Mar 3, 2015 | Chiesa, Cultura, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
L’Europa continua a lottare con un’incertezza economica che pone gravi sfide a imprese, responsabili delle politiche economiche e cittadini. Cristiani provenienti da vari ambiti dell’economia e dal mondo imprenditoriale si sono dati appuntamento a Loppiano (nei pressi di Firenze), dal 6 all’8 marzo, per condividere esperienze e visioni, per dare il contributo di una voce profetica di speranza. «Finora in Europa ha parlato solo la voce delle istituzioni – afferma il prof. Luigino Bruni –. Il nostro sogno è che nei ministeri dell’economia ci siano dei francescani, focolarini, persone che hanno scelto gli ultimi… C’è bisogno della voce della gratuità. Negli ultimi decenni queste voci si sono completamente zittite. Un’economia senza anima, senza carismi capaci di includere anche i poveri, non ha futuro. Che cosa hanno da dire i movimenti cristiani, oggi, sul piano economico? Abbiamo cominciato il cammino di “Insieme per l’Europa” con Chiara Lubich all’inizio del millennio. Dopo 15 anni di lavoro insieme sul piano della conoscenza, ci sembra che questo cammino diventi un essere insieme per un’economia diversa, per una politica diversa. È arrivato il momento di dire qualcosa». L’iniziativa del convegno nasce nel novembre 2012 a Monaco di Baviera, durante l’incontro degli ‘Amici di insieme per l’Europa’ (Together for Europe). In quell’occasione, esperti in ambito economico di alcuni movimenti e comunità di diversi paesi e chiese, si sono accordati per generare un momento di approfondimento comune, con l’intento di dare un contributo specifico nel campo economico, a partire dai carismi. Il programma prevede uno spazio per approfondire i “segni dei tempi” che viviamo, con la condivisione delle proprie esperienze. E uno spazio per la riflessione sui “segni di speranza” con una tavola rotonda sull’economia della condivisione e la “cultura del dare”. È anche prevista una sperimentazione di «lavoro con le mani, non solo con la testa», alla “Fattoria Loppiano Prima”; e un workshop artistico con il gruppo musicale Gen Verde. “Insieme verso un’economia del bene comune” è il titolo scelto, e si articolerà in 3 aree di lavoro: povertà, imprese e istituzioni. Verrà allestita una expo con le realizzazioni di ogni comunità. «Non solo banche mercati e finanza – continua Bruni – ma contributo dal basso, dalla solidarietà, per dare voce a tutti, ai poveri, agli esclusi. Cerchiamo di fare un cammino insieme, con alcuni movimenti cattolici ed evangelici (Giovanni XXIII, Schönstatt, Focolari, Ymca e Vineyard), come comitato preparatore, e con la specificità di ascoltare la voce dei carismi riguardo la crisi economica che vive l’Europa». L’idea, dunque, è dare una prospettiva sull’Europa a partire dall’economia come reciprocità e come dono e non solo come interesse e profitto. L’Economia che nasce dalle cooperative, dal sociale, dal civile. «L’Europa economica – spiega il prof. Bruni – l’hanno fatta anche i carismi di Benedetto, di Domenico, di Francesco (pensiamo all’istituzione dei Monti di Pietà), per non parlare dei carismi sociali che hanno inventato le scuole, gli ospedali, parallelamente al mondo del commercio che decollava con le imprese e i mercanti. La nuova Europa che nascerà da questa crisi, perché sia un’Europa buona, ha ancora oggi bisogno del contributo dei carismi, carismi moderni, che parlano il linguaggio dell’economia; c’è tutta una vita dei movimenti cristiani europei che ha da dire la sua, diversa da quella della Banca centrale europea. Cominceremo umilmente, ma il nostro obiettivo è andare a Bruxelles per rivolgerci alle istituzioni con un contributo specifico». Ufficio stampa: Stefania Tanesini – M. 338 5658244 – E. stefania.tanesini@loppiano.it (altro…)
Mar 2, 2015 | Chiara Lubich, Cultura
Un consigliere comunale, capogruppo del partito di maggioranza della città argentina di Mar del Plata, vede entrare nel suo ufficio un paio di giovani che si presentano come attivisti dell’opposizione. Il consigliere li riceve curioso. I due giovani con semplicità spiegano che desiderano assicurargli il rispetto per le sue posizioni, ma che vogliono esercitare in modo costruttivo il loro ruolo politico di opposizione. Il consigliere, stupito per l’insolita dichiarazione, domanda loro dove hanno appreso a far politica in quel modo. I due giovani gli spiegano che sono alunni di una delle scuole di formazione del Movimento Politico per l’Unità (MPPU). Poco tempo dopo, anche il consigliere comunale comincia a frequentare la locale scuola politica del MPPU. Difficilmente Chiara Lubich avrà conosciuto questo minuscolo episodio, persosi nel mare di mille altri fatterelli che tanti membri del MPPU provenienti da numerosi Paesi potrebbero evocare. Ciò nonostante, lo si può senz’altro considerare come un effetto tipico dell’incontro col pensiero e lo spirito del carisma dell’unità di cui Chiara è stata portatrice e che prende come paradigma l’ideale di fraternità universale. Come? Preparando cittadini e dunque una società civile, sensibile alla vita della comunità politica nella quale sono inserti. Una cittadinanza attiva, insomma. Un tuffo nella storia. Nella “Mariapoli” tenutasi nella valle di Primiero nell’estate del 1959, durante due mesi si alternano per alcuni o più giorni un totale di circa 12.000 persone, provenienti da 27 Paesi dei cinque continenti. In quei giorni Chiara afferma: “Sono questi i tempi… in cui ogni popolo deve oltrepassare il proprio confine e guardare al di là; è arrivato il momento in cui la patria altrui va amata come la propria”. Parole ardite in tempi in cui gli effetti del tremendo conflitto mondiale sono ancora visibili; parole ispiratrici di nuovi rapporti tra popoli e governi. Amare la patria altrui come la propria é ancora oggi un’idea forte, una linea guida d’azione, partendo dai più deboli e più poveri. Filadelfia (USA), 2003. Nella “Giornata dell’interdipendenza” svolta in quella città, Chiara scrive nel suo messaggio: «Da più punti della terra, oggi, sale il grido di abbandono di milioni di rifugiati, di milioni di affamati, di milioni di sfruttati, di milioni di disoccupati che sono esclusi e come “recisi” dal corpo politico. È questa separazione, e non solo gli stenti e le difficoltà economiche, che li rende ancora più poveri, che aumenta, se possibile, la loro disperazione. La politica non avrà raggiunto il suo scopo, non avrà mantenuto fede alla sua vocazione fino a quando non avrà ricostituito questa unità e guarito queste ferite aperte nel corpo politico dell’umanità». Ma per raggiungere questa meta sarà necessario della fraternità, perché «libertà ed uguaglianza, dinanzi alle sfide del presente e del futuro dell’umanità, non sono da sole sufficienti (…). Uguaglianza e libertà saranno sempre incomplete e precarie, finché la fraternità non sarà parte integrante dei programmi e dei processi politici in ogni regione del mondo». Non sono mere parole quelle di Chiara, ma il frutto dell’esperienza di un Movimento che nel suo sviluppo ha esteso il suo sguardo sul mondo facendo proprie “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini di oggi”. Sarà dunque la società civile, sulla base di cittadini animati dallo spirito di fraternità, come ha auspicato Chiara Lubich, a dare limiti e contenuto a liberta e uguaglianza, i tre pilastri della nostra civiltà. Testo integrale: Politics for Unity (altro…)
Mar 1, 2015 | Cultura, Focolari nel Mondo, Senza categoria
Un esperimento: collocare in montagna un’iniziativa accademica inter-disciplinare e inter-culturale, secondo la metodologia di insegnamento e apprendimento caratteristica dello IUS. È quello che ha dato vita alla prima Winter School internazionale dell’Istituto Universitario Sophia (IUS), conclusa domenica 15 febbraio, organizzata con il sostegno della Provincia Autonoma di Trento e la collaborazione delle Casse Rurali e della Federazione Trentina della Cooperazione. I giovani partecipanti, provenienti da 18 Paesi, ospiti del Centro Mariapoli intitolato a Chiara Lubich, nella sua terra natale, si sono sentiti accolti in modo superlativo dalla città di Trento. In un contesto in cui il cambiamento è guidato dalla tecnologia e dalle sfide politico-economiche si è cercato di capire creatività e innovazione, alla luce della “cultura dell’unità”, e il suo possibile valore aggiunto. Ad esempio, dare spazio e riconoscimento alle diversità anche quando sono potenziali generatrici di conflitto. Accanto alle lezioni in aula e ai lavori di gruppo che hanno ritmato il programma, prima e dopo le escursioni e le attività sportive, la riflessione su sport e corporeità ha offerto una ulteriore e originale chiave di lettura dei temi proposti. Di particolare impatto è stata la serata aperta alla città «Capitano, mio capitano», condotta da Paolo Crepaz di Sportmeet, in dialogo con 3 capitani di squadre sportive di alto livello. Uno sguardo, dunque, sulle domande e sulle risorse del nostro tempo, che provoca a pensare in grande e ad agire con coerenza. Al termine, alcuni partecipanti hanno offerto alcune osservazioni personali. F.S. laureata in Comunicazione d’Impresa, con un dottorato su Microcredito e Microfinanza: “Mi porto via due cose: la metodologia dell’interdisciplinarietà – non si possono più pensare i saperi come frammenti isolati – e la necessità di costruire relazioni che partano dal conoscere profondamente se stessi e la propria disciplina, per andare verso l’altro e tornare arricchiti dalla disciplina dell’altro. Cercherò di riportare la dinamica di questi giorni – ascolto, reciprocità, condivisione – nella vita di ogni giorno”. G.F. che studia Scienze sociali: “Nuova la ricerca di cui ci avete parlato di far emergere la relazione tra sport e cultura dell’unità, nella prospettiva di una visione integrale della persona e della società: abbiamo ancora molto, moltissimo da scoprire.” M.P. laureato in Scienze naturali: “Non conoscevo Sophia… trovo che sia una risposta adeguata ai nostri tempi. Penso che, come avviene nell’ecosistema, dove tutto è interconnesso e qualsiasi cosa facciamo ha delle conseguenze, nessuno escluso e a qualsiasi latitudine. Siamo chiamati al dialogo, consapevoli delle conseguenze del nostro agire”. C.G., al termine del dottorato in Diritto Costituzionale: “Bello cominciare la giornata con il momento dello “starting point” – l’approfondimento di un breve brano della Scrittura da tradurre in vita – e dare così una cornice a tutta la giornata, un punto di partenza. Ora ci sono anch’io a… costruire Sophia nella mia università”. Fonte: Sophia University online (altro…)
Mar 1, 2015 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale
Le tre parole cardine “uscire”, “insieme”, “opportunamente preparati”, sono state indicate dalla presidente dei Focolari, Maria Voce, nell’autunno scorso, come prospettive di impegno per i prossimi anni. Papa Francesco le ha ribadite all’udienza con 500 membri del Movimento, lo scorso 26 settembre aggiungendovi altri due verbi: “contemplare” e “fare scuola”. Provenienti da ogni città d’Italia, questi mille ragazzi, avranno occasione di confrontarsi su diverse tematiche che oggi scoraggiano tanti giovani, ma è proprio dalle tante crisi che li circondano che vogliono ripartire perché tengono al proprio Paese e credono che la speranza possa dare un indirizzo diverso al corso della storia. Nonostante la sfiducia che ha contagiato tanti, spingendoli a lasciare l’Italia per cercar “fortuna altrove” questi ragazzi vogliono invece interrogarsi sul proprio Paese, sul significato di bene comune, di partecipazione attiva, alla vita politica, di lotta alle mafie e all’illegalità, sulle criticità nel mondo del lavoro, su una felicità cercata a basso prezzo, sulla povertà sempre più diffusa. Ci si confronterà sul conflittuale rapporto tra scienza e fede, senza dimenticare le fragilità delle relazioni interpersonali, i percorsi di comprensione di problemi spinosi come quello dell’omosessualità e la visione antropologica cristiana: tante ferite che alla luce della fraternità evangelica diventano piste di impegno, di studio, di progettualità. M
olte le tematiche d’attualità che affronteranno: la gestione criminale dell’ambiente, l’identità sempre più multietnica e multiculturale dell’Italia, l’accoglienza dei migranti e il rischio strisciante del razzismo. Ogni giorno ci saranno momenti dedicati alla preghiera e alla spiritualità, ma c’è posto anche per il divertimento sano con un’anteprima del nuovo spettacolo del Gen Rosso, con un Talent show che dia spazio ai “talenti artistici” e infine un workshop sul valore del gioco e della creatività. Il dialogo e il dibattito pubblico saranno una costante di tutti i momenti. Perché Loppiano? «Perché rappresenta in miniatura ogni nostra città, ma offre una marcia in più che vorremmo portare nei nostri territori: scegliere la fraternità come legge di vita e di governo» spiega Aurelia, di Bologna, una dei componenti del comitato organizzatore. In una lettera indirizzata al neo Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, i giovani hanno voluto testimoniare che il cambiamento, parte dall’«impegno personale come cittadini, dall’attenzione alle necessità dei più fragili e della comunità ferite, fino all’accoglienza e alla condivisione delle altre culture che popolano il Paese». Fonte: Loppiano online
Feb 28, 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Per una serie di ragioni è piuttosto inusuale per gli studenti Ucraini il fatto di spostarsi in altre città e incontrare colleghi di altre università. Da questo punto di vista la winter school che si è tenuta a Sumy dal 2 al 7 febbraio è stata una opportunità unica per incontrarsi e sperimentare le peculiarità culturali delle diverse regioni dell’Ucraina, in un ambiente amichevole di cooperazione e mutuo aiuto. Per questo il risultato più importante di questa scuola è stata la possibilità data ai ragazzi di tutta l’Ucraina di incontrarsi e socializzare, discutere i propri progetti, organizzarne di comuni e molto altro. Si può ben comprendere come in un momento storico di crisi e guerra difficile come quello attuale per il Paese, sia particolarmente importante creare momenti di comunione fra ragazzi dell’Est e dell’Ovest. Se i 42 partecipanti arrivando a Sumy avevano dichiarato di avere una certa familiarità con gli argomenti che nel titolo la scuola dichiarava di trattare: “Values in Economy and Business”, alla fine ciascuno di loro ammetteva che i contenuti delle lezioni e dei workshops erano risultati del tutto nuovi: anche gli esempi illustrativi espressi durante le lezioni, hanno fornito loro una serie di interessanti approfondimenti sul tema della responsabilità sociale delle imprese. La scuola, che si svolgeva presso l’Ukrainian Academy of Banking, ha preso il via con la lezione del prof. Petrushenko sull’etica nel mondo delle imprese. Cristian Loza Adaui della Friedrich-Alexander University Erlangen-Nürnberg (Germania) ha proseguito le lezioni introducendo i concetti del pensiero sociale cattolico che sono base per l’Economia di Comunione. Il titolo della sua lezione: “Il Business del business è la persona umana”, ha lasciato sorpresi e un po’ interdetti gli studenti partecipanti. Cristian Loza Adaui ha approfondito l’approccio teorico ad un altro modo di vedere il business, da una prospettiva più umana e socialmente responsabile. Il giorno successivo ha sviluppato l’argomento focalizzandosi sull’applicazione pratica dei valori nella economia sociale e di mercato. Anche la presentazione dell’imprenditrice filippina Teresa Ganzon, che ha condiviso la sua esperienza di gestione del Bangko Kabajan, Istituto finanziario rurale basato sulla cultura del dare e l’Economia di Comunione, è risultata una esperienza nuova per gli studenti: molti dichiaravano la sorpresa provata nel conoscere una banca che non si basasse unicamente sul principio della massimizzazione del profitto: una gestione di successo che opera basandosi sul rispetto per ogni cliente in quanto persona della cui situazione si tiene particolarmente conto. La professoressa Tatiana Vasylieva, ha trattato di imprenditoria sociale responsabile nel contesto ucraino, trascorrendo con gli studenti l’intera quarta giornata della scuola e invitando rappresentanti di istituzioni bancarie e assicurative di Sumy ad un dialogo aperto con gli studenti: essi condividevano le loro esperienze, sia positive che negative e spiegavano come molti degli ostacoli ad una economia maggiormente responsabile socialmente, sarebbero superabili in Ucraina. Gli studenti hanno trovato questa presentazione molto interessante ed hanno discusso a lungo con loro delle problematiche dell’Ucraina contemporanea. La winter school prevedeva sessioni dedicate al lavori di gruppo su piccoli progetti collegati alla responsabilità sociale, all’etica ed ai valori nella gestione dell’impresa. Rappresentati della Accademia Sociale “Caritas in Veritate”, promotrice della scuola, erano presenti per discutere le idee dei partecipanti, aiutarli portare a compimento i compiti assegnati e presentare le proprie idee ad un pubblico esterno in maniera innovativa. L’ultimo giorno i partecipanti hanno presentato il frutto dei lavori di gruppo. Ciò che però si è rivelato davvero interessante è l’analisi della controversa relazione fra la tradizionale attitudine verso un modo di fare impresa che punta a massimizzare il profitto e una imprenditoria socialmente responsabile basata sull’etica e suoi valori del bene comune. Fonte: http://edc-online.org/it/home-it/eventi-internazionali/10153-ucraina-winter-school-edc.html (altro…)
Feb 27, 2015 | Non categorizzato
Il progetto “Trento, una città per educare” nasce dalla realtà del dado dell’amore e del Progetto Tuttopace delle scuole in rete – città di Trento, iniziato nel 2001. Da allora le esperienze fatte dai bambini lanciando il dado, hanno raggiunto le famiglie che si sono sentite interpellate a fare rete, ad allearsi con tutte le agenzie educative per imparare gli uni dagli altri a tradurre in vita i valori che sono radicati nell’animo di ciascuno e diventare insieme “comunità educante”. Gli insegnanti del Tavolo Tuttopace (negli anni sono diventati un centinaio) che mensilmente si confrontano sui percorsi di educazione alla pace e ai valori, rispondendo alla forte esigenza di formazione, hanno promosso nel tempo vari corsi di aggiornamento per docenti, genitori, alunni. Alla conclusione dell’ultimo corso di auto-formazione i genitori hanno portato l’esperienza di un “patto educativo” scritto e sottofirmato e hanno espresso il bisogno di una formazione alla “relazione”, con il desiderio di imparare a costruire rapporti valoriali a tutti i livelli e in tutti gli ambienti. Immediata l’idea di offrire a tutta la città il Progetto che abbiamo intitolato “Trento, una città per educare insieme”, e che è partito con la costituzione di un comitato scientifico composto da tre docenti universitari e due psicoterapeuti. Un genitore ha voluto parlarne al sindaco, che ne è stato entusiasta: si è così costituito un laboratorio, partecipato anche dall’assessore alle politiche sociali, in cui abbiamo iniziato ad integrarci a vicenda con le associazioni della città che via via si sono unite a noi per delineare il progetto. Una prima fase prevede un percorso formativo comune agli insegnanti, agli appartenenti alle associazioni del territorio che si occupano di educazione, ai genitori che lo desiderano, sulla relazione, per avere una base, un linguaggio, uno stile comune. Successivamente, un evento di lancio nella città, con la partecipazione di un esperto nella cultura psicologico-educativa, dove presentare le varie tappe previste dal progetto. Questo lavoro ci ha permesso di conoscere e incontrare numerose Associazioni ed agenzie educative del territorio (Agenzia provinciale della famiglia, Forum delle associazioni familiari, i Poli sociali della città, il Consiglio provinciale dell’istruzione, la Consulta degli studenti, oltre agli oratori della città, le cooperative, l’azienda sanitaria, il Coni). Stiamo raccogliendo adesioni entusiastiche, il progetto viene accolto con grande interesse, ciò che proponiamo sembra essere atteso da tutti! Spesso ci sentiamo dire ”da tempo cercavamo un’opportunità come questa… si realizza un sogno che avevamo anche noi come associazione… lavorare insieme è un passo obbligato per cambiare veramente le cose…abbiamo trovato una cornice dove inserire le nostre attività…”. La referente del punto famiglie qualche giorno fa parlava di “filo d’oro che lega quanto di buono già esiste in città”. E, nel frattempo, è partito il corso di formazione che ha visto la partecipazione di 120 tra docenti ed educatori/formatori del territorio.
Feb 27, 2015 | Parola di Vita
Durante il suo viaggio a nord della Galilea, nei villaggi attorno alla città di Cesarea di Filippo, Gesù domanda ai suoi discepoli cosa pensano di lui. Pietro, a nome di tutti, confessa che egli è il Cristo, il Messia atteso da secoli. A scanso di equivoci Gesù spiega chiaramente come intende attuare la propria missione. Libererà sì il suo popolo, ma in maniera inaspettata, pagando di persona: dovrà molto soffrire, essere riprovato, venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare. Pietro non accetta questa visione del Messia – se lo immaginava, come tanti altri al suo tempo, come una persona che avrebbe agito con potenza e forza sconfiggendo i Romani e mettendo la nazione di Israele al suo posto giusto nel mondo – e rimprovera Gesù, che lo ammonisce a sua volta: «Tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini» (cf 8, 31-33). Gesù si rimette in cammino, questa volta verso Gerusalemme, dove si compirà il suo destino di morte e risurrezione. Ora che i suoi discepoli sanno che andrà a morire, vorranno ancora seguirlo? Le condizioni che Gesù richiede sono chiare ed esigenti. Convoca la folla e i suoi discepoli attorno a sé e dice loro: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” Erano rimasti affascinati da lui, il Maestro, quando era passato sulle rive del lago, mentre gettavano le reti per la pesca, o al banco delle imposte. Senza esitazione avevano abbandonato barche, reti, banco, padre, casa, famiglia per corrergli dietro. Lo avevano visto compiere miracoli e ne avevano ascoltato le parole di sapienza. Fino a quel momento lo avevano seguito animati da gioia ed entusiasmo. Seguire Gesù era tuttavia qualcosa di ancor più impegnativo. Adesso appariva chiaro che significava condividerne appieno la vita e il destino: l’insuccesso e l’ostilità, perfino la morte, e quale morte! La più dolorosa, la più infamante, quella riservata agli assassini e ai più spietati delinquenti. Una morte che le Sacre Scritture definivano “maledetta” (cf Deut 21, 23). Il solo nome di “croce” metteva terrore, era quasi impronunciabile. È la prima volta che questa parola appare nel Vangelo. Chissà che impressione ha lasciato in quanti lo ascoltavano. Adesso che Gesù ha affermato chiaramente la propria identità, può mostrare con altrettanta chiarezza quella del suo discepolo. Se il Maestro è colui che ama il suo popolo fino a morire per esso, prendendo su di sé la croce, anche il discepolo, per essere tale, dovrà mettere da parte il proprio modo di pensare per condividere in tutto la via del Maestro, a cominciare dalla croce: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” Essere cristiani significa essere altri Cristo: avere «gli stessi sentimenti di Cristo Gesù», il quale «umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce» (Fil 2, 5.8); essere crocifissi con Cristo, al punto da poter dire con Paolo: «non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me» (Gal 2, 20); non sapere altro «se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso» (1 Cor 2, 2). È Gesù che continua a vivere, a morire, a risorgere in noi. È il desiderio e l’ambizione più grande del cristiano, quella che ha fatto i grandi santi: essere come il Maestro. Ma come seguire Gesù per diventare tali? Il primo passo è “rinnegare se stessi”, prendere le distanze dal proprio modo di pensare. Era il passo che Gesù aveva chiesto a Pietro quando lo rimproverava di pensare secondo gli uomini e non secondo Dio. Anche noi, come Pietro, a volte vogliamo affermare noi stessi in maniera egoistica, o almeno secondo i nostri criteri. Cerchiamo il successo facile e immediato, spianato da ogni difficoltà, guardiamo con invidia chi fa carriera, sogniamo di avere una famiglia unita e di costruire attorno a noi una società fraterna e una comunità cristiana senza doverle pagare a caro prezzo. Rinnegare se stessi significa entrare nel modo di pensare di Dio, quello che Gesù ci ha mostrato nel proprio modo di agire: la logica del chicco di grano che deve morire per portare frutto, del trovare più gioia nel dare che nel ricevere, dell’offrire la vita per amore, in una parola, del prendere su di sé la propria croce: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” La croce – quella di “ogni giorno”, come dice il Vangelo di Luca (9, 23) – può avere mille volti: una malattia, la perdita del lavoro, l’incapacità di gestire i problemi familiari o quelli professionali, il senso di fallimento davanti all’insuccesso nel creare rapporti autentici, il senso di impotenza davanti ai grandi conflitti mondiali, l’indignazione per i ricorrenti scandali nella nostra società… Non occorre cercarla, la croce, ci viene incontro da sé, forse proprio quando meno l’aspettiamo e nei modi che mai avremmo immaginato. L’invito di Gesù è di “prenderla”, senza subirla con rassegnazione come un male inevitabile, senza lasciare che ci cada addosso e ci schiacci, senza neppure sopportarla con fare stoico e distaccato. Accoglierla invece come condivisione della sua croce, come possibilità di essere discepoli anche in quella situazione e di vivere in comunione con lui anche in quel dolore, perché lui per primo ha condiviso la nostra croce. Quando infatti Gesù si è caricato della sua croce, con essa ha preso sulle spalle ogni nostra croce. In ogni dolore, qualunque volto esso abbia, possiamo dunque trovare Gesù che già lo ha fatto suo. Igino Giordani, vede in proposito l’inversione del ruolo di Simone di Cirene che porta la croce di Gesù: la croce «pesa di meno se Gesù ci fa da Cireneo». E pesa ancora di meno, continua, se la portiamo insieme: «Una croce portata da una creatura alla fine schiaccia; portata insieme da più creature con in mezzo Gesù, ovvero prendendo come Cireneo Gesù, si fa leggera: giogo soave. La scalata, fatta in cordata da molti, concordi, diviene una festa, mentre procura un’ascesa»[1]. Prendere la croce dunque per portarla con lui, sapendo che non siamo soli a portarla perché lui la porta con noi, è relazione, è appartenenza a Gesù, fino alla piena comunione con lui, fino a diventare altri lui. È così che si segue Gesù e si diventa veri discepoli. La croce sarà allora davvero per noi, come per Cristo, «potenza di Dio» (1 Cor 1, 18), via di risurrezione. In ogni debolezza troveremo la forza, in ogni buio la luce, in ogni morte la vita, perché troveremo Gesù. Fabio Ciardi [1] La divina avventura, Città Nuova, Roma 1966, p. 149ss. (altro…)
Feb 27, 2015 | Chiara Lubich, Cultura
Per Chiara Lubich esiste una vera vocazione politica, «una chiamata personale che emerge dalle circostanze e parla attraverso la coscienza». Chiamata la cui risposta «è anzitutto un atto di fraternità: si agisce per qualcosa di pubblico, che riguarda gli altri, volendo il loro bene come fosse il proprio». Atto che crea le condizioni per «un rapporto continuo con ogni altro ambito di vita» – economia, sanità, comunicazione, arte, amministrazione della giustizia, tra gli altri –, per porre in questo modo le condizioni affinché la società stessa, con tutte le sue espressioni, possa realizzare fino in fondo il suo disegno». L’evento mondiale consiste in una pluralità di manifestazioni da realizzarsi in diversi punti del pianeta e nelle quali evidenziare le idealità del carisma di Chiara Lubich in rapporto all’agire politico, correlate dal racconto di storie di cambiamento personale e di impegno nella cosa pubblica, che vanno dal mettersi insieme per affrontare i problemi del quartiere all’impegno politico a livello nazionale e internazionale. Tutte occasioni per raccogliere con rinnovata consapevolezza il “sogno” che ha animato la vita e il pensiero di Chiara: «la fraternità universale». A Roma, Italia, l’appuntamento è per il 12 marzo in Parlamento. In mattinata, 300 giovani dei Focolari, provenienti da tutto il mondo, nell’Auletta di Montecitorio, dialogheranno con politici, studiosi e rappresentanti di istituzioni internazionali. Nel pomeriggio, nella stessa Aula il convegno dal titolo «Chiara Lubich: l’unità e la politica». A Strasburgo (Francia), dal 13 al 15 marzo, presso la sede del Consiglio d’Europa il seminario «Fraternité en politique: s’investir autrement dans la cité», invita ad aprire nuove piste d’azione per favorire il vivere insieme. Il 13 marzo, al Glendon College della York University di Toronto (Canada), un dibattito sul tema: «Politics for Unity. Making a World of Difference». A Curitiba (Brasile), il convegno «Política pela unidade, fazendo toda a diferença no mundo» sottolinea come fare politica in funzione dell’unità, faccia la differenza. A Seul (Corea del Sud), nel Parlamento che in passato è stato teatro di duri scontri il 14 marzo ospiterà l’incontro: «In viaggio verso la fraternità universale». Convegni anche a Nairobi (Kenya), Dar es Salaam (Tanzania), Madrid (Spagna), Budapest (Ungheria), Praga (Repubblica Ceca) e altri ancora. Sul sito www.politicsforunity.com una mappa online degli eventi in programma e relative informazioni. Disponibile anche una sintesi di testi di Chiara Lubich, selezionati dal Comitato scientifico dell’evento. Per unirsi alle conversazioni online l’hashtag è #politics4unity. La riflessione intorno al tema «Chiara Lubich: l’unità e la politica», nella pluralità delle aree geografiche e culturali, sarà occasione per indagare ulteriormente nel patrimonio che Chiara, la cui causa di beatificazione è stata aperta il 27 gennaio scorso, consegna alla storia. (altro…)
Feb 26, 2015 | Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale

Le salme dei poliziotti uccisi nella strage di Mamasapano il 25 gennaio scorso
«La nazione sta vivendo momenti molto difficili. Un battaglione di poliziotti infatti, inviati ad arrestare due persone sospettate di terrorismo, è stato assalito da combattenti del Fronte Nazionale di Liberazione Islamico e 44 di loro sono stati uccisi. Il Parlamento stava proprio deliberando sul nuovo trattato di pace tra il Governo e i musulmani di Mindanao, con ampie concessioni in tanti ambiti. Adesso, però, si è tutto bloccato. E ieri è comparso sulla rete il video di un poliziotto ferito e poi colpito ripetutamente a morte da un militante del Fronte. È da immaginare l’indignazione della gente!». Così ci scrivono Carlo e Ding da Manila. Oscar, invece, lavora presso l’Ufficio Comunicazioni del Governo che doveva quindi scrivere sull’accaduto. Un compito non certo facile per uno come lui che s’impegna ogni giorno a vivere la spiritualità dell’unità con tutti. «Per il mio lavoro – scrive – devo guardare quanto succede nei Social Media. Questa mattina ho visto il video dei nostri uomini SAF (poliziotti) uccisi dai ribelli musulmani. Mi ha molto colpito vedere un poliziotto a terra, ferito ma ancora vivo, colpito due volte alla testa e un altro sventrato con un falcetto nel petto… Era pesante, quasi surreale, non riuscivo a respirare. Nel video si vede anche che i ribelli raccolgono le armi e gli effetti personali dei poliziotti uccisi e poi continuano a sparare. Era così difficile pensare alla pace mentre guardavo quelle immagini. Volevo reagire, fare qualcosa. Ero quasi in lacrime. Poi, guardavo le sessioni del Parlamento sulla vicenda. Chi cercava di gettare la colpa su un generale per imprecisioni, chi accusava un altro per mancanza di coordinamento. Ancora una volta, pensavo, come si può parlare di pace?
Il video su internet è stato già visto da almeno 4 milioni di persone. Parte del mio lavoro è quello di capire i possibili scenari e come venirne fuori. Allora mi sono chiesto quale potrebbe essere lo scenario peggiore. E ho avuto paura. Ho immaginato che, dopo aver guardato quelle immagini, tanti potrebbero provare rabbia e cercare vendetta. Potrebbero vedere ogni musulmano come un possibile aggressore e scagliarsi contro. “E se si scatena una rivolta civile?”, mi sono chiesto. In ufficio, come previsto, le emozioni dei colleghi erano altissime. Ho cercato di ascoltare quello che Dio diceva al mio cuore: “Ora più che mai dobbiamo parlare di pace. Se noi che comprendiamo meglio la situazione proviamo questi sentimenti di vendetta, come reagiranno quelli più emotivi e meno informati?”. Un mio collega all’improvviso ha detto: “La pace è una parola impronunciabile in questo momento. Dobbiamo puntare sull’unità di tutti i filippini, al di là del credo religioso”. E un altro: “Quanto è avvenuto è stato un atto di uomini violenti, che non s’identificano con tutta la comunità musulmana”. La rabbia si è sciolta lentamente. Abbiamo anche ricordato ciò che un deputato di Mindanao aveva detto: “È facile arrabbiarsi ed essere influenzati dalle nostre emozioni, perché non avete visto l’effetto della guerra con i vostri occhi sulla vostra porta di casa. La guerra non è la risposta”. Sono rimasto felicemente sorpreso ed ho lasciato l’incontro con una certa pace in cuore. In questi tempi, più di ogni altra cosa, penso che dobbiamo lavorare insieme per portare l’ideale dell’unità a più persone possibile. La minaccia di guerra è reale. La minaccia dei nostri connazionali di essere arrabbiati con i nostri fratelli musulmani è reale. Ma il Vangelo ci indica la via del dialogo e della pace. Domani è un nuovo giorno per me. Un altro giorno di ascolto di tante conversazioni online. Avrò la possibilità di costruire dei rapporti di fiducia e di pace». (altro…)
Feb 25, 2015 | Chiara Lubich, Cultura, Focolari nel Mondo
«Sono le 7 del mattino del 28 aprile alla stazione centrale. Un giorno e un luogo che gli studenti del Campus non dimenticheranno più. Qualcosa di imprevisto sta per succedere e… devono fare la loro scelta: questa è l’ora!». Una scena ad alto impatto emotivo e teatrale apre CAMPUS, il nuovo musical del Gen Rosso, in anteprima il 14 e 15 marzo prossimi a Loppiano, presso l’Auditorium del Centro Internazionale. La prima mondiale del Tour sarà a Napoli il 28 e 29 marzo al Teatro Mediterraneo Mostra d’Oltremare. Partita da un’idea originale di Chiara Lubich, l’opera s’ispira a fatti realmente accaduti e arriva sulle scene dopo 10 anni di ricerca contenutistica e artistica. Il campus come le nostre città Valerio Ciprì racconta che: «Mi è subito sembrato che l’ambiente del campus ben rappresentasse la metafora della quotidianità delle nostre convivenze urbane globalizzate. Le città oggi sono contenitori di pesanti contraddizioni che vanno dal degrado della delinquenza, della droga, della corruzione, alla presenza di luoghi di riscatto in cui i cittadini si riappropriano di spazi di solidarietà, di umanità. E il messaggio di Campus è proprio questo: una società unita non si realizza annullando le differenze, ma guardando in faccia alle sfide e rimboccandosi le maniche per costruire rapporti autentici. Sullo sfondo di un tempo, quello attuale, segnato dal dramma di paure e terrorismi, s’intrecciano le storie di un gruppo di studenti, ciascuno con sogni e progetti per il futuro e con un presente marcato da un faticoso carico di ferite, angosce e domande». Uno spettacolo coraggioso, tra sonorità coinvolgenti e pressante attualità Il musical si compone di 23 brani, passaggi coreografici che interagiscono con sequenze filmate, azioni teatrali e movimento. «Il progetto artistico è il risultato della collaborazione di un team di professionisti internazionali» – spiega Beni Enderle. «Le sonorità sono forti e ricche di contaminazioni, d’intrecci armonici coinvolgenti, con liriche che spaziano dalla leggerezza delle atmosfere latine, al pathos di ritmiche afro, in una sintesi sonora che colpisce e cattura». «Man mano che ci s’immerge nella storia e nell’atmosfera dello spettacolo – prosegue Josè Manuel Garcia – si avverte il respiro globale che emerge da un impianto narrativo che va dritto al cuore delle sfide della contemporaneità, all’interno di una colonna sonora originale e rigorosamente live che spazia nei ritmi e nelle sonorità Rock, Pop, Reggae, Samba-axe, Elettronica contemporanea, Hip-hop fino al Dubstep…». L’impatto scenico è d’avanguardia. Jean Paul Carradori spiega: «Ho lavorato in molte produzioni di carattere internazionale. Campus è stata per me una sfida inattesa per il suo impianto drammaturgico e teatrale molto forte. Era necessario creare un clima che ne valorizzasse i contenuti e allo stesso tempo conducesse lo spettatore a immergersi nella storia». Prodotto da Gen Rosso International Performing Arts Group (16 artisti di 9 nazioni) in un’innovativa metodologia di lavoro artistico, tecnico, direttivo e manageriale, il Musical è il frutto della convergenza e sinergia di un team internazionale. Pre-vendita biglietti: CLICCA QUI (tel.055 9051102 – mail genrosso.campus@loppiano.it) Punti vendita territoriali di BOX OFFICE TOSCANA (per lista completa clicca QUI). On-line: l’evento è acquistabile su Internet agli indirizzi concerto 14/03 – concerto 15/03 Punto vendita presso il Polo Lionello Bonfanti – Burchio -Firenze tel.0558330400 Scarica qui la locandina (altro…)