Nov 26, 2016 | Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
L’evento ha riunito 90 partecipanti, fra musulmani e cristiani, provenienti dalla Giordania, Siria, Libano, Grecia, Tunisia, Francia, Italia, Svizzera, Burkina Faso, Canada e Algeria. Sono stati affrontati quattro temi: la sofferenza vista alla luce di Dio; l’ispirazione divina sull’Unità in Chiara Lubich; le difficoltà e le sfide odierne per i musulmani; essere costruttori della fraternità universale. “Insieme” è stato il termine più usato durante il Congresso, evidenziando l’esperienza maturata in seno al Movimento dei Focolari: vivere insieme l’ideale dell’unità, cristiani e musulmani, secondo il carisma che Dio ha dato a Chiara Lubich, nella piena coscienza delle rispettive identità e nel rispetto e accoglienza delle differenze. La profonda esperienza spirituale che lei fece nell’estate 1949, introdotta da Jésus Morán (copresidente del Movimento dei Focolari), è stata accolta dai presenti in un clima di grande fraternità:“Chiara ci porta in Dio Uno, al di là delle singole religioni”, ha detto Jalleh, sciita, d’origine iraniana. E un altro:“Chiara usa immagini comprensibili per parlare della Trinità”. In questo contesto, Rita Moussallem e Roberto Catalano (corresponsabili del dialogo interreligioso dei Focolari), hanno illustrato l’esperienza del Movimento a contatto con le diverse religioni in diverse parti del mondo. “Si potrebbe dire che Dio si è manifestato e ci ha dato un po’ della sua luce”, il commento di uno dei partecipanti. Dopo essere stati immersi nella dimensione dell’unità nata nel contesto cristiano, lo sguardo si è rivolto alla realtà musulmana. Lo studioso Adnane Mokrani, algero-tunisino, professore al PISAI (Pontifico Istituto di Studi arabi e d’Islamistica a Roma), ha parlato della crisi che attraversa oggi l’Islam. Ha invitato il pubblico a non lasciarsi prendere dalle diverse teorie del complotto, a non attribuire la colpa ad altri, a rimettersi in discussione, senza però cadere nello scoraggiamento, perché «la maggioranza delle persone desiderano la pace, forse una maggioranza inattiva … Ma siamo noi, invece – ha affermato con forza – una minoranza attiva che deve fare di tutto affinché questa maggioranza si svegli. È nostro compito».
Amer el Hafi, professore di Religioni comparate all’Università di Amman (Giordania), in collegamento skype, ha detto:“Dio è grande, vuol dire che è più grande delle nostre paure, dei nostri problemi e delle nostre disgrazie: è la chiave della nostra speranza e della nostra vita. Ma purtroppo questa espressione oggi è diventata segno di morte”. Insieme al prof. Adnane Mokrani, hanno risposto ad alcune domande spontanee della sala. Molto apprezzata la presenza dell’arcivescovo emerito d’Algeri, Mons. Henri Teissier, profondo conoscitore della cultura algerina e dell’Islam, e di Mons. Jean Paul Vesco, vescovo di Orano. Questi ha spiegato che «l’amicizia fondata sulla comunione spirituale è l’apice del dialogo fra le religioni, con le loro differenze». I giovani musulmani algerini del Movimento hanno animato l’assemblea con musiche e canti. La visita al mausoleo del mistico Sidi Boumediène, introdotta magistralmente dallo studioso algerino Dr Sari-Ali Hikmet, ha offerto ai congressisti un’immersione nella spiritualità, nell’arte e nella cultura musulmana. Poi è stata la volta della visita al museo El Mechouar, palazzo della dinastia zianide, alla grande Moschea e al moderno Centro Studi Andalusi. Prima di lasciare Tlemcen, Jesús Morán, ha riassunto l’esperienza vissuta: «Si è trattato non solo di andare d’accordo ma di essere uno, di vivere la stessa esperienza di Dio, di condividere ciò che abbiamo di più profondo». Jean-Louis Marechal (altro…)
Nov 25, 2016 | Focolari nel Mondo
El mundo actual puede resultar complejo de descifrar; son muchos los estímulos -incluso contradictorios en la mayoría de las ocasiones- que envuelven y en ocasiones sepultan a jóvenes y adultos. ¿Quién no necesita herramientas para poder gestionar adecuadamente tales situaciones?
El
Proyecto Up2Me pretende ofrecer –especialmente a chicos y adolescentes- una respuesta basada en la
visión antropológica de la persona-relación y en la experiencia acumulada por los diferentes agentes que trabajan con y por niños y adolescentes en el Movimiento de los Focolares. Del 23 al 27 de noviembre el
CM Luminosa acoge una
escuela internacional de formación para tutores del Programa Up2Me. Los tutores son un hombre y una mujer casados (no necesariamente entre sí) capacitados para acompañar a los grupos de chicos que participan del Proyecto. La Escuela para tutores se desarrollará en cinco idiomas: inglés, francés, español y portugués.El objetivo de
Up2Me es contribuir a formar personas-relación con bases sólidas que les permitan vivir con conciencia y éxito los momentos decisionales de la vida. Esta formación que se propone abarca seis aspectos: emocional, social/relacional, físico, espiritual, histórico-ambiental e intelectual. Importante destacar que el tema de la sexualidad no se puede ver como algo aislado, sino como una dimensión relacionada con todo el ser y demás dimensiones de la vida, siendo conscientes de las motivaciones y consecuencias de sus propias elecciones.

El programa didáctico está dirigido a chicos y adolescentes, adaptado según tres franjas de edad: de 9 a 11 años, de 12 a 14 y de 15 a17 años. También se está desarrollando un temario destinado a padres, que será implementado en breve. El proceso formativo para cada franja de edad comienza con el conocimiento detallado de la belleza y la complejidad del cuerpo humano. Se abordan también distintos aspectos, teniendo en cuenta la edad evolutiva, que ayudan a una sana relación consigo mismo y con los demás así como al descubrimiento del propio proyecto de vida.
Nov 25, 2016 | Chiara Lubich, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
L’intervento di Azeez, giovane iracheno, è accolto con un lungo applauso. Gli occhi lucidi dei più di mille partecipanti al Congresso Gen sono fissi sul suo volto asciutto che racconta il dramma che lui e la sua famiglia hanno vissuto a Qaraqosh, una cittadina nella Piana di Ninive, all’arrivo dei miliziani del sedicente stato Islamico. «Prima di raccontarvi la mia storia – dice Azeez dal palco –, voglio farvi una domanda: avete mai pensato che un giorno voi potreste perdere tutto? La casa nativa con tutti i tuoi ricordi più belli, i tuoi amici, sogni, la tua gente? Questo è quello che è successo a me …». Il dolore dei momenti vissuti in fuga dalla sua città con la famiglia verso il Kurdistan iracheno, è ancora visibile nei suoi occhi: «Mi sono chiesto perché toccasse a me vivere questo calvario, ma proprio lì è iniziata l’esperienza, quella di ritrovarmi a vivere con Gesù, l’Abbandonato. Sembrava di ritrovarmi in un film d’azione, nel quale non ero più in grado di distinguere tra il reale e l’immaginario: folle di persone che avanzavano a piedi per cercare una via di fuga, lacrime, grida. Ero quasi impietrito dal dolore, ma mi sono detto che forse avrei potuto far tornare il sorriso a chi mi stava accanto. C’era con noi una comunità di religione Yazidi, persone che avevano più bisogno di aiuto perché l’Isis aveva compiuto delle vere e proprie torture nei loro confronti. Ho dimenticato le mie paure e angosce per stare con loro e sostenerli». Azeez, insieme ai genitori, è adesso rifugiato in Francia, una scelta difficile, con mille sfide da affrontare ma non si è mai sentito abbandonato dall’amore di Dio, che «con mano impercettibile continua ad asciugare le nostre lacrime alleggerendo le nostre sofferenze. Noi giovani abbiamo un potenziale enorme per cambiare il mondo, iniziando dalle piccole cose: o viviamo per cambiare qualcosa e migliorare questa terra o la nostra vita non ha senso».
Le parole di Chiara Lubich rivolte ai gen 2 nel 1967 risultano quanto mai attuali e profetiche: «Rumori e notizie di guerre rattristano l’orizzonte del mondo. Forse nel Medio o nell’Estremo Oriente qualche nostro amico gen (…) è stato od è ora in pericolo di morte. Il nostro stesso scopo – quello di aiutare la pace nel mondo – sembra dolorosamente compromesso. Che facciamo? Non scoraggiamoci (…) Le bombe cadono e distruggono case ed ammazzano persone: l’amore si diffonda con maggiore celerità per costruire una società nuova ed un mondo nuovo». «Sono passati 50 anni ma siamo ancora questa generazione che non si ferma – dice Gloria dell’Uganda – e che ancora vuole vivere l’ideale che Chiara ci ha dato». Damián dell’Argentina spiega: «Per noi è un momento di festa. Abbiamo percorso questi 50 anni del Movimento Gen attraverso i momenti più importanti, cercando di rivivere ogni parola che Chiara ci ha dato». Testimonianze dai vari continenti, riflessioni, dialoghi, canti, musica si sono alternati per celebrare questi anni di vita della seconda generazione dei Focolari, vissuti con grande intensità. Maria Voce, presidente del Movimento, in un video messaggio, ha invitato i giovani a seguire il disegno d’amore che Dio ha su ciascuno, seguendo l’esempio di Gesù che ha scelto la Croce, l’amore fino alla fine, per essere pronti e generosi nell’impegnarsi per un mondo di pace. Jesùs Morán, copresidente dei Focolari, in un dialogo ferrato e quanto mai aperto, li ha incoraggiati a vivere una vita spesa nell’amore per i fratelli, facendo la scelta degli ultimi, gli scartati della società, in un mondo sempre più frammentato e diviso. Più di mille giovani ripartono prendendo sul serio la consegna profetica di Chiara Lubich: «Sarà la seconda generazione che farà riecheggiare il grido di Gesù Abbandonato fino agli ultimi confini della terra … Ed in quel grido il mondo intero rispererà». Patrizia Mazzola (altro…)
Nov 24, 2016 | Cultura
Mónica Gangemi y Nicolás F. Mirabet (comps.) “¡Ay de mí si no predicara el Evangelio!” (1 Cor 9, 16). Esa fue la primera cita bíblica en la misa de inicio del ministerio episcopal del padre obispo Jorge Novak (1928-2001) el 19 de septiembre de 1976. A 40 años de aquel día, estas páginas presentan a este pastor ejemplar que, sin perder la frescura del misionero que desde niño quiso ser, dejó documentado cada paso de su acción pastoral, cosa que naturalmente le surgía hacer. Fruto de esta tarea son los textos seleccionados cuidadosamente para esta edición. Estos han sido agrupados en cuatro ejes temáticos del ministerio pastoral de Novak; él los llamó “los cuatro cauces fundacionales de la diócesis de Quilmes”. Y son: 1. La opción preferencial por los pobres. 2. La misión evangelizadora. 3. La defensa de los derechos humanos. 4. El trabajo por la unidad de los cristianos. Un libro que transmite al lector la pasión evangelizadora y el compromiso de este gran pastor “con verdadero olor a oveja”. Añadir nuevo comentario Grupo Editorial Ciudad Nueva – Buenos Aires
Nov 24, 2016 | Chiesa, Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Spiritualità
130 rappresentanti di 40 Movimenti e Comunità cristiane, provenienti da 14 Paesi europei, 8 lingue, 4 traduzioni simultanee. I numeri dei tre giorni della rete Insieme per l’Europa (10-12 novembre) svoltisi al Centro internazionale del Movimento dei Focolari (Castel Gandolfo, Roma). «Un anno fa, durante il nostro incontro annuale che si teneva in Olanda – ricorda Beatriz Lauenroth –, ci ha raggiunto la notizia degli attentati di Parigi; questi e altri avvenimenti di quest’ultimo tempo che portano alla frammentazione dell’Europa ci confermano, ora più che mai, che c’è bisogno di incontrarci e di lavorare insieme per l’unità». Tanti dei presenti hanno sottolineato questa necessità, come il tedesco Elke Pechmann dell’ Offensive Junger Christen: «Insieme per l’Europa non è un lusso, non è un qualcosa in più. È un notevole investimento per il presente e, in particolare, per il futuro dell’Europa». La rappresentante di Mosca, Larisa Musina (Trasfiguration Fellowship of Minor Orthodox Brotherhoods, St. Philaret), ha espresso invece l’importanza di approfondire la conoscenza reciproca per crescere nel dialogo: « : «Per essere veri amici bisogna conoscersi bene. Dobbiamo allargare il dialogo tra i Paesi dell’Est e quelli dell’Ovest. Insieme ad altri Paesi dell’Europa dell’Est anche noi russi possiamo dare tanto all’Ovest». La Svizzera ha fatto sentire la voce delle nuove generazioni: «I cinque giovani della JAHU qui presenti – spiega Selomi Zürcher –, sentiamo nostro il futuro dell’Europa. Sappiamo apprezzare l’esperienza e la sapienza degli adulti. E chiediamo a loro di avere fiducia in noi e di voler imparare anche da noi. Così l’Europa dei nostri padri può diventare anche l’Europa dei figli».
Alla domanda, suggerita negli interventi, negli scambi personali e nei lavori di gruppo, su come sarà il cammino futuro di Insieme per l’Europa, si risponde con delle proposte concrete. Passi che i singoli Movimenti e Comunità possono fare, nel corso del 2017, in favore dei propri Paesi e per Insieme per l’Europa. Come una veglia di preghiera alla vigilia del prossimo 25 marzo, giorno in cui ricorrono i 60 anni della firma dei Trattati di Roma, considerati come uno dei momenti storici più significativi del processo di integrazione europea. Per l’occasione tante personalità politiche europee si incontreranno a Roma. Insieme per l’Europa vuole così essere presente, inviando già prima ai politici un documento «sulla nostra idea di Europa e ci auguriamo che simili veglie si tengano nelle città europee dove siamo presenti». Un’altra iniziativa molto sentita dai partecipanti: il desiderio di creare spazi di incontro e di condivisione. «Vogliamo incrementare la comunione tra i Movimenti a livello locale e offrire ancora un programma rivolto alle singole città», aggiungono. Le impressioni prima di lasciarsi esprimono l’entusiasmo sperimentato nei tre giorni insieme: «Vorrei contagiare il mio entusiasmo per l’Insieme ad altri giovani, e mi auguro che l’anno prossimo possiamo esserci più numerosi» (Una giovane, Germania). «Al nostro rientro metteremo al corrente tutti gli altri movimenti in Slovenia su quanto abbiamo vissuto qui. Inviteremo anche un vescovo cattolico ed uno luterano, perché conoscano che anche i laici, insieme alle Chiese, si mobilitano per un futuro migliore del Continente» (Un giovane, Slovenia). Con il Convegno di Castel Gandolfo si è allargata la partecipazione, con la qualifica di “Amici di Insieme per l’Europa”, anche a famiglie religiose e a gruppi carismatici di antica fondazione. Il prossimo appuntamento degli “Amici di Insieme per l’Europa” è previsto a Vienna, dal 9 all’11 novembre 2017. (altro…)
Nov 23, 2016 | Chiesa, Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Una prima iniziativa, già partita ad ottobre, la dice lunga sulla vivacità e creatività del nuovo Centro Evangelii Gaudium (CEG) che, ancor prima dell’inaugurazione ufficiale, rompe gli argini con un corso per formatori, animatori e studenti di teologia pastorale missionaria dal titolo “Svegliate il mondo”. Questo nuovo Centro nasce dalla sinergia dell’Istituto Universitario Sophia (IUS) con il Movimento dei Focolari, in particolare con i presbiteri, diaconi, seminaristi, religiosi, consacrate, Movimento parrocchiale e Movimento diocesano direttamente impegnati nel mondo ecclesiale. Un Centro già attivo, dunque, ma che l’11 novembre scorso ha festeggiato il giorno della sua uscita a vita pubblica, cogliendo l’occasione per dire il perché della sua nascita: dare slancio, contenuto e direzione all’opera di rinnovamento pastorale dell’evangelizzazione cui la Chiesa è chiamata oggi. Impegno che il CEG intende assumere in risposta all’invito di papa Francesco, traendo ispirazione e nome dalla sua esortazione apostolica Evangelii Gaudium. Mediante corsi, congressi, seminari, simposi, stage, laboratori, incontri scientifici, il CEG vuole essere un “luogo del pensare”, saldamente ancorato allo stile sinodale, convogliando tutti quegli impulsi spirituali e le esperienze suscitati dal carisma dell’unità di Chiara Lubich. E vuole farlo concentrandosi sulla formazione, lo studio e la ricerca nell’ambito dell’ecclesiologia, della teologia pastorale e della missione, della teologia spirituale e della teologia dei carismi nella vita della Chiesa oggi.
Significativi gli obiettivi del CEG evidenziati dalla presidente dei Focolari, Maria Voce, nel saluto da lei inviato e nell’intervento del copresidente Jesús Morán: promuovere e sostenere progetti e attività di formazione nel solco del Vaticano II, in comunione con gli altri carismi nella Chiesa, nella prospettiva del dialogo ecumenico, interreligioso e interculturale. Obiettivi che hanno trovato profonda risonanza anche nei messaggi di saluto giunti dal segretario generale dei vescovi italiani, mons. Galantino, e dal Gran Cancelliere di Sophia mons. Betori, arcivescovo di Firenze. Ad aprire i lavori del convegno inaugurale, il caloroso indirizzo di saluto del card. Joao Braz de Aviz, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e dell’arcivescovo Vincenzo Zani, Segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica. Mentre al preside dell’Istituto Universitario Sophia, prof. Piero Coda, è rimasto il compito di descrivere gli intenti del nuovo Centro, seguito dalla prof.ssa Tiziana Merletti (già superiora generale delle Suore Francescane dei Poveri). «La sfida è quella di dare un contributo a quel cambio di paradigma nella cultura e nella relazione tra comunità ecclesiale e società civile – dichiara Piero Coda –, che il nostro tempo chiede e a cui la profezia di Papa Francesco ci dice con forza essere giunto il momento di porre mano con fedeltà e creatività». Nella successiva tavola rotonda il confronto di esponenti del mondo della politica e dello sport, come Massimo Toschi e Damiano Tommasi, sull’auspicato, epocale passaggio storico della Chiesa, chiamata ad indagare e cogliere le attese e le speranze della società di oggi. Anna Friso (altro…)
Nov 22, 2016 | Chiara Lubich, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Accompagniamo nella gioia e con immensa gratitudine il ritorno di Aletta alla casa del Padre. Non potremmo avere un modello migliore di chi “dà la vita senza risparmio”, come il passaparola di oggi ci suggerisce». Maria Voce annuncia così ai membri del Movimento la scomparsa di Vittoria Salizzoni, che si è spenta serenamente questa mattina, 22 novembre, pochi giorni prima di compiere 92 anni. Vittoria Salizzoni nasce a Martignano (Trento) il 27 novembre 1924, terza degli otto figli di Maria e Davide Salizzoni. Per 12 anni vive in Francia, dove è emigrata con la famiglia. Nel 1941 ritorna a Trento e, in piena seconda guerra mondiale, il 7 gennaio 1945 conosce Chiara Lubich, restandole accanto per tanti anni.

Aletta Salizzoni, a destra, con alcune delle prime focolarine
Insieme ad altri Aletta porta “l’ideale dell’unità” in Medio Oriente, dove oggi ci sono tante comunità che vivono la spiritualità dell’unità in dialogo e amicizia anche con persone di altre religioni. Una lunga vita “senza risparmio”. Maria Voce, nel suo messaggio, invita a continuare a mettere in pratica il comandamento di Gesù, l’amore reciproco, perché ci sia sempre “Gesù in mezzo/la pace” presente spiritualmente tra tutti, una caratteristica che ha sempre evidenziato Aletta con la sua sola presenza. Il funerale sarà celebrato giovedì 24 novembre, alle ore 15.00 (ora italiana) nel Centro Mariapoli di Castel Gandolfo.
Saluto di Aletta ail Congresso Gen, 17 novembre 2016 https://vimeo.com/192919547 (altro…)
Nov 22, 2016 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
https://vimeo.com/183346386 (altro…)
Nov 21, 2016 | Chiara Lubich, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Una terra dove i cristiani sono meno dell’1%, l’Algeria è il primo Paese musulmano ad aver accolto la spiritualità dell’unità a partire dalla metà degli anni ‘60. Anni non facili di transizione e sviluppo in quest’area strategica: è ancora vivo il ricordo dei monaci di Tiberine, il cui esempio trascende le differenze religiose e riporta all’essenza della fraternità dell’unico genere umano. “ «Chiara Lubich ci invitava a non fermarci alle difficoltà del presente – ricorda Rosi Bertolasi, per 13 anni nel Focolare di Algeri –. Vista con i suoi occhi, l’esperienza che stavamo facendo, era piena di speranza. Intravedeva già la vita che si sarebbe sviluppata in futuro». «Anche il card. Duval, allora arcivescovo di Algeri – continua – ci ha sempre incoraggiati, ed oggi con gioia possiamo affermare che in Algeria, uomini e donne musulmani, grazie alla fedeltà nel dialogo della vita e della presenza anche in momenti difficili, hanno sviluppato un’esperienza propria di appartenenza al Movimento dei Focolari». Come quella di Rosi, si susseguono le voci di chi è testimone dell’inizio di quest’avventura. Siamo a Tlemcen, (ovest-Algeria, a circa 60 km dal Marocco), dove lo scorso 1-2 novembre si è festeggiato il 50° del Movimento dei Focolari, che dall’Algeria ha aperto le porte a tanti Paesi del nord-Africa e Medio Oriente, presenti mons. Tessier, arcivescovo emerito di Algeri e mons. Vesco, attuale vescovo di Orano, Jesús Morán, copresidente dei Focolari, i responsabili dei Focolari in varie regioni del Medio Oriente, fra cui la Siria, e naturalmente persone da ogni parte del Paese. Proprio a Tlemcen, nell’odierno “Centro Mariapoli Ulisse” – chiamato così in ricordo di Ulisse Caglioni (5 marzo 1943 – 1 settembre 2003) tra i focolarini che hanno speso la loro esistenza per testimoniare la fraternità senza risparmiarsi – il 15 ottobre 1966, su una Citroën, è arrivato il primo gruppo, viaggiando in macchina da Parigi. Lo ricorda come fosse ieri Pierre Le Vaslot, focolarino francese oggi in Italia.
Al loro arrivo i tre – Pierre, Ulisse e Salvatore Strippoli – si trovano davanti un monastero benedettino da rimettere in funzione, costruito negli anni ‘50 da don Walzer, abate tedesco cacciato dalla Germania per essersi rifiutato di accogliere Hitler nell’abazia di Beuron. Il monastero è addossato alla montagna, a 900 mt di altezza, a pochi passi dalla tomba del mistico sufi Sidi Boumedienne, che ha lasciato una forte impronta spirituale nella regione e oltre. Il posto si presta perfettamente agli incontri, all’accoglienza e al dialogo. Vi si respira pace e serenità. Al Centro “Dar es Salam”, così è conosciuto a Tlem-cen, inizia allora un’avventura di presenza e di vita condivisa con gli abitanti della città. «Gioia per noi ad Orano, nel vedere il monastero rivivere – racconta Thierry Becker, allora giovane sacerdote –. Ma chi sono questi focolarini? Nessuno ne aveva sentito parlare. Non sono monaci né preti, vivono in comunità. Sono venuti per vivere l’unità e farla vivere intorno a loro. Li ho sentiti parlare del loro ideale, di Chiara Lubich, di cui ho imparato a conoscere la spiritualità. Si sono rapidamente messi a lavoro e Ulisse ha presto trasformato la casa». Sono anni di continue esperienze, come il contatto con l’Imam Barkat. I focolarini lo aiutano a salvare il figlio piccolo, portandolo in ospedale nel cuore della notte e insistendo con i medici. Sarà poi questo Imam, il papà del piccolo Bahi, ad andare in Focolare per dei corsi sugli Hadits profetici e trasmettere così la giusta comprensione dei loro scritti spirituali. Parole commoventi arrivano anche dai primi giovani che frequentavano il focolare di Tlemcen negli anni ‘60 – Mourad, Bouziane, Farouk – oggi felici di vedere i loro figli e le nuove generazioni portare avanti quell’ideale nel quale loro per primi hanno creduto. Maria Chiara De Lorenzo (altro…)
Nov 20, 2016 | Focolari nel Mondo, Spiritualità
Sapevo tutto «Come prete, credevo di saper dare un giudizio su tutto. Un giorno sono stato invitato a celebrare la messa al ritiro di alcuni giovani impegnati, che durante il rito hanno fatto esplicitamente il patto di essere pronti a dare la vita l’uno per l’altro. Ne sono rimasto sconvolto: sarei stato capace di fare una cosa del genere? Tutto quello che sapevo mi è sembrato, non dico inutile, ma insufficiente a essere un vero cristiano. Quante cose trascurate in nome dello studio, quante omissioni giustificate con qualche impegno che ritenevo importante …! Quei giovani mi hanno cambiato la vita». (R. P. – Francia) Prima dell’offerta «Dopo il trasferimento nel nuovo paesino è nata un’amicizia con una famiglia di vicini che ci ha molto aiutati a inserirci nel nuovo ambiente, a sistemare i bambini nelle scuole… La stima era reciproca, i figli di quella famiglia ci chiamavano zii, e così i nostri con gli altri. Purtroppo qualcosa con il tempo si è incrinato ed i figli dei vicini hanno cominciato a salutarci con un “buongiorno, signori”. Non si poteva andare avanti così, anche perché facevamo parte della stessa comunità parrocchiale. Una domenica alla messa il brano del Vangelo ci ricorda che prima di offrire l’offerta sull’altare è bene riconciliarsi con il fratello… Mia moglie ed io ì ci siamo guardati e abbiamo deciso di operare di conseguenza. All’uscita della messa, siamo andati verso i nostri vicini e abbiamo chiesto loro perdono se li avevamo offesi in qualche modo. Dopo un attimo di sorpresa imbarazzante, ci siamo abbracciati». (A.T. – Ungheria) Era un’altra persona «Nell’ospedale dove lavoro come ginecologa era stata ricoverata una donna conosciuta come prostituta. Le altre pazienti e anche qualche infermiera cercavano di evitarla. Avendo notato il suo isolamento, le ho prestato attenzioni particolari, e questo ha incoraggiato anche altre a rivolgerle la parola, a darle qualche aiuto. Lo stesso racconto della sua triste vita le ha attirato attenzione e benevolenza. Pochi giorni e già sembrava un’altra persona. Quando è stata dimessa, ringraziandomi, diceva: «La vera guarigione non è fisica … La vita ricomincia in altro modo». (M. S. – Polonia) (altro…)