Apr 14, 2012 | Centro internazionale, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Il carisma dell’unità in dialogo con la cultura contemporanea. E’ stato questo il tema di un nuovo appuntamento della presidente dei Focolari, Maria Voce, a Buenos Aires il 12 aprile. Durante i cinquant’anni di presenza del Movimento in queste terre, la vita dei suoi membri è penetrata nei più molteplici ambienti della cultura. In questo contesto Maria Voce ha preso la parola nella sala della Facoltà di Scienze Economiche dell’Università di Buenos Aires, gremita da oltre 300 persone. Citando Chiara Lubich, Voce ha ricordato che: “…le forti contraddizioni che segnano la nostra epoca, hanno bisogno di un punto di orientamento, altrettanto penetrante e incisivo, di categorie di pensiero e di azioni capaci di coinvolgere ogni persona, come pure i popoli, con i loro ordinamenti economici, sociali e politici. Esiste una idea universale.. che si sta rivelando in grado di sostenere il peso di questa sfida epocale: la fraternità universale”. “La proposta della fraternità – ha aggiunto – sta iniziando ad avere spessore scientifico. Questa proposta culturale è una nella sua origine e fonte: il carisma dell’unità, e plurale nella dinamica del ricevere ed essere accolta nei contesti più vari, in molteplici valori e nelle differenti applicazioni esistenziali, sociali”. Leggi tutto (altro…)
Apr 12, 2012 | Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Con l’incontro di ieri sera con un folto gruppo di appartenenti a varie comunità ebraiche dell’Argentina e dell’Uruguay è iniziata una serie di impegni che in questi giorni metteranno la presidente dei Focolari, Maria Voce, a contatto con varie espressioni del Movimento nel Cono Sud. L’appuntamento era presso la fastosa Sala Dorata del Palazzo San Martin, sede del Ministero degli Esteri argentino, dove le autorità della Segreteria di Culto hanno dato il benvenuto a Maria Voce. Il contesto farebbe pensare ad una riunione formale, ma immediatamente la lunga amicizia stabilita con vari membri della comunità ebraica in Argentina ha trasformato la serata in un momento di famiglia e di dialogo fraterno. Il sottosegretario, ambasciatore Juan Landaburu, ha concluso il suo saluto sottolineando come l’Argentina abbia fatto del dialogo interreligioso una vera e propria politica di Stato. È seguita una serie di interventi che hanno ripercorso le tappe dell’amicizia e del dialogo dei Focolari con membri di varie comunità ebraiche di queste terre. “Qui i tuoi fratelli ebrei si presentano davanti a te, con i nostri volti, le nostre storie, le nostre volontà”, ha esordito la rabbina Silvina Chemen. Paul Varsawsky, ha invece segnalato la necessità di ritrovarsi attorno al messaggio biblico ed ha accennato al ruolo che la “Regola d’oro” (‘non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te‘) assume per le tre grandi religioni monoteiste. Altri interventi hanno sottolineato l’importanza dei quattro simposi ebreo-cristiani celebrati in questi anni, l’ultimo dei quali si è svolto nell’agosto scorso proprio in Argentina; le Giornate per la Pace, che da dodici anni si tengono presso la Mariapoli Lia, a 250 km da Buenos Aires; la figura di Lia Brunet, una delle prime compagne di Chiara Lubich, che ha dato un forte impulso a questo dialogo dei Focolari. Un momento che varie volte è stato citato come essenziale nella storia di questa amicizia: la visita, nel 1998, di Chiara Lubich alla B’nai B’rith, in occasione del suo viaggio in Argentina, quando dopo aver acceso le candele della Menorah, invitò i presenti a formulare un patto di amore reciproco. Un paio di domande a Maria Voce le hanno dato occasione per approfondire alcuni temi. Come si andrà avanti nel Movimento senza Chiara e con Maria Voce? “Chiara era portatrice di una spiritualità collettiva e comunitaria… per viverla bisogna essere almeno in due, perche richiede un amore reciproco che va e che viene. Non mi sono sentita da sola nel succedere a Chiara, perché sentivo che tutto il Movimento era con me. Ed in questo impegno ci siete anche tutti voi e sento che insieme possiamo camminare lungo la strada che Chiara ha aperto”. Come possiamo evitare che il dialogo tra noi rimanga limitato all’ambito degli specialisti? “Bisogna guardare al prossimo che ho a fianco, come ad un fratello. Così inneschiamo una catena che non finisce. In questo modo possiamo arrivare a tutti e superare i pregiudizi e le difficoltà sorte nella storia. Aver ritrovato la possibilità di avere fiducia tra noi, abolire il sospetto, volerci bene sinceramente… questo ci aiuterà ad arrivare a tutta la società”. “Siamo parte della stessa famiglia perché siamo figli di Dio e dobbiamo arrivare a Lui, ma dobbiamo arrivarci uniti”, ha poi concluso tra gli applausi dei presenti. La riunione volge al termine. Insieme, abbracciati, si canta: “Hine ma tov umanaim, Shevet ajim gam iajad (quanto é bello e giocondo che i fratelli vivano insieme), tratta dal salmo 133. C’é poca voglia di congedarsi… come spesso succede tra fratelli. di Alberto Barlocci (altro…)
Apr 5, 2012 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
“Questa è Colombia, il mio popolo: nera, meticcia, india, quella che ti dà la mano, speranza del popolo Americano”, con le note di questa canzone tradizionale un gruppo festoso di giovani, bambini e adulti accompagnato da bombo e chitarra accoglie Giancarlo Faletti, copresidente del Movimento dei focolari. È la prima volta, da quando il Movimento è presente in Colombia, che riceve la visita del copresidente, mentre Maria Voce si trova in un altro paese dell’America Latina, il Guatemala. “Ma la sentiamo molto presente – dicono – e accogliendo Giancarlo ci pare di accogliere anche lei”. S
ono le 20:30 quando le porte automatiche dell’aeroporto “El Dorado” di Bogotá si aprono per far passare il copresidente e la comitiva che lo accompagna. E’ un momento di grande festa ed emozione per i membri della comunità dei Focolari della Colombia, ma anche per i tanti venuti per l’occasione dal Costarica, dal Panama, Venezuela, Perù ed Ecuador. Un sonoro battimani accompagnato dal grido all’unisono e in italiano “Benvenuti”, si estende agli occasionali passanti incuriositi da tanta effusività collettiva. La gioia aumenta ancora quando Giancarlo Faletti indossa la “ruana” bianca – indumento tipico colombiano – che lo aiuterà a coprirsi dal freddo di Bogotà. E’ il primo e breve saluto, che annuncia giorni importanti carichi di gioia. “Giancarlo ci ha salutato con un grande sorriso” – racconta uno dei presenti, mentre l’accompagnano verso la casa che l’ospiterà in questi giorni. “Ci ha lasciato in uno splendido clima di amore ed unità” – racconta un altro del gruppo degli anfitrioni. Un’atmosfera di gioia profonda che rimarrà per tutto il suo soggiorno in terra colombiana. (altro…)
Feb 3, 2012 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Come ha ricevuto questa notizia? Mi trovavo in vacanza in Uruguay quando mi hanno fatto sapere di questo nuovo incarico. Ero sorpresa, ma mi ha fatto molto piacere questo riconoscimento da parte del Santo Padre e del PCCS alla mia persona e a quanto rappresento; allo stesso tempo ho sentito dentro il cuore come una sfida dello Spirito Santo. La parola che mi è venuta spontanea: “servire”. Una parola che sembra fuori moda, ma che per me è stata di guida nella vita: servire gli altri, secondo la scuola di Gesù. Ora si tratta di servire la Chiesa e, attraverso di essa, la società. Le sue prime impressioni? Tre, o meglio, tre espressioni di gioia: la prima, la possibilità di poter dare il mio contributo in una dimensione di comunicazione in dialogo. Come diceva Paolo VI, il dialogo porta la Chiesa a vivere la sua vocazione, per offrire al mondo il suo messaggio di fraternità. Essa, come esprime l’Eclessiam Suam, diventa messaggio, colloquio. Rapporto di dialogo che Dio ci offre affinché possiamo capire quale rapporto dobbiamo cercare di stabilire e di promuovere con l’umanità. La seconda impressione: questo gruppo di consultori è composto da sacerdoti, religiosi, una religiosa, una laica e alcuni laici: la Chiesa nelle diverse vocazioni e i vari carismi. Una terza impressione: la gioia per la nomina e per la composizione interculturale del PCCS. Qual è la sua formazione e la sua esperienza nel campo della comunicazione sociale? Mi sono laureata in Comunicazione Sociale, Scienze sociali e Dottrina Sociale della Chiesa. Ho inteso sempre la comunicazione contestualizzata nelle scienze sociali. I miei primi studi: Magistero Pedagogico, a Montevideo, la mia città natale. Più tardi ho studiato Formazione in Comunicazione Popolare e Analista in Comunicazione Sociale presso l’Università del Salvador, in Argentina. Quindi, una Laurea in Sociologia all’Università Gregoriana a Roma, mentre facevo il Master in Dottrina Sociale della Chiesa all’Università Lateranense. Infine, sempre alla Gregoriana, ho conseguito il dottorato in Scienze sociali con specializzazione in comunicazione. Il mio lavoro si è svolto nel campo della comunicazione, non soltanto come teoria ma come pratica sociale, in quella costruzione reciproca fra teoria e prassi. Mi interessa l’accademia, la docenza, l’investigazione e anche la comunicazione popolare, alternativa e comunitaria. Qual è oggi la sua esperienza nel CELAM? Da sei anni partecipo come Consultrice in comunicazione, e come tale ero presente alla V Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano ad Aparecida (Brasile). Esperienze come quella mi hanno segnato profondamente, costatando di persona la dimensione della socialità sempre viva e costitutiva del popolo latinoamericano. La Chiesa in America Latina si fonda su quella dimensione di “società-ekklesía”. Ciò non l’esonera dalle grandi sfide come l’ingiustizia, le disuguaglianze sociali, la scelta preferenziale per i poveri; anzi, la spinge ad essere e ad agire “con l’altro”, in comunione. Il CELAM, sin dalla sua fondazione nel 1955, è nato con un forte impegno di dialogo e comunione permanenti con la Chiesa universale, proprio dal suo essere latinoamericano. Testimoniano quest’anelito le Conferenze Generali dell’Episcopato di Medellín, Puebla, Santo Domingo e Aparecida, che si sono svolte nello spirito del Concilio Vaticano II. Come gruppo della direzione del CELAM, ci siamo proposti di essere prima una comunità di Vita e di Comunione, consapevoli che solo così – discepoli e missionari -, possiamo offrire non soltanto la testimonianza del nostro fare, ma quella del nostro essere. Il Dipartimento di Comunicazione e Stampa è formato dal Presidente Mons. Adalberto Martínez Flores, Vescovo di San Pedro (Paraguay), e da altri cinque Vescovi (Repubblica Dominicana, Costa Rica, Brasile, Argentina e Perú), che rappresentano le varie regioni. Il principale obiettivo della nostra politica di comunicazione è quello di promuovere la collegialità episcopale, la comunione e la comunicazione fra le Conferenze Episcopali dell’America Latina e del Caraibi. Senza dimenticare altri fronti della nei quali il CELAM, assieme ad altre istituzioni, è fortemente impegnato. Credo che fare da Consulente del PCCS, in quanto membro del CELAM, possa aiutare a far da ponte, anche se c’è già una grande comunione fra queste due componenti della Chiesa. In che modo influisce nel suo agire la spiritualità di Chiara Lubich? Mi commuove ogni volta che devo dire cos’è per me la spiritualità che emana del Carisma dell’Unità. Lì si fonda la mia prima vocazione: condividere il “sogno” di Gesù: ‘Che tutti siano uno’. Amare e costruire l’unità con tutti, senza escludere nessuno, sapendo che quell’unità è molteplicità, unità nella diversità, capace di contenere gli opposti in una dinamica costruttiva e in armonia. Ho conosciuto la spiritualità dei Focolari negli anni settanta quando, come ogni giovane latinoamericana, cercavo un progetto di vita capace di trasformare la realtà. Nella spiritualità dell’unità ho trovato un Gesù vivo ed ho imparato ad incarnare il Vangelo. Sognavo in quegli anni ‘l’uomo nuovo latinoamericano’ e ho trovato in Gesù la risposta esistenziale e trasformatrice alle mie domande. E poi, vivere le sue parole assieme a tanti altri giovani, in una comunità aperta a tutti, mi ha dato la certezza che il Comandamento Nuovo di Gesù si può incarnare. E la presenza di Gesù fra le persone unite nel suo nome, promessa nel Vangelo, è una realtà visibile in grado di trasformare la società. In una parola, l’essere stata tra quei giovani che nel Cono Sud della nostra America Latina hanno potuto costruire la cittadella chiamata Mariapoli Lía , è stato per me un privilegio. Poi, col passare degli anni, quest’esperienza è continuata nelle diverse comunità del Movimento dove sono stata. Come adesso qui a Bogotá, insieme all’affabile popolo colombiano. Certamente non posso non accennare a qualcosa che considero chiave nell’esperienza che vivo nel CELAM e che adesso si apre in questo servizio al PCCS, ed è la testimonianza che ho dell’amore e della passione per la Chiesa della nostra fondatrice Chiara Lubich. La sua vita, la sua adesione alla Chiesa, la sua profezia che in qualche momento ha preceduto il Magistero – come ha detto Papa Beneditto XVI quando lei ci ha lasciato il 14 marzo 2008 –, ci ha portati sempre ad amare e costruire la Chiesa nella sua storia, nella tradizione patristica, nei suoi pastori, nei carismi di tutti i tempi che hanno abbellito il “giardino della Chiesa” – come lei amava dire –. È con questo patrimonio e passione per la Chiesa di Gesù che assumo questo servizio. (altro…)