Mag 6, 2013 | Centro internazionale, Chiesa, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Berlino – Tra i presenti di varie culture e religioni vi sono il Nunzio Apostolico, Mons. Jean-Claude Périsset, il vescovo ausiliare emerito di Berlino, Wolfgang Wieder, l’ambasciatrice della Repubblica Democratica del Congo, Clementina Shakembo Kamanga e Sona Eypper, presidente del Convento internazionale di Comunità Cristiane a Berlino. Con stralci di video e con alcune interviste sul palco gli organizzatori della serata danno una breve visione sull’impegno del Movimento dei Focolari sui vari fronti del dialogo: tra culture e religioni, in economia e in politica, tra le generazioni.
Nel suo intervento Maria Voce richiama alcune sfide importanti nella società attuale – in Europa e in tutto il mondo: bisogni materiali aggravati dalla crisi finanziaria, riserve di fronte alla crescente migrazione, tensioni sociali provocate dalla diversità culturali e la scarsa integrazione. «Abbiamo scoperto il dialogo come via maestra percorribile con speranza di successo per quanti vogliono contribuire a realizzare la fratellanza universale», spiega la presidente. «Il dialogo è uno stile di vita, una cultura nuova, che il Movimento può e vuole offrire agli uomini e alle donne di oggi». Se ogni persona si facesse guidare dalla coscienza di esser figlio o figlia di un unico Padre e di conseguenza fratelli tra loro, allora ci sarebbe la chance per arrivare ad un vero «dialogo tra persone, non tra ideologie o sistemi di pensiero», uno scambio cioè caratterizzato dalla misericordia, la compassione e l’amore.
Nei media Maria Voce vede degli strumenti molto adatti per questo tipo di dialogo, purché i contatti non rimangano «brevi, effimeri, privi di senso, nello spazio esclusivamente virtuale». Si tratta invece di «trasformare i contatti in relazioni, cioè costruire reti di fraternità vera».
Al discorso segue un dialogo vivace e profondo con il pubblico: come fare, quando l’altro non ha nessun interesse a creare un rapporto fraterno? È giusto giudicare le reti sociali come strumenti superficiali nei rapporti personali? Maria Voce risponde in modo molto concreto, facendo esempi dalla sua vita ed invitando i presenti a fare sempre il primo passo. «Per me – così il bilancio del suo primo approccio alla capitale tedesca – Berlino è una città che mostra le piaghe della storia. Qui però sono stati anche abbattuti dei muri. E voi Berlinesi offrite queste piaghe ed invitate altri a condividerne i frutti». «Maria Voce non si ferma alla teoria – afferma il Nunzio Périsset, che aveva ricevuto la presidente dei Focolari la mattina dello stesso giorno -. Ci invita ad abbattere dei muri, a costruire dei ponti e a fare noi il primo passo. Ciò è importante anche nel mio lavoro da diplomatico. Dio redime il mondo in noi e attraverso noi. E ciò l’ho visto e vissuto stasera». Andrea Fleming
Intervento di Maria Voce (altro…)
Apr 27, 2013 | Centro internazionale, Cultura, Spiritualità
Davide fa parte dell’Azione cattolica, ha 24 anni e afferma che quella di Sophia è una delle scelte più giuste fatte nella sua vita. Come rappresentante degli studenti, presenta i suoi colleghi: attualmente sono circa 80 fra quelli che sono iscritti ai corsi di laurea specialistica e i dottorandi. Vanessa viene dal Libano. Conosce sin da piccola il Movimento dei Focolari, ma a un certo punto la ricerca della verità, del senso della vita, di Dio stesso, diviene in lei inquietudine profonda. Fidandosi della proposta di un amico focolarino decide di venire a Sophia, come l’ultima occasione per ritrovare quel Dio di cui dubita l’esistenza. Sophia si rivela un’esperienza esigente, ma capisce che non è da sola in questa ricerca. Con lei camminano altri studenti, ma cammina da sempre un’umanità che nei filosofi di ogni tempo ha espresso le stesse sue domande, le stesse sue esigenze. Emanuele, 24 anni di Genova, laureato in filosofia e adesso al secondo anno di Sophia, sperimenta quanto l’Istituto universitario dia a chiunque, a prescindere dall’appartenenza o meno al Movimento dei Focolari, la possibilità di accedere alle fondamenta del carisma dell’unità, partendo dal cuore di quell’esperienza particolare di luce che Chiara Lubich visse nel ’49, durante la quale ebbe da Dio le intuizioni fondamentali sull’Opera che sarebbe nata negli anni. “A Sophia – afferma – succede anche che la dimensione universale del carisma di Chiara venga compresa e spiegata da chi non fa parte del Movimento e questo colpisce pure chi ne fa parte”. Lorenzo si presenta definendosi uno studente anomalo. Ha 47 anni, un lavoro stabile e ha scoperto l’esistenza di Sophia perché invitato a intervenire in un dibattito economico nel quale si parlava anche di Economia di Comunione. Per chi, come quelli della sua generazione, si è formato sui testi di Adam Smith, la proposta nuova di un’economia “civile” è una di quelle che rimette tutto in discussione. E come è stato per lui, così pensa potrebbe essere per tante “persone che hanno già studiato o hanno un lavoro”.
Lia del Paraguay frequenta il secondo anno con indirizzo politico.Rivolge una domanda alla presidente dei Focolari, vice gran cancelliere dell’Istituto universitario, sulla particolarità dell’esperienza, fatta di studio e di vita. Maria Voce spiega: “Una difficoltà può essere vista come un ostacolo o come una sfida per fare un passo più avanti. La sfida in più della convivenza vi permette di testimoniare la fraternità universale, idea fondante del Movimento e di Sophia. Come si testimonia infatti la possibilità della comprensione reciproca, il superamento di visioni diverse se non se ne fa l’esperienza concreta? Venendo qui avete aderito ad un progetto diverso che vi ha affascinato, altrimenti avreste cercato un’altra cosa. Questo progetto ha la radice in una luce straordinaria, in un “sogno” che nella realtà diventa fatica quotidiana. Voi siete stati scelti per questo e state facendo un’esperienza importante, state provando la costruzione della fraternità: la fatica non vi deve spaventare, né si può rendere più facile l’esperienza, perché si tratta di qualcosa di molto grande”. Non sfugge a nessuno l’impegno richiesto e neanche alla presidente che conclude ammettendo: “Ci vuole l’apertura a credere di essere radicati in un sogno nato in Dio, trasmesso attraverso Chiara e che richiede la serietà di chi questo sogno deve farlo diventare realtà. È un impegno grande per anime grandi”. di Aurora Nicosia Foto galleria su Flickr (altro…)
Feb 4, 2013 | Centro internazionale, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Difficile immaginare un luogo più vivibile di Wellington. È vero, qui siamo in estate, il sole splende e la temperatura è ideale. È vero, Eolo in queste ore non soffia troppo impetuoso, nella città considerata la più ventosa al mondo, dopo Chicago. È vero, in questo weekend si svolge la Seven’s Cup, la maggior competizione di rugby a sette del Paese: la gente usa mascherarsi per l’occasione, per la gioia dei fotografi. Ma Wellington in ogni caso è veramente incantevole. Al Saint Mary’s College della capitale, appena sopra le cattedrali cattolica e anglicana, nel weekend del 2 e 3 febbraio si riunisce la comunità neozelandese dei Focolari, più di 200 persone provenienti dalle due principali isole che costituiscono il Paese, appartenenti sia alla maggioranza non indigena che alla minoranza maori, la popolazione locale per cui la è “Aotearoa” (la terra della lunga nuvola bianca). A differenza dell’Australia, dove la convivenza tra gli aborigeni e i non-indigeni presenta ancora gravi difficoltà, qui in Nuova Zelanda le relazioni interetniche sono molto meno problematiche, grazie agli sforzi congiunti delle autorità civili, religiose e culturali. Il Paese pare ormai un vero esempio di convivenza pacifica.
Non poteva essere che una karana, il popolare inno danzato maori, a salutare l’arrivo degli ospiti di Roma. Canti corali si alternano a potenti grida – di sfida e di accoglienza nello stesso tempo –, come in qualche modo abbiamo conosciuto dai massimi ambasciatori della Nuova Zelanda nel mondo, i favolosi All Blacks, la squadra di rugby più forte che esista sul pianeta. Un breve ma efficace percorso storico – fatto di immagini, suoni, danze e testimonianze – permette agli ospiti e ai locali di riprendere, valorizzare e capire meglio la vicenda di un popolo composito ma unito, che ha saputo, grazie anche e soprattutto alla presenza cristiana, avere una reale coesione sociale. Che ha permesso di vantarsi dell’invidiabile qualità di coloro che non hanno nemici e che sanno accogliere. Istruttivo, non c’è che dire. Soprattutto in un’epoca in cui l’immigrazione è all’ordine del giorno, anche qui, proveniente in primo luogo dai Paesi asiatici. Welcome home, benvenuti a casa canta la band che coniuga sonorità europee con ritmi e interpunzioni locali, in un mix suggestivo.
La ancor breve storia del “popolo nato dal Vangelo”, quello di Chiara Lubich, non poteva che cominciare con il Salmo: «Chiedilo, e ti darò in eredità tutte le nazioni, fino agli ultimi confini della Terra». Qui siamo esattamente agli antipodi di Trento, proprio agli ultimi confini… Una storia cominciata con un adulto olandese, Evert Tros, e con un giovane neozelandese, Terry Gunn, che avevano deciso di cominciare a vivere alla maniera evangelica, seguendo l’esempio della maestrina di Trento. Una storia proseguita più tardi con l’arrivo del focolare, accolto dall’arcivescovo Tom Williams, ora cardinale emerito di Wellington, che tra l’altro aveva conosciuto il carisma dell’unità a Roma, nel 1960, durante le Olimpiadi romane. Per raggiungere poi, in tempi diversi, tutte le principali città della nazione e anche tante zone rurali. È una comunità, quella dei Focolari locali, che appare uno spaccato fedele della società, sia per le diverse età presenti, sia per la composizione “sociologica”con maori e non-maori, ricchi e meno ricchi, immigrati recenti e meno recenti. Bill Murray è un elder, cioè un anziano della sua tribù, Ngati Apa. Con decisione afferma: «Dopo aver conosciuto il focolare ho cambiato non poco la mia vita e il mio modo di essere elder. L’amore di Gesù ormai è parte integrante del mio modo di fare. Ogni mio giudizio o decisione vengono sostenuti dall’amore che ho appreso da Chiara». Riconosce l’importanza dei Focolari per la Nuova Zelanda anche l’attuale arcivescovo di Wellington, mons. John Dew: «Nella secolarizzazione presente lo Spirito ha inviato alcuni carismi per rendere sempre nuovi i messaggi del Vangelo. Qui in Nuova Zelanda vedo che i Focolari hanno capito il popolo e le sue esigenze, e sanno operare con fantasia e coraggio». Alle comunità provenienti dalle città di tutta la Nuova Zelanda, praticamente dall’estremo Nord alle propaggini più meridionali del Paese, si rivolgono Maria Voce e Giancarlo Faletti. «I viaggi che ho fatto mi hanno permesso di conoscere le bellezze di tanti popoli. Figurarsi di voi, che vivete in un Paese così bello e ricco di umanità», ha esordito la presidente, suscitando l’applauso della sala. Anche qui emerge, come già era accaduto in Australia, la forte influenza della secolarizzazione e della multiculturalità. Sono domande esistenziali quelle che vengono poste dai giovani e giovanissimi, sull’esistenza di Dio, sulla salvezza portata da Gesù, sulla libertà che
l’uomo ha di peccare, sulla forza di cambiare sé stessi, su cosa si può fare per chi non ha una casa o un lavoro, sulle gravi piaghe innocenti della follia… Sono i figli delle famiglie cristiane che si pongono tali domande, ad evidenziare una nuova, vasta frontiera di evangelizzazione. Le riposte – «sono un cercare insieme, non affermazioni tutte fatte», precisa Maria Voce – indicano l’amore di Dio come risposta credibile e la via della condivisione, dell’unità, come metodo per riuscire a non fallire sotto al peso di tale domande. Altre domande vertono sulla non-credenza, sulle difficoltà nell’educazione alla fede. Maria Voce e Giancarlo Faletti cercano anche in questo caso di dar coraggio, di suggerire la forza dell’unità come risposta, come luogo dove trovare le risposte adeguate. E invitano tutti, anche chi non crede, a mettersi insieme per dare una testimonianza adeguata ai tempi e alle situazioni. Altra domanda impegnativa: «Dio è irrilevante nella vita della maggioranza della gente. Tendiamo perciò a non parlare di Dio. Sappiamo che per prima cosa bisogna amare i nostri prossimi, ma basta? Bisogna anche parlare?». Risponde Giancarlo Faletti: «Dobbiamo vedere Gesù in ognuno e quindi ognuno va amato come se parlassimo con Gesù. Questa è la base. Dopo che l’abbiamo fatto, sentiremo la necessità di parlare ad ognuno nel modo più adeguato per lui». Ma c’è di più: «Dobbiamo saper scegliere i comportamenti giusti, non facendo certe cose o addirittura lasciando certe situazioni. Poi bisogna in qualche modo spiegarsi. Dobbiamo vedere nella nostra vita un annuncio di Gesù e dell’amore di Dio». «Vedo nel Movimento, in qualche modo, la Chiesa così come dovrebbe essere. Come far sì, allora, che tutti sperimentino Gesù in mezzo (Mt 18,20)?», chiede un’aderente del Movimento. E Maria Voce: «Giovanni Paolo II ha detto qualcosa di simile: “Vedo in voi la Chiesa postconciliare”. Come far sì, allora, che tutta l’umanità esperimenti la presenza di Gesù in mezzo? Non sappiamo quando, ma accadrà, perché Gesù lo vuole avendo chiesto al Padre l’unità (Gv, 17,21). Ma ci chiede di aiutarlo a realizzare questo sogno. La nostra parte è quella di stabilire in mezzo all’umanità dei piccoli fuochi, di persone unite nel nome di Gesù. Magari solo due, ma insieme: in una scuola, in un ospedale, in un band, anche in un campo di cricket. Due persone sole, un piccolo fuoco. Ma tanti piccoli fuochi ad un certo punto si collegheranno con gli altri fuochi. E il fuoco diventerà sempre più grande, anche se non sappiamo molto spesso dove il fuoco ha già attaccato. È certo che Dio sta lavorando. E allora cooperiamo anche noi con lui, accendendo e tenendo accesi questi piccoli fuochi». Quest’oggi Wellington è il centro del “popolo nato dal Vangelo”, e non più l’ultimo confine della Terra. di Michele Zanzucchi, inviato (altro…)
Gen 31, 2013 | Centro internazionale, Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Sono il 26 per cento della popolazione, i cattolici in Australia. Compongono comunque la Chiesa più diffusa del mondo cristiano, che raggruppa più o meno la metà della presenza umana nel Paese più multiculturale del mondo. La conferenza episcopale è composta da 42 vescovi, guidata oggi dall’arcivescovo di Melbourne, Denis James Hart.
È indiscutibile come la Chiesa australiana stia attraversando un momento di grandi sfide: la crescente secolarizzazione («un vero challenge per la coscienza civile e religiosa del Paese», come dice il Vescovo Peter Elliott, ausiliare di Melbourne); il fenomeno migratorio che porta fedeli di altre religioni anche in Australia («la nostra Chiesa è più di ogni altra in cammino, perché è composta in massima parte da immigrati», dice il responsabile della pastorale per i migranti, padre Maurizio Pettena); le accuse rivolte alla Chiesa cattolica sugli abusi sessuali verso i minori («che ha tolto molta credibilità alla parola dei nostri pastori», come conferma Bob Dixon, responsabile del centro studi per la pastorale della Conferenza dei vescovi australiani); per l’insegnamento dell’etica sessuale che in particolare i giovani in gran parte non condividono («anche se c’è una forte sensibilità, anche nei non cattolici, per il pensiero cristiano sul corpo», spiega Matthew MacDonald, executive officer per l’ufficio dell’arcidiocesi di Melbourne per vita, matrimonio e famiglia)… In uno dei luoghi-simbolo della Chiesa locale, il Thomas Carr Center, accanto alla cattedrale neogotica di Melbourne, sono stati invitati alcuni vescovi amici del Movimento. Movimento assai apprezzato dai vescovi per la sua “marianità”, come mi spiega il vescovo di Sale, mons. Christofer Prowse, grazie alla conoscenza avuta nelle diocesi, ma anche nell’attuale meeting annuale dei vescovi australiani coi Movimenti ecclesiali. Mons. Prowse è colui che ha organizzato l’incontro. Racconta della sua conoscenza dei Focolari, ancora era seminarista, quando aveva apprezzato lo Spirito Santo che operava in Chiara Lubich: scherzosamente, ma non troppo, sostiene di essere stato colpito anche dalla «bellezza immacolata dei suoi capelli». Il fatto è che «qualcuno mi metteva la “Parola di Vita” sotto la porta… Poi ho conosciuto il Movimento e ho potuto apprezzarlo, anche per il carattere conciliare della sua presenza ecclesiale. I Focolari, senza mai imporre le loro intuizioni, mettono in atto una grande accoglienza, nel dialogo e dell’amicizia che conquistano i cuori». E conclude: «Ho fatto una straordinaria esperienza alla Mariapoli di Phillip Island, che mi ha molto aiutato e rafforzato nella fede. Lo Spirito Santo lavora dolcemente ma fermamente nel Movimento». In tutto sono presenti una dozzina di vescovi e sacerdoti, più alcune autorità del mondo cattolico, diversamente impegnati nelle diocesi, tra cui il vescovo anglicano Phillip Huggins, che dal 1990 conosce i Focolari, coi quali ha collaborato fattivamente per la Wcrp. L’arcivescovo di Bangkok, moderatore dei vescovi amici del Movimento, mons. Francesco Kriengsak, ha inviato un suo messaggio, sottolineando come «il carisma dell’unità sia un grande aiuto nel portare avanti la nuova evangelizzazione».
In un clima molto familiare, semplice come gli australiani sanno creare, il vescovo Prowse presenta Maria Voce con molto calore, in particolare per l’incontro avuto con lei all’ultimo sinodo di vescovi. La presidente che presenta quindi il pensiero del Movimento sulla nuova evangelizzazione a partire dalla recente esperienza come uditrice al Sinodo. Manifesta l’impegno a portare fuori dal Vaticano l’esperienza di Chiesa che è stata fatta al sinodo e che i documenti non possono certo raccontare pienamente. Un’esperienza in primo luogo di conversione: «La Chiesa ne è uscita più povera di gloria e di onori, dopo un periodo di umiliazioni, ma più ricca di Dio e quindi più potente. Il sinodo ha messo in luce in particolare le parole evangeliche che riguardano l’amore». E, a proposito del desiderio dei padri sinodali di portare il Vangelo fuori dalle chiese, ha detto: «Mi sembra che sia realizzato in tante parti del mondo anche dalle comunità del Movimento, soprattutto per la presenza di Gesù in mezzo ai suoi». Nel corso del dialogo, Mons. Elliott dice come la spiritualità dell’unità lo abbia molto aiutato, soprattutto all’inizio del suo ministero, e invita Maria Voce a parlare di Gesù abbandonato e di Gesù in mezzo. «Se non si sceglie Gesù abbandonato non si può avere Gesù in mezzo. Ma quando Gesù si rende presente, la gioia arriva e prende dimora tra i suoi amici», precisa la presidente. Un’altra domanda verte sull’esperienza della presidente ad Istanbul, «dove ho sperimentato l’accoglienza reciproca possibile coi musulmani». Poi si parla anche della diffusione attuale del Movimento, delle sue nuove frontiere dopo la morte della fondatrice. Infine, il copresidente Giancarlo Faletti, da parte sua, porta una riflessione sulla proposta che il Movimento offre ai sacerdoti e ai vescovi. di Michele Zanzucchi, inviato (altro…)
Gen 30, 2013 | Centro internazionale, Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Terra di nuova evangelizzazione, l’Australia? Non pochi lo credono, per diversi motivi: l’eccezionale multiculturalità del Paese, che continua con gli ultimi flussi d’immigrazione provenienti in particolare dai Paesi asiatici; la crisi della Chiesa cattolica, dovuta in primis ai recenti scandali sugli abusi sessuali sui minori; la straordinaria forza di persuasione del consumismo; la presenza di tanti giovani provenienti dal mondo intero, non solo figli delle famiglie locali; i numerosissimi matrimoni misti; la sfida ecumenica e quella interreligiosa… E si potrebbe continuare, senza lasciare perciò alcun dubbio sulla necessità, anche in queste terre, di un’evangelizzazione che sia al contempo e prima di tutto rievangelizzazione della propria vita cristiana. In occasione della visita in Oceania della presidente dei Focolari, Maria Voce, e del copresidente, Giancarlo Faletti, la comunità locale ha voluto interrogarsi pubblicamente sulle nuove frontiere dell’evangelizzazione in Australia, dando il proprio contributo. Innanzitutto offrendo “buone pratiche”: piccole-grandi testimonianze di vita ecclesiale, di lavoro negli uffici pubblici, di licenziamento, di impegno negli ospedali, di rifiuto del clientelismo, di insegnamento pur in condizioni sfavorevoli, nella vita di coppia e di famiglia… Semplice Vangelo vissuto, in una società dal carattere competitivo assai spinto, in cui spesso l’individualismo vince sull’altruismo e l’interesse corporativo sul bene comune.
Alla presenza di docenti e giornalisti, esponenti religiosi e professionisti, Maria Voce è intervenuta sottolineando i capisaldi dell’evangelizzazione “alla focolarina”: vivere il Vangelo, rievangelizzarsi costantemente, comunicarsi reciprocamente quanto tale vita evangelica provoca nella propria vita, trovare momenti più lunghi in cui sperimentare assieme la potenza dell’amore di Dio. Così facendo si riesce alla fine ad incidere anche in profondità in ambienti che a priori possono sembrare poco permeabili al Vangelo, dai parlamenti alle fabbriche, dai campi sportivi ai patronati. Un’evangelizzazione che esce dalle chiese, quindi. Un esempio convincente è stato quello proposto da Giancarlo Faletti sul caso di Roma, dove per iniziativa di Chiara Lubich, già nel 2000, dopo aver ricevuto la cittadinanza onoraria, venne avviata un’azione – denominata RomaAmor –, per una rivitalizzazione della vita urbana.
Non ha nascosto, Maria Voce, la paura che ha colto il movimento nel momento della morte della sua fondatrice. Ma i frutti dell’evangelizzazione, che non è altro quindi che Vangelo vissuto, hanno ben presto scacciato la paura, mostrando come lo spirito focolarino abbia ancora molto da dare alle società di oggi. Come ha potuto notare al recente sinodo sulla nuova evangelizzazione, in cui partecipava come uditrice, in cui numerosi vescovi le comunicavano loro stessi i frutti evangelici portati dal movimento. Tra i presenti, il prof. James Bowler, geologo, noto in Australia e nel mondo per aver scoperto i resti del più vecchio uomo e della più vecchia donna del continente, noti comeMungo lady e Mungo man. Sorpreso dall’ampia partecipazione, commenta: «Momento di grande spiritualità e di apertura. Il riconoscimento dell’altro è la giusta via per una vita sociale giusta e coerente». Mentre la professoressa Anne Hunt, decano della facoltà di teologia dell’Università cattolica di Melbourne, ha sottolineato «l’importanza per la nuova evangelizzazione della presenza di nuovi movimenti, che possono aprire orizzonti originali per la fede e per la Chiesa cattolica in campi altrimenti disertati, in particolare nelle professioni e nei media». Di Michele Zanzucchi Fonte: Città Nuova (altro…)