Son adolescentes, forman parte del mismo grupo Gen 3. Comparten sus experiencias, anhelos, sueños como todo joven de esa edad. Una de ellas comenta: “Voy a empezar a militar en política, en una organización juvenil”. Continúa la conversación y cada vez se pone más caliente. Quien está a favor de esa organización juvenil y quienes están en contra. Un reflejo de la Argentina de hoy: dos posiciones enfrentadas e irreconciliables. Pero no se quedan en el “de eso mejor no hablar porque nos divide”. Deciden hacer un taller para entender más lo que es la fraternidad en política. Son 40 adolescentes los que se dieron cita para reflexionar sobre la fraternidad, la política y el diálogo. En primer lugar compartieron qué era la política para ellos: gobierno, presidente, propaganda, mentiras, corrupción, decisiones y, por medio de un juego de roles, respondieron a la siguiente pregunta: ¿Qué harían si se encuentran perdidos en una isla? A través de la puesta en común se observó como cada grupo se organizó en forma diversa, lo que a su vez podía compararse con las distintas formas de organización social. En un segundo momento trabajaron sobre los distintos conflictos, desde los suyos más cotidianos hasta reflexionar sobre como hacen los políticos para tomar decisiones. Al terminar este momento sonaban fuerte palabras como respeto, escucha, tolerancia, apertura, diálogo. Al terminar la actividad volvieron a reflexionar sobre la palabra política y encontraron que no les decía lo mismo que antes y que existe otro horizonte que muchas veces no se logra vislumbrar, fruto de las dísputas que escuchamos a diario en los medios de comunicación. Pero también pudieron conocer que existe otra cara de la medalla, la de muchos políticos, funcionarios y ciudadanos en distintos ángulos del planeta que deciden jugarse por la fraternidad y el bien común por sobre todas las cosas. Casi un juego, pero en cada uno se fortalece una visión distinta de la política, descubriendo valores como la tolerancia, la participación, el compromiso social, el escuchar al otro, como decía uno de ellos: “pudimos darnos cuenta que la política no es algo para mirar de lejos, ni para tenerle miedo, sino que tiene que ser otra herramienta para llegar a la fraternidad”. “¡Ahora a ponerlo en práctica!”, decía a modo de conclusión una chica.
La corsa verso il Cielo di una ragazza del ’68, di cui è in corso la causa di beatificazione, che ha trovato il segreto della felicità. Sedici anni. Di corsa. A perdifiato. Destinazione Paradiso. Maria Orsola Bussone è una ragazza piemontese del ’68 che ama la musica beat, si interessa alle prime manifestazioni studentesche, suona la chitarra e prende lezioni di canto. Un’adolescente come le altre, si direbbe, innamorata della natura, dello sport e della musica. Prende qualche cotta, annota i suoi pensieri sul diario personale, ha tanti amici e scrive lettere a quelli più cari. È la figlia semplice di un piccolo mondo antico che sembra prossimo a essere travolto dai venti della modernità. Ma la sua vita, apparentemente senza sussulti, nasconde invece un’anima straordinaria. Una fede genuina e cristallina. Insieme con altre amiche, sospinta da una spiritualità che le dà una marcia in più, inserita in una parrocchia che mette a frutto gli indirizzi del Concilio Vaticano II, “Mariolina” innesta la quarta e in poco tempo brucia rapidamente tutte le tappe. Su invito del parroco don Vincenzo Chiarle, nel 1968 partecipa ad uno dei primi congressi gen, la generazione nuova del Movimento dei Focolari. Lì Chiara Lubich presenta a quei giovani del ’68 un altro modello di rivoluzionario: quello di un uomo giusto che si è immolato per la libertà degli altri. Anche lui aveva un programma: “Che tutti siano uno”. Maria Orsola rimane affascinata, e questa scelta illumina tutta la sua vita. A sedici anni la sua corsa raggiunge il Cielo. Ma dietro di sé lascia una scia di luce. Un giorno aveva rivelato che avrebbe dato la sua vita pur di far scoprire ai giovani la bellezza di Dio.“E Dio la prese in parola”, disse a Torino, nel 1988, a migliaia di suoi coetanei papa Giovanni Paolo II, additandola quale esempio luminoso: “è una ragazza che ha accettato di fare della propria vita un dono, non un possesso egoistico”. “W la vita” era il suo motto.
Dal 2 ottobre 2004 le sue spoglie mortali riposano nella chiesa parrocchiale di San Secondo martire, in Vallo Torinese.
Nel 2007 è stata pubblicata la sua biografia, a firma di Gianni Bianco ed edita dall’editrice San Paolo: “Evviva la vita”. La corsa verso il Cielo di una ragazza del ’68”.«Mi è sembrata subito un’adolescente tremendamente attuale – scrive l’Autore -, che ha molto da dire ai ragazzi di oggi e che in alcuni aspetti ha anticipato le grandi idealità della generazione d’oggi, quella dell’impegno ecologista e del servizio civile volontario. Inoltre mi piaceva poter seguire da vicino la storia di questa ragazza semplice, che dalla prospettiva di Torino, dove il ’68 italiano nacque, osservava un mondo in rapido quanto burrascoso cambiamento. Soprattutto mi spingeva la possibilità di poterla raccontare, con un linguaggio fresco e – spero – coinvolgente, ai suoi coetanei d’oggi, ai teenager, accusati troppo spesso di aver perso ogni valore, e che adesso guardano a lei come ad un modello». Per saperne di più:Profilo biografico e spirituale di Maria Orsola Bussone(altro…)
6 settimane di preparazione, 34 attori protagonisti, e 250 spettatori. 36mila rupie raccolte, l’equivalente di ca. 500 €, non male se si pensa che la cifra consentirà a ca. 10 ragazzi della città di partecipare al programma di 5 giorni che si svolgerà a Mumbai. Il Movimento dei Focolari èpresente in India dal 1980. Oggi ci sono centri a Mumbai, Bangalore, Goa e New Delhi che promuovono varie attività: Mariapoli, incontri mensili per adulti, famiglie, e giovani. In diverse città –Vasai, Pune, Panjim, Margao, Vasco, Trichy – sono attivi gruppi di persone che aderiscono allo spirito dei Focolari. Quest’anno c’è una grande meta davanti: la Settimana Mondo Unito (SMU), appuntamento annuale dei Giovani per un Mondo Unito con l’obiettivo di rendere visibili i tanti passi che in varie parti del mondo si compiono nel cammino verso la fraternità.La SMU 2015 passa dall’India. Come l’anno scorso in Africa, attorno al concetto di Ubuntu, stavolta è il subcontinente culla di un’enorme varietà etnica e religiosa ad ospitare l’evento centrale della settimana a Mumbai, dal 27 aprile al 1° maggio, e la conclusione a Coimbatore, nel Tamil Nadu (sud dell’India), il 4 maggio. Già nel 2009 Coimbatore aveva ospitato il “Supercongresso Gen3”, con adolescenti da tutto il mondo, e con la collaborazione col movimento gandhiano Shanti Ashram. Si può immaginare il carico di lavoro per la preparazione di tutti i particolari. Per questo tutta la comunità dei Focolari sul posto ha deciso di rimboccarsi le maniche e sostenere i giovani nell’iniziativa. Una prima realizzazione è stata proprio il musical “Il ruscello nella foresta”, andato in scena il 22 febbraio scorso. Una storia scritta a partire dal messaggio di unità che i Gen4 (i bambini del Movimento dei Focolari) portano anche nelle loro canzoni. Ore di prove, con l’entusiasmo e l’impegno dei bambini, e con qualche inconveniente: il giorno prima del musical due di loro si sono ammalati con febbre alta e gli autori hanno dovuto cambiare il testo! «I miei figli sono strafelici! – spiega una mamma – Hanno fatto nuove amicizie e mi dicono che già hanno nostalgia delle prove. Gli mancano più che gli amici di scuola, perché, mi dicono, c’era una tale gioia di incontrarsi, diversa da quando incontrano i compagni di classe». «Anche se i bambini hanno talento, per cantare o ballare – racconta un’altra mamma – è bellissimo vedere questi talenti usati per una cosa così bella, con dei valori». भारत की ओर से आप सभी को बधाई (Bharat ki ora se aap sabhi ko badhai)A tutti un grandissimo saluto dall’India! https://vimeo.com/122305928 (altro…)
La tragedia dei profughi siriani in Libano e Giordania irrompe in una delle sale della Camera dei deputati attraverso le parole di Lara e George: schiette, semplici, fiduciose, come lo si è a vent’anni. La guerra che dilania la vicina Siria ha i colori del dramma di chi perde figli, casa, amici e al contempo si colora degli atti di fede e di eroismo di chi cerca e crede nel perdono anche tra religioni e non solo tra uomini. Abraham invece ha con se il bagaglio di un Paese dilaniato dal narcotraffico e dai signori della morte: il Messico. Lui stesso si è visto puntare una pistola alla testa dalla polizia perché scambiato per spacciatore, al posto di uno vero che gli stava a fianco e che la miseria aveva spinto su questa strada. La celebrazione del settimo anniversario di Chiara Lubich ha i connotati dell’impegno e delle azioni nei luoghi di frontiera, vissuti politicamente dai giovani dei Focolari, che in oltre trecento si sono dati appuntamento a Roma, nei luoghi del governo del Paese per mostrare azioni di dialogo, di solidarietà, di pace che toccano l’Italia e trasversalmente il pianeta. La presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini, interpellata sul ruolo della politica nel sanare i conflitti e nel tutelare i diritti, ringrazia anzitutto per il coraggio di «accorciare le distanze tra istituzioni e cittadini e di far pace con il Palazzo, venendo ad abitarlo con questo incontro». Poi c’è l’analisi dei «virus attribuiti ai politici», tradimento del bene comune, razzismo, chiusura, demagogia che di fatto rispecchiano la società. La presidente però chiede di non cedere a chi vuole cambiare il dna del nostro popolo fatto di accoglienza e di solidarietà e sprona i giovani a mettersi «a disposizione della cosa pubblica con generosità, per influenzare le decisioni e le scelte fare così un servizio doveroso al Paese senza appiattirsi sulle contrapposizioni e sulla logica del nemico perché nei valori di Chiara Lubich c’è una visione di società e questa è politica, questo è non tirarsi fuori».Il dialogo che segue apre spaccati sulle ferite del nostro tempo: il rapporto con il mondo musulmano, le guerre e le epidemie africane, le calamità naturali del sudest asiatico. Pasquale Ferrara, a proposito del rapporto con l’Islam, con le fedi, con la diversità ribadisce che «il dialogo non è l’arma dei deboli, ma progetti di azioni comuni che non sono belle iniziative ma operazioni che sanno costruire le fondamenta dello spazio pubblico, da cui il dialogo non può non proiettarsi. Dialogo diventa pensiero e progetto di futuro in cui mettere in gioco il positivo delle proprie identità». L’economista Luigino Bruni a proposito delle enormi disparità sociali invita i giovani «a studiare molto e ad imparare bene un mestiere, per non fermarsi agli effetti della povertà o delle discriminazioni per individuare le cause e innescare il cambiamento, perché pochi e ben motivati posso davvero dare una svolta». E cita la campagna di Slotmob, partita da quattro persone e ora capace di cambiare la legge dello stato; ricorda la marcia del sale di Gandhi che portò all’indipendenza dell’India. Conclude ricordando che «la felicità più importante non è la nostra ma quella degli altri e quindi serve impegnarci con creatività a risolvere problemi e trovare i beni e mettersi insieme per fare cose nuove». Il senso comunitario dei progetti messi in atto dai giovani dei Focolari e monitorati dall’Osservatorio della fraternità previsto dallo United world project esplicita secondo Paolo Frizzi la «prospettiva antropologica e civile del carisma dell’unità capace di forgiare un’umanità nuova in grado di condividere azioni di vita a partire anche dalle differenze per costruire cose durature con l’orizzonte del mondo». Si conclude con un appello alla politica che impegna i parlamentari presenti a rispondere con i fatti alle richieste comuni dei giovani europei e non, sul commercio di armi, sull’istruzione e sulle diseguaglianze, sulla legalità, sulle crisi umanitarie del Mediterraneo e persino sul controllo democratico delle scelte politiche. “La fraternità in cammino”, titolo scelto per la manifestazione vuole passi concreti e comuni da politica e cittadini. La votazione unanime dei presenti lo ha confermato. di Maddalena Maltese fonte:Città Nuova online