Movimento dei Focolari
Forum Mondiale per la Pace in Brasile

Forum Mondiale per la Pace in Brasile

WorldPeaceForum_BannerDal 22 a 25 settembre si svolgerà il “Forum Mondiale per la Pace” in Brasile, nella città di Florianópolis. La cerimonia di apertura sarà trasmessa in streaming il 22 settembre alle ore 18:00 (ora locale). Per seguire la trasmissione LIVE: http://live.flars.net/worldpeaceforum2016 Chi vuole collegarsi alla conferenza che i giovani del Forum faranno con i giovani del mondo, il 23 settembre alle ore 11:15 (ora locale) può registrarsi a questo link : worldpeaceyouth.org/registration (altro…)

Atlanta (USA): abbiamo un sogno

Atlanta (USA): abbiamo un sogno

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Membri della comunità dei Focolari ad Atlanta

La città di Atlanta, in Georgia, è la nona area metropolitana degli Stati Uniti, sede della Coca Cola e città natale di Martin Luther King. I have a dream, ho un sogno, gridava nel ‘63 il leader della non violenza, chiedendo l’uguaglianza tra bianchi e neri, e sperando che un giorno s’avverasse il credo della nazione americana “che tutti gli uomini sono stati creati uguali”, come si legge nella Dichiarazione di Indipendenza del 1776. Da allora tanti passi sono stati fatti, ma rimangono sfide aperte. Lo testimonia Celi Fuentes Montero, costaricense, “bianca”, che ha vissuto per 20 anni a Los Angeles e ora è nel focolare di Atlanta. «Sentivo dire che nel sud degli Stati Uniti c’erano episodi di discriminazione razziale, ma mi sembravano racconti esagerati. Ma purtroppo mi sono dovuta ricredere». Di recente, negli Stati Uniti vari sono stati gli scontri con la polizia in cui i giovani afroamericani non armati sono stati uccisi da colpi di arma da fuoco. Le proteste sono state particolarmente intense a Baltimora e a Ferguson, degenerando in episodi di violenza che hanno dato slancio al Black Lives Matter, un movimento che denuncia la povertà e il disagio delle comunità nere e la violenza della polizia.Purtroppo l’estate scorsa a Dallas e in Louisiana, in seguito ad attacchi di cecchini, l’odio ha ucciso dei poliziotti e – le vittime erano sia bianchi che neri. La tensione è palpabile anche ad Atlanta, dove la popolazione afroamericana supera il 50%. Lì la comunità dei Focolari, che rispecchia la demografia, s’impegna per tessere reti di riconciliazione e ricostruire dal di dentro il tessuto sociale. «I nostri amici afroamericani temono di uscire di casa – continua Celi Fuentes – perché dicono che hanno paura di rischiare la vita. Quando gli scontri erano più frequenti, un’amica temeva di andare a fare la spesa. “Ma poiché credo al mondo unito, mi sono fatta coraggio e sono uscita per amare quanti avrei incontrato”, mi ha detto. Al supermercato ha trovato una donna bianca che presentava un prodotto e si è fermata ad ascoltare. La donna ha capito il suo gesto e si sono scambiate un abbraccio». Nonostante le leggi anti-discriminazione messe in atto sin dal “Civil Rights Movement” degli anni ‘60, nel sud si sperimenta ancora disparità sociale ed economica. «Alcuni dei miei giovani amici afroamericani – continua Celi – si sentono svantaggiati, rispetto ai giovani bianchi, per l’accesso all’Università e al lavoro». «Arrivata in Georgia mi metto a cercare lavoro insieme a una amica nera – racconta ancora Celi –. Andiamo in una agenzia per l’impiego, lei è più qualificata di me per questo lavoro specifico. Ma a me dicono che mi chiameranno in prossimo futuro, a lei invece, di tornare a studiare e prepararsi meglio. Era chiara la discriminazione per il colore della pelle. Provo sgomento: apro gli occhi su quello che tanti subiscono ogni giorno. Faccio mio questo dolore e, almeno per quanto sta a me, cerco di dare un contributo a costruire ponti al di là della tensione che sperimentiamo». Una opportunità ci viene data mediante la collaborazione ad Atlanta in progetti comuni della comunità dei Focolari e quella dei musulmani afroamericani. «Con tanti amici afroamericani e musulmani lavoriamo insieme in piccole azioni che mettono in moto sempre più persone. Prepariamo il cibo o le coperte per i senza tetto della città, o gli zaini per queste persone, utili quando, per legge, devono essere evacuate da certi luoghi della città. Sono azioni che possono sembrare insignificanti, ma che testimoniano l’amore concreto. per questa collaborazione i nostri amici musulmani ci hanno detto: finora dialogavamo, adesso siamo fratelli. Tra noi della comunità dei Focolari avvertiamo di aver raggiunto un livello di comprensione reciproca molto più profonda insieme ad un maggior supporto tra persone di diversi background sociali e raziali. Il giorno in cui ci sono state le sparatorie ci siamo trovati per l’incontro della Parola di Vita: ci siamo scambiati le paure, l’incomprensione, ci siamo detti l’un l’altro “sono qua per te!”». «Nel cuore ho tanta speranza – conclude Celi –. È vero che siamo pochi in mezzo a questi problemi di cui la tensione razziale è solo uno ma non l’unico. Mi viene da chiedere l’aiuto di Dio per entrare più profondamente in questa cultura per dare, insieme, il nostro tipico contributo: quello dell’unità, lì dove c’è tanta divisione». (altro…)

Ecuador: interventi post terremoto

Ecuador: interventi post terremoto

Ecuador__Jose_Jacomor_EEE_EEP1Come abbiamo potuto seguire dai media, il 16 aprile scorso un forte terremoto di magnitudo 7,8 ha colpito l’Ecuador, in particolare le province di Manabì, Esmeraldas, Santo Domingo e Pichincha, lasciando quasi 30 mila persone senza tetto. Il Movimento dei Focolari si è subito attivato in tanti modi: a partire dai primi soccorsi, insieme ai tanti volontari spontanei e, nel tempo, con una raccolta fondi coordinata da AMU (Azione per un mondo unito) e AFN (Azione Famiglie Nuove Onlus), mentre localmente è stata costituita una commissione per individuare le priorità di intervento e coordinare i lavori a più lungo termine. «Nei mesi scorsi – scrivono dalla commissione – alcuni di noi siamo andati a visitare diverse località colpite, incontrando le comunità e cercando collaborazioni con enti che operano con le stesse finalità. A fine agosto le prime proposte di intervento erano completate e abbiamo stretto rapporti di collaborazione in particolare con l’Ong FEPP (Fondo Ecuadoriano Populorum Progressio) e la Fundación Amiga». 20160919-01In questa fase, gli interventi post emergenza ritenuti più urgenti riguardano la messa in opera di attività produttive che possano dare supporto economico alla popolazione, il sostegno psicologico per superare il trauma che – come scrivono–  «a distanza di 5 mesi, è ancora molto forte». Sottolineano un altro punto importante: «Abbiamo visto la necessità di offrire formazione sulle procedure per accedere ai fondi del governo ecuadoriano per la ricostruzione delle abitazioni». Le località in cui inizialmente si concentrerà l’aiuto sono tre, tutte situate nella provincia di Esmeraldas: Salima, “10 de Agosto” e Macara, «dove si porteranno avanti delle iniziative per attenuare le conseguenze dei traumi subiti e per rafforzare l’organizzazione e le capacità della comunità», spiegano. «A Salima si realizzerà, inoltre, un panificio in forma cooperativa e un’attività di formazione per fabbricare reti da pesca, in cui i pescatori più anziani faranno da formatori. Nella località “10 de Agosto” si svolgeranno corsi di formazione in artigianato e cura della persona, e inoltre si aiuterà un gruppo di madri a creare un asilo», specificano. «Questa – scrive la commissione locale – rappresenta la prima fase del progetto, che corrisponde ai fondi attualmente disponibili. Lavorando con le comunità approfondiremo ancora di più in futuro le loro esigenze e necessità, a cui potremo dare risposta». Resoconto ad oggi. Per l’emergenza in Ecuador, sono arrivati all’AMU contributi per complessivi € 35.502, di cui € 10.000 già erogati, altri 10.00 sono stati erogati da AFN. Leggi le news precedenti: –          Emergenza Ecuador –          Terremoto in Ecuador due mesi dopo (altro…)

Il Dio di oggi

Il Dio di oggi

Gesù AbbandonatoVorrei «consolarlo», «correre per il mondo a raccoglierGli cuori» è lo spontaneo impulso che Chiara Lubich avverte quando il 24 gennaio 1944 prende coscienza dell’abissale grido di Gesù in croce: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Se in quel momento ha sofferto di più – conclude –, vuol dire che in quell’ora ci ha amati di più. Facciamo di lui l’Ideale della nostra vita!». E pensare che allora in teologia non si rifletteva sull’abbandono sperimentato da Gesù! La pietà cristiana concentrava l’attenzione sui dolori fisici, sull’agonia nell’Orto degli Ulivi. Eppure la seconda guerra mondiale e in particolare l’olocausto stavano scavando nella coscienza dell’umanità una voragine che solo quest’estrema esperienza di Gesù poteva in qualche modo colmare. Chiara, ancor giovane, sceglie di cercare e amare Gesù abbandonato negli innumerevoli volti della sofferenza umana personale e collettiva, solo per amore: per non lasciar solo l’Abbandonato. Assai presto, però, fa un’esperienza inaspettata: «Ci si butta in un mare di dolore e ci si trova a nuotare in un mare di amore». Lo strazio si tramuta in gioia e trasforma i rapporti, crea comunione: «Sono due aspetti di una unica medaglia. A tutte le anime mostro la pagina Unità. Per me e per le anime in prima linea dell’Unità: unico tutto è Gesù abbandonato». Gli anni 1949-1951 sono fonti di nuove intuizioni. La ferita dell’abbandono come espressione di massimo Amore diventa per Chiara la chiave di volta della sua visione della storia, della vita umana e prima ancora di Dio. La contempla come «la pupilla dell’Occhio di Dio sul mondo: un Vuoto Infinito attraverso il quale Dio guarda noi: la finestra di Dio spalancata sul mondo e la finestra dell’umanità attraverso la quale si vede Dio». Seguono anni di prova per l’approfondito studio con cui la Chiesa esamina il nuovo carisma, tempo di sospensione che Chiara vive alla luce del Figlio abbandonato dal Padre, convinta che la Chiesa in tutto questo è Madre. Tappa dopo tappa, il volume ripercorre così la traiettoria dell’avventura spirituale di Chiara, attraverso suoi appunti, lettere, diari e discorsi, raccolti in sei capitoli. 160 pagine che potranno accompagnare e rischiarare il nostro quotidiano, con introduzione a cura del teologo Hubertus Blaumeiser. Con l’approvazione dei Focolari da parte della Chiesa, all’inizio degli anni ‘60, si apre una nuova prospettiva: Gesù abbandonato diventa il movente che spinge ad andare incontro alle sfide sociali, alle lacerazioni di ogni tipo, è “maestro del dialogo” in ambito ecumenico e interreligioso, si manifesta come “Dio di oggi” capace di parlare anche a chi non crede, nonché fonte di un grande cambiamento culturale. Con lui l’autrice intraprende quello che ha chiamato il “Santo Viaggio”, un cammino comunitario di santità che ha coinvolto centinaia di migliaia di persone nei cinque continenti: «Egli è il sommo Maestro della vita spirituale, del distacco da noi stessi, dalle persone, da ogni cosa, da ciò che è di Dio ma non è Dio». Così fino a un’ultima “notte” nella quale Chiara si addentra ancor più nell’abissale separazione sperimentata da Gesù e al contempo s’immedesima con la notte collettiva e culturale dell’umanità. «Amando Gesù abbandonato – scrive – troviamo il motivo e la forza per non sfuggire questi mali, queste divisioni, ma per accettarli e consumarli e portarvi così il nostro personale e collettivo rimedio». E si dice convinta: «Se riusciamo ad incontrare lui in ogni dolore, se lo amiamo rivolgendoci al Padre come Gesù sulla croce: “Nelle tue mani, Signore, consegno il mio spirito” (Lc 23, 46), allora con Lui la notte sarà un passato, la luce ci illuminerà». (altro…)

Il Dio di oggi

Chiara Lubich: “Gesù Abbandonato”

Gesù AbbandonatoGesù, che in croce si sente abbandonato non solo dagli uomini ma anche dal Padre suo celeste, è un abissale mistero cui accenna il racconto dei Vangeli di Marco e di Matteo. Il grido di Gesù sulla croce è una realtà così inaudita che la cristianità per secoli non ha avuto il coraggio di sviscerarla, concentrando la sua attenzione su altri aspetti della passione. «Ho aspettato venti secoli per rivelarmi a te. Se tu non mi ami, chi mi amerà?», è la domanda che Chiara Lubich un giorno si è sentita interiormente rivolgere. Sin dagli inizi della sua avventura spirituale, aveva infatti chiesto al Crocifisso: «Dammi la passione della tua passione». Nel grido di Gesù in croce ha progressivamente scoperto l’amore più grande, la chiave dell’unità, il volto di Dio che più parla all’umanità di oggi. Attraverso pagine, in parte inedite, tratte da appunti, lettere, discorsi, diari, questo volume invita a rivivere la scoperta di un Dio che non ha esitato a farsi la domanda di tutte le domande: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» L’AUTRICEChiara Lubich (1920-2008) grande figura carismatica dei nostri tempi, nota per la sua infaticabile azione in favore dell’unità e della pace. Lo spirito del Movimento dei Focolari da lei fondato si è diffuso in tutto il mondo, anche tra i membri di Chiese cristiane, fedeli di altre religioni e persone di altre convinzioni. Le sue opere contano 58 titoli pubblicati, con oltre 220 edizioni e ristampe e traduzioni in più di venti lingue. LA COLLANA – MEDITAZIONI risponde al mai sopito interesse per la vita spirituale mettendo a disposizione di un vasto pubblico sussidi per la riflessione interiore ispirati a un’autentica esperienza spirituale, che alla solidità della dottrina uniscono l’aggancio ai problemi di ogni giorno. Editrice: Città Nuova