Ott 25, 2013 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Sacerdoti capaci di dar vita ad una pastorale “nuova”, sacerdoti-Cristo per l’umanità, pronti a uscire verso le “periferie esistenziali”. È questo l’augurio di Maria Voce, presidente dei Focolari che, facendo eco alle parole di Papa Francesco, illustra sfide e finalità del Centro di spiritualità per sacerdoti Vinea Mea, riaperto ufficialmente martedì 22 ottobre con il convegno “Sacerdoti, diaconi e seminaristi a scuola di comunione” svoltosi, in diretta streaming. Presenti il vescovo di Fiesole, Mons. Mario Meini, e il suo predecessore Mons. Luciano Giovannetti, i sindaci di Incisa e Figline Valdarno Fabrizio Giovannoni e Riccardo Nocentini, oltre a circa 200 ospiti provenienti da diverse regioni italiane e anche dall’estero. Molto significativa la presenza degli ultimi due francescani abitanti dell’allora convento “il Vivaio”, padre Damiano Bichi e padre Costanzo Parachini, ultimo superiore del Convento. Furono proprio loro che, 30 anni fa, ne consegnarono le chiavi. Nell’intervento introduttivo per la riapertura, Maria Voce ha evidenziato l’importanza per il Centro Vinea Mea di essere parte della cittadella dei Focolari, da cui trae vita la proposta formativa, in quanto “Loppiano si propone come una porzione di Chiesa viva e come bozzetto di società nuova, mostrando come sarebbe il mondo se alla base di ogni rapporto si mettesse l’amore evangelico”. Un luogo dove “si formano uomini nuovi, aperti al dialogo, alla comunione, uomini capaci di fare della propria vita un dono per gli altri”. E ricorda l’augurio che Chiara Lubich fece nel ’66 ai sacerdoti presenti all’allora nascente “Scuola sacerdotale” – così il Centro si chiamava all’epoca – ubicata a Grottaferrata, nei pressi di Roma: saper posporre tutto, svestirsi di ogni pretesa di potere, per assicurare la presenza di Gesù fra loro. In questo modo sarà inevitabile che Gesù faccia venire fuori una pastorale nuova e dei sacerdoti nuovi, sacerdoti pronti a dare la vita per tutti. Maria Voce infine ha auspicato che scuole come questa si moltiplichino anche in altri Paesi.
Il Vescovo di Fiesole, Mario Meini, sia nel suo intervento al Convegno che nella Messa conclusiva celebrata nell’attigua Chiesa parrocchiale, recentemente restaurata, ha tratteggiato la figura del sacerdote ponendo l’accento “non tanto sull’oggi ma sul sempre”, sulle linee cioè fiorite fin dalle origini nel pensiero e nella vita della Chiesa, con spunti di riflessione sulle sfide della modernità. Sacerdoti, ha affermato, che siano “uomini credibili”, “cristiani in comunione con i fratelli”, che esercitino il loro “ministero nella comunità, come uomini di fede”, con “passione pastorale”, che siano “cittadini del mondo” e capaci di muoversi nella rete delle comunicazioni globali. “Occorre, ha concluso, una spiritualità presbiterale non legata ad una cultura o ad un ambiente, ma che sappia farsi voce del mondo intero e senta il respiro della storia oggi; occorrono sacerdoti portatori di comunione”. Prospettiva, ha concluso, che trova eco nell’esperienza che Loppiano propone. Don Lorenzo Campagnolo, già responsabile del Centro, ne ha rievocato le origini e lo sviluppo. Sono oltre 4.000 sacerdoti, diaconi e seminaristi di numerosi Paesi del mondo che vi hanno trovato un aiuto per essere costruttori di comunità nelle parrocchie, nelle diocesi e negli ambienti sociali e civili in cui operano. Don Imre Kiss, sacerdote ungherese, attuale responsabile del centro di spiritualità ha illustrato metodo e programmi. La scuola è articolata in “piccoli focolari di 6-8 persone, a misura di famiglia, per meglio poter mettere in pratica l’amore scambievole concreto e profondo e per imparare in prima persona che cosa vuol dire spiritualità di comunione”. Ai sacerdoti, attualmente provenienti da 11 Paesi e di età tra i 20 e i 75 anni, insieme all’approfondimento della spiritualità dell’unità, il centro offre anche prospettive di carattere teologico ed ecclesiologico e laboratori tematici sulla pastorale familiare, giovanile, sociale, sul dialogo con vari ambiti della cultura contemporanea e altre tematiche di attualità. La scuola promuove inoltre iniziative come settimane di convivenza per seminaristi o corsi per educatori nei seminari a servizio di una Chiesa sempre più “comunione”.
Giancarlo Faletti, copresidente del Movimento, ha sottolineato il fecondo intreccio fra diversi carismi, fra Chiesa locale e universale e il rapporto col territorio, e si è augurato che il Centro possa aiutare tanti sacerdoti a svolgere il loro servizio con sempre rinnovata passione per Dio e per gli uomini. La riapertura del Centro avviene dopo due anni di lavoro di ristrutturazione e restauro dell’antico convento francescano del XVI sec., dove era ospitato da oltre 30 anni, ad opera dello Studio di architettura e progettazione Centro Ave Arte (CAA, Loppiano). L’intervento si è reso necessario per rendere gli ambienti atti allo stile di vita di comunione che costituisce il tratto specifico di questa scuola, nella quale il sacerdote è “in mezzo” al popolo, in dialogo con ogni ambito dell’umano in questi tempi di profondo cambiamento socio-culturale. Vita Zanolini ed Elena Di Taranto dello studio di architettura CAA hanno illustrato la sfida posta dal progetto: favorire le nuove esigenze, nel rispetto e continuità con la memoria storica di cui l’edificio è testimone. Continuità, quindi, non solo spirituale ma anche storico-architettonica.
Galleria di foto su Flickr Rivedi l’evento http://vimeo.com/77674711 (altro…)
Ott 24, 2013 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale
“Crediamo nella costruzione di un mondo più unito e per questo ci impegniamo ad assumerci le situazioni di maggior sofferenza cui portare aiuto. Inizia così la vicenda di un gruppo di giovani dei Focolari dell’Egitto. Avendo avuto notizia di un carcere in cui vi sono detenuti “speciali”, cercano di saperne di più. Entrano in contatto con uomini, donne e bambini per lo più cristiani provenienti dall’Eritrea con una storia di profondo dolore. Infatti, tentando di fuggire dalla difficile situazione in cui versa il loro paese e pensando di essere condotti in un luogo migliore, sono invece caduti nella trappola dei trafficanti di organi, destinati perciò ad una morte ignota. Quando hanno capito l’inganno, sono fuggiti attraversando le frontiere e si sono rifugiati in Egitto. Privi di documenti, però, sono stati arrestati e condotti in carcere. È lì che i giovani dei Focolari li trovano in attesa di poter un giorno rientrare in Eritrea. “Col sostegno di un religioso e dei giovani dei Focolari – racconta Abdo, testimone diretto – siamo riusciti ad entrare nel carcere. Eravamo molto entusiasti di poter amare concretamente, ma non immaginavamo quale dolore avremmo toccato con mano. Nella prigione – una ex caserma–, il cibo era molto scarso, igiene e cure mediche praticamente inesistenti”. I giovani sono rimasti colpiti dalla presenza di bambini, anche molto piccoli: uno di loro era stato ferito da una pallottola vagante, mentre attraversava la frontiera. “Impossibile dire il dolore che provavamo davanti ad una così grande sofferenza – commenta Abdo –. Con gli occhi pieni di lacrime ci chiedevano che male avessero fatto per meritare di essere in questa situazione”. I ragazzi però non si perdono d’animo, si dividono in gruppi, ascoltano le loro storie, cercano di dare sollievo, speranza nell’amore di Dio, portano aiuto materiale alle necessità più urgenti.

Foto © 100viaggi.it
“C’è chi aveva bisogno di medicine, altri di vestiario oppure di un telefono per mettersi in contatto con le loro famiglie che non sapevano dove fossero finiti. Ma la loro prima necessità era quella di avere qualcuno che li andasse a trovare e si interessasse a loro.” I responsabili della prigione indicano nella mancanza di cibo una delle maggiori difficoltà. “Un giorno –Abdo racconta – abbiamo preparato più di 100 piccoli contenitori col “kosheri”, cibo tipico egiziano fatto con pasta e lenticchie. La nostra visita si concludeva, di solito, con un intenso momento di preghiera. Erano loro che cantavano i salmi nelle proprie lingue, un’anima sola e una voce sola, con tale fede e forza interiore che ci coinvolgeva tutti in un clima spirituale profondissimo; non potevamo contenere la commozione!”. Da allora le visite si sono susseguite con costanza, coinvolgendo in questa forte esperienza i giovani per un mondo unito di altre città dell’Egitto come Il Cairo e Sohag. “Ad oggi – conclude Abdo – alcuni eritrei sono già rientrati nel loro paese, ma nuovi detenuti sono arrivati in carcere, vittime della stessa drammatica vicenda. Spesso sentiamo l’impotenza di non poter fare e dare di più, ma li affidiamo a Dio che tutto può. A noi forse viene chiesto questo piccolo contributo per costruire un mondo più unito e fraterno”. (altro…)
Ott 23, 2013 | Centro internazionale, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Un impegno ad uscire fuori da se stessi, ad andare incontro alle periferie anche esistenziali del mondo, mettersi in ascolto dell’umanità di oggi. Si sono lasciati così i 211 delegati del Movimento dei Focolari provenienti dai cinque continenti, al termine del loro incontro annuale che si è svolto nel centro internazionale di Rocca di Papa, dal 26 settembre al 19 ottobre. In una diretta Internet, in cui si sono collegati più di 10 mila punti nel mondo, la presidente Maria Voce ha salutato tutti con un messaggio, sottolineando l’impegno ad orientare lo sguardo e le energie verso le “periferie del mondo”, non solo quelle legate alla povertà materiale, ma anche a quelle dove Dio è assente. Un processo che i Focolari hanno iniziato da tempo e che ha segnato le origini del carisma a Trento e la vita della fondatrice Chiara Lubich e della prima comunità focolarina. Come allora anche oggi i Focolari sentono con urgenza l’imperativo a dimenticarsi di se stessi, curandosi degli ultimi, facendo di tutto perché ci sia una comunione piena. “Spinti da Gesù – ha incalzato Maria Voce parlando ai focolari di tutto il mondo – che continua a soffrire nell’umanità di oggi. Umanità che alle volte ci assale con i suoi dubbi, alle volte con la sua disperazione, ma che vuole incontrare Chi può dare senso a queste domande”. Ma per incontrare il mondo occorre “uscire dalle nostre sicurezze e immergere nell’umanità la fiamma, dell’amore evangelico”. È l’amore che trasforma i fratelli in unica famiglia di figli di Dio, con dei rapporti veri, e dove l’un per l’altro è pronto a dare la vita: un amore che diventa reciproco. Questo sarà il punto della spiritualità dell’unità che tutti i membri del Movimento approfondiranno durante l’anno.
A Rocca di Papa erano presenti anche rappresentanti delle comunità dei focolari che vivono in Paesi in guerra. E in questi contesti fortemente provati dal conflitto armato e dalla divisione, la proposta evangelica dell’amore reciproco come via della pace diventa profezia di un futuro di riconciliazione per questi popoli. “Ci siamo trovati non per difenderci, ma per perdonare chi ci ha fatto del male, per incoraggiarci ad amare di più”, affermano i rappresentanti dei Focolari della Siria. Parole forti, cariche di storie personali, di passi compiuti, di una vita che nonostante il buio della “notte siriana”, non cessa di andare avanti nella speranza che diventa preghiera mondiale che “solo il bene può vincere il male”. L’incontro dunque dei delegati termina con l’augurio di tornare nei propri Paesi “con cuore aperto, ciascuno al paese da dove è partito, per estendere questa esperienza di comunione”. Con la speranza che “il Vangelo vissuto da tanti porti ad una nuova avanzata del Regno di Dio nel mondo”. (altro…)
Ott 22, 2013 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Individuare e percorrere le vie della cultura dell’unità nell’oggi della storia, accanto agli uomini e alle donne del nostro tempo. È questa la vocazione dell’Istituto Universitario Sophia (IUS), che ha inaugurato ieri, presso l’auditorium di Loppiano (FI), il sesto anno accademico alla presenza del Card. Giuseppe Betori, Gran Cancelliere, di Maria Voce, vice Gran Cancelliere dello IUS e presidente dei Focolari, del Vescovo di Fiesole Mons. Mario Meini, del rabbino capo delle comunità ebraiche di Firenze e Siena Rav Yosef Levi, delle autorità civili e di oltre 600 persone. Finalità che fa eco a quanto papa Francesco ha affermato recentemente nel suo discorso alla Facoltà Teologica della Sardegna in cui invitava a fare delle università luoghi del discernimento e di formazione della sapienza, di una cultura della prossimità e della vicinanza, di formazione alla solidarietà.
Ha aperto la mattinata Maria Voce ricordando i traguardi raggiunti quest’anno: l’approvazione ufficiale degli statuti da parte della Congregazione per l’Educazione Cattolica, il conseguimento di numerose lauree magistrali e del primo dottorato di ricerca in “Fondamenti e prospettive di una cultura dell’unità”, le molte iscrizioni al primo anno di corso (45 nuovi studenti di oltre 25 Paesi). “Sophia si caratterizza sempre di più – ha spiegato Maria Voce –, come luogo privilegiato per raccogliere le questioni e le sfide che a livello planetario interpellano il nostro tempo e alle quali non possiamo che dare una risposta corale: risposta che può nascere, autentica e convincente, solo dalla reale e quotidiana condivisione di pensiero e di vita”. La parola è passata poi ad Annamaria Fejes, ungherese, che a nome dei circa cento studenti che frequentano i diversi corsi, ha espresso le motivazioni comuni a tanti di loro nella scelta di questo centro accademico: “Trovare, tramite la riflessione e il dialogo, vie alternative alle guerre e ai conflitti che insanguinano il nostro pianeta. Abbiamo la voglia e il desiderio di incontrare giovani, adulti, associazioni, organizzazioni, per costruire con loro un mondo più fraterno”.
Anche l’arcivescovo Betori ha ribadito il ruolo dell’Istituto Sophia come spazio esistenziale d’incontro, d’incarnazione della sapienza divina e del sapere umano: “L’impegno personale a vivere la prossimità e la reciprocità nei vari momenti della giornata, in tante attività culturali, fa di Sophia il luogo in cui ‘sophia’ divina e ricerca umana del sapere divengono una cosa sola”. Il Preside, Mons. Piero Coda, ha delineato sfide, collaborazioni e prospettive di questo percorso culturale: dopo i primi anni di intensa sperimentazione, ha spiegato, “occorre ora mettere a fuoco il progetto formativo che anima la missione di Sophia, nell’integralità di una proposta che vuole armonicamente accordare vita e studio”. Sono operativi 23 protocolli d’intesa siglati con istituzioni universitarie in Italia, Europa e nel mondo oltre ai numerosi corsi sostenuti e animati da Sophia in diversi Paesi. Ha inoltre sottolineato l’apporto degli studenti, “con-costruttori” della vita accademica: “Con voi anche noi ci sentiamo protagonisti del mondo nuovo che sta nascendo. Con voi – ha ribadito, citando Chiara Lubich – è possibile trovare le nuove strutture mentali a livello-mondo”. La prolusione è stata affidata quest’anno al prof. Benedetto Gui, docente di Economia politica, dal titolo “Complessità relazionale ed economia. Può la prima giovare alla seconda?”. Un’esposizione approfondita e vivace sul ruolo delle relazioni in economia, oggi più che mai centrali.
Stefania Tanesini
(altro…)
Ott 22, 2013 | Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
La grande sala della cittadella argentina di O’Higgins trasformata in un’ambientazione da Circo: i personaggi, attraverso i loro numeri, la coreografia e proiezioni visuali accompagnate da temi musicali, mostravano la complessa realtà che affronta la società di oggi. Un programma senza intervalli, che attraverso l’arte voleva trasmettere un messaggio profondo ed incisivo. Quale? Puntare in alto, così come è stato proposto nella canzone che è stata il tema della Festa, ad avere fiducia nella forza di lavorare insieme con l’apporto di ciascuno, a credere che si possono rompere le barriere dell’individualismo per riuscire a trasformare la società, nei diversi ambienti nei quali si svolge giorno per giorno la vita dei giovani, a lottare per una “cultura del dare” basata nel servizio disinteressato, per una cultura della fraternità e del perdono che rompa gli schemi di un’umanità fossilizzata e frivola che soffre, a credere che i grandi ideali non sono una utopia, ma una realtà che si può realizzare facendo, nei gesti quotidiani, una vera rivoluzione d’Amore. Cuore della preparazione dell’evento sono stati gli 80 giovani presenti quest’anno nella Mariapoli Lia. Punto di partenza è stato per loro chiedersi quale messaggio dare ai numerosi giovani che arrivano ogni anno proprio per questa festa. La proposta è stata quella di “mostrare a tutti come potrebbe essere la società, se l’amore reciproco fosse la legge fondamentale del nostro agire”. Alla fine di una riflessione critica sulla società contemporanea hanno smascherato uno dei suoi mali più frequenti: l’individualismo.
Da lì la scelta di uno slogan che li ha aiutati a portare avanti l’iniziativa proposta, con l’idea di giocarsi la vita per grandi ideali: “Sei capace di cose grandi… Rompiamo gli schemi!”. Uno slogan che fa eco all’invito di Papa Francesco a Rio de Janeiro proprio ai giovani argentini: “Hagan lío”, fate chiasso. E così, con centinaia di giovani provenienti non solo dall’Argentina e dalle sue province più lontane, ma anche da Uruguay e Paraguay, il ricco programma dei due giorni ha aperto lo spazio alla partecipazione con vari workshop, visita alla cittadella, un recital per la pace con diversi gruppi musicali invitati e il complesso della Mariapoli Lia. Il lavoro insieme ha portato a cercare delle soluzioni alle problematiche poste nella sfida iniziale. Poi si riparte, ma col desiderio di mettere in pratica nella vita quotidiana l’uscita dall’individualismo, una risposta alle parole di Francesco: «Voglio che vi facciate sentire (…), voglio che si esca fuori, voglio che la Chiesa esca per le strade, voglio che ci difendiamo da tutto ciò che è mondanità, immobilismo, da ciò che è comodità, da ciò che è clericalismo, da tutto quello che è l’essere chiusi in noi stessi. Le parrocchie, le scuole, le istituzioni sono fatte per uscire fuori…». (altro…)
Ott 21, 2013 | Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Sabato 12 ottobre è stato inaugurato a Padova l’asilo nido “Chiara Lubich”. Una grande festa che ha coinvolto l’intera comunità del quartiere Altichiero a pochi minuti dal centro storico di Padova. Più di trecento persone presenti alla cerimonia del taglio del nastro. Claudio Piron, assessore alle Politiche Scolastiche del Comune di Padova, ha sottolineato le motivazioni che hanno spinto l’Amministrazione comunale a intitolare a Chiara Lubich il nuovo asilo nido. “La scelta – ha detto – di intitolare delle scuole a persone che hanno dato un contributo allo sviluppo della pedagogia, della formazione delle nuove generazioni (…).La cosa che sempre mi ha coinvolto di Chiara è la sua capacità di dialogare con tutti, di cercare di trovare sempre ciò che può mettere in relazione le persone, le situazioni, non dar nulla per scontato … mettere la fratellanza come punto fondamentale di tutta una vita, un impegno e una proposta educativa, associativa, una proposta di vita che è diventata l’esperienza di milioni di persone: mi sembra un valore antico che ha trovato una grande possibilità di essere attuato ogni giorno».
«E’ una condizione fondamentale quella di ricordare le persone, come Chiara Lubich, che con la loro testimonianza hanno dato senso non solo alla loro vita, ma anche a quella degli altri – ha sottolineato Ivo Rossi, Sindaco reggente della città di Padova –. Abbiamo bisogno, in una comunità smarrita come quella in cui viviamo, di ritrovare, attraverso queste figure, dei cardini in cui muovere anche la nostra comunità». Una città unita nel ricordo di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari già premio Unesco per l’educazione alla pace e ai diritti umani. «Ragazzi onesti, credibili ed autentici possono essere in grado di cambiare il mondo», ha precisato l’assessore con delega alle politiche scolastiche e giovanili del comune di Padova Claudio Piron, sostenitore dell’iniziativa. Tra gli ospiti anche Omar Ettahiri, segretario dell’associazione marocchina della città di Padova, che ha voluto mettere al centro del suo pensiero il carisma della Lubich come maestra del dialogo interreligioso e donna di pace: «Noi abbiamo conosciuto il suo Movimento 12 anni fa. Con quello che lei ha seminato in questi 70 anni l’ha proprio meritato! E speriamo che sia contenta in cielo!».
Un’occasione per ricordare anche il profilo educativo e scolastico della fondatrice dei Focolari che all’inizio degli anni Quaranta, poco più che ventenne, insegnava tra i banchi delle scuole elementari della provincia di Trento con un modello didattico «capace di comprendere, includere e motivare i suoi studenti». «Una vita quella di Chiara – ha sottolineato il professor Milan, ordinario di pedagogia all’Università di Padova – in grado di donare un esempio». A conclusione, è stato ancora l’assessore Piron, citando la scrittrice francese Marguerite Yourcenar, a ribadire l’importanza e il valore del progetto per tutta la comunità perché «Fondare biblioteche ed asili è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro l’inverno dello spirito». (altro…)
Ott 20, 2013 | Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
Sono 35 le organizzazioni che si sono date appuntamento, dal 21 al 24 ottobre, presso la cittadella Ginetta di São Paulo (Brasile): rappresentanti dell’Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Cuba, El Salvador, Ecuador, Guatemala, Messico, Paraguay e Uruguay. Si tratta del primo incontro latinoamericano dei responsabili di organizzazioni sociali ispirate dal carisma dell’unità di Chiara Lubich. “Fraternità in atto: fondamento della coesione sociale nel XXI secolo”, l’impegnativo e pieno di significato tema dell’incontro. “L’obiettivo – dichiara Gilvan David de Sousa, uno degli organizzatori – è quello di identificare i principali elementi del contributo del carisma dell’unità alla trasformazione sociale, per offrire risposte alle grandi domande del nostro continente”. In un momento in cui l’attuale crisi globale impone la ricerca di nuove vie per uno sviluppo umano integrale, per Sousa “l’incontro dovrebbe segnare una nuova tappa nel processo in corso verso la creazione di una rete tra le diverse organizzazioni, tesa a favorire un arricchimento reciproco con scambio di idee, esperienze, difficoltà e produrre un maggiore impatto sociale”. Il tema della fraternità sarà approfondito con scambio di esperienze e relazioni, nei lavori di gruppo e in quattro plenarie: “La questione sociale alla luce della Dottrina sociale della Chiesa; “Il carisma dell’unità e la questione sociale in America Latina e Caraibi”; “Il carisma dell’unità e la sua attuazione nelle organizzazioni in America Latina e Caraibi”; “Come i progetti sociali ispirati dal carisma dell’unità possono camminare insieme nel continente latinoamericano”. Tra i relatori: don Vilson Groh, da 30 anni impegnato nelle periferie di Florianópolis, nel sud del Brasile, dove lavora a favore delle persone destituite dei loro diritti (nel 2013 è stato riconosciuto con il Premio parlamentare Darcy Ribeiro); la sociologa Vera Araújo, corresponsabile del Movimento dei Focolari per il Dialogo con la Cultura; Susana Nuin, Segretario esecutivo del Dipartimento di Comunicazione del CELAM e Consultrice al dicastero vaticano per la comunicazione sociale. (altro…)
Ott 19, 2013 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Situato nella cittadella internazionale di Loppiano (nei pressi di Firenze), il Centro di Spiritualità Vinea Mea è scuola di comunione e dialogo che, in oltre 30 anni di attività, ha formato più di 4.000 tra sacerdoti, diaconi e seminaristi cattolici e di Chiese diverse, di una sessantina di Paesi. «Vinea Mea – spiega don Imre Kiss, responsabile del Centro – offre una formazione permanente alla luce della spiritualità di comunione del Movimento dei Focolari. La scuola, della durata di un anno, prevede corsi di spiritualità, teologia, antropologia, ecclesiologia, oltre a laboratori su tematiche di attualità (giovani, famiglia, comunicazione, dialogo con culture e religioni). Attraverso la condivisione della vita in piccole comunità, punta a rispondere all’esigenza espressa da molti sacerdoti di sperimentare nel concreto una spiritualità fondata sulla comunione, per poi trasmetterla agli uomini e alle donne del nostro tempo».
Il Centro opera in sinergia con simili strutture in altrettante cittadelle dei Focolari: in Polonia, Kenya, Brasile, nelle Filippine, in Argentina. Da 5 anni promuove, inoltre, corsi e workshop annuali rivolti a educatori nei seminari per sostenere e diffondere uno stile di vita sacerdotale fondato sulla comunione. Una scuola incentrata sulla formazione alla spiritualità di comunione, evidenziata dal Concilio Vaticano II, per essere “ministri capaci di riscaldare il cuore alla gente, di camminare nella notte con loro, di dialogare con le loro illusioni e delusioni, di ricomporre le loro disintegrazioni” (papa Francesco ai vescovi del Brasile, 27 luglio 2013). Una formazione unificata per sacerdoti e seminaristi che mette al centro la fraternità vissuta nella Chiesa e tra la gente.
Sono queste alcune delle tematiche del convegno del 22 ottobre, col quale si inaugura il corso 2013/14 del Centro, nell’antico convento francescano del XVI sec. che lo ospita, recentemente restaurato e ristrutturato a cura del Centro Ave Arte, per meglio accogliere l’esperienza di vita comunitaria. Al Convegno interverranno, tra gli altri, Maria Voce, presidente dei Focolari, Mons. Mario Meini, vescovo di Fiesole e d. Imre Kiss, responsabile del Centro. È prevista una diretta streaming a partire dalle 16.00 alle 19.00 (ora italiana). Altri appuntamenti in agenda: Sabato 19 ore 15-19 e domenica 20 ottobre 2013 ore 10-12.30 e 15-19, porte aperte al Centro “Vinea Mea” a quanti desiderano visitarlo. Lunedì, 21 ottobre ore 21.00 – Concerto per pianoforte di d. Carlo José Seno (Auditorium di Loppiano) Per maggiori informazioni: accoglienza.vineamea@gmail.com (altro…)
Ott 18, 2013 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Negli ultimi 25 anni ho avuto l’occasione di visitare tante persone ammalate, specialmente i malati terminali, nella mia comunità parrocchiale. E posso dire che ho vissuto tante forti esperienze stando accanto a loro. Un pomeriggio sul tardi, mi arriva un email da una ex-collega. È stato come un fulmine a ciel sereno. Diceva: «Immagino che nessuno ti abbia mai chiesto una cosa simile. Non ho il diritto di chiedertelo, ma sto interrogando la mia coscienza e ho bisogno d’aiuto per trovare la risposta. Una persona mi ha chiesto di accompagnarla in Svizzera per assisterla a morire. Come forse sai, l’eutanasia è legale in quel Paese. La sua vita è diventata insopportabile per via della malattia. Non c’è speranza per lei di tornare a vivere una vita normale. Personalmente non ho una fede religiosa, ma apprezzerei molto una risposta sincera da parte tua. Si tratta di un membro della mia famiglia». Ho letto e riletto questo messaggio 4 o 5 volte prima di incominciare a pensare alla risposta da dare. Come rispondere a questo grido d’aiuto pieno di dolore? Mi è venuto in mente il pensiero del giorno che stavo vivendo con i miei amici del Focolare: “Essere libero da tutto per essere la volontà di Dio vivente”. Ma come attuarla? Ho cercato di vivere l’attimo presente, mettendo da parte tutto il resto e cercando di prendere su di me i pesi di chi mi aveva chiesto aiuto. Ho pregato Dio chiedendo il coraggio di dire con sincerità ciò che sentivo nel mio cuore, senza paura. Le ho risposto condividendo alcune mie riflessioni, e anche le esperienze vissute negli anni assistendo i malati terminali, ciò che avevo sperimentato stando accanto a loro e le loro famiglie: sofferenze, gioie, trionfi. Ho detto che personalmente non avrei scelto la strada che il suo parente voleva intraprendere, dando le ragioni più profonde nel mio cuore. Poi le ho spiegato che esistono degli ottimi centri di cure palliative, indicando i contatti di quelli più vicini. La mia amica, sempre molto riconoscente dell’aiuto ricevuto, mi racconta che il suo parente aveva consultato i contatti che avevo fornito e aveva deciso di non andare in Svizzera, scegliendo invece l’opzione delle cure palliative. Da allora ha vissuto ancora due anni, durante i quali ha potuto ricostruire tanti rapporti nella sua famiglia». R.L. (Australia) (altro…)
Ott 17, 2013 | Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Patience Mollè Lobè (Camerun), 56 anni, vedova, ingegnere, prima donna a svolgere l’incarico di vice-direttore presso il Ministero dei Lavori pubblici nel suo Paese. Una storia caratterizzata dall’impegno per la sua gente a partire da una profonda vita evangelica. Scelta che l’ha spinta a creare una fondazione per il riscatto di ragazze a rischio, a promuovere iniziative nell’ambito dell’Economia di Comunione e ad aiutare i concittadini a prendere coscienza civica attiva in favore del progresso del suo Paese. Scelta di vita che le ha procurato anche dei nemici. Più volte minacciata a morte, lei però non si arrende. “Ho conosciuto l’ideale dell’unità nel ’77 – racconta –, mentre frequentavo il liceo. Ero abituata ai catechisti religiosi, invece si è presentata una donna semplice, ma che aveva un modo di rapportarsi che subito mi ha attirato: era una focolarina. Ho voluto conoscere di più circa la sua vita e sono così stata accolta nella loro casa, il focolare. Sono uscita da quell’incontro con un’idea in testa: l’importanza di amare, di servire gli altri. Il mio primo gesto è stato preparare il cibo per la mia zia, nonostante non mi piacesse cucinare”. Dopo gli anni della gioventù vissuti intensamente con le gen della sua città, decide di trascorrere un anno e mezzo nella cittadella dei Focolari a Fontem (Camerun), “perché avvertivo – spiega – che prima dell’Università ci voleva un’esperienza spirituale profonda che mi aiutasse a mettere basi solide alla mia vita”. Nella facoltà d’ingegneria è l’unica donna. “Nell’ultimo anno di studio – continua Patience – mi sono fidanzata con un giovane della mia regione e ci siamo sposati l’anno seguente. Dio non ci ha donato dei figli, ma non lo abbiamo vissuto come una mancanza perché ci siamo impegnati su tanti fronti al servizio della comunità: come un’attività nell’ambito dell’EdC ed una fondazione per le ragazze a rischio. All’improvviso mio marito, sportivo e sano, presenta dei problemi allo stomaco e dopo alcuni mesi muore a soli 55 anni”. Mentre, ormai vedova, svolge il suo ruolo di capo servizio per conto del Ministero dei Lavori Pubblici, il Governatore la vuole alla Segreteria della Commissione per gli affari pubblici. “Ho visto, però, che dopo qualche anno si era infiltrata la corruzione – racconta – perciò presento le dimissioni. Ma, contro ogni attesa, vengo promossa a Sottodirettore. Cerco di svolgere questo nuovo servizio fedele ai miei principi cristiani – continua Patience –, anche se non è facile”. “Un anno dopo, nel 2007, sono promossa come vice-direttore del Ministero dei Lavori Pubblici nella regione più ricca. È la prima volta che una donna svolge una tale funzione. Ben presto, però, cominciano le minacce. Alcuni colleghi si sentono con le mani legate, non possono più fare come prima… Cercano di farmi sbagliare, mi presentano dei lavori con dei bilanci errati. Sono costretta a rivedere a fondo ogni appalto prima di firmare la concessione. Ricevo alcune telefonate anonime. Un giorno, addirittura, 5 persone cercano di entrare nella mia casa a 15 km di Douala, mentre io sono in città. Il guardiano riesce a bloccarli. Vedo persone che s’aggirano nel mio cancello, sporgo denuncia alla polizia. Mi dicono di avvertirli di ogni mio spostamento. La vita diventa impossibile”.
Nel frattempo il Ministro, vedendo come Patience riesce a lavorare mettendo tutti insieme, vuole portarla al Ministero. Lei è stanca di lottare, ma “ho capito che dovevo ancora ‘dare la vita per la mia gente’ – confessa –. Ho accettato il ruolo di direttore per portare lo spirito evangelico in quell’ambiente così difficile, mantenendomi ferma contro l’illegalità. Sono andata avanti perché non avevo alcun interesse personale, era il mio contributo al bene del Paese. Ora, anche essendo ufficialmente in pensione, presiedo una commissione degli affari pubblici. Ho valutato centinaia di casi, evitando che venissero presi dei soldi in modo illegale”. “Di recente – continua – mi è stato chiesto di candidarmi come deputato”. Le minacce, però, si fanno più forti. “Il giorno dopo le nomine delle liste del mio partito, durante la notte, mi sveglio con una pistola puntata al collo…”. Nonostante la sua lista fosse ritenuta dai più la migliore, senza spiegazione è stata presa un’altra. “Mi sono messa comunque in moto per convincere tutti dell’importanza di andare a votare, casa dopo casa, creando un bel clima di famiglia a casa mia che, nel frattempo, era diventata il quartiere generale della campagna. Il giorno del voto un’altra minaccia: cinque militari armati arrivano a casa, mi cercano… ma non mi trovano. Ero stata, infatti, avvertita dalle autorità”. I risultati delle elezioni arriveranno fra alcuni giorni. È probabile che il suo partito vinca, ma Patience afferma che il suo obiettivo l’ha già raggiunto: lavorare per il bene del Paese, al di là dei risultati; e superando con la forza del Vangelo i timori e le minacce. Intervista raccolta il 12 ottobre 2013 presso il Centro internazionale delle Volontarie – Movimento dei Focolari, a Grottaferrata (Roma). (altro…)