Lug 12, 2017 | Chiara Lubich, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Può certamente dirsi un anniversario d’oro quello che oggi, 50 anni dopo, ricorda quel primo sommesso incontro, seme di impensate aperture tra il Patriarcato Ecumenico della Chiesa Ortodossa e il Movimento dei Focolari – scrivono dai focolari di Istanbul -. Poche settimane fa così si esprimeva il Metropolita Gennadios Zervos: “Fino ad oggi, quel momento non è stato adeguatamente apprezzato in tutta la sua portata” (cfr Quel dialogo voluto da Dio). Qualcosa della forza germinante di quell’incontro la si può intuire dall’attribuzione in Ottobre del primo Dottorato honoris causa in “cultura dell’unità” al Patriarca Bartolomeo da parte dell’Istituto Universitario Sophia (Loppiano, Italia). Da lì il progetto, ora già realtà, di arricchire l’offerta formativa dello stesso Istituto, con una Cattedra permanente per il dialogo tra Chiesa ortodossa e Chiesa cattolica, intitolata al Patriarca Atenagora e a Chiara Lubich. Il 13 giugno, giorno della ricorrenza, alcuni di noi si sono ritrovati spontaneamente al Fanar, la sede patriarcale. Davanti alla bellissima icona di Maria si è conclusa col Magnificat la nostra preghiera di azione di grazie: “Grandi cose ha fatto l’Onnipotente, Santo è il Suo Nome”. Ma l’oro è ancora d’obbligo per la celebrazione che è stata fatta qui ad Istanbul, nel quadro della Mariapoli locale. Se l’anno scorso Papa Francesco aveva visitato una Mariapoli, quella di Roma, quest’anno i partecipanti alla Mariapoli di Istanbul, hanno avuto la sorpresa, la gioia e l’onore di essere ospiti del Patriarca Bartolomeo. La Scuola Teologica dell’isola di Halki, con il suo splendido parco, ha fatto da cornice ad una giornata indimenticabile.
Domenica 25 giugno, i 65 ‘mariapoliti’ di diverse confessioni, nazionalità, lingue sono saliti alla sala delle udienze dove il Patriarca Bartolomeo ha tenuto il suo discorso: «Parliamo ora di una storia che ha 50 anni, di un legame spirituale molto forte tra il Patriarcato Greco e il Movimento dei Focolari. E possiamo parlare ormai di una tradizione perché il nostro predecessore Patriarca Demetrio ha continuato la relazione con Chiara e il Movimento. E noi abbiamo seguito e portato avanti per 26 anni questa tradizione. Siamo molto felici ed è una grande gioia per noi che la maggior parte degli anni di questa tradizione siano trascorsi con noi». Non siamo nuovi alle manifestazioni di affetto e di stima del Patriarca, ma questo riesce sempre a sorprenderci. L’espressione della sua gioia non è una formalità … si dice fiero della sua parte di 26 anni su 50! e aggiunge a braccio: «Ma già prima di essere patriarca , nel lavoro accanto ai miei predecessori ho servito con amore questo rapporto». E ha continuato: «Vedo che il buon Dio vi ha benedetto perché il vostro numero e il vostro servizio sono aumentati, perché con il testamento di Chiara che avete accolto, rendete servizio a tutta l’umanità con lo stesso cuore puro, con la stessa fede, con lo stesso amore, con la stessa laboriosità. […] Come la benedizione di papa Francesco, così la nostra benedizione e la nostra preghiera è sempre con voi, perché seminiate i semi della pace e dell’amore nel cuore degli uomini. Che Dio conduca sempre i vostri passi verso le buone opere».
Dopo il discorso la consegna dei doni, tra cui una foto incorniciata di Atenagora e Chiara durante uno dei loro incontri. E poi una canzone “Ama e capirai”, in diverse lingue (anche in greco), che sappiamo essere stata molto amata dal Patriarca Atenagora e che esprime l’essenza della Mariapoli: la luce che viene dall’amore vissuto. Nella sala da pranzo sottostante il Patriarca ha offerto a tutti uno squisito pranzo e la mattinata si è conclusa con foto ufficiali, selfie e momenti di dialogo in cui Bartolomeo si è intrattenuto con l’uno e con l’altro. D’oro infine l’eredità che ci lasciano il Patriarca Atenagora e Chiara, protagonisti e iniziatori del “dialogo della Carità”, “grandi ideatori del dialogo del popolo (…) iniziatori di una nuova Era ecumenica; hanno ammaestrato popoli, dando loro coraggio, forza, pazienza, fedeltà, disponibilità, amore e unità” (Metropolita Gennadios Zervos). (altro…)
Lug 11, 2017 | Cultura
Per i bambini. Il primo libro per imparare a pregare. Con disegni e colori vivaci un libretto per i più piccoli per scoprire le preghiere fondamentali della tradizione cristiana: il Padre nostro, il Gloria al Padre, l’Ave Maria, il Credo, l’Angelo di Dio, l’eterno riposo…Tante illustrazioni e alcune righe di introduzione e commento per imparare a conoscere tutta la ricchezza e la fecondità di un patrimonio spirituale millenario. Città Nuova Editrice
Lug 11, 2017 | Focolari nel Mondo
Dopo l’interesse suscitato dalla “Giornata dei cinque miliardi” tenutasi l’11 luglio 1987, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite decise di portare avanti l’iniziativa, istituendo la Giornata mondiale della Popolazione, al fine di promuovere una maggiore consapevolezza sui temi legati a questo argomento, e fra questi le correlazioni con l’ambiente e lo sviluppo. Essa si celebrò per la prima volta l’11 luglio 1990, in più di 90 Paesi. (altro…)
Lug 11, 2017 | Cultura, Focolari nel Mondo
https://vimeo.com/221708203 (altro…)
Lug 10, 2017 | Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale, Spiritualità
«Il mio Paese, il Libano, per molti anni è stato sotto il controllo della Siria. Per questo motivo tra i due Paesi si è sviluppata una forte tensione, peggiorata dall’arrivo di un gran numero di rifugiati siriani, circa due milioni di persone su quattro milioni e mezzo di abitanti, quasi la metà della popolazione. All’inizio della guerra in Siria, alcune famiglie della comunità dei Focolari di Aleppo erano venute in Libano per allontanarsi per qualche tempo dalla guerra. In seguito, essendo peggiorata la situazione nel loro Paese, non sono più potute tornare in patria e sono state accolte in un centro del Movimento. Nel clima di ostilità generale che li circondava, aiutarli era una scelta decisamente contro corrente, che richiedeva da parte nostra lo sforzo di cancellare tutti i pregiudizi che il popolo libanese nutriva nei confronti dei siriani. Volevamo testimoniare la pace e l’amore tra noi. Abbiamo cominciato a visitarli, costruendo con loro un forte legame. Genitori, giovani e bambini, tutti ci siamo impegnati perché queste famiglie non si sentissero sole in un momento così difficile. Trascorrevamo le giornate insieme, organizzando serate, cercando di alleggerire le loro angosce, capirli e ascoltarli. Non potevamo risolvere i problemi degli Stati, ma potevamo almeno costruire delle oasi di pace intorno a noi. Non avevano nulla, erano arrivati senza poter portare con sé oggetti o vestiti. Abbiamo fatto tra noi una comunione dei beni, raccogliendo soprattutto vestiario, che abbiamo offerto con delicatezza, non era facile per loro accettare un aiuto materiale. Le loro condizioni di vita erano dure. Erano senza lavoro, in terra nemica, spesso in attesa di notizie dei loro parenti o amici. Noi giovani siamo andati insieme sulla spiaggia, per cercare di allentare l’atmosfera di tensione. Spesso. Abbiamo cominciato a frequentarci, a trascorrere insieme molto tempo, anche a leggere con loro la parola di vita, per condividere le nostre vite e le esperienze. Abbiamo cominciato a sentirci parte di un’unica famiglia. Un anno più tardi, queste famiglie hanno dovuto iniziare a cercare casa. Erano angosciate e con grosse difficoltà finanziarie. Ma abbiamo creduto insieme alla provvidenza di Dio. Cercando con loro case e lavoro, eravamo consapevoli delle difficoltà cui saremmo andati incontro. Entravamo nelle case per cercare un alloggio “per i nostri amici siriani” e ricevevamo in cambio reazioni molto dure. Ad esempio, i proprietari degli appartamenti ci proponevano degli affitti eccessivamente costosi, per non riceverli. Prima di lasciare il centro, l’ultimo giorno, un’unica famiglia non aveva ancora trovato né casa, né mobili. Una di noi ci ha ricordato che dovevamo avere fiducia nell’intervento di Dio. Con nostra grande gioia, il giorno dopo, abbiamo trovato gratuitamente una casa e un’altra persona che doveva traslocare ha regalato tutti i suoi mobili. Abbiamo anche trovato delle scuole semi gratuite per i loro figli. Con un gruppo di insegnanti abbiamo avviato una scuola di francese, che ha permesso ai bambini delle famiglie siriane di iniziare a frequentare la scuola. Ora tutte queste famiglie hanno lasciato il Libano e si sono trasferite in Canada, Belgio, Olanda. Ci hanno scritto per dire che in Libano si sono sentiti sostenuti, a casa. Una famiglia ha detto: «Senza il sostegno delle famiglie libanesi non avremmo mai potuto ricominciare tutto daccapo così facilmente». Quando sono partite, hanno lasciato quello che avevano per le famiglie che sarebbero arrivate dopo. Adesso disponiamo di tre alloggi che usiamo per aiutare le famiglie siriane e irachene di passaggio in Libano per emigrare, cercando di essere sempre disponibili ad amarli e a custodire questa relazione di pace». (altro…)
Lug 8, 2017 | Chiara Lubich, Spiritualità
T’ho trovato in tanti luoghi, Signore
! T’ho sentito palpitare nel silenzio altissimo d’una chiesetta alpina, nella penombra del tabernacolo di una cattedrale vuota, nel respiro unanime d’una folla che ti ama e riempie le arcate della tua chiesa di canti e d’amore. T’ho trovato nella gioia. Ti ho parlato al di là del firmamento stellato, mentre a sera, in silenzio, tornavo dal lavoro a casa. Ti cerco e spesso ti trovo. Ma dove sempre ti trovo è nel dolore. Un dolore, un qualsiasi dolore, è come il suono della campanella che chiama la sposa di Dio alla preghiera. Quando l’ombra della croce appare, l’anima si raccoglie nel tabernacolo del suo intimo e scordando il tintinnio della campana ti “vede” e ti parla. Sei tu che mi vieni a visitare. Sono io che ti rispondo: “Eccomi Signore, te voglio, te ho voluto”. E in quest’incontro l’anima non sente il suo dolore, ma è come inebriata dal tuo amore: soffusa di te, impregnata di te: io in te, tu in me, affinché siamo uno. E poi riapro gli occhi alla vita, alla vita meno vera, divinamente agguerrita, per condurre la tua guerra. Da Chiara Lubich, “La dottrina spirituale”, Editrice Città Nuova, Roma 2006, pagg. 147-148. (altro…)
Lug 7, 2017 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Dopo una violenta guerra civile durata ben 12 anni, il Burundi è attualmente attraversato da una crisi politica che ha generato una grande frattura tra le istituzioni e i cittadini. Ci sono state numerose manifestazioni di protesta contro il governo e molti giovani sono stati arrestati. Omicidi e sequestri si susseguono, e tanti fuggono lasciando i propri villaggi o addirittura il Paese. I gen, giovani dei Focolari, si sono impegnati a “vivere per la propria gente”, riconoscendo in ogni difficoltà o persona sofferente un volto di Gesù crocifisso e abbandonato, per amarlo concretamente. «Siamo andati a soccorrere i numerosi feriti – racconta Lewis –. Durante una delle visite a un ospedale della capitale abbiamo lavato i panni dei malati e condiviso i pasti con alcuni di loro. Siamo andati a trovare i bambini di un orfanatrofio. Abbiamo giocato e condiviso il pomeriggio con loro, cercando di farli contenti. Ne abbiamo approfittato per dare anche una mano per la pulizia». I gen, tanti di loro studenti universitari, hanno organizzato una “Conferenza di pace” presso l’Università del Burundi, molto partecipata. «La sala era piena e questo ci ha confermato quanto le persone aspirino davvero alla pace. Si è esibito il nostro gruppo musicale, il “Gen Sorriso”, riscuotendo una buona accoglienza da parte dei presenti. In particolare la canzone “I Believe” (vedi il video) composta da loro, incoraggia i giovani del nostro paese ad andare controcorrente, rendendosi sensibili alla sofferenza altrui, con l’invito a fare la propria parte per cambiare il mondo. Quando abbiamo fatto le riprese di questo videoclip abbiamo dovuto sforzarci per andare oltre le situazioni avverse che ci circondavano e credere che, nonostante tutto, la pace è sempre possibile». Per rendere più visibile ed efficace il loro impegno, insieme alla comunità locale dei Focolari, i giovani hanno dato vita al progetto “TOPA” (Progetto per la pace in Burundi), che include una serie di iniziative in favore della pace e della riconciliazione: «Attraverso conferenze tematiche, programmi radio, attività di beneficenza, concorsi d’arte, di poesia e di canto e una grande festa di chiusura, iniziative sempre diffuse dai social media, cerchiamo di coinvolgere il maggior numero di persone a impegnarsi con noi per costruire la pace nel nostro Paese». https://www.youtube.com/watch?v=Q2fobgsqI7c (altro…)
Lug 6, 2017 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
https://youtu.be/zGVMkJYcm1U (altro…)
Lug 6, 2017 | Focolari nel Mondo
Promosso dal Centro Evangelii Gaudium (CEG) dell’Istituto Universitario Sophia (Loppiano – Italia), in collaborazione con il Centro di spiritualità di comunione per sacerdoti, diaconi e seminaristi diocesani “Vinea Mea” (Loppiano – Italia), dal 13 al 30 luglio 2017. Per informazioni: cfs.sophia@gmail.com Dépliant-Corso-Loppiano-2017
Lug 6, 2017 | Centro internazionale, Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«È del 25 marzo scorso la ricorrenza del 60° dei Trattati di Roma, che diedero vita concretamente a quella “comunità di popoli” di cui Robert Schuman aveva già piena visione. Il 7 maggio 1950, infatti, aveva proposto ad Adenauer “una solidarietà di produzione” di carbone ed acciaio, che rendesse impossibile ogni forma di guerra tra Francia, Germania e gli altri Paesi che vi avrebbero aderito. Un atto straordinario per riconciliare popoli prostrati dal più terribile conflitto fino ad oggi sperimentato. L’Europa era devastata, oltre 35 milioni di morti, non solo macerie, ma anche distruzione sociale, politica, morale. Senza leggi, senza ordine pubblico, senza servizi… In quei giorni sconvolgenti sarebbe stato già molto mettere in sicurezza i confini e vigilare sugli accordi di pace. Come si è arrivati, invece, ad immaginare di guarire così profondamente le ferite da fare di tanti popoli contrapposti un solo popolo europeo? Chi ispirava Schuman, Adenauer, De Gasperi e altri ancora? Vogliamo pensare che a suscitare le idee e la forza per l’Europa sia stato Dio. Dio che ha testimoniato il suo amore per gli uomini fino a morire per loro di una morte atroce e infamante, che lo ha identificato con tutti i dolori dell’umanità, compresi quelli derivanti da violenze e guerre. Dio che anche oggi può sollecitare i popoli a riconciliarsi e divenire un’unica famiglia universale. I fondatori dell’Europa ne hanno fatto l’esperienza. Non si sono lasciati schiacciare dalla assurdità del male, dalla disumanità delle dittature, del conflitto, della Shoah… Diceva Chiara Lubich, la fondatrice del Movimento dei Focolari, a proposito della cultura che nasce da una profonda riconciliazione: “…ogni persona può portare un contributo suo tipico in tutti i campi: nella scienza, nell’arte, nella politica, nelle comunicazioni e così via. E maggiore sarà la sua efficacia se lavora insieme con altri uniti nel nome di Cristo. È l’Incarnazione che continua, incarnazione completa che riguarda tutte le membra del Corpo mistico di Cristo. Nasce così, e si diffonde nel mondo, quella che potremmo chiamare “cultura della Risurrezione”: cultura del Risorto, dell’Uomo nuovo e, in Lui, dell’umanità nuova” . E se questa fu in certo modo l’avventura dei fondatori dell’Europa, possiamo – e vorrei dire: dobbiamo – aspirare a continuare la loro opera. Vi siamo chiamati tutti. L’unità dei popoli dell’Europa è un percorso al contempo educativo, culturale, spirituale, ed anche politico, economico, sociale, comunicativo. Ecco, dunque, qualche possibile ulteriore passo: innanzitutto è richiesto a noi cristiani non solo la riconciliazione ma un cammino di comune testimonianza, cammino che ha visto recenti incontri storici: a Lund, in Svezia; a Lesbo, in Grecia; a Cuba. A noi tutti il compito di contribuire ai passi verso la piena e visibile comunione, sapendo quanto ciò sarà determinante per l’unità dell’Europa e per servire meglio l’umanità.
Vogliamo poi allargare lo sguardo all’intera Europa – dall’Atlantico agli Urali – e ciò significa riconoscimento reciproco dei valori e spazi di collaborazione tra Nord e Sud, tra Est e Ovest. Le guerre, i regimi totalitari, le ingiustizie, hanno lasciato ferite da risanare. Per essere davvero costruttori di unità europea, dobbiamo riuscire a riconoscere che ciò che oggi siamo è frutto di una vicenda comune e di un destino europeo da prendere interamente nelle nostre mani. Se una conseguenza fosse rinnovare le relazioni tra Unione europea e Paesi europei ad essa non aderenti, ciò sarebbe un importante passo per la pace, in particolare per il Medio oriente. In Europa vi è anche una forte necessità di partecipazione dei cittadini alla vita delle città e dell’intero continente. In altre parole di rigenerare la democrazia che è nata in Europa, ma oggi ha bisogno di una nuova dimensione, più effettiva, più densa, più adatta a questo secolo. E ancora: in un contesto europeo multiculturale e multireligioso c’è grande bisogno di una nuova capacità di dialogo. Dialogo che può poggiare sulla “Regola d’oro“, che dice: “Fa’ agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te” (cfr Lc 6,31) ; regola comune a tutte le principali religioni della terra e accolta volentieri anche da chi non ha riferimento religioso. Occorrerebbe poi rivedere e applicare, anche a livello istituzionale, il motto scelto dall’Unione Europea “unità e diversità”. Sarebbe un dono anche per i popoli che in altri continenti cercano vie per unirsi. Nella visione dei fondatori l’Europa non è mai stata pensata chiusa in se stessa, ma aperta all’unità della famiglia umana. Ed è significativo riaffermarlo qui a Malta, lo Stato europeo più a sud, immerso per cibo e lingua e, innanzitutto, per vocazione nel Mediterraneo, che da tomba azzurra deve ri-essere “Mare nostrum”: di un’Europa, di un’Africa e di un Medio Oriente uniti. Le tante crisi internazionali in corso ci danno la nitida percezione di quanto sia lunga la strada per arrivarvi veramente. Diceva ancora Chiara Lubich: “Occorre uno studio paziente, occorre sapienza, occorre soprattutto non dimenticare che c’è Qualcuno che segue la nostra storia e desidera – se collaboriamo con la nostra buona volontà – attuare i Suoi disegni d’amore sul nostro continente e su tutto il nostro pianeta”. Possiamo concludere che per un fine così alto vale senz’altro la pena di impegnare la nostra esistenza. Che anche questo Forum contribuisca a mettere in piedi quella “Europa famiglia di popoli” che, secondo papa Francesco, è “capace di dare alla luce un nuovo umanesimo basato su tre capacità: la capacità di integrare, la capacità di dialogare e la capacità di generare”». Maria Voce Malta, St John’s Cathedral, 7 maggio 2017 (altro…)