Movimento dei Focolari

In equilibrio precario

La crisi economica e finanziaria che la società occidentale sta attraversando ha rivoluzionato profondamente il mondo del lavoro: contratti a termine, precari,  co.co.co. sono espressioni ormai entrate nel vocabolario comune. Questo libretto vuole aiutarci a metterci tutti nei panni di chi, soprattutto i giovani, ha la precarietà come orizzonte di tutta una vita. Per fare esperienza di cosa significhi guardare il mondo da quel punto di vista, quello dei nostri figli a tempo determinato. E  fornire un piccolo contributo che disinneschi la bomba sociale più pericolosa dei nostri tempi: il conflitto generazionale. L’autore – Gianni Bianco, giornalista Rai, da cronista si occupa di scandali al sole e guerrieri della notte, crimini e misfatti, segreti e bugie, eroi per un giorno e giorni di ordinaria follia. Anche lui ha dovuto però affidarsi per un po’ di anni alla protezione di San Precario. Nel frattempo per la collana Passaparola ha scritto anche Padre papà (2010) e Passi nella notte (2011). La collana – Passaparola. Libretti per la famiglia. Brevi, agili, intensi. Approfondimenti, riflessioni, esperienze di vita dalla prospettiva di una cultura relazionale.

Cinema al bar

Ritrovato il corpo di una donna i cui tratti corrispondono a quelli di Marisa

I fatti del 30 gennaio fanno temere che la vicenda di Marisa Baù si sia purtroppo conclusa diversamente da come gli ultimi avvistamenti a Como e Locarno avevano fatto sperare. In effetti, in serata la polizia svizzera ha informato i responsabili del Centro di Montet, che a loro volta hanno avvertito la famiglia, di avere trovato il corpo di una donna in tutto compatibile con quello di Marisa Baù, all’interno di un capannone agricolo situato nella vicina località di Cugy, a un chilometro e mezzo dal Centro. Restano ancora da chiarire le cause del decesso e si attende il riconoscimento ufficiale. Le circostanze della morte dovranno essere chiarite dagli accertamenti medico-legali all’ospedale cantonale di Friburgo, dove la salma è stata trasportata. Leggi su Città Nuova online: Tragico epilogo della vicenda di Marisa Baù (altro…)

Cinema al bar

In Portogallo: facciamo la differenza

Vuoi sapere cosa fa la differenza nella vita? Fondarla sulla Parola vissuta. Questa potrebbe essere la sintesi di un appuntamento nazionale che ha visto convergere 700 giovani, tanti giovanissimi, da ogni angolo del Portogallo al Centro Comunitario Sra Da Boa Nova, un auditorium di recente costruzione situato a Estoril, pochi chilometri fuori Lisbona. Il giorno prima erano arrivati anche dalle lontane Isole Azzorre e da Madeira. Quelli che scendono dai pullman provenienti dal nord del Paese tradiscono una faccia assonnata, visto il viaggio di 4-5 ore e quindi la levataccia fatta per non mancare all’appuntamento, ma quando alle 11 si aprono le porte dell’auditorium esplode la vivacità tipica di questa terra: la sala è subito compatta, attenta, partecipe. Tutti sono “sincronizzati”, come dice la canzone d’apertura. Chi li ha invitati e preparato il programma, denso di contributi di ogni genere, con canti, coreografie, testimonianze, riflessioni, ha lavorato per mesi e in un periodo che qui in Portogallo rappresenta il clou della vita universitaria, con esami a raffica. Anche per questo una sala con 700 giovani ha dello straordinario. Tanti dei presenti nei prossimi giorni affronteranno un esame e qualcuno l’ha rinviato, pur di esserci. Sul palco, oltre al complesso, li accoglie una scritta di cinque lettere su grandi pannelli: ID GEN. Nell’epoca degli sms e di twitter, bastano poche lettere per capirsi; le 5 citate dicono tutto un programma, e non solo quello della giornata: identità gen, ovvero la vita, gli ideali, le azioni dei gen, i giovani del Movimento dei focolari che animano la giornata. Joao, Adrian, Tiago, Rita, Violeta, Antonio, Ana, Ricardo, Joana, Ines e Nuno raccontano il gusto di vivere il Vangelo nelle diverse situazioni della loro esistenza. C’è chi è riuscito ad andare oltre le ingiustizie all’università, chi ha provato a non lasciarsi travolgere dalla competizione nel mondo del lavoro, chi ha capito che il cambiamento dei rapporti comincia da qualche rinuncia alle proprie comodità. Effetti dell’amore dagli innumerevoli risvolti. Violeta racconta come ha vissuto un periodo di studi a Barcellona, dove ha condiviso l’esperienza con altre 18 ragazze di diverse nazionalità. Una di queste viene dall’Egitto ed è musulmana. Non sempre le sue abitudini vengono capite dagli altri, ma per Violeta amare vuol dire non solo rispettare tali usanze. “Questo era il minimo che potevo fare. Mi sono ricordata di quel passaggio del Vangelo che dice di fare agli altri quello che vorremmo fosse fatto a noi”, e così non lascia da sola la sua amica in alcune situazioni in cui tutti gli altri lo fanno. Gesti che non rimangono isolati, ma che coinvolgono pian piano uno, due, tre e più colleghi. Un mondo più unito e fraterno passa anche da qui. Quello di cui si parla è un amore per il quale ci si sporca le mani. È successo nel vero senso della parola a Tiago che, invitato da un sacerdote, fa un periodo di volontariato a favore di persone che vivono per strada. Difficile all’inizio stringere le loro mani maleodoranti, lavare le posate che usavano, pulire i bagni del centro dove un po’ alla volta cominciavano a lavarsi. Anche in quest’occasione è il Vangelo che viene in soccorso. “In verità vi dico, ogni volta che avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me”. E non solo migliora decisamente la situazione di queste persone che ritrovano la loro dignità, ma anche Tiago alla fine dei cinque mesi trascorsi con loro può affermare: “Potevo guardarli come ‘professori’ che mi hanno insegnato ad amare, ad allargare il cuore”. Amare, anche quando il dolore bussa forte, come racconta Ana Filipa nell’esperienza con due fratelli affetti da distrofia muscolare. Un’esperienza condivisa con gli altri gen della città fino alla morte di uno dei due, conferma Ricardo che testimonia quanto siano vere le parole con le quali Chiara Lubich, in una risposta data nel 2000 spiega che “il più grande dolore, se abbracciato, lascia nel cuore l’amore”. E allora, anche quella che viene chiamata “generazione senza futuro”, perché si imbatte nella precarietà della vita di oggi, scopre che in quest’amore più grande c’è una via d’uscita, che quella di un mondo più unito è una meta forse lontana per tanti, ma anche alla portata di chi ama. Chiedere a Joana che sin da piccola voleva cambiare il mondo e lo fa adesso vivendo all’evangelica il suo lavoro nel Parlamento del Paese. La presidente dei Focolari, Maria Voce, non ha voluto mancare all’appuntamento e ha registrato un messaggio video per i giovani presenti. “Oggi avete sentito parlare di un sogno, un grande sogno – ha detto la presidente –: il mondo unito. E vi è stato presentato un cammino per realizzarlo, uno stile di vita, basato su una rivoluzione, sulla rivoluzione dell’amore evangelico. […]. Si sarà fatto chiaro in voi qual è il cammino da percorrere, un cammino da prendere con coraggio, senza esitazione”. Se “il sogno è grande”, il cammino non è facile né privo di ostacoli, ma è comunque “entusiasmante”, assicura Maria Voce e “garantisce una felicità che nessun’altra esperienza umana, per quanto bella, per quanto ricca, per quanto grande possa essere, può eguagliare”. È comunque una rivoluzione, questa, che ha “garanzia di successo, perché non si fonda su di noi, si fonda sulla Parola di Dio”. È questo che fa la differenza nella vita di un gen, di un giovane. E non solo! Chiude la giornata una telefonata tra i giovani e Maria Voce collegata durante il programma via internet. La presidente dà a tutti i presenti un appuntamento: il Genfest a Budapest dal 30 agosto al 2 settembre prossimo.

di Aurora Nicosia, inviata

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Congo/RDC: una terra aperta alla speranza

Il Congo/RDC si trova al centro dell’Africa. 60 milioni di abitanti in un territorio 5 volte la Francia. È  un paese potenzialmente molto ricco, ma nella realtà molto povero. Dopo una dittatura durata per oltre trent’anni, con conseguenze negative sul piano economico sociale e politico, il Paese ha celebrato le seconde elezioni democratiche. È una terra abitata da persone che accolgono con gioia l’annuncio del Vangelo. Racconta Marisa, focolarina: “Sono andata in una provincia molto lontana, nell’Équateur. Il Vescovo, amico del Movimento dei focolari, ci aveva più volte invitato perché da trent’anni nessuno del focolare era più potuto tornarvi a causa della lontananza. Poi sul posto, in un’altra diocesi vicina, dove pensavamo ci fosse solo una piccola comunità di 10 persone, ecco una sorpresa: vengo a sapere che da tanti anni vi è una nostra comunità che vive dall’altra parte del fiume Congo. Nonostante le diverse vicissitudini dovute alla guerra e alla partenza dei missionari, si è mantenuta unita. Con alcuni di loro attraversiamo il fiume in piroga per trovarli. Scopriamo una comunità molto attiva che con grande fedeltà si incontrano ogni settimana. Fanno tante esperienze: ad esempio, percorrono chilometri a piedi per visitare un malato e prendersi cura di lui, facendo i turni con altri della comunità, si fanno carico delle vedove e degli orfani… Questa testimonianza attira e converte. Conoscono la storia di Chiara Lubich che è stata loro raccontata tanto tempo fa e che continuano a tramandarsi oralmente. Alcuni si ricordano in modo vago come è iniziato il Movimento dei focolari e quando scoprono in quanti altri punti della terra si è diffuso, rimangono incantati. Lì, come in tanti altri luoghi, si fa l’esperienza che la Parola vissuta crea la comunità, con conversioni radicali ed esperienze di perdono e riconciliazione. Negli anni la comunità si è ingrandita e vi sono diversi giovani. In questi luoghi è difficile tenere dei contatti stabili perché non vi è neppure il telefono. Allora scriviamo e cerchiamo di far arrivare le lettere attraverso le persone che si spostano perché non ci sono neanche le poste. Un po’ di storia. L’ideale dell’unità dei Focolari è arrivato in Congo/RDC negli anni ’60 e, nonostante l’estensione del territorio, si è diffuso in quasi tutte le province grazie ai missionari e missionarie, come P. Quintard nell’Est, P. Enrico Casali per la Provincia Orientale, Suor Roseline a Kikwit, P. Giovanni Santolini à Kinshasa, P. Angelo Pozzi à Lubumbashi, P. Arthur Duvernay dei Padri Scheut del Belgio, e tanti altri. Dagli anni ’70 i focolarini e focolarine dal Camerun e dall’Italia hanno fatto dei viaggi frequenti svolgendo scuole di formazione, le Mariapoli (convegni estivi), incontri per famiglie e congressi per i giovani. Nel 1991 si è aperto il primo focolare femminile a Kinshasa e nel 2004 quello maschile. Nel 2011 si è inaugurato il focolare femminile à Lubumbashi, come punto di irradiazione del Movimento per la provincia del Katanga. Con il trasferimento di due famiglie focolarine, a Kikwit per la provincia del Bandundu, e a Goma per il Nord e il Sudkivu, si è potuto rispondere ulteriormente alla grande necessità di seguire la grande famiglia di Chiara di questa vasta regione. Una famiglia che, nonostante le difficoltà, ha potuto sempre andare avanti unita. Oggi i membri del Movimento in Congo/RDC promuovono tante iniziative, anche sociali, per venire incontro all’estremo bisogno di alimentazione ed educazione soprattutto dei bambini. Fra queste, l’opera sociale “Petite Flamme” è presente in più punti del territorio e il Centro Medico “Moyi Mwa Ntongo”, che nella lingua locale significa “Alba del mattino”. Tutto un programma, che dice di un paese in cammino, aperto alla speranza! (altro…)

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Petite Flamme: fuoco di carità in azione

Con l’iniziativa Petite Flamme il Movimento dei focolari nel Congo/RDC cerca di dare il suo contributo alla soluzione di uno dei problemi più gravi del Paese: l’estremo bisogno di cure, di educazione e di una sana nutrizione di molti bambini. Le origini del progetto risalgono al 1993, quando un piccolo gruppo di congolesi mette in comune i propri soldi per dare un’istruzione ad alcuni bambini poveri. Petite Flamme nasce ufficialmente 3 anni dopo, a N’dolo, un quartiere di Kinshasa in cui sorge un campo militare con 750 famiglie in necessità. Vengono avviate le prime 2 classi di scuola materna ed una terza nel quartiere Masina. Molti bambini sono proprio i figli dei militari. L’obiettivo iniziale è quello di dare un’istruzione, ma ci si rende subito conto che i bambini sono malnutriti. Si comincia a fornire un pasto al giorno e poi le cure mediche necessarie. Negli anni a seguire, Petite Flamme apre nuovi centri, amplia il ciclo scolastico ed estende il suo intervento agli adolescenti e alle famiglie. Nel 2002 comincia anche l’esperienza del “doposcuola sotto l’albero”: 16 classi sotto 16 differenti alberi, in mancanza di altre strutture. Ora Petite Flamme accoglie nelle sue strutture 1280 bambini, mentre continua a seguire, in collaborazione con i genitori, i bambini che hanno superato le sue classi e che sono ora  inseriti nelle scuole pubbliche secondarie. Comprende scuole materne ed elementari; ci sono anche una scuola per bambini ciechi ed un’altra per bambini sordomuti. Le sue sedi si trovano in quartieri molto popolati o nella periferia di Kinshasa, dove la povertà è estrema. Di recente si sono aperte due nuove scuole: a Idiofa, nel Bandundu, 750 km da Kinshasa; e a Kisantu, nel Bas-Kongo, distante da Kinshasa 160 km. A Kikwit, sempre nel Bandundu, Petite Flamme opera in un ambiente rurale e povero. In mancanza d’acqua, sono state costruite una grande cisterna e due giare che accolgono l’acqua piovana per la preparazione del cibo quotidiano. Il progetto viene sostenuto da diversi enti e Ong e soprattutto dal “Sostegno a distanza” di Azione per Famiglie Nuove (AFN). Tutti i bambini vengono seguiti con un programma educativo, cibo quotidiano e assistenza medica regolare. Una volta inseriti nelle scuole superiori, i ragazzi vengono accompagnati con un programma di sostegno. 2005. Nasce il Centro medico “Moyi Mwa Ntongo”, che in lingua locale significa “Alba del mattino”, aperto nel 2005 a Limete, quartiere centrale di Kinshasa, è sostenuto da Azione per un Mondo Unito – AMU. Offre servizi di qualità a prezzi accessibili, non solo ai bambini di “Petite Flamme”, ma anche a tutti i malati che chiedono i suoi servizi, ed ha convenzioni con diversi enti locali. Oltre agli studi medici, il Centro è dotato di un laboratorio analisi, di una farmacia e di un day hospital con 15 letti. Uno dei suoi punti di forza è l’ambulatorio di oftalmologia, tra i più avanzati della regione, particolarmente importante per la cura e la prevenzione della cecità, malattia qui molto diffusa. Infine, ci sono in Congo/RDC, tante altre iniziative per diffondere i valori della fraternità attraverso azioni concrete, come quelle portate avanti da alcuni membri del Movimento di Goma (provincia del Nord-Kivu) in campo agricolo, del microcredito e dell’istruzione. [nggallery id=85] (altro…)

Progetto Udisha

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Trichy

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Vasco

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Margaon

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Panjim

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Pune

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Vasai

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Gen Verde al Mandela Forum in ricordo della Shoah

«Insieme a personalità del mondo politico e culturale, eravamo in 9.000 inchiodati alle sedie – ci scrivono dal Gen Verde a evento concluso – davanti alle immagini dell’olocausto nei campi di concentramento. Il 26 gennaio a Firenze, al Nelson Mandela Forum, un palco nudo dove s’intervallavano testimoni sopravvissuti alla Shoah, il racconto dei quali fa sanguinare le loro ferite ancora aperte». Come quelle di tanti che nel mondo sono ancora oggi vittime di genocidi, violenze, discriminazioni. Una scrittrice parla della madre che l’ha abbandonata a 4 anni per servire Hitler. Il male è una realtà che ancora insidia il mondo. I nostalgici neo-nazisti ancora mietono vittime per le strade, anche di una città bellissima come Firenze. Così, con il titolo del meeting “Noi figli di Eichmann?”, gli organizzatori hanno fatto sì che ognuno si chiedesse “potrebbe succedere ancora?”. Giunta alla quarta edizione, l’iniziativa è rivolta agli studenti degli istituti superiori di tutte le province toscane, e si è svolta alla vigilia del Giorno della Memoria (27 gennaio), una data che viene ricordata contemporaneamente in molti Paesi europei. Tutto alla presenza del Sindaco del Comune di Firenze Matteo Renzi, del Presidente UPI Toscana Andrea Pieroni, del Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, il quale ha ribadito l’impegno affinché non si verifichino ancora, come purtroppo spesso apprendiamo dai giornali, atti di razzismo e persecuzione di minoranze etniche. Il Presidente ha chiesto che questo impegno lo prendessero tutti i presenti incominciando, ad esempio, a bandire dal linguaggio comune, espressioni offensive verso culture e popoli diversi. Al Gen Verde, in collaborazione con un’orchestra multietnica di Arezzo, è stata affidata la conclusione dell’evento con canzoni e coreografie per testimoniare che la dimensione della reciprocità e dello scambio fra culture diverse è possibile. E l’attenzione dei ragazzi che in silenzio e con rispetto hanno accolto ogni intervento fa sperare che si possa dire con forza “mai più”. E in primavera, nuove mete attendono il Gen Verde: la prima è la Spagna, dove da fine marzo a metà maggio il gruppo sarà in tournée, toccando fra l’altro le città di Jeréz, Granada e Jaén, – mentre altre tappe si vanno confermando – con lo spettacolo “Maria”. Per info: www.genverde.it (altro…)

Centro medico Moyi Mwa Ntongo

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Cile, un Natale in piazza

Dare un po’ del proprio tempo alle persone che non hanno l’opportunità di vivere il Natale in una famiglia, con una buona cena, i doni e il clima di festa. E’ nata con questo desiderio, ormai da qualche anno, l’iniziativa “Natale per la gente della strada”, che si è svolta durante le feste natalizie, in una delle piazze più famose ma anche la più transitata da vagabondi e poveri di Santiago del Cile, piazza “Yungay”. L’evento è stato lanciato dai gen di Santiago ed ha visto la partecipazione di oltre 100 persone. Tanti hanno collaborato in diversi modi: adulti, giovani, bambini. Tutti protagonisti della festa,fin dalla sua preparazione, e il giorno di Natale la gioia che si respirava in piazza era “il frutto di questa generosità”. “E’ stata una bella opportunità per andare all’incontro dell’altro”, racconta Karina. “I nostri invitati erano persone ubriache, senza lavoro, senza famiglia, abbandonati, che cercano di sopravvivere giorno per giorno, che dormono nelle banchine di questa piazza. Un’esperienza che ci aiuta a distruggere le barriere del pregiudizio, del timore nell’andare all’incontro del ‘diverso’… a capire che l’altro è un dono per me, a provare la gioia di dare.” Tanti gli squarci dolorosi di vita raccolti nel corso della serata: madri in attesa del sesto figlio, giovani coppie con bambini di pochi mesi, solitudini. Racconta Roberta: “Un signore stava osservando sul marciapiede… lo invitiamo ad avvicinarsi e sedersi con gli altri ad un tavolo. Non vuole, anche se dice di avere fame… Intanto ci racconta la sua storia. Gli offriamo una “empanada” che riceve con piacere, ma subito aggiunge “Io non mangio se anche voi non mangiate!!” Dopo pochi minuti siamo tutti con una “empanada” in mano e gli diciamo: “Adesso andiamo a sederci!!”. “Solo se venite anche voi!”, ci dice. Tutti insieme, con lui dietro a noi per essere sicuro che non lo lasciamo solo, andiamo. E’ felice!! Per noi è una lezione, capiamo quanto sia importante non solo dar da mangiare, ma far sentire l’altro uguale a sé.”

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Brescia, “Spot, si gira!”

Il progetto sui linguaggi della comunicazione pubblicitaria è arrivato al quarto degli 8 appuntamenti previsti. Fino ad oggi hanno partecipato complessivamente 600 giovani. Dopo il percorso introduttivo, sviluppatosi con l’analisi di spot e campagne pubblicitarie italiane e straniere, il progetto è continuato con due laboratori di approfondimento: sull’utilizzo dell’immagine femminile nella pubblicità (con la psicologa Anna Granata e l’antropologa Anna Casella) e sull’influenza della moda nei comportamenti giovanili (con la ballerina Liliana Cosi e lo psicologo Ezio Aceti). Nella quarta tappa Raffaele Cardarelli, pubblicitario ed esperto di comunicazione e membro di Net-One, ha portato i giovani – 400 studenti degli istituti superiori – all’analisi approfondita degli studi e meccanismi che stanno “dietro le quinte” di uno spot, svelando le strategie messe in atto al fine di convincere i destinatari della comunicazione. “Siamo entrati nella parte tecnica del percorso – commentava uno dei presenti – ora cominciamo ad avere più elementi per proseguire nel lavoro che ci attende”. “Interessante e quasi inquietante scoprire cosa sta dietro uno spot – ha esordito un altro -; sono da conoscere questi meccanismi per avere più senso critico e incidere nel nostro mondo!Il progetto “Spot, si gira!” arriva con questo appuntamento al giro di boa: dalle analisi teoriche i giovani passeranno nei prossimi mesi alla messa a punto di una vera e propria campagna pubblicitaria incentrata su questioni sociali di particolare rilevanza nella loro città (le dipendenze; il rapporto uomo-donna; la multiculturalità) che saranno analizzate, in un confronto a più voci, anche con i rappresentanti delle istituzioni e dei media locali. Per ognuna delle 3 tematiche verrà poi realizzato uno spot che susciti fraternità e che costituirà il messaggio conclusivo del progetto offerto alla cittadinanza dai Giovani per un mondo unito. Nel corso dell’incontro è stato proposto ai giovani il Genfest 2012, come un’ulteriore occasione per vivere da protagonisti e contribuire a realizzare un mondo più unito. (altro…)

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Nuova Umanità su web

Dare una voce pubblica al dialogo di Nuova Umanità con i propri lettori e collaboratori; un luogo di approfondimento e di confronto aperto a cui ciascuno è invitato a partecipare costruttivamente. Questi alcuni degli obiettivi del nuovo sito del bimestrale di cultura legato al gruppo editoriale Città Nuova, da pochi giorni online con la nuova veste, e che potrete scoprire, passo passo, navigando su http://www.rivistanuovaumanita.it. All’interno del sito è infatti presente – oltre il sommario della rivista e alcuni articoli scaricabili da tutti – la pagina NU News online: un periodico gratuito di attualità, con approfondimenti legati ai numeri di Nuova Umanità. C’è lo spazio dedicato al dialogo con gli autori, l’area per i dibattiti e i contributi dei lettori e dei collaboratori, una sezione che raggruppa i servizi “speciali”, su argomenti di particolare interesse. Per tutti poi è disponibile l’archivio: sono attualmente scaricabili i numeri a partire dal 2000; progressivamente verranno inserite anche le annate precedenti. Nell’archivio si possono effettuare ricerche tematiche, per autore, materia, rubrica… 30 anni di contributi di Nuova Umanità facilmente consultabili e scaricabili. Per gli abbonati – al cartaceo o alla sola edizione online – è possibile leggere la rivista anche dal web, registrandosi con il proprio codice abbonato: solo a loro è riservata la lettura delle ultime due annate di Nuova Umanità. Per questo numero della rivista, leggi:

  • Per una nuova imprenditoria. Guida alla crescita in tempi di crisi, di Luigino Bruni
  • Il percorso ecumenico di Igino Giordani, di Tommaso Sorgi
  • Solo per ingiustizia: il processo a Giuseppe Gambale, di Domenico Ciruzzi

Buona navigazione! www.rivistanuovaumanita.it

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Perù: in piccolo, il mondo intero

Il Movimento dei focolari in Perú è diffuso nelle sue tre regioni geografiche: la striscia costiera, la catena montuosa  andina e la foresta pluviale amazzonica. Ci sono 3 centri del Movimento: 2 a Lima, 1 ad Arequipa e  tante comunità sparse nel Paese: a Talara, Trujillo, Chiclayo, Lima, Ica, Arequipa e a Tacna  con circa, complessivamente, 2000 membri. Il Perú è un paese molto ricco di risorse naturali.  E’ stato la culla della civiltà Inca e pre-incaica che ha lasciato una grande ricchezza culturale ed archeologica come le rovine del Machu Picchu, considerate una delle nuove sette meraviglie del mondo. L’arrivo degli spagnoli prima e l’immigrazione africana e asiatica poi, hanno fatto del Perú un paese multiculturale, una somma di tradizioni, religioni ancestrali e culture. Come ha detto il peruviano, nobel per la letteratura, Mario Vargas Llosa: “Se frughiamo un po’ scopriamo che il Perú è, in piccolo, il mondo intero”. La Cordigliera delle Ande, con le sue alte montagne che attraversano tutto il Paese raggiungendo quasi i 6.800 metri, è la cornice naturale e simbolo dei valori del popolo peruviano: forte, lavoratore, con uno spiccato senso dell’ospitalità, della solidarietà e di una ricca interiorità. La famiglia rimane un valore saldo e la vita è considerata e accolta come un dono di Dio, specie per l’amore e il sacrificio della donna. In questo contesto, il Movimento Famiglie Nuove dei Focolari sostiene e accompagna la vita della famiglia nelle sue gioie e nei suoi dolori. Il programma Sostegno a Distanza raggiunge circa 300 bambini, sparsi nei luoghi più poveri delle Ande. Molto numerosi, nel Paese, sono i giovani e i bambini, che raggiungono il 59% della popolazione. Tanti di loro sono stati attratti dall’ideale del mondo unito e sono protagonisti delle più varie iniziative per renderlo realtà. Un po’ di storia – Tre giovani di Arequipa, nel 1972, parteciparono ad un incontro del Movimento in Argentina. Ritornate felicissime per lo stile di vita evangelico sperimentato, coinvolsero in pochi mesi altre persone all’Ideale dell’unità. Nel 1981, una famiglia di Lima, dopo un contatto col Movimento a Bogotá – Colombia –, ha comunicato la spiritualità focolarina a tante altre famiglie.  Nel 1982 si sono svolte le prime Mariapoli peruviane nella città di Arequipa e, successivamente, a Lima e a Trujillo. Con grande gioia di tutti, nel 1989 si è inaugurato il primo focolare femminile a Lima e, nel 1995, quello maschile. Nel 2001 si è aperta una nuova sede ad Arequipa, nel sud del Paese. “Il popolo peruviano ha una dignità ancestrale”, commentava Bruna Tomasi – una delle prime compagne di Chiara Lubich – nella sua visita nel maggio del 2011. “Sembra che anche nella tradizione religiosa degli Inca ci siano tracce della Regola d’Oro”, affermava in riferimento alla frase che, nel Vangelo, suona “Fa agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”, e che si ritrova in modi diversi in tante religioni e culture. Come riconoscimento al contributo offerto dalla spiritualità dei Focolari in Perú, nel 2009 la Pontificia Università Cattolica di Lima ha voluto conferire a Chiara Lubich, il titolo postumo di Professoressa Onoraria. E il 31 marzo 2011, la si è ricordata con una conferenza sull’Economia di Comunione. (altro…)

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Gen Rosso 2012

«Vi mandiamo una manciata di versi sul nostro passaggio in Sardegna a fine 2011» – scrive Tomek Mikusiński alla redazione di www.focolare.org, augurandoci un anno “fruttuoso e pieno di buone comunicazioni”. Un anno che per il gruppo internazionale si prevede ricco di appuntamenti e nuovi progetti. «Attualmente stiamo incidendo un CD di canzoni nuove che speriamo a fine marzo troverà spazio nei negozi di dischi in Italia e oltre – racconta ancora Tomek – e che accompagnerà il tour dedicato al Concerto Live “Dimensione Indelebile”, rivisitato e ulteriormente modernizzato dal punto di vista artistico». Non manca qualche ‘anticipazione’: «In parallelo stiamo ultimando il nuovo musical e anche questo, speriamo a fine 2012 o inizio 2013, possa uscire a “vita pubblica”…». Alla fine di questo periodo che il Gen Rosso definisce di “lavori in sede” fino al 14 marzo, il gruppo partirà per la Spagna, per ben 2 mesi, per poi viaggiare, con tour più o meno lunghi, in tre continenti: dall’Europa, con Repubblica Ceca, Belgio e Germania, alla Cina e all’Australia. E adesso facciamo un salto indietro, all’ultimo concerto dell’anno, a Villacidro (50 km da Cagliari), in Sardegna, dove il 29 dicembre 2011 il Gen Rosso ha presentato il concerto “Dimensione Indelebile”. Il contesto era quello della XXV Marcia della Pace, nello scenario aperto dai recenti avvenimenti in Nigeria e in Siria, che mostrano come ancora il cammino della pace abbia bisogno di sostegno forte. Tema della Marcia: Educare i giovani alla pace”, dato da Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della Pace del 1° Gennaio 2012. Al concerto – che concludeva tutta la Marcia – sono giunte più di 2000 persone, dentro un capannone che normalmente viene utilizzato come mercato all’ingrosso. «Lo scenario era abbastanza insolito per le prestazioni artistiche (e non pochi i problemi tecnici) – raccontano dal Gen Rosso – ma il calore e l’entusiasmo dei giovani sardi ci ha fatto dimenticare subito tutte le difficoltà». “Un altro mondo è possibile, un’altra umanità già vive… GRAZIE di cuore!” – ha scritto qualcuno dopo il concerto. Il giorno dopo, 30 dicembre, nella zona industriale, giornata di riflessione e di impegno per i giovani sardi: ne sono stati conduttori i Giovani per un Mondo Unito che, assieme al Gen Rosso, hanno guidato i laboratori e i Workshop con giovani venuti da diverse parti della Sardegna. “Grazie Gen Rosso – Grazie ragazzi !!! Concerto bellissimo….. un grazie da parte di tutto il popolo sardo…. un grazie all’Infinito!!!!!!!”.   (altro…)

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Ecumenismo: il dialogo della vita

«Venendo in questa zona è scoppiata una cosa. E’ scoppiata quest’idea: che veramente Dio ha dato a noi un nuovo ecumenismo. Prima c’era l’ecumenismo della carità, cioè il dialogo della carità, come quando Atenagora portava i doni al Papa, il Papa portava i doni a Istanbul, a Atenagora; come quando Ramsey portava i doni al Papa, il Papa dava i doni… per indicare che è un avvicinamento. Poi c’era il dialogo quello della preghiera, dove tutti preghiamo insieme, specie nella Settimana per l’unità. E poi c’era il dialogo teologico, che è anche frenato da tante parti, anche qui in Inghilterra un po’… un po’ frenato, così. Noi ci siamo accorti, soprattutto venendo qui, che noi abbiamo un quarto dialogo, una quarta linea; che il nostro dialogo è il dialogo della vita, il dialogo di un popolo che è già cattolico, anglicano, luterano, riformato…, di un popolo che già è tutto unito e che è un popolo… è “il” popolo cristiano del 2000, di adesso, questo popolo. E che noi, e questo è un modo di fare ecumenismo nostro, cioè svegliare nei cristiani il loro istinto cristiano, legarci tutti insieme perché la bottiglia è quasi piena, legarci tutti insieme e portare avanti questo popolo. Già il Papa ci dice da anni: “Voi siete un popolo”, ma lui lo intendeva dire “per il numero che siete”. Adesso siamo quadruplicati, per il numero da allora, quando il Papa ci diceva… Ma noi intendiamo: che popolo è? E’ il popolo cristiano. Il popolo… ecco, siamo noi; siamo noi. Io dicevo l’altro giorno, parlando ai focolarini, c’era la Lesley, c’era il Callan (*), dicevo: “Ma chi mi separerà dalla Lesley e dal Callan? Nessuno, perché è Cristo che ci ha uniti! Gesù in mezzo a noi che ci ha uniti. Nessuno ci separerà!” Ora, chi dice così nel mondo solito cristiano fra ortodossi e cattolici e luterani? Tutti vanno per conto loro. Tutti vanno dietro alle proprie Chiese, naturalmente; intanto bisogna fare così, dietro alle proprie anime, alle proprie persone, alla propria corrente, alla propria denominazione; ma chi dice: “Nessuno mi separerà, perché Cristo ci ha uniti”? Il fatto è che Cristo ci ha uniti e ci ha fatti un popolo solo, e questa è la piccola “bomba” che è scoppiata qui in Inghilterra. Ecco. Carissimi, grazie anche di questo applauso. Non ringrazio mai io degli applausi. Perché vuol dire che ci siete, vuol dire che ci siamo!». Chiara Lubich, Londra, 16 Novembre 1996 – alla comunità dei Focolari di Gran Bretagna e Irlanda (*) Focolarini anglicani (altro…)

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Bambini: formatori radunati a Castelgandolfo

“Amo stare fra i bambini perché sono quelli che meglio hanno interpretato il mio Ideale!”, scriveva Chiara Lubich nel 1955. Oggi i bambini che vivono l’Ideale dell’unità sono più di 16.000, in tutti i continenti. In un’epoca di emergenza educativa, sono una risposta viva alle molte domande sull’educazione che oggi gli adulti si pongono, perché, insieme ai loro assistenti, testimoniano un rapporto nuovo: l’amore reciproco, come Gesù ha detto: “Amatevi come io vi ho amato”. E questo è stato anche il titolo della scuola che ha riunito a Castelgandolfo, dal 27 dicembre al 3 gennaio, una parte degli incaricati della formazione dei Gen4, i bambini del Movimento dei focolari; 180 arrivati anche da Stati Uniti, Vietnam, Sud Africa – alcuni con più di 30 ore di viaggio – e altri collegati via internet da tutto il mondo. Bambini bombardati da messaggi spesso de-formativi, che non li rispettano per le caratteristiche della loro età: come dare loro una formazione sia umana che cristiana? Situazioni spesso difficili vissute in famiglia, che causano la perdita della fiducia nell’adulto e di conseguenza in Dio: come fare loro sperimentare l’amore di Dio? Queste sono alcune delle domande attorno alle quali si è riflettuto durante la settimana di formazione. “Il nostro metodo di trasmissione inizia da noi stessi – sintetizzano gli organizzatori –  dall’essere noi i primi a mettere in pratica il Vangelo”. Un vivace scambio di idee ed esperienze, relativi approfondimenti tematici e psicopedagogici alla luce della spiritualità collettiva, sperimentazioni, tutela dell’infanzia, lavori di gruppo e dialogo in plenaria… in un clima di grande dedizione per i bambini, hanno rilanciato la voglia di mettersi in gioco con tutte le forze. «I gen 4 vedevano i gen più grandi, ragazzi e giovani, che si mobilitavano per la loro città, il Cairoraccontano i formatori egiziani presenti all’incontroe volevano a tutti i costi fare qualcosa anche loro. “Perché non portare la pace e la gioia?”, ci siamo detti. Abbiamo comprato dei fiori da offrire ai passanti. Prima di andare per strada, i e le gen4 hanno pensato a quali frasi avrebbero detto mentre donavano i fiori: “Quando mangi una caramella, se ami l’Egitto, non buttare la carta per terra”, o frasi simili. Tanti – sia cristiani che musulmani rimenavano a bocca aperta… Uno spazzino ha detto ad una gen 4: “Un fiore per me?”. “Sì, perché ti voglio bene” e lui, commosso: “È la prima volta che qualcuno mi regala un fiore”». Dal Brasile invece, una storia toccante: Cristina, una gen4, soffre di una malattia che provoca un’insufficienza cardiaca. Dopo un attacco cardiaco molto grave, quest’estate ha rischiato la vita. I medici l’hanno sottoposta a numerosi accertamenti. Cristina è sempre molto serena, perché, dopo avere conosciuto la storia di Chiara Luce Badano, non ha paura delle visite o delle cure che deve sopportare. In uno dei momenti di colloquio con i medici, uno di loro le ha detto: “Lo sai che eri molto vicina alla porta del Paradiso?” e lei: “Sì, lo so, ma non sono entrata perché il mio zainetto non è ancora abbastanza pieno di atti d’amore”. Dopo questa risposta il medico, ha chiesto di conoscere qualcosa della sua vita. Queste, alcune delle testimonianze raccontate durante la settimana di lavoro a servizio delle nuove generazioni. Un percorso formativo complesso e delicato, portato avanti in collaborazione con le famiglie ed esperti in diversi ambiti, che ci interpella tutti. (altro…)

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Portogallo – Ponte fra continenti

Si può ritenere il 21 febbraio 1966 come data degli inizi del Movimento dei focolari in Portogallo, giorno in cui sono arrivate a Lisbona due giovani brasiliane per ‘aprire’ il focolare, desiderato in questa città dalla stessa Chiara Lubich, per poter accogliere i primi focolarini in partenza o in arrivo dall’Europa, dato che all’epoca tutti i voli dal Sud America facevano scalo lì. Nel 1967 arriveranno anche i focolarini, dando vita a un secondo focolare. Molte sono state le persone che hanno conosciuto la spiritualità dell’unità in Portogallo in quegli anni: adulti, laici, religiose e sacerdoti, ma sono stati soprattutto i giovani che, attratti da una vita evangelica semplice ma totalitaria, si sono lanciati con entusiasmo a comunicare la nuova scoperta che aveva colmato le loro vite: “Dio è amore, Dio ci ama immensamente”. Spinti dalla presenza di Gesù fra loro, senza distinzione di età, di appartenenza sociale, lavoravano in quartieri poveri, organizzavano giornate e spettacoli musicali per trasmettere l’ideale dell’unità, scoprendo di poter contribuire alla costruzione di un mondo più unito. Nasceva così ad una comunità simile a quella dei primi cristiani dove tutto era condiviso: beni spirituali e materiali, sofferenze e gioie. Il 25 aprile del ‘74 con la caduta la dittatura di Salazar è finita la guerra coloniale che durava da 13 anni. Il Movimento ha conosciuto allora una grande espansione: le Mariapoli – appuntamenti caratteristici dei Focolari – vedono affluire migliaia di persone. Così anche le giornate dei giovani, sia a Lisbona che a Porto. Si moltiplicano le vocazioni al focolare e ad altre scelte di impegno nel Movimento, che comincia così a consolidarsi. Oggi il Movimento conta oltre 2000 membri e migliaia di simpatizzanti che aderiscono alla sua spiritualità in tutto il Paese (incluse le isole), con 10 focolari a Lisbona, Porto, Coimbra e Faro, e la cittadella Arco Iris a 50 km da Lisbona, cuore pulsante del Movimento in Portogallo. Alcuni dei pionieri dei Focolari in Portogallo non ci sono più, ma la loro testimonianza ha lasciato il profumo dell’amore evangelico autentico. Altri hanno messo la loro vita a disposizione di Dio per costruire l’unità e la fratellanza universale nel mondo. Ci sono oggi focolarini portoghesi in Giappone, Vietnam, Pakistan, Libano, Siria, Brasile, Cile, Paraguay, USA, Canada, Francia, Austria, Italia, Svizzera, Belgio… Editoria: come strumento di diffusione e formazione alla spiritualità, nel 1973 nasce la casa editrice Cidade Nova. Con i testi di Chiara Lubich e di altri autori sono circa 83 i titoli pubblicati finora. Nel 1976 nasce la rivista Cidade Nova che dal 2006 è diventato una pubblicazione mensile. Ambito ecclesiale: il Movimento dei focolari in Portogallo si caratterizza per la partecipazione, a livello locale e nazionale, in diverse attività e organizzazioni ecclesiali. Fa parte del Consiglio nazionale delle Associazioni dei Laici, è presente nelle commissioni diocesane della pastorale della famiglia, dei giovani e dell’ecumenismo. Ambito sociale: l’ONG Acções para um Mundo Unido (AMU Portogallo), sostiene varie attività in diversi quartieri svantaggiati e con difficoltà di integrazione. Inoltre, promuove micro progetti di auto sviluppo nei PALOP (paesi africani di lingua portoghese), e offre borse di studio a giovani di questi paesi. Famiglia: il Movimento Famiglie Nuove dei Focolari, porta avanti – come in tante parti del mondo – il progetto ‘Sostegno a distanza’. In Portogallo sono attivi 73 sostegni a bambini africani, asiatici e latinoamericani. Economia di Comunione – Suscitata da Chiara Lubich nel maggio del 1991, in Brasile, come una risposta ai gravi problemi di squilibrio sociale ed economico, l’Economia di Comunione (EdC) si è estesa anche in Portogallo con 12 aziende che liberamente decidono di investire i loro utili su tre fronti: aiuto ai più bisognosi, formazione ad una ‘cultura del dare’, e sviluppo della ditta stessa. Nel Polo imprenditoriale “Giosi Guella”, inaugurato nel 2010 e situato nella cittadella Arco-iris, sono rappresentate alcune di esse. L’Associazione per una Economia di Comunione e la AMU/Portogallo hanno promosso anche una riflessione teorica sull’EdC, tramite convegni e forum, radunando regolarmente specialisti nell’area economica e sociale. La cittadella Arco-iris, situata in Abrigada nel Comune di Alenquer, è sorta nel 1997 ed è apprezzata dalla Chiesa e dalle autorità civili locali che la considerano di interesse pubblico. Il Cardinale Patriarca di Lisbona, presente all’inaugurazione, ha manifestato allora l’augurio che essa sia ‘un punto fisso di unità, nella comunione, per dimostrare che l’unità fra tutti e possibile’. Sono circa 50 i suoi abitanti: adulti, famiglie, giovani, bambini, e un sacerdote che per desiderio del cardinale è anche il parroco di Abrigada. È un cantiere aperto, dove si cerca di attuare la spiritualità dell’unità o di comunione, attraverso le esperienze concrete di Vangelo vissuto. Punto di irradiazione che va oltre i membri dei Focolari, soprattutto verso i giovani, che ogni 1° maggio si radunano in centinaia per una giornata di condivisone e di festa. Spazio privilegiato di dialogo con il mondo civile e con persone di altre convinzioni e culture. (altro…)

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Istruzione: progetti a sostegno dei giovani

Nel 2011, 250 giovani sono stati accompagnati nei loro percorsi scolastici e formativi a vari livelli, dalle scuole elementari fino ai corsi di specializzazione post-universitaria, in 14 Paesi del mondo: Bosnia, Croazia, Macedonia, Moldova, Romania, Serbia, Libano, Filippine, Brasile, Colombia, Ecuador, Paraguay, Perù, Uruguay. Consentire ai giovani di studiare e di formarsi professionalmente è senz’altro un investimento per il futuro. Tuttavia l’esperienza di AMU ed EdC mostra che già nel presente si vive in comunione di intenti e di beni e si mettono in moto, in chi dà e in chi riceve, dinamiche di reciprocità. Scrivono ad esempio da Cebu, nelle Filippine: «Ogni sabato alcuni studenti vanno al nostro centro sociale per fare tutoraggio ad altri più piccoli: gli studenti che frequentano l’università aiutano quelli della scuola secondaria e gli studenti della secondaria aiutano quelli della scuola primaria che sono in difficoltà. Nel loro tempo libero aiutano anche nella conduzione dei vari programmi sociali del centro, pulendo i locali, dando da mangiare ai più piccoli, distribuendo materiale scolastico all’inizio dell’anno». E dal Brasile: «Ho 20 anni, 3 fratelli e il più piccolo soffre di handicap fisici. Questo ci fa essere più uniti in famiglia e ci fa crescere nell’affrontare la vita con semplicità e apertura alle necessità degli altri. All’inizio di quest’anno ho capito che potevo vivere il Vangelo con più radicalità, sia all’università che nel mio tempo libero, e che questo avrebbe fatto la differenza nella mia vita. Come mettere in pratica questa decisione? Mi è venuta l’idea di dedicarmi ad un’attività di volontariato, perché così avrei potuto anch’io partecipare alla reciprocità tipica dell’EdC, nella quale ricevo la mia borsa di studio e “in cambio” dono il mio tempo ad altre persone in necessità. Così ho cominciato a lavorare in una casa di cura per anziani con più di 50 ospiti. Realizzo con loro delle attività per migliorare la qualità della vita. Mi sono posta l’obiettivo di vederli non come “anziani” in genere, ma di conoscere ciascuno con la sua storia di vita, la sua famiglia per capire ciò che realmente desiderano». «Frequento la scuola per infermieri all’università del Parà. La professione che ho scelto è un’opportunità per mettermi a servizio degli altri. Alcune volte mi sono trovato in situazioni a rischio di contagio, ma cerco di intervenire sempre in favore di quelli che hanno bisogno. Una volta sono stato incaricato di curare una persona che aveva commesso dei reati. Per me era semplicemente una persona che aveva bisogno di cura. Questo mio atteggiamento ha richiamato l’attenzione dei miei colleghi facendoli riflettere sul comportamento che la nostra professione richiede». «Sono consapevole che l’EdC ha come obiettivo, oltre all’aiuto a persone in difficoltà, anche la “formazione di uomini e donne nuove”, così cerco di essere un segno di comunione tra i miei amici studenti facendo circolare tra noi le conoscenze e le esperienze di ciascuno. Non possiedo libri miei, e cerco di lasciare in buono stato il materiale didattico che mi è dato in uso. Ma altri non hanno la possibilità di comperare nemmeno le dispense, allora condivido con loro questo materiale. È questo che posso fare perché anche altri possano studiare. Sento che le conquiste che faccio riguardo allo studio non appartengono soltanto a me, ma a tutti coloro che collaborano al progetto». (altro…)

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Scuola: me stesso al primo posto?

«Stavo studiando per il compito in classe di storia e non riuscivo a concentrarmi; le pagine erano tante e pensavo che sarebbe stato difficile riuscire a completarle. A peggiorare la situazione, arriva un sms da alcuni amici che mi chiedono aiuto per un compito di matematica. Rileggo il messaggio, penso a tutte le pagine di storia e sto quasi per rispondere che non posso aiutarli. Dopo qualche secondo, però, qualcosa dentro di me mi fa capire che sto perdendo un’occasione per voler bene ad amici in difficoltà. Istintivamente avevo messo me stesso al primo posto, senza pensare a quanto sia importante aiutare gli altri. Chiudo il libro di storia e mi precipito a casa di uno di loro dove sono riuniti. Mi metto d’impegno e li aiuto sino a tarda sera. Rientrato a casa, non c’è più tempo per studiare storia, come avrei fatto a svolgere il compito? Affido tutto a Dio, credendo che avrebbe trovato una soluzione. L’indomani alcuni compagni chiedono alla professoressa se può rinviare il compito; evidentemente non sono l’unico a non aver studiato. L’insegnante, solitamente intransigente, decide di rinviare il compito. Semplice fortuna? Non credo! Penso invece che l’atto di fiducia fatto la sera prima, sia stato da Dio provvidenzialmente ricompensato!». (S. G. – Italia) (altro…)

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Congresso panafricano Gen 2

Erano più di 200 i giovani rappresentanti di 21 paesi dell’Africa sub-sahariana.Parliamo molte delle lingue presenti sul suolo Africano, però ci capiamo benissimo!” scrivono, “perché Chiara ci ha insegnato una lingua sola: quella dell’amore”. Per la prima volta alcuni rappresentanti dei e delle Gen africani hanno potuto incontrarsi e riconoscersi parte del sogno di Chiara Lubich, quasi una profezia, da lei espresso vent’anni fa proprio in questa cittadella: che un giorno questa terra sarebbe stata una testimonianza viva della luce del carisma del Movimento dei Focolari: l’unità. L’apertura ufficiale – alla presenza dei responsabili centrali del Movimento Gen, Geppina Pisani e Marius Müller, e dei responsabili della cittadella Piero, Else Castellitto e Joseph Kinini – è una vera esplosione di gioia e di colori, con la presentazione di ciascuna area geografica. A gruppi i Gen, salendo sul palco, staccano da un grande pannello con la forma del continente africano, il tassello corrispondente alla propria nazione e depongono la loro bandiera. Il risultato: la foto di Chiara Lubich sorridente, vestita da africana, e davanti a lei le varie bandiere. Scrivono: “Chiara ci sorride, ci sembra proprio che porti tutti i nostri popoli a Dio! Nel pieno di una crisi mondiale che naturalmente non ha risparmiato l’Africa, un continente già duramente provato, i Gen non si sono tirati indietro e hanno con determinazione superato mille difficoltà per raggiungere il Kenya provenendo da luoghi anche lontani migliaia di chilometri, alcuni compiendo viaggi di tre giorni in pullman su strade dissestate, come i giovani di Congo, Malawi, Etiopia e Sud-Sudan. “Quando abbiamo sentito di questo congresso ci siamo subito resi conto che servivano tanti soldi” – raccontano i Gen nigeriani – Questa volta però non volevamo chiedere fondi senza aver fatto la nostra parte. Abbiamo svolto diversi lavori, anche se tanti di noi studiano all’Università: vendite, lavori nei campi, preparazione di un calendario dove abbiamo raccontato le nostre esperienze, tra cui la vita di Chiara Luce, che tanti hanno apprezzato. Così siamo potuti venire in 12”.Il nostro Paese sta attraversando una gravissima crisi economica e politica – ci dicono quelli della Costa d’Avorio – ma la nostra presenza  è prova della Provvidenza di Dio che ci ha accompagnato”. Il 29 dicembre, un collegamento Internet 2 ways con la presidente dei Focolari, Maria Voce: un momento di immensa gioia per lei e per tutti i presenti. “Sento tanta gioia di vedervi così numerosi e di sentirvi così impegnati per il nostro Ideale: questa è la cosa che mi dà più gioia di tutte. Mi sembra che la vostra presenza sia un segno di grande speranza, perché le nuove generazioni sono la speranza dell’Opera, sono la speranza della Chiesa, sono la speranza dell’umanità; e ho visto che non sono solo io che lo sento, perché anche il Papa continua a dire questa cosa…”. Una mezz’ora di dialogo e comunione intenso con lei nella quale i Gen esprimono la loro gioia di fare questa esperienza di unità  e le raccontano i propositi presi in questi giorni. Alla conclusione di questo momento le cantano una canzone dedicata a Chiara Lubich: ‘Chiara, luce dell’Africa’. Rispondendo, Maria Voce dice:“Fate ancora più calcolo di questa luce forte che è la presenza di Gesù in mezzo a voi ed è Lui che vi aiuterà a testimoniare questa vostra unità, anche in mezzo alle difficoltà, senza paura”. Nel messaggio che le inviano a conclusione, le scrivono: “Per tanti di noi che non hanno conosciuto Chiara personalmente, oggi, il nostro incontro con te  ha confermato che Chiara è sempre fra noi, è sempre con noi. Abbiamo sentito il suo amore personale attraverso il tuo incoraggiamento, la tua fiducia. Sentiamo che ci capisci fino in fondo, sei molto vicina ad ogni Gen…Siamo coscienti che la vera battaglia incomincia ora che torniamo nei nostri paesi, ma qui abbiamo avuto tutte le risposte di cui avevamo bisogno… Le tue parole «non abbiate paura», ci aiuteranno a portare Gesù a tutti. Partiamo con la gioia della riscoperta della chiamata a lavorare per portare l’unità nel mondo attorno a noi ”. In tutti i giovani c’era la consapevolezza di vivere un momento storico, di fare un’esperienza di vita e di unità che superi le divisioni fra paesi in conflitto da tempo, le disuguaglianze e le ingiustizie in campo sociale ed economico, sentendosi protagonisti, insieme a tanti, del destino dell’Africa, e lavorando perché essa possa sempre più dare il proprio contributo, specifico e insostituibile, ad un mondo più unito. [nggallery id=83] (altro…)

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Profezia e storia

Storia e profezia: i due occhi con cui l’umanità contempla lo scenario del suo dramma: uno che guarda il passato e l’altro che guarda il futuro, per regolare il presente. Si potrebbe dire che la profezia è la veduta di Dio; la storia è la veduta dell’uomo: così la storia è un epitaffio di caduti e la profezia è l’anelito di liberazione dalla morte alla vita: un anelito alla pace. E Cristo venne: e sulla sua culla, nella notte dei tempi, gli angeli cantarono: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini”. Quel che è la gloria per Iddio in Cielo è la pace per gli uomini in terra: la pace è la gloria degli uomini; la gloria è la pace di Dio. Ora Cristo indìce la pace. “Cristo è la nostra pace…, artefice di pace”, venuto “a recare il buon annunzio di pace”, come dice Paolo ai romani, gente di guerra. La sua rivoluzione è la scoperta del fratello, fatta col lume della carità: e frutto della carità è la pace. La sua legge è il perdono: e il perdono tronca gli impulsi di guerra. La guerra denuncia, in chi la promuove, un ateismo effettivo, una ribellione a Dio. Una delle beatitudini evangeliche suona:Beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio”. I pacifici sono i facitori di pace: ché la pace si fa, si produce, ed è l’oggetto più prezioso nel ciclo della produzione della civiltà. Il cristiano è un produttore di pace, che ricostruisce indefinitamente nel tessuto dei secoli: e cioè ricostruisce senza tregua la vita, facendo “guerra alla guerra”, come dice Pio XII, per combattere il suo nemico, che è la morte. Ma c’è pace e pace. Ce n’è una, che è vita; ce n’è un’altra, che è morte. “Io vi lascio la pace – dice Gesù – vi do la mia pace, non quale la dà il mondo”. Quella del mondo è imposta dalla guerra; quella di Cristo è dono dell’amore. Sotto questo rispetto, la pace e la guerra scaturiscono dal cuore di ciascuno di noi. Ancora nel mondo troppi popoli ripetono coi profeti: “Aspettammo la pace e non abbiamo il bene; aspettammo l’ora della cura e del rimedio ai mali sofferti, ed ecco nuovi timori e perturbazioni; aspettammo la luce, ed eccoci ancora nelle tenebre… Aspettammo la giustizia e non c’è; la salute, ed essa è ancora da noi lontana”. Civiltà e pace s’identificano, come guerra e barbarie s’accompagnano. Oggi occorre una profezia – e cioè una visione di amore e di razionalità – che gridi sulle teste dei responsabili i pericoli imminenti a cui la loro insipienza – la loro paura – può esporci. Se nel corpo dell’umanità correrà il sangue di Cristo, esso ci libererà dal male. Alla città dell’uomo d’oggi, come alla Gerusalemme di ieri, Egli seguita a dire: “Oh se conoscessi anche tu – e proprio in questo giorno – quel che giova alla tua pace!”. In questo giorno proprio: ché non c’è più tempo da perdere. Giova alla pace la razionalità umana con la razionalità divina, e questa è in sostanza la carità. Il sangue della Redenzione, che ci fa consanguinei di Cristo e consanguinei quindi fra di noi, spinge a ricomporci in famiglia: in comunità. Ad arrivare all’unità. Si sta del resto operando una unificazione universale: unici e comuni sono gli ideali di libertà, di giustizia, di pace che oggi agitano ed elevano neri e gialli, proletari e lavoratori d’ogni paese e rango. Su tutta la loro agitazione, che forma la storia drammatica del tempo nostro, sempre più urgente si fa l’invito profetico di Cristo: “Che tutti siano uno!”. Igino Giordani (altro…)

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Marisa Baù, si continua a cercare

Marisa Baù, focolarina italiana residente in Svizzera, non è stata ancora trovata. Si sono perse le sue tracce dallo scorso 20 dicembre. In queste settimane il caso è stato seguito dalla polizia svizzera di Friburgo, in contatto con i responsabili del Centro dei Focolari di Montet (Broye) – dove Marisa vive da più di 15 anni – e con i familiari. A livello locale è grande la collaborazione per trovare qualche traccia che porti a ritrovarla. Gli amici e i conoscenti perlustrano regolarmente i luoghi attorno a Montet, dove Marisa sarebbe potuta andare. La segnalazione di scomparsa è stata diffusa dalla guardia forestale, dalle associazioni di cacciatori, di pescatori, di camminatori e di ornitologi della regione di Friburgo. Sono avvertiti ugualmente i numerosi campeggi che costeggiano il vicino lago di Neuchatêl. La notizia, come si può immaginare, è rimbalzata in tutto il mondo focolarino e tra gli amici e i conoscenti di Marisa. Attraverso i canali ufficiali dei Focolari sui social network si è attivata una rete di comunione e preghiera, e di impegno a diffondere capillarmente i dati utili per la ricerca. “Anche qui in Svezia preghiamo”; “Rezamos por ella aquí en Berazategui, Argentina”; “Dalla Colombia preghiamo ogni giorno. Chiediamo al cielo con fede!”; “Desde España también rezamos para que aparezca”; “Zia ci manchi!”; “Prego perché il tuo angelo ti sia accanto e perché tu ci doni un segno, per guidarci fino a te”; “Marisa … hai seguito la tua stella, hai camminato per le vie del mondo realizzando il sogno della tua vita: essere a servizio del prossimo per amore. In questo periodo siamo noi che cerchiamo una stella da seguire, per ritrovare te.” Sono alcuni degli echi arrivati. Il 20 dicembre Marisa – che al momento della scomparsa lavorava come formatrice e responsabile di produzione dell’atelier artistico del Centro – era appena tornata da una settimana di lavoro in Brasile. La mattina di quel giorno decide di fare una passeggiata nella campagna attorno a Montet. Esce verso le 11:00 e non ritorna. Dopo una prima ricerca fatta all’ora di pranzo dalle persone del Centro si avverte la polizia, che nel pomeriggio inizia le ricerche con i cani. Note su Marisa Baù È nata il 12.05.1963, domiciliata a Montet (Broye). I suoi connotati sono: Corporatura snella, 163 cm, capelli medio/lunghi ondulati rossi, occhi verdi. Al momento della scomparsa indossava un mantello invernale nero con cappuccio, pantaloni jeans, un pull nero e degli stivaletti. Si esprime in italiano e francese. Chiunque potesse fornire informazioni utili al suo ritrovamento è pregato di contattare la Polizia Cantonale di Friburgo al numero di tel. +41 (0) 26 305 17 17 oppure qualsiasi posto di Polizia (117/112). Ulteriori informazioni e nota stampa Articolo pubblicato 30 dicembre 2011 (altro…)

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Fidanzati

Il volume – «L’innamoramento tra due persone, forse ancora inconsapevoli di ciò che sta loro succedendo, è l’inizio di qualcosa potenzialmente grande, bello ed importante per loro e per il mondo intero. Ma come impostare bene il rapporto? Come capire se è la persona giusta? Stiamo “perdendo” tempo o mettendo delle fondamenta?». “Ci rivolgeremo a voi – scrivono gli Autori – come faremmo con i nostri figli più grandi, in una serata in vena di confidenze. Serve qualche idea chiara. Qualche punto fermo.. per districarci, vedere se stiamo mettendo basi solide per la nostra (eventuale) futura convivenza matrimoniale”. Gli autori – Barbara Rovea – diploma di Insegnante dei Metodi Naturali per la regolazione delle nascite – è fisioterapista. Paolo Rovea è medico ospedaliero, specialista in oncologia, radioterapia e bioetica. Genitori di 5 figli, sposati dal 1988. Responsabili da 10 anni del Movimento Famiglie Nuove per il Piemonte – Val d’Aosta e Liguria e collaboratori col Centro Mondiale Famiglie Nuove di Roma. Collaboratori nell’Associazione “Obiettivo Fraternità” Onlus e in alcuni Gruppi di Acquisto Solidale (G.A.S) piemontesi cui partecipano diverse centinaia di famiglie. La collana – PASSAPAROLA Una collana di libretti per tutti. Brevi. Agili. Intensi. Approfondimenti, riflessioni, esperienze di vita dalla prospettiva di una cultura relazionale.