Movimento dei Focolari

Giugno 2010

ascolta l'audio della Parola di vita

Leggendo questa Parola di Gesù vengono in rilievo due tipi di vita: la vita terrena che si costruisce in questo mondo, e la vita soprannaturale data da Dio, attraverso Gesù, vita che non finisce con la morte e che nessuno può togliere.
Di fronte all'esistenza, allora, si possono avere due atteggiamenti: o attaccarsi alla vita terrena, considerandola come l'unico bene, e saremo  portati a pensare a noi stessi, alle nostre cose, alle creature; ci chiuderemo nel nostro guscio, affermando solo il proprio io, e troveremo come conclusione alla fine, inevitabilmente, solo la morte. Oppure, diversamente, credendo che abbiamo ricevuto da Dio un'esistenza ben più profonda e autentica, avremo il coraggio di vivere in modo da meritare questo dono fino al punto di saper sacrificare la nostra vita terrena per l'altra.

"Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà"

Quando Gesù ha detto queste parole pensava al martirio. Noi, come ogni cristiano, dobbiamo essere pronti, per seguire il Maestro e rimanere fedeli al Vangelo, a perdere la nostra vita, morendo – se necessario – anche di morte violenta, e con la grazia di Dio ci sarà data con ciò la vera vita. Gesù per primo ha "perso la sua vita" e l'ha ottenuta glorificata. Egli ci ha preavvertito di non temere "quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima" .
Oggi ci dice:

"Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà"

Se leggi attentamente il Vangelo, vedrai che Gesù torna su questo concetto per ben sei volte. Ciò sta a dimostrare che importanza esso abbia e in quale considerazione Gesù lo tenga.
Ma l'esortazione a perdere la propria vita non è per Gesù soltanto un invito a sostenere anche il martirio. E' una legge fondamentale della vita cristiana.
Occorre esser pronti a rinunciare a fare di se stessi l'ideale della vita, a rinunciare alla nostra indipendenza egoistica. Se vogliamo essere veri cristiani dobbiamo fare di Cristo il centro della nostra esistenza. E cosa Cristo vuole da noi? L'amore per gli altri. Se faremo nostro questo suo programma, avremo certamente perso noi stessi e trovato la vita.
E questo non vivere per sé, non è certamente, come qualcuno può pensare, un atteggiamento rinunciatario e passivo. L'impegno del cristiano è sempre assai grande e il suo senso di responsabilità è totale.

"Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà"

Fin da questa terra si può fare l'esperienza che nel dono di se stessi, nell'amore vissuto, cresce in noi la vita. Quando avremo speso la nostra giornata al servizio degli altri, quando avremo saputo trasformare il lavoro quotidiano, magari monotono e duro, in un gesto d'amore, proveremo la gioia di sentirci più realizzati.

"Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà"

Seguendo i comandi di Gesù, che sono tutti imperniati sull'amore, dopo questa breve esistenza troveremo anche quella eterna.
Ricordiamo quale sarà il giudizio di Gesù nell'ultimo giorno. Egli dirà a quelli che stanno alla sua destra: "Venite, benedetti… perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare…; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito…" .
Per farci partecipi dell'esistenza che non passa, guarderà unicamente se avremo amato il prossimo e riterrà fatto a sé quanto abbiamo fatto ad esso.
Come vivremo allora questa Parola? Come perderemo sin da oggi la nostra vita per trovarla?
Preparandoci al grande e decisivo esame per il quale siamo nati.
Guardiamoci attorno e riempiamo la giornata di atti di amore. Cristo si presenta a noi nei nostri figli, nella moglie, nel marito, nei compagni di lavoro, di partito, di svago, ecc. Facciamo del bene a tutti. E non dimentichiamo quelli di cui veniamo a conoscenza ogni giorno sui giornali o attraverso amici o per mezzo della televisione… Facciamo per tutti qualcosa, secondo le nostre possibilità. E quando quelle ci sembrassero esaurite, potremo ancora pregare per loro. E' amore che vale.

Chiara Lubich

“Fazendas da Esperança”

Mai più violenza

Time-out, ore 12, in Thailandia. Un minuto di preghiera per la pace, per coloro che hanno perso la vita, per la amata nazione piombata in uno stato di guerriglia e fuoco che ha seminato morte, distruzione e paura. Vi si uniscono anche persone di altre religioni perché il bene della pace è un bene universale. Ecco cosa scrivono Elena Oum e Chun Boc Tay, Delegati per il Movimento dei Focolari in Thailandia: “La situazione attuale è di grandissima preoccupazione per tutti noi. Continuiamo a credere nella preghiera potente e il nostro appuntamento del “time-out”, un momento di preghiera per la pace per la nostra amatissima nazione. Questo appuntamento è divenuto interreligioso e internazionale dato che tanti dei nostri cari amici di altre religioni si sono uniti a noi nel chiedere il dono della pace. Mentre preghiamo, i nostri pensieri vanno a quelli che hanno perso la vita e alle loro famiglie che soffrono, e a tutte le persone che soffrono in un modo o un altro per via delle circostanze attuali. Mentre preghiamo, chiediamo a Dio Onnipotente di dare luce e sapienza a quelli che hanno ruoli di responsabilità e influenza perché prendano decisioni giuste dettate dal bene comune. Niente più sacrificio di vita e nessuna violenza di qualsiasi tipo! Mentre preghiamo, vogliamo metterci nelle mani di Dio come strumenti del Suo amore in un modo concreto, anche l’atto d’amore più piccolo. Solo l’amore può lenire le piaghe e aiutare a superare i problemi di ogni genere, passati e futuri. Cosa possiamo fare di concreto? Amare tutti. Essere i primi ad amare. Ad esempio, visitare una famiglia che soffre per offrire il nostro sostegno materiale e spirituale. Fare atti d’amore dovunque siamo, per costruire “ponti”, per superare le divisioni. Perdonare e riconciliarsi. Tutte queste sono qualità dell’amore cristiano. Tutte le religioni portano lo stesso messaggio. Abbiamo la cosiddetta “Regola d’oro” in comune. “Fate agli altri ciò che volete che gli altri facciano a voi” e “Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”. Cerchiamo di fare in modo che la nostra nazione diventi nuovamente “la terra del sorriso”! Facciamo la nostra parte. Dio farà la sua. Nel Suo amore immenso, Lui trasformerà ogni sfortuna in un bene maggiore. Contribuiamo alla realizzazione della preghiera di Gesù: “Che tutti siano uno”. Siamo veramente fratelli e sorelle di una grande famiglia!”. (altro…)

“Fazendas da Esperança”

Insieme, con il Papa

“Insieme alle varie espressioni del laicato, vogliamo esprimere al Papa la nostra piena condivisione della sua passione, di quella Passio Christi, Passio hominis che si fa carico delle sofferenze, difficoltà e peccati della Chiesa e dell’umanità.
Vogliamo accogliere la sua voce che ci chiama ad un amore più grande, e, come membra vive di un unico corpo, vogliamo essere con Lui quella mano   che conduce ad una nuova vita, ad una nuova speranza.
Con la preghiera e l’impegno rinnovato a testimoniare nel quotidiano la forza rinnovatrice del Vangelo”
.

Con queste espressioni della sua presidente, Maria Voce, il Movimento dei Focolari aderisce all’iniziativa di preghiera con e per il Papa, promossa dalla Consulta Nazionale delle Aggregazioni Laicali (CNAL), alla quale sarà presente il presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco unitamente a vescovi e sacerdoti.

Domenica 16 maggio in piazza san Pietro, i Focolari saranno presenti con una significativa partecipazione.
L'appuntamento è alle ore 11 per un momento di riflessione e preghiera in preparazione al Regina Coeli con il Papa.
Prevista una liturgia della Parola intonata all’Ascensione (festività del giorno) e al mese di maggio, dedicato a Maria. 

comunicato stampa CNAL

note operative

“Fazendas da Esperança”

La cittadella immersa nel verde

A 35 kilometri da Parigi sorge l’incipiente cittadella dei Focolari in Francia, immersa nel verde, nel Parco d’Arny (Bruyères-le-Châtel). Una popolazione molto varia composta da poco più di un milione di persone, su un territorio rurale, ma dotato d’industrie di alta tecnologia. La presenza della cattedrale, di una grande moschea e un importante pagoda, danno l’idea delle diversità religiose degli abitanti. Mons. Dubost, vescovo del posto, aveva avuto l’occasione di incontrare personalmente Chiara Lubich a Roma durante il Sinodo; ora accoglie calorosamente Maria Voce e Giancarlo Faletti. Per il presule, la cittadella è una “chance” per la diocesi e si augura che si moltiplichino questi “luoghi di vita” che testimoniano l’amore di Dio. Si sottolinea l’importanza culturale della presenza sul territorio dell’Editrice Nouvelle Cité. La giornata prosegue con la visita, a Parigi, della magnifica cattedrale Notre Dame, centro spirituale della capitale. A sera, l’incontro con i giovani in un clima di famiglia. Piovono le domande: come vivere in una società dove il tempo diventa una cosa rara? Maria Voce risponde: “Avere la libertà di colui che si sa amato da Dio e agisce di conseguenza”. E, dopo sottolineando l’importanza del rispetto verso tutti, al di là delle proprie convinzioni, ha incoraggiato i giovani a vivere nella libertà di figli di Dio che spinge a osare e a rischiare, aperti sul futuro. La visita della “Cittadella”, in ogni suo particolare, si svolge il giorno dopo, 12 maggio. Dopo aver visitato il villaggio di Bruyères-le-Chatêl e ammirato la magnifica chiesa di St Didier del XI secolo, Maria Voce e Giancarlo iniziano il giro, con un caffè caldo, dalla così detta “casa del guardiano”, dove ci sono due appartamenti ristrutturati che permettono di accogliere persone di passaggio. Si continua dalla “grande casa”, che accoglie il focolare femminile e una famiglia che si è trasferita nella cittadella nascente. Si prosegue dai locali dell’Editrice Nouvelle Cité: la tipografia, la redazione, i locali dell’amministrazione e spedizione, ecc. Maria Voce parla benissimo il francese per cui il contatto diretto con gli impiegati è semplice e immediato. Alla conclusione della visita, la presidente dei Focolari afferma con forza la sua certezza: la “Cittadella d’Arny” deve essere una vetrina, un “expo” di Dio, non tanto per le costruzioni, ma per la testimonianza dell’amore reciproco che si vive, e che deve risplendere anche oltre la Francia. Al di là della giornata cupa, ora risplende un altro sole su Arny, in particolare per tutti quelli impegnati nel promettente progetto della cittadella nascente. (altro…)