Apr 3, 2017 | Chiara Lubich, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Dopo lo storico incontro fra la Federazione Luterana Mondiale e la Chiesa cattolica il 31 ottobre scorso a Lund in Svezia, la ricorrenza dei 500 anni della Riforma suscita molteplici iniziative nel mondo intero. A promuovere l’incontro “L’unità in cammino”, lo scorso 18 marzo, è stata l’Associazione Cattolica per l’Ecumenismo Athanasios en Willibrord insieme al Movimento dei Focolari. Come data si è scelta la settimana dell’anniversario della dipartita di Chiara Lubich di cui è noto l’impegno per l’unità dei cristiani. Per l’occasione sono convenute alla cittadella dei Focolari a Marienkroon, Nieuwkuijk (100 km circa da Amsterdam), 380 persone tra cui i leader delle principali denominazioni cristiane. Un popolo in cammino, come stava a sottolineare pure il luogo dell’evento: una grande tenda bianca, affollata fino all’ultimo posto, con un’altra sala collegata. Per cinque ore, compresa la pausa pranzo, si sono susseguite riflessioni, testimonianze, canti e contributi artistici. Culmine dell’incontro un comune momento di Preghiera, sullo stile di quello a Lund. La grande affluenza, ma soprattutto l’atmosfera fraterna creatasi tra i presenti, compresi i capi delle Chiese, ha reso questo giorno una tappa storica, come ha affermato il direttore dell’Associazione Cattolica per l’Ecumenismo, Geert van Dartel. Allo stesso tempo è stata «una festa ecumenica», così uno dei partecipanti.
«L’unità nella diversità non è qualcosa che possiamo “fabbricare” noi, ma è dono di Dio», ha esordito il relatore principale del convegno, Hubertus Blaumeiser, esperto cattolico di Lutero e membro del Centro studi internazionale dei Focolari, la “Scuola Abbà”. Con uno sguardo all’agenda ecumenica dopo Lund, ha aggiunto, citando Chiara Lubich: «Lo spartito sta scritto in Cielo». A noi saperlo leggere. In ogni caso – ha proseguito –, da quando Gesù in croce ha dato la vita per tutti, l’unità ci è già donata. La nostra parte è rispondervi. Si spiega così il primo dei cinque “imperativi ecumenici” siglati a Lund che raccomanda di partire sempre dalla prospettiva dell’unità e non della separazione. Ma come far sì che quest’unità si concretizzi, in mezzo a situazioni non di rado difficili, dopo secoli di divisione? Mettendoci al seguito del Dio trinitario e di Gesù, noi tutti siamo chiamati a un esodo – ha detto Blaumeiser –, a uscire cioè da noi stessi e a imparare a «pensare e vivere partendo dall’altro», e ciò «non solo a livello di singole persone ma anche di Comunità di fede». In definitiva, l’ecumenismo è un percorso con Gesù: dalla morte alla risurrezione. «L’unità nasce là, dove abbiamo il coraggio di non fuggire le difficoltà, ma di entrare con Gesù nella ferita della separazione, accogliendoci l’un l’altro anche quando ciò può essere faticoso o doloroso». Occorre – affermano a questo proposito gli “imperativi ecumenici”– lasciarci cambiare dall’incontro con l’altro e quindi cercare la visibile unità e testimoniare insieme la forza del Vangelo. A rispondere a queste prospettive sono stati il vescovo Van den Hende (Presidente della Conferenza dei vescovi cattolici dell’Olanda), il dott. De Reuver (Segretario generale delle Chiese protestanti dei Paesi Bassi) e Peter Sleebos (già coordinatore nazionale delle Comunità Pentecostali). Commentando gli orientamenti esposti, nei loro interventi hanno espresso ulteriori stimoli ed elementi di riflessione, ciascuno a partire dalla propria tradizione. All’inizio del pomeriggio, testimonianze ecumeniche hanno fatto vedere in atto ciò che Chiara Lubich ha chiamato il “dialogo della vita”. Poi un forum con i relatori. «Questo sabato – ha commentato uno dei partecipanti – siamo stati in grado di “suonare” insieme note molto belle dello spartito che è in Cielo» . «Questo incontro – ha dichiarato il pastore René De Reuver ald un giornale cattolico – era molto speciale. Ho sperimentato la presenza di Cristo nell’entusiasmo, nella comunione e nella passione per l’unione con Lui. Non toglie le diversità ma ci porta ad arricchirci a vicenda». (altro…)
Apr 2, 2017 | Chiara Lubich, Spiritualità
Ad un gruppo di giovani riuniti nella cittadella di Loppiano in occasione di un corso di formazione, Chiara Lubich svela il segreto della sua lunga esperienza di dialogo: l’ascolto più sincero e profondo dell’altro, senza fretta, per poterlo conoscere ed apprezzare nella sua diversità culturale, è la strada che porta anche l’altro all’ascolto, ed è quindi base e premessa per un dialogo fecondo. http://vimeo.com/155014982&feature=player_embedded (altro…)
Mar 30, 2017 | Chiara Lubich, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Senza categoria
I GMU hanno ricevuto, lo scorso 18 marzo, il “Premio Chiara Lubich: Manfredonia città per la fratellanza universale” edizione 2017, promosso dall’Associazione Mondo Nuovo (Italia). Nella motivazione si legge: «Ai Giovani per un Mondo Unito, sparsi nei cinque continenti, di diverse etnie, nazionalità, culture, di varie denominazioni cristiane, di diverse religioni e di convinzioni non religiose, i quali rappresentano una testimonianza esemplare nel credere che il mondo unito sia possibile rendendo l’umanità sempre più una sola famiglia con le loro azioni sociali e culturali, nel rispetto dell’identità di ciascuno. In modo particolare, per l’impegno nel lavorare e diffondere il UNITED WORLD PROJECT». (altro…)
Mar 19, 2017 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Spiritualità
La fondatrice del Movimento dei Focolari si spegneva a Rocca di Papa il 14 marzo 2008, all’età di 88 anni, dopo una lunga malattia. Nel telegramma di cordoglio inviato per l’occasione, Papa Benedetto XVI riconosceva di lei “l’impegno costante per la comunione nella Chiesa, per il dialogo ecumenico e la fratellanza tra tutti i popoli”. Inoltre ringraziava il Signore “per la testimonianza della sua esistenza spesa nell’ascolto dei bisogni dell’uomo contemporaneo” ed esprimeva l’auspicio “che quanti l’hanno conosciuta ne seguano le orme mantenendone vivo il carisma”. Un carisma al cui centro c’è l’unità della famiglia umana. Un’utopia se non fosse basata sulla fede incrollabile nell’amore di Dio Padre per i suoi figli e nelle parole di Gesù: “Che tutti siano uno”. Un carisma che ha molto da dire, dunque al mondo di oggi, come conferma, al microfono di Adriana Masotti, Maria Voce, attuale presidente dei Focolari: R.– Esattamente. Anzi: io direi quasi di più oggi che al momento in cui Chiara lo annunciava, perché certamente allora c’era il disastro della guerra, senz’altro c’erano tanti dolori, ma non c’era questa disunità che sembra dilagare nel mondo in questo momento e che sembra richiamare proprio la necessità della vita di questo carisma di unità che Dio ha dato a Chiara. E quindi noi stiamo scoprendo sempre di più la sua attualità. D.– Una delle definizioni che è stata data di Chiara è quella di “donna del dialogo”, e di dialogo oggi si parla spesso, in diversi ambiti, ma poi non si fa o non si sa fare. Che cosa era il dialogo per Chiara e come il Movimento dei Focolari vive questa dimensione? R.– Il dialogo per Chiara era uno stile di vita, che significava incontrare ogni persona come un fratello. Quindi, Chiara non voleva fare il dialogo, Chiara voleva amare i fratelli e quindi andando incontro a ogni persona, lei apriva il suo animo e spontaneamente il fratello rispondeva con un’apertura altrettanto grande. Così incominciava il dialogo. E così è anche oggi per noi. Di fronte a chiunque, noi ci poniamo in questo atteggiamento, cerchiamo di essere all’altezza di Chiara nel porci in questo atteggiamento, nell’avere sempre quest’anima aperta, senza guardare a differenze e a distinzioni di nessun genere se non per riconoscervi la possibilità di un incontro che ci arricchisce, perché è un incontro con un fratello che ha un dono per noi, a qualunque etnia appartenga, a qualunque religione, a qualunque categoria sociale, a qualunque età. D.– Quindi è forte la convinzione da parte del Movimento che il dialogo sia lo strumento adatto per risolvere anche tanti conflitti di oggi? R.– Certamente! Non c’è un’altra possibilità. Perché? Perché il dialogo è amore. E se il dialogo è amore, può veramente cambiare la situazione del mondo, può far tornare la pace dove c’è la guerra. D.– All’inizio della sua esperienza spirituale, Chiara ha sentito forte il grido di dolore dell’umanità e ha deciso di caricarsi sulle proprie spalle questo dolore. In che modo oggi l’Opera che lei ha fondato si pone di fronte alle tante ferite che il mondo vive attualmente? R.– Vuole porsi con la stessa fiducia di Chiara, una fiducia basata proprio sul grido di Gesù abbandonato, perché Chiara in quel grido ha riconosciuto certamente il momento in cui il Figlio di Dio ha sofferto di più, però anche il momento in cui il Figlio di Dio ci ha amati di più. E proprio perché ci ha amati di più, in quel momento ha ricostituito l’unità rotta tra Dio e gli uomini e degli uomini tra di loro. Quindi non c’è un’altra strada per arrivare all’unità, se non passare per il dolore che però è sostanziato di amore perché è il dare la vita per gli altri. Quindi anche nel confronto con tutte le sofferenze del mondo di oggi, sia a livello personale sia a livello di società, di popoli, di nazioni, il Movimento cerca di riconoscere un volto di Lui, di riconoscere un Dio che è morto. Però un Dio che è anche risorto e che quindi può risorgere su tutti questi dolori. D.– E questo si traduce poi in tante iniziative , anche concrete … R.– Esattamente. Che cominciano, magari, da un semplice atto d’amore di una famiglia, che si è accorta che altre famiglie avevano la sua stessa sofferenza e che cerca di farsi carico della sofferenza del figlio handicappato creando una rete di solidarietà fra tutti, coinvolgendo altre famiglie, coinvolgendo il comune e rendendosi conto che incominciando ad amare in quel dolore il volto di Gesù abbandonato, si trasforma qualche cosa. E noi lo vediamo questo: nel territorio in cui siamo, nei territori di guerra dove i nostri cercano di amare gli amici come i nemici, nella condivisione dei beni che si fa tra tutte le famiglie senza guardare a quale etnia o a quale religione si appartiene … E lo vediamo continuamente in tanti rapporti che cambiano e che costruiscono veramente comunità nuove che si mettono in rete per estendersi sempre di più. Fonte: Radio Vaticana (altro…)
Mar 18, 2017 | Chiara Lubich, Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Da bambino sogna di fare il pilota, ma l’attrazione verso il sacerdozio lo accompagna fin dagli 11 anni. Nato il 17 maggio 1932 a Líšnice, provincia di Písek, nella Boemia del Sud, dal 1952 al 1953 fa l’operaio. Dal 1960, dopo la laurea, lavora come archivista ma presto abbandona l’attività per studiare teologia. Nel 1968 viene ordinato sacerdote. Agli inizi degli anni ‘60, durante un viaggio nell’allora DDR (Germania dell’Est), incontra a Erfurt alcuni laici e sacerdoti che vivono la spiritualità del Movimento dei Focolari. È colpito dalla presenza di Gesù fra questo gruppo di cristiani, presenza che Egli promette “quando due o più sono uniti nel mio nome” (cf Mt 18,20). Questa esperienza di comunione lo accompagnerà sempre. La sua opera pastorale a Ceské Budejovice infastidisce l’apparato statale comunista, che nel 1971 lo trasferisce nelle parrocchie della Selva Boema. Sette anni più tardi, a causa dell’ascendente che ha soprattutto sui giovani, gli viene ritirato anche il permesso di svolgere l’ufficio sacerdotale. «Ho perso la licenza, non posso più celebrare la Messa – spiega ai suoi parrocchiani –. Ho parlato e predicato della croce e mi sono raccomandato di portarla. Adesso è il momento per me di prenderla». Ridotto ufficialmente allo stato laicale, Chiara Lubich accoglie la sua richiesta di vivere nel focolare di Praga che si era aperto nell’81. Come lavoro fa il lavavetri per 10 anni. Più volte racconterà: «Non potevo predicare né distribuire i sacramenti pubblicamente, ma guardando la croce ho capito che il mio Sommo Sacerdote, Gesù, quando era sulla croce non riusciva quasi a parlare e aveva le mani inchiodate. Mi sono convinto: “Adesso sei vicino al tuo Sommo Sacerdote” e ho abbracciato Gesù Abbandonato. La spiritualità dei Focolari mi ha guidato in questa direzione. Ho capito la forza di cui parla Isaia 53: “L’uomo del dolore”. (…) Ho vissuto per lungo tempo in questa luce: tutto ciò che è brutto può servire alla mia edificazione. Ho compreso, senza esagerare, che questi dieci anni da lavavetri sono stati gli anni più benedetti della mia vita». È solito ripetere: «Ritengo un miracolo che Dio abbia diffuso la spiritualità dell’unità nel mondo socialista, dove tutto era sorvegliato. Lui conosce sempre i “varchi”».
Con la “Rivoluzione di velluto”, nel 1989 ridiviene parroco. Nel 1990 è nominato vescovo di Ceské Budejovice e l’anno successivo Arcivescovo di Praga. Dal 1992 al 2000 guida la Conferenza Episcopale Ceca e dal 1993 al 2001 diviene Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee. Il 26 novembre 1994 è creato cardinale. Dopo la morte del Vescovo Klaus Hemmerle nel gennaio del ‘94, iniziatore con Chiara Lubich della branca dei Vescovi amici del Movimento dei Focolari, la fondatrice invita l’Arcivescovo di Praga ad assumere il ruolo di moderatore. Succedere a mons. Hemmerle, grande teologo e figura carismatica, gli sembra impegnativo, ma Chiara Lubich lo rassicura: «Non tema, Eccellenza, Ella non sarà solo. Andrete avanti a corpo». Il cardinale svolge questo incarico per 18 anni, convocando e sostenendo numerosi incontri internazionali di Vescovi, cattolici e anche di varie Chiese, tenuti a Castel Gandolfo (Roma), Istanbul, Gerusalemme, Beirut, Augsburg, Wittenberg, Londra, Ginevra, El Cairo, per nominarne solo alcuni.
La partecipazione dei Vescovi all’Opera di Maria è di natura squisitamente spirituale, e non interferisce in alcun modo nei loro doveri di vescovi, come stabiliti dalla Chiesa. Essi riconoscono che la spiritualità dell’unità è «in profonda sintonia col Carisma episcopale, rafforza la collegialità effettiva ed affettiva e l’unità col Santo Padre e fra i Vescovi, e infine conduce ad attuare gli insegnamenti del Concilio Vaticano II sulla Chiesa–comunione». Così si legge nel regolamento della branca dei «Vescovi amici dell’Opera di Maria», riconosciuti come tali da Giovanni Paolo II ed approvati dal Pontificio Consiglio per i Laici con lettera del 14 febbraio 1998. Hanno espresso il loro apprezzamento per queste iniziative anche i capi di varie Chiese Cristiane. Telegramma di cordoglio di Papa Francesco Leggi anche: News.va Corriere della sera (altro…)
Mar 15, 2017 | Chiara Lubich, Famiglie, Focolari nel Mondo
«La vita matrimoniale è come una barca – commenta una famiglia del Perù –: se si rema da soli, si fa un’enorme fatica e non si va avanti. Bisogna imparare insieme l’arte della reciprocità». «Siamo venuti perché sentiamo l’esigenza di crescere nella vita di famiglia ed essere di aiuto ad altre», continua una coppia del Cameroon, arrivando al meeting di Loppiano “FamilyHighlights”, dal 10 al 12 marzo 2017. L’evento, in occasione del 50° di Famiglie Nuove, accoglie un migliaio circa di famiglie di culture e religioni diverse, provenienti da 50 Paesi, in collegamento ideale con tante manifestazioni nel mondo, che ricordano Chiara Lubich nel 9° anniversario della sua scomparsa. “Amare l’altro come se stessi, amare tutti, amare per primi, farsi uno con l’altro”, sono semplici regole che le famiglie della Scuola Loreto internazionale di Loppiano mettono in evidenza nel dare il benvenuto. Questa “arte di amare” dà la forza alla famiglia di rigenerare se stessa, attraverso la fiducia, il perdono, la responsabilità, la creatività, l’accoglienza. Semi di comunione che illuminano anche situazioni di dolore, sfide e drammi, e che dimostrano che «la rabbia e l’angoscia non hanno l’ultima parola», come racconta Gianni, coordinatore di un gruppo di 50 persone separate. Le storie e le iniziative emergono anche durante i vivaci confronti nell’ambito dei 6 workshop: uno, rivolto a 150 bambini e ragazzi; altri dedicati alle relazioni di coppia nelle varie stagioni della vita, a quelle educative genitori-figli, all’accoglienza e alla solidarietà verso situazioni difficili e popoli svantaggiati. Alcune famiglie provenienti dalla Siria, trovano energie positive per fronteggiare la paura e le tante difficoltà causate dalla guerra:«Quel fiore che abbiamo attaccato fuori a conclusione della manifestazione, lo portiamo simbolicamente alle altre famiglie e all’umanità che ci circonda, come segno di speranza e di fraternità». Essere padri e madri dell’umanità, offrendo il personale contributo per “sostenere e incoraggiare la fraternità universale” è l’invito di Maria Voce, presidente dei Focolari, nel suo intervento. Le famiglie, proprio a partire dalla loro fragilità e imperfezioni proprie della condizione umana, ma «rinnovate dal di dentro, possono offrire al mondo quella luce e quell’amore che lo risana». Ne è testimonianza l’impegno di 50 anni di vita di Famiglie Nuove nei 5 continenti, la condivisione nei vari gruppi, l’attività di animazione per coppie giovani, quelle in difficoltà, coppie separate e risposate, vedovi, iniziative e progetti per andare incontro ai bisogni dei più deboli e a sostegno dell’infanzia. “Continuate a fare tutto ciò, non vi scoraggiate quando è difficile o vi pare di rimanere soli”. Esorta ancora Maria Voce.
La famiglia è chiamata a dare una risposta alle problematiche sociali, magari proprio guardando il mondo con gli occhi dei bambini, come dice la dott.ssa Vinu Aram, direttrice dello Shanti Ashram, con cui i Focolari da tempo hanno stretto intensi rapporti di amicizia e collaborazione a favore di numerosi bambini e famiglie in India, attraverso AFNonlus. «Lo sforzo che state facendo qui – commenta Don Paolo Gentili, direttore dell’ Ufficio Nazionale per la pastorale della famiglia – è quello di contribuire a costruire una chiesa attenta al bene che lo Spirito sparge in mezzo alla fragilità» (AL 308). Questo è «riscrivere l’Amoris Laetitia nelle pagine vive della storia». Dopo tutti questi anni, si avverte la necessità di istituire un “Centro studi avanzati”, internazionale e interdisciplinare, dove coniugare vita e pensiero. Nascerà presso l’Istituto Universitario Sophia, con l’obiettivo di approfondire il tema della famiglia alla luce del carisma di Chiara Lubich. «Dalla domanda “qualcuno mi ama?”, primordiale bisogno d’amore, occorre passare ad una volontà d’amore: io amo qualcuno?», afferma il Prof. Michele De Beni, tra i coordinatori del Seminario di Studi “Il patto di reciprocità nella vita familiare”, rivolto ad un pool di accademici di discipline diverse, sempre nel contesto di Family HighLights. «È la sfida della reciprocità – conclude De Beni –, premessa fondante di un gruppo che, prima di mettersi a fare ricerca, si riconosca in tale identità».
Giovanna Pieroni
Foto gallery su Flickr (Sif Loppiano)
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