Movimento dei Focolari
Giornata internazionale della famiglia

Giornata internazionale della famiglia

Mentre è in preparazione il IX Incontro mondiale delle famiglie, che si svolgerà dal 21 al 26 agosto 2018 a Dublino, in Irlanda, sul tema “Il Vangelo della Famiglia: gioia per il mondo”, il 15 maggio in tutto il mondo si celebra la Giornata internazionale della Famiglia, indetta dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1994. Date le difficoltà che la famiglia incontra oggi nel portare avanti le sue funzioni, ci auguriamo che la Giornata serva a promuovere politiche e azioni di sostegno alla famiglia, riconoscendone il ruolo essenziale come “prima cellula” della società. «Salvare la famiglia – ha scritto Igino Giordani, politico, scrittore e considerato da Chiara Lubich cofondatore del Movimento dei Focolari – è salvare la civiltà. Lo Stato è fatto di famiglie; se queste decadono, anche quello vacilla». E ancora: «Gli sposi divengono collaboratori di Dio nel dare all’umanità vita e amore. Amore che dalla famiglia si dilata alla professione, alla città, alla nazione, all’umanità». (altro…)

Convegno su Antonio Rosmini e Chiara Lubich

Promosso dal Centro Studi e Ricerche “A. Rosmini”- Università di Trento e dal Centro Chiara Lubich si svolgerà a (Trento) un Convegno sulle “Radici e Intersezioni storiche” di Antonio Rosmini e Chiara Lubich. Si propone non solo di offrire un occasione di approfondimento e scoperta delle due grandi personalità trentine degli ultimi due secoli, ma intende anche preparare il terreno al centenario della nascita della fondatrice dei Focolari (1920-2008) portandovi un contributo originale e inaspettato. Il convegno si terrà: il 24 Maggio  presso la Sala degli Specchi di Casa Rosmini (Corso Rosmini,30); e il 25 Maggio presso la Sala Conferenze della Fondazione Caritro (P.iaza Rosmini,5) Programma e Invito Manifesto Rosmini Lubich (altro…)

Maria Voce e Jesús Morán a Palermo

Maria Voce e Jesús Morán a Palermo

Tre giorni nel segno di accoglienza e fraternità in occasione dei vent’anni da quando Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, ricevette dalle mani del sindaco Leoluca Orlando la cittadinanza onoraria di Palermo.
La città  si apre ad eventi artistici, workshop, incontri e spettacoli sul dialogo tra culture, Chiese e religioni e con un’attenzione particolare ai giovani.
Il progetto si intitola “Palermo, capitale della Cultura dell’Unità e della Fraternità” ed è stato presentato in conferenza stampa dal sindaco Leoluca Orlando, da Rosa Maria Ferreri referente del coordinamento del progetto e dai responsabili del Movimento dei Focolari della Sicilia occidentale. “Questa città – dichiara il sindaco Orlando – si è fatta esempio e modello di accoglienza in nome dell’unità del genere umano come appartenenza ad un’unica razza, senza distinzione di religione, di lingua e di paese d’origine. Il programma messo a punto dai Focolari per i prossimi giorni, va nella stessa direzione. Importante soprattutto il dialogo con i giovani perché affronta un tema delicato come il rapporto con i social network e il mondo digitale”. “Per noi – afferma Rosa Maria Ferreri – è una gioia essere qui in questo anno particolare per la nostra città. Chiara Lubich, 20 anni fa, quando ha ricevuto la cittadinanza onoraria, ha detto che Palermo sarebbe stata sempre nel suo cuore e nelle sue preghiere affinché grazie al coraggio e all’audacia dei suoi cittadini potesse diventare modello per molte città. Oggi è così”. Il progetto si aprirà sabato 12 con il convegno “Relazionalità e diritto. Il bene relazionale e i beni comuni”,  alla presenza, tra gli altri, di Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari e primo avvocato donna della Calabria e dell’avvocato Rocco Chinnici, vicepresidente della Camera Penale di Termini Imerese. Durante la mattinata si terrà anche un laboratorio artistico-musicale della band internazionale Gen Verde. Il workshop coinvolgerà i ragazzi e le ragazze dei licei nel quartiere di Brancaccio. Gli stessi studenti si esibiranno poi con il Gen Verde, alla sera, in una performance, frutto dei lavori della mattinata ed aperto a tutti. Alle giovani generazioni saranno dedicati anche gli altri incontri della giornata  che accenderanno i riflettori su identità digitale e social network “Identità digitale, chi siamo nei social network?”, in programma distinto per ragazzi dai 16 ai 25 anni e per un pubblico dai 12 ai 15 anni sull’interrogativo “partire o restare” che affligge moltissimi giovani del Sud. Domenica 13 l’attenzione si sposterà, invece, su un tema estremamente attuale e centrale nella candidatura stessa di Palermo Capitale italiana della Cultura 2018: il dialogo tra culture e religioni diverse. Al convegno “Insieme nella carità, dal dialogo ala cooperazione”  parteciperanno l’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice; la presidente dei Focolari, Maria Voce; il direttore dell’Ufficio regionale per l’Ecumenismo, Erina Ferlito; rappresentanti delle Chiese: Luterana, Valdese, Avventista, Esercito della Salvezza, Anglicana, Ortodosse (Romena e di Costantinopoli), Pentecostali (Parola della Grazia, Chiesa della Riconciliazione, Amore e Fede, Eben Ezer e altre); i Movimenti Cattolici: Rinnovamento dello Spirito di Sicilia, Comunità dell’Amen, Comunità di Sant’Egidio e altri; il Forum regionale delle Associazioni Familiari Sicilia e la Caritas Sicilia. La sera di domenica 13 maggio un altro appuntamento aperto alla città: lo spettacolo “On the Other Side” del Gen Verde che il lunedì pomeriggio sarà ancora protagonista, con i suoi ritmi contagiosi, di un flash mob con i giovani per le strade della città. A chiudere la tre giorni di confronto e riflessioni, lunedì 14 maggio, sarà la tavola rotonda su “Il contributo della cultura dell’Unità all’umanesimo popolare” con un approfondimento sul pensiero di Chiara Lubich per la Chiesa del Terzo millennio. La professoressa Ina Siviglia modererà i lavori ai quali, oltre all’arcivescovo Corrado Lorefice e a Maria Voce, parteciperanno anche Jesús Morán, copresidente del Movimento dei Focolari e Piero Coda, preside dell’Istituto universitario Sophia – Loppiano. Fonte: PALERMOTODAY

Unità, parola divina

«Unità: parola divina. Se ad un dato momento venisse pronunciata dall’Onnipotente e gli uomini l’attuassero nelle sue più varie applicazioni, noi vedremmo il mondo di scatto fermarsi nel suo andazzo generale, come in un gioco di film, e riprendere la corsa della vita in opposta direzione. Innumerevoli persone farebbero a ritroso la strada larga della perdizione e si convertirebbero a Dio, imboccando la stretta… Famiglie smembrate da risse, freddate dalle incomprensioni, dall’odio e cadaverizzate dai divorzi, ricomporsi. E i bimbi nascere in un clima d’amore umano e divino e forgiarsi uomini nuovi per un domani più cristiano. Le fabbriche, accolte spesso di “schiavi” del lavoro in un clima di noia, se non di bestemmie, divenire luogo di pace, dove ognuno lavora il suo pezzo al bene di tutti. E le scuole infrangere la breve scienza, mettendo cognizioni d’ogni genere a sgabello delle contemplazioni eterne, imparate sui banchi come in un quotidiano svelarsi di misteri intuiti partendo da piccole formule, da semplici leggi, perfino dai numeri… E i Parlamenti tramutarsi in luogo d’incontro di uomini cui preme, più che la parte che ciascuno sostiene, il bene di tutti, senza inganno di fratelli o di patrie. Vedremmo insomma il mondo diventar più buono ed il Cielo calare d’incanto sulla terra e l’armonia del creato farsi cornice alla concordia dei cuori. Vedremmo… È un sogno! Sembra un sogno! Eppure Tu non hai chiesto di meno quando hai pregato: “Sia fatta la tua volontà come in Cielo e così in terra”». Chiara Lubich   Fonte: Chiara Lubich, L’unità, a cura di Donato Falmi/Floernce Gillet, Città Nuova 2015, originariamente pubblicato in Chiara Lubich, Frammenti, Città Nuova, Roma (1963) 1992, pp.53-54 (altro…)

Siate promotori di una cultura dell’incontro

Siate promotori di una cultura dell’incontro

Foto © D. Salmaso – CSC Audiovisivi

“Voglio alzare lo sguardo verso l’orizzonte e invitarvi ad alzarlo insieme con me, per guardare con fedeltà fiduciosa e con creativa generosità al futuro che comincia già oggi”. Nella sua prima visita a Loppiano, primo Pontefice ad incontrare la cittadella del Movimento dei Focolari nei pressi di Firenze, Papa Francesco lancia una sfida alla comunità presente, per la Chiesa universale e per l’umanità intera: “costruire una cultura condivisa dell’incontro e una civiltà globale dell’alleanza”. Una cultura che sia una risposta alle lacerazioni di questo tempo, segnato da una povertà crescente e dal dramma delle migrazioni forzate. “Nel cambiamento di epoca che stiamo vivendo” – osserva infatti il Papa – occorre “impegnarsi per “tracciare nuove strade da percorrere insieme”, e servono “uomini e donne, giovani, famiglie, persone di tutte le vocazioni e professioni” che siano all’altezza di questo compito. Dal sagrato del Santuario dedicato a Maria Theotokos, Madre di Dio, ai settemila presenti, figli spirituali di Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, il Santo Padre propone la sfida della “fedeltà creativa: essere fedeli all’ispirazione originaria e insieme essere aperti al soffio dello Spirito Santo e intraprendere con coraggio le vie nuove che lui suggerisce”. Per far questo – osserva Francesco – serve “umiltà, apertura, sinergia, capacità di rischio”, e poi praticare il “discernimento comunitario”, cioè “occorre l’ascolto di Dio fino a sentire con Lui il grido del Popolo, e occorre l’ascolto del Popolo fino a respirarvi la volontà a cui Dio lo chiama”.

Foto © R. Bassolino – CSC Audiovisivi

Un compito impegnativo a cui si chiede fedeltà anche quando l’entusiasmo delle origini lascia il passo – per i movimenti – alla ricerca di nuove vie per attualizzare il carisma. Rispondendo alle domande dei Focolari, il Papa cita allora San Paolo e invita a puntare su due parole chiave: parresia e hyponomè. La prima esprime “il coraggio e la sincerità nel dare testimonianza della verità e insieme la fiducia in Dio e nella sua misericordia”, l’antidoto contro “ogni falso timore, ogni tentazione di nascondersi nel quieto vivere, nel perbenismo”. La seconda traduce la perseveranza nelle “situazioni impegnative che la vita ci presenta”, e trova fondamento nella consapevolezza dell’amore di Dio che “ci rende capaci di vivere con tenacia, serenità, positività, fantasia…e anche un po’ di umorismo”. Il Pontefice invita quindi a richiamare la memoria dei primi giorni, quando Chiara immaginò Loppiano come “un bozzetto di città nuova nello spirito del Vangelo”, espressione di un popolo unito nella diversità e con il cuore nell’Eucarestia, sorgente di vita nuova. Un popolo che il Papa esorta ad uscire “per gettare il lievito del Vangelo nella pasta della società” soprattutto dove c’è povertà, sofferenza e ricerca. “Il carisma dell’unità – dice – è uno stimolo provvidenziale e un aiuto potente a vivere questa mistica evangelica del Noi”.

Foto © R. Orefice – CSC Audiovisivi

Ma il rinnovamento della cultura non può non richiedere una formazione nuova. A Loppiano, che nasce anche come città-scuola con centri di studio come l’Institutio Universitario Sophia, il Papa esorta ad inaugurare un “patto formativo” fondato sul dialogo e la prossimità, per “esercitare insieme i tre linguaggi: della testa, del cuore e delle mani”. In questa prospettiva – aggiunge – “è importante che a Loppiano vi sia un centro universitario destinato a chi cerca la Sapienza e si pone come obiettivo la costruzione di una cultura dell’unità”: un’esperienza accademica “di frontiera”. Ma è Maria soprattutto – conclude Francesco – “la scuola da seguire (…) per imparare a conoscere Gesù, a vivere di Gesù e con Gesù”: “e non dimenticate che Maria, la prima discepola di Gesù, era una laica. Lei è la donna della fedeltà, del coraggio, della parresia, della pazienza”. Nella città di Loppiano l’invito del Papa fa eco all’intuizione di Chiara Lubich, “prima pietra” dell’Opera di Maria, e risuona a consolidare un percorso: “Il nostro desiderio – sono le parole di Maria Voce, presidente dei Focolari – è che chi visita questa città vi trovi una casa, una famiglia, una madre: Maria! È lei che forma e informa ogni espressione della vita sociale del Movimento dei Focolari (…) È lei che nel Magnificat ci indica un programma di vita e di azione e ci spinge a spalancare le porte del cuore verso tutti quelli che soffrono, che cercano la felicità”. Claudia Di Lorenzi Il discorso del Papa intero


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Un appello a diventare “noi”

Un appello a diventare “noi”

Foto © D. Salmaso – CSC Audiovisivi

Nelle strade ancora avvolte dalla nebbia mattutina, fin dalle prime ore del giorno, “il popolo di Loppiano” sale verso la cittadella, a 20 km da Firenze. Le fogge dei vestiti e i copricapo di diversi colori rivelano provenienze anche molto lontane. Ma nessuno può dirsi “lontano” da questo bozzetto di mondo che sta per accogliere e fare proprie le parole del Papa. Roger, 26 anni, viene della Costa d’Avorio. Vive nella cittadella internazionale da poco più di un anno. «Da quando abbiamo avuto l’annuncio della visita del Papa, come cittadini di Loppiano ci siamo chiesti come accoglierlo, per fargli trovare il popolo del Vangelo. Ci siamo divisi in piccoli gruppi per mettere in comune le esperienze quotidiane di Vangelo vissuto. Questo è il regalo che vogliamo fargli. È stato bello accoglierlo, ma ancora più bello sarà, dopo, vivere quello che lui ci dirà». E Franco Galli, corresponsabile della cittadella insieme a Donatella Donato Di Paola: «Questo tempo è stato l’occasione per assistere all’azione di Dio.

Foto © R. Orefice – CSC Audiovisivi

Adesso siamo in attesa di sentire le cose che lui ha in cuore di dirci. Ci sono grandi trasformazioni in atto nel mondo. Il Papa ci farà vedere la realtà con i suoi occhi». Circondato dal gruppo di monaci buddisti che come lui sono arrivati dalla Thailandia, nella tipica tonaca arancione, c’è anche Prahama Thongratana Tavorn, qui conosciuto come Luce Ardente. Un ‘monaco itinerante’, che attraversa il suo Paese, visitando scuole, carceri, portando ovunque un messaggio di pace. In Italia, e particolarmente a Loppiano, Luce Ardente è di casa. Avvicinandolo non si può non restare affascinati dalla gioia che traspare dalle sue parole, in una lingua dolce e molto musicale. Grazie all’aiuto dell’interprete ci spiega: «Nel buddismo noi diciamo che ci siamo già conosciuti nelle nostre vite precedenti. Per questo, quando ci vediamo, non ci conosciamo, ma ci riconosciamo, perché siamo già fratelli, c’è qualcosa che ci accomuna da sempre». Sono trascorsi solo 20 minuti dall’atterraggio di Papa Francesco nella cittadella internazionale. Ma sembrano un’eternità. Minuti densi di emozione, con il suono festoso delle campane a interpretare un senso di accoglienza che non trova più parole per esprimersi. “È tornato il sole”, canta il gen Rosso e davvero torna il sole, insperato, dopo la pioggia battente del giorno prima. Papa Francesco, dopo essere passato in mezzo alla folla festosa, entra nel santuario intitolato alla “Madre di Dio”, alla quale contemporaneamente, nel sagrato, vengono dedicate le note che la salutano come “Madre dolcissima”.

Foto © R. Orefice – CSC Audiovisivi

Quattro anni fa, in occasione del 50° anniversario di Loppiano, Papa Francesco aveva augurato alla cittadella di “guardare avanti, sempre, e puntare in alto con fiducia, coraggio e fantasia”. È ricordando queste parole che Maria Voce prende la parola. «Abbiamo cercato di farci guidare da dalle sue parole. Grazie, Santità, a nome di tutto il Movimento dei Focolari, che vede in questa sua visita uno sguardo d’amore di Dio”. Dopo una presentazione del profilo variegato della cittadella, vengono rivolte alcune domande e, nel rispondere, Papa Francesco esordisce dicendo, tra l’altro: «A Loppiano tutti si sentono a casa. Ho voluto venire a visitarla perché vuole essere un’illustrazione della missione della Chiesa oggi». Il Papa invita alla perseveranza, con tenacia, serenità, positività, e anche umorismo, “l’atteggiamento umano che più si avvicina alla grazia di Dio”. «Il carisma dell’unità è un aiuto a vivere la mistica evangelica del noi, cioè a camminare insieme nella storia degli uomini. L’opposto dell’individualismo è il “noi”. A Loppiano  – continua il Papa – si vive l’esperienza di camminare insieme». Ma, avverte, «la storia di Loppiano non è che agli inizi, un piccolo seme gettato nei solchi della storia. Urgenze drammatiche chiedono il massimo. Occorre impegnarsi non solo per l’incontro tra le persone, le culture e i popoli, ma per vincere tutti insieme la sfida epocale di costruire un cultura condivisa dell’incontro e una civiltà globale dell’alleanza». “Cambia la realtà, la paura non mi ferma, io riparto da qui”. Sulle note dei complessi di Loppiano è partito, e travalicherà i suoi piccoli confini, l’appello a costruire una cultura del “noi”.   Chiara Favotti   Discorso completo del Santo Padre


Foto su Flickr 10 maggio: Papa Francesco a Loppiano


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Per una civiltà globale dell’alleanza

Per una civiltà globale dell’alleanza

Foto D. Salmaso – CSC Audiovisivi

Foto © D. Salmaso – CSC Audiovisivi

“Costruire una cultura condivisa dell’incontro”. È questa la sfida che Papa Francesco ha lanciato in mattinata dal centro internazionale di Loppiano (Firenze, Italia) non solo ai 7.000 presenti davanti al Santuario Maria Theotókos, ma al mondo intero. Facendo riferimento alle “urgenze spesso drammatiche che ci interpellano da ogni parte e non possono lasciarci tranquilli” – il Santo Padre ha sottolineato che non è più sufficiente solo “l’incontro tra le persone, le culture e i popoli”. Occorrono uomini e donne “capaci di tracciare strade nuove da percorrere insieme” per dar vita ad “una civiltà globale dell’alleanza”. Papa Francesco è arrivato puntuale presso la cittadella dei Focolari alle ore 10, atteso da Maria Voce, presidente del Movimento, Jesús Morán, copresidente e dal vescovo di Fiesole Mons. Mario Meini. Dopo una breve sosta di preghiera dentro il santuario, ha incontrato gli 850 abitanti di Loppiano provenienti da 65 nazioni e le migliaia di persone arrivate da tutta l’Italia e oltre, in maggioranza aderenti al Movimento dei Focolari. È la prima volta che un pontefice visita questa “piccola città”, che – come l’ha definita Maria Voce nel suo indirizzo di saluto – vuole essere un “laboratorio di convivenza umana, bozzetto di mondo unito e testimonianza di come potrebbe essere la società se fosse basata sull’amore reciproco del Vangelo”.
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Foto © D. Salmaso – CSC Audiovisivi

È seguito un dialogo aperto e schietto, scandito da alcune domande poste da un gruppo di cittadini di Loppiano. Le domande hanno toccato da varie prospettive il tema della sfida cristiana nei confronti della modernità. Il Santo Padre ha incoraggiato a non “nascondersi nel quieto vivere, nel perbenismo, o addirittura in una sottile ipocrisia, (…) ma di vivere da discepoli sinceri e coraggiosi in carità e verità” e di affrontare le difficoltà “con tenacia, serenità, positività, fantasia… e anche un po’ di umorismo”. E facendo riferimento alla missione di un progetto originale come Loppiano nell’odierno contesto sociale, il Papa ha invitato ad alzare lo sguardo insieme a lui “per guardare con fedeltà fiduciosa e con creatività generosa al futuro che comincia già oggi”. Dopo aver impartito ai presenti la sua benedizione, 37 cittadini di Loppiano di diverse provenienze, religioni, età ed estrazione sociale hanno salutato personalmente Papa Francesco. In risposta alle parole del Santo Padre, il copresidente dei Focolari, Jesús Morán gli ha consegnato un dono simbolico: un “patto” firmato da tutti gli abitanti, con l’impegno di vivere affinché Loppiano sia sempre più un luogo di fraternità e reciprocità. All’invito di sottoscrivere a sua volta il “Patto di Loppiano” il Santo Padre ha aderito con gioia, tra gli applausi di tutti i presenti. Discorso completo del Santo Padre


Foto su Flickr 10 maggio: Papa Francesco a Loppiano


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Meraviglioso

Meraviglioso

Facoltà di Architettura di Aversa. Luca è in ritardo e si siede accanto ad una sconosciuta. “Come ti chiami?” – le sussurra in un orecchio. “Vincenza Cristiano, e tu?”. “Luca Pagano. Che strana coincidenza, i nostri cognomi formano degli ossimori! Io sono pagano e mi vanto di esserlo!”. «E io sono cristiana e mi vanto di esserlo!». Una prima scintilla, apparentemente spenta per sempre, e che divamperà dopo 8 lunghi anni in una straordinaria storia d’amore. Ma un mese prima del matrimonio, Vincenza si ammala di un tumore aggressivo, purtroppo comune nella “Terra dei Fuochi” dove lei vive. I medici prevedono un mese di vita. Vivrà? Si sposerà? Potrà avere dei figli? Il calvario, le delusioni, le sorprese. Colpi di scena continui per una vita parados­salmente meravigliosa…» Maurizio Patriciello, giornalista, scrittore e parroco di Parco Verde in Caivano (NA), è da anni uno dei volti più noti della battaglia intrapresa per la rinascita di un territorio inquinato dai rifiuti tossici. Aurelio Molè, caporedattore della rivista “Città Nuova” e autore TV. La collana – Città Nuova – narratori. Quando la vita vera è anche meglio di un romanzo. Rigorosamente ispirate a storie vere, alcune tra le voci più originali e interessanti della scena nazionale – scrittori, giornalisti, personaggi del mondo televisivo e della comunicazione in genere – ci raccontano il mondo di oggi, celebrando le infinite sfaccettature delle vicende umane. Racconti che fanno sorridere, commuovere o pensare… ma soprattutto riconciliano con il piacere di leggere.
 L’11 maggio 2018 17:30 In occasione della presentazione dei libri: G.Bianco e G.Gatti “Alle mafie diciamo NOI” e A.Molè e M.Patriciello “Meraviglioso” presso il Salone Off Salone Internazionale del Libro di Torino 2018, c/o Binaria Book, Centro Commensale del Gruppo Abele, via Sestriere, 34, Serena Cerchiè dialoga con Gianni Bianco, giornalista TG3 Rai, e don Maurizio Patriciello, parroco a Parco Verde in Caivano (NA), difensore della gente della Terra dei Fuochi.
Finito il tempo degli eroi solitari e dei grandi maestri, è giunto il tempo del noi, quell’energia vitale che attiva processi di riscatto e di emancipazione prima impensabili. La carta da giocare per sperare – anche in questi tempi di crisi – di costruire un Paese migliore, senza più mafie. Insieme. 
Un clima di gioiosa attesa

Un clima di gioiosa attesa

«Che cosa facevi quando avevi la mia età? Quali giochi mi consigli?». È la domanda che Luis Francisco, 10 anni, messicano, rivolge a Papa Francesco, mentre attende la sua venuta. Come lui, tutti gli abitanti della cittadella internazionale hanno fatto il conto alla rovescia dei giorni. Una attesa cominciata all’inizio di febbraio, quando era arrivato dalla segreteria di Papa Francesco l’annuncio di una sua visita, il 10 maggio, alle cittadelle di Nomadelfia e di Loppiano. Nella prima delle 24 cittadelle dei Focolari, sorte nel tempo in varie zone del mondo, Papa Francesco verrà a vedere di persona come si vive “alla scuola dell’unico Maestro”, come lui stesso l’ha definita. “Sorpresa e gioia profonda”, aveva esclamato Maria Voce, presidente dei Focolari, alla notizia del tutto inaspettata di questa visita. Loppiano in questi giorni brulica di persone. Facce sorridenti, felici, e tantissimi giovani. Si è da poco concluso l’evento del Genfest, che da tutta Italia, e non solo, ne ha richiamati a centinaia a fine aprile, e a migliaia la mattina del 1° maggio, radiosi nonostante la minaccia di pioggia. L’aria di festa è continuata, in un’attesa piena di fermento e speranza, come è naturale nell’imminenza di un evento che verrà ricordato a lungo. Siamo andati, telecamera alla mano, a realizzare delle brevi interviste agli abitanti di Loppiano, intenti al lavoro o nelle normali attività, e per sondare l’aria che tira. Benedetta si trova nella cittadella per un periodo di formazione alla scuola delle focolarine. Per lei la visita del Papa è anche un regalo di Dio, perché cade nello stesso giorno del suo compleanno: «Anche se si fermerà poco tempo, spero possa trovare una famiglia, quella che cerchiamo di costruire ogni giorno». Dal 1966 a Loppiano ha sede il gruppo musicale Gen Rosso, nato su desiderio di Chiara Lubich per diffondere con la musica il messaggio di un mondo più giusto, pacifico e solidale. I componenti vivono in prima persona questo spirito, con uno stile di vita improntato alla comunione e alla fratellanza. Da qualche anno ne fa parte anche Michele Sole, che sul sagrato antistante il santuario dedicato alla Madre di Dio (Theotokos), dove è tutto è pronto per questo storico incontro, intonerà “Madre dolcissima”. Al Papa invia un messaggio di ringraziamento «per aver avuto il coraggio di chiamarsi Francesco. Penso non sia stato facile scegliere un nome che significa scelta preferenziale per i poveri, per gli ultimi». Dalla sala prove, intanto, escono le note di “Accendi la pace”, che i componenti del Gen Rosso stanno provando insieme all’altra band internazionale di Loppiano, il Gen Verde, un gruppo multidisciplinare, formato da artiste e musiciste, che si distingue per il suo profilo spiccatamente internazionale. Roberto Cipollone, in arte Ciro, a Loppiano dal 1977, ha il dono di saper usare l’immaginazione e l’abilità per trasformare oggetti non più in uso o materiali da discarica in opere che toccano il cuore e lo riempiono di meraviglia. È l’”artista che dà loro nuova vita”. Con la sua arte ha fatto nascere una “Bottega”, espressione di originalità e amore per la natura attraverso la scultura, la pittura, l’artigianato. «Mi aspetto che il Papa possa trovare qui i suoi desideri più reconditi realizzati». Aranza, che viene dal Messico, sta partecipando con la sua famiglia alla “Scuola Loreto”, dove famiglie di Paesi e lingue diversi approfondiscono la spiritualità dell’unità. L’internazionalità e l’immersione “full time” ai corsi, che cominciano ogni anno a settembre e terminano a giugno, ne fanno un’esperienza unica di scambio e arricchimento tra culture. Dal Papa vorrebbe una risposta a una domanda, breve ma impegnativa: «Cosa possiamo fare, noi giovani, per vincere le imposizioni e gli stereotipi del mondo?». Natalia, invece, è una studentessa brasiliana che frequenta a Loppiano l’Istituto Universitario Sophia. Dal Papa si aspetta di conoscere il ruolo dei giovani sposati nella Chiesa. Tante domande, interrogativi e aspettative. Ma la stessa, gioiosa attesa. Chiara Favotti


La diretta sarà anche trasmessa in lingua italiana da Loppiano – Incisa Valdarno, FI (Italia) 10 Maggio 2018 – 10:00 – 12:00 (CEST) http://live.focolare.org Vatican Media live: dalle ore 8.00 alle 12.00 RAI: Speciale diretta TG1 dalle 10 alle 11.45 (digitale terrestre, satellite, web) TV 2000: Speciale Diario di Francesco dalle ore 7.30. Dalle 10 in poi seguirà la diretta da Loppiano (digitale terrestre, web).


http://vimeo.com/268775577 (altro…)

Festa dell’Europa

Festa dell’Europa

Il 9 maggio si celebra in Europa la pace e l’unità. La data ricorda la storica “Dichiarazione Schuman”, con la quale, il 9 maggio 1950, l’allora ministro degli esteri francese propose la creazione di un primo nucleo economico, finalizzato alla graduale costruzione di una federazione di Stati europei, indispensabile al mantenimento di pacifiche relazioni. Come prima tappa, Robert Schuman indicava la gestione comune, per Francia e Germania Ovest, del carbone e dell’acciaio, ma nel quadro di un’organizzazione alla quale avrebbero potuto aderire in seguito anche altri Paesi. Si ponevano così le premesse per un’integrazione ben più vasta e comprensiva, al punto che la Dichiarazione è considerata, simbolicamente, la data di nascita del lungo processo di pace e stabilità che ha dato origine all’Unione Europea. La festa è l’occasione per avvicinare le istituzioni ai cittadini e i popoli fra loro, accrescendo la consapevolezza che i valori della pace, dell’integrazione e della solidarietà devono essere posti a base della convivenza umana. “Insieme per l’Europa si sente “artigiano di rapporti di fraternità”. Sono questi, infatti, che cerca di tessere nel processo quotidiano tra le persone del Continente.” Per vedere il sito ‘Insieme per Europa’ (altro…)

Meraviglioso

Torino – Contro le mafie la forza del Noi

Salone Off Salone Internazionale del Libro di Torino 2018 c/o Binaria Book, Centro Commensale del Gruppo Abele, via Sestriere, 34. Serena Cerchiè dialoga con Gianni Bianco, giornalista TG3 Rai, e don Maurizio Patriciello, parroco a Parco Verde in Caivano (NA), difensore della gente della Terra dei Fuochi. Finito il tempo degli eroi solitari e dei grandi maestri, è giunto il tempo del noi, quell’energia vitale che attiva processi di riscatto e di emancipazione prima impensabili. La carta da giocare per sperare – anche in questi tempi di crisi – di costruire un Paese migliore, senza più mafie. Insieme.  In occasione della presentazione dei libri: Gianni Bianco e Giuseppe Gatti ALLE MAFIE DICIAMO NOI Postfazione di Luigi Ciotti Gianni Bianco, vice caporedattore della redazione cronaca del Tg3, e Giuseppe Gatti, sostituto procuratore della Repubblica presso la DDA di Bari, raccontano le vite di chi fa della legalità uno strumento di bene comune, lavoro, studio, sviluppo sociale ed economico. Protagonisti di queste pagine sono i tanti cittadini comuni che, nel gioco di squadra, hanno trovato la forza di ribellarsi ai boss. Da Scampia alla Locride, da Vieste all’Emilia. Storie di legalità al plurale.     Aurelio Molè e Maurizio Patriciello MERAVIGLIOSO Storia d’amore nella Terra dei Fuochi Una storia d’amore, di dolore e di speranza ambientata nella Terra dei Fuochi. Una storia vera. Da un racconto del sacerdote che da anni, si batte per la salute della sua gente, contro l’illegalità. INFO: ufficiostampa@cittanuova.it – cell.347.4554043 – www.cittanuova.it

El castillo exterior

El castillo exterior

  El castillo exterior Lo nuevo en la espiritualidad de Chiara Lubich Jesús Castellano reflexionó largamente sobre el «castillo interior» de Teresa de Jesús como imagen de la relación entre Jesús y el alma, y la utilizó para describir la experiencia de la espiritualidad de Chiara Lubich y el Movimiento de los Focolares, que él mismo vivió. El «castillo exterior» es, para él, la comunidad que camina unida hacia la santidad, o sea, la unidad en Jesús. Los escritos e intervenciones reunidos en estas páginas son ejemplos emblemáticos de la reflexión de Jesús Castellano, un estímulo para crecer en la vida personal y comunitaria. Ciudad Nueva

Il giorno in cui Signora Aria partì

Il giorno in cui Signora Aria partì

Alberto Calabrese è un uomo di quarant’anni che vive di espedienti, insieme ai figli Luca e Matilde. La moglie se n’è andata anni prima, abbandonandoli all’improvviso. Un giorno, pur di farsi pagare per alcuni lavoretti da un certo Attilio Furnari, proprietario di una tipografia, si mette d’accordo con questi per farsi stampare 1000 copie di un romanzo scritto tempo prima. Aiutato dal figlio Luca, carica le copie sul cassone di un’Ape, e comincia a venderle porta a porta. Per Luca, è più di un’avventura, ed è in quell’estate del 1983 che matura l’idea di diventare scrittore. Sennonché, il ragazzo scopre che la piccola Matilde ha dato vita a un’amica immaginaria di nome Signora Aria, che viene a trovarla soprattutto di notte o quando lei rimane da sola in casa. Un breve romanzo di formazione, che parla della scrittura e dell’importanza della fantasia; dei valori e dei sentimenti inerenti la famiglia che devono unire le persone; dell’importanza di andare sempre incontro alla vita. Collana Narratori – Città Nuova Città Nuova Ed.

Le vie per un mondo unito

Le vie per un mondo unito

L’unità del mondo. Carissimi giovani, siamo noi così disattenti agli avvenimenti in cui ci troviamo immersi giorno dopo giorno, da non vedere come la nostra epoca è segnata da tensioni, da guerre, da guerriglie, dal pericolo addirittura d’una conflagrazione nucleare, da disunità di tutti i generi, da fenomeni di terrorismo, da rapimenti, dai mali più diversi, generati proprio dalla mancanza di amore e concordia fra gli uomini, da non vedere che parlare oggi d’unità è quasi un’utopia? […] Ma, grazie a Dio, non è solo questo che caratterizza la nostra epoca, non sta tutto qui quello che può essere sottoposto alla nostra attenta osservazione […] Il mondo tende senz’altro all’unità: è il suo destino o meglio: è il disegno di Dio su di esso. […] Alle vostre domande daremo le risposte non solo a voce, ma con la vita dopo questo Genfest, incamminandoci decisamente per le diverse vie che portano rimedio al mondo diviso unificandolo. Esse – solo per esemplificarne alcune – sono: la via dell’unità tra le generazioni, le razze, i gruppi etnici, fra i diversi popoli, fra l’est e l’ovest, fra il nord e il sud; fra i cristiani delle varie denominazioni, fra i fedeli delle religioni più diverse; la via dell’unità tra i ricchi e poveri per una comunione di beni; fra Paesi in guerra per la pace; la via dell’unità anche tra l’uomo e la natura; la via dell’unità con gli indifferenti, i soli, con chi soffre in qualsiasi modo; la via dello sviluppo, del progresso; la via dell’unità fra i vari Movimenti spirituali, fra le associazioni laiche; fra persone di diverse ideologie, di varie culture, ecc. E, come potete costatare, alcune fra queste sono vie che i giovani già battono, perché a loro congeniali. […] Essi vogliono camminare per le vie più diverse, ma ponendosi nella Via per eccellenza […] quella Via che è Cristo. Egli ha detto di sé: “Io sono la via” (Gv 14,6). E cosa dobbiamo fare per essere ben inseriti in questa Via e camminare così con frutto in tutte le altre vie? Essere Lui, altri Lui. Vivendo la Parola tutta la vita cristiana seminata in noi dal battesimo, rifiorirà pienamente. E a questa Parola potranno agganciarsi i giovani di tutte le Chiese o comunità cristiane. Essa – in molte sue espressioni – è accettata anche dai giovani di altre religioni e da chi in buona fede si pensa ateo. La Parola farà un blocco di tutti voi, rendendovi forti e infrangibili […] E allora – se sarete fedeli, se vi spargerete nel mondo come altrettanti Gesù – il programma: “Che tutti siano uno” non sarà una chimera, ma una realtà, che si avvicinerà sempre di più, anche per opera vostra. Fiorirà una primavera nel mondo. Vedremo miracoli. Potrà adempiersi nei vostri riguardi l’affermazione di Cristo: “Chi crede in me, farà a sua volta le opere che faccio io; anzi ne farà di più grandi” (Gv 14,12). (Brani dell’intervento di Chiara Lubich al Genfest. Roma (Palaeur), 29 maggio 1985) (altro…)

Francesco incontra i neocatecumenali

Francesco incontra i neocatecumenali

Il 5 maggio a Tor Vergata (Roma) Papa Francesco incontrerà i membri del Cammino neocatecumenale. L’occasione dell’incontro internazionale è data dai 50 anni della sua presenza a Roma. 150mila i partecipanti attesi da 134 nazioni. Il Papa invierà 36 nuove “missio ad gentes”: gruppi che porteranno il Vangelo in zone secolarizzate o con una piccola presenza cristiana. Francesco benedirà anche 20 comunità delle parrocchie di Roma che hanno già concluso questa forma di iniziazione cristiana. L’incontro, che si concluderà con il canto del “Te Deum”, sarà guidato dall’équipe internazionale del Cammino neocatecumenale, composta da Kiko Argüello, padre Mario Pezzi e Ascensión Romero. (altro…)

La “Casa dei bambini” di Damasco

La “Casa dei bambini” di Damasco

“La Maison des enfants” a Damasco, © Zéna.

«Una bomba è esplosa a pochi metri da casa mia. Avrei dovuto essere nel luogo dell’esplosione, per raggiungere il mio lavoro. Ma quel giorno ero in ritardo di dieci minuti. Un segno del destino». La sua voce è chiara e calma, in un francese quasi perfetto. Una serenità che contrasta con il suono di bombe e aerei che punteggiano la vita quotidiana della capitale, Damasco. Zéna, nata in Libano 35 anni fa, è arrivata in Siria lo scorso luglio. Membro del Movimento dei Focolari, ha deciso di unirsi al paese in guerra dopo una lunga riflessione. Nel suo paese natale, ha vissuto la guerra e le bombe. «Tenevo tutto dentro di me. Avevo paura. Ma un giorno ho cominciato a vedere le cose in modo positivo. Mi sono rivolta a Dio e sono venuta a Damasco con i Focolari». I primi sei mesi è vissuta sotto i bombardamenti. «Fino a dicembre gli attentati erano quotidiani, ma riuscivamo ancora a vivere», racconta. «Fino a quel giorno di gennaio, quando una bomba è caduta a pochi metri da casa. In Siria, nonostante il coraggio degli abitanti, la paura e il pericolo non sono mai lontani. A Damasco, nel quartiere povero di Douela, Zéna lavora alla “Maison des enfants”, gestita dai membri del Movimento in collaborazione con altri. Il centro comprende quattro classi di 90 bambini, di età compresa tra 6 e 10 anni. Otto gli insegnanti, tutti giovani laureati siriani. «L’abbiamo chiamata la “Casa dei Bambini” perché vogliamo essere una famiglia per loro. Abbiamo molte richieste che non riusciamo ad accogliere. Accogliamo i bambini più poveri, tanti dei quali hanno perso i genitori o hanno subito violenze. Devono essere circondati da adulti che li amino». A febbraio, la “Maison” ha dovuto chiudere per diverse settimane a causa di un attentato. «È stato un momento terribile. Quando ai bambini viene chiesto se hanno paura dei bombardamenti, la maggioranza risponde evasivamente, rifiutando spesso la realtà. C’è molta sofferenza legata alle conseguenze della guerra». Il centro è stato riaperto all’inizio di aprile, con grande gioia degli studenti: «Sono molto felici di venire, invece sono tristi quando devono andarsene». La vita è tornata in Siria. Ora il Paese è quasi interamente sotto il controllo del governo siriano. «Durante i fine settimana, i bar sono aperti fino all’una o alle due del mattino. Le persone sono stressate, hanno bisogno di sfogarsi». Zéna vive alla “Porta Est – Bab Sharqi” di Damasco, nella città vecchia. Nel quartiere sono cadute poche bombe in sette anni, tuttavia ci sono i segni di lunghi anni di conflitto. «Oggi c’è poco lavoro. Molti giovani partono, vanno in Europa o in Libano per evitare di prestare servizio militare o per trovare lavoro. In Siria per un uomo ci sono otto o dieci donne». Il Movimento dei Focolari, svolge serenamente la sua missione. «Qui i cristiani sono protetti dal governo. Siamo molto rispettati. Dopo sette anni di guerra, le chiese orientali hanno potuto svolgere le processioni pasquali nelle strade. Alla fine del conflitto – continua – sarà proprio il popolo siriano a ricostruire il Paese. Il cantiere è enorme. Damasco non è distrutta, ma nelle regioni di Aleppo e Homs il danno è ingente. La lira siriana ha perso molto del suo valore e molte famiglie benestanti sono diventate povere. Le élite sono sparite, ci sono solo persone in grande difficoltà. Come possono trovare qui un lavoro i giovani laureati? Nonostante questo, molti sono rimasti. Credono nel recupero del loro paese». Prima della ricostruzione fisica e della ripresa economica, la Siria dovrà sradicare i conflitti armati nel suo territorio. Zéna è convinta che la fine della guerra sia vicina. «Se non ci sono interventi esterni, sono certa che la guerra sul suolo siriano finirà prima della fine del 2018. Dobbiamo restituire il lavoro e ridare dignità alle persone. Spero davvero che, a poco a poco, tornino le aziende e anche i turisti. Dobbiamo dare una nuova motivazione ai siriani. A partire dai bambini, pilastri della futura società». I “suoi” bambini, appunto. Oggi tocca a Zéna preparare il pranzo. «Sono il futuro della Siria. Ogni giorno, vengo a lavorare con una gioia indescrivibile». Fonte: imprimaturweb.fr (altro…)

Vangelo vissuto: “Come liberi figli di Dio”

Fabbrica di cioccolatini Durante l’estate sono andata con una mia amica in Germania per lavorare in una nota fabbrica di cioccolatini, ma siamo state accolte con molta freddezza dai 400 dipendenti. In particolare, una signora, che lavorava alla mia stessa catena di inscatolamento, era molto scontrosa nei miei confronti. Un giorno proprio lei ha commesso un errore che poteva costarle molto. Quando è arrivato il responsabile del reparto, senza pensarci troppo ho dichiarato che ero stata io a sbagliare. Mi sono presa un severo rimbrotto, con la prospettiva, alla prossima mancanza, di perdere il lavoro. Ma ero contenta: l’avevo fatto a Gesù. Quel gesto ha impressionato i miei colleghi. Da allora l’atmosfera è cambiata, abbiamo cominciato a trattarci tutti in maniera più cordiale, e quando è arrivato il momento di partire ci è sembrato di lasciare una vera famiglia. Krisztina – Romania Un grande novità Durante un incontro in parrocchia, ero rimasto colpito dalla gioia e dalla semplicità di un gruppo di ragazzi, più o meno della mia età. Per uno come me, abituato a ricorrere a Dio solo nei momenti di necessità, sentir parlare di Lui come Amore era una novità. Senza troppi ragionamenti, nei giorni successivi ho provato a fare come loro. Come prima cosa mi sono messo ad aiutare nelle faccende di casa e a badare alle esigenze della mia sorellina. Una domenica ho rinunciato persino ad andare alla partita di calcio per montare una tettoia con papà. A scuola, contrariamente alla mia abitudine di studiare per conto mio, ho aiutato una compagna a ripassare insieme. Daniel – Argentina Al supermercato Sono andata al solito supermercato, in vista di una cena con una trentina di giovani a casa nostra, e dato che sarei stata impegnata in un convegno di più giorni, ho pensato di fare una grossa spesa da lasciare a casa. Mentre sto mettendo le cose sul nastro alla cassa, vedo la signora dietro a me con pochi oggetti. La invito a passare avanti. Dopo di lei, c’è una signora anziana con 10 pacchetti di fazzoletti in mano. Le dico se vuole passare avanti anche lei. Mi dice che suo marito è andato a prendere una confezione d’acqua. Arrivato il marito, sposto le mie cose e li faccio passare. Finalmente tocca a me! Ma arriva un giovane che ha comprato una cassettiera, perciò in braccio ha uno scatolone pesante, e penso che sia amore far passare anche lui. Comincio a riempire le mie tante borse. Alla fine la ragazza della cassa tira fuori lo scontrino e dice: “Oggi lei non paga niente!”. Penso: una battuta? La cassiera mi chiede: “Come si chiama?” Rispondo: “Chiu”. Sento l’altoparlante che annuncia: “Oggi la signora Chiu ha vinto una spesa di 107 euro!” Non avevo calcolato questa probabilità, avevo solo amato i prossimi che erano in fila dietro a me! Chiu – Hong Kong Negozio di alimentari Gestisco un negozio di generi alimentari e sono abituato, quindi, all’ambiente del commercio, dove come prima cosa conta il profitto, non la persona in sé. Ho conosciuto alcuni cristiani che cercano di mettere in pratica il comandamento di Gesù. Ho pensato: se sono riusciti loro, perché non provarci anch’io? La mattina dopo ho pensato: non voglio più pesare la merce con due carte spesse, da oggi ne uso solo una leggera. Ho provato una grande gioia e libertà, ho capito che, amando, mi si aprivano orizzonti nuovi Beppino – Italia (altro…)

Festa del lavoro

Il 1° Maggio, Festa dei lavoratori, nasce per ricordare la lotta dei lavoratori, senza barriere geografiche o sociali, per vedere affermati i propri diritti e migliorare la propria condizione. “Otto ore di lavoro, otto di svago, otto per dormire” fu la parola d’ordine, coniata in Australia nel 1855, e condivisa da gran parte dei movimenti sindacali del primo Novecento. A sviluppare un grande movimento di lotta sulla questione delle otto ore furono soprattutto le organizzazioni dei lavoratori statunitensi. Lo Stato dell’Illinois, nel 1866, approvò una legge che introduceva tale limite orario per la giornata lavorativa. L’entrata in vigore della legge venne fissata per il 1° maggio 1867 e quel giorno venne organizzata a Chicago una grande manifestazione, con la partecipazione di diecimila lavoratori, il più grande corteo mai visto per le strade della città americana. La manifestazione venne repressa nel sangue. Da allora molto è cambiato, ma in molte parti del mondo ancora oggi i lavoratori non godono degli stessi diritti e dignità. Per i cristiani, il lavoro è legato anche all’identità profonda dell’uomo. Gesù stesso trascorse la maggior parte della sua vita lavorando come falegname nella povera bottega di suo padre. (altro…)

1° maggio, la festa di Loppiano

1° maggio, la festa di Loppiano

Umberto Giannettoni

1° maggio a Loppiano è sinonimo di festa dei giovani. Umberto Giannettoni, vissuto per 40 anni nella cittadella internazionale e scomparso da pochi giorni, è un testimone diretto della nascita e degli sviluppi di un evento che in seguito è diventato un appuntamento imperdibile per migliaia di giovani che, in tutti i continenti, credono e lavorano per portare l’unità e la pace nel mondo. Tra i suoi ricordi, anche quelli legati ai prodromi del Genfest. Il testo che segue è tratto da “In una storia tante storie”, una autobiografia, composta talvolta in terza persona, talvolta in prima, che lo stesso autore ha definito “personale dono e testimonianza”. «“Una testimonianza data come servizio è buona, ci rende buoni..” (Papa Francesco). La storia di ognuno è un armonioso intreccio tra quanto l’uomo riesce a realizzare col lume della sua ragione, le sue forze e quanto gli viene gratuitamente offerto dalla penetrante luce della divina rivelazione, in un continuo divenire». 6207111132_0f401954ef_o1° maggio 1971, prima festa dei giovani a Loppiano. «Chiara Lubich, dopo un incontro col Priore di Taizé, a Rocca di Papa (Roma), parla della cittadella come di una “città dei giovani”. Giorgio Marchetti, stretto collaboratore di Chiara, durante un suo viaggio a Padova, si ferma per pochi momenti a Loppiano. Racconta di quanto Chiara ha detto. Umberto ha come un lampo nell’anima. Bisogna rispondere subito a Chiara. Il week end organizza una gita con i responsabili dei focolari della scuola al Passo del Muraglione, sull’Appennino. La mattina della domenica, due pulmini ed una macchina partono. In un bar del Passo si studia la possibilità di un grande incontro di giovani a Loppiano, per il primo maggio […]. Saranno chiamati a partecipare giovani di varie zone e nazioni. Ognuno sarà invitato a dare un contributo artistico. Quando escono dal bar, li sorprende una scena particolare. La strada è una lastra di ghiaccio. La pioggia, seguita da un abbassamento di temperatura, ha prodotto questa situazione. I pulmini non riescono a tenere la strada, hanno una forte impressione che qualcuno voglia impedire di portare avanti la decisione presa […]». «È presente a Loppiano un bel gruppo di giovani ricchi di talenti. Fra i molti Heleno Oliveira, un giovane brasiliano, cantautore, che molto contribuirà per la parte artistica. Tutti si impegnano al massimo. Il primo maggio 1971 nell’anfiteatro naturale di Campo Giallo, sotto un sole splendido, vediamo arrivare migliaia e migliaia di giovani. La giornata, a cui hanno dato un contributo in molti dell’Italia e dall’Europa, si dimostra di una grande efficacia per i giovani, che la sera partono felici e pieni del divino che hanno sperimentato. Da Trento viene Paolo Bampi, un giovane malato di leucemia che canta una canzone travolgente: “…ma cosa cercate, ma cosa volete…”. Quindi, il Gen Rosso, canta “Dio Amore”. Poi pezzi di teatro, di danza. Ogni singolo numero è premiato con un “primo premio”, che la giuria attribuisce con motivazioni diverse: bellezza, unità, contenuto, impegno. È un crescendo di gioia sincera ed esplosiva che contamina tutti. Sul far della sera, sotto i raggi di un sole che indora, in una calma solenne dopo l’intensa giornata […] la forte impressione della presenza di Maria». Dopo una seconda radunata festosa dei giovani, nel 1972, ancora più frequentata, «Chiara Lubich capisce che sarà uno strumento importante per tutto il movimento giovanile. Decide di coinvolgere i Centri Gen Mondiali che parteciperanno all’organizzazione del “Genfest” del 1973, sempre a Loppiano. In quell’anno, Don Pasquale Foresi (cofondatore del Movimento dei Focolari) è presente e pronuncerà un discorso importante sulla chiamata a seguire Gesù. Nell’anfiteatro all’aperto sono presenti quasi 10 mila giovani». Ormai il Genfest è nato! Fonte: www.loppiano.it Segui la diretta: https://www.primomaggioloppiano.it/live/ (altro…)

Potere e denaro (la giustizia sociale secondo Bergoglio)

Potere e denaro (la giustizia sociale secondo Bergoglio)

«Spero che questa sintesi del mio pensiero, nella quale ritrovo pienamente quanto da me scritto e detto in questi anni, possa coscientizzare quanta più gente possibile e accelerare così il processo di giustizia ed equità nel mondo», scrive Papa Francesco nell’ampia prefazione del libro. Nel volume Zanzucchi propone una raccolta ragionata e fluida di quanto papa Bergoglio ha detto e scritto su ricchezza e povertà, giustizia e ingiustizia sociale. Una denuncia forte e decisa della speculazione finanziaria e delle rendite che accentuano la distanza tra ricchi e poveri. Collana Prismi Saggi Editrice Città Nuova

Metti in moto l’amore

Metti in moto l’amore

Com’è cominciata quest’avventura dell’unità? Carissimi, è cominciata quando non io, ma un Altro lo ha voluto. Non so se sapete che sulla terra arrivano, di tempo in tempo, dei doni: il loro nome è carismi. Arrivano da Colui che regge la storia, la conduce verso un obiettivo ben preciso: il bene, facendo convogliare ad esso anche tutto ciò che di triste noi, uomini e donne, possiamo combinare in questo mondo. È Dio, Dio che è Amore, al quale molti di noi credono fortissimamente. Ebbene, un giorno, tanti anni fa, uno di questi carismi è arrivato anche qui. Per esso abbiamo capito che su di noi, giovani di allora, vi era un disegno meraviglioso, un compito, quasi una missione: lavorare nella vita, che ci era data, perché tutti siano una sola cosa, mettendo in moto, nel nostro e nell’altrui cuore, l’amore. Fantasie? Utopia? No, certamente, se Gesù un giorno ha pregato il suo Padre in Cielo proprio così: “Che tutti siano uno”. Poteva il Padre-Dio d’un Figlio-Dio, col quale è un solo Dio, non ascoltare la sua voce? Partimmo sicuri verso quella mèta ed ora nel mondo, fra ragazzi, giovani e persone adulte, siamo milioni e milioni di quasi tutte le nazioni esistenti. Non possiamo contare quanti siamo; è impresa impossibile. Naturalmente fra noi c’è chi non ha la nostra fede, ma magari un’altra, o non l’ha per niente. Anch’essi tuttavia possiedono la cosiddetta benevolenza, che in ogni cuore umano non può mancare. Così si cammina, anche assieme, verso l’obiettivo della famiglia universale, verso l’edificazione di un mondo unito. E, se Dio è con noi, chi sarà contro di noi? […] A voi ora brandire la bandiera del nostro ideale: una faccia dice: unità, amarsi a vicenda fino ad essere pronti a morire l’uno per l’altro; l’altra suggerisce il mezzo: lo sforzo, la fatica, l’essere pronti anche a soffrire, perché nel mondo fiorisca una sola famiglia. Siete giovani. Il coraggio non può mancarvi. Se noi l’abbiamo potuto fare, perché non voi? Chiara Lubich   (Dall’archivio del Centro Chiara Lubich) (altro…)

Tommaso Sorgi ci ha lasciato

Tommaso Sorgi ci ha lasciato

Tommaso Sorgi con Igino Giordani

Lo scorso 24 aprile Tommaso Sorgi «si è spento serenamente, dopo una lunga vita, tutta donata alla Chiesa, all’Opera di Maria e per il bene dell’umanità» –. Così comunica il Movimento dei Focolari la scomparsa dell’uomo politico più volte eletto come deputato al Parlamento italiano, tra i primi focolarini sposati e stretto collaboratore di Chiara Lubich. Sorgi è stato l’iniziatore e direttore per lunghi anni del Centro Igino Giordani. Ieri, 26 aprile, i funerali a Teramo, sua città natale. A breve un suo profilo. (altro…)

Parola di vita – Maggio 2018

L’apostolo Paolo scrive ai cristiani della regione della Galazia, che avevano accolto da lui l’annuncio del Vangelo, ma ai quali ora rimprovera di non aver compreso il significato della libertà cristiana. Per il popolo di Israele la libertà è stata un dono di Dio: Egli lo ha strappato alla schiavitù in Egitto, lo ha condotto verso una nuova terra ed ha stipulato con lui un patto di reciproca fedeltà. Allo stesso modo, Paolo afferma con forza che la libertà cristiana è un dono di Gesù. Egli, infatti, ci dona la possibilità di diventare in Lui e come Lui figli di Dio, che è Amore. Anche noi, imitando il Padre come Gesù ci ha insegnato (1) e mostrato (2) con la sua vita, possiamo imparare lo stesso atteggiamento di misericordia verso tutti, mettendoci al servizio degli altri. Per Paolo, questo apparente non-senso della “libertà di servire” è possibile per il dono dello Spirito, che Gesù ha fatto all’umanità con la sua morte in croce. È lo Spirito infatti che ci dà la forza di uscire dalla prigione del nostro egoismo – con il suo carico di divisioni, ingiustizie, tradimenti, violenza – e ci guida verso la vera libertà. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé. La libertà cristiana, oltre ad essere un dono, è anche un impegno. L’impegno prima di tutto ad accogliere lo Spirito nel nostro cuore, facendogli spazio e riconoscendo la sua voce in noi. Scriveva Chiara Lubich: […] “Dobbiamo anzitutto renderci sempre più coscienti della presenza dello Spirito Santo in noi: portiamo nel nostro intimo un tesoro immenso; ma non ce ne rendiamo abbastanza conto. […] Poi, affinché la sua voce sia da noi sentita e seguita, dobbiamo dire di no […] alle tentazioni, tagliando corto con le relative suggestioni; sì ai compiti che Dio ci ha affidato; sì all’amore verso tutti i prossimi; sì alle prove e alle difficoltà che incontriamo… Se così faremo lo Spirito Santo ci guiderà dando alla nostra vita cristiana quel sapore, quel vigore, quel mordente, quella luminosità, che non può non avere se è autentica. Allora anche chi è vicino a noi s’accorgerà che non siamo solo figli della nostra famiglia umana, ma figli di Dio”. (3) Lo Spirito, infatti, ci richiama a spostare noi stessi dal centro delle nostre preoccupazioni per accogliere, ascoltare, condividere i beni materiali e spirituali, perdonare o prenderci cura delle più varie persone nelle diverse situazioni che viviamo quotidianamente. E questo atteggiamento ci permette di sperimentare il tipico frutto dello Spirito: la crescita della nostra stessa umanità verso la vera libertà. Infatti fa emergere e fiorire in noi capacità e risorse che, vivendo ripiegati su noi stessi, rimarrebbero per sempre sepolte e sconosciute. Ogni nostra azione è dunque un’occasione da non perdere per dire no alla schiavitù dell’egoismo e sì alla libertà dell’amore. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé. Chi accoglie nel cuore l’azione dello Spirito, contribuisce anche alla costruzione di relazioni umane positive, attraverso tutte le sue attività quotidiane, familiari e sociali. Imprenditore, marito e padre, Carlo Colombino ha un’azienda nel nord Italia.(4) Su sessanta dipendenti, circa un quarto non sono italiani ed alcuni di loro hanno esperienze drammatiche alle spalle. Al giornalista che lo ha intervistato, ha raccontato: “Anche il posto di lavoro può e deve favorire l’integrazione. Mi occupo di attività estrattiva, di riciclo dei materiali edili, ho delle responsabilità verso l’ambiente, il territorio in cui vivo. Qualche anno fa, la crisi ha colpito duramente: salvare l’impresa o le persone? Abbiamo messo in mobilità alcune persone, abbiamo parlato con loro, cercato le soluzioni meno dolorose, ma è stato drammatico, da non dormire di notte. Questo lavoro posso farlo bene o meno bene; provo a farlo al meglio. Credo nel contagio positivo delle idee. L’impresa che pensa solo al fatturato, ai numeri, ha un futuro con il fiato corto: al centro di ogni attività c’è l’uomo. Sono credente e convinto che la sintesi tra impresa e solidarietà non sia un’utopia” (5). Mettiamo dunque in moto con coraggio la nostra personale chiamata alla libertà, nell’ambiente in cui viviamo e lavoriamo. Permetteremo così allo Spirito di raggiungere e rinnovare anche la vita di tante altre persone intorno a noi, spingendo la storia verso orizzonti di “gioia, pace, magnanimità, benevolenza …”.

Letizia Magri

1 Mt 5,43-48; Lc 6,36
2 Mc 10,45
3 Cfr. C. Lubich, Possediamo un Tesoro, Città Nuova, 44, [2000], 10, p. 7.
4 L’azienda fa parte di Aipec, associazione italiana di imprenditori che aderiscono all’Economia di Comunione, un modello economico fondato sui valori della condivisione e della reciprocità. Vedi anche http://www.edc-online.org
5 Cfr. C. Colombino, Nella mia azienda economia ed etica vanno a braccetto, in Credere, periodici san Paolo, 26 novembre 2017, n° 48, pp.24-28

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Run4Unity

Run4Unity

La Manifestazione si inserisce nella settimana mondo unito.  Un’iniziativa per :

  • costruire relazioni di convivenza pacifica.
  • Uno spirito di reciprocità tra i popoli e le diverse culture.
  • Rispetto per la dignità umana e l’identità di ogni comunità e popolo.

Il tema scelto per la settimana Mondo Unito e per Run4Unity è #ZeroHungerGeneration, per questo si percorreranno i sentieri colorati verso un mondo unito. Il 6 Maggio con “Radio Immaginaria”, fatta solo da ragazzi che trasmette via web da vari paesi europei, sarà possibile comunicare esperienze e notizie. Su www.run4unity.net  e su www.unitedworldproject.org si troveranno tutte le indicazioni.  

Škofja Loka- Slovenia-“Pedagogia in Dialogo”: ricerca, pratiche e prospettive”

Škofja Loka- Slovenia-“Pedagogia in Dialogo”: ricerca, pratiche e prospettive”

Approfondimento del tema del Dialogo in ambito pedagogici e esperienze educative diverse, giovani, laureandi, dottorandi che presenteranno i loro lavori di ricerca. Nella logica della ricerca partecipativa e del sapere esperienziale si vuole approfondire il tema del Dialogo in ambito pedagogico, quale elemento fondante l’esperienza educativa in contesti multietnici, multiculturali, interreligiosi e globalizzati. Il seminario che si terrà in collaborazione con la Scuola “Raggio di sole” (Slovenia), il Comune di Škofja Loka, Sophia, New Humanity, il Gruppo di ricerca in Antropologia e Filosofia dell’Educazione di Madrid (GIAFE) e del Gruppo Interdisciplinare e interuniversitario di Madrid (COETIC-UNED), è rivolto a educatori ed insegnanti, professori e ricercatori, laureandi e dottorandi, che desiderano riflettere sull’educazione dialogica dalla prospettiva della Cultura della comunione che ha le sue radici nel Carisma dell’unità, anche in collegamento web-ex.   Scadenze: Abstract: max. 500 parole, più la bibliografia. Termine per la presentazione degli Abstract: 7 maggio 2018 Risposta del comitato scientifico: 21 maggio 2018 Estese Papers: Max 2500, più la bibliografia. Termine per la presentazione: 4 giugno 2018 Inviare i contributi in sloveno, italiano o inglese a: edu.slovenia.2018@gmail.com I contributi accettati verranno poi raccolti in una pubblicazione on line Fonte: EducazioneUnità (EDU)

Vangelo vissuto: dalla morte alla vita

Vangelo vissuto: dalla morte alla vita

Sono nato in un paesino del nord Italia, 67 anni fa. Durante l’adolescenza i miei unici interessi erano la musica e il disegno. Per i continui conflitti con i miei, ben presto abbandonai casa e scuola. Chitarra, capelli lunghi, la mia band: questo divenne il mio mondo. Con alcuni amici formammo una comune dove vivevamo, suonando e sognando insieme. Un posto di passaggio, dove circolava l’hashish. Conobbi Laura, che divenne la mia compagna, con la gioia e l’incoscienza dei vent’anni. Lei, saltuariamente, faceva uso anche di droghe pesanti. Per aiutarla a smettere feci un gesto di cui in seguito mi sarei pentito amaramente: provai anch’io. Fu l’inizio di una china che giorno dopo giorno ci condusse in un abisso senza fondo, nella prostrazione di dover reperire dosi quotidiane sempre più forti. Anni di paura, di euforia alternata a crisi d’astinenza, ricoveri in ospedale e continue ricadute. Fino al carcere. Scontata la pena, decidemmo di partire per l’India per imparare a suonare i Tabla, tipico strumento a percussione. L’India ci apparve affascinante, al punto da farci dimenticare l’Occidente e il suo materialismo, riuscendo a stare lontani da qualsiasi droga. Al rientro l’impatto fu molto duro. L’Italia in quel periodo era come paralizzata dal terrorismo di stampo politico. Disorientati, trovammo di nuovo conforto tra le braccia dell’eroina, ci aiutava a non pensare. Il vortice della tossicodipendenza ci risucchiò in un modo ancora più spietato. Seguirono anni di degrado fisico e morale. Fino a un bivio drastico: la pazzia o la morte. Tornai in India per disintossicarmi. Ma da solo, per evitare di condizionarci e di ricadere nel giro. Di nuovo in Italia, accettai, di malavoglia, di andare da uno zio in Toscana.

La cittadella di Loppiano

Fu la svolta. Da lui, stranamente, mi sentivo accettato e rispettato, come uno di casa. L’idea che animava la vita della sua famiglia era che Dio è Amore, ama tutti personalmente e senza condizioni. Questa proposta cominciò ad affascinare anche me. Il 1° maggio 1982, con i miei cugini, andammo a Loppiano per un meeting di giovani di tutto il mondo. Sempre più convinto di voler fare mia questa vita, cercavo di stare a stretto contatto con gli abitanti della cittadella, che, avevo scoperto, avevano messo a base della loro vita il Vangelo. Desideravo comunicare a Laura quanto mi era accaduto, e andai a trovarla. La sua reazione fu comprensibilmente dura, si sentiva tradita. Dopo alcuni mesi, mi scrisse una lettera. Era in carcere, voleva vedermi. Ringraziai Dio: dal fondo non si può che risalire.“Fa’ di me uno strumento per la sua redenzione!”, pregavo. Ogni settimana mi recavo da lei per un colloquio. Scontata la pena, dopo un anno e mezzo, iniziammo insieme una nuova vita, aiutati costantemente dalla nostra nuova famiglia, i Focolari. Maturammo il desiderio di sposarci in chiesa. La vita prese a scorrere serena e fiduciosa, arricchita dall’arrivo di due figlie. Laura si diplomò infermiera professionale. Ma proprio sul posto di lavoro, dopo qualche tempo, perse la testa per un collega. Chiese la separazione. Dopo aver lottato invano per evitare questa rottura, trovai un appartamento e andai a vivere da solo. Quindi i primi segnali di una malattia, sempre più grave, fino alla necessità di un trapianto. I medici dissero che mi restavano poche settimane di vita e mi ricoverarono immediatamente. Un tempo prezioso, quello trascorso in ospedale, in cui cercavo di preparare la mia anima, fissandola solo in Dio, con quotidiani atti d’amore verso gli altri ammalati, specie quelli più soli. Si trovò un fegato compatibile per tentare il trapianto. L’esito fu al di sopra delle aspettative, e dopo qualche tempo venni dimesso. Due anni fa una telefonata: Laura mi chiedeva di stare con le figlie, perché lei doveva essere ricoverata. Corsi subito. La diagnosi, senza appello, insperatamente aveva riunito la famiglia. Ci siamo perdonati a vicenda, grati di poter fare questo ultimo tratto di strada insieme. Negli ultimi istanti, mentre lentamente sussurravo al suo orecchio, più volte, “Ave Maria”, lei di tanto in tanto accompagnava la mia preghiera con un sospiro: mai prima avevamo pregato insieme. Alle ultime parole del “Salve Regina”, …mostraci, dopo questo esilio, Gesù.., Laura è volata in Cielo. (S. B. – Italia) (altro…)

Genocidio armeno

Una immane tragedia,103 anni fa, inaugurava il triste elenco delle catastrofi del secolo scorso: il genocidio degli Armeni. Ricordandolo, nel 2016, Papa Francesco lanciò un appello: “Auspico vivamente che l’umanità sappia trarre da quelle tragiche esperienze l’insegnamento ad agire con responsabilità e saggezza per prevenire i pericoli di ricadere in tali orrori. Si moltiplichino perciò, da parte di tutti, gli sforzi affinché nelle controversie internazionali prevalgano sempre il dialogo, la costante e genuina ricerca della pace, la collaborazione tra gli Stati e l’assiduo impegno degli organismi internazionali, al fine di costruire un clima di fiducia propizio al raggiungimento di accordi duraturi”. (altro…)

Nuova Umanità

Nuova Umanità

Negli ultimi tempi la teologia ha cercato di puntellare la propria conoscenza su basi nuove e moderne, capaci di farle superare le sfide poste dalla società complessa. E’ nata così la “teologia dall’unità”, che nasce dal rapporto con l’esperienza di pensiero e d’azione di Chiara Lubich e del Movimento dei Focolari. Piero Coda ne è l’alfiere principale, avendo firmato i saggi fondativi di tale prospettiva teologica. eNU1, il primo ebook di Nuova Umanità, ha raccolto i migliori saggi, le pietre miliari di tale nuova teologia: un numero imperdibile per chi vuole capire il destino del cristianesimo nel terzo millennio.   Ed. Città Nuova eNU

Giornata Mondiale della Terra

Si celebra ogni anno, il giorno dopo l’equinozio di primavera, l’Earth Day, la più grande manifestazione ambientale del pianeta, promossa dalle Nazioni Unite, per incentivare la salvaguardia della Terra. L’idea della creazione di una “Giornata per la Terra” fu discussa per la prima volta nel 1962, prendendo definitivamente forma nel 1969, a seguito del disastro ambientale causato dalla fuoriuscita di petrolio da un pozzo situato al largo di Santa Barbara, in California. Nelle ultime edizioni, la Giornata ha coinvolto fino a un miliardo di persone in 192 paesi del mondo, divenendo un avvenimento educativo ed informativo di dimensioni planetarie sui temi dell’inquinamento, della desertificazione, della distruzione degli ecosistemi e dell’esaurimento delle risorse non rinnovabili. Ma anche della responsabilizzazione individuale verso un consumo sostenibile, ispirato alla cura della “Casa comune” di tutti gli uomini. (altro…)

Chiara Lubich: “Torni la pace”

Chiara Lubich: “Torni la pace”

«Perché la pace ritorni, non smettiamo di pregare. In questo momento, poi, dobbiamo tutti sentirci chiamati a seguire con decisione una linea di vita che corregga, almeno dentro di noi (ma per la comunione dei santi in molti), lo sbaglio che è stato commesso. Gli uomini non hanno fatto la volontà di Dio, del Dio della pace, hanno fatto la loro. Dobbiamo imporci, come non l’abbiamo mai fatto, di compiere perfettamente la sua volontà. “Non la mia, ma la tua volontà sia fatta”. Queste parole di Gesù per noi oggi devono assumere un’importanza tutta particolare. Di fronte ad esse ogni altra cosa deve diventare secondaria. Non deve avere tanta importanza nella nostra vita, ad esempio, essere sani o ammalati, studiare o servire, dormire o pregare, vivere o morire. Importante sarà fare nostra la sua volontà, essere la sua volontà viva. Così si viveva nei primi tempi del nostro Movimento quando, sullo sfondo di una guerra, lo Spirito ci aveva appena illuminato sul valore delle cose. Di fronte al crollo provocato dall’odio, Dio si era rivelato come l’unico ideale che non muore, che nessuna bomba poteva far crollare. Dio Amore. Era, questa grande scoperta, una bomba spirituale di tale portata, da farci dimenticare letteralmente tutte quelle che cadevano attorno. Scoprivamo che al di là di tutto e di tutti, c’è Dio che è Amore, c’è la sua provvidenza che fa concorrere al bene ogni cosa per quelli che lo amano. Coglievamo la traccia del suo amore in ogni circostanza, anche sotto la sferza del dolore. Lui ci amava immensamente. E noi come riamarlo? “Non chi dice Signore, Signore, ma chi fa la mia volontà, quegli è che mi ama”. Potevamo dunque amarlo facendo la sua volontà. Vivendo così ci siamo abituati ad ascoltare con crescente attenzione “la voce” dentro di noi, la voce della coscienza che ci sottolineava la volontà di Dio espressa nelle più varie maniere: attraverso la sua Parola, i doveri del nostro stato, le circostanze, le ispirazioni. Avevamo la certezza che Dio avrebbe trascinato la nostra vita in una divina avventura, dapprima a noi ignota, dove, spettatori e attori a un tempo del suo disegno d’amore, portavamo, momento per momento, il contributo della nostra libera volontà. Poco dopo ci faceva intravedere spiragli sul nostro futuro, facendoci cogliere con sicurezza lo scopo per cui il Movimento stava nascendo: attuare la preghiera del testamento di Gesù: “Padre, che tutti siano uno”, collaborare a realizzare un mondo più unito. In questo modo possiamo vivere anche ora. Abbiamo avuto un brusco e doloroso cambiamento di vita? […] Abbiamo momenti di paura, di angoscia, di dubbio persino che la vita ci sia tolta? O conduciamo la vita di sempre, coi nostri impegni quotidiani, lontani ancora dal pericolo? Per tutti valga ciò che più vale: non questo o quello, ma la volontà di Dio: porci in “ascolto”, metterla al primo posto nel nostro cuore, nella memoria, nella mente; porre, prima di ogni altra cosa, tutte le nostre forze al suo servizio. […] Per essa Cristo rimarrà nel nostro cuore e saremo così tutti più compatti, più uniti, più “uno”, condividendo ogni cosa, pregando con efficacia gli uni per gli altri e perché torni la pace».   Fonte: Città Nuova n. 4/1991. Articolo poi raccolto in: Chiara Lubich, Attualità. Leggere il proprio tempo, Città Nuova, pag.85-87, 2013. (altro…)

Dialogo e unità dei cristiani

Dialogo e unità dei cristiani

Jesús Morán. Foto © 2018 CEC

“Con il progresso dei mezzi di trasporto e delle tecniche d’informazione, l’universo si è bruscamente rimpicciolito; le distanze hanno cessato di essere un ostacolo ai contatti tra gli uomini più diversi”. Eppure, questa moltiplicazione dei rapporti “sfocia il più delle volte in un moltiplicarsi delle barriere e delle incomprensioni”. Inizia con la citazione di queste parole di Roger Bastide, antropologo francese, vissuto nel secolo scorso, l’intervento a Ginevra (Svizzera) di Jesús Morán sul “dialogo”, caratteristica emergente dei nostri tempi, benché non ancora compiuta. «L’umanità è più pronta che mai a essere sé stessa, eppure si vede obbligata a costatare la sua incapacità di rispondere a questa sua vocazione». l contesto è quello di una manifestazione indetta per ricordare la ricca collaborazione e amicizia tra Chiara Lubich e il Movimento dei Focolari e il Consiglio Ecumenico delle Chiese, l’organismo, costituito nel 1948, che ha fatto del dialogo lo strumento principale di una fattiva ricerca di unità tra le Chiese cristiane. Il dialogo – sostiene il copresidente dei Focolari – è così radicato nella natura umana che in tutte le culture, occidentale e orientale, possiamo trovarne le “fonti”. Per i cristiani, è Gesù stesso la “chiave” del dialogo: l’amore reciproco, il perdere la propria vita per amore fino all’abbandono. «Quali i punti forti di una cultura del dialogo? – si chiede Morán -. Il primo è che il dialogo è iscritto nella natura dell’uomo. L’uomo diventa più uomo nel dialogo». Il secondo, è che «nel dialogo ogni uomo è completato dal dono dell’altro. Abbiamo bisogno gli uni degli altri per essere noi stessi. Nel dialogo io regalo all’altro la mia alterità, la mia diversità». Inoltre «ogni dialogo è sempre un incontro personale. Quindi, non si tratta tanto di parole o di pensieri, ma di donare il nostro essere. Il dialogo non è semplice conversazione, né discussione, ma qualcosa che tocca il più profondo degli interlocutori».

Foto © 2018 CEC

Ancora: «il dialogo richiede silenzio e ascolto» e «costituisce qualche cosa di esistenziale, perché rischiamo noi stessi, la nostra visione delle cose, la nostra “identità”, anche culturale, anche ecclesiale, che non andrà tuttavia perduta ma arricchita nella sua apertura». «Il dialogo autentico ha a che fare con la verità, è sempre un approfondimento della verità. […] Ognuno partecipa e mette in comune con gli altri la propria partecipazione alla verità, che è una per tutti». «Il dialogo – continua Morán – richiede una forte volontà. Come dice Chiara Lubich, “il farsi uno più profondo”. Il modello sublime e ineffabile di questo dinamismo d’amore è, lo sappiamo, Gesù Abbandonato. Lui rappresenta veramente il rischio dell’alterità che conduce alla reciprocità. […] Il suo perdere ha guadagnato per noi e in noi uno spazio perenne di luce e Verità: lo Spirito Santo». Infine, «il dialogo è possibile solo tra persone vere» sulla base di una legge, «quella della reciprocità, (in cui) trova senso e legittimità».

Foto © 2018 CEC

Jesús Morán tratteggia quindi un ulteriore aspetto, evidenziato dal tipico contributo dei Focolari alla causa dell’unità dei cristiani: il “dialogo della vita”. Esso porta a «vivere rapporti basati sul Vangelo, sullo scambio delle esperienze, su quanto di più prezioso si possa condividere con il fratello e la sorella di un’altra Chiesa». Citando le parole del card. Walter Kasper, vescovo e teologo cattolico, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani (“L’ecumenismo dell’amore e l’ecumenismo della verità, che mantengono certamente tutta la loro importanza, devono essere attuati per mezzo di un ecumenismo della vita”), Morán osserva: «Bisogna convincersi che questa dimensione vitale del dialogo non è priva di pensiero teologico, ma si situa ad un livello primario e più radicale di esso, dal quale e solo dal quale si può avere accesso, in un secondo momento e con vero profitto, al livello della ragione teologica». «Il dialogo – conclude Morán – è il ritmo dei rapporti trinitari. In esso c’è un continuo scambio di ruoli e di doni. […] Nulla va perduto. Nel rischio del dialogo c’è tutto di noi e tutto dell’altro, nello spazio trascendente dello Spirito che ci accomuna. E quindi c’è tutta l’umanità. Chi dialoga fa la storia». Foto gallery: https://oikoumene.photoshelter.com/galleries (altro…)

Vem aí as Olimpíadas do Movimento Juvenil no RS

Vem aí as Olimpíadas do Movimento Juvenil no RS

Está chegando a hora! Os adolescentes do Movimento Juvenil pela Unidade estão a mil na preparação das Olimpíadas que serão realizadas em Guaporé, no Rio Grande do Sul. Muito esporte, fraternidade, convivência e amizade em um único fim de semana! Faça sua inscrição como atleta ou voluntário! https://olimpiadasmjpurs.wixsite.com/2018