8 Mag 2015 | Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Da oltre tre anni a Catania si attua un fecondo dialogo interreligioso con i fratelli musulmani, che ha il suo inizio nel maggio 2012 grazie all’incontro con l’Imam di Catania, presidente delle Comunità islamiche di Sicilia, Abdelhafid Keith. Da allora è vivo e operante e pienamente inserito nel percorso di fraternità condiviso con altre comunità del Movimento dei Focolari e diverse comunità islamiche in tutta Italia. Aderendo all’invito dell’Iman alcuni membri dei Focolari parteciparono al loro campo estivo a Furci Siculo e su invito dello stesso Iman, salutando i partecipanti, si sono presentati. Il secondo anno la conoscenza si era approfondita e già si sperimentava l’essere famiglia. Dal dialogo fraterno alle partecipazioni alle rispettive attività, alle cene comuni, si è in seguito avvertita l’esigenza di fare qualcosa insieme in Sicilia. Nell’aprile 2013 venne realizzato un convegno sul tema della “famiglia”. La gioia di tutti, cristiani e musulmani, gli interventi dell’Arcivescovo, del Sindaco, del Magnifico Rettore dell’Università di Catania con il loro apprezzamento e incoraggiamento hanno confermato la validità della strada intrapresa. Le difficoltà per le diversità di cultura, mentalità, sensibilità non sono mancate, ma più forte è stato il desiderio di dimostrare a fatti, in particolare alla società catanese ma non solo, che il dialogo e la fraternità sono possibili. Giusy Brogna, siciliana, dopo 12 anni in Egitto, rientra in Italia. Conosce l’arabo e diventa quasi naturalmente “ponte” in questo dialogo. Le chiediamo di raccontarci come prosegue la sua attività. «Come segno tangibile di questo cammino, il giorno dopo il Convegno del 2013, abbiamo incominciato un doposcuola alla Moschea per i bambini musulmani che continua tuttora. Sono seguiti due convegni organizzati da musulmani della Sicilia a cui l’Imam ci ha invitati. All’ultimo mi ha chiesto di essere relatrice nella tavola rotonda.
Insieme continuiamo a vivere “l’emergenza siriani” che giungono a Catania e si fermano per qualche giorno o in stazione o in Moschea prima di ripartire verso il Nord Europa. Hanno bisogno di tutto, arrivano senza niente, neanche le scarpe. Con la comunità islamica abbiamo raccolto cibo, indumenti, medicine… I nostri giovani hanno organizzato una serata intitolata “Siriamente” nella quale, grazie al Vicepresidente della comunità islamica di Sicilia, Ismail Bouchnfa, abbiamo compreso maggiormente la situazione in Medio Oriente. Portando alla Moschea tutto quanto è stato donato, i nostri amici musulmani ci hanno invitati a visitarla, mostrandoci il dormitorio da loro allestito per i profughi. Per terra, su materassi di fortuna, c’erano molte donne che subito si sono alzate, venendoci timidamente incontro. Gesti e sorrisi sono stati strumento di reciproca comprensione. Dopo averci offerto nei loro bicchieri il loro caffè e dopo gli abbracci, ci hanno condotto dai bimbi, ponendoceli fra le braccia. La più piccola aveva 2 o 3 mesi. Altri erano magrissimi o febbricitanti. Narravano di un viaggio di 3 giorni in barca ed esprimevano la speranza di poter raggiungere la Svezia. Quegli occhi ci sono rimasti impressi nel cuore.
Altro momento comune è stata la commemorazione del VI anniversario della morte di Chiara Lubich:“Verso l’unità della famiglia umana. Chiara: maestra di dialogo”. Un bel gruppo di musulmani ha partecipato all’evento nella Chiesa che lo ospitava. Il saluto dell’Imam esprimeva tutta la sua adesione e sottolineava la profondità e l’importanza di questo dialogo della vita che mette in luce quello che ci unisce. Infine tutti i 300 partecipanti si sono trasferiti in Moschea per un momento di convivialità e condivisione. Nel novembre 2014 abbiamo realizzato il II Convegno: “Cultura del dono e bene comune. Insieme per una crescita umana e spirituale nella vita personale, familiare, sociale”. Eravamo circa 500 persone e non c’era differenza fra cristiani e musulmani. Abbiamo visto crescere il rapporto, frutto di un percorso, tanto da sperimentare reciprocamente stima, amore, libertà. A marzo 2015 ci siamo fatti promotori di una campagna di donazione di sangue con l’AVIS di Catania per rispondere concretamente a questa necessità. Davanti alla Moschea, cristiani e musulmani abbiamo donato il sangue. Una testimonianza di quanto il dialogo e l’amore per la città sono condivisi da tanti, che – come veri fratelli – danno “insieme” testimonianza d’unità».
7 Mag 2015 | Chiesa, Cultura, Dialogo Interreligioso, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
«I fatti che sono successi hanno risvegliato la solidarietà nella comunità cittadina. Tanti leader e gruppi religiosi, e organizzazioni civili, si sono messi a lavorare insieme per pulire strade ed edifici e per aiutare in tanti modi, facendo vedere il volto positivo della città, pur ferita profondamente», scrive Lucia, corresponsabile del Movimento dei Focolari, da Washington. I fatti di cui parla sono ben noti, e cioè le proteste popolari che si sono scatenate a Baltimora, nello scorso mese e tuttora in corso, dopo la morte del 25enne afroamericano Freddie Gray mentre era in stato di arresto. Baltimora, la più grande città del Maryland con più di 600.000 abitanti, è un crogiuolo di gruppi etnici in particolare afroamericani. Leonie e Jennifer, due volontarie dei Focolari, abitano in centro città. «La situazione rimane molto tesa; ieri il sindaco aveva chiuso le scuole e il governatore dello stato ha dispiegato le forze armate. Comunque tutti quelli che conosciamo stano bene». Leonie è proprio vicina ai luoghi degli scontri e insegna in una scuola elementare di quasi tutti afro e dove c’è molta povertà. «Alla TV ho visto un mio allievo di 3° elementare partecipare a saccheggi di edifici e proprietà». «Non possiamo restare indifferenti, vogliamo fare qualcosa di concreto, con la consapevolezza che il nostro contributo per stabilire rapporti veri tra le persone è più urgente che mai. Non solo, ma che ogni atto d’amore costruisca rapporti nuovi e che contribuisca a far crescere la fraternità tra le persone », scrivono Marilena e Mike. «Intanto, parteciperemo ai diversi momenti di preghiera organizzati dalle autorità religiose, a cominciare dalla messa che l’arcivescovo Lori celebrerà nel nostro quartiere, invocando la pace». «Oggi sono ritornata a scuola – racconta Leonie –, cercando di vedere i miei allievi (che hanno partecipato ai saccheggi) con “occhi nuovi”. Ho contattato un insegnate afroamericana musulmana che conosce due rappresentati religiosi neri nella scuola per offrire solidarietà e ci siamo messi d’accordo per lavorare insieme». Jennifer lavora in una ditta dove sono quasi tutti bianchi. «Una mia collega che abita vicino ai luoghi delle violenze è venuta oggi a trovarmi e mi diceva la sua sofferenza nel vedere quello che sta accadendo, ma non aveva il coraggio di dirlo a nessuno per timore di essere emarginata dai colleghi. È stata l’occasione per dire che possiamo cominciare noi a costruire il dialogo con tutti, una persona alla volta, e diffondere così una mentalità nuova. La mia collega non è praticante, ma si è illuminata in volto e mi ha detto che questo è proprio quello che vuole anche lei». Intanto, i leader delle diverse comunità religiose cominciano a lavorare insieme per la pace. «Sono stata invitata dall’Imam Talib della moschea di Washington a offrire, il 5 maggio, la mia testimonianza come focolarina, e l’ideale che ci anima», continua Lucia. «Vuole che parli in un incontro aperto al pubblico e organizzato da loro insieme al Procuratore Distrettuale, per integrare la prospettiva religiosa come una dimensione essenziale per calmare la violenza. Il titolo dell’evento è: “Heal the Hurt, Heal the Heart” (Cura la ferita, cura il cuore). Ci sembra un’ottima possibilità di dialogo fra religioni, ma anche un’opportunità per far vedere, più che lo scontro, la ricchezza delle diversità etniche della nostra società». (altro…)
6 Mag 2015 | Chiara Lubich, Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«In questi giorni anche in Sudafrica ci sono tanti disordini, molta violenza, violazione dei diritti umani … c’è addirittura chi non vuole più altri fratelli di altre nazioni africane nel Paese. Non si capisce come mai questi fuochi di violenza vengano fuori così forti. C’è bisogno proprio di promuovere la tolleranza verso le diversità nei gruppi e nelle comunità, dovunque. I migranti vivono nella paura e tanti sono già rientrati nei loro paesi di origine», scrive Jacira, da Johannesburg. È in questo contesto che si è svolto, nel 7° anniversario della morte di Chiara Lubich (22/01/1920 – 14/03/2008), un seminario dal titolo “Religione a servizio della Pace”. Molto significativo il contributo di Ela Gandhi, nipote del Mahatma, che in più occasioni nei suoi viaggi in Italia è rimasta affascinata dalla figura di Chiara Lubich e dalla spiritualità dell’unità che ampiamente cita nel suo articolato intervento. In esso afferma, tra l’altro: «Riconoscendo come fece Gandhiji che niente si raggiunge quando le persone non hanno lavoro, cibo o dove abitare e di che coprirsi, Chiara ha concepito l’idea dell’Economia di Comunione nella libertà. Aver cura gli uni degli altri è l’eloquente suo forte richiamo!». Spiega ancora: «È l’amore per gli altri in forma di misericordia, l’amore che apre cuori e mani per abbracciare i derelitti, i poveri, coloro che sono gli scartati dalla vita e i peccatori pentiti». «Se pensiamo di praticare con fedeltà la nostra religione perchè allora ci sarebbero lotte, guerre, sopraffazioni e sofferenze perpetrate da uomo contro uomo e indicibili atrocità commesse dall’uomo in questo mondo?», si domanda. E afferma con forza: «Ogni comunità di fedeli si prenda la responsabilità di correggere interpretazioni erronee della propria fede e non di abbandonare la fede». «Qui in Sud Africa, durante gli anni dell’apartheid che si basò su un’erronea interpretazione della Bibbia – secondo Ms Ela Gandhi –, i nostri fratelli e sorelle cristiani convennero insieme per produrre il Kairos Document. Questo documento afferma che “il problema … in Sud Africa non è semplicemente quello di una colpa a livello personale, è un problema di ingiustizia di strutture”». Perciò, conclude: «Oggi quando il mondo ed anche il nostro Paese sperimenta un alto tasso di violenza e di comportamenti folli, di rabbia e distruzione, di povertà e indigenza, è necessario indirizzare nuovamente lo sguardo al nostro concetto di Ubuntu e vedere in quale modo ciascuno di noi può cominciare a introdurre nella sua vita agape, bhavana e molti altri termini simili che si riferiscono all’amore puro così da aiutare a creare un mondo migliore». E oggi più che mai, per dare il proprio contributo i membri dei Focolari, in questo Paese dalle grandi distanze, sono impegnati a raggiungere le comunità più lontane, per condividere e approfondire il messaggio di pace e di unità frutto del Vangelo vissuto. (altro…)
2 Mag 2015 | Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale, Spiritualità
Un video dei Ragazzi per l’Unità della Siria racconta come vivono tenendo accesa la speranza nella loro martoriata terra. Lo vedranno i coetanei di altre nazioni, impegnati a testimoniare, con gesti di fraternità, il loro impegno per la costruzione di un presente di pace. I giovani della Slovacchia si sposteranno in Ucraina, alle porte di Mucachevo: «Anche se la guerra si svolge in un’altra parte del Paese – scrivono – qui si sente la grande crisi economica ed un’atmosfera senza speranza». Un piccolo gruppo poi si recherà a Kiev per sostenere gli amici ucraini. A Betlemme, città della pace, correranno insieme ragazzi cristiani e musulmani di Betlemme, Gerusalemme, Nazareth e Haifa. Si parte dalla piazza della Natività: «Lì dichiareremo alla sindaco – Vera Baboun – e alla gente che ci sarà, il nostro impegno nel vivere la Regola d’Oro per costruire la fraternità», dicono i ragazzi della Terra Santa. Ad Arequipa, in Perù, 2300 mt. sopra il livello del mare, si dà il via ad una catena di solidarietà: ogni ragazzo porterà generi alimentari e materiale scolastico destinati a due centri: uno dove vivono bambini abbandonati e l’altro bambini con disabilità.
Corre per primo il gruppo di Wellington, Nuova Zelanda, e chiude Los Angeles, Stati Uniti. A Malta, apre la staffetta la Presidente della Repubblica, M.Luise Coleiro Preca. Tra i luoghi simbolo, a Budapest in Ungheria, si toccherà la statua della libertà sulla collina di San Gellert, mentre in Bolivia, a Cochabamba, i ragazzi saliranno ai piedi del Cristo della Concordia dove c’è scritto “Che tutti siano uno”. A Trelew, in Argentina, un murales per la pace in centro città, e a Huston (Texas) una raccolta di generi alimentari per i rifugiati. Colorate e con una forte impronta sociale tutte le attività del Cono Sud e del Brasile. In Lituania, a Caunas e in Germania, ad Hamm, manifestazioni di carattere interreligioso. Patrocinata dal sindaco Thomas Hunsteger-Petermann, la Run4Unity di Hamm prevede anche un “Reli Rally”, che legherà i diversi luoghi di preghiera della città, tra cui la moschea e il tempio indù. I giovani Bahai attireranno l’attenzione con un flashmob. Insieme, si vuole contribuire ad un progetto sociale locale che aiuta i bambini dei paesi di guerra (www.hammer-forum.de). Anche a Goma, in Congo, sono coinvolti giovani di tutta la città, cristiani di diverse chiese e musulmani. Momento che lega i vari punti del mondo è il Time-Out, alle 12 in ogni fuso orario: si pregherà per tutti i ragazzi che vivono in situazioni di sofferenza, dalle vittime del recente terremoto in Nepal a tutti i conflitti in corso, a chi è messo in condizione di dover lasciare il proprio Paese. Ma la Run4Unity corre anche sui social: attraverso l’hashtag #run4unity tutti i legami di pace e di unità che si costruiranno o ricostruiranno saranno condivisibili con foto, video, e confluiranno nel sito dell’evento http://www.run4unity.net/2015/. Run4unity si svolge all’interno della Settimana Mondo Unito – “Discovering fraternity” è il titolo del 2015 – la proposta annuale dei giovani per promuovere la pace ad ogni livello, il cui evento centrale è quest’anno in India.
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1 Mag 2015 | Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Sono oltre 120 i giovani rappresentanti di 25 Paesi: dal Giappone all’Italia, dalla Corea alla Colombia, dal Nepal alla Romania. Un laboratorio che, nell’ambito della Settimana Mondo Unito che si svolge in tutto il mondo, testimonia quanto le differenze culturali e religiose non siano un ostacolo nel dialogo tra i popoli, ma rappresentino un trampolino di lancio per un mondo più unito e fraterno. Il titolo scelto per questa edizione, “Fabric, Flavour, Festival – discovering fraternity”, è incentrato a un dialogo a 360°: Fabric (Tessuto): Affrontare le sfide del dialogo per costruire il Mondo Unito con la scoperta della propria identità, l’accoglienza e il rispetto dell’altro, il coraggio di prendere l’iniziativa. Flavour (Sapore): Dialogo in atto vivendo la Regola d’oro “Fai agli altri quello che vorresti che gli altri facessero a te” dal quale si apre la strada alla reciprocità e condivisione. Festival: Gioia di scoprirci fratelli e di vivere nella pace. La multiculturalità è il leit-motiv di questi giorni a Mumbai. Rappresentanti dello Shanti Ashram (movimento induista) e della Rissho Kosei-Kai (movimento buddista), si uniscono insieme ai giovani cristiani per vivere momenti di fraternità anche a servizio dei giovani indiani e della comunità civile.
Lawrence, rappresentante di Religions for Peace, ci dice che è qui perché «c’è bisogno di mostrare al mondo cose positive. Dobbiamo mostrare al mondo che la fraternità può cambiare la storia». Crisfan, giovane indiano, racconta che ha conosciuto i Giovani per un mondo unito qualche anno fa e «da allora, sento il desiderio di costruire ponti di fraternità. In India, la religione non è mai un ostacolo. Ognuno segue un percorso, ma tutti siamo fratelli». Sposato da qualche mese, ha coinvolto anche la moglie in questa avventura. Sono giorni intensi, nei quali si condividono anche tragedie come quella del vicino Nepal, dove il terremoto – come si sa – ha provocato migliaia di vittime e di feriti. Qui a Mumbai sono presenti anche Sana e Roshan che da molte ore non riescono a mettersi in contatto con le proprie famiglie. Eppure sembrano sereni: «siamo certi che Dio penserà a loro», ci dicono. E, intanto, tutti pregano. A fine giornata, ecco la bella notizia: le loro famiglie stanno bene. Sfollate, ma l’amore di Dio non si è fatto attendere. Maria Chiara, italiana, ci racconta che da tempo desidera vivere un’esperienza di questo tipo. «Quando Christian mi ha invitata, ho sentito che non potevo farmi sfuggire questa occasione. Sono qui per conoscere altri giovani e per imparare a vivere la cultura dell’altro come la mia». Christian, invece, è rumeno e studia all’Istituto Universitario Sophia, con sede in Italia. Dopo essere stato in Terra Santa nel 2013 e in Kenya nel 2014, quest’anno ha deciso di chiudere i libri «per conoscere come viene vissuta la fraternità in una cultura diversa dalla mia». La fraternità vissuta concretamente è già l’esperienza di questi primi giorni del cantiere internazionale in India; mentre si svolgono iniziative di ogni genere, a favore della pace, in tante parti del mondo. Programma SMU in India
Loppiano – 43° meeting dei giovani
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29 Apr 2015 | Chiara Lubich, Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
«Si parla molto della costruzione di una comune casa europea, ma siamo convinti che questa opera così necessaria non sarà completa se non si penserà ad essa come a un particolare di quel “villaggio globale” che è la Terra in cui viviamo. Questo pensiero mi è suggerito anche dalla preoccupazione espressa nella sua lettera per le condizioni precarie del nostro ambiente naturale. (…). Si stanno infatti moltiplicando le analisi allarmate di scienziati, politici, enti internazionali sul nostro ecosistema. Da più parti si lanciano proposte per guarire il nostro mondo malato. (…) L’ecologia, in fondo, rappresenta una sfida che si può vincere solo cambiando mentalità e formando le coscienze. E’ ormai dimostrato da molti seri studi scientifici che non mancherebbero né le risorse tecniche né quelle economiche per migliorare l’ambiente. Ciò che invece manca è quel supplemento d’anima, quel nuovo amore per l’uomo, che ci fa sentire responsabili tutti verso tutti, nello sforzo comune di gestire le risorse della terra in modo intelligente, giusto, misurato (…). Questa della distribuzione dei beni nel mondo, dell’aiuto alle popolazioni più povere, della solidarietà del Nord per il Sud, dei ricchi per i poveri è l’altra faccia del problema ecologico. Se le immense risorse economiche destinate alle industrie belliche e ad una super produzione che richiede sempre più dei super-consumatori, senza parlare dello spreco dei beni nei Paesi ricchi, se queste enormi risorse servissero almeno in parte ad aiutare i Paesi più poveri a trovare una loro dignitosa via di sviluppo, come sarebbe più respirabile il clima, quante foreste si potrebbero risparmiare, quante zone sarebbero sottratte alla desertificazione e quante vite umane si salverebbero! (…) Eppure, senza una nuova coscienza di solidarietà universale non si farà mai un passo avanti. (…) Se l’uomo non è in pace con Dio, la terra stessa non è in pace. Le persone religiose avvertono la “sofferenza” della terra quando l’uomo non l’ha usata secondo il piano di Dio, ma solo per egoismo, per un desiderio insaziabile di possesso. È questo egoismo e questo desiderio che contaminano l’ambiente ancor più e prima di qualsiasi altro inquinamento, che ne è solo la conseguenza. (…) Adesso tali conseguenze disastrose costringono a vedere la realtà tutti insieme nella prospettiva di un mondo unito: se non si affronta questo problema tutti insieme, non lo si risolverà. (…) Se si scopre che tutto il creato è dono di un Padre che ci vuol bene, sarà molto più facile trovare un rapporto armonioso con la natura. E se si scopre anche che questo dono è per tutti i membri della famiglia umana, e non solo per alcuni, si porrà più attenzione e rispetto per qualcosa che appartiene all’umanità intera presente e futura». Leggi tutto (altro…)