Apr 21, 2013 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Dal 4 al 7 aprile, giovanissimi da varie isole delle Filippine, si sono riuniti a Tagaytay per un’avventura diversa dal solito. Hanno lasciato il confort delle loro case e preso le distanze dalla tecnologia, hanno affrontato la sfida di incontrare la diversità, e scelto di stare a contatto con la natura, mentre stringevano nuove amicizie da tutto il Paese. Col tema “L’altro da me… un altro me” hanno cercato di scoprire come vivere una giornata tutta guidata dall’amore. Durante l’attività di “ColoriAmo la città”, i giovani partecipanti al campo hanno svolto varie azioni sociali: visite negli orfanotrofi e nella prigione locale; trasferte in sperduti villaggi alla periferia di Tagaytay, dove hanno piantato un centinaio di nuovi alberi. Tutte occasioni per concretizzare il tema del campo, specialmente l’applicazione della frase del Vangelo: “Qualunque cosa avrete fatto al più piccolo dei miei fratelli, l’avrete fatto a me” (Mt. 25,40). Momenti che hanno lasciato un segno importante nei ragazzi, come ha commentato uno di loro dopo aver aiutato in un ospedale alcune persone con lesioni cerebrali: “Ho capito quanto troppo spesso dia per scontate cose che in realtà sono un privilegio e i doni che ho ricevuto”. E un altro, dopo aver passato alcune ore con alcuni bambini orfani: “Nel poco tempo trascorso con loro, ho sentito di essere diventato come un padre per un bambino senza genitori”. Chi invece ha visitato i detenuti della prigione di Tagaytay City, è stato toccato dalle loro testimonianze, sul cercare di risollevare le proprie vite spezzate. I detenuti hanno anche messo in guardia i ragazzi dal commettere grandi errori che mandano dritto in prigione, distruggendo la vita propria e di altre persone.
I ragazzi hanno partecipato anche a workshop di arte, teatro, danza, musica, giornalismo e sport. Hanno condiviso esperienze di vita, come quella della famiglia di Lito Bulan: di fronte a grandi difficoltà, come la malattia della moglie, ha affrontato la situazione con maggior amore e perseveranza, e così la figlia, che ha cercato di vivere “l’arte di amare”, dandosi da fare per mantenere intatta l’unità tra tutti. Lei ha raccontato che le prove nella vita servono da ‘filtro’ per un legame di amore in famiglia più forte e profondo. Durante il campo si è svolta una “Amazing Race” (corsa straordinaria): una gara per testare l’unità e la capacità di lavoro di squadra tra i 15 gruppi che si erano formati. Tra le 15 tappe, la più emozionante è stata la scivolata nel fango – una lezione sulla fiducia e il coraggio nella vita – e la corsa ad ostacoli, un vero e proprio test sulla perseveranza! L’ultimo giorno era dedicato alla preghiera, alla riflessione e al sacramento della riconciliazione. Un momento per ripensare ed integrare quanto appreso in questi 4 giorni avventurosi e significativi. Come in ogni youth camp (questo è il 5° anno consecutivo), è sempre difficile salutarsi, ma più forte è ripartire con la sfida di “amare il nostro prossimo e di colorare gli angoli bui delle nostre città”. Le pagine Facebook dei partecipanti nel giro di poco si sono riempite con foto e racconti che esprimono come questa sia stata “l’estate più indimenticabile” della loro vita! Adesso questi 300 giovani Filippini sono porti ad esportare l’esperienza vissuta allo Youth Camp nel loro ambiente quotidiano. (altro…)
Apr 20, 2013 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
LIVE STREAMING EVENT 1 maggio: http://live.focolare.org/uww2013/

Guarda il video del 1° maggio a Loppiano
È un richiamo esplicito al Genfest di Budapest “Let’s Bridge” dello scorso settembre il titolo che i giovani del Movimento dei Focolari hanno scelto per la Settimana Mondo Unito 2013. Evento centrale è il 1° maggio, con 4 punti forti di aggregazione: Gerusalemme, simbolo di pace; Loppiano, da sempre legata alla storia dei Giovani per un Mondo Unito; Mumbai, sulle vie del dialogo interreligioso; Budapest, la capitale che ha ospitato i 12mila giovani del Genfest. A rendere visibile questa rete mondiale già in atto, saranno i collegamenti live durante la giornata del 1° maggio, tra queste 4 città. Essere ponti, dunque, gettare ponti di fraternità sulla linea dello United World Project (Progetto Mondo unito) che proprio al Genfest ha mosso i suoi primi passi. In questi mesi in diversi punti del pianeta, molti giovani hanno proseguito il cammino, cogliendo la “fraternità in atto” nel vissuto proprio e circostante, intensificando attività ed iniziative per sensibilizzare la pubblica opinione nei propri paesi, contribuendo come cittadini attivi a realizzare una cultura di pace e dialogo, dove la diversità e multiculturalità siano benvenute. Come a Chicago, dove i Giovani per un Mondo Unito insieme all’associazione Mosque Cares si sono trovati al centro culturale Ephraim Bahar per preparare 150 pasti, ‘kit di sopravvivenza’ e una selezione di abiti per uomo/donna da distribuire ai senza tetto del quartiere. O come a Montevideo, dove una delegazione di Giovani per un Mondo Unito dell’Uruguay, insieme ad alcuni professionisti impegnati nel settore dell’educazione, è stata ricevuta da María Paz Echeverriarza, la responsabile per l’area educazione della Rappresentanza dell’Unesco presso i governi di Argentina, Uruguay e Paraguay. Un’occasione per presentare lo UWP e raccontare della rete esistente attorno all’opera sociale Nueva Vida, da dove – pur in un contesto di emarginazione – sono partite, con successo, piccole aziende. E ancora la “Settimana della buona volontà”, in Serbia: in un centro culturale alternativo i giovani hanno realizzato forum di attivismo sociale, proiezioni di film, azioni per aiutare persone in difficoltà, fra cui – oltre la raccolta di viveri – anche la donazione del sangue. La Settimana Mondo Unito sarà l’occasione per fare il punto della situazione, e numerose sono le attività che contemporaneamente si svolgeranno in quei giorni in varie zone del mondo. In Terra Santa 120 giovani, rappresentanti di molti Paesi saranno insieme dal 24 aprile al 2 maggio, con un fitto programma che va dal ‘Forum sulla fraternità universale’ all’Università di Betlemme con relatori musulmani e cristiani, all’incontro con il sindaco Vera Baboun; da una serata interreligiosa ad una escursione nel deserto, ai workshop di canto, musica, danza e percussioni con il Gen Rosso e il Gen Verde presenti in Terra Santa per l’occasione, che convergeranno, poi, in un concerto in programma il 29 aprile ad Haifa. Per finire, il 1° maggio, con un flashmob alla Porta di Giaffa (Gerusalemme), un punto dove si incrociano ebrei, cristiani e musulmani. Ma il progetto continua, e i passi successivi si muoveranno in Africa, e per l’esattezza a Nairobi, dove a maggio prenderà via il cantiere Sharing with Africa, nel corso della “scuola di inculturazione” sul valore della persona nelle tradizioni africane.
Altre notizie: Be the Bridge website (altro…)
Apr 19, 2013 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
«A scuola tanti miei compagni mi chiedono il temperino in prestito perché è un bel temperino che fa bene le punte alle matite. Io lo presto sempre, ma una mattina me lo avevano già chiesto tante volte e quando un mio compagno me lo ha chiesto di nuovo io ho risposto “NO!”, molto forte. Lui è tornato al suo posto un po’ triste e in quel momento mi sono ricordata: “Ma anche in lui c’è Gesù. Non posso dirgli di no!” L’ho richiamato e gli ho dato il mio temperino e gli ho fatto un bel sorriso. Ho visto che era contento, e anch’io ho sentito la gioia dentro. Una sera io, papà e mio fratello stavamo sul divano a vedere una partita di calcio. È entrata la mamma ed ha detto: “Ma nessuno pensa a me che sono tornata stanca dal lavoro e devo pure preparare la cena? Chi mi aiuta ad apparecchiare???”. Io volevo vedere la partita, ma ho pensato: ‘Anche nella mamma c’è Gesù da amare!’. Mi sono alzata e sono andata in cucina ad apparecchiare. Ho fatto felice la mamma e poi la nostra squadra ha vinto 4 a 0!!!». (E.M. 8 anni, Italia)
«A noi bambini piace collezionare e giocare con le carte dei Pokemon, di Yu-gi-oh e le figurine dei calciatori. Ce le portiamo sempre a scuola. Io ne ho 83 e alcune sono rare. Un giorno stavo tornando a casa con lo scuolabus e ho tirato fuori le carte di Yu-gi-oh. Un bambino che è mio amico e si chiama Lorenzo, mi ha chiesto se potevo regalargli una carta fortissima che si chiama falena brancoacciaio. All’inizio non volevo perché ci tenevo molto a quella carta, ma poi per fare un atto d’amore gliela ho regalata e lui era molto contento». (V.F. – 8 anni, Italia) «Un giorno sono tornato dalla piscina ed ero stanco. La mamma mi ha chiesto di mettere in ordine la mia stanza e a me non andava perché volevo riposarmi. Poi ho pensato che anche nella mamma c’è Gesù. Sono andato a sistemare e poi avevo nel cuore tanta gioia e non mi sono nemmeno stancato di più». (L.A. – 7 anni, Italia) (altro…)
Apr 18, 2013 | Centro internazionale, Chiesa, Spiritualità
In questo primo scorcio di pontificato di papa Bergoglio si possono trovare segni forti del profilo carismatico della Chiesa. Qual è la sua impressione? «Sottolineerei prima di tutto due parole: servizio e povertà. Papa Francesco ne ha parlato, ma ne ha dato soprattutto testimonianza con gesti e fatti: povertà per dire sobrietà di vita, maggiore condivisione dei beni con i più bisognosi, maggior tutela del creato messo da Dio a disposizione dell’uomo. Particolare poi è la sua capacità di creare occasioni di dialogo e di comunione sia con il popolo che incontra nelle udienze, tra cui gli ammalati e i bambini, che con i lavoratori dello Stato della Santa Sede che invita alle sue Messe mattutine. Questi e altri gesti esprimono l’attenzione di papa Francesco a privilegiare la valenza, per così dire, orizzontale della Chiesa che è quella carismatica. Tale dimensione è unita nella sua persona a quella più propriamente istituzionale, il che offre una visione più completa della Chiesa, contenente magistero e amore, relazioni gerarchiche e rapporti all’insegna della semplicità e della “tenerezza”. Sovente si è abituati a considerare l’aspetto gerarchico della Chiesa come si trattasse di una piramide, con un esagerato verticismo. Papa Francesco invece fa emergere la realtà della Chiesa-comunione, con un centro, certo, attorno a cui convergono tutti i doni che Dio le ha concesso attraverso i carismi». Il prossimo 18 maggio, vigilia di Pentecoste, papa Francesco incontrerà i Movimenti e le associazioni laicali in piazza S. Pietro, nel quadro delle manifestazioni dell’Anno della Fede. Come vi state preparando? Cosa vi aspettate da questo appuntamento?

Maria Voce
«Più che aspettarci qualche cosa vorremmo poter offrire. Ci interessa che il Papa senta di avere davanti migliaia di persone con l’unico anelito di testimoniare la vitalità della fede, la ricchezza dei doni di Dio, la capacità di rispondere alle sfide più importanti del momento presente tramite i diversi carismi che movimenti e associazioni portano in sé. Come Movimento dei Focolari, in particolare, desidereremmo che il Papa sentisse la nostra completa disponibilità ad essere strumenti di unità fra le diverse componenti della Chiesa, cominciando tra i figli dei carismi antichi e nuovi a servizio di una Chiesa-comunione che è quella che l’umanità oggi aspetta di vedere». Fonte: Servizio Informazione Focolari (altro…)
Apr 17, 2013 | Chiara Lubich, Focolari nel Mondo
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Apr 17, 2013 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Il giovane pakistano raggiunto da una pallottola vagante durante gli scontri a Karachi. “Andate avanti, decisi più che mai a vivere con radicalità il nostro grande Ideale, per offrire alla società che vi circonda l’amore che splende nei vostri cuori e che anche Muneeb avrebbe voluto donare a molti. Lui dal cielo continuerà senz’altro a vivere e a lavorare con voi e con tutto il Movimento per costruire, giorno dopo giorno, un popolo nuovo, unito, pacifico, solidale”. Con queste parole la presidente Maria Voce, incoraggiava i gen (giovani dei Focolari) del Pakistan a proseguire la corsa di Muneeb Sohail che il 17 gennaio scorso, mentre tornava da una lezione di inglese insieme ad un altro gen, è stato colpito a morte da una pallottola durante i gravi e violenti scontri, purtroppo frequenti a Karachi, metropoli del sud del Paese. Avrebbe compiuto vent’anni il prossimo maggio, Muneeb, che in famiglia aveva cominciato fin da piccolo a vivere ed apprezzare la spiritualità dell’unità. Aveva perduto il papà quando era ancora bambino, e, più grande, si prendeva cura lui stesso di trasmettere a giovani, ma anche a bambini più piccoli lo stile di vita che aveva scoperto. Per “approfondirlo e comprenderlo meglio” – diceva – era andato ad abitare, nella primavera del 2012 insieme ad altri gen, nei quali ha lasciato una traccia indelebile. Dicono di lui: “per me è stato un angelo, mi ha insegnato a vivere con Dio. Era un vero amico per noi ragazzi”; “quando l’ho incontrato per la prima volta subito ha condiviso con me le sue esperienze e la sua vita, e non perdeva occasione di amare concretamente”. Lo scorso 7 ottobre – un mese dopo la grande manifestazione internazionale a Budapest– nonostante le gravi tensioni che si respirano in città, si svolge anche a Karachi il Genfest, e Muneeb partecipa in prima persona alla preparazione ed al programma, aderendo e diffondendo l’ideale del Mondo Unito. Il 17 gennaio, salutando la mamma, Muneeb le dice: “Sono felice di dare la mia vita a Gesù”. Ora il testimone passa a tutti i gen del mondo, a tutti coloro che sostengono l’United World Project – UWP (Progetto Mondo Unito), e a chiunque si senta chiamato a costruire ponti di pace e fraternità ovunque (altro…)
Apr 17, 2013 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità

Joanna
A due giorni dall’esplosione delle bombe vicino al traguardo della Maratona di Boston, la città è ancora traumatizzata, in parte paralizzata. Gli abitanti, sebbene scossi e distrutti dalla violenza, vogliono reagire alla paura: “Decidiamo noi quando terminare la maratona”, afferma Joanna, 19 anni, studente in un college di Boston. Hanno organizzato un evento per venerdì sera: marciare per le ultime5 miglia della maratona, sul luogo dove la polizia li ha costretti a fermarsi. La marcia vuole essere un segno contro la rassegnazione, un segno di speranza per mostrare al mondo che nella città di Boston il bene supera il male. Joanna era lì a fare il tifo per gli amici che correvano: era a 5 miglia dal traguardo. “All’improvviso c’è stato un caos, poliziotti che correvano dappertutto dicendo alle persone che la gara era finita”. Joanna era spaventata e nessuno sapeva spiegare cosa fosse successo, anche i cellulari non funzionavano. Si è sparsa la voce delle due esplosioni, poi ha sentito due poliziotti parlare di attentato: “Mi sono resa conto che i miei amici erano proprio lì in mezzo, e mi chiedevo se stessero bene”. Sentendosi senza difese, è entrata in un bar, dove poco dopo è arrivato uno degli amici che partecipavano alla maratona. “Gli ho comprato qualcosa da mangiare e mi sono messa ad ascoltarlo”. Nel compiere questi semplici atti d’amore, si è resa conto che non si può rimanere nella paura che ci paralizza.
Tutti i suoi amici stanno bene, anche se una ragazza era molto vicina alle bombe: “Purtroppo molte famiglie e tanti altri studenti, non possono dire lo stesso. Prego per loro”. Ogni sera Joanna va alla Messa delle 10 e questa volta ha invitato tutti i suoi amici ad andare con lei. Con sua sorpresa c’erano tutti. La messa, frequentata di solito da pochissima gente, era piena di persone: non c’erano solo cristiani, ma molti che hanno sentito il bisogno di pregare. Oltre 12mila persone hanno già aderito alla marcia di venerdì. Joanna, nonostante la sofferenza e la strana atmosfera che si respira, è sicura: “Dobbiamo mostrare al mondo che l’amore è più forte. Credere ancora di più nella possibilità di un mondo unito, e fare la nostra piccola parte”. A cura di Susanne Janssen (Living City Magazine, NY – USA) (altro…)
Apr 17, 2013 | Centro internazionale, Spiritualità
«Ci è offerto un criterio molto semplice per giudicare se noi siamo a posto con Dio. Noi siamo a posto con Dio se siamo a posto con l’uomo. Amiamo l’Uno in cielo se amiamo l’altro in terra. Si può dire che il fratello ci è stato dato perché ci ricordi, per similitudine, Dio. Io non vorrei essere calunniato, affamato, tenuto senza casa, senza lavoro, senza gioie… e così, per quanto è in mio potere, io devo adoperarmi affinché anche gli altri siano onorati, sfamati, alloggiati, impiegati e riempiti di consolazioni. Allora si stabilisce una sorta di eguaglianza, e cioè come io tratto il fratello, Dio tratta me; come il fratello tratta me, Dio tratta lui. Si direbbe che Dio sia il primo a praticare il precetto cardinale del Vangelo: «Ama il prossimo tuo come te stesso», e ci ami da Dio, cioè infinitamente. Difatti spinge tale amore sino a volerci uno con lui, a farci partecipi della sua natura. Non si è fatto per questo egli partecipe della nostra? E questa è un mettersi al nostro rango per consentirci una convivenza con lui. L’individualismo, col richiudere e tumefare il proprio Io nel guscio dell’esclusivismo personale, soffoca l’anima, e mancando la circolazione il calore si estingue. E l’anima patisce il freddo, muore di gelo. Basta però che uno si metta ad amare un fratello, perché nel riscaldar lo spirito di lui riscaldi il proprio. Un monito abituale che ci viene volto, sta nell’esortazione o nel divieto a non frequentar questi o quelli… Tuttavia Gesù parlava proprio con la samaritana, con scandalo dei suoi. E voleva che si lasciassero le 99 pecore docili per ricercare proprio la centesima indocile. Avvicinando il fratello, io contraggo una responsabilità per il suo stesso destino eterno e quindi anche per il mio, data la solidarietà che sottostà ai nostri rapporti. Quante volte il peccato del fratello, in minore o maggiore misura, è anche peccato nostro, frana operata dal nostro mancato amore. Quante volte il criminale è spesso un individuo a cui è mancato l’amore, sì che il Crocifisso, sopra la testa dei giudici in tribunale potrebbe ripetere: «Chi è puro scagli la prima pietra!». Quanti fratelli son perduti perché sono stati da noi abbandonati!». Igino Giordani, Il Fratello, Città Nuova, 2011, ( Figlie della Chiesa, 1954). (altro…)
Apr 16, 2013 | Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
“Abbiamo una chance… possiamo parlare di temi comuni della teologia cristiana”. Esorta così il prof. Stanciu, decano di Teologia Ortodossa dell’Università di Babes-Bolyai, a puntare su ciò che unisce piuttosto che su ciò che divide: “Tutti sappiamo che c’è bisogno di amore e non ci sono elementi di discordia quando si parla dell’amore. Perché non approfittare di questa chance?”. Nella sede della facoltà, in un clima di armonia di pensiero e di vita si è svolto questo secondo incontro il 6 aprile scorso con il titolo: “Chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui” (1Gv 4,16).
Si sono alternati ortodossi e cattolici con discorsi di tenore accademico ed esperienze di vita, in un’atmosfera di fecondità intellettuale e spirituale, frutto dell’intenzione condivisa da tutti di vivere questo momento alla luce delle parole di Gesù: “Dove due o più sono uniti nel mio nome, ivi sono io in mezzo ad essi” (Mt 18,20). “Dai discorsi mi è sembrato che tra i relatori sia stato proprio non solo un dialogo dei concetti, ma anche dei cuori – commenta una professoressa ortodossa – non si è solo parlato, ma si è vissuto”. Il rapporto amichevole e fruttuoso tra alcuni cattolici e ortodossi va avanti, infatti, da parecchi anni.

ll vescovo Vasile
Il convegno, iniziato con il saluto rivolto dal Metropolita di Cluj Andrei ai circa settanta partecipanti, si è concluso con l’intervento del Vescovo Vasile, vicario del Metropolita. Questi ha voluto paragonare la nascita dei Focolari all’attività di San Basilio o al messaggio di Assisi “perché nei momenti difficili che attraversava il mondo – ha affermato – hanno saputo dare testimonianza del tutto eccezionale di Cristo coalizzando le forze con le quali portavano avanti la società, mettendo in moto tutte le energie della Chiesa perché essa rispecchi quel dover essere per il quale Cristo l’ha fondata”. Ha auspicato inoltre che questi incontri di reciproco arricchimento, conoscenza e scambio fruttuoso, possano continuare e ripetersi regolarmente. A sancire l’importanza dell’evento la radio della Metropolia ha dedicato un programma con varie interviste. (altro…)
Apr 15, 2013 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Focolari nel Mondo
«Il Santo Padre desidera far pervenire all’intero Movimento dei Focolari l’espressione del suo profondo cordoglio» – si apre così l’omaggio a Oreste Basso, nella celebrazione del suo funerale, il 15 aprile 2013. È il messaggio a firma del segretario di Stato, card. Bertone, letto da Maria Voce, in cui si ricorda inoltre «il generoso servizio ecclesiale di così zelante sacerdote, che seppe prodigarsi nell’annuncio gioioso del Vangelo e nella solerte testimonianza della carità». Il Card. Bertone – che ha avuto modo di conoscere personalmente Oreste Basso nel momento in cui si studiavano alcuni passaggi degli Statuti del Movimento dei Focolari – Opera di Maria – ha voluto aggiungere la sua partecipazione personale a questo momento con una sua lettera alla Presidente dei Focolari: «Mi ha colpito l’ascolto sincero dei consigli e la totale disponibilità alla collaborazione. Con lui ho sperimentato una grande fraternità, e nel tempo, anche senza incontrarci è rimasto in me un sentimento di amicizia. Ho percepito la delicatezza della sua anima di sacerdote fratello, nel movimento, senza autoritarismo, e mi è stato di esempio». «Ho apprezzato la sua chiarezza di idee e la radicalità come testimone del vangelo» scrive il Card. Rylko presidente del Pontificio Consiglio per i laici, che lo definisce «fedele ed indefesso collaboratore di Chiara Lubich»; «oltre all’amabilità del tratto – continua – traspariva il suo essere sacerdote secondo il cuore di Gesù e testimoniava quanto il carisma del movimento possa far fiorire la grazia del sacramento dell’Ordine». A dar voce alla storia di Oreste è Marco Tecilla, primo focolarino e suo compagno di viaggio per lunghi anni, fino agli ultimi istanti della sua vita. “Una breve presentazione – precisa – perché la sua vita è molto ampia”.
Oreste Basso, tra i più stretti collaboratori di Chiara Lubich fin dagli anni ‘50, che è serenamente spirato all’età di 91 anni nella notte fra sabato e domenica 14 aprile, si può definire un “gigante” dei Focolari. Nella sua lunga vita ha ricoperto funzioni di grande responsabilità nel governo del Movimento, diventando testimone eloquente del carisma dell’unità. Ordinato sacerdote nel 1981, considerava il ministero come servizio e chiamata ad un amore più grande. Fu eletto Copresidente del Movimento nel 1996, e ha esercitato, fra l’altro, un ruolo fondamentale al momento della morte della fondatrice (14 marzo 2008) e durante la successiva Assemblea generale (luglio 2008) che avrebbe eletto colei che doveva succedere a Chiara Lubich nella presidenza, un inedito assoluto per i Focolari. Nato a Firenze il 1° gennaio 1922, aveva conosciuto i Focolari nel 1949 a Milano, sentendo parlare Ginetta Calliari in una mensa universitaria, dove si trovava con gli amici, divenuti tutti in seguito focolarini: Piero Pasolini, Danilo Zanzucchi, Guglielmo Boselli, Giorgio Battisti. A Milano esercitava la professione di ingegnere e collaudatore di motori di locomotive in una grossa industria. In quegli anni difficili del dopoguerra la spiritualità e la vita del Movimento imperniata sul Vangelo sono state per lui la scoperta di una forza che, con altre, avrebbe ridato al mondo pace, progresso, speranza. Nel 1951 costituì insieme ad altri amici il primo focolare maschile del capoluogo lombardo. Dalla fine degli anni ’50 Chiara Lubich lo chiamò al Centro del Movimento, nei Castelli Romani, dove ha svolto le sue funzioni in uno spirito di servizio, facendo sperimentare a chi lo incontrava il senso profondo della famiglia.
Dal mondo intero stanno giungendo al Centro dei Focolari messaggi di partecipazione e di profonda gratitudine per l’infaticabile lavoro svolto da Oreste Bassoal servizio della Chiesa, nel Movimento, e per la sua vita limpidamente evangelica. Fra questi, c’è chi ha parlato di “santità con un senso di humour”, ricordando questa sua particolare dote. Le ultime parole di Oreste rivelano il profondo rapporto con Maria, che ha caratterizzato la sua vita: «Bello, meraviglioso, stupendo, il Paradiso. C’è la Madonna…dobbiamo pregare, dobbiamo aiutare soprattutto i poveri e i più deboli, sono quelli che hanno più bisogno di misericordia». «A Chiara – conclude Marco Tecilla – chiedevamo sempre una frase del Vangelo, come accompagnamento della nostra vita, e Chiara propose a Oreste: “Siate miei imitatori, come anch’io lo sono di Cristo” (1 Cor 11, 1). Adesso che la sua vita è compiuta, ci sembra che questa parola Oreste la lasci a ciascuno di noi». (altro…)