Due, gli ultimi, anche di dolore, vissuti nella fede e nella gioia che nasceva dal suo cuore pieno di Dio”. È con questa luce nel cuore che Benedetto XVI ha ricordato all’Angelus del 5 febbraio la Giornata Mondiale del Malato che la Chiesa celebrerà sabato prossimo 11 febbraio, memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes.
India, subcontinente con oltre un miliardo e 170 milioni di abitanti, che potrebbe presto superare la Cina in quanto a popolazione. Un Paese in rapida crescita, fra le maggiori economie mondiali, e al tempo stesso con un alto tasso di analfabetismo, povertà, malnutrizione. Grande la varietà religiosa, con l’80% di maggioranza indù, e un 2,3% di minoranza cristiana. Si capisce perché fra i dialoghi più sviluppati dai Focolari in questa nazione, ci sia proprio quello interreligioso, in particolare col mondo indù. Il Movimento dei focolari è presente in India dal 1980. Oggi ci sono centri dei Focolari a Mumbai, Bangalore, Goa e New Delhi che promuovono varie attività: Mariapoli, incontri mensili per adulti, famiglie, e giovani. In diverse città – Vasai, Pune, Panjim, Margao, Vasco, Trichy – sono attivi gruppi di persone che aderiscono allo spirito dei Focolari. Diversi micro-progetti sociali fioriscono attorno alle comunità del Focolare per l’educazione dei bambini, per la promozione umana delle donne e come sostegno alle famiglie in difficoltà anche con sostegni a distanza: i più noti sono “Ilanthalir” (in lingua Tamil teneri germogli) nel Sud dell’India, e a Mumbai “Udisha”-“Il raggio di sole che annuncia una nuova alba”. Nati per ‘mostrare una risposta concreta alla povertà che ci circonda’ oggi coinvolgono complessivamente circa 2400 bambini e le loro famiglie. Si è particolarmente impegnati a diffondere i valori della fraternità universale nel mondo degli adolescenti coinvolgendo ragazzi di tutte le religioni in manifestazioni varie anche a livello internazionale.
Nel 2009 il Supercongresso – appuntamento caratteristico dei Ragazzi per l’Unità – si è tenuto proprio a Coimbatore, portando in India teen-agers di tutto il pianeta. Sono molte anche le micro-realizzazioni raccontate nel recente meeting di Umanità Nuova (Mumbai, settembre 2011). Fra i partecipanti, un medico di Goa, che ha dato vita ad una clinica mobile, la Prabhu Prasad Clinic, mettendo insieme i servizi di diversi medici, con un campo di azione e di cura che va dagli anziani ai bambini. Chiara Lubich ha visitato l’India due volte, sull’onda del dialogo con i fratelli indù, dopo aver conosciuto, attraverso la Conferenza Mondiale delle Religioni per la Pace, il Dott. Aram, fondatore dello Shanti Ashram. Nel 2001 a Coimbatore (Tamil Nadu) riceve il Premio ‘Difensore della Pace’ da parte dello Shanti Ashram e del Movimento Sarvodaya. Vi ritorna poi nel 2003 dove, presso il Somaiya Vidyavihar College di Mumbai, come le viene chiesto, comunica la sua specifica vocazione all’unità e della fraternità universale. Sono seguiti e continuano tavole rotonde, conferenze, scambi di visite e numerosi simposi – l’ultimo dei quali nel dicembre 2011- : occasioni di dialogo, passi in avanti nella costruzione di rapporti di vera fraternità col mondo indù, come testimonia, ad esempio, la dott.ssa Vijaya Bhatia, insegnante di Yoga, intervenuta al 4° simposio indù-cristiano “Leggere, interpretare e vivere le Scritture per realizzare la pace e la fraternità universale”.
Un ideale di vita che si concretizza nel quotidiano, come per quella giovane di Mumbai che ha preferito dare a una persona in maggiori necessità i propri soldi raccolti a fatica per pagare un conto medico molto elevato. Grande la sua sorpresa quando la sera stessa riceve una telefonata: era l’amministrazione dell’ospedale che, per un errore di calcolo, doveva a lei 300 rupie! E’ l’esperienza del vivere il Vangelo che si riflette non solo nella sfera personale e privata, ma anche nel sociale. Possono spaventare le statistiche, ma puntando ad essere “il cambiamento che vorresti vedere nel mondo”, come insegnava Gandhi, i semi di fraternità continuano a crescere. (altro…)
Mi chiamo Vijaya Bhatia, sono di religione indù e aderisco allo spirito del Movimento dei focolari dal 1988. Il contatto con Chiara Lubich mi ha aiutato a capire meglio la mia religione. Mi ha reso più generosa nel condividere pensieri, beni materiali e tutto quello che ho, ma con mia sorpresa quando do qualcosa, mi ritorna il centuplo. L’ho sperimentato molte volte. Come quando ho dato a una signora due dei miei vestiti nuovi e il giorno dopo ho ricevuto tre abiti da miei parenti. Nel 2005 la mia casa è stata sommersa dalle forti piogge. Rientrando, non sapevo cosa fare: non avevo abbastanza soldi per comprare una casa nuova! Pochi isolati più avanti c’era la casa di mia cugina, che aveva subito dei danni, anche se meno gravi. Ho pensato: non posso fare nulla per la mia casa, ma almeno posso aiutare lei. Così ho telefonato ad un paio di miei parenti invitandoli a contribuire: abbiamo raccolto 50, 000 rupie. Lei non poteva credere ai suoi occhi… e neanche io: dopo pochi giorni ho ricevuto da una fonte sconosciuta il doppio del denaro necessario per la mia casa! Una notte, durante la stagione invernale, ero nel mio letto al calduccio, quando mi sono resa conto che c’erano molti lavoratori a giornata che dormivano per strada al freddo. Non sono riuscita più a prendere sonno. Ho pensato alla regola d’oro: ‘Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te‘. Il giorno dopo sono andata a comprare le coperte per queste persone. Ho scelto quelle soffici e migliori, anziché quelle dure a buon mercato. Poi ho visto che c’erano anche molti bambini e ragazzini. Sono andata al negozio dove si rifornivano e ho chiesto al negoziante se avevano comprato il latte. Il proprietario mi ha detto che lo avevano comprato per i più piccoli, ma non per i bambini più grandi. Ho dato i soldi al proprietario del negozio in modo che potesse dare il latte a tutti. Questo va avanti adesso da oltre 3 anni.
Un giorno mi arriva una paziente, una donna indù che soffriva di depressione, con pressione alta insonnia, gonfiore ecc. Ascoltando la sua storia ho capito che i suoi problemi sono iniziati il giorno in cui sua figlia ha sposato un ragazzo musulmano. Da allora lei l’aveva rifiutata. Potevo capire la sofferenza di questa donna. Quando ero piccola abbiamo perso tutto in seguito alla divisione tra India e Pakistan. Abbiamo dovuto lasciare la nostra casa in Pakistan e venire in India. Ma io, con il tempo, ho capito che non possiamo vivere alimentando nel nostro cuore l’odio sperimentato in passato. Perciò ho spiegato a questa signora che da quando lei aveva seminato il seme dell’odio nella sua anima, il risultato è stato un albero di odio, causa principale di tutti i suoi problemi. Se avesse veramente voluto essere curata, doveva perdonare e seminare il seme dell’amore nel suo cuore. Credevo avesse capito, e le ho prescritto una medicina. Quando è tornata, era ancora con tutti i suoi problemi e ho capito che non aveva fatto nulla. Ho pensato allora di fare io la sua parte: ho preso il telefono, l’ho fatta parlare con sua figlia, per invitarla – lei e suo marito – a casa sua per cena la sera stessa. Dopo due mesi, essendo migliorato il rapporto con sua figlia e con il genero, sono migliorate anche le sue condizioni di salute. Un giorno ho avuto la grande gioia di vederli tutti insieme nella mia clinica: era come vedere un tassello vivente nel mosaico della ‘fratellanza universale’. Testimonianza raccontata durante il 4° Simposio Indù-Cristiano, Mumbai – 10/14 dicembre 2011 (altro…)
Mumbai è il centro economico dell’India ed una delle più grandi e popolose città del Paese. Ma gran parte dei suo venti milioni di abitanti vive per strada o negli slums, le baraccopoli che costellano il panorama urbano. In alcuni di essi, situati a quaranta minuti di treno dal centro città nell’area nord ovest, abitano in condizioni di estrema povertà circa quattrocentomila persone. Proprio qui nel 1997 dal desiderio di aiutare alcune famiglie dello slum è nato un progetto sociale in collaborazione con il “Sostegno a distanza” di Azione per Famiglie Nuove (AFN). Nel 2001, durante la sua prima visita in India, Chiara Lubich incoraggiò a proseguire e sviluppare questa attività come “risposta concreta alla povertà che ci circonda”. Da allora il progetto è cresciuto: oggi i bambini ed i ragazzi che vi partecipano sono 115, dai 4 ai 22 anni. Le attività mirano a sostenere la formazione scolastica, curare la nutrizione e la salute, migliorare la qualità della vita dei ragazzi e delle famiglie. Nel 2004 il progetto ha preso il nome di “Udisha” che significa “Il raggio di sole che annuncia una nuova alba”. Oggi Udisha partecipa anche al progetto Schoolmates, ideato per promuovere una rete tra classi e gruppi di ragazzi di vari Paesi e sostenere micro-progetti di solidarietà. Il team che co
ordina il progetto è formato da alcuni focolarini affiancati da insegnanti e collaboratori. Tra loro una psicologa e un medico che mette dispo sizione il suo ospedale pediatrico lavorando anche gratuitamente. Il Cardinale ed i vescovi della città più volte hanno espresso appre zzamento per la testimonianza data da Udisha dove si concretizza la linea di azione in favore dei poveri emersa nel sinodo diocesano. Anche a livello parrocchiale si è creata una intensa collaborazione con le diverse associazioni presenti. Grazie ad alcuni gen 2 Udisha è riconosciuta dall’università come centro nel quale poter svolgere le ore di “servizio sociale” richieste dal programma scolastico. Principali attività:
Avvertenza: tutte le informazioni geocodificate presenti in questo sito sono puramente indicative. Gli oggetti rappresentati (ad es. luoghi d’incontro e quant’altro) e i servizi di localizzazione o navigazione, possono essere imprecisi o errati nello stabilire indirizzi, posizioni, prossimità, distanze, indicazioni e orientamento.
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«Il Genfest avrà come messaggio centrale: l’Unità. Anche per questo è stato scelto il titolo “let’s bridge”», racconta Ark Tabin, 23 anni, filippino. Sarà, infatti, la metafora della costruzione di un ponte, simbolo della ‘costruzione’ di rapporti autentici, il filo conduttore del programma che si svolgerà nella Sportaréna di Budapest (palazzetto che può contenere fino a 12.500 persone) e sui ponti che sovrastano il Danubio, dal 31 agosto al 2 settembre 2012. L’organizzazione dell’evento è già un’esperienza di unità che si fonda sullo sforzo continuo di accoglienza e ascolto dell’altro, che porta al dialogo vero e alla costruzione di rapporti profondi. Una nuova tappa di questa esperienza si svolgerà nei prossimi 11 e 12 febbraio, con una settantina di giovani che si troveranno a Sassone (Roma), per continuare la preparazione del programma della sua 10°edizione.
“Ma, anche se lo aspettiamo da tanto, sentiamo che non può restare solo un evento, anche se un grande evento, ma che deve diventare una tappa di un percorso, punto di arrivo e di partenza per la costruzione del Mondo Unito. Oggi c’è bisogno di questa testimonianza di unità, non possiamo tirarci indietro”, ricorda Thyrseane Tupinambá, 23 anni, brasiliana che lavora nell’organizzazione centrale del Genfest, insieme ad altri giovani e adulti di provenienza molto variegata – Stati Uniti, Ungheria, Argentina, Italia, Brasile… –. Giovani dai 17 anni in su, di più di 40 paesi, hanno già confermato la loro presenza all’evento in Ungheria. Un’anteprima del programma è disponibile nella pagina web www.genfest.org In inglese, portoghese, polacco, italiano e spagnolo potrai trovare la pagina facebook ufficiale del Genfest. Seguici! (altro…)
“Essere Gesù 24 ore su 24” era il titolo del congresso australiano dedicato ai ragazzi svoltosi al Centro Mariapoli di Melbourne, in Australia. Presenti 115 teenagers, dai 9 ai 17 anni, provenienti da varie città del Paese, da Nuova Zelanda e Nuova Caledonia. Per l’occasione erano presenti anche Nadia Xodo e Agostino Spolti, responsabili mondiali del Movimento Ragazzi per l’unità. Un incontro durato cinque giorni e reso possibile da una comunione dei beni attuata, durante tutto lo scorso anno, dai ragazzi insieme a famiglie e amici. Anche i negozi e i mercati della zona hanno voluto contribuire donando frutta, verdura, pane, carne e bibite.
Il programma prevedeva momenti di approfondimento sul Vangelo e su come metterlo in pratica, spazi di dialogo e condivisione di esperienze di vita. “I momenti di comunione sono stati profondi – dice Madeline – e ci hanno aiutato a capire che non siamo soli nel cercare di essere un altro Gesù in ogni momento della nostra vita”. Momento solenne la consegna di una copia del Vangelo a ciascuno. “Ho sentito Gesù davvero presente – diceva uno dei ragazzi – come fosse Lui in persona a consegnarci la Sua Parola”. Le Letture di quel giorno, con la chiamata degli apostoli, hanno messo nel cuore di ciascuno un proposito: vivere il Vangelo nei propri ambienti come apostoli di oggi, mandati da Dio per l’evangelizzazione di queste terre.
Il secondo evento ha avuto come cornice la Nuova Zelanda, meraviglioso arcipelago con alte montagne e mare cristallino. Al “Teens4unity Camp” di Lower Hutt hanno partecipato 60 ragazzi e ragazze di varie età. Tema: la vita del Vangelo da attuare nelle nostre città. Molti fra i ragazzi, insieme alle loro famiglie, provenivano, come rifugiati, da altri Paesi. Forti le loro esperienze, spesso dolorose, ma vissute in un profondo rapporto “a tu per tu” con Dio. Insieme si è poi approfondita l’azione “ColoriAMO la città” che i Ragazzi per l’unità portano avanti a livello mondiale per aiutare le persone più sole o svantaggiate delle loro città. Sono emerse tante idee per realizzarla, come alcune attività nelle quali coinvolgere i ragazzi della popolazione aborigena.
Ultima tappa, Perth. L’incontro è stato caratterizzato da una giornata itinerante: i ragazzi hanno accompagnato Nadia e Agostino attraverso questa magnifica città dove bellezze naturali e quartieri modernissimi disegnano paesaggi di grande armonia. E così, tra le rive del fiume Swan e quelle dell’Oceano Indiano, i ragazzi hanno parlato della storia della città, dei contrasti avuti tra colonizzatori e aborigeni, delle sue caratteristiche e delle problematiche dell’oggi. Poi il dialogo si è aperto sull’impegno nella vita cristiana, ma anche sulla responsabilità e la bellezza della risposta di ciascuno alla chiamata di Dio. Salutandosi hanno espresso il desiderio di continuare a incontrarsi per approfondire la vita del Vangelo coinvolgendo i loro amici, anche in vista della staffetta mondiale “Run4unity” del 12 maggio prossimo alla quale i ragazzi di questa regione, all’estremo est del mondo, saranno tra i primi a dare il via. (altro…)
Come ha ricevuto questa notizia? Mi trovavo in vacanza in Uruguay quando mi hanno fatto sapere di questo nuovo incarico. Ero sorpresa, ma mi ha fatto molto piacere questo riconoscimento da parte del Santo Padre e del PCCS alla mia persona e a quanto rappresento; allo stesso tempo ho sentito dentro il cuore come una sfida dello Spirito Santo. La parola che mi è venuta spontanea: “servire”. Una parola che sembra fuori moda, ma che per me è stata di guida nella vita: servire gli altri, secondo la scuola di Gesù. Ora si tratta di servire la Chiesa e, attraverso di essa, la società. Le sue prime impressioni? Tre, o meglio, tre espressioni di gioia: la prima, la possibilità di poter dare il mio contributo in una dimensione di comunicazione in dialogo. Come diceva Paolo VI, il dialogo porta la Chiesa a vivere la sua vocazione, per offrire al mondo il suo messaggio di fraternità. Essa, come esprime l’Eclessiam Suam, diventa messaggio, colloquio. Rapporto di dialogo che Dio ci offre affinché possiamo capire quale rapporto dobbiamo cercare di stabilire e di promuovere con l’umanità. La seconda impressione: questo gruppo di consultori è composto da sacerdoti, religiosi, una religiosa, una laica e alcuni laici: la Chiesa nelle diverse vocazioni e i vari carismi. Una terza impressione: la gioia per la nomina e per la composizione interculturale del PCCS. Qual è la sua formazione e la sua esperienza nel campo della comunicazione sociale? Mi sono laureata in Comunicazione Sociale, Scienze sociali e Dottrina Sociale della Chiesa. Ho inteso sempre la comunicazione contestualizzata nelle scienze sociali. I miei primi studi: Magistero Pedagogico, a Montevideo, la mia città natale. Più tardi ho studiato Formazione in Comunicazione Popolare e Analista in Comunicazione Sociale presso l’Università del Salvador, in Argentina. Quindi, una Laurea in Sociologia all’Università Gregoriana a Roma, mentre facevo il Master in Dottrina Sociale della Chiesa all’Università Lateranense. Infine, sempre alla Gregoriana, ho conseguito il dottorato in Scienze sociali con specializzazione in comunicazione. Il mio lavoro si è svolto nel campo della comunicazione, non soltanto come teoria ma come pratica sociale, in quella costruzione reciproca fra teoria e prassi. Mi interessa l’accademia, la docenza, l’investigazione e anche la comunicazione popolare, alternativa e comunitaria. Qual è oggi la sua esperienza nel CELAM? Da sei anni partecipo come Consultrice in comunicazione, e come tale ero presente alla V Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano ad Aparecida (Brasile). Esperienze come quella mi hanno segnato profondamente, costatando di persona la dimensione della socialità sempre viva e costitutiva del popolo latinoamericano. La Chiesa in America Latina si fonda su quella dimensione di “società-ekklesía”. Ciò non l’esonera dalle grandi sfide come l’ingiustizia, le disuguaglianze sociali, la scelta preferenziale per i poveri; anzi, la spinge ad essere e ad agire “con l’altro”, in comunione. Il CELAM, sin dalla sua fondazione nel 1955, è nato con un forte impegno di dialogo e comunione permanenti con la Chiesa universale, proprio dal suo essere latinoamericano. Testimoniano quest’anelito le Conferenze Generali dell’Episcopato di Medellín, Puebla, Santo Domingo e Aparecida, che si sono svolte nello spirito del Concilio Vaticano II. Come gruppo della direzione del CELAM, ci siamo proposti di essere prima una comunità di Vita e di Comunione, consapevoli che solo così – discepoli e missionari -, possiamo offrire non soltanto la testimonianza del nostro fare, ma quella del nostro essere. Il Dipartimento di Comunicazione e Stampa è formato dal Presidente Mons. Adalberto Martínez Flores, Vescovo di San Pedro (Paraguay), e da altri cinque Vescovi (Repubblica Dominicana, Costa Rica, Brasile, Argentina e Perú), che rappresentano le varie regioni. Il principale obiettivo della nostra politica di comunicazione è quello di promuovere la collegialità episcopale, la comunione e la comunicazione fra le Conferenze Episcopali dell’America Latina e del Caraibi. Senza dimenticare altri fronti della nei quali il CELAM, assieme ad altre istituzioni, è fortemente impegnato. Credo che fare da Consulente del PCCS, in quanto membro del CELAM, possa aiutare a far da ponte, anche se c’è già una grande comunione fra queste due componenti della Chiesa. In che modo influisce nel suo agire la spiritualità di Chiara Lubich? Mi commuove ogni volta che devo dire cos’è per me la spiritualità che emana del Carisma dell’Unità. Lì si fonda la mia prima vocazione: condividere il “sogno” di Gesù: ‘Che tutti siano uno’. Amare e costruire l’unità con tutti, senza escludere nessuno, sapendo che quell’unità è molteplicità, unità nella diversità, capace di contenere gli opposti in una dinamica costruttiva e in armonia. Ho conosciuto la spiritualità dei Focolari negli anni settanta quando, come ogni giovane latinoamericana, cercavo un progetto di vita capace di trasformare la realtà. Nella spiritualità dell’unità ho trovato un Gesù vivo ed ho imparato ad incarnare il Vangelo. Sognavo in quegli anni ‘l’uomo nuovo latinoamericano’ e ho trovato in Gesù la risposta esistenziale e trasformatrice alle mie domande. E poi, vivere le sue parole assieme a tanti altri giovani, in una comunità aperta a tutti, mi ha dato la certezza che il Comandamento Nuovo di Gesù si può incarnare. E la presenza di Gesù fra le persone unite nel suo nome, promessa nel Vangelo, è una realtà visibile in grado di trasformare la società. In una parola, l’essere stata tra quei giovani che nel Cono Sud della nostra America Latina hanno potuto costruire la cittadella chiamata Mariapoli Lía , è stato per me un privilegio. Poi, col passare degli anni, quest’esperienza è continuata nelle diverse comunità del Movimento dove sono stata. Come adesso qui a Bogotá, insieme all’affabile popolo colombiano. Certamente non posso non accennare a qualcosa che considero chiave nell’esperienza che vivo nel CELAM e che adesso si apre in questo servizio al PCCS, ed è la testimonianza che ho dell’amore e della passione per la Chiesa della nostra fondatrice Chiara Lubich. La sua vita, la sua adesione alla Chiesa, la sua profezia che in qualche momento ha preceduto il Magistero – come ha detto Papa Beneditto XVI quando lei ci ha lasciato il 14 marzo 2008 –, ci ha portati sempre ad amare e costruire la Chiesa nella sua storia, nella tradizione patristica, nei suoi pastori, nei carismi di tutti i tempi che hanno abbellito il “giardino della Chiesa” – come lei amava dire –. È con questo patrimonio e passione per la Chiesa di Gesù che assumo questo servizio. (altro…)
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In questi momenti di dolore e sgomento, vogliamo assicurare la nostra sentita vicinanza ai familiari e a quanti hanno sperimentato in questi anni l’amicizia di Marisa e la calda accoglienza da lei sempre riservata a tutti. Marisa Baù, nata il 12 maggio 1963 ad Asiago (Vicenza/Italia), penultima di otto fratelli, era rimasta orfana della madre all’età di 15 anni e si era prodigata nel prendersi cura dei fratelli rimasti a casa. Operosa e creativa, dopo due anni di lavoro in fabbrica, ha avviato, assieme a due ex colleghe, un piccolo laboratorio di confezioni. Ha conosciuto la spiritualità del Movimento dei focolari nel 1980, aderendovi con prontezza e generosità. Avvertita la vocazione a consacrarsi a Dio come focolarina, ha lasciato la sua famiglia nel ’91 per andare prima nel focolare di Padova, dove ha concluso gli studi di ragioneria e, nel ‘92, presso la cittadella internazionale di Loppiano (Firenze/Italia), mantenendo sempre uno stretto legame con tutti i familiari. Dopo il periodo di formazione Marisa è andata al Centro di Montet (Broye), in Svizzera, dove ha lavorato nell’atelier di confezioni per bambini, di cui era dal ‘94 responsabile del settore di produzione. Nel 1998, per le sue doti umane e spirituali, ha assunto un incarico come formatrice del Centro. Di personalità creativa e tenace, Marisa è stata stimata da tutti per la qualità dei suoi rapporti, il suo senso di responsabilità e il suo altruismo. Marisa in questi anni ha conosciuto e voluto bene a tantissime persone, lo dimostra la pioggia di messaggi arrivati da tutto il mondo sulle reti sociali: “Se n’è andata anche lei che ha dato tanto agli altri e continuerà a dare da Lassù!”; “Tantissima tristezza… solo resta pregare per lei, sua famiglia e tutti di Montet… ho conosciuto Marisa, e rimane in me il suo sorriso!”; “Marisa è molto speciale per me. Fa parte della mia storia!” La mamma di una focolarina scrive: “Ho seguito con trepidazione tutta la vicenda immedesimandomi nella famiglia di Marisa…Non mancherò di pregare per lei e per tutte le focolarine del mondo”. E una persona che ha lavorato con lei: “Sono con voi in questo dolore, prego specialmente per la famiglia, vi sono accanto. Io ho lavorato tre anni accanto a lei a Montet e ringrazio Dio per ogni minuto passato insieme”. Noi vogliamo ricordarla come «una persona meravigliosa – sono le parole di Marithé Vuigner, co-responsabile del Centro di Montet –, sempre pronta ad accogliere gli altri. Una persona su cui poter contare sempre, gradevole e fine. Molto legata alla sua bellissima e numerosa famiglia». Per maggiori informazioni vedi area stampa (altro…)
Our contact is:- Rev. Fr. Susai Alangaram Ilanthalir “Vaanavil” No.107/1, Madurai Main Road, Gangai Nagar, Edamalaipatti Pudur, Tiruchirappalli – 620 012. South India. Phone: +91 431 2472545. Email: ilanthalirfoco@gmail.com Avvertenza: tutte le informazioni geocodificate presenti in questo sito sono puramente indicative. Gli oggetti rappresentati (ad es. luoghi d’incontro e quant’altro) e i servizi di localizzazione o navigazione, possono essere imprecisi o errati nello stabilire indirizzi, posizioni, prossimità, distanze, indicazioni e orientamento. (altro…)
Manca ancora il riconoscimento ufficiale, ma la polizia elvetica è ormai sicura che il corpo trovato due giorni fa a Cugy sia quello di Marisa Baù. Lo conferma una riunione tenuta oggi dal procuratore incaricato del caso con i famigliari di Marisa e i responsabili del Centro di Montet. Marisa Baù era scomparsa dal Centro del Movimento dei focolari a Montet (Broye), in Svizzera, il 20 dicembre 2011. Le ricerche fatte da allora non avevano prodotto alcun indizio (vedi info). Lunedì 30 gennaio, invece, la polizia ha informato di aver trovato il corpo di una donna in un capannone agricolo, nella vicina località di Cugy, in uno spazio utilizzato per tenere balle di fieno. Il contadino che cura la fattoria riferisce di passare frequentemente da quello spazio, ma soltanto quando ha dovuto spostare parte del fieno si è accorto della presenza del corpo. La polizia, con i familiari, ha valutato l’opportunità di ulteriori accertamenti per verificare le cause del decesso. Ora si procederà all’autopsia e agli esami correlati, che potrebbero protrarsi per alcune settimane. Le indagini saranno chiuse se i risultati escluderanno un coinvolgimento esterno.
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“Indmu u emmnu fil-Bxara t-Tajba.” Fil-Vanġelu ta’ San Mark, l-aħbar it-tajba ta’ Ġesù lid-dinja u l-messaġġ tiegħu ta’ salvazzjoni, jibda b’dan il-kliem: “Iż-żmien huwa mitmum, u s-Saltna t’Alla waslet: indmu u emmnu fil-Bxara t-Tajba”. Bit-twelid ta’ Ġesù beda żmien ġdid, iż-żmien tal-grazzja u tas-salvazzjoni. L-ewwel kliem tiegħu hu stedina biex nilqgħu bil-qalb din l-aħbar ġdida, li hija r-realtà nnifisha tas-Saltna t’Alla li hu qed iwassal lil kulħadd, għax hu jinsab qrib kull bniedem. Ġesù mill-ewwel jurina t-triq: din hi li nikkonvertu u nemmnu fil-Vanġelu, jiġifieri li nibdlu ħajjitna mill-qiegħ u naċċettaw il-Kelma t’Alla li permezz ta’ Ġesù tasal għand il-bnedmin kollha ta’ kull żmien. Il-konverżjoni u l-fidi huma żewġ affarijiet li jmorru flimkien; m’hemmx waħda mingħajr l-oħra, imma kull waħda tinbet fina meta niġu f’kuntatt mal-kelma li hi ħajja, mal-preżenza ta’ Ġesù li llum ukoll itenni lill-folol: “Indmu u emmnu fil-Bxara t-Tajba.” Meta aħna nilqgħu l-Kelma t’Alla u ngħixuha, hi ġġib bidla fil-mod kif naħsbu, jiġifieri konverżjoni. Hi timla l-qalb ta’ kulħadd: Ewropej, Asjatiċi, Awstraljani, Amerikani, Afrikani, bis-sentimenti ta’ Kristu quddiem iċ-ċirkustanzi tal-ħajja, kemm fil-bniedem singolu kif ukoll fis-soċjetà. Imma l-Vanġelu kif jista’ jagħmel il-miraklu u jibdilna mill-qiegħ, jagħtina fidi ġdida mimlija dawl? Is-sigriet qiegħed fil-misteru li jinsab fi kliem Ġesù. Kliemu mhuwiex sempliċement dak li nistgħu jew li ma nistgħux nagħmlu, mhuwiex sett ta’ direttivi jew ordnijiet. Fil-Kelma ta’ Ġesù nsibu lilU nnifsu jkellimna. Kliemu hu Ġesù nnifsu, l-istess persuna tiegħu. B’hekk aħna niltaqgħu miegħu f’Kelmtu. Meta nilqgħuha f’qalbna, kif Hu jridna nagħmlu (jiġifieri meta nkunu lesti li ngħixuha fil-ħajja tagħna) aħna nsiru ħaġa waħda miegħu u Hu jitwieled jew jikber fina. Hu għalhekk li kull wieħed minna jista’ u għandu jilqa’ din l-istedina ta’ Ġesù li tant titlob affarijiet minna. “Indmu u emmnu fil-Bxara t-Tajba.” Jista’ jkun hemm min jaħseb li l-Kliem tal-Vanġelu hu għoli u tqil wisq, li hu wisq ’il bogħod mill-mod kif is-soltu ngħixu u naħsbu, u għalhekk jew jitħajjar ma jisimgħux, jew inkella jaqta’ qalbu. Imma dan kollu jiġri jekk naħsbu li l-muntanja tan-nuqqas ta’ fidi rridu nċaqalquha waħedna. Filwaqt li jkun biżżejjed li nagħmlu ħilitna u ngħixu Kelma waħda biss mill-Vanġelu biex fiha nsibu għajnuna li ma tkunx qed tistenniha u forza unika, dawl għall-passi tagħna (ara Salm 118, 105). Għax dik il-Kelma, li fiha hemm Alla, meta ngħixuha tagħmilna nies ħielsa, issaffina, tibdilna, iġġibilna l-faraġ u l-ferħ, tagħtina l-għerf. “Indmu u emmnu fil-Bxara t-Tajba.” Kemm tista’ tkun ta’ dawl għalina din il-Kelma matul il-ġurnata! Kull darba li nħabbtu wiċċna man-nuqqasijiet tagħna jew tal-oħrajn, kull meta jidhrilna li ma jistax ikun li timxi wara Ġesù, kull darba li d-diffikultajiet iħajruna naqtgħu qalbna, din il-Kelma tista’ tkun għalina dik il-ħaġa li biha ninqatgħu ’l fuq, tagħmlilna l-qalb u tħeġġiġna biex nibdew mill-ġdid. Kull ma trid tagħmel hu li malajr kemm jista’ jkun “tibdel” xi ftit ir-rotta biex toħroġ mill-għeluq tiegħek u tinfetaħ għal Alla, biex b’hekk tħoss ħajja oħra titwieled fik, il-ħajja vera. Jekk imbagħad inkunu nistgħu naqsmu din l-esperjenza ma’ xi ħabib tagħna, li hu wkoll ikun għażel li jgħix il-Vanġelu bħala r-regola ta’ ħajtu, madwarna naraw tikber il-komunità nisranija. Għax meta ngħixu l-Kelma t’Alla u naqsmuha ma’ ħaddieħor iseħħ miraklu: din tagħti bidu għal komunità li tkun il-ħmira u l-melħ għas-soċjetà, u li tagħti xhieda għal Kristu fil-postijiet kollha tad-dinja. Chiara Lubich[:]
«Mi chiamo F., e vengo da Jos, in Nigeria. Nella nostra città, dal 2001 fino ad oggi, è in corso una crisi politica, etnica e religiosa. Sono state perse migliaia di vite, moltissime proprietà, e oggi c’è una profonda divisione tra cristiani e musulmani, al punto da vederci come nemici e guardarci con grande sospetto.
Viviamo costantemente nella paura, senza conoscere quale sarà la nostra sorte il momento successivo. Un mio collega è stato coinvolto in un incidente e ci è stato chiesto di andarlo a trovare. Essendo lui musulmano, nessuno si è offerto di andare, proprio perché siamo a Jos, e i cristiani non vanno nelle zone musulmane, così come i musulmani non visitano i cristiani. Mi sono offerta volontaria per andare da lui, sebbene all’inizio fossi un po’ riluttante, ma una voce dentro di me continuava a dirmi di andare. Sono riuscita – con un po’ di insistenza – anche a convincere un’amica a venire con me. Siamo arrivate a casa del mio collega con tanta paura. Entrando, siamo state, invece, ricevute calorosamente da lui e dalla sua famiglia. Erano veramente contenti di vederci!
Qualche tempo dopo, stavo tornando a casa dal lavoro, di sera tardi, con questa stessa amica, quando improvvisamente la sua macchina è andata in panne poco distante da una postazione musulmana. Entrambe eravamo senza credito sul cellulare per chiedere aiuto. Da qualche parte, lì nel buio, c’erano alcuni gangster che sbrigavano i loro affari. La nostra preghiera in quel momento è stata: “Signore, mandaci un aiuto il prima possibile!”. Eravamo così spaventate che non sapevamo se fosse meglio rimanere in macchina, o saltare fuori e fermare la prima macchina che passava.
Ad un certo punto notiamo qualcuno venire verso di noi, e cominciamo a rabbrividire. Ho detto la mia ultima preghiera, perché ho sentito che era arrivata la fine. Quando erano proprio a pochi metri di distanza, improvvisamente una macchina ha parcheggiato di fronte a noi, e chi ho visto? Il collega che avevamo visitato pochi giorni prima… Il capo dei gangster gli ha chiesto se eravamo dei loro: “musulmani”, per sapere se poteva lasciarci andare, e lui ha risposto affermativamente. Ecco come ci siamo salvate… Lui stesso poi, ha messo la macchina in un posto sicuro e ci ha accompagnato a casa. Inoltre il giorno successivo, dopo averla aggiustata, l’ha riportata alla mia amica». (altro…)
«Convertitevi e credete al Vangelo» Quello che opera la Parola di Dio accolta e vissuta è un completo mutamento di mentalità (= conversione). Trasfonde nei cuori di tutti: europei, asiatici, australiani, americani, africani i sentimenti di Cristo di fronte alle circostanze, al singolo e alla società. Ma come può il Vangelo operare il miracolo di una profonda conversione, di una fede nuova e luminosa? Il segreto sta nel mistero che le parole di Gesù racchiudono. Esse non sono semplicemente esortazioni, suggerimenti, indicazioni, direttive, ordini, comandi. Nella parola di Gesù è presente Gesù stesso che parla, che ci parla. Le sue Parole sono egli stesso, Gesù stesso. E così noi, nella Parola lo incontriamo. E accogliendo la Parola nel nostro cuore, come Egli vuole che sia accolta (e cioè essendo pronti a tradurla in vita) siamo uno con Lui ed Egli nasce o cresce in noi. Ecco perché ognuno di noi può e deve accogliere l’invito così pressante ed esigente di Gesù. «Convertitevi e credete al Vangelo» Qualcuno potrà considerare le parole del Vangelo troppo alte e difficili, troppo distanti dal modo di vivere e di pensare comune, e sarà tentato di chiudersi all’ascolto, di scoraggiarsi. Ma tutto questo accade se pensa di dover spostare da solo la montagna della sua incredulità. Mentre basterebbe si sforzasse di vivere anche solo una Parola del Vangelo per trovare in essa un aiuto inatteso, una forza unica, una lampada per i suoi passi. Perché quella Parola, essendo una presenza di Dio, il comunicarsi con essa rende liberi, purifica, converte, porta conforto, gioia, dona sapienza. «Convertitevi e credete al Vangelo» Quante volte nella nostra giornata questa Parola può esserci di luce! Ogni volta che ci scontriamo con la nostra debolezza o con quella degli altri, ogni volta che seguire Gesù ci sembra impossibile o assurdo, ogni volta che le difficoltà tentano di abbatterci, questa Parola può essere per noi un colpo d’ala, una boccata d’aria fresca, uno stimolo a ricominciare. Basterà una piccola, rapida “conversione” di rotta per uscire dal chiuso del nostro io ed aprirci a Dio, per sperimentare un’altra vita, quella vera. Se poi potremo condividere questa esperienza con qualche persona amica, che ha fatto anch’essa del Vangelo il proprio codice di vita, vedremo sbocciare o rifiorire intorno a noi la comunità cristiana. Perché la Parola di Dio vissuta e comunicata fa anche questo miracolo: dà origine a una comunità visibile, che diviene lievito e sale della società, testimoniando Cristo in ogni angolo della terra. Chiara Lubich
La crisi economica e finanziaria che la società occidentale sta attraversando ha rivoluzionato profondamente il mondo del lavoro: contratti a termine, precari, co.co.co. sono espressioni ormai entrate nel vocabolario comune. Questo libretto vuole aiutarci a metterci tutti nei panni di chi, soprattutto i giovani, ha la precarietà come orizzonte di tutta una vita. Per fare esperienza di cosa significhi guardare il mondo da quel punto di vista, quello dei nostri figli a tempo determinato. E fornire un piccolo contributo che disinneschi la bomba sociale più pericolosa dei nostri tempi: il conflitto generazionale. L’autore – Gianni Bianco, giornalista Rai, da cronista si occupa di scandali al sole e guerrieri della notte, crimini e misfatti, segreti e bugie, eroi per un giorno e giorni di ordinaria follia. Anche lui ha dovuto però affidarsi per un po’ di anni alla protezione di San Precario. Nel frattempo per la collana Passaparola ha scritto anche Padre papà (2010) e Passi nella notte (2011). La collana – Passaparola. Libretti per la famiglia. Brevi, agili, intensi. Approfondimenti, riflessioni, esperienze di vita dalla prospettiva di una cultura relazionale.