Nov 22, 2014 | Centro internazionale
Jesús Morán, filosofo e teologo spagnolo, è stato eletto nuovo copresidente del Movimento dei Focolari nell’Assemblea generale 2014, che si è svolta nello scorso mese di settembre. A colloquio con lui: «Ho conosciuto l’ideale dell’unità – esordisce – quando avevo appena finito gli studi del liceo classico e mi preparavo ad entrare nella facoltà di filosofia dell’Università Autonoma di Madrid. Erano tempi di grande agitazione politico-sociale in Spagna. Il desiderio di cambiamento era molto pressante. La società e in particolare i giovani reclamavano libertà e democrazia. Se avevo scelto la carriera di filosofia era perché i religiosi del liceo dove avevo studiato ci avevano inculcato un cristianesimo impegnato nella trasformazione sociale. L’incontro con la spiritualità di Chiara Lubich è stato come trovare la figura di ciò che volevo essere. Questa spiritualità, oltre a cambiare la società, poteva cambiare me stesso e questo era ciò che in fondo desideravo di più. Ho trovato nella libertà di amare la risposta a tutte le mie esigenze». «Ho vissuto in America Latina la maggior parte della mia vita – continua Jesús Morán –. Sono arrivato in Cile a 23 anni e sono partito dal Messico che ne avevo 50. Lì ho vissuto le prime esperienze lavorative e ho toccato con mano la storia di popoli millenari con i loro contrasti, le loro immense ricchezze culturali e i loro drammi identitari. Dall’America Latina ho appreso il valore incommensurabile della vita, della natura e dei rapporti interpersonali. È stata una scuola di socialità. Quel continente mi ha dato il senso del pensiero organico, della cultura che si fa prassi quotidiana e storia, della religiosità che tocca le fibre più intime del cuore». L’esperienza degli ultimi anni al Centro del Movimento, confessa, l’ha arricchito di uno sguardo più universale, nonché di un’intensa maturazione umana e spirituale. «Nella mia vita, particolarmente luminosi sono stati alcuni momenti vissuti con Chiara Lubich nei quali ho sentito la sua maternità nei miei confronti». Sono trascorsi poco più di due mesi dalla sua elezione a copresidente e ci confida di star vivendo «una fortissima e allo stesso tempo semplicissima esperienza di Dio. Mai come in questo tempo mi sono sentito così profondamente amato da tante persone. Di questo sono infinitamente grato a Dio». Alla domanda se a suo parere sia successo qualcosa di nuovo con l’Assemblea 2014, risponde: «L’Opera di Maria vive un momento cruciale per il suo futuro. Si tratta di verificare quanto questa prima generazione ha capito veramente il dono carismatico che Dio ha fatto alla Chiesa e all’umanità con Chiara Lubich. Da questo dipende che l’incarnazione del carisma sia all’altezza di esso. È un momento di forte e nuova autocoscienza che deve portare come frutto una radicalità di vita pari ai primi tempi del Movimento, anche se diversa. È il momento della “fedeltà creativa”. Tanto più fedeli quanto più creativi, e viceversa, tanto più creativi quanto più fedeli. Ovviamente, questo vuol dire attualizzazione del carisma su tutti i fronti, nuovo slancio apostolico, dilatazione della capacità di dialogo a 360 gradi. Mi sembra che l’Assemblea, col suo documento programmatico e col tocco finale del messaggio di Papa Francesco, si sia orientata in questo senso». Riguardo al suo pensiero su possibili contrapposizioni tra formazione spirituale e formazione culturale: «In Chiara non c’è mai stata contrapposizione fra vita e pensiero. Lei, infatti, sente di riprendere i libri subito dopo un’esperienza mistica. Questo per me è molto significativo. Chiara è la fondatrice della Scuola Abba e dell’Istituto universitario Sophia. Come tutti i grandi fondatori, lei era pienamente cosciente che un carisma che non si fa cultura non ha futuro». Domandiamo, infine, su cosa chieda per lui e per il Movimento: «Un dono che chiedo tutti i giorni è quello del discernimento e la docilità allo Spirito, senza paura». A cura di Aurora Nicosia (altro…)
Nov 21, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
“Non dimenticherò mai il suo sorriso con cui mi salutava quando la sera tardi tornava stanco a casa… Anche se le sue ore di sonno erano sempre poche, mai mancava alla Messa di mattina presto… Non portava in focolare i problemi della politica, anche se in alcune circostanze chiedeva anche il nostro parere. Infatti, doveva spesso andare controcorrente, però mai ho visto da parte sua odio verso i suoi avversari”. “Partendo la mattina per il lavoro ci salutava dicendo: ‘Sempre, subito, con gioia’. Era un suo modo per dire che era pronto ad accogliere qualunque situazione anche difficile che la giornata gli avrebbe riservato. Questo atteggiamento era il vero segreto della sua vita che gli rendeva possibile il dialogo con tutti, anche in situazioni spesso difficili”. Così lo ricordano due focolarini del focolare al quale apparteneva Josef Lux. Nato il 1° febbraio del ‘56, aveva conosciuto la spiritualità di Chiara Lubich alla fine degli anni ‘70, a Chocen, la sua città natale nella Boemia orientale, dove lavorava come zootecnico in una cooperativa agricola. Nell’86, già sposato con Vera, sente la chiamata a seguire Gesù nel focolare. Chiara gli indica una frase del Vangelo che orienta la sua vita:“Rendete a Cesare quello che è di Cesare, e a Dio quello che è di Dio” (Mt 22, 21).

Josef Lux con sua moglie Vera
Gli avvenimenti del novembre dell’89, seguiti dalla caduta del comunismo, cambiano la sua vita in modo decisivo. Dall’inizio del processo dei cambiamenti politici è tra gli organizzatori delle manifestazioni in piazza, e nel gennaio del ‘90 viene eletto al Parlamento nazionale per il Partito popolare. La sua decisione di entrare in politica è frutto di una riflessione profonda. È, infatti, convinto che essa possa essere purificata da persone pronte all’offerta personale. Nel settembre del ‘90, dopo un brillante discorso davanti al congresso del Partito popolare, ne viene eletto presidente. Lavora per la trasformazione di questo raggruppamento politico in un partito moderno d’orientamento cristiano. Nel suo studio, troneggia un grande quadro di Gesù sulla Croce. Vuole averlo sempre davanti, specie durante le intense trattative nel suo impegnativo lavoro. Nel ‘92 viene rieletto come deputato e diventa vice Primo Ministro e Ministro dell’Agricoltura del Governo Ceco fino al ‘98, essendo per molti un “segno di contraddizione”: stimato da tanti che condividono le sue scelte e rifiutato dagli avversari politici. Vera e i sei figli sono per lui di grande sostegno. 
Josef Lux con Vaclav Havel
Nel ‘98 l’annuncio di una grave malattia: leucemia. La notizia suscita una catena di solidarietà: tanti cittadini della Repubblica Ceca e non solo, si offrono come possibili donatori del midollo osseo. Pur essendo molto difficile trovarne uno adatto, Josef è contento, perché in questo modo si arricchisce la banca dati dei possibili donatori che potranno aiutare altri malati. Infine si trova in Italia un donatore idoneo e si decide di fare l’intervento chirurgico a Seattle (USA). L’intervento riesce bene, ma durante la convalescenza prende un’infezione ed il suo stato si aggrava. Arrivano a Seattle i figli, accompagnati da un focolarino sacerdote che celebra la Messa nella sua stanza. Sono momenti vissuti in un clima spirituale speciale. Ripete spesso che offre il suo dolore per la diffusione del Regno di Dio e per i giovani. Chiara Lubich lo segue da vicino e gli assicura la sua preghiera quotidiana. Con Vera e i figli si tengono per mano, cantano e pregano il salmo preferito di Josef: “Mio rifugio e mia fortezza, mio Dio in cui confido” (Sal 90, 2). Pur cosciente della gravità della sua situazione, è calmo e chiede di pregare per lui. E ancora: “Sorridete, non piangete” – frase che diventerà il suo testamento. Chiara, annunciando la sua “partenza” il 21 novembre 1999, esprime il desiderio che Josef Lux sia, con Igino Giordani, protettore del Movimento politico per l’unità. Il primo “miracolo” suscitato dalla sua partenza è un momento d’unità in tutta la nazione, quasi mai visto dopo la “rivoluzione di velluto”: sui giornali, nella radio e in televisione, tutti – inclusi i suoi avversari politici – esprimono la stima verso di lui e verso i valori che difendeva e diffondeva nella sua funzione pubblica. Sono molti a scoprire la sua figura di “uomo di Stato”, ma anche di un cristiano che ha attinto dalla fede in Dio la forza del suo coraggioso agire in favore del proprio Paese. (altro…)
Nov 20, 2014 | Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Kheit Abdelhafid non trova le parole per concludere la giornata: «Credetemi, non ho parole, io non ho parole alla fine di questa bellissima giornata. Perché lo scorso anno prima dell’incontro sul tema della famiglia ci chiedevamo se saremmo stati capaci di fare insieme un convegno. E ora che stiamo concludendo il secondo, mi rendo conto che ci siamo riusciti, la giornata di oggi lo dimostra. Il futuro, lo vedo dai nostri figli insieme, sarà migliore di quello che vediamo oggi nel mondo». Non è stato facile nemmeno per l’Imam – abituato alle grandi folle – trovare un modo per concludere il secondo convegno promosso dal Movimento dei Focolari e la Comunità islamica di Sicilia, il 16 novembre a Catania, sul tema “Cultura del dono e bene comune”. Circa 450 persone provenienti da varie città della Sicilia orientale hanno affollato la sala del convegno in uno strano intreccio di lingue e dialetti. Di grande spessore i relatori che hanno dato il loro contributo alla tavola rotonda moderata da Michele Zanzucchi, direttore di Città Nuova. Mons. Gaetano Zito, Vicario episcopale per la cultura dell’Arcidiocesi di Catania, ha sottolineato il valore della cultura dello stare insieme e della convivialità. Samia Chouchane, delegata al dialogo interreligioso dell’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia (U.CO.I.I.) in Sicilia, nel suo intervento ha posto l’accento sulle motivazioni dell’agire: «Le motivazioni sono al cuore di tutto: figuriamoci se la motivazione è l’amore per Dio. Questo ci porta a non essere indifferenti a quanto accade accanto a noi e nel mondo».
Kamel Layachi del Comitato Scientifico del dipartimento del dialogo interreligioso dell’U.CO.I.I. ha lanciato una grande sfida ad entrambe le comunità ad aprirsi non solo al dialogo interreligioso ma anche intra-religioso per avviare riflessioni all’interno delle singole esperienze religiose. Margaret Karram del Movimento dei Focolari in Terra Santa ha condiviso la sua particolare esperienza: cristiana, palestinese, cresciuta in un contesto a prevalente presenza giudaica, è nata – di fatto – in un mondo di dialogo, anche se faticoso e costellato da numerose battute d’arresto. E tuttavia occorre sempre cercare di conoscere l’altro, le sue diversità, la sua storia, la sua cultura: «Occorre conoscersi a fondo, non basta l’amicizia, ci vuole una conoscenza approfondita: è l’ignoranza che porta la paura». Giusy Brogna incaricata del dialogo interreligioso del Movimento dei Focolari in Sicilia, esprime grande soddisfazione per il convegno: «Il percorso che abbiamo avviato alcuni anni fa sta portando i suoi frutti, sento una grande speranza e sono certa che le due comunità, quella focolarina e quella musulmana, porteranno avanti il dialogo non solo a Catania ma anche in altre città siciliane». Al termine dei lavori è stato assunto l’impegno di contribuire economicamente al completamento dello scavo di un pozzo in Cameroun promosso da un progetto dell’Azione per un mondo unito (AMU). «L’acqua è vita – ha concluso Kheit Abdelhafid – e il pozzo che costruiremo insieme sarà il segno della vita che c’è tra noi». (altro…)
Nov 19, 2014 | Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Cielo Lee, Young-Hee lavora come infermiera a domicilio per un ospedale a Seoul. In Corea, la percentuale dei suicidi degli anziani oltre gli 80 anni è la più alta nel mondo. «Dopo aver letto alcuni dati, ho cominciato a lavorare con grande impegno per la prevenzione, poiché il 50% dei miei pazienti sono proprio ultra 80enni!». Dopo un’esperienza negativa con una paziente fortemente depressa, Cielo Lee, decide di organizzare un corso sulla prevenzione del suicidio per 100 educatori degli anziani ed altri 30 volontari che operano nelle parrocchie. “Visitando ogni settimana circa 40 pazienti ad alto rischio suicidio, insieme ad un altro collega abbiamo valutato il loro stato d’animo secondo parametri sanitari. In base ai risultati, abbiamo deciso di andare a trovare, 2 volte la settimana, le 10 persone risultate più ad alto rischio». Il progetto “Gate-keeper”– letteralmente “guardiani”, ma anche una sorta di “guardia del corpo” – è uno dei servizi pubblici promossi dal governo di Seoul. Si effettua in ogni quartiere della capitale per prevenire i suicidi con la collaborazione delle strutture sanitarie locali. «In questo progetto – spiega Cielo Lee – formiamo anche degli anziani come gate-keeper. Insieme agli infermieri, questi coetanei vanno a visitare i pazienti dando dei consigli utili per la salute». «Col desiderio di proteggere la vita anche soltanto di una persona, al lavoro ho comunicato la mia intenzione ad una suora, capo infermiera, e in seguito 60 delle mie colleghe infermiere hanno partecipato a questo corso di prevenzione». Uno dei pazienti soffriva di una malattia grave da 10 anni: «Andando a trovarlo – racconta – prima di entrare nella sua casa, pregavo e cercavo poi di ascoltare bene quanto lui mi comunicava. Da qualche tempo questo paziente si è avvicinato alla preghiera e sta recuperando condizioni stabili». Un’amica soffriva di insonnia dopo aver perso il figlio maggiore. Riusciva a dormire solo con l’aiuto delle medicine. Ma dopo aver frequentato il corso, si è presa cura di una anziana senza famiglia che vive vicino a lei. Adesso può dormire senza le medicine ed è grata di poter aiutare altre persone. «Un giorno squilla il telefono» – racconta ancora Cielo Lee. «Era il centro di salute mentale con cui lavoro. Mi diceva che il sindaco di Seoul avrebbe dato un premio ad una persona in ogni quartiere e anche io ero stata proposta all’unanimità! Giorni dopo ho ricevuto un altro premio dal direttore dell’ospedale». Per i membri del Movimento dei Focolari a Seoul che hanno frequentato il corso è stata, come hanno scritto, «un’occasione preziosa di approfondire la conoscenza del mistero della vita e di andare verso le periferie esistenziali». (altro…)
Nov 18, 2014 | Cultura
O livro
Em A Roupa nova do arco-da-velha Flávia Savary reconta, com muito humor e certa ironia, seis fábulas que literalmente saíram do arco-da-velha. A primeira tem como protagonista o coelho Abelardo, um senhor caloteiro, a segunda nos convida ao jantar de gala do esnobe rato Bonifácio que leva a pior do primo caipira. Na sequência, conheceremos as peripécias do cachorro Carlos, do burro Bernardo, do galo Ribamar e, assim por diante. Por 64 páginas, o livro garante muita diversão mostrando à garotada que, por trás da astúcia, alguns tropeços e muita malandragem, alguns comportamentos politicamente incorretos podem nos colocar numa grande confusão. Quem apresenta o livro e está presente em todas as páginas é o ratinho Sig, personagem símbolo do antigo jornal O Pasquim, criado pelo cartunista e chargista Jaguar.
Por que ler
Falar sobre certo e errado, justo e injusto para as crianças é um desafio. Neste sentido, as fábulas são as maiores aliadas para abordarmos assuntos como ética, virtudes e valores. A famosa rigidez e caretice da lição de moral, tradicional desse gênero literário, ganha ares de modernidade em A Roupa nova do arco-da-velha, que chega como uma ferramenta eficiente para ajudar pais, professores e educadores nesse árduo desafio. O livro tem texto primoroso e um humor de primeira qualidade. Afinal, a autora já ganhou mais de 80 prêmios ligados à literatura infantil. De brinde, o livro presenteia o leitor com uma singela homenagem da autora ao pai, o celebre cartunista e chargista Jaguar. A ilustração do livro é um capítulo à parte e merece olhar apurado. As imagens e a presença do ratinho Sig, com toda certeza provocarão saudades a muitos pais e avós, porque levam a assinatura de Jaguar (o pai do jornal O Pasquim). Com alguns desenhos feitos especialmente para o livro e outros que fazem parte do seu acervo desde a década de 1950, Jaguar mostra que seu traço continua impecável e contemporâneo! Aliás, faz jus ao ser chamado de ícone fundamental da história iconográfica brasileira.
Editora Cidade Nova
Nov 18, 2014 | Chiesa, Spiritualità
«Ringrazio anzitutto Sua Eminenza, il Card. Stanisław Ryłko, per avermi invitata a prendere parte a questa conferenza stampa. Colgo l’occasione per ringraziare pubblicamente il Pontificio Consiglio per i Laici di aver promosso questo 3º Congresso mondiale e in ciò penso di interpretare il sentire anche dei tanti Movimenti Ecclesiali e nuove Comunità che arricchiscono la Chiesa e la società oggi. Cosa si aspetta il Movimento dei Focolari – e forse anche gli altri Movimenti – da questo Congresso? Prima di tutto, ritengo che esso è stato convocato in un momento propizio e per più motivi: Siamo nel pieno del 50° del Concilio Vaticano II. E la Chiesa tutta, quindi tutti noi, ci troviamo a confrontarci con le sue grandi intuizioni e il suo insegnamento. Il Vaticano II continua ad essere, e oggi più che mai, in modo particolare per noi laici, sprone e specchio della nostra funzione, vocazione e responsabilità nei confronti della Chiesa e del mondo contemporaneo. Un altro motivo di sprone è la persona di Paolo VI, venuta alla ribalta in occasione della sua beatificazione, con il suo lucido e spesso profetico magistero, come Papa del dialogo e come Papa dei laici. Altro grande motivo sono le domande che Papa Francesco continua a porre a tutta la Chiesa, come istituzione e come popolo di Dio. Per questo anche quanti facciamo parte del Movimento dei Focolari sentiamo il dovere di lasciarci interrogare dalle sue parole e dalle sue scelte. Non basta ammirare, ma stiamo lavorando perché possano interpellarci in profondità, in fatto di radicalità, di apertura e concretezza. Il programma del prossimo 3º Congresso, per quello che sappiamo al momento, ripercorre le grandi sollecitazioni della Evangelii gaudium. Con esse Papa Francesco sprona e accompagna la Chiesa verso la massima dilatazione: ci fa penetrare in tutte le “periferie”, per le quali esistiamo, con il dovere di offrire – con il nostro essere e con il nostro operare – la luce che viene dalla certezza che “Dio ci ama immensamente”. Vorrei accennare brevemente alla nostra Assemblea generale, avvenuta due mesi fa con la partecipazione di circa 500 rappresentanti di 137 nazioni, di tutte le diramazioni, generazioni e dialoghi che costituiscono il Movimento, e che si è conclusa in pratica il 26 settembre scorso con l’udienza privata con Papa Francesco.
In quell’occasione Papa Bergoglio, ripercorrendo il cammino della Chiesa chiamata a una nuova evangelizzazione a 50 anni dal Concilio Vaticano II, ha voluto consegnare al Movimento tre “verbi”. In essi riscontro una prospettiva che – mi sembra – può ispirare, sollecitare e interessare anche altre realtà associative della Chiesa Primo: contemplare. Contemplare Dio e vivere in compagnia degli uomini; perseverare nell’amore vicendevole, ha detto il Papa citando uno scritto della nostra fondatrice Chiara Lubich, la quale «ispirata da Dio in risposta ai segni dei tempi» – diceva – ha scritto: “Ecco la grande attrattiva del tempo moderno: penetrare nella più alta contemplazione e rimanere mescolati fra tutti, uomo accanto a uomo”. Secondo: uscire. Cito: «Uscire (…) per comunicare a tutti generosamente l’amore di Dio» con rispetto, gratuità e creatività. «Per fare questo occorre diventare esperti in quell’arte che si chiama ‘dialogo’ e che non s’impara a buon mercato. Non possiamo accontentarci di mezze misure», ma «con l’aiuto di Dio, puntare in alto e allargare lo sguardo». Uscire con coraggio dove ci sono i «gemiti dei nostri fratelli, le piaghe della società e gli interrogativi della cultura del nostro tempo». Terzo: fare scuola. Papa Francesco ha ricordato l’espressione di Giovanni Paolo II nella Novo millennio ineunte, con cui invitava tutta la Chiesa a diventare “casa e scuola della comunione” (cfr n. 43). E ha aggiunto: «Voi avete preso sul serio questa consegna. Occorre formare, come esige il Vangelo, uomini e donne nuovi e a tal fine è necessaria una scuola di umanità sulla misura dell’umanità di Gesù. (…) Senza una adeguata opera di formazione delle nuove generazioni, è illusorio pensare di poter realizzare un progetto serio e duraturo a servizio di una nuova umanità». Bisogna formare “uomini-mondo”, ha detto citando un’espressione «che Chiara Lubich aveva a suo tempo coniato e che rimane di grande attualità… Uomini e donne con l’anima, il cuore, la mente di Gesù e per questo capaci di riconoscere e di interpretare i bisogni, le preoccupazioni e le speranze che albergano nel cuore di ogni uomo». Questi tre verbi si fondono poi con le tre parole che erano emerse dall’Assemblea generale dei Focolari, cercando di cogliere l’essenziale dalle 3.650 istanze pervenute nei mesi preparatori dalle comunità dei Focolari di tutto il mondo ed offrire piste e orientamenti per il futuro. Tre parole che stanno ad indicare in estrema sintesi impegno e prospettive del Movimento nei prossimi anni: “in uscita, insieme, opportunamente preparati“. Questo prossimo 3° Congresso dei Movimenti ecclesiali e delle nuove Comunità si colloca in una storia comune e feconda, che ha visto Movimenti nascere, svilupparsi e dare il proprio contributo alla Chiesa e all’umanità, secondo lo specifico carisma di cui ognuno era portatore. Ma non solo. Molto spesso, in particolare a partire dal momento fondante della Pentecoste ’98, ha visto anche vari Movimenti e/o comunità insieme collaborare in alcuni progetti e in diverse occasioni. In questo lavoro comune il Pontificio Consiglio per i Laici ci è stato sempre accanto, dandoci così la garanzia che quanto ogni Movimento portava serviva alla realizzazione di un progetto a beneficio di tutto il corpo ecclesiale, vigilando sempre con amore e discernimento per valorizzare il buono e far cadere quanto di accessorio poteva esserci. Quante volte il Movimento dei Focolari si è sentito sostenuto nel favorire con il suo carisma dell’unità incontri i più vari e a volte complessi, come ad esempio le giornate della gioventù o i Congressi dei Laici, come quello in Corea… Ci auguriamo che il prossimo Convegno, dando seguito a questa storia, segni un passo di maturità, cioè, che riflessioni e confronto, comunione di successi e di sconfitte, di esperienze e di progetti, pongano le condizioni perché Dio, Signore della storia, possa trarre da esso non solo frutti di comunione e di arricchimento reciproco, ma il frutto di orientare maggiormente tutti, e tutti insieme, a guardare e a vivere sempre e con gioia rinnovata, per l’unico grande scopo della Chiesa di Cristo: “Padre che siano una sola cosa… che tutti siano uno” (Gv 17,21). Questo è il “sogno di Dio”. Speriamo di saper rispondere alle attese più profonde degli uomini e delle donne di oggi e contribuire a fare dell’umanità una sola grande famiglia. Con questa disposizione ci prepariamo ad andare incontro a tutti i partecipanti al Congresso». Dall’intervento di Maria Voce alla conferenza stampa di presentazione del 3° congresso di Movimenti ecclesiali e nuove comunità (altro…)
Nov 18, 2014 | Chiesa, Spiritualità
A presentare alla stampa il III Congresso mondiale in Vaticano è stato il Presidente del dicastero, cardinale Stanisław Ryłko, con il segretario mons. Josef Clemens. Le attese dei Movimenti e delle Comunità sono state affidate a Maria Voce, presidente dei Focolari, e Jean-Luc Moens, responsabile per le relazioni internazionali della “Communauté de l’Emmanuel”. Si tratta della terza tappa di una “crescita verso la maturità ecclesiale”. La prima manifestazione fu nel 1998 e successivamente nel 2006, in concomitanza con le due grandi adunate dei Movimenti con Giovanni Paolo II prima – che definiva il fenomeno dei movimenti una “corrente di grazia”, affermando che la Chiesa si aspettava da essi “frutti maturi di comunione e di impegno” – e con Benedetto XVI, che vedeva in questo cammino “una provocazione salutare” per la Chiesa, “minoranze creative” decisive per il futuro dell’umanità. Papa Francesco ha incontrato i Movimenti e le nuove comunità il 18 maggio 2013, e ora il 3° Congresso mondiale prende le mosse dalla sua Esortazione Evangelii Gaudium. In essa Francesco chiama i movimenti ad “essere veri protagonisti di una nuova tappa della missione evangelizzatrice della Chiesa, segnata dalla gioia”, protesa verso le “periferie geografiche ed esistenziali del nostro mondo”, “vicina a tutti i poveri, sofferenti ed esclusi – prodotto amaro della cultura dello scarto oggi dominante”. Davanti ai giornalisti, il cardinale Stanisław Ryłko fa sua la domanda di molti. Come mai “in un mondo che in maniera così radicale rifiuta Dio, si trovano ancora tanti uomini e donne, adulti e giovani, che scoprono la gioia e la bellezza di essere cristiani” e “scelgono Cristo e il suo Vangelo come bussola sicura della loro esistenza?”. La varietà e la ricchezza dei nuovi carismi “propongono itinerari pedagogici” di vita cristiana di “stupefacente efficacia, capaci di cambiare la vita delle persone e di svegliare in esse uno straordinario slancio evangelizzatore”, con “la loro fantasia missionaria, la capacità di trovare modi e vie sempre nuovi di testimonianza e di annuncio del Vangelo”. Sul contenuto della tre giorni si è soffermato il segretario del Pontificio Consiglio per i laici, mons Josef Clemens: contesto e diversi aspetti dell’evangelizzazione, purificazione da ostacoli e impedimenti, dinamismo e collaborazione tra carismi, ruolo delle donne e percorsi di inclusione dei poveri. Maria Voce, presidente dei Focolari, ha evidenziato quanto oggi il Concilio Vaticano II costituisca per i laici “sprone e specchio” della propria “vocazione e responsabilità nei confronti della Chiesa e del mondo contemporaneo”. Nell’esprimere le aspettative dei laici si è augurata che il Congresso “segni un passo di maturità”, e che “riflessioni e confronto, comunione di successi e di sconfitte, di esperienze e di progetti, pongano le condizioni perché Dio, Signore della storia, possa trarre da esso non solo frutti di comunione e di arricchimento reciproco”, ma possa orientare tutti insieme “a guardare e a vivere sempre e con gioia rinnovata, per l’unico grande scopo della Chiesa di Cristo: ‘Padre che siano una sola cosa… che tutti siano uno’. Questo è il ‘sogno di Dio’. Speriamo di saper rispondere alle attese più profonde degli uomini e delle donne di oggi e contribuire a fare dell’umanità una sola grande famiglia”. “Vogliamo avanzare nel cammino di conversione pastorale” che ci chiede il Papa, e soprattutto “fare un’esperienza di comunione”, ha detto Jean-Luc Moens della Communauté de l’Emmanuel, che ha ribadito “per noi è molto interessante scoprire come lo Spirito Santo lavori negli altri. Il Congresso sarà un’occasione unica per fare questa reciproca scoperta”. Info: www.laici.va Conferenza stampa di presentazione del 3° Congresso Mondiale dei Movimenti ecclesiali e Nuove comunità Maria Voce: laici nella Chiesa con l’acceleratore – intervista su Aleteia (altro…)
Nov 17, 2014 | Non categorizzato
Nella mattinata di venerdì 21 novembre in uno dei parchi pubblici della città verrà inaugurato un grande «Dado dell’amore», sorta di «gioco pedagogico» ispirato all’arte di amare proposta daChiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, che consiste nel mettere in pratica ogni giorno la frase uscita dal lancio del dado: amare per primi, amare il nemico, e via di seguito. Accanto ad esso verrà posto un leggio che ne spiega storia, significato ed «istruzioni per l’uso». Grazie all’iniziativa della comunità triestina dei Focolari, questa «buona pratica» ideata per i bambini, ma valida anche per gli adulti verrà portata a conoscenza di tutta la città: dai piccoli che vanno a giocare ai genitori che li accompagnano, tutti potranno far ruotare questo enorme dado e cogliere la sfida. Il parco diventerà anche segno tangibile di un progetto di educazione alla pace partito in diverse scuole della città e che verrà ulteriormente esteso: oltre a lanciare il dado, viene stimolato poi in classe lo scambio e le discussione sulle esperienze vissute, che naturalmente coinvolgono anche le famiglie. Dei 2mila euro necessari per il progetto, però, ne sono stati raccolti circa 1.400: per cui il comitato promotore lancia a tutti un appello a dare il proprio contributo. Anche lo sport può servire allo scopo: domenica 16 novembre alle ore 15, nella palestra dell’associazione Bor, si terrà un torneo di pallavolo i cui proventi – offerte del pubblico e quote di iscrizione – saranno devoluti a questo scopo. L’invito a formare una squadra amatoriale o a portare quella in cui già si gioca è rivolto a tutti: come riferisce uno degli organizzatori, Andrea Franco, anche parte del personale sanitario dell’ospedale pediatrico Burlo Garofalo ha deciso di infilare le ginocchiere per un giorno. Ad ogni modo, i triestini non si sono fatti scoraggiare: parte del denaro necessario è stato anticipato e al momento in cui scriviamo il dado è in fase di installazione. All’inaugurazione parteciperanno le scuole coinvolte nel progetto, oltre ai tanti che ci hanno creduto. «La cosa significativa – sottolinea Gabriele Kucich, un altro dei promotori – è che tutto il denaro è arrivato tramite piccole donazioni volontarie: non ci ha sostenuto alcun ente né pubblico né privato, solo la generosità dei singoli, che si è espressa anche con pochi euro». Chi desiderasse contribuire, può farlo tramite questi canali: c/c postale n. 81065005 codice IBAN: IT74 D076 0103 2000 0008 1065 005 codice SWIFT/BIC: BPPIITRRXXX c/c bancario n. 120434presso Banca Popolare Etica – Filiale di Roma codice IBAN: IT16 G050 1803 2000 0000 0120 434 codice SWIFT/BIC: CCRTIT2184D Intestati a: Associazione “Azione per un Mondo Unito – Onlus” Via Frascati, 342 – 00040 Rocca di Papa (Roma) Causale: Dado dell’amore a Trieste
Nov 17, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Questa esperienza è stata fantasmagorica, potrei buttare i miei occhi perché avrei già visto tutto. Se tra venti anni sarò un professore, dirò ai miei alunni: “Quella l’ho fatta io con i miei ex compagni” e gli dirò pure che tutto questo non sarei riuscito a farlo senza di loro e il grande artista Antonino». 4.700 tessere di vetro sono state la materia prima per dare vita al laboratorio creativo che si è svolto in 12 classi. Un’esperienza definita, da tutti i ragazzi, “indimenticabile”, e che ha aiutato a sprigionare la fantasia e – nel lavoro insieme – il rispetto dell’altro. Il laboratorio, ideato dall’associazione Alessandro Mammucari – ispirata alla spiritualità dei Focolari – partner nel progetto “Sbulloniamoci” promosso dal comune di Latina, ha usato l’arte come veicolo principale. Un artista del vetro, Antonino Casarin, il suo braccio destro, Patrizia Sarallo, e la coordinatrice, insegnante di storia dell’arte, Tatiana Falsini, hanno coinvolto i 120 ragazzi in quest’avventura creativa durata 2 giorni. Gioia, tristezza, rabbia, paura: sono le quattro emozioni fondamentali per la nostra sopravvivenza, scelte come tema base per il laboratorio. Si parte con un’introduzione all’arte astratta, sottolineando il suo stretto legame con il mondo delle emozioni. Come funziona? La coordinatrice, Tatiana, spiega: «I ragazzi sono invitati ad osservare le opere d’arte in vetro dell’artista Casarin, per coglierne il significato profondo, attraverso due sensi: la vista e il tatto. Passiamo banco per banco in quest’ascolto denso di stupore dopodiché invitiamo i ragazzi a scrivere in forma anonima su un foglietto le emozioni che ognuno ha provato, invitandoli nuovamente a un ascolto ma questa volta interiore, per riconoscere le proprie emozioni». Si propone quindi ai ragazzi di sperimentare l’arte del vetro in un laboratorio creativo durante il quale realizzare un pannello per ogni classe, due per scuola, in cui rappresentare un albero in quattro sue fasi, simbolo delle quattro emozioni. «A questo punto a ognuno è consegnata una formella di vetro trasparente – spiega Antonino Casarin – i ragazzi devono coprirne la superficie incastrando le varie tessere e incollandole, dopodiché le formelle verranno cotte in un forno specifico per il vetro. Invitiamo i ragazzi a fare un lavoro di squadra perché si tratta di un’opera collettiva, facendo sì che ognuno possa lavorare al meglio, condividendo le tessere e le capacità». Si parte: «Quando abbiamo iniziato a fare le formelle avevo il terrore di sbagliare oppure di non trovare il pezzo mancante. Ma quando le hanno riportate dopo averle messe nel forno ho provato una sensazione di felicità», scrive uno dei ragazzi. I ragazzi sono entusiasti, molto concentrati. Lavorano senza fermarsi nonostante la ricreazione e una volta ultimata la formella ne chiedono subito un’altra e, una volta finite tutte, rispondono immediatamente all’invito di alzarsi ad aiutare i compagni che devono ultimare. Una volta cotte le formelle ci ritroviamo con i ragazzi e ricomponiamo il disegno degli alberi: alziamo il pannello e scoppia un applauso. Tutti sono concordi nel vedere la bellezza di un lavoro collettivo che porta in sé la caratteristica e la diversità di ognuno che lo rende più unico. Gli esperti chiedono ai ragazzi, infine, di scrivere, sempre in forma anonima, cosa ha significato per loro questo laboratorio e insieme realizzano anche una filastrocca anti-bullismo: SBULLONIAMOCI Io non voglio essere bullo/I bulli non sanno quello che fanno/noi li aiutiamo a non fare danno Se sei un bullo/Esprimi la rabbia/Disegnando e colorando Se sei un bullo/Non fare male agli altri/Esprimi i sentimenti con l’arte L’arte è bella e interessante/Divertente e emozionante L’arte è magica e può sbullonare/È bello giocare e anche imparare Corri vatti a sbullonare! (altro…)
Nov 16, 2014 | Chiara Lubich, Cultura, Spiritualità
http://vimeo.com/109820477 (altro…)