Movimento dei Focolari
La Porta del non ritorno

La Porta del non ritorno

Ghana, Togo e Benin sono affacciati in verticale sul Golfo di Guinea, paralleli tra loro. Celebri per la varietà e ricchezza del loro paesaggio, questi tre Paesi dell’Africa occidentale conservano antiche tradizioni culturali e tracce di storia, ad esempio negli edifici di epoca coloniale, in Ghana, testimonianza della tratta degli schiavi, o negli insediamenti in argilla e nei Bazar del Togo, o infine nei palazzi reali di Abomey, oggi museo di storia, in Benin. Alla Mariapoli organizzata nel Benin per questo grande territorio «le persone del Benin e Togo sono arrivate in maggioranza vestite con lo stesso tessuto, come si usa qui nelle feste, ma questa volta tutte in bianco» scrivono  Bernadette, Mariluz e Flora. Ospite benvenuto l’Arcivescovo di Cotonou, mons. Roger Houngbédji, la prima volta ad un incontro dei Focolari. 120 i partecipanti, tra cui numerosi adolescenti e bambini, tutti impegnati in laboratori su tematiche inerenti la pratica dell’ideale dell’unità nella vita quotidiana, come stimolo per migliorare la propria vita e incidere nel sociale: economia, rapporto tra genitori e figli, educazione, affettività e sessualità, gestione dello stress. «I bambini hanno giocato “alla città”, incarnando diversi ruoli, in ospedale o al mercato, in palestra o al ristorante. Anche i giovani hanno esposto con sincerità le loro sfide. La mattinata dedicata, con l’autorizzazione del sindaco, alla pulizia del mercato pubblico, imbrattato dai sacchetti di plastica buttati a terra, ha lasciato un segno di bellezza e armonia». Dalla città di Ouidah gli schiavi partivano verso il “Nuovo mondo”. Dopo essere stati venduti per essere acquistati dai bianchi, attraversavano l’oceano incatenati alle stive delle navi. L’ultimo passaggio sulla loro terra nativa era il superamento della “Porta del non ritorno”, oltre la quale non erano più considerati uomini, ma merce. «Sulle loro orme anche noi abbiamo percorso in preghiera la stessa “via crucis”. Alla “Porta” abbiamo chiesto che non vi sia più alcun tipo di schiavitù, ringraziando Dio per la vita dei missionari che in seguito hanno portato in Africa il messaggio cristiano». Spostandosi verso Ovest, nel Senegal, Ngazobil, a 110 chilometri dalla capitale Dakar, ha ospitato la Mariapoli con 94 partecipanti dal Senegal, Mali e Burkina Faso, Paesi che, sulla sponda meridionale del Sahel, sono toccati da minacce sempre più gravi alla sicurezza dei loro abitanti. «Arrivarci non è stato facile. Due giorni di pullman (solo per l’andata) per chi proveniva dal Mali, e tre dal Burkina Faso, una fatica per i bambini, alcuni veramente piccoli, e per gli anziani, qualcuno con le stampelle». Un viaggio scomodo e in condizioni difficili, pur di partecipare a una Mariapoli definita “oasi”, “città della pace”, a dimostrazione «della grande sete e della ricerca di Dio che c’è nella nostra gente». Scrive Aurora: «Una bella esperienza di comunione nonostante le sfide logistiche, con la presenza del vescovo emerito mons. Jean Noel Diouf. Nana, giovane musulmano del Burkina Faso, ha commentato al termine: “Questi quattro giorni hanno rinforzato la mia fede e mi hanno fatto vedere la bellezza della religione dell’altro”. E Mme Diouf Monique, del Senegal: “Ho capito come comportarmi con le persone di altre chiese e con i musulmani”». Anche al centro-Sud del continente, nello Zambia, da molti definita “la vera gemma d’Africa” per il suo paesaggio ricco di meraviglie naturali ancora intatte, come le celebri le Cascate Vittoria, si è svolta una Mariapoli. «Il tema scelto “Maria, madre dell’unità” non poteva essere più adatto, vista la grande divisione presente in questo momento nella nostra società. Abbiamo capito meglio che è lei, la Madre per eccellenza, il nostro modello». Tra i partecipanti, persone appartenenti a ogni categoria: «Un momento di riflessione e cambiamento (Jane). Ho imparato cosa significa amare, prendersi cura degli altri, perdonare (Chanda Chiara). Ho incontrato fratelli e sorelle del mio Paese (Celestino)». A cura di Chiara Favotti (altro…)

Accordo di pace tra Etiopia e Eritrea

Il Presidente eritreo Isaias Afewerki e il Primo Ministro etiope Abiy Ahmed Ali, facendo seguito ad una decisione presa nello scorso mese di luglio, hanno firmato, il 16 settembre, un accordo di pace, denominato “Intesa di Gedda”. L’accordo, avvenuto sotto la mediazione dell’Arabia Saudita, delle Nazioni Unite, dell’Unione africana e degli Emirati Arabi Uniti, pone fine ad uno stato di guerra che continuava a esistere tra le due nazioni anche dopo la fine del conflitto, durato dal 1998 al 2000, per questioni territoriali. L’intesa di pace prevede, tra l’altro, come scrive il comunicato ufficiale, l’apertura di ambasciate nelle rispettive capitali, il ripristino dei collegamenti e l’uso dei porti eritrei da parte dell’Etiopia e di normali relazioni fra i due Paesi, “sulla base degli stretti legami geografici, storici e culturali fra le nazioni e i rispettivi popoli”. Il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha sottolineato l’importanza dell’Intesa, definendo l’evento “un forte vento di speranza nel Corno d’Africa”. Intanto, pochi giorni fa, la frontiera tra i due Paesi è stata riaperta e molte famiglie divise da vent’anni hanno potuto riabbracciarsi. (altro…)

Alzheimer, meu amigo

Alzheimer, meu amigo

Um caminho para uma nova relação. Cada vez mais a sociedade tem-se deparado com a doença de Alzheimer e com as dificuldades de compreender e de se relacionar com a pessoa que tem esse tipo de demência senil. A memória é fundamental na vida de uma pessoa, é um elo com a própria história e com as pessoas que fazem parte dela. Quem somos quando perdemos as referências de nossa história? Que atitude ter diante de comportamentos inusitados (angústia, agitação, agressividade…) de pessoas com Alzheimer? Que atenção ter com familiares e cuidadores que convivem diariamente com essas pessoas? A partir de sua rica experiência, o Dr. Bernard Cramet aborda questões do dia a dia de famílias e cuidadores que convivem com quem sofre de Alzheimer. A pessoa com essa doença continua sensível e capaz de expressar afeto nas relações com aqueles que vivem a seu lado. Uma relação afetuosa pode dar sentido à vida de quem cuida e de quem é cuidado, e fazer feliz aquele que recebe e aquele que dá.   Editora Cidade Nova

El Espíritu Santo

El Espíritu Santo

“Envía tu aliento y renueva la faz de la tierra”. En este tiempo dramático que vivimos, ¿a quién invocar sino al Espíritu para que suscite la fraternidad? Pero es de justicia darle también las gracias por los innumerables dones que ha enviado en el último siglo. Como el «carisma de la unidad», que prodigó a Chiara Lubich: un don de luz y de amor capaz de santificar al Pueblo de Dios y de renovar la sociedad en todos los ámbitos.

Chiara Lubich no dedicó ningún libro específicamente al Espíritu Santo. ¿Cómo es posible que fuese reacia a hablar de Él, al menos en ciertos momentos? Ella, que dio charlas sobre cada punto de su espiritualidad, pareció echarse atrás ante el Espíritu, considerando que el tema era «demasiado arduo y comprometido» y que hablar de Él «corresponde a la Iglesia». Las páginas de esta selección quisieran ser un himno póstumo de Chiara a Aquel que fue el gran director de su vida y el arquitecto de su Obra; quisieran llenar al lector de sus dones, su alegría, su fuerza y su consuelo. Y encender el ardor de estar al lado de este Dios desconocido en su acción de renovar la faz de la tierra.

  Editorial Ciudad Nueva

Un fiore a rione Vescovado

Un fiore a rione Vescovado

«Guardarsi intorno, riconoscere il positivo che c’è e veicolarlo, grazie all’amore reciproco, verso tutti, specie verso le periferie, andando incontro ai più poveri. Questo era il desiderio della comunità dei Focolari di questa città. E di poveri ne abbiamo visti ed ascoltati tanti. Il primo giorno cinquanta  bambini, radunati dal parroco, fra Michele Floriano, nella parrocchia di S. Giuseppe, ci aspettavano. Un “assedio” gioioso che abbiamo affrontato abbandonandoci con fiducia ai piani di Dio». Nocera Inferiore è una città antichissima, martoriata, negli anni ’70, dalla criminalità e da uno sviluppo edilizio incontrollato. Nell’80, un violento terremoto ha colpito tutta la provincia, spazzando via interi paesi e causando anche qui vittime e crolli. Da quasi quarant’anni, intere famiglie del rione Vescovado vivono in edifici prefabbricati e malsani, aspettando ancora un alloggio dignitoso, promesso e sempre rinviato. Per tre giorni, dal 21 al 23 giugno scorso, il cantiere “Hombre mundo” (come altri simili realizzati in tanti Paesi, deve il suo nome al lavoro di chi sogna un mondo più giusto e unito) è stato per i volontari che si sono messi in gioco, giovani e adulti, una vera esperienza di “Chiesa in uscita”, secondo l’invito di Papa Francesco. Diverse anche le persone attive nelle retrovie, ovvero a casa propria, preparando pranzi e cene. «Il rione Calenda, limitrofo a Vescovado, e facente parte della stessa parrocchia – scrivono Felice e Romilda della vicina cittadina di Angri – ha mobilitato il proprio “ Circolo di amici”. Per il cantiere, inoltre, si sono attivate diverse associazioni, offrendo ognuna il proprio contributo. “Hombre mundo”, quindi, è stato il frutto di una rete, e il risultato è stato un evento che ha superato tutti. Da queste parti, l’emarginazione rischia di far dimenticare persino la propria identità. Lo abbiamo capito quando abbiamo chiesto a una bambina: “Dove abiti?” e la risposta è stata “Lotto 3”». “Quartiere Vescovado peggio di Scampia” campeggia a caratteri cubitali su un tetro prefabbricato pesante. Una gara al ribasso, con riferimento al quartiere di Napoli tristemente noto per la delinquenza e il traffico di droga. Davanti all’edificio, un ampio spazio scoperto, dove vengono organizzati i giochi per i bambini. «Le mamme, e talvolta anche le nonne e qualche bisnonna, scendevano a sorvegliare e si intrattenevano con noi, “alleggerendosi” delle proprie angosce». «Al mattino, dopo un momento di preghiera e meditazione dopo il lancio del “dado dell’amore, i bambini avevano a disposizione l’area antistante la parrocchia. I giovani, invece, sotto la guida di persone esperte, erano impegnati in laboratori artistici, musicali, in attività ecologiche e visite al reparto pediatrico di un vicino ospedale. In più occasioni abbiamo toccato con mano l’intervento puntuale di Dio che ci sosteneva, facendoci arrivare al momento giusto le persone che ci potevano aiutare. Un esempio. Il terzo giorno eravamo in difficoltà per organizzare i giochi, quando è arrivata una telefonata: era una persona esperta nell’intrattenimento dei bambini, e dava la sua immediata disponibilità. Tutti hanno dato un contributo, anche i ragazzi, che si sono occupati dei più piccoli, hanno ripulito il quartiere dalle erbacce e piantato fiori, per lasciare un tocco di bellezza e di amore in un ambiente degradato. Toccante per i giovani è stata la testimonianza di Roberto, 49 anni, reduce da una lunga e dolorosa degenza in ospedale, vissuta come esperienza di “dolore trasformato in amore”». “Hombre Mundo” è terminato al rione Calenda, dove il Circolo ha preparato per tutti una cena all’aperto, all’insegna della fraternità e dell’amicizia, con spettacolo finale dei partecipanti al laboratorio musicale. (altro…)

“Lo Spirito Santo”

“Lo Spirito Santo”

Da qualche anno, il Movimento dei Focolari propone ai lettori raccolte di scritti, pensieri, e testi vari di Chiara Lubich su ogni cardine della spiritualità dell’unità. Tra le numerose pubblicazioni della Lubich, non si trova uno specifico volume dedicato allo Spirito Santo, nonostante la Sua presenza significativa lungo tutto l’arco di vita di Chiara e del Movimento. È arrivato il momento di raccogliere in un volume della collana i testi dell’Autrice con particolare attenzione all’effusione dello Spirito agli inizi del Movimento, al suo ruolo di Maestro interiore, agli insegnamenti per farlo meglio conoscere e amare e all’azione rinnovatrice dello Spirito, specie per quanto concerne lo stile del dialogo. Città Nuova Editrice

Francesco nei Paesi Baltici

Francesco nei Paesi Baltici

Il viaggio apostolico in Lituania, Lettonia ed Estonia sarà, dal 22 al 25 settembre, la prossima tappa internazionale di Papa Francesco, in occasione del centenario della prima dichiarazione di indipendenza dei tre Paesi Baltici dalla Russia. Tra gli eventi più significativi, la preghiera al Museo dell’Occupazione e dei Diritti di Libertà, conosciuto come il Museo delle Vittime del Genocidio, a Vilnius (Lituania), l’incontro ecumenico a Riga (Lettonia) e la visita agli assistiti dalle Opere di Carità di Tallin (Estonia). Particolarmente simbolica la tappa al Museo del Genocidio, così chiamato perché utilizzato dall’organo di polizia segreta dell’Unione Sovietica dal 1944 fino al 1991, quando la Lituania riconquistò l’indipendenza. Oltre a ospitare i funzionari del Comitato per la Sicurezza di Stato, l’edificio fungeva da luogo per gli interrogatori e da prigione per gli oppositori politici del regime comunista. Ma la storia di orrore di questo palazzo parte ancora prima, nel 1941, quando i nazisti invasero la Lituania e l’edificio fu adibito a quartier generale della Gestapo. In tre anni, tra il 1941 e il 1944, solo a Vilnius furono uccise circa 100 mila persone, un terzo degli abitanti della città, perlopiù ebrei. Proprio per ricordare questi orrori dell’occupazione, il Governo ha voluto convertire il palazzo in un luogo della memoria. Nelle diverse tappe del suo viaggio, il Papa renderà omaggio alla storia dolorosa di un popolo che, nonostante le persecuzioni, è rimasto profondamente ancorato alle proprie radici cristiane. (altro…)

Tra cielo e terra

Tra cielo e terra

© Ave Cerquetti, ‘Crocifissione’ – Lienz (Austria) 1975

Maria, ai piedi della croce, non svenne ma, levato cuore e sguardo al Padre, gli offerse, come pegno del patto ricostruito e come avallo del mutamento operato, quel Figlio, quale offerta preziosa, ostia senza prezzo. Sull’orizzonte tra cielo e terra, stette allora quale Maria dei dolori, la desolata: la donna che più pativa; ma, non piegata sotto la tragedia, consapevole del servizio da rendere, — ancella del Signore —, ai figli di lui, stette anche quale sacerdote all’altare, l’altare unico della croce, per offrire, adorando, alla giustizia eterna, quel figlio senza macchia, immolato per tutti. La sua resistenza restò impavida anche dopo, quando i soldati, schiodato il cadavere del Crocifisso, glielo abbandonarono tra le braccia, e si dileguarono, con la folla, per i vicoli, nelle casette assonnate sotto il buio della notte. Tra lampeggiamenti residui e fiori di stelle, nel silenzio coricato sulla tragedia consumata, ella stette ancora sola, a continuare al Padre l’offerta di quell’innocente svenato, il Figlio senza pari, che ella si stringeva tra le braccia appena morto, come un giorno, bambino, prediletto dagli angeli, lo aveva stretto a Betlemme, appena nato. Venuto alla vita sulle mani di una vergine, si era allontanato dalla vita sulle mani di una vergine: Virgo altare Christi. Appena nato allora, appena morto ora, era il prezzo con cui riscattava tutti dal dolore, frutto della colpa. È l’atteggiamento sublime della vergine cristiana che, fondata su Dio, non paventa. Quante volte la Chiesa perseguitata, — Cristo svenato, — non è stata raccolta tra le braccia di vergini, umili e forti, mentre dintorno i più fuggivano o si nascondevano! Vergini, consacrate o no, e madri dal cuore verginale, e pochi uomini, sull’esempio di Giovanni, assistettero più volte allo scempio rinnovato del Calvario e tennero nel cuore vivo il Cristo mistico. Fidata in Dio, Maria offre il Figlio al Padre, restituendolo, per identificarsi con la volontà di lui. In quell’ora, il suo gracile corpo muliebre resta eretto come altare, su cui è immolato, per la salvezza di tutti, il figlio di lei, l’agnello senza macchia. La sua è la fede del sacerdote che immola, in un’ora tragica, la più decisiva delle ore scoccate nella successione del mondo. Ogni anima è vergine — insegna sant’Agostino — in quanto fa parte della Chiesa che è vergine. Questo mistero ci associa alla desolazione di Maria, intanto che ci unisce alla passione di Gesù; passione che verginizza le anime pentite, presenti alla croce col cuore di Maria. Maria, ai piedi della croce, che offre il Figlio al Padre, incarna il sacerdozio universale della Chiesa: ne compie il primo gesto, quello che la Chiesa non finisce di ripetere. Incarna la Chiesa, e la simboleggia, anch’essa vergine e madre, che prosegue l’opera di Maria, che si unisce con quella di Gesù. Per denotare la bellezza e purezza e insieme la natura e la missione della Chiesa, sin dall’inizio essa fu paragonata a Maria: e fu vista quasi come la Vergine Madre effusa sull’universo, per portare le anime tutte a Cristo. Ella ripete la bellezza unica della verginità della Madonna, per ricominciare, senza pause, l’opera redentiva di Cristo. Igino Giordani, Maria modello perfetto, Città Nuova, Roma, 2012, pp.139-141 (altro…)

Sono Libero di Amare

Sono Libero di Amare

«Era il 1975 e frequentavo la V ginnasio della cittadina in cui sono nato. Cicerone e la congiura di Catilina animano una disputa fra noi adolescenti: la libertà. La saggia professoressa apre un dibattito fra i sostenitori di Cicerone, relatore un mio compagno, e Catilina, relatore il sottoscritto. La difesa della libertà mi appassiona a tal punto che un applauso conclude la mia arringa. Da quel momento la libertà diventa il leitmotiv della mia vita. Ma cos’è la libertà? Ed io sono libero?». Francesco, italiano originario della Sicilia, ha 59 anni ed è sposato con Paola. Per il progredire della malattia, non può più muovere il corpo, né parlare. Ma può muovere gli occhi. L’anno scorso ha aperto un blog, su consiglio di un giornalista che l’aveva contattato per una breve intervista. Prima con i pollici, poi, per il progredire della malattia, con un lettore oculare, che richiede più tempo, Francesco comunica ciò che nel suo cuore acquista forza e dinamismo, mentre il corpo si va progressivamente immobilizzando. Titolo del blog: “SLA. Io sono libero”. Libero Di Amare. «Non sono uno scrittore, ma una voce interiore mi suggerisce le parole. Inizio a vedere un film della mia vita che non conoscevo. È la mia forza: comincio a scrivere alcune pagine. Ricevo messaggi che mi emozionano. Ho semplicemente donato alcuni miei pensieri e ricevo tanto amore: mi comunicano emozioni, dolori, gioie, vita!». «Per tutta la vita ho cercato di ritagliarmi un momento, durante la giornata, per avere un colloquio intimo e personale con Dio. Non sempre ci sono riuscito, ma ogni volta che passavo accanto ad una Chiesa, salutavo, con un ciao, Gesù presente nel tabernacolo. Spesso entravo, per dedicargli un po’ del mio tempo. Rimanevo in silenzio, perché fosse Lui a parlarmi. Prima di andare via gli affidavo le difficoltà della giornata. A volte scherzavo: Gesù questo è un problema tuo, da solo non ci riesco. E non sono mai stato deluso». «Quante volte, pur avendo una vita piena di tutto, avvertiamo un senso di vuoto, di apatia, che vela la nostra vita di un velo di infelicità. Un uomo mi ha aperto uno spiraglio di luce: Agostino d’Ippona. Le sue Confessioni mi hanno preparato ad un incontro, che il primo agosto del 1976 mi avrebbe cambiato la vita: Dio è Amore e ti ama immensamente. Come posso corrispondere a questo amore infinito? Il Vangelo, che avevo letto ma non vissuto, mi diede la risposta: come puoi amare Dio che non vedi, se non ami il fratello che vedi? Fu una rivoluzione copernicana. Eravamo un gruppetto di amici a fare questa esperienza. Leggevamo il Vangelo e cercavamo di metterlo in pratica. Il mio cuore scoppiava di gioia e cominciai a sperimentare che il dolore è vita!». «Ricordo ancora l’odore del mare, seppure la malattia mi abbia tolto l’olfatto, (…) sento l’acqua che mi sfiora la pelle, anche se non nuoto da tre anni. Eppure non ho nostalgia, né dolore, per quello che ero e per quello che sono. Chiudo gli occhi, e il mio corpo galleggia, non è un sogno, o mera follia, è il mio Signore, che mi ripete: non temere». «La SLA era impressa nel mio cuore, da quando ero nato, ma non ne ero consapevole, fino a qualche anno fa. Il mio codice fiscale inizia con SLA, e non è una coincidenza. Non credo nel fato, ma nella Fata che mi ha scelto come figlio suo e non mi ha mai abbandonato. Maria, la madre di Gesù, è la mia rete, come quella del trapezista. (…) È un’esperienza che si ripete, ogni qualvolta il dubbio mi assale e la speranza diventa una zavorra. Maria è sempre lì, e non posso più aver paura! (…) Maria mi aveva tracciato la via e Chiara Lubich mi ha insegnato a orientare, ogni mattina, la bussola su Gesù Abbandonato in Croce. È Lui il segreto per cercare la Verità». «Vivi l’attimo presente perfettamente e sarai in Dio eternamente, mi ha insegnato Chiara. E nell’attimo presente posso gridare, non con la voce, ma con il cuore: Sono Libero di Amare». Fonte: Il blog di Francesco   (altro…)

Capodanno islamico

Quest’anno il capodanno islamico viene celebrato il 12 settembre. Il primo mese del calendario, muharram (in arabo المحرم), è uno dei quattro mesi sacri dell’anno. Il calendario islamico è un calendario lunare, quindi muharram si sposta di anno in anno, se confrontato con il calendario gregoriano. Secondo alcuni questa festa celebrerebbe il passaggio di Mosè, in fuga dal Faraone, attraverso il Mar Rosso. Secondo altri, nel decimo giorno di muharram, giorno dell’Ashura, sarebbero stati creati Adamo ed Eva, il paradiso e l’inferno, la vita e la morte. Si tratta di una festa celebrata in diverse parti del mondo sunnita, come in Nordafrica, dove ha una connotazione particolarmente gioiosa. Nei primi dieci giorni di muharram gli sciiti osservano il digiuno, mentre per i sunniti si tratta di un digiuno volontario, e non obbligatorio come durante il Ramadan. (altro…)

Chiamati da Dio

Chiamati da Dio

La Chiesa è costitutivamente relazione di comunione, in cui ogni cristiano è chiamato a occupare il posto a lui riservato. Occorre, per questo, essere aperti alla chiamata di Dio, qualunque essa sia, e rispondere a Lui con responsabilità. In particolar modo, nel libro viene preso in considerazione il diaconato permanente, in quanto terzo grado dell’Ordine sacro. Uno degli obiettivi di questo studio è la comprensione e la riflessione critica sullo sviluppo e l’identità del diaconato permanente nella realtà pastorale italiana, cercando di superare un approccio ontologico e funzionale attraverso la prospettiva simbolica all’interno del discorso di un’ecclesiologia di comunione. Il diaconato permanente è infatti una risorsa per la Chiesa e non puramente un rimedio alla scarsità di vocazioni al sacerdozio ordinato; la dimensione teologico-pastorale qui evidenziata offre delle risposte alle esigenze della Chiesa di ogni tempo e in particolare a quella di oggi.

La profezia sociale di Chiara Lubich

La profezia sociale di Chiara Lubich

«Il tuo giorno, mio Dio, io verrò verso di Te … Verrò verso di Te, mio Dio, […] e con il mio sogno più folle: portarti il mondo fra le braccia» (Il Grido, Città Nuova). A 10 anni dalla morte di Chiara Lubich, siamo ancora stupiti dalla profezia sociale di questa donna straordinaria che, col suo ideale dell’ut omnes (Gv 17,21), da Trento è arrivata al mondo. Ma non si può comprendere il carattere profetico della sua persona senza considerare il contesto storico in cui è vissuta e la sua partecipazione ai destini dell’umanità: la nascita nel Trentino, allora periferia esistenziale di grande significato storico e sociale, l’esperienza della povertà, il dramma delle guerre mondiali. In mezzo alle vicende del suo tempo, si manifesta in lei un carisma particolare, quello dell’unità: «L’anima deve sopra ogni cosa puntare sempre lo sguardo nell’Unico Padre di tanti figli. Poi guardare tutte le creature come figlie dell’Unico Padre. Oltrepassare sempre col pensiero e coll’affetto del cuore ogni limite posto dalla vita umana e tendere costantemente e per abito preso alla fratellanza universale in un solo Padre: Dio». In questi appunti del 2 dicembre 1946 si possono cogliere i capisaldi della profezia sociale della Lubich: Chiara, infatti, non è stata una riformatrice sociale, come non lo è stato Gesù. Il sogno di Chiara, in effetti, punta più in alto e in profondità, al fondamento antropologico e teologico di ogni forma sociale: la fratellanza universale e l’unità come l’ha pensata l’uomo-Dio, Gesù. Per questo, potremmo dire che la prima opera sociale di Chiara è stata la stessa comunità dei Focolari, nata a Trento dopo la guerra, la quale, prendendo alla lettera le parole degli Atti degli Apostoli (At 2,42-48), viveva la comunione radicale dei beni e si prodigava ad accudire la moltitudine di poveri e sofferenti che il conflitto aveva lasciato alle spalle. Questa radice non si è mai persa, anzi è la fonte ispiratrice di tutti i progetti sociali attivati in questi anni da lei e da quelli che hanno fatto proprio l’Ideale dell’unità. In ciò si evidenzia il genio umano ed ecclesiale di Chiara. Genio umano, perché la risoluzione dei problemi sociali – sempre più gravi nonostante le apparenze e il progresso tecnologico, con la massa crescente e scandalosa di scartati e sfollati in tutti gli emisferi della terra, frutto di sistemi iniqui e di una globalizzazione al servizio delle potenze del mondo –, non dipende da strategie sociologiche o da azioni che operano sugli strati superficiali della realtà umana, ma dalle opzioni fondamentali e dai valori profondi che muovono le coscienze. Genio ecclesiale, perché la missione della Chiesa non si esaurisce nella carità e nella cura degli ultimi (comunque indispensabile), ma nell’annuncio, alla luce dell’incarnazione del Verbo, della dignità di ogni uomo in quanto figlio di Dio. Senza queste due motivazioni essenziali, antropologica ed ecclesiale, non si afferra la vera dimensione sociale del carisma di Chiara Lubich, informato da una intrinseca socialità, che si dispiega in vita, azione e studio (vedi le Scuole sociali e l’Istituto Universitario Sophia). Quale la conseguenza concreta di questa prospettiva per tutti noi? Se vogliamo, ci aspetta una storia; anche noi abbiamo davanti una storia. Chiara ci riscatta dall’anonimato per renderci protagonisti di un sogno. Tutti protagonisti, nessuno escluso. Guislain Lafont, il grande teologo domenicano, parla del “principio della piccolezza”, che riassume la filosofia pratica di papa Francesco. Si tratta della convinzione che « la salvezza viene piuttosto dal basso che dall’alto». Chiara ha saputo declinare magistralmente questo “principio della piccolezza” nell’impegno per un vero rinnovamento sociale, scatenato dal paradigma dell’unità. Questa è la sua grandezza.   Fonte: Città Nuova n.6, giugno 2018 (altro…)

Maria, fiore dell’umanità

«L’Antico e il Nuovo Testamento formano un solo albero. La fioritura avvenne nella pienezza dei tempi. E l’unico fiore era Maria. Il frutto che ne seguì fu Gesù. Anche l’albero dell’umanità era stato creato ad immagine di Dio. Nella pienezza dei tempi, alla fioritura, avvenne l’unità fra Cielo e terra e lo Spirito Santo sposò Maria. Abbiamo dunque un solo fiore: Maria. Ed un solo frutto: Gesù. Ma Maria, seppure una, è la sintesi della creazio¬ne intera al culmine della sua bellezza, quando si presenta come sposa al suo Creatore. […] Maria è il fiore fiorito sull’albero dell’umanità nato da Dio che creò il primo seme in Adamo. È Figlia di Dio suo Figlio. Guardando una piantina di geranio, che s’apriva in un fiore rosso, mi domandavo e le domandavo: «Perché fiorisci in rosso? Perché dal verde cambi in rosso?» Mi sembrava una cosa così strana! Oggi ho capito che tutta l’umanità fiorisce in Maria. Maria è il Fiore dell’umanità. Ella, l’Immacolata, è il Fiore della Maculata. L’umanità peccatrice è fiorita in Maria, la tutta bella! E, come il fiore rosso è grato alla piantina verde con le radici e il concime che la fece fiorire, così Maria è, perché vi fummo noi peccatori, che costringemmo Dio a pensare a Maria. Noi dobbiamo a Lei la salvezza, Ella la vita sua a noi». Chiara Lubich, Maria trasparenza di Dio, pp. 85-87 (altro…)

Vangelo vissuto: Dare spazio alla Parola

Emigranti Viviamo in un Paese restio ad accogliere gli emigranti. Un giorno in famiglia parlavamo di questo argomento e, volendo vivere la Parola di Gesù, ci siamo detti che sono emigranti anche gli emarginati. Non molto tempo dopo, abbiamo saputo di un ragazzo che veniva dal mondo della droga e non aveva nessuno che si prendesse cura di lui. Lo abbiamo accolto a casa nostra finché non si è stabilizzato, vincendo la sua dipendenza e trovando un lavoro. Anche in seguito abbiamo mantenuto i rapporti con lui. Oggi è un papà felice, con una famiglia serena. R. H. – Ungheria Il granaio Anziana e senza figli, Marie trascorreva spesso i pomeriggi da noi. Un giorno, alludendo al granaio dietro casa nostra, ci confidò che sarebbe stata felice di abitare lì. Ne abbiamo parlato con i figli e abbiamo deciso di accontentarla. Dopo aver ottenuto i necessari permessi, abbiamo trasformato il granaio in una casetta collegata alla nostra da una porta interna. Non solo per Marie, ma per tutta la nostra famiglia si è aperta una porta, una modalità nuova di capire la solitudine di molte persone. Ci sentiamo veramente arricchiti. C. J. B. – Belgio Splendente Da molti anni sono semiparalizzata a letto. Giovedì scorso sono venute a trovarmi due focolarine e per me è stata una grande gioia. In seguito, hanno comunicato ad una mia amica di avermi trovato “splendente” e questo loro commento mi ha molto sorpreso. Ho ringraziato Dio, chiedendogli di aiutarmi ad essere sempre tale. Il giorno dopo mi sono svegliata con dei forti dolori alla schiena. Era l’occasione per restare “splendente” anche nella sofferenza. La stessa cosa è successa anche qualche giorno dopo. È questo l’atteggiamento che cerco di mantenere in questo tempo, e anche se non sempre ci riesco, almeno ci provo. N. P. – Venezuela Il latte Nella difficile situazione economica che attraversava il Paese, tutto era razionato e i mercati erano vuoti. A causa di una grave decalcificazione delle ossa, Rosa aveva bisogno di bere molto latte, ma era difficile da trovare. Un giorno una vicina è andata a casa sua per chiederle un po’ di latte per il suo bambino, che da giorni non ne beveva. Rosa le ha offerto subito quello che le rimaneva, nonostante le proteste dei figli. Prima di sera, le sono arrivati otto litri di latte. Con le lacrime agli occhi, Rosa ha esclamato: “Dio non si lascia mai vincere in generosità!”. M. C. – Messico La suocera Rosita e io avevamo portato mia suocera, che vive in una casa per anziani e ha difficoltà motorie, a fare una passeggiata. Anche mia cognata era con noi. Grati a Dio per la bella giornata di sole, durante la passeggiata ci siamo fermati a fare colazione in un ristorante nella piazza di un paese vicino. Fra noi c’era armonia e gioia. Quando abbiamo chiesto il conto, ci è stato detto che era già stato pagato da un altro cliente, ammirato dalle premure verso una persona anziana. Felice, mia suocera confermava. R. – Svizzera (altro…)

Somma di Teologia (Parte Prima – 1)

Somma di Teologia (Parte Prima – 1)

Con il presente volume si inaugura una nuova edizione del capolavoro tomista, frutto di un profondo e accurato studio delle fonti tomiste e del pensiero antico classico e cristiano. Il Curatore individua gli autori che Tommaso nel corso della sua speculazione lascia non identificati e che nelle edizioni critiche precedenti erano riportati semplicemente in corsivo, senza alcuna indicazione. Nella traduzione del Fiorentino, invece, sono stati individuati e segnalati nelle note. Una ricerca che apre ad una nuova lettura del pensiero di Tommaso e aiuta a rintracciare tutte le fonti cruciali del pensiero tomista. «… si sente il bisogno di riprendere il modo di pensare di S. Tommaso, che aveva fondato il pensiero, sull’obbligo morale per l’uomo di dare ad ogni soggetto il suum. Questo ritorno, fatto allo scopo di trovare un valido aiuto per meglio capire i problemi di oggi, non può prescindere dalla rilettura della Summa theologiae». (Fernando Fiorentino) Città Nuova Ed.

Maria e il Dio che appare assente

«Nel 1984 mi recai con un gruppo di vescovi di diverse confessioni nella basilica di Santa Sofia a Istanbul. Restammo colpiti da questo edificio imponente, poiché vi potevamo percepire in maniera tangibile una presenza enorme della storia della Chiesa e dell’umanità. Ci trovavamo in un edificio dell’antica tradizione cristiana, dell’epoca in cui la cristianità era unita, in cui l’Asia Minore era centro del mondo cristiano; ma eravamo anche nel luogo in cui si consumò la rottura tra Oriente e Occidente e si spezzo l’unità. Nei grandi cunei della cupola vedevamo, enormi, le scritte tratte dal Corano, il sopravvento di un’altra religione sulla cristianità lacerata. Proprio davanti a noi erano posti alcuni cartelli che dicevano “Vietato pregare”. Un museo in cui la gente si aggirava con macchine fotografiche e binocoli, gironzolando di qua e di là guardando le bellezze artistiche lì conservate. Questa assenza di religione in quello che una volta era un luogo sacro era terribile. Fummo sopraffatti da questa cascata di eventi: unità originaria, unità lacerata, diverse religioni, niente più religione. I nostri sguardi vagavano disorientati in cerca di aiuto, quando all’improvviso – là! Sopra la cupola scintillava, dolcemente e senza farsi notare, un antico mosaico: Maria che offre suo Figlio. Lì ho capito chiaramente: sì, questa è la Chiesa: esserci, semplicemente, e a partire da se stessi generare Dio, quel Dio che appare assente. La parola Theotokos – madre di Dio, colei che genera Dio – acquistò per me improvvisamente un suono completamente nuovo. Capii che non possiamo organizzare la fede nel mondo; se nessuno vuole più sentir parlare di Dio, non possiamo batterci con la forza e dire “Guai a voi!”. Anche noi possiamo esserci semplicemente e portare alla luce, partendo da noi stessi, quel Dio che appare assente. Non possiamo fabbricare questo Dio, ma soltanto darlo alla luce; non possiamo affermarlo con argomentazioni, ma possiamo essere la coppa che lo contiene, il suo cielo nel quale, pur nella scarsa appariscenza, Egli rifulge. Ho così compreso non solo il nostro compito odierno come Chiesa, ma anche come la Chiesa sussista nella figura di Maria e come Maria sussista nella figura della Chiesa, come entrambe la figura e la realtà siano una cosa sola». Klaus Hemmerle, Partire dall’unità. La Trinità e Maria, pp. 124, 125. (altro…)

Cura e custodia del creato

Si celebra ogni anno il 1° settembre la Giornata mondiale per la Custodia del Creato, quest’anno alla 13ª edizione. Si tratta di una iniziativa della chiesa ortodossa cui hanno aderito altre chiese cristiane, impegnate a riscoprire in un orizzonte ecumenico l’impegno al rispetto e alla cura della creazione. Dal 2015, anche la chiesa cattolica si è unita all’appello, rivolto a tutti gli uomini, alla responsabilità verso il creato e alla tutela della vita di tutti i popoli della terra. Nel 2017, per suggellare questo comune impegno, Papa Francesco e il Patriarca ecumenico Bartolomeo I di Costantinopoli hanno firmato insieme un documento in cui si legge, tra l’altro: «L’ambiente umano e quello naturale si stanno deteriorando insieme, e tale deterioramento del pianeta grava sulle persone più vulnerabili. L’impatto dei cambiamenti climatici si ripercuote, innanzitutto, su quanti vivono poveramente in ogni angolo del globo. Il nostro dovere a usare responsabilmente dei beni della terra implica il riconoscimento e il rispetto di ogni persona e di tutte le creature viventi. La chiamata e la sfida urgenti a prenderci cura del creato costituiscono un invito per tutta l’umanità ad adoperarsi per uno sviluppo sostenibile e integrale. […] Siamo convinti che non ci possa essere soluzione genuina e duratura alla sfida della crisi ecologica e dei cambiamenti climatici senza una risposta concertata e collettiva, senza una responsabilità condivisa e in grado di render conto di quanto operato, senza dare priorità alla solidarietà e al servizio». (altro…)

Emergenza Kerala

Una grande massa di sfollati, in attesa di riuscire a tornare nelle proprie abitazioni, ancora sommerse dalle devastanti inondazioni che si sono verificate nel Kerala, è al momento radunata in 3.800 campi di raccolta. Le operazioni di soccorso e assistenza vengono portate avanti in mezzo a grandi difficoltà, a causa dell’inaccessibilità di alcune zone. In certi casi, cibo e acqua vengono lanciati dagli elicotteri, essendo stati distrutti strade e ponti. Dalla comunità locale dei Focolari scrivono: «Siamo di ritorno da Trichy (a 300 Km circa dal Kerala), dove si è svolta la Mariapoli con le persone dei gruppi della Parola di vita, sparsi in un raggio di 120 km. In cuore, però, avevamo le persone del Kerala travolte dalle fortissime piogge. Siamo ancora nel periodo del monsone, vento caldo che provoca questi tifoni tropicali. Per quanto sappiamo le persone del Movimento stanno bene. C’era in programma un ritiro per sacerdoti a Trivandrum (nel sud del Kerala), ma l’abbiamo dovuto cancellare perché i viaggi non sono sicuri e tanti sacerdoti prenotati sono coinvolti nella tragedia. Nel fine settimana, le nostre comunità locali si sono impegnate a raccogliere generi alimentari e oggetti di prima necessità da inviare alle zone colpite. Contiamo sulle vostre preghiere». Anche Papa Francesco ha pregato per le vittime e perché “non manchi a questi fratelli la nostra solidarietà e il concreto sostegno della comunità”.


Per chi vuole collaborare, sono stati attivati i seguenti conti correnti:

Azione per un Mondo Unito ONLUS (AMU) Azione per Famiglie Nuove ONLUS (AFN)
IBAN: IT58 S050 1803 2000 0001 1204 344 presso Banca Popolare Etica IBAN: IT55 K033 5901 6001 0000 0001 060 presso Banca Prossima
Codice SWIFT/BIC: CCRTIT2T Codice SWIFT/BIC: BCITITMX
CAUSALE : Emergenza Kerala (India)
I contributi versati sui due conti correnti con questa causale verranno gestiti congiuntamente da AMU e AFN. Per tali donazioni sono previsti benefici fiscali in molti Paesi dell’Unione Europea e in altri Paesi del mondo, secondo le diverse normative locali. I contribuenti italiani potranno ottenere deduzioni e detrazioni dal reddito, secondo la normativa prevista per le Onlus, fino al 10% del reddito e con il limite di € 70.000,00 annuali, ad esclusione delle donazioni effettuate in contanti.

 


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Grave incidente all’ospedale dei Focolari in Congo

Grave incidente all’ospedale dei Focolari in Congo

«Chiediamo al Padre di accogliere nel Suo Regno di pace tutti quanti hanno perso la vita in questo grave incidente e raccomandiamo al Suo amore i feriti e chi è rimasto coinvolto». È quanto scrive Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari, alle comunità della Repubblica Democratica del Congo (RDC), dopo il grave incidente avvenuto il 28 mattina nella cittadina di Limate (a nord di Kinshasa). Un silos contenente tonnellate di frumento, di proprietà della FAB Congo, industria produttrice di farine, è crollato su parte dell’ospedale Moyi mwa Ntongo e su un’azienda adiacente. Sotto il peso delle macerie hanno perso la vita alcune persone, tra cui Valentine, membro dei Focolari, incaricata dei servizi di lavanderia, mentre le altre vittime erano negli edifici limitofi. «C’è stata una gara di solidarietà per aiutare a ritrovare il corpo – scrive Aga Kahambu, a nome della comunità locale dei Focolari – dove polizia, Croce Rossa e volontari hanno lavorato senza sosta. Alcune delle vittime sono dipendenti della FAB, ma il numero resta ancora imprecisato. È un forte dolore per tutti, ma l’unità e la solidarietà tra tanti ci ha molto sostenuto». Secondo la testata locale Actualite.cd “il bilancio è provvisorio, perché l’incidente è avvenuto in un’ora di punta”, e sottolinea: “i significativi danni alle strutture, con la distruzione dei reparti di radiologia, diagnostica e di altri servizi”. Costruito nel 2006 e diretto dal Movimento dei Focolari, il centro medico Moyi mwa Ntongo è considerato un polo d’eccellenza con 55 posti letto. Sorto per la cura della cecità infantile, il centro ha poi inglobato altri progetti, come il contrasto all’HIV e all’AIDS. È inoltre un modello di azione umanitaria internazionale: per le funzioni mediche e paramediche si avvale infatti di specialisti e personale locale, formatosi sia nella RDC che in Europa. Nel 2016, a dieci anni dalla sua fondazione, si è dotato di un moderno reparto di maternità e neonatologia, servizio essenziale in un Paese che ha un tasso di mortalità infantile e delle gestanti tra i più alti al mondo. Il reparto, fortunatamente risparmiato dal crollo, è stato realizzato grazie al contributo di persone e agenzie collegate al Movimento dei Focolari, come la Fondazione Giancarlo Pallavicini e le signore Albina Gianotti e Vittorina Giussani, finanziatori del Centro medico sin dagli esordi, e da AMU Lussemburgo e AECOM Congo, insieme ai loro sostenitori. Chiara Favotti (altro…)

Sinais de alerta no amor

Sinais de alerta no amor

Em Sinais de alerta no amor, Rino Ventriglia compara metaforicamente o amor ao motor de um carro. Quando tudo está bem, todas as luzes de alerta do painel estão apagadas, mas o que fazer quando uma ou mais luzes se acendem? O que elas indicam? Certamente, algo no mecanismo do relacionamento não funciona mais adequadamente ou dá sinais de desgaste. Quais são os sinais de alerta mais frequentes? Com base em relatos que vivenciou ao longo de anos como terapeuta, o autor observa os problemas conjugais e aponta algumas questões que considera relevantes: a culpa e o arrependimento, a frustração pela falta de reconhecimento e carinho, a busca por rotas de fuga. O livro auxilia o leitor a compreender as “histórias das pessoas” que, ao longo dos anos, escolheram e disseram “sim”, ensina que a dor deve ser tratada; não há necessidade de se escapar dela. De fato, tentar evitar a dor é inútil. O sim “para sempre” pode ser uma realidade possível e construída a cada dia. Cidade Nova

Quando la povertà è un dono

Quando la povertà è un dono

«Quando avevo sei anni, mia madre mi fece inserire nel programma di assistenza diurna di Bukas Palad, il progetto sociale realizzato dai Focolari attraverso le sue organizzazioni AMU e AFN, dopo aver conosciuto una insegnante che lavorava lì. Ricordo che mi disse: “Qui imparerai ad avere un sorriso luminoso”. Anche mia madre partecipava alle riunioni di formazione e cominciò a impegnarsi come volontaria. Inizialmente pensavo che lo facesse perché non aveva nient’altro da fare, a parte i lavori di casa, ma poi mi sono ricreduta, vedendo che ci andava anche di sabato. Mio padre e i miei fratelli notavano che era più felice. E lo ero anch’io, attirata dallo spirito di reciproco amore e di unità che c’era tra i membri dello staff. Grazie al progetto ho potuto completare tutto il corso di studi fino alla laurea. Posso testimoniare che Bukas Palad ha avuto un ruolo fondamentale nella maggior parte delle mie esperienze e nelle mie scelte di vita. Ricordo molto bene tutte le attività che svolgevamo a scuola e durante i fine settimana, con tutti gli studenti, e la formazione che abbiamo ricevuto e che ci ha fatto diventare persone sensibili alle necessità degli altri e che considerano la povertà non come un ostacolo che ti impedisce di fare quello che vuoi, ma come un dono. Attraverso il progetto, ho conosciuto Chiara Lubich e i giovani del Movimento dei focolari. Crescendo in questo contesto, ho imparato che i sogni si possono realizzare se crediamo che su ciascuno di noi c’è un piano d’amore di Dio. Mi sono laureata in Educazione all’Università di Cebu, poi ho superato l’esame di abilitazione per insegnanti. Subito dopo la laurea ho iniziato a lavorare, accompagnata dalla mia grande “famiglia”, che mi è sempre stata accanto, anche quando dovevo affrontare il mondo del lavoro e la vita in generale. Sia nei momenti di soddisfazione che in quelli difficili, mi sono portata dietro una frase di Chiara Lubich, “Siate famiglia”. Quando penso a Bukas Palad, capisco bene cosa sia una famiglia. Dapprima ho insegnato nella scuola privata, per cinque anni. Poi, nel 2014, ho fatto richiesta di insegnamento nella scuola pubblica. Sono stata assegnata ad una scuola di Mandaue, una città che fa parte dell’area metropolitana di Cebu. Qui le cose erano completamente diverse, non c’era la stessa organizzazione e sistematicità che conoscevo. Quando insegnavo nella scuola privata, pensavo che per fare l’insegnante era necessario un grande cuore e un animo coraggioso. Ma ora che lavoro nella pubblica credo che si debba avere un cuore ancora più grande, un animo se possibile ancora più coraggioso, una forza ancora maggiore. Ogni volta, quando mi viene la tentazione di abbandonare questo lavoro, qualcosa mi trattiene. Sono soprattutto loro, i ragazzi. In loro vedo me stessa e i miei compagni, tanti anni fa, quando sognavamo di diventare ciò che siamo ora. Forse non sarò in grado di dare lo stesso aiuto e lo stesso supporto che io e la mia famiglia abbiamo ricevuto, ma cerco di fare del mio meglio per trasmettere lo stesso amore». A cura di Chiara Favotti (altro…)

Témoin de l’espérance : Le testament du cardinal Van Thuân

Témoin de l’espérance : Le testament du cardinal Van Thuân

Le 15 décembre 1999, Jean-Paul II fit appeler Mgr Nguyên van Thuân et lui dit :”Pour la première année du troisième millénaire, c’est un Vietnamien qui prêchera les Exercices spirituels à la Curie Romaine.” Et le Pape conclut par ces mots :”Donnez-nous votre témoignage !”. Imprégné de l’Evangile de l’espérance, l’auteur procède par anecdotes et paraboles, en référence à sa dure et lumineuse expérience. A sa manière originale, il nous fait respirer les parfums de l’Asie à travers les grands thèmes de la spiritualité chrétienne, avec des méditations aux titres suggestifs : les défauts de Jésus, le monde d’aujourd’hui, Dieu et non les oeuvres de Dieu, l’art d’aimer… C’est le Pape lui-même qui conclut cette retraite accessible à tous. A lire également le récit de sa captivité : Van Thuan, libre au-delà des verrous de Teresa Gutierrez. Nouvelle Cité

Grave incidente all’ospedale dei Focolari in Congo

Crollo a Limete (R.D. Congo)

Il Movimento dei Focolari segue con apprensione l’evolversi delle notizie riguardanti l’incidente avvenuto ieri pomeriggio (27 agosto 2018) nella cittadina di Limete, a nord di Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo. Qui il crollo improvviso di un silos contenente tonnellate di frumento ha distrutto ampi reparti dell’ospedale Moyi Mwa Ntongo, costruito nel 2006 dal Movimento stesso. Incerto il bilancio delle vittime, che conterebbe almeno due morti, fra cui  una donna addetta al servizio lavanderia, e alcuni feriti e dispersi, come pure la valutazione dei danni alle strutture e alle attrezzature. In una nota riportata dalla testata locale Actualite.cd, la direzione sanitaria dell’ospedale riferisce che “pazienti gravemente malati e gravemente feriti sono stati trasferiti con urgenza negli ospedali più vicini” e che la priorità in questo momento è quella di estrarre chi è ancora sotto le macerie e dare sostegno alle persone coinvolte. Significativi i danni alle strutture, con la distruzione dei reparti di radiologia, diagnostica e altri servizi. Da appena due anni nel centro ospedaliero erano stati inaugurati un reparto di maternità e pediatria e una sala operatoria. Il crollo del silos di proprietà della società FAD Congo avrebbe interessato anche edifici circostanti fra cui una fabbrica, causando altre vittime. Diverse autorità, tra cui il sindaco del comune di Limete, sono giunte sul posto. Il Movimento dei Focolari esprime profonda partecipazione, si unisce al dolore delle vittime e assicura la propria vicinanza spirituale alle famiglie coinvolte. (altro…)

70° dell’incontro di Chiara Lubich con Giordani

70° dell’incontro di Chiara Lubich con Giordani

Promosso dal Movimento dei Focolari con il Centro Chiara Lubich, il Centro Igino Giordani e il Movement politics & policy for unity. Il Convegno è a numero chiuso a causa dei posti limitati della sala. Sarà possibile seguire in differita il video dell’evento, disponibile sulle home-page dei siti e social media: http://www.centrochiaralubich.org/ https://www.focolare.org/ http://www.iginogiordani.info/ https://www.facebook.com/Igino-Giordani http://www.mppu.org https://www.facebook.com/mppu.int/   Vedi la locandina con il programma             (altro…)

Parola di vita – Settembre 2018

La Parola di questo mese proviene da un testo attribuito a Giacomo, figura di rilievo nella Chiesa di Gerusalemme. Egli raccomanda al cristiano la coerenza tra il credere e l’agire. Nel brano iniziale della lettera viene sottolineata una condizione essenziale: liberarsi da ogni malizia per accogliere la Parola di Dio e lasciarsi guidare da essa per camminare verso la piena realizzazione della vocazione cristiana. La Parola di Dio ha una forza tutta sua: è creatrice, produce frutti di bene nella singola persona e nella comunità, costruisce rapporti di amore tra ognuno di noi con Dio e tra gli uomini. Essa, dice Giacomo, è stata già “piantata” in noi. «Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza».  Come? Certamente perché Dio, fin dalla creazione, ha pronunciato una Parola definitiva: l’uomo è Sua “immagine”. Ogni creatura umana infatti è il “tu” di Dio, chiamato all’esistenza per condividere la Sua vita di amore e comunione. Ma, per i cristiani, è il sacramento del battesimo che ci inserisce in Cristo, Parola di Dio entrata nella storia umana. In ogni persona dunque Egli ha deposto il seme della sua Parola, che lo chiama al bene, alla giustizia, al dono di sé e alla comunione. Accolto e coltivato con amore nella propria “terra”, è capace di produrre vita e frutti. «Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza».  Luogo chiaro dove Dio ci parla è la Bibbia, che per i cristiani ha il suo vertice nei Vangeli. Occorre accogliere la Sua Parola nella lettura amorosa della Scrittura e, vivendola, possiamo vederne i frutti. Possiamo ascoltare Dio anche nel profondo del nostro cuore, dove avvertiamo spesso l’invadenza di tante “voci”, di tante “parole”: slogan e proposte di scelte, modelli di vita, come anche preoccupazioni e paure … Ma come riconoscere la Parola di Dio e darle spazio perché viva in noi? Occorre disarmare il cuore ed “arrenderci” all’invito di Dio, per metterci in un libero e coraggioso ascolto della Sua voce, spesso la più sottile e discreta. Essa ci chiede di uscire da noi stessi e di avventurarci per le strade del dialogo e dell’incontro, con Lui e con gli altri, e ci invita a collaborare per rendere l’umanità più bella, in cui tutti ci riconosciamo sempre più fratelli. «Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza».  La Parola di Dio infatti ha la possibilità di trasformare il nostro quotidiano in una storia di liberazione dall’oscurità del male personale e sociale, ma attende la nostra adesione personale e consapevole, anche se imperfetta, fragile e sempre in cammino. I nostri sentimenti e i nostri pensieri assomiglieranno sempre più a quelli di Gesù stesso, si rafforzeranno in noi la fede e la speranza nell’Amore di Dio, mentre i nostri occhi e le nostre braccia si apriranno alle necessità dei fratelli. Così suggeriva Chiara Lubich nel 1992: «In Gesù si vedeva una profonda unità tra l’amore che Egli aveva per il Padre celeste e l’amore verso gli uomini suoi fratelli. C’era un’estrema coerenza tra le sue parole e la sua vita. E questo affascinava e attirava tutti. Così dobbiamo essere anche noi. Dobbiamo accogliere con la semplicità dei bambini le parole di Gesù e metterle in pratica nella loro purezza e luminosità, nella loro forza e radicalità, per essere dei discepoli come li vuole Lui, cioè dei discepoli uguali al maestro: altrettanti Gesù diffusi nel mondo. E ci potrebbe essere per noi una avventura più grande e più bella?»1. Letizia Magri   1 C. Lubich, ‘Come il Maestro’, in «Città Nuova» 36 (1992/4), p. 33. (altro…)

Un popolo in fuga

Un popolo in fuga

«Secondo dati attendibili, nella sola giornata dell’11 agosto, 5.100 venezuelani hanno varcato la frontiera tra Ecuador e Perù. Un record che supera quello raggiunto nel maggio scorso, quando in un giorno c’erano stati 3.700 nuovi arrivi. Per questo motivo l’Ecuador ha dichiarato uno stato di emergenza migratoria». Roggero, nato in Venezuela da genitori italiani, conosce bene l’America Latina, dove ha vissuto quasi 40 anni ed ora nella capitale peruviana, dove vive dal 2015. Non solo Brasile, Colombia, Ecuador e Perù, ma anche Paesi più lontani come il Cile, l’Argentina e perfino l’Uruguay sono alle prese con un esodo epocale, che secondo molti osservatori rischia di provocare in quell’area una delle maggiori crisi umanitarie degli ultimi decenni. Le nuove norme di ingresso in Ecuador e Perù impongono da pochi giorni ai cittadini venezuelani di esibire un passaporto, impossibile da ottenere di questi tempi, al posto della carta d’identità. «Si tratta di una realtà difficilmente comprensibile se non si vive in prima persona. I venezuelani fuggiti in Perù potrebbero aver già raggiunto la quota di 400 mila persone. Sono fuggiti da un Paese attanagliato da una crisi gravissima, dove manca tutto, e sono qui per trovare un lavoro e mantenere il resto della famiglia rimasta in Venezuela. Ma a costo di grandi sacrifici. Sono disposti a tutto, fanno spesso la fame, trascorrono anche 3-4 ore al giorno in autobus per guadagnare pochi dollari. Molti dormono sul pavimento e soffrono il freddo perché non hanno nemmeno una coperta, o fanno la doccia con l’acqua fredda. Ma, perlomeno, sanno che chi è rimasto in Venezuela (moglie, figli, fratelli, nonni…) ha un tetto sopra la testa e può in qualche modo sopravvivere con i pochi dollari che arrivano dall’estero. Ormai, le “rimesse” che arrivano da fuori sono una voce importantissima nell’economia venezuelana». La comunità dei focolari, intanto, da vari mesi cerca di accogliere le persone che parenti o amici segnalano in arrivo o con cui per svariate circostanze è entrata in contatto. «Importante per noi – dice Silvano – è che trovino un’aria di famiglia. Se poi possiamo condividere del cibo, qualche giaccone, delle medicine, una coperta o delle indicazioni per ottenere il permesso di soggiorno temporaneo, meglio ancora. Il 12 agosto ci siamo incontrati per la terza volta nel focolare di Lima, insieme al Centro Fiore una delle nostre sedi operative. Eravamo in 23 persone, due terzi delle quali venezuelane. Prima di tutto, con chi voleva, abbiamo partecipato alla messa. Poi abbiamo offerto un pranzo, con due grandi tavolate. Prima di congedarci abbiamo visto una presentazione in video di Chiara Lubich, perché la maggioranza dei presenti non conosceva il Movimento. Un momento sempre commovente è quello dedicato alla distribuzione dei vestiti che generosamente la comunità locale raccoglie e ci fa pervenire. Abbiamo anche riso parecchio quando uno dei presenti ha visto che un altro indossava il suo giaccone, preso per sbaglio come uno degli indumenti “disponibili”. Questa inusuale contentezza celava realtà molto dure e ogni genere di storie dolorose, vissute prima, durante e dopo la fuga dal Venezuela. Parlarne e ascoltarle è diventato per loro un momento di liberazione. A qualcuno in emergenza abbiamo potuto offrire, nel frattempo, qualche giro di lavatrice. Due rockettari, amici di uno degli invitati, sono capitati lì per caso. Uscendo, colpiti dal rapporto che avevano visto tra tutti noi, ci hanno definito “persone di qualità”. Pare che questa definizione, nel mondo dei rockettari, almeno in Venezuela, sia il massimo elogio possibile. E non era ancora finita: da colui che meno te l’aspetti è giunto l’invito a fare una preghiera finale, tutti in circolo e presi per mano, davvero significativo! Quella stessa sera siamo venuti a sapere che l’ONU stima che 2,3 milioni di venezuelani siano già scappati dal loro Paese, dall’inizio della crisi. Quindi abbiamo ancora molto lavoro da fare. E per un bel po’». Chiara Favotti (altro…)

Viviamo insieme il Vangelo – Il rito del Battesimo

Viviamo insieme il Vangelo – Il rito del Battesimo

Il significato e i gesti del Battesimo sorgente della vita nuova in Cristo, dalla quale fluisce l’intera vita cristiana. Un libro agile e colorato per accompagnare genitori, madrine e padrini nel cammino di preparazione al Battesimo di un bambino. Un volume che spiega, in modo semplice e chiaro, il significato di questo Sacramento e dei suoi simboli: l’acqua, il cero, la ve­ste bianca, il sacro crisma. A.A. V.V. Città Nuova ed.

Migranti della “Diciotti” a Rocca di Papa

Sarà la struttura “Mondo migliore”, nel Comune di Rocca di Papa, a sud di Roma, ad accogliere un centinaio di migranti sbarcati dalla nave Diciotti a Catania, in Italia. Lo ha affermato Papa Francesco, di rientro dall’Irlanda, durante la conferenza stampa sul volo Air Lingus. Il “Mondo Migliore”, in precedenza un centro congressi gestito dai padri oblati, è ora un Centro di accoglienza straordinaria (Cas). «Saranno accolti lì, il numero credo che sarà più di cento, e lì cominceranno a imparare la lingua italiana e a fare quel lavoro che si è fatto con i migranti integrati» ha spiegato il Papa.

Maria e la Chiesa

Maria e la Chiesa

Mosaico del pittore Paolo Scirpa (Centro Internazionale del Movimento dei focolari, Rocca di Papa)

«La vergine Maria […] è riconosciuta e onorata come la vera madre di Dio e del Redentore. Redenta in modo così sublime in vista dei meriti del Figlio suo e a lui unita da uno stretto e indissolubile vincolo, è insignita della somma carica e della dignità di madre del Figlio di Dio, e perciò figlia prediletta del Padre e il tempio dello Spirito Santo; per questo dono di una grazia eminente precede di molto tutte le altre creature, celesti e terrestri». (Lumen Gentium, 53) «Ella primeggia tra gli umili e i poveri del Signore, i quali con fiducia attendono e ricevono da lui la salvezza». (Lumen Gentium, 54) «La beata Vergine ha avanzato nel cammino della fede e ha conservato fedelmente la sua unione con il Figlio sino alla croce, dove, non senza un disegno divino, se ne stette ritta, soffrì profondamente col suo Figlio unigenito e si associò con animo materno al sacrificio di lui…». (Lumen Gentium, 58) «L’amore e la venerazione della Madre di Dio è l’anima della pietà ortodossa, il suo cuore che riscalda e vivifica tutto il corpo. Il cristianesimo ortodosso è la vita in Cristo e in comunione con la sua Madre purissima […] l’amore a Cristo che non si può disgiungere dall’amore della Madre di Dio […] Chi non venera Maria non conosce nemmeno Cristo, e una fede in Cristo che non include la venerazione della Madre di Dio, è un’altra fede, un altro cristianesimo di quello della chiesa». (S. Bulgakov: L’Ortodossia, p. 356) «In Maria è presente il sì dell’umanità intera, e questo sì incondizionato è una coppa che si offre, che accoglie e che trasmette. E così lei, che visse l’ora di Dio, che pronunciò più volte il sì dell’accettazione, che portò in sé il verbo, è ora Madre della misericordia, Salute degli infermi e Rifugio dei peccatori, regina degli apostoli e della pace, Madre di tutti noi e immagine vivente della Chiesa». (Klaus Hemmerle, Scelto per gli uomini, p. 156) (altro…)