Movimento dei Focolari
Le mie vacanze ad Aleppo

Le mie vacanze ad Aleppo

18-1 «Settembre è volato. Prendo il taxi, insieme a altre due persone, che risiedono qui. Lasciamo la città che mi ha accolto: Aleppo. Sono tra i pochi stranieri (forse l’unico?) che hanno scelto questa città per un periodo di vacanza. Il tassista attraversa la città, una distesa di quartieri completamente distrutti. Quanti morti ci saranno ancora sotto quelle macerie? Lui sembra non pensarci, guida ad una velocità incredibile percorrendo strade che portano verso sud, in direzione di Homs. Da lì proseguirò alla volta di Beirut. Dopo due ore e mezza intravediamo, tra le macerie, la prima casa rimasta ancora in piedi! Difficile da credere. Sono stato accolto per un mese nel focolare di questa comunità. Al mio arrivo qualcuno alle porte di una chiesa mi ha detto: “Qui incontrerai dei veri cristiani”. Una affermazione che non avevo mai sentito. Ma ora la capisco. Sono stato testimone di come il focolare sia quel luogo in cui si condivide tutto: la “provvidenza” che arriva da tutto il mondo, con tavoli pieni di vestiti, ecc., ma soprattutto i dolori e le gioie, la vita di ogni giorno. Qui, per anni, l’unico sostegno è stato la Parola del Vangelo, Dio. Come mi risuonava l’inizio, sentito tante volte, della storia del Movimento dei Focolari, quando Chiara Lubich raccontava: “Erano tempi di guerra e tutto crollava”!

Bernard (centro), con due popi del focolare di Aleppo: Fredy (sinistra) e Murad (destra)

Bernard (centro), con Fredy (sinistra) e Murad (destra) nel focolare di Aleppo.

Qui ad Aleppo, mentre ancora infuriava la guerra, con le bombe che esplodevano intorno, i focolarini andavano a visitare ogni giorno due famiglie. Per tre volte, a causa delle bombe cadute sui palazzi accanto, i vetri del focolare sono andati in frantumi. Ho conosciuto tante persone della comunità del Movimento, una comunità viva, una vera famiglia, che ha attraversato prove terribili. Hanno perso tutto, l’attività professionale, i parenti, le case, gli amici. Ma hanno trovato nella fede e nell’unità la forza per rialzarsi e cominciare a cercare nuove opportunità. Una sera, anche se in lontananza si sentivano ancora le bombe, in città è tornata l’elettricità. Non succedeva da cinque anni. Samir aveva le lacrime agli occhi: «È la prima volta che vedo il mio negozio illuminato!». Georges invece deve ancora portare le bombole di gas fino al terzo piano, perché l’ascensore in quell’edificio non funziona. Quando deve entrare nel condominio dalla strada si annuncia, gridando, e dall’alto gli buttano le chiavi. Con Maher ho fatto regolarmente jogging. Tante altre persone, come noi, affollavano il bellissimo parco centrale della città. C’era aria di speranza. Nabla mi diceva che tra alcuni mesi le cose potrebbero andare meglio in questo Paese, dal grandioso passato. Nell’antica cittadella, emblema della città di Aleppo, sulla collina, un giorno si è tenuto, dopo tanti anni, un concerto di musica, con danze e poesie della tradizione. 4000 mila persone hanno cantato insieme in un’aria di festa. IMG_7442-768x512Durante la guerra il prezzo pagato dalla popolazione è stato molto, troppo alto: tantissimi morti, e poi malattie, depressione, traumi, isolamento, mancanza di istruzione, di formazione al lavoro, e poi tanti bambini abbandonati … la lista è lunghissima. Ho rivolto spesso una domanda alle persone del posto: “Cosa ritieni importante per affrontare il futuro?”, pensando che la risposta sarebbe stata “la ricostruzione delle case, la ripresa delle attività produttive”. Invece, con mia sorpresa, la risposta che ho sentito più spesso è stata “una grande forza spirituale, capace di far rinascere anche qui una nuova vita”. Grazie Robert, Pascal, Fredy, Murad. Grazie Ghada, Lina, Chris, Maria Grazia, Maria, Zeina, per la vostra vita e la vostra testimonianza. Ora avete un posto speciale nel mio cuore».   A cura di Gustavo Clariá (altro…)

Parola di vita – Aprile 2018

Questa frase di Gesù fa parte di un lungo dialogo con la folla che ha visto il segno della moltiplicazione dei pani e lo segue, forse soltanto per ricevere da lui ancora qualche aiuto materiale. Gesù, partendo dal loro bisogno immediato, porta piano piano il discorso sulla sua missione: è stato inviato dal Padre per dare agli uomini la vera vita, quella eterna, e cioè la stessa vita di Dio, che è Amore. Egli, camminando sulle strade della Palestina, si fa vicino a quanti incontra, non si sottrae alle richieste di cibo, di acqua, di risanamento, di perdono; anzi condivide ogni necessità e ridà speranza a ognuno. Per questo può chiedere poi un passo ulteriore, può invitare chi lo ascolta ad accogliere la vita che ci offre, ad entrare in relazione con Lui, a dargli fiducia, ad avere fede in Lui. Commentando proprio questa frase del Vangelo, Chiara Lubich ha scritto: “Gesù qui risponde all’aspirazione più profonda dell’uomo. L’uomo è stato creato per la vita; la cerca con tutte le sue forze. Ma il suo grande errore è di cercarla nelle creature, nelle cose create, le quali, essendo limitate e passeggere, non possono dare una vera risposta all’aspirazione dell’uomo. … Gesù solo può saziare la fame dell’uomo. Soltanto Lui può darci la vita che non muore, perché Lui è la Vita”1. “In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna”. La fede cristiana è prima di tutto il frutto di un incontro personale con Dio, con Gesù, che non desidera altro che farci partecipare alla sua stessa vita. La fede in Gesù è aderire al suo esempio di non vivere ripiegati su noi stessi, sulle nostre paure, sui nostri programmi limitati, ma piuttosto di riversare la nostra attenzione sulle necessità degli altri: necessità concrete come la povertà, la malattia, l’emarginazione, ma soprattutto il bisogno di ascolto, di condivisione, di accoglienza. In questo modo potremo comunicare agli altri, con la nostra vita, lo stesso amore ricevuto come dono di Dio. E per fortificare il nostro cammino, Egli ci ha lasciato anche il grande dono dell’Eucaristia, segno di un amore che dona se stesso per far vivere l’altro. “In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna”. Quante volte, durante la nostra giornata, diamo fiducia alle persone intorno a noi: all’insegnante che istruisce i nostri figli, al tassista che deve portarci a destinazione, al medico che deve curarci … Non si può vivere senza fiducia, ed essa si consolida con la conoscenza, l’amicizia, il rapporto approfondito nel tempo. Come vivremo allora la Parola di vita di questo mese? Continuando il suo commento, Chiara ci invita a ravvivare la nostra scelta ed adesione totale a Gesù: “ … E sappiamo ormai quale è la via per arrivarvi: … metter in pratica, con particolare impegno, quelle sue parole che ci ricordano le varie circostanze della vita. Per esempio: incontriamo un prossimo? “Ama il prossimo tuo come te stesso” (cf Mt 22,39). Abbiamo un dolore? “Chi vuol venire dietro a me… porti la sua croce” (cf Mt 16,24), ecc. Allora le parole di Gesù si illumineranno e Gesù entrerà in noi con la sua verità, la sua forza ed il suo amore. La nostra vita sarà sempre più un vivere con Lui, un fare tutto assieme a Lui. Ed anche la morte fisica, che ci attende, non potrà più spaventarci, perché con Gesù ha già avuto inizio in noi la vera vita, la vita che non muore”.2 Letizia Magri 1 C. Lubich, La vera vita, Città Nuova, 35, [1991], 14, p. 32. (altro…)

A scuola di condivisione

A scuola di condivisione

La verde e ospitale Irlanda pullula di ottime scuole dove imparare l’inglese, per studenti di tutte le età e provenienza, è un’esperienza entusiasmante. Non fa eccezione la Language Learning International: soggiorni studio di varie tipologie, tecniche di apprendimento all’avanguardia, famiglie selezionate, intrattenimento culturale e sportivo, ma anche stage in Francia e Spagna per gli studenti irlandesi. Ciò che distingue il lavoro formativo di questa Scuola, fondata da Eugene Murphy a Dublino, nel 1989, è la qualità della relazione con gli studenti, in un’atmosfera accogliente e con uno sguardo sensibile verso le personali caratteristiche di ciascuno. Ma c’è dell’altro. La LLI, con oltre 2 mila studenti l’anno, è ambasciatrice dell’Economia di Comunione nel settore della formazione. Le esperienze che seguono, tratte dal sito dell’EdC, lo testimoniano. «In un campo estivo capita un ragazzo affetto dalla sindrome di Asperger, di cui non si sapeva nulla prima dell’arrivo. La prima soluzione di alloggio non è positiva poiché in casa non riescono a gestire le particolari condizioni del giovane. Lo si sposta tentando con una nuova famiglia ma le difficoltà emergono ancora. Nonostante l’estate sia un periodo intenso, in azienda si vuole garantire un trattamento giusto e sereno a chiunque partecipi, quindi si cerca ancora un’alternativa, fino a trovare un’anziana signora che accetta felice di ospitare e seguire il ragazzo, conoscendo bene la sindrome, di cui è affetto, per coincidenza, anche un suo nipote. Risultato positivo per tutti: lo studente riesce a sfruttare al meglio l’esperienza e rientra a casa contento ed il responsabile dei rapporti con le famiglie dichiara che la presenza di questo ragazzo nel programma ha caricato di valore l’intera stagione!». «Corso inglese di gruppo, gran bella atmosfera in classe ed ottime relazioni instaurate; una delle prove da preparare, però, è una presentazione orale individuale e improvvisamente un ragazzo di 15 anni si avvicina ad Eugene Murphy, fondatore della scuola ed esperto trainer, dichiarando di non sentirsi in grado di farlo a causa della sua balbuzie. Eugene ne parla con altri formatori e decidono di tranquillizzare il ragazzo realizzando la prova in privato. Alla fine, i professori lo incoraggiano a condividere comunque l’esperienza con gli altri, il giovane accetta e, tra emozione e commozione generali, la prova si conclude con un lungo applauso della classe. Si scoprì poi che il ragazzo non aveva parlato fino ai 7 anni e quella performance in pubblico risultò una sorta di miracolo che ha reso lui stesso ed i genitori pieni di gioia». Cathy Young, direttrice della LLI, racconta di un nuovo progetto che ha coinvolto la scuola in un’avventura di apertura con una realtà geograficamente molto lontana dall’Irlanda: «Avevamo il desiderio di intraprendere un progetto di Economia di Comunione che avesse un focus sull’educazione. Dal sito web di AMU siamo venuti a conoscenza di una fantastica iniziativa in Bolivia chiamata Fundación Unisol, che lavora per sostenere alcune delle famiglie più povere di Cochabamba. Abbiamo preso contatto e insieme abbiamo messo a punto un progetto che finanzierà l’acquisto di nuovi libri e computer portatili, fornirà nuovi tavoli e sedie per le aule, sostenendo l’impiego di due insegnanti». Del progetto portato avanti dalle due scuole viene dato regolare aggiornamento. «Questo scambio reciproco – afferma Cathy – è uno degli aspetti più belli della nostra collaborazione e ci aiuta a vivere meglio nel nostro ambiente di lavoro quotidiano». Alla Language Learning International gli studenti apprendono dal vivo il significato di tante parole. Ma la prima di tutte è condivisione. Chiara Favotti (altro…)