Movimento dei Focolari

Sylvester e la sua dignità

L’ho intravisto di sfuggita mentre entravo di corsa al supermercato. Era lì, quasi nascosto dietro un albero, come se si nascondesse da qualcosa o da qualcuno. Me ne sono accorto quando, uscendo, me lo sono trovato davanti. Avevo già preparato due euro per lui, ma mi sentivo male all’idea di fare la parte del “donatore” che regalo uno spicciolo al “mendicante”. Non siamo uomini tutte e due? Con fortune diverse nella vita, semmai. Mi è venuto spontaneo, mentre gli porgevo la moneta, di presentarmi: “Ciao, mi chiamo Gino e tu?”. “Sylvester”, risponde con voce impacciata. “Hai qualche problema?”, chiedo. Dopo un attimo di silenzio – avrei capito dopo che era dovuto più all’incomprensione dell’italiano che all’impaccio -, “No, tutto bene”, mi risponde. Non convinto, lo interpello ancora: “Guardami negli occhi e dimmi se hai qualche difficoltà”. Ancora “tutto bene” è la sua risposta. Mentre raggiungo la macchina, però, sento che mi viene incontro: “Sì, ho un problema: voglio lavorare”. Gli stringo la mano in segno di comprensione e vado via portandomi in cuore il suo sguardo e la sua dignità ferita. Non senza esserci scambiati i cellulari, non vogliamo perderci. Così siamo diventati amici, al di là della lingua e delle diversità culturali, Sylvester e io. Un incontro di persone, ciascuna con la propria dignità. Da quel giorno mi adopero in tanti modi con la consapevolezza che la prima cosa da affrontare è aiutarlo a superare la barriera della lingua. Per quanto sia in regola con i documenti, è irrealistico pensare che possa trovare un lavoro se non riesce a esprimersi e a capire l’italiano. Come dirglielo senza conoscere la sua lingua e viceversa? Mi viene in mente un amico che viene dal suo Paese e gli chiedo se può farmi da interprete. Ci troviamo così seduti al tavolino del bar davanti al supermercato a parlare, con traduttore e birra, per conoscere meglio la sua situazione. Prima di lasciarci gli faccio un invito: “Ricordati Sylvester, nessun lavoro è piccolo se fatto per amore. Tu non sei qui per chiedere, ma per offrire un aiuto a chi ha bisogno, condividere il peso della borsa della spesa, trovare parcheggio o un semplice carrello. Dio ama immensamente te, me, ciascuno. Ora ci metteremo a bussare insieme, come ci insegna il Vangelo. Vediamo se qualche porta si apre. Ma intanto è questo il tuo lavoro, fallo a testa alta, senza perdere la tua dignità”. La sera seguente mi arriva un suo messaggio via whatsapp: “Buonasera Gino, come stai? Spero che tu stia bene insieme alla tua famiglia. Grazie per quello che stai facendo per me. Dio ti benedica perché ti prendi cura di me. Non vedo l’ora di trovare un vero lavoro, ma intanto farò come dici, mantenendo lo sguardo in alto e pulito. Ti aspetto”. Ho dovuto usare ‘google traduttore’ per capire il suo messaggio e rispondergli: “Caro Sylvester, grazie per i tuoi saluti. Oggi ho cercato informazioni per un corso gratuito di italiano. Spero al più presto di poterti dare buone notizie”. Nei giorni seguenti faccio l’esperienza, già conosciuta, di quanto sia difficile aiutare qualcuno! Per qualche motivo a me tuttora sconosciuto prevale sempre la benedetta burocrazia. Ma decido di non arrendermi, anche perché nel frattempo trovo altre persone disposte a farsi prossime a Sylvester. Ora non sono solo, e nemmeno lui lo è più. Domani inizierà le lezioni di italiano, primo passo per riuscire a trovare un lavoro e così poter inviare un sostegno a sua moglie e ai loro due figli piccoli, rimasti nel Paese natale. Forse un giorno potranno ricongiungersi. Prego che sia così, caro Sylvester! Gustavo Clariá (altro…)

Presentazione dell’audiolibro: “Il tempo e l’infinito”

Presentazione dell’audiolibro: “Il tempo e l’infinito”

“Il tempo e l’infinito”, l’audiolibro della Collana PhonoStorie, a cura di Rete Europea Risorse Umane e Caritas Italiana, dedicato a Chiara Luce Badano, verrà presentato a Roma. Se il mondo giovanile è spesso un enigma e forse è guardato dagli adulti con una certa apprensione, il “caso” Chiara Luce Badano rappresenta una delle più felici smentite. Una malattia inattesa e mortale, a 17 anni, diventa per la giovane, beatificata il 25 settembre 2010, l’occasione di una strada luminosa e coinvolgente, percorsa con coraggio e straordinaria intensità. La conferenza di presentazione sarà moderata da Gianni Bianco, giornalista RAI-TG3. Interverranno Il Card. Francesco Montenegro e Mons. Francesco Soddu, Presidente e Direttore della Caritas Italiana, insieme a Mite Balduzzi e Roberto Tietto, della Rete Europea Risorse Umane. Per informazioni: comunicazione@caritas.it, comunicazione@rerum.eu  

Internet, una grande responsabilità

È dedicata alle reti sociali e al web l’intenzione di preghiera di Papa Francesco per il mese di giugno, diffusa oggi attraverso un videomessaggio realizzato in spagnolo dalla Rete mondiale di preghiera per il Papa, tradotto in altre sette lingue e rilanciato da Vatican News. Nel video il Pontefice invita a chiedere a Dio che le reti sociali “non annullino la nostra personalità, ma favoriscano la solidarietà e il rispetto dell’altro nella sua differenza”. Dopo il titolo “Perché le reti sociali favoriscano la solidarietà e il rispetto dell’altro nella sua differenza”, Francesco sottolinea che “Internet è un dono di Dio, ed è anche una grande responsabilità”, e spiega che “la comunicazione, i suoi luoghi e i suoi strumenti hanno comportato un ampliamento di orizzonti per tante persone”. Da Francesco l’invito, già formulato nel messaggio per la giornata 2014, ad approfittare “delle possibilità di incontro e solidarietà che ci offrono le reti sociali”, e l’auspicio che “la rete digitale non sia un luogo di alienazione” ma “un luogo concreto, un luogo ricco di umanità”. “Preghiamo insieme – è l’intenzione del Pontefice – perché le reti sociali non annullino la nostra personalità, ma favoriscano la solidarietà e il rispetto dell’altro nella sua differenza”. Fonte: SIR https://youtu.be/su2hAfOu8qo (altro…)

Comunione e Diritto

Comunione e Diritto

Il libro che è a cura di Adriana Cosseddu, (ed. Giappichelli) viene presentato a Pavia (Italia) presso il Salone Teresiano – Biblioteca Universitaria – Strada Nuova, 65. All’evento partecipano giuristi ed avvocati interessati al tema. Info Comunione e Diritto

Prophetic Economy

Prophetic Economy

Economia Profetica…tra il “già” e “ il non ancora” : l’evento internazionale promosso da EdC insieme a diverse Associazioni e Movimenti che intendono dare risposte al grido della terra e dei poveri,

Il nostro mondo affronta una crisi ecologica e sociale. I cambiamenti climatici e l’aumento della disuguaglianza sono alimentati da strutture economiche ingiuste, politiche a breve termine e pratiche di aiuto obsolete. Tante persone in tutto il mondo: CREDONO appassionatamente nello sviluppo umano e nella sostenibilità, LAVORANO instancabilmente per cambiare le regole e chiedere giustizia. È tempo di METTERSI INSIEME ed essere più della somma delle diverse parti.

Un invito quindi rivolto ai „Change-makers“ nel mondo dell’economia sociale e solidale a collaborare a livello internazionale per percorrere insieme nuove strade per combattere la povertà e la crisi ambientale, l’esclusione e la povertà al quotidiano a dare il loro contributo allo scambio. All’origine del progetto c’è una rete internazionale composta da sei organizzazioni: ATD Quart Monde, Associazione Papa Giovanni XXIII, Nomadelfia, Global Catholic Climate Movement, Slotmob, Mondo Comunità e Famiglia e Ragazzi per l’Unità e il Movimento dei Focolari con le sue iniziative Economia di Comunione, Teens for Unity e SlotMob.

Si affronteranno grandi temi quali: Politiche pubbliche – Teoria del cambiamento -Pratiche profetiche

Anche i ragazzi saranno protagonisti!

Questo evento, oltre ad aggregare chi si spende in questo ambito, propone anche un concorso delle migliori pratiche di “Prophetic Economy”, dando visibilità e riconoscimento a tanti dei protagonisti del cambiamento che trasmettono un’energia positiva al servizio del bene comune. Hanno partecipato al  concorso, Prophetic practices award 2018, 135 change-makers e organizzazioni di 35 Paesi. Le esperienze dei finalisti, scelte da una giuria internazionale di esperti (Dr.Vandana Shiva -India,  Dr. Jeff Sachs – USA, Dr.Cristina Calvo – Argentina e Prof. Stefano Zamagni – Italia), saranno presentate dal vivo durante l’evento. Logo Mondo Comunità Famiglia 2In contemporanea all’evento in diversi paesi del mondo si organizzeranno azioni satellite di diversa natura: quella più importante sarà rappresentata da un Bankmob internazionale di disinvestimento in combustibili Fossili, armamenti e azzardo

Info: www.propheticeconomy.org/italiano   (altro…)

Un minuto per la pace

Un minuto per la pace

Si rinnova anche quest’anno l’iniziativa “Un minuto per la pace”, promossa dal Forum internazionale di Azione cattolica, insieme a Azione cattolica italiana, Azione cattolica argentina, Commissione nazionale Giustizia e Pace della Conferenza episcopale argentina e altri soggetti, nel quarto anniversario dell’incontro di Papa Francesco con il presidente israeliano Shimon Peres e il presidente palestinese Mahmoud Abbas, avvenuto in nei Giardini Vaticani l’8 giugno 2014. Per rilanciare il messaggio di pace di quella giornata, la proposta è quella di fermarsi alle ore 13.00 (di ogni fuso orario) di venerdì 8 giugno, per un minuto di preghiera o di silenzio, da soli o in gruppo. La proposta è rivolta a credenti e non credenti. «Al lavoro, in strada, a casa, tutti sono invitati per un minuto a una preghiera che “porti molto lontano” abbracciando il mondo. È un modo semplice – affermano i promotori – per ricordare che ognuno di noi può essere ogni giorno strumento di pace». (altro…)

La tragedia del Vulcano del Fuego

Sono immagini impressionanti quelle che arrivano dal Guatemala. Le ultime notizie parlano di quasi 200 dispersi, 3.000 gli sfollati e almeno 75 persone rimaste uccise dall’eruzione del Vulcano del Fuego, che ha sorpreso gli abitanti dei villaggi limitrofi lo scorso 3 giugno. Un bilancio destinato purtroppo ad aumentare, come hanno affermato le autorità locali. La catastrofe, da molti associata a quella di Pompei, nel 79 d.C., rende molto difficile il lavoro dei soccorritori. La ricerca dei corpi prosegue ininterrottamente, sotto grandi quantità di lava e cenere. Il Vulcano del Fuego (a 3.763 metri) si trova a 40 chilometri sud-ovest di Guatemala City. Secondo i vulcanologi, è l’eruzione più grande registrata nel paese negli ultimi 40 anni e fa parte di un periodo di maggiore attività vulcanica iniziato negli ultimi 15 anni. Papa Francesco ha espresso la sua “vicinanza e consolazione per i parenti delle vittime, dolore per l’improvviso disastro naturale, preghiere per quanti sono stati drammaticamente colpiti e riconoscenza per quanti lavorano ai soccorsi. (altro…)

Movimento politico per l’unità: “Dare un’anima alla democrazia”

Il Movimento politico per l’unità del Movimento dei Focolari (MPPU-Italia): «Un laboratorio internazionale di lavoro politico comune tra cittadini, funzionari, studiosi, politici impegnati a più livelli, di ispirazioni e partiti diversi, che mettono la fraternità a base della loro vita» (Chiara Lubich), tiene un DIALOGO sul tema: “Dare un’anima alla democrazia. La rappresentanza come spazio d’incontro fra politici e cittadini” . L’incontro si svolge nella Sala Toniolo, 1° Piano Largo Toniolo, Roma Avvia il dialogo il prof. Alberto Lo Presti dell’Istituto universitario Sophia. Seguono interventi dei partecipanti: parlamentari, sindaci, amministratori e cittadini Depliant Invito Accrediti: mppu-italia@mppu.org – cell. 3395942149 Via Piave, 15 – 00046 Grottaferrata, Roma (Italy) |tel.+39 06 945407210 |fax +39 06 9412080 | info@mppu.org | www.mppu.org

Tra i ragazzi di strada

Nel Focolare di Città del Messico, la Chiesa in uscita di Papa Francesco ha la voce e il volto anche di Reina Cruz, salvadoregna, animatrice di una comunità che condivide la parola di vita in situazioni difficili, a pochi chilometri dalla capitale messicana. Nel gruppo che si è scelto di accompagnare c’è anche chi spaccia e consuma droga. Le focolarine portano la voce del Papa nelle periferie, come egli spesso invita a fare, in sobborghi difficili, poveri, popolati da milioni di persone che, grazie a loro, per la prima volta possono ascoltare una pagina del Vangelo. Non è facile, confessa Reina, «ma andare in un contesto in cui ragazzi di 13-14 anni vivono praticamente senza familiari ci fa capire che dobbiamo portare almeno la nostra presenza. Un accompagnamento che si allarga alle zone più remote, come la visita ai missionari saveriani presenti nella foresta di Santa Cruz, intensificata nella settimana santa e nella Pasqua. Catechesi e aiuti materiali hanno creato un fecondo clima comunitario nelle parrocchie che abbiamo conosciuto». In questi angoli spesso dimenticati, le ragazze hanno presentato la spiritualità del focolare, ben diffusa oramai in centottantadue paesi del mondo, con centri in ottantasette nazioni, anche in Messico, e centodiecimila membri. Con l’ottica di accompagnare i fratelli, caratteristica del movimento fondato da Chiara Lubich (che con la visita del 10 maggio di Papa Francesco a Loppiano si sente maggiormente incoraggiato a continuare il cammino iniziato dalla serva di Dio), i gruppi messicani si sono inseriti in diverse esperienze sociali. «Con altre undici persone — racconta Reina — andiamo a visitare Santiago de Anaya, Actopan, nello stato di Hidalgo, nel cuore del Messico». Senza aspettare nulla in cambio, nemmeno l’interesse per la loro spiritualità, hanno iniziato un cammino con i padri missionari del Verbo Divino. Unico obiettivo, offrire spunti di riflessione comunitaria nella quotidianità: la parola di Dio e le sue conseguenze nella vita grazie alle coppie di laici impegnati. Il fenomeno dello spaccio e del consumo di droga tra gli adolescenti ha allertato i partecipanti al Focolare, spingendoli ad ascoltare le terribili esperienze e condividendo il messaggio evangelico anche con i ragazzi che vivono soli per strada. «Il 6 maggio, a esempio, si sono avvicinate due ragazzine di 14 e 17 anni per raccontarci, tra le lacrime, la crescita del consumo di droga tra i loro amici». La maggiore tra le due era stata cacciata di casa dalla mamma, ricorda Reina, e la ragazza era disperata per la rottura del legame con la madre. Che fare? Come aiutare? Accogliere le domande sulle ferite familiari è parte del compito di accompagnamento che vivono i seguaci di Chiara Lubich. Sfide sempre maggiori che descrivono una società con valori sempre più fragili, vincoli familiari deboli o molte volte assenti. Così la loro presenza rimane spesso l’unico punto di riferimento per persone che, nel momento della crescita, necessitano di uno scoglio al quale aggrapparsi per non rischiare di affogare nelle droghe o nella disperazione. Ecco l’importanza dell’ascolto, spiegano al Focolare di Città del Messico, di proporre la preghiera, e degli incontri di spiritualità per il rinnovamento della loro vita in Dio. L’obiettivo rimane l’unità e il dialogo con i sacerdoti del posto per agire insieme, evitando fratture, e guardare a progetti di sviluppo, come l’economia di comunione, occasioni per uscire dalla povertà e camminare verso la dignità. Un viaggio da fare in compagnia della Vergine Maria, una madre che non abbandona i propri figli, «nemmeno i più soli».   Fonte: Osservatore Romano (altro…)

¿Nacemos estrellados?

¿Nacemos estrellados?

 ¿Nacemos estrellados?En este libro, Gabriel Ferrero, doctor en Astronomía, reúne una serie de artículos de divulgación que ha publicado en la revista Ciudad Nueva entre los años 2009 y 2016. Son artículos sobre temas relacionados, fundamentalmente, con la física y la astronomía.

La fascinación que el autor experimenta por el conocimiento científico se ve reflejada en cada uno de los textos, que, estamos seguros, disfrutará también el lector. Ferrero tiene la virtud de tocar temas complejos y por lo general difíciles de abordar para el “lego” con un lenguaje sumamente accesible, una prosa amena y utilizando ejemplos de la vida cotidiana.

“En el último siglo, la ciencia ha producido un vastísimo conjunto de conocimientos que nos revela un mundo sencillamente maravilloso”, dice el autor en su introducción. Y esa maravillosa complejidad del mundo que habitamos es presentada a los lectores en sus diferentes aspectos: la primera parte, dedicada a la cosmología, nos habla, entre otras cosas, del tamaño y la evolución del universo; la segunda parte nos permite aprender sobre las estrellas, los planetas y la posibilidad de vida extraterrrestre; la última parte es una rica reflexión sobre el quehacer científico, sus motivaciones, y la constante búsqueda de respuestas… y nuevas preguntas que nos permiten admirar y seguir conociendo la maravillosa creación que nos rodea.

Ciudad Nueva

Profezia di una Chiesa in uscita

Profezia di una Chiesa in uscita

Il volume pubblica gli Atti dell’evento inaugurativo del Centro Evangelii Gaudium (CEG) uscito a vita pubblica l’11 novembre 2016. Sorto dalla sinergia dell’Istituto Universitario Sophia con le espressioni di impegno ecclesiale del Movimento dei Focolari e ancorato allo stile sinodale che la Chiesa oggi è chiamata a fare proprio, nel solco tracciato dal magistero del Concilio Vaticano II, intende dare slancio e contenuto alla conversione pastorale cui Papa Francesco con decisione richiama. Laboratorio permanente di formazione, studio e ricerca nell’ambito dell’ecclesiologia, della teologia pastorale e della missione, della teologia spirituale e della teologia dei carismi nella vita di una Chiesa chiamata allo slancio missionario, il CEG, traendo ispirazione e nome dall’Esortazione Apostolica Evangelii gaudium, alla luce degli impulsi spirituali e delle esperienze suscitati dal carisma dell’unità, si propone come luogo del pensare in dialogo e in presa diretta con le sfide pastorali a servizio di una Chiesa in uscita. Collana: Le cattedre di Sophia Città Nuova Ed.

Vangelo vissuto: Beati gli operatori di pace

La torta Alle volte, in famiglia, non è sempre tutto facile. Quando meno te l’aspetti, può scoppiare una lite. Lo scorso fine settimana siamo andati a trovare una famiglia. Mia moglie aveva passato l’intera giornata in cucina per preparare una torta. Stavamo quasi per arrivare, in macchina, quando mi accorgo, troppo tardi, che dovevo svoltare. Freno bruscamente e la torta finisce a terra. Si è accesa una discussione. Volevo argomentare che quello non era il posto giusto dove portare una torta, che poteva cadere, come infatti era successo. Però mi sono fermato e ho chiesto scusa. Piano piano la tensione è scesa. Quando siamo arrivati dagli amici, senza niente da portare e sporchi di torta, l’armonia era già tornata. Enrique – Spagna Un fratello sfortunato Ero appena scesa dal treno quando sono stata travolta da un ragazzo di colore, inseguito da tre uomini che gridavano: «È un ladro, fermatelo!». I tre lo hanno raggiunto e hanno cominciato a picchiarlo. Vedendo la scena, mi sono precipitata a fargli da scudo: era un ragazzo, poteva avere sedici anni. Raggomitolato a terra cercava di spiegare, in un italiano stentato, che aveva rubato perché da giorni non toccava cibo. Ai carabinieri, accorsi nel frattempo, ha spiegato che era fuggito dal Congo, unico sopravvissuto allo sterminio della sua famiglia. Ho ottenuto il permesso di accompagnarlo al pronto soccorso. «Tu mi hai salvato la vita, tu sei la mia mamma italiana!», mi diceva lungo la strada. La diagnosi: trauma cranico e tre costole rotte. Inevitabile il ricovero. Essendo sprovvisto di vestiario adatto, sono andata a comperarglielo. Al ritorno, qualcuno mi ha chiesto come mai mi prodigassi tanto per uno sconosciuto, per di più un ladruncolo. Ho risposto: «Sono cristiana, è mio dovere aiutare un fratello più sfortunato». Anna Maria – Italia Benedizione negata G. aveva concluso la sua esistenza nel modo più triste e vergognoso, dopo una notte passata tra alcol e prostitute. Non solo: la notte prima di morire, aveva preso con sé il figlio quindicenne e lo aveva condotto nel mondo che era solito frequentare per insegnargli ad “essere uomo”. Venni chiamato per benedire la salma. Risposi che non meritava la benedizione della Chiesa. Mi sembrava, così facendo, di difendere la giustizia, di dare un buon esempio. Poi però non ho avuto più pace. Pensavo alla vedova, ai figli. Avevo negato loro un po’ di conforto, condannando un prossimo di cui conoscevo solo la storia esteriore, ergendomi a suo giudice, al posto di Dio. Dopo una notte insonne, mi decisi. Andai a trovare la vedova e i figli di quell’uomo, per chiedere perdono e prendere accordi per una messa in suffragio del loro caro. Forse questo gesto ha portato loro un po’ di pace. E. P. – Italia   Naso aquilino Tra noi ragazze parliamo molto di ciò che fa parte della nostra vita, di come vestirci, truccarci e via dicendo. Un giorno una di loro mi ha messa in ridicolo, facendo notare che avevo il naso aquilino. È scoppiata una risata generale. Sono andata via disper ata e per diversi giorni sono stata di umore nero. A casa i miei mi vedevano in quello stato senza poter far niente. Una sera, mia sorella mi ha invitata a partecipare assieme a lei ad un gruppo che metteva a base di ogni azione il Vangelo. L’ho seguita. Lì mi è sembrato di entrare in un altro mondo, dove contavano le cose che veramente hanno valore e non inezie come il naso o il vestito. Da allora ho trovato una grande pace dentro di me. Ora mi sento veramente me stessa. C. K. – Polonia (altro…)

Un ospite d’eccezione

Un ospite d’eccezione

«Il flusso di migranti alla frontiera cresce di ora in ora. La crisi economica, che sta mettendo in ginocchio il Paese, accomuna nel dolore chi rimane e chi decide di fuggire». Dalle parole di Silvano Roggero, venezuelano figlio di italiani, si percepisce il dramma vissuto da un intero popolo. Da tre anni si trova nel focolare di Lima, in Perù. «I Paesi vicini, con la generosità tipica di queste terre, nonostante le enormi difficoltà provocate dall’entrata improvvisa ed inaspettata di centinaia di migliaia di persone, cercano di offrire accoglienza. Sono testimone diretto di uno dei tanti drammi che sta vivendo oggi l’“umanità di periferia”. Proprio ieri mi ha scritto la direttrice di una scuola della penisola di Paraguaná, nel nord del Venezuela. C’è un insolito movimento in segreteria, diversi genitori si stanno presentando per ritirare i figli. Sono costretti a partire!». Un esodo dalle proporzioni bibliche, causato da una crisi economica e sociale gravissima, che sta stravolgendo la stessa fisionomia del Venezuela. L’inflazione è alle stelle e scarseggiano drammaticamente cibo, medicinali e materie prime. «Dallo scorso mese di dicembre anche Ofelia e Armando, della comunità dei focolari di Valencia (la terza città del Venezuela), sono arrivati a Lima. Prima gestivano un asilo infantile. Con Ofelia coltiviamo un sogno: trovare un locale in cui offrire una prima accoglienza agli sfollati che arrivano a frotte, dopo un viaggio via terra di circa sette giorni. Si parla di circa 300 mila venezuelani arrivati in Perù nell’ultimo anno e mezzo! Con Ofelia – continua Silvano – abbiamo organizzato una cena di accoglienza nel focolare per un piccolo gruppo di venezuelani. Alcuni già conoscevano il movimento, ma c’era anche chi non sapeva niente del nostro gruppo. Gli ospiti sono arrivati da diversi punti della città, lontani anche un’ora o due. Non si orientano ancora molto bene in questa metropoli di quasi dieci milioni di abitanti». Sembra una goccia nel mare, ma il desiderio è quello di accoglierli come fosse Gesù in persona a presentarsi alla porta. «Come si può immaginare, di fronte alle loro difficili situazioni non avevamo soluzioni “precostituite”. Nemmeno sapevamo da che parte cominciare, però, quello sì, potevamo offrire un pasto caldo e ascoltarli! Uno di loro era stato derubato: abili borseggiatori gli avevano portato via dallo zainetto il cellulare e tutto quanto aveva per sopravvivere. Un altro non sapeva quali documenti presentare per il permesso di soggiorno. Ofelia, già ben addentro alla pratica, avendo fatto tutta la trafila, ha offerto la sua esperienza. Un altro ancora ha raccontato di aver trovato un lavoretto, a più di due ore di distanza, per 10 euro al giorno (ma c’è chi è disposto a lavorare anche per soli 4 euro). C’era anche chi aveva un “curriculum” troppo eccellente e per questo non era considerato, nella paura che volesse sottrarre il posto di lavoro al responsabile di turno. Ma, quel che più ci ha commosso, è stato condividere le storie, vedere le foto e sentire parlare ognuno della propria famiglia». «Per tutti, la prima necessità è ora trovare un lavoro, non importa se si dorme per terra, anche senza materassino, o si mangia poco. Il sogno più grande è quello di mandare ogni tanto a casa una ventina di euro. Ci siamo accordati per restare collegati tra noi. In focolare erano arrivati da poco, da una raccolta nella comunità, che chiamiamo “fagotto”, una piccola somma e due giacconi pesanti. Provvidenziali, perché sta per iniziare la stagione fredda. Abbiamo distribuito tutto. Quattro ore dopo, mentre stavamo per alzarci da tavola, è arrivato un nuovo SOS, questa volta proveniente da una persona che vive nelle Isole Canarie. “Undici ragazzi si sono incamminati a piedi dal Venezuela, diretti a Lima. Sono disperati, senza soldi né telefoni, hanno solo quanto indossano. Fra loro il cugino di una mia amica. Potreste aiutarli? Soprattutto per evitare che cadano nelle mani di qualche malfattore o di gruppi organizzati che vogliano approfittare della loro fragilità. Calcoliamo che impiegheranno circa 30 giorni”. Nuovi arrivi, nuove persone busseranno alla porta. Ma hanno tutte lo stesso nome, Gesù. Un ospite d’eccezione. Lo aspettiamo». Chiara Favotti (altro…)

Giornata dei bambini vittime di aggressioni

Istituita nel 1982 dall’ONU per affermare l’impegno alla protezione dei bambini, la “Giornata internazionale dei bambini innocenti vittime di aggressioni”, celebrata ogni anno il 4 giugno, affronta uno dei problemi più gravi al mondo, quello dell’infanzia che subisce violenza fisica, sessuale, psicologica, o è privata dell’attenzione, cura e protezione degli adulti. Molte, troppe violenze vengono perpetrate a danno dei bambini, non solo nelle aree geografiche caratterizzate da povertà ed emarginazione, o nei Paesi che sono teatro di guerra, ma anche tra le mura domestiche o negli ambienti dove i bambini dovrebbero essere tutelati e protetti. In occasione della Giornata segnaliamo le iniziative di supporto e formazione per la famiglia e per l’infanzia promosse in tutto il mondo da AFN Onlus.

Entre el yo y el tú

Entre el yo y el tú

¿Es posible el diálogo entre personas? O sea, ¿es posible escucharse, hablarse, reconocerse iguales respetando las diferencias? Antes de entrar en un diálogo cultural, político o interreligioso, ¿existen unas características humanas que capacitan para comunicar, expresarse y encontrarse con los demás? El autor responde a estas preguntas con un enfoque múltiple que aúna la reflexión filosófica, teológica, antropológica y cultural. Propone un itinerario ascético marcado por el éxodo del yo hacia el tú, mediante una dinámica del silencio-escucha como capacidad de encuentro con uno mismo y esfuerzo por reconocer y acoger al otro. El diálogo no comienza con un acto del habla, sino, paradójicamente, con un acto de la escucha. Quien no ha aprendido a escuchar no es capaz de dialogar. En los cinco capítulos del libro el autor nos guía hasta el núcleo de la «cuestión antropológica», ayudándonos a descubrir cinco grandes temas: el silencio, el diálogo, la relación, la interioridad y la comunidad, pilares de la vivencia personal e interpersonal, elementos distintivos para plantear las relaciones humanas y el encuentro con los demás.   Ciudad Nueva

In Svezia, incontro tra movimenti cattolici

In Svezia, incontro tra movimenti cattolici

Il 19 maggio scorso, Vigilia di Pentecoste, si è svolto nella diocesi di Stoccolma un incontro tra movimenti della Chiesa Cattolica, tra cui anche il Movimento dei Focolari, il Cammino Neocatecumenale e il Movimento Carismatico. Un centinaio i partecipanti. Durante la giornata è stata offerta una presentazione dell’esortazione apostolica di Papa Francesco “Gaudete et exsultate”, cui è seguito un intenso momento di scambio. Nelle sue parole di saluto, durante la S. Messa conclusiva, il cardinale Anders Arborelius di Stoccolma ha sottolineato quanto lui consideri preziosa la presenza dei movimenti nella Chiesa locale. Scrivono dalla comunità dei Focolari: “Ci siamo sentiti tutti corresponsabili dell’evento. Alla fine della giornata si sentiva una grande gioia e gratitudine, segno, ci sembra, della presenza tangibile di Gesù alla guida del suo piccolo gregge. Ci è sembrato di cogliere come questo momento sia di anno in anno sempre più atteso, e come stia crescendo la comunione tra tutti”. (altro…)

Accoglienza sul confine

Accoglienza sul confine

“Porta”, non “frontiera”, almeno fino a quando la Francia non ha sospeso i trattati di libera circolazione. Così, Ventimiglia è diventata un imbuto, dove si raccolgono i migranti che considerano il nostro paese solo una tappa, prima di raggiungere altre mète oltre confine. «Da Ventimiglia sono passate più di 20 mila persone lo scorso anno». A raccontarlo è Paola, della comunità locale dei Focolari. «Praticamente un’altra Ventimiglia, perché la nostra popolazione si aggira intorno ai 24 mila abitanti». Insegnante presso il Seminario vescovile, ricorda: «Tra febbraio e marzo 2015, i seminaristi avevano cominciato un servizio di distribuzione di cibo ai clochard della stazione. Con l’andare dei giorni, però, questi clochard si moltiplicavano». Infatti, a loro si stavano aggiungendo i migranti che, sbarcati sulle coste italiane, volevano attraversare il confine con la Francia per raggiungere altri paesi europei. «Da allora è cominciata un’”emergenza” che non è mai finita. All’inizio, ci siamo impegnati con altre realtà locali nella distribuzione volontaria di panini per strada». Un volontariato svolto in collaborazione con la Caritas diocesana. «Ci siamo messi in contatto con la comunità dei Focolari oltre confine, la quale ha condiviso con noi i turni, e ci ha sostenuto con i fondi raccolti dalla vendita di beneficienza svolta durante il Grand Prix di Monaco». «A giugno 2015 – continua – è sorto il campo della Croce Rossa vicino alla stazione. L’accesso era limitato, ma quanti di noi avevano l’HACCP sono potuti entrare per collaborare in vari modi». Accanto a questo campo “ufficiale”, durante l’estate è nato un campo “informale” proprio sulla frontiera con la Francia. «Molti migranti arrivavano senza documenti, e siccome nel campo gestito dalla Croce Rossa era obbligatoria l’identificazione, molti preferivano accamparsi lì, per cercare di passare subito la frontiera». Poi, ai primi di ottobre, questo campo è stato smantellato e sgombrato, “piuttosto brutalmente”. «Quando a maggio del 2016 è stato chiuso anche il Campo della Croce Rossa ci siamo trovati all’improvviso con più di mille persone in città. Una situazione insostenibile, aggravata dall’ordinanza comunale che vietava la distribuzione di cibo e beni di prima necessità ai migranti, pena sanzioni penali e multe. Finché la Caritas è intervenuta a mediare. Così è nata una realtà di accoglienza intorno alla chiesa di Sant’Antonio. Chiesa di giorno, dormitorio di notte. Le famiglie con bambini e le persone più fragili venivano ospitate in chiesa: via le panche, si prendevano le coperte e poi, il mattino, si ripuliva tutto». A metà luglio del 2016 viene aperto un nuovo campo della Croce Rossa, fuori città, riservato agli uomini: le donne e i minori continuano ad essere ospitati in chiesa. «Nel 2017 è cominciato l’afflusso di una serie infinita di minori, che per lo più si fermavano lungo il fiume Roya. Così, il Prefetto ha chiesto alla Croce Rossa di aprire una sezione dedicata a loro. Nel frattempo c’erano rastrellamenti continui, con centinaia di migranti caricati sugli autobus per Taranto. Ma dopo pochi giorni, erano di nuovo qui». Il fatto è – spiega – che queste persone vogliono ricongiungersi a familiari che si trovano in altri paesi, e per questo sono pronti a tutto: «È da qui che possono provare a passare il confine. C’è gente che ci ha provato anche dieci volte prima di riuscirci». Il confine è presidiato giorno e notte. «Purtroppo quello che stiamo facendo è solo assistenzialismo. Ma loro non hanno bisogno di un vestito o di un paio di scarpe. Hanno bisogno di esercitare quella libertà di autodeterminazione che dovrebbe essere di tutto il genere umano». Forse, la soluzione potrebbe essere creare un campo di transito, suggerisce Paola, «un luogo dove il migrante, durante il viaggio, possa fermarsi, nutrirsi, lavarsi e cambiarsi d’abito; dove ricevere le cure mediche, l’assistenza legale necessaria». Paola li chiama “rien du tout”, cose da niente, dettagli che fanno sentire questi viaggiatori di nuovo persone: «Cuciniamo ricette africane o arabe a base di cous cous e riso, abbiamo imparato a mescolare le spezie e comporre i piatti come nelle loro tradizioni. Un giorno, abbiamo notato che una donna siriana si lavava ogni volta che veniva alla Caritas, ma continuava a mettersi sempre lo stesso abito. Portava una tunica, con sotto i pantaloni. Continuava a scavare nella pila dei panni, ma se ne andava via sempre a mani vuote. Finché non abbiamo capito e, allora, abbiamo chiesto a delle amiche marocchine se avevano un abito in quello stile. Finalmente si è cambiata, e se ne è andata via felice». Fonte: United World Project (altro…)

Un nuovo noi

Un nuovo noi

“Sei stata tu a farci capire che il matrimonio significa apertura, realizzazione del progetto che Dio ha su di noi. Faremo tutti i nostri sforzi perché la famiglia e il mondo diventino come devono essere”. Maria da Conceição, per tutti noi semplicemente São, aveva scritto queste parole a Chiara Lubich, appena cominciata la nostra avventura. Ci siamo sposati a Braga nel 1981 – racconta Zé Maia – e dalla nostra unione sono nati sei figli. Poi sono arrivati i nipoti, che sono già nove. La stessa Chiara Lubich, tempo prima, le aveva indicato una frase del Vangelo come programma di vita: “Egli deve crescere e io diminuire” (Giov. 3, 30). Quante volte me l’aveva ripetuta!» Zé e São, entrambi portoghesi, nel 2002 si erano trasferiti con i figli alla cittadella dei Focolari “Arco Iris”, 50 chilometri da Lisbona, per dare un contributo concreto alla sua costruzione. Nel novembre 2016, São stava partecipando, al Centro Mariapoli di Castelgandolfo (Roma), al convegno “Insieme per l’Europa”. «Prima di partire – prosegue Zé – mi aveva confidato: “Sono contenta di parteciparvi, credo che sarà questo il cammino che dovremo fare”. È stato il suo ultimo atto di amore, nella gioia di dare la propria vita per gli altri. Il giorno 11, all’improvviso, per un infarto, Dio l’ha chiamata a sé. E adesso? Sto facendo l’esperienza di vivere lei, che è in me, in quella “sola carne”, tra cielo e terra. Non posso perdere la freschezza delle sue ultime parole, quella sfida ad “andare avanti insieme e con coraggio”. Ricomincio ogni giorno, con lo stimolo e l’aiuto della vita del focolare. A casa, in famiglia, stiamo scoprendo un “nuovo noi” e sperimentiamo che quello che abbiamo costruito con l’amore rimane. E continua, perché l’eternità è il perfetto amore. Vivo nella ricerca continua di come diventare, insieme, padre e madre. Vivo come se São fosse qui con me, facendo casa agli altri, o nelle spese. Insieme a lei prendo dei fiori, preparo un buon pranzo per i figli o quelle cose buone che piacciono ai nipoti. Insieme a lei dico una parola che corregge, costruisce, o incentiva. È un dialogo continuo, tra terra e cielo. Ho fatto una nuova scoperta, Gesù Eucaristia. Lì è il momento del “nostro” incontro. I momenti di dolore esistono, ma ci fanno dilatare il cuore verso il prossimo. La solitudine c’è, è un’ombra vera. Bisogna voltarle le spalle e guardare la luce. Alla fine di ogni giornata scopro la gratitudine, quando alzo lo sguardo per riuscire a vedere l’invisibile, anche se la paura appare come un ladro, di nascosto, per rubarci la pace. A volte l’anima desidera volare via, andare in un altro posto. Ma poi lascio che quel raggio di luce mi parli, mi saluti e mi accompagni». «Talvolta scrivo due righe ai figli, per raccontare loro quello che sto vivendo con la loro madre: “Ogni giorno, nel caleidoscopio dell’anima, lei si mostra con nuove bellezze, con tutte le sfumature del cielo azzurro. E allora la contemplo nel suo mistero”. La vita continua, fatta di momenti di famiglia e di vita di comunione con tutti. Sì, è vero, sento il bisogno di lei, della sua compagnia, della sua complicità, della sua condivisione. Non si è mai pronti a vedere partire il proprio compagno, a restare soli, senza la sua parola o il suo sguardo, sotto ogni aspetto, affettivo, psicologico, relazionale. Ma anche in concreto, con i figli, la famiglia, il lavoro. Nel ’67, Chiara Lubich aveva rivolto alle famiglie questa riflessione: quando uno dei due “parte” per il cielo, “avviene che il matrimonio, che aveva fatto di due creature una sola cosa, non solo fisicamente ma spiritualmente, per il sacramento del matrimonio, si rompe, per volontà di Dio. È qualche cosa di divino – se così si può dire – come una piccola Trinità che si spacca”. Si vive allora una vera purificazione, che si affronta mettendosi ad amare chi ci sta intorno. Quest’anno ho scoperto cosa significhi Dio-Amore, l’Amore: più che le cose di Dio, Dio stesso. Solo l’amore resta. Abbiamo ritrovato una breve preghiera scritta da São: “Aiutaci a diventare la famiglia che tu hai pensato. Dammi la grazia di superare le difficoltà con sapienza, ingegno, intelligenza e bontà. Aiutaci a vedere tutto con la tua luce”». Gustavo Clariá (altro…)

Trinità ed Etica

Trinità ed Etica

Padre Amedeo Ferrari presenta il suo libro: “Trinità ed etica”, Nuove prospettive nella spiritualità dell’unità di Chiara Lubich, edito da Città Nuova Editrice, il 29 maggio 2018 alle ore 17 presso l’Accademia Alfonsiana, in Via Merulana n.31 a Roma. Relatori: Il primo è Jesùs Moran, copresidente del Movimento dei Focolari. Seguono: Prof. Stefano Zamboni  dell’Accademia Alfonsiana, e il Prof. Alberto Lo Presti dell’Università LUMSA di Roma Invito

Parola di vita – Giugno 2018

Il Vangelo di Matteo apre il racconto della predicazione di Gesù con il sorprendente annuncio delle Beatitudini. In esse, Gesù proclama “beati”, cioè pienamente felici e realizzati, tutti quelli che agli occhi del mondo sono considerati perdenti o sfortunati: gli umili, gli afflitti, i miti, chi ha fame e sete della giustizia, i puri di cuore, chi si adopera per la pace. Ad essi Dio fa grandi promesse: saranno da Lui stesso saziati e consolati, saranno eredi della terra e del Suo regno. E’ dunque una vera rivoluzione culturale, che stravolge la nostra visione spesso chiusa e miope, per la quale queste categorie di persone sono una parte marginale ed insignificante nella lotta per il potere ed il successo. “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio”. La pace, nella visione biblica, è il frutto della salvezza che Dio opera, è quindi prima di tutto un Suo dono. E’ una caratteristica di Dio stesso, che ama l’umanità e tutta la creazione con cuore di Padre ed ha su tutti un progetto di concordia e armonia. Per questo, chi si prodiga per la pace dimostra una certa “somiglianza” con Lui, come un figlio. Scrive Chiara Lubich: “Può essere portatore di pace chi la possiede in se stesso. Occorre essere portatore di pace anzitutto nel proprio comportamento di ogni istante, vivendo in accordo con Dio e la sua volontà. […] «… saranno chiamati figli di Dio». Ricevere un nome significa diventare ciò che il nome esprime. Paolo chiamava Dio «il Dio della pace» e salutando i cristiani diceva loro: «Il Dio della pace sia con tutti voi». Gli operatori di pace manifestano la loro parentela con Dio, agiscono da figli di Dio, testimoniano Dio che […] ha impresso nella società umana l’ordine, che ha come frutto la pace” (1) . Vivere in pace non è semplicemente assenza di conflitto; non è neanche il quieto vivere, con un certo compromesso sui valori per essere sempre e comunque accettati, anzi è uno stile di vita squisitamente evangelico, che richiede il coraggio di scelte controcorrente. Essere “operatori di pace” è soprattutto creare occasioni di riconciliazione nella propria vita e in quella degli altri, a tutti i livelli: anzitutto con Dio e poi con chi ci sta vicino in famiglia, sul lavoro, a scuola, in parrocchia e nelle associazioni, nelle relazioni sociali ed internazionali. E’ quindi una forma di amore per il prossimo decisiva, una grande opera di misericordia che risana tutti i rapporti. E’ quello che Jorge, un adolescente del Venezuela, ha deciso di fare nella sua scuola: “Un giorno, alla fine delle lezioni, mi sono accorto che i miei compagni stavano organizzandosi per una manifestazione di protesta, durante la quale erano intenzionati ad usare la violenza, incendiando macchine e gettando pietre. Ho subito pensato che quel comportamento non era in sintonia con il mio stile di vita. Ho proposto allora ai compagni di scrivere una lettera alla direzione della scuola: avremmo così potuto chiedere, in un’altra forma, le stesse cose che loro pensavano di ottenere con la violenza. Con alcuni di loro l’abbiamo stesa e consegnata al direttore”. “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio”. In questo tempo appare particolarmente urgente promuovere il dialogo e l’incontro tra persone e gruppi, diversi di per sé per storia, tradizioni culturali, punti di vista, mostrando apprezzamento ed accoglienza per questa varietà e ricchezza. Come ha detto recentemente papa Francesco: “La pace si costruisce nel coro delle differenze … E a partire da queste differenze s’impara dall’altro, come fratelli. Uno è il nostro Padre, noi siamo fratelli. Amiamoci come fratelli. E se discutiamo tra noi, che sia come fratelli, che si riconciliano subito, che tornano sempre a essere fratelli” (2) . Potremo anche impegnarci a conoscere i germogli di pace e fraternità che già rendono le nostre città più aperte ed umane. Prendiamoci cura di essi e facciamoli crescere; contribuiremo così alla guarigione delle fratture e dei conflitti che le attraversano. Letizia Magri 1 Cfr. C. Lubich, Diffondere pace, Città Nuova, 25, [1981], 2, pp. 42-43. 2 Cfr. Saluto del S. Padre, Incontro con i leader religiosi del Myanmar, 28 novembre 2017. (altro…)

Vangelo vissuto: I frutti dello Spirito

L’infermiere Sono albanese. Dopo tante ricerche ero stato assunto come infermiere in un ospedale della Macedonia. Un giorno, per essere coerente con i miei principi religiosi, ho rifiutato di assistere ad un aborto, con grande sorpresa dei colleghi, perché così facendo rischiavo il licenziamento. Pur consapevole che la famiglia, che vive del mio stipendio, ne avrebbe risentito, sono rimasto nella mia posizione. Dopo qualche giorno il primario, in privato, mi ha dichiarato la sua ammirazione per quel gesto. Anche per lui era da combattere la pratica degli aborti, ma non aveva il coraggio di rischiare il posto di lavoro. S. E. – Macedonia Allevamento di galline Volevamo mettere su un’azienda per andare incontro ai bisogni dei poveri. Messe insieme alcune risorse, abbiamo iniziato ad allevare galline ovaiole. Il primo lavoratore assunto era un giovane di vent’anni che, come poi ho scoperto, aveva un comportamento disonesto. Una volta, infatti, è sparita una grande quantità di uova e lui era stato l’unico ad assentarsi dall’azienda durante l’orario di lavoro. Ogni volta che decidevo di licenziarlo, però, mi fermavo: “Si fa presto a licenziare – mi dicevo –; non sarebbe meglio aiutarlo?”. Ho chiesto aiuto a Dio, e ho cercato di dare fiducia a quel giovane. Alcuni mesi fa stavano morendo tante galline e il veterinario non riusciva a capire il motivo. Quel giovane, osservandole, ha scoperto che dipendeva da una errata disposizione dei nidi: le galline che andavano a deporre le uova non erano protette dalle beccate delle altre. Abbiamo cambiato la disposizione e da allora non ci sono più problemi. P. L. – Camerun Turno serale Un collega che fa il turno serale nel centro elettronico della banca dove lavoro, dopo l’ennesimo inconveniente, mi telefona in preda al panico per chiedermi di correre in suo aiuto. Anche se mi costa uscire di casa e lasciare la mia famiglia, decido di andare a dargli una mano. Cerco prima di tutto di assorbire la sua rabbia, poi piano piano si calma, e insieme riusciamo a ricostruire tutti i dati che erano andati persi. A quel punto il mio compito è terminato, ma pensando alle parole di Gesù: “Se uno ti chiede di fare un miglio, tu accompagnalo per due”, gli propongo di tornare a casa, dicendogli che sarei rimasto io a coprire il turno. Alla risposta che preferisce restare, rimango con lui fino a mezzanotte. Oltre alla stanchezza, sperimento anche una grande gioia. F. S. – Svizzera Incomunicabilità Dopo anni di matrimonio, con mia moglie eravamo arrivati a una situazione di grave incomunicabilità. Qualsiasi cosa dicessimo per chiarirci le posizioni e le motivazioni delle nostre azioni, sembrava di mettere benzina sul fuoco al punto da arrivare a rinfacciarci che tra noi, in fondo, non era mai esistita una vera comunione. Giorni d’inferno hanno riempito la nostra vita. Quanto ai figli, anche se fuori di casa, avvertivano anche loro questo profondo disagio. Un giorno in cui mi sentivo particolarmente oppresso interiormente ho chiesto aiuto a Dio. Poco dopo, mentre sfogliavo una rivista sul tram, ha colpito la mia attenzione un articolo sull’importanza di dare fiducia all’altro. Era proprio quello di cui avevo bisogno! Ho capito che, piuttosto che analizzare azioni e parole, dovevo ridare fiducia a mia moglie, dimostrandole di credere in lei. Ci ho provato, e questo cambio di atteggiamento ha dato i suoi frutti. Dopo giorni di silenzio, mia moglie ed io abbiamo ripreso un dialogo nuovo. F. T. – Ungheria (altro…)

L’Europa delle città e dei cittadini

L’Europa delle città e dei cittadini

L’Istituto Universitario Sophia inaugurerà nel prossimo mese di giugno il primo modulo del corso “Le trasformazioni globali e l’Europa”. Il corso, per complessive 18 ore, condotto da Léonce Bekemans, titolare della Cattedra Jean Monnet Ad Personam “Globalizzazione, Europeizzazione e Sviluppo Umano”, si propone di indagare il ruolo delle città come laboratori di integrazione e dei cittadini come primi attori nel processo di rilancio del progetto europeo. Le lezioni presenteranno lo stato del processo di integrazione, riflettendo su concetti quali autonomia, inclusione e cittadinanza europea. Particolare attenzione sarà rivolta ai sistemi di governance e alla loro dimensione locale e regionale. Il corso sarà aperto con una prolusione di Romano Prodi dal titolo: “L’Europa di oggi. Quale Europa domani?”. Il modulo è rivolto a professionisti, docenti delle scuole primaria e secondaria, studiosi, amministratori e operatori della comunicazione. Docenti e dirigenti scolastici potranno usufruire della Carta del docente (MIUR 170/2016). 15 borse di studio sono a disposizione per giovani fino a 30 anni. Per info e iscrizioni: www.sophiauniversity.org, globalstudies@iu-sophia.org.   (altro…)

El encuentro con el Resucitado

El encuentro con el Resucitado

En este libro recogemos las catequesis del papa Francisco sobre la misa. Nos parece especialmente oportuno este acompañamiento del Santo Padre, que desmenuza de modo claro y sencillo las diferentes partes de la liturgia, deteniéndose en su sentido profundo. Realmente constituyen una gran ayuda para redescubrir o descubrir de nuevas –en un entorno cada vez más profano– el amor de Dios que resplandece a través de este misterio de la fe que es la Eucaristía. Que, como dice Francisco, estas catequesis nos ayuden a «salir de misa mejor de como entré, con más vida, con más fuerza, con más ganas de dar testimonio cristiano. […] No debemos olvidar que celebramos la Eucaristía para aprender a convertirnos en hombres y mujeres eucarísticos. Significa dejar actuar a Cristo en nuestras obras: que sus pensamientos sean nuestros pensamientos, sus sentimientos los nuestros, sus opciones nuestras opciones. Y esto es santidad». Ciudad Nueva

I.U.S. – Sophia Global Studies

I.U.S. – Sophia Global Studies

Il corso (18 ore complessive) che si svolge nell’Aula Magna e Auditorium di Loppiano (Firenze) indaga il ruolo delle città come laboratori di integrazione europea e dei cittadini come primi attori nel processo di riflessione e rilancio del progetto europeo.  Le lezioni presenteranno lo stato del processo di integrazione europea, rifletteranno su concetti centrali quali integrazione, autonomia, inclusione e cittadinanza europea e introdurranno al sistema di governance europeo con particolare attenzione alla dimensione locale e regionale. Nei workshop in programma i partecipanti saranno invitati a confrontarsi e a condividere le proprie competenze ed esperienze in merito. Il corso sarà aperto dalla prolusione pubblica di Romano Prodi dal titolo: “L’Europa di oggi. Quale Europa domani?”. Le lezioni saranno condotte da Léonce Bekemans, titolare della Cattedra Jean Monnet Ad Personam “Globalizzazione, Europeizzazione e Sviluppo Umano” Il modulo è rivolto a professionisti, docenti delle scuole primaria e secondaria e studiosi, amministratori e operatori della comunicazione. Docenti e dirigenti scolastici potranno usufruire della Carta del docente (MIUR 170/2016) 15 borse di studio sono a disposizione per giovani fino ai 30 anni (a coprire le spese di iscrizione, vitto, alloggio). Partner dell’evento – che è co-finanziato dalla Fondazione per Sophia – è il programma “Cattedra Jean Monnet” dell’Unione Europea. Download brochure Per info ed iscrizioni: globalstudies@iu-sophia.org Comunicazione – Relazioni Esterne Istituto Universitario Sophia Movimento politico per l’unità (altro…)

Meccanismo Computazionale e Intelligenza

Meccanismo Computazionale e Intelligenza

Il testo, qui presentato in traduzione italiana, oltre a costituire un vero e proprio classico dell’intelligenza artificiale, pone pro­blemi ancora rilevanti, e a volte dimenticati, di filosofia della mente, a cominciare dalla problematicità del significato della domanda che chiede se “le macchine possano pensare”. Il test dell’“imitazione” ideato da Turing vuole appunto essere un approccio, privo di pregiu­dizi e libero da concezioni aprioristiche, alla scottante e tutt’oggi in­quietante questione. Prendendo spunto dal testo e da uno dei proble­mi più pressanti che il matematico attribuisce a menti umane distinte da possibili intelligenze artificiali, quello del “solipsismo”, il saggio di Cimmino propone una serie di passi argomentativi che affrontano infine la questione solipsista – dalla discussione dell’idea che l’emulazione dell’intelligenza umana possa essere considerata un passo decisivo per l’identità mente/macchina, alle difficoltà del naturalismo riduzionista, fino alla natura dell’intenzionalità e il suo rapporto con il tempo. Proprio il carattere intrinsecamente temporale della mente permette, secondo l’autore, di indicare una prospettiva che, oltre a chiarire alcune delle tante difficoltà che gravano sulla “mente intenzionale”, sembra in grado di evitare l’imbarazzante que­stione del solipsismo. L’AUTORE: Alan Mathison Turing (1912-1954), una­nimemente considerato una fra le intelligenze più brillanti e poliedriche del secolo scorso, oltre che figura morale di livello, è noto soprattutto per l’i­deazione della macchina che prende il suo nome e per gli studi sulla computabilità. I suoi interessi, hanno toccato campi – oltre quelli della matematica e dell’informatica – che vanno dalla genetica allo studio del cervello umano. IL CURATORE: Luigi Cimmino insegna Gnoseologia delle Scienze Umane e Paradigmi Etici all’Università di Perugia. Curatore, assieme ad altri, di una collana su Cinema e letteratura e di una rivista online (Studiumbri), è presidente dell’Istituto di Politica. Fra le pubblicazio­ni di questi ultimi anni: Introduzione all’epistemolo­gia della mente, 2012 (Rubbettino) e Intenzionalità ed esperienza del tempo 2014 (Aguaplano). Di entrambi i testi è in corso una nuova edizione. La collana IDEE FILOSOFIA – Raccoglie saggi di uno o più autori capaci di entra­re nel vivo del dibattito filosofico contemporaneo. Gli autori e gli argomenti sono tali da costituire una prova della perenne vitalità della filosofia, quando essa si fa interprete delle più genuine istanze dell’intelletto umano. Città Nuova Ed.

Habitandando 2018, costruendo e abitando…

Habitandando 2018, costruendo e abitando…

Il progetto è iniziato nel 2015 che è andato delineandosi negli anni successivi come appuntamento fisso promosso da Dialoghi in Architettura in collaborazione con l’Università De la Salle di Bogotà e l’Università G.d’Annunzio di Pescara. “Il viaggio come metodo, il territorio come aula” sono le parole che accompagnano ogni Habitandando, anche se di anno in anno cambiano i luoghi visitati e il tema di approfondimento che li unisce. Habitandando infatti è  seguire un itinerario sotto forma di workshop nella conoscenza diretta dei territori a partire dalle sue sfide ma anche dalle buone pratiche. Il tema di quest’anno sarà: ri-conoscendo le radici, abitare il presente e le sue tappe  percorrono tutto l’Adriatico da Venezia fino ad Otranto. Regione per regione: Venezia-Ravenna; Le Marche (con la visita ad alcune aziende sul litorale; un seminario di studi a Montefalcone Appennino); L’Abruzzo (tappa all’ Università d’Annunzio di Pescara e ai laboratori Nazionali LNGS del Gran Sasso); Le Puglie (il Gargano, esperienze con i migranti tra Bari e Corato, il ‘tacco’ d’Italia). Il workshop è aperto a giovani architetti e docenti provenienti dalla Colombia, in rappresentanza dell’Università di ‘La Salle’di Bogotà (Colombia),  dall’Italia e non solo! E’ possibile partecipare a tutto il giro o partecipare anche ad un solo modulo del workshop. La partecipazione è gratuita. Le spese di vitto e alloggio sono a proprio carico e verranno fornite tutte le indicazioni sulla logistica.  Ogni tappa avrà un argomento specifico legato al contesto con visite, comunicazioni e momenti di socializzazione con istituzioni e comunità. Il 21 giugno 2018: una delle tappe del Worhshop itinerante sarà nelle Marche a Montefalcone Appennino. Amatrice, Arquata, Pescara del Tronto, non sono gli unici paesi del Centro Italia a trovarsi in momenti difficili. Ci sono centinaia di piccoli paesi appollaiati sull’appennino che si vedono minacciati non dai terremoti, dalle scosse ma dalla minaccia dello spopolamento. Sulla domanda su cosa può creare nuove opportunità soprattutto per i giovani per i ragazzi che sono vissuti e cresciuti in queste terre e che vogliono rimanerci, si fa strada il workshop, il laboratorio dinamico: “InComune” LABORATORIO DINAMICO. Fonte: Umanità Nuova Per informazioni: segr.architettura@focolare.org Invito: Habitandando 2018 (393 KB) Scheda di partecipazione 2018 (186 KB)  

Tutti i ponti del Genfest

Tutti i ponti del Genfest

«Andai a Budapest su suggerimento di mia zia. Mi fidai ancora una volta di lei, una persona speciale, aperta e disponibile, che mi era sempre stata vicino in quegli anni difficili. Tutto era cominciato in prima liceo. La scuola era impegnativa, ero entrata in una fase nuova, i primi problemi adolescenziali, gli amici che prendevano altre strade, le incomprensioni in famiglia, una trasformazione avvenuta forse troppo in fretta. Avevo conosciuto un ragazzo, era l’unico amico vero. Ma dentro di me sentivo crescere un baratro di angoscia. Ero sempre più sola, tranne alcuni momenti in cui qualcuno, senza fare domande, accoglieva i miei silenzi e condivideva un po’ di quel dolore. Finì la scuola. Intanto le amicizie diminuivano e gli scontri in famiglia aumentavano. E io dimagrivo. Quel disturbo alimentare e nervoso, che cercavo di nascondere a tutti, stava diventando, con il passare del tempo, una vera patologia. Mi stava togliendo la gioia di vivere, i colori, l’amore, la luce. Ero proiettata solo su me stessa e sulla solitudine che mi ero imposta di vivere. Fu allora che mia zia, della comunità dei Focolari, mi propose di andare insieme a Loppiano, la loro cittadella in Toscana. Pensai: “tre giorni non so dove, senza studio, senza scuola, lontano dalla mia realtà, così stretta. Tre giorni in cui devo soltanto pensare a come nascondere il cibo. Proviamoci!”. Fu quasi una carezza dopo mesi di aridità. Ovunque le persone mi accoglievano e abbracciavano con rispetto e delicatezza. Una di loro, dopo avermi ascoltato, mi parlò di Chiara Lubich. Mi accorsi che mi ero dimenticata di me stessa, dei miei problemi, ma soprattutto del cibo. Libera! Durante il viaggio di ritorno, pensavo che avrei voluto vivere sempre così, come in una grande famiglia. Ma riprendere la quotidianità non era affatto semplice, mi accorgevo di voler ricadere. E così avvenne. La testa sempre sui libri, la mente pronta alla programmazione di calcoli e inganni in cui far cadere tutti. Il peso diminuiva, la mia famiglia non mi riconosceva. Ma qualcuno, lo sapevo, stava pregando per me. Cominciai ad andare a messa la domenica, un po’ con la scusa di camminare, un po’ per allontanarmi da casa. Ero sempre stata credente, ma solo allora cominciai a pensare che Gesù mi poteva capire e accogliere senza giudizi. Durante il secondo e terzo anno di liceo la situazione peggiorò ancora. Ero sempre meno tollerante nei confronti dei miei e degli altri. La terapia psicologica che avevo cominciato non dava i frutti sperati. Riuscivo abilmente a tessere tele di inganni che mi portavano sempre più fuori strada. L’unico periodo di distrazione era l’estate, lontana da casa, con gli amici. Ma l’estate è breve, non potevo stare bene solo un mese l’anno. Alla fine di quell’estate, mia zia mi fece una nuova proposta: Budapest, Genfest 2012. Accettai, partii con altri cinque ragazzi della mia città, tra cui una compagna di classe. Fu per me un’emozione continua: migliaia di ragazzi davano voce a una sola anima. Un vero e proprio ponte, non solo tra nazioni e culture, ma anche tra me e la nuova vita che mi aspettava. Avevo di fronte una marea di ragazzi, dodicimila, pronti a condividere con me l’inizio di una nuova vita. Il“flashmob” con le sciarpe, su cui avevamo scritto dei messaggi, gli scambi con tanti ragazzi di altri paesi, le file per il pranzo, la marcia della fratellanza: mi sentivo parte di un’unità. Sarei potuta andare ovunque, ovunque sarei stata a casa. Con la mia compagna di classe, una volta tornate a casa, abbiamo cercato un contatto con la comunità dei Focolari nella nostra città. La strada che volevo percorrere era quella di Gesù. Non tutto era semplice, il problema dell’alimentazione aveva radici profonde, e le preoccupazioni della mia famiglia non andavano via. Ma sentivo di essere portatrice anch’io di una nuova luce. Vivendo una alla volta le parole del Vangelo, pian piano ho ripreso possesso della mia vita. Nel donarmi agli altri con tutta me stessa, ho scoperto che Dio mi ama immensamente e ha un grande progetto su di me». (altro…)

Pentecoste

La festa cristiana dell’effusione dello Spirito Santo su Maria e sui discepoli di Gesù si celebra a “Pentecoste”, e cioè nel cinquantesimo giorno dalla Pasqua. Si legge negli Atti degli Apostoli: «Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa (…) ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo» (Atti 2,1-4). Scrive Chiara Lubich in riferimento al carisma dell’unità: «Lo Spirito Santo è il dono che Gesù ci ha fatto perché fossimo uno come lui e il Padre. Senz’altro lo Spirito Santo era in noi anche prima, perché cristiani; ma qui c’è stata una nuova illuminazione, una sua nuova manifestazione dentro di noi, che ci fa partecipi e attori di una nuova Pentecoste, assieme a tutti quei movimenti ecclesiali che fanno nuovo il volto della Chiesa». (altro…)

Con Maria

«Maria, senza più Gesù in terra, convive con la Chiesa, in cui Gesù continua. Esternamente non appare madre di Gesù, scom¬parso alla vista; appare madre di Giovanni, in cui i discepoli di lui si figurano. E così Maria si vede in grembo alla Chiesa, nel cenacolo. Ivi, dal monte dell’uliveto, dove era avvenuta l’ascensione, ella si era recata col gruppo degli apostoli e dei discepoli, e le pie donne. E ivi gli apostoli «perseveravano concordi nella preghiera, assieme con le donne, e con Maria, madre di Gesù» (Atti, 1, 14). La prima Chiesa – dice san Luca – formava «un cuore solo e un’anima sola» e «non c’era nessuno che avesse bisogno»; c’era un’unica mensa. Perché tanta comunione che faceva di tutti uno? Perché c’era Maria e dunque lo Spirito Santo: e perciò sì realizzava l’ideale del Figlio e vi regnava il Padre. Era venuto il suo regno: c’era il Padre nostro dai cieli e il pane nostro quotidiano in terra. Si ripeteva il Magnificat e si svolgeva la diakonia, il servizio. La funzione di Maria -funzione di amore, e dunque di Spirito Santo, – era, ed è di unificare, accomunando beni celesti e beni terrestri; e così con¬correva a suscitare il corpo mistico di Cristo; così seguitava a generare al mondo Gesù; e in lui unificava e accomunava anime: le sistemava nella sapienza. È il modello di quel che deve essere la madre nella casa cristiana: cuore che unifica, mente che vivifica […] riaccendendo, ogni giorno, l’atmosfera del focolare, dove tutti si sentono uno: cellule d’un unico corpo. Consapevole di questa missione, che è partecipazione dell’opera di Cristo, la donna, – associata più d’ogni altra creatura all’opera della creazione -, più facilmente si volge al Creatore, e più teneramente si confida a Maria, mentre sull’esempio di lei conferisce all’intimità casalinga una purezza verginale con un calore materno, per cui si fa copia della Vergine Madre. Maria nel cenacolo rappresentava Gesù e quindi significava la dignità più alta, che sosteneva spiritual¬mente la preminenza giuridica di Pietro. Ma col suo contegno appariva l’anima che s’immedesima con la Chiesa, la fa sua, la vive come frutto benedetto del suo seno: persa in lei, nascosta, vera ancilla Domini. E questo è il sentimento con cui devono vivere la Chiesa, nella Chiesa, con la Chiesa, tutti i fedeli, anche i laici; ai quali così la Chiesa non apparirà più come qualcosa di estraneo, ma risulterà cosa loro, vita loro, centro della loro santità. Non occorre parlare o vestir abiti speciali; occorre viverne la santità. E primo frutto sarà la sua unità. Maria ispira «le forme tanto diverse dell’apostolato dei laici… Alle anime bramose di vivere più apertamente e più interamente la dottrina di Gesù, a quel¬le che ardono dal desiderio di farla conoscere agli altri, e in particolare ai loro compagni di lavoro, a chi vuoi ripristinare l’ordine della giustizia e della carità negli istituti sociali e portare nell’ordine temporale del¬la società un riverbero dell’armonia perfetta che unisce i figli di Dio, Maria ottiene la grazia dell’apostolato; ella pone Sulle loro labbra le parole che convincono senza urtare…» (Pio XII). Maria riformatrice sociale: modello di apostolato che convince; simbolo di carità, fonte di giustizia, a cui non pochi movimenti di laici guardano per concorrere a costituire l’unità, ideale testamento di Gesù, in un ordine “mariale” di cose, preparatorio del¬la città di Dio in terra; ella che già fu vista dai santi come la città di Dio». Igino Giordani, Maria modello perfetto, Città Nuova, Roma, 1967 2012, pp.150-152. (altro…)

L’Italia che non ti aspetti

L’Italia che non ti aspetti

Il 70% dei comuni italiani ha meno di 5.000 abitanti. In questa fetta di Italia, che rappresenta, in chilometri quadrati e spazio simbolico, molto più di quanto si possa immaginare, tre sono i problemi principali: lo spopolamento progressivo, l’invecchiamento e l’abbandono ambientale. Questo libro propone una strategia per trasformare i tradizionali approcci di welfare mix in un’azione strategica di welcome locale, basata su sistemi relazionali resilienti, capaci di dare un futuro alle piccole comunità degli entroterra. Dal welfare delle prestazioni al welcome di una visione olistica delle relazioni umane. È inoltre una guida per l’utilizzo concreto e sinergico di alcuni strumenti di welfare personalizzato come il reddito di inclusione sociale, i progetti terapeutico riabilitativi individualizzati sostenuti con la metodologia dei budget di salute, i percorsi personalizzati per migranti previsti negli SPRAR (sistemi di protezione di richiedenti asilo e rifugiati). Questi tre strumenti, utilizzati insieme, possono consentire a tutti i piccoli comuni la costruzione di una community welfare a esclusione zero. Gli autori: Nicola De Blasio è sacerdote e direttore della Caritas diocesana di Benevento. Gabriella Debora Giorgione è giornalista e consulente della Caritas diocesana di Benevento per la gestione della comunicazione. Angelo Moretti è progettista sociale, coordinatore della Caritas diocesana di Benevento e direttore del Consorzio “Sale della Terra” Onlus. Il 18 Maggio al Palazzo di Vetro, di Pietrelcina (Benevento) nell’ambito di #PortidiTerra, seconda edizione del #Festival del #WelcomeandWelfare, organizzato da Caritas Benevento e dal Consorzio “Sale della Terra” ONLUS,ci sarà la presentazione del libro. Con gli autori interverranno alla presentazione: Paolo Ruffini, Direttore di TV2000; Carlo Cefaloni, Giornalista Città Nuova; Amedeo Ricucci, Giornalista e inviato del TG1; Pino Ciociola, Giornalista e inviato di Avvenire; Luca Collodi, Giornalista Coord. Radio Vaticana Italia; Clara Iatosti, Giornalista di TV2000; Maria Novella De Luca, Giornalista di Repubblica; Sara De Carli, Giornalista di Vita.it, Ottavio Lucarelli, Pres. dell’Ordine dei Giornalisti della Campania; Cristina Zagaria, Scrittrice e Giornalista di Repubblica; Pasquale Raicaldo, Giornalista di Repubblica; Mario Placidini, Curatore di “Borghi d’Italia” TV2000; Luigi Ferraiuolo Giornalista, Premio “Buone notizie”; Paolo Lambruschi, Giornalista e Inviato di Avvenire. Nel corso dell’evento, in anteprima nazionale, Mario Placidini presenterà una delle puntate di “Borghi d’Italia” dedicate alla Rete dei quindici #ComuniWelcome Città Nuova Ed. Locandina di #PortidiTerra   e il programma della manifestazione.

Ramadan

È cominciato il 15 maggio e terminerà il 14 giugno il mese sacro del Ramadan, periodo di 29 o 30 giorni durante il quale i fedeli musulmani ricordano «il mese in cui fu rivelato il Corano come guida per gli uomini e prova chiara di retta direzione e salvezza» (Corano, Sura II, verso 185). Durante tale periodo, nel quale si intensificano la preghiera e le opere di misericordia, il digiuno dall’alba al tramonto, per tutti i fedeli che possono sostenerlo, costituisce il quarto dei cinque pilastri dell’Islam. Il significato spirituale del digiuno, unito alla preghiera e alla meditazione, dell’astinenza sessuale e della rinuncia in generale, secondo molti teologi, si riferisce alla capacità dell’uomo di autodisciplinarsi, di esercitare la pazienza e l’umiltà e di ricordare l’aiuto ai più bisognosi e a coloro che sono meno fortunati. Il Ramadan è dunque una sorta di esercizio di purezza contro tutte le passioni mondane, i cui benefici ricadono sul fedele tutto l’anno. (altro…)