Mag 12, 2016 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale, Spiritualità
Il Festival per la pace conclude in Ecuador la Settimana Mondo Unito, expo di azioni fraterne promossa dai giovani del Movimento dei Focolari. Il racconto di Francesco Ricciardi, della delegazione internazionale che ha percorso le strade del paese latino americano, in un’esperienza in cui è emersa fortemente la vocazione comunitaria dell’America del Sud. «Strumenti tradizionali e moderni si uniscono per dar vita ad una festa. Sul palco, si susseguono giovani dell’Africa, dell’Asia, dell’Europa, delle Americhe… Insomma, oggi tutto il mondo è presente a Quito! “Anche nella distruzione delle scorse settimane – ci dice Juan Carlos – abbiamo visto generarsi una catena di generosità e solidarietà”. Sul palco si susseguono tante esperienze concrete del dopo terremoto. Jesús, ad esempio, racconta: «Quando abbiamo visto le prime immagini, ci siamo resi conto della gravità dei danni. Con alcuni amici abbiamo organizzato una raccolta di beni di prima necessità, lavorando dalla mattina fino a notte fonda, per amore dei nostri fratelli e sorelle». Continua Natalia: «Ci siamo diretti nei luoghi devastati dal terremoto per rispondere a questo grido di dolore. All’inizio non era chiaro come poter essere di aiuto. Ho capito, che potevo amare ascoltando, per accogliere il dolore di chiunque incontravo». David racconta che «ho visto mani disinteressate che non hanno tardato un solo secondo a donare cibo, acqua, medicine, denaro; e mani che, anche se non avevano niente, si sono messe a disposizione per aiutare. Ho assistito ad un Ecuador frantumato da disperazione, paura, fame e sete; ma ho anche visto volti di gioia, la soddisfazione e la speranza di ricevere un aiuto disinteressato. Ho lavorato a fianco di persone che si sono lasciate tutto alle spalle: il lavoro, gli studi e le proprie famiglie per aiutare chi aveva perso tutto. Ho potuto guardare da vicino la bontà degli ecuadoriani e non solo».
Momenti artistici rendono la festa ancora più gradevole e preparano ad accogliere le tante testimonianze. Melany racconta: «Quando ho iniziato a cantare nel coro universitario, ho capito che per guadagnare un posto nel gruppo i miei compagni non esitavano ad offendere ed insultare. Un giorno ho deciso di condividere le canzoni che avevo scritto. È stato il primo passo. Da allora, tutto è cambiato. Anche altri hanno cominciato a condividere tanti talenti nascosti che, finalmente, potevano mostrarsi senza timore! Il rapporto tra tutti è migliorato moltissimo. L’8 maggio 2015, abbiamo organizzato un concerto di musica latino americana con l’obiettivo di trasmettere il valore della fraternità». Giorgio e Lara, giovani libanesi che, seppur in mezzo ad una delle più sanguinose guerre della storia, trovano la forza per amare tutti: «La guerra in Siria ha causato più di 6,5 milioni di rifugiati nello stesso Paese e 3 milioni sono fuggiti verso i Paesi vicini. Nonostante ciò, centinaia di manifestazioni sono state organizzate in tutto il Medio Oriente per raccogliere fondi e beni di ogni genere e testimoniare insieme, cristiani e musulmani, che l’unità è possibile. Concerti, feste, veglie di preghiera hanno trasformato la paura in speranza, l’odio in perdono, la vendetta in pace. Tante famiglie, pur se con poche risorse economiche, hanno accolto i rifugiati iracheni. In Siria molti ci hanno detto che “l’amore vince tutto, anche quando sembra impossibile”». David e Catalina, presentano le “Scuole di Pace”, iniziativa promossa in collaborazione con l’Istituto Universitario Sophia: «L’obiettivo è quello di creare spazi di formazione teorica e pratica per approfondire la relazioni con se stessi, con gli altri, con il creato, con gli oggetti e con la trascendenza. La fraternità universale può creare una politica al servizio dell’uomo; un’economia basata sulla comunione; un’ecologia in equilibrio: la Terra casa di tutti». Una realizzazione concreta dello United World Project. Il festival dell’inculturazione si conclude con Samiy, giovane indigeno della comunità Kitu Kara: «Abbiamo vissuto una settimana nella quale abbiamo sperimentato che è possibile portare la fraternità, l’unità, la solidarietà e la pace nella nostra vita, nel nostro ambiente ed in tutto il nostro pianeta. L’umanità è viva; il nostro impegno è personale, ma possiamo farcela solo se ci sentiamo parte di una comunità. Oggi abbiamo assistito alla bellezza della diversità e alla ricchezza delle culture». La gioia, ormai, è incontenibile. E così, durante le canzoni conclusive, ci si trova a ballare tutti nell’arena! Giovani e adulti, bambini e ragazzi. Tutti a far festa e gioire. Ma non è gioia effimera, è consapevolezza che siamo in tanti, un popolo che vuole fare dell’Amore la propria bandiera. E come dicono Lidia e Walter «questa non è una conclusione. Questo è solo l’inizio!». Fonte: Città Nuova online (altro…)
Mag 10, 2016 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
«Sentivamo forte l’esigenza di calarci nelle ferite della nostra città. Siamo stati coinvolti da Patrizia, insegnante e collaboratrice della rivista Città Nuova, che stava scrivendo un libro sui minori figli di detenuti e aveva appena conosciuto il comitato Break the Wall. Si tratta di 7 detenuti che, tra le varie attività della sezione, si stavano impegnando per consentire ai bambini di avere qualcosa di più del freddo incontro negli stanzoni dei colloqui. Volevano realizzare delle feste, degli eventi per far divertire i bambini e lasciar loro un bel ricordo dei padri da cui vivono separati. Tra noi e i detenuti del comitato, le educatrici e la direttrice della sezione si è subito instaurata una fiduciosa collaborazione. Il primo incontro con i detenuti è avvenuto nel Natale del 2014. Ci colpì, entrando, l’ordine della polizia penitenziaria di lasciare tutto prima di varcare la soglia del cancello: si riferivano agli oggetti personali, per motivi di sicurezza. Ma per noi suonò come un richiamo simbolico, come una spinta a lasciarci dietro tutti i pregiudizi. I detenuti erano increduli che tanti giovani potessero spendere un sabato mattina lì per loro. Da quella festa è iniziato un percorso più che di volontariato, di rapporto vero e profondo costruito con i detenuti stessi. Qualcuno, sentendoci parlare di ciò che facevamo, ci diceva che ci voleva un grande coraggio. Per noi, invece, si trattava di avere fiducia nell’altro, anche se ha commesso un crimine; speranza che si può cambiare e ricominciare. Ricordiamo la gioia di quel detenuto felice di poter investire i suoi talenti in qualcosa di legale, pur non traendone profitto, come accadeva invece con le attività illecite. Per lui che non ha figli, lavorare per i bambini, lo faceva sentire pieno e soddisfatto. L’anno scorso ci siamo incontrati con i detenuti del comitato, per progettare un nuovo evento. Una loro lettera di ringraziamento ha confermato l’entusiasmo e la gioia di quell’incontro, in cui abbiamo potuto sederci insieme, come se non fossimo in una stanza interna alle mura di un carcere. E anche fare merenda insieme, sì, perché ci hanno accolto calorosamente, come si fa con dei vecchi amici. Ormai ci chiamano “i ragazzi del comitato esterno”. In quell’occasione si sono aperti raccontando gli effetti concreti della detenzione sulla vita quotidiana. Ad esempio, ci dicevano che chi è in carcere non riesce più a mettere a fuoco lo sfondo; gli occhi devono riacquistare la capacità di guardare lontano, avendo perso l’abitudine a guardare l’orizzonte. Uno di loro ci ha salutato con un messaggio:“Ai giovani dico di continuare a dedicarsi a queste attività, perché spesso chi sta dentro ha bisogno solo di vedere che dall’esterno c’è un interesse verso i nostri problemi, per avere una seconda possibilità. Spesso il carcere taglia i ponti e l’abbandono crea dei mostri. Per questo da parte mia vi ringrazio”. Nel marzo scorso, per la festa del papà, abbiamo organizzato dei giochi e attività con cui abbiamo animato mattinate o pomeriggi. Mezze giornate così semplici, hanno permesso a quelle famiglie, solitamente divise, di vivere dei bei momenti insieme; e a quei bambini di conservare dei bei ricordi nell’ambito dei rapporti tanto delicati e difficili con i loro papà. Alcuni dei nostri amici erano presenti alla visita che Papa Francesco ha fatto al carcere il Giovedì Santo dello scorso anno, hanno partecipato alla celebrazione della S. Messa e ci hanno raccontato dell’emozione vissuta. È stato per loro un momento prezioso. «Il carcere – ci dicono spesso –, toglie le emozioni oltre che la libertà». Ma in questo tempo forse qualcosa è cambiato: c’è la gioia di incontrarsi e di collaborare senza pregiudizi. In loro abbiamo scoperto il volto di Gesù prigioniero, di Gesù emarginato. Ogni volta, andando via dal carcere di Rebibbia, sentiamo di aver imparato il coraggio di voler cambiare, di ammettere i propri sbagli, di ricominciare. Sperimentiamo l’amore personale di Dio e della sua immensa Misericordia». (altro…)
Mag 8, 2016 | Chiara Lubich, Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale, Spiritualità
«Carissimi Giovani per un mondo unito, so che è desiderato un mio messaggio che concorra anch’esso alla riuscita della Settimana mondo unito. Quale l’argomento che desidero trattare? Non posso sceglierne uno migliore di questo: la vostra finalità: il mondo unito. Ma, possiamo parlare di mondo unito? E’ prevedibile un mondo unito, cosicché l’attenzione, che vi possiamo dare e le forze, che vi spendiamo, possano concorrere a raggiungere veramente un giorno tale obiettivo? O è utopia la nostra, irrealizzabile e fantasiosa, come qualcuno può pensare? Viviamo in un tempo in cui segnali indicatori di una direzione del mondo verso questo obiettivo non mancano. Anzitutto la convinzione che l’unità è un segno dei tempi. E ciò vuol dire che coloro che hanno particolari attitudini e competenze per scrutare il tempo in cui viviamo dicono che nel mondo si sta andando verso l’unità. Ne ho parlato io stessa più volte, e forse qualcuno lo ricorda, ma esaminandone soprattutto l’aspetto religioso. La tensione però all’unità, in questo tempo, non è solo in tale campo, è anche in quello politico. A parte l’ONU cui convergono quasi tutti gli Stati del mondo, vi è in Africa, ad esempio, l’Organizzazione Unione Africana e cioè l’organizzazione di tutti i Paesi africani. In Asia vi sono varie associazioni di stati come: l’Organizzazione della Conferenza Islamica che comprende 53 paesi musulmani; e l’Associazione Economica Sud-Est Asiatico; e altre. In America ricordiamo l’Organizzazione degli Stati Americani (del Nord, Centro e Sud America), e il Sistema Economico Latino-Americano. In Europa la Comunità Economica Europea Centrale che comprende anche i Paesi dell’Est, e l’Unione Europea. C’è inoltre su questo tema il pensiero di molti saggi del mondo, di culture diverse; sarebbe bene conoscerlo. Ma qui in Brasile, da dove vi faccio questo messaggio, non ho la possibilità di averli sottomano. Trovo solo qualche pensiero degli ultimi Pontefici che, perché persone sante, oltreché autorevoli, dicono cose che possono interessare tutti nel mondo. Sia Pio XII che Giovanni XXIII che Paolo VI hanno pensieri simili a questi. Paolo VI, nella Populorum Progressio, dice: “… chi non vede la necessità di arrivare progressivamente a instaurare un’autorità mondiale in grado d’agire efficacemente sul piano giuridico e politico?” Il Papa attuale così si è espresso nel nostro Genfest ’90: “Davvero questa sembra la prospettiva che emerge dai molteplici segni del tempo: la prospettiva di un mondo unito. E’ la grande attesa degli uomini di oggi, la speranza e, nello stesso tempo, la grande sfida del futuro. Ci accorgiamo che verso l’unità si sta procedendo sotto la spinta di un’eccezionale accelerazione”. Carissimi giovani, voi aspirate, voi lavorate per un mondo unito. E che cosa fate? Attività, che possono anche apparire piccole e sproporzionate, anche se significative nell’intenzione, di fronte all’obiettivo che vi siete proposti. Forse, quando sarete più avanti nell’età, qualcuno di voi potrà pure lavorare direttamente nei vari organismi orientati al mondo unito. Ma penso che – se tutto ciò sarà utilissimo – non sarà né questo né quello che vi contribuirà in modo decisivo. Sarà piuttosto offrire al mondo, in questo processo verso l’unità che lo investe, un’anima. E quest’anima è l’amore. Dovete scatenare attorno a voi, in tutti i Paesi in cui vivete, la rivoluzione dell’amore. Oggi non è più sufficiente fare della beneficenza o dell’assistenza, anche se attraverso essa si dà per amore. Oggi occorre “essere l’amore” e cioè sentire con l’altro, vivere l’altro, gli altri e puntare all’unità secondo la nostra spiritualità di fuoco, ormai accesa qua e là, anche per opera vostra, in tutto il pianeta. Lo affermava ancora Giovanni Paolo II, sempre al Genfest ’90: “Siate consapevoli – e ve lo ripeto – che la via verso un mondo unito… è fondata sulla costruzione di rapporti solidali e la solidarietà ha la sua radice nella carità” (nell’amore). Costruire, dunque, rapporti di unità che hanno la loro radice nell’amore. E dovete vivere questo amore anzitutto fra di voi. E così arrivare a realizzarlo con molti, molti, in ogni luogo che frequentate: fra il popolo, ad esempio, fra coloro che ne regolano i destini, nelle istituzioni, nelle organizzazioni piccole e grandi del mondo… Dovunque. Allora sì che le intenzioni di chi le ha messe in piedi, raggiungeranno lo scopo. E si lavorerà veramente per un mondo unito. Coraggio, allora, giovani per un mondo unito. Seguite il più affascinante e splendido ideale che ci può essere sulla terra. E non siete soli! Lo sapete voi, che vi onorate del nome di cristiani, perché, se così agite, Cristo è fra voi. Lo sapete voi tutti, di ogni pensiero e credo, che l’unità fa la forza. E allora avanti: cominciate o continuate, con l’entusiasmo che vi caratterizza, con la determinazione che non vi manca. Io, noi tutti, siamo con voi… per la vittoria finale. Quando Dio vorrà. Ma chi raccoglierà, se non c’è chi semina? A voi questo compito, nell’attuale momento della storia, che, in fondo, fa intravedere non lontano il fine per cui vivete». Chiara Lubich (altro…)
Mag 8, 2016 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Dal confine tra Messico e Stati Uniti a quello tra Ungheria e Austria, dove si sono alzati muri di protezione e passare dall’altra parte, nella speranza di un futuro possibile, a volte significa anche perdere la vita. Si chiama Run4unity e ad animarla domenica 8 maggio saranno centinaia di migliaia di ragazzi legati al Movimento dei Focolari: ad ogni latitudine, dalle 11 alle 12, si farà un percorso correndo a piedi, in bici, con i roller, in barca. A conclusione un time-out, un minuto di silenzio o di preghiera per la pace. In Messico i “Ragazzi per l’unità” hanno scelto di correre a Mexicali, a 3.500 chilometri di distanza da Città del Messico, al confine con gli Stati Uniti. Correranno lungo il muro che divide questi due popoli, in ricordo anche di tutti coloro che hanno perso la vita tentando di superare la frontiera e ritrovandosi in una zona totalmente desertica. L’iniziativa vede il coinvolgimento di 10 scuole per una partecipazione di 1.500 ragazzi. A sostenerla c’è una equipe di 8 insegnanti di educazione fisica, coordinati dall’ispettrice scolastica della zona, che hanno inserito la staffetta nel programma didattico. Un salto d’oceano e ai ragazzi di Mexicali hanno risposto i loro “amici” ungheresi che già domenica 1° maggio hanno corso a Sopron, al confine con l’Austria e la Slovacchia. La città è entrata lo scorso anno nelle cronache internazionali perché meta dei migranti che in treno da Budapest tentavano disperatamente di entrare in Austria. La staffetta qui si è realizzata con la partecipazione di giovani rifugiati afghani di un campo profughi.
Nelle edizioni precedenti, Run4Unity ha visto la partecipazione di oltre 100mila adolescenti. Dalle isole Wallis e Fotuna nell’Oceano Pacifico al Cairo, il testimone passa di fuso orario in fuso orario per dare il via ad eventi sportivi, azioni di solidarietà ed esperienze di cittadinanza attiva in luoghi nei quali prevalgono solitudine, povertà, emarginazione. A Bari (Italia), l’iniziativa si svolgerà nell’Istituto penale minorile Fornelli con un quadrangolare di calcio mentre in un’altra città i ragazzi hanno scelto di andare nel Centro di prima accoglienza immigrati richiedenti asilo. La loro “bandiera” ovunque si troveranno a correre porterà scritta una “Regola d’oro”: “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te, e non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”. Si tratta – spiegano – di un principio etico di comportamento umano presente in quasi tutte le culture e religioni. Dall’ebraismo all’Islam, fino alle più antiche tradizioni africane. Se il mondo domenica si fermasse e si consegnasse nelle mani di questi ragazzi, forse molte paure cadrebbero, le tensioni si allenterebbero, molte lacrime si asciugherebbero e un arcobaleno di pace attraverserebbe il mondo. Ma ovviamente un’ora sola per realizzare questo “sogno” non basta. E il mondo da domenica ricomincerà a girare su se stesso come sempre. Ma loro no, questi ragazzi rimarranno ed hanno imparato a guardare la vita in maniera diversa. Ma soprattutto hanno l’età del futuro e sono già capaci di inseguirlo andando nei luoghi dove l’umanità si imbatte con le grandi sfide della storia e lavorando per un mondo dove tutti gli uomini si scoprano semplicemente fratelli. Forse vale la pena ascoltarli. Fonte: SIR (altro…)
Mag 6, 2016 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Sono Lilia e Paul, e parlano a nome dei loro coetanei siriani. Vivono ad Aleppo. Il loro messaggio, rivolto ai Ragazzi per l’Unità dell’Argentina, ha rapidamente fatto il giro del mondo: «Grazie, sentiamo il vostro amore, e che condividete il nostro dolore, anche se siete lontani. Noi, Ragazzi per l’Unità della Siria, viviamo in 3 città: Damasco, Aleppo, Kfarbo (vicino Hama). Siamo 125. Qui ad Aleppo siamo in 25. Eravamo molti di più prima, ma a causa della situazione tanti amici hanno dovuto emigrare». È la storia di Marian, partita per il Belgio. Lei non voleva, perché tutte le sue amiche sono rimaste in Siria, ma ha dovuto seguire la famiglia. «Un momento molto sentito per noi è il Time Out alle ore 12. Cerchiamo di pregare non solo tra noi, ma anche con i nostri parenti e amici. Uno di noi lo ha proposto ad un amico musulmano e così adesso alle 12, ciascuno prega nel suo cuore, secondo la sua religione. Vogliamo proporlo anche a tutti voi, perché giunga la pace non solo in Siria, ma in tutto il mondo. Vi vogliamo bene!». In Libano la Settimana Mondo Unito comincia con la tutela dell’ambiente, con un’azione ecologica di pulizia delle spiagge, insieme a #Recycle Lebanon e agli Scout. Il tema è caro ai Giovani per un Mondo Unito libanesi, che già erano scesi per strada a prendersi cura del proprio Paese, a partire dalla capitale, Beirut. Per continuare con un cineforum e concludere con un weekend dedicato ai senza tetto della città. https://vimeo.com/148093476 A Taiwan, si corre la Run4Unity, nel nord (Taipei), e nel sud (Kaohsiung). A Taipei, ha partecipato anche il vicepresidente. Nel Sud-est asiatico si prepara un appuntamento per giovani provenienti da molti Paesi: Thailandia, Corea, Bolivia, Myanmar, Laos, Cambogia, Malesia, Indonesia e Singapore, mentre a fine mese un appuntamento sportivo coinvolgerà i teenager sotto la bandiera di Run4Unity. Così come si correrà a Manila e a Cebu, nelle Filippine.
Numerosi gli appuntamenti in India, che nel 2015 è stato il Paese centrale della Settimana Mondo Unito: a Bangalore un International Food Festival, con oltre 500 giovani, con l’idea di unire le culture attraverso il cibo, e sostenere così le cure mediche di Solomon Ellis, un giovane gravemente ferito in un incidente; a Mumbai, presso la YMCA Chembur, in un quartiere della metropoli, gara di murales ispirati al tema della pace; si svolgerà inoltre la Run4Unity con giochi e una maratona breve. A New Delhi invece, presso Fr Agnel Bal Bhavan a Greater Noida, 300 bambini di un orfanotrofio saranno coinvolti in vari giochi e sport con i messaggi della Regola d’Oro. I bambini appartengono a religioni diverse: indù, cristiani, musulmani e sikh, e provengono da varie parti dell’India e del Nepal, di età compresa tra 5 e 17 anni. È inoltre previsto un collegamento con il Messico l’8 maggio per Run4Unity, perché l’evento sportivo messicano, in un luogo simbolo per la pace, si concluderà proprio nel “Parco Gandhi”. A Lahore, in Pakistan, attività in una scuola tenuta dalle suore di Madre Teresa: erano 120 i bambini coinvolti da un gruppo di ragazze animate dal solo desiderio di portare un po’ di gioia. «All’inizio era difficile creare un rapporto con questi bambini, alla fine però era così bello che non volevamo più andare via. – scrive una di loro –. In questi due giorni sono tanto cambiata». Infine è in preparazione a Medan, Indonesia, un concerto per la pace il prossimo 14 maggio, il cui ricavato sarà destinato ad un Paese in guerra. Per coprire le spese organizzative stanno lavorando da mesi, vendendo succo di frutta, andando a cantare nei ristoranti, cercando sponsorizzazioni. Attraverso canzoni e testimonianze i giovani condivideranno la loro proposta per essere costruttori di pace nel quotidiano. Maria Chiara De Lorenzo (altro…)
Mag 5, 2016 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità

Foto: stocksnap.io
«Ho concluso gli studi di Ingegneria Civile nel dipartimento di Scienze Applicate, ma per il momento sono ancora senza lavoro. Il 12 maggio 2015, rientrando da un funerale, ci è stato annunciato che uno zio, fratello di mio padre era appena stato ucciso nella sua casa. Nove giorni più tardi mio padre viene accusato del delitto e arrestato. Per me e tutta la famiglia è stato un grande dolore, anche perché ben sapevamo che nostro padre era innocente. E pensarlo in carcere con una simile accusa ci dava una grande angoscia. Ho condiviso questo mio dolore con la comunità del Focolare e questo mi ha davvero aiutato a non sentirmi sola in questa assurda situazione. La comunità mi ha anche aiutata a trovare un buon avvocato che ha preso a cuore la situazione presso le autorità competenti. La giustizia ha fatto il suo corso e un mese più tardi mio padre è stato liberato. È stata una grande gioia per noi e la situazione è ritornata alla normalità. Ma nel pomeriggio di Natale, mentre stavano rientrando a casa, un giovane ha colpito mio padre in testa ripetutamente con una pietra, ferendolo a morte. Contemporaneamente, altri due ragazzi hanno preso e legato mia madre, ma, grazie a Dio, l’hanno lasciata in vita. Un bambino che pascolava le capre in quei paraggi è corso a darci la notizia. Era difficile per noi credergli, ma ugualmente con i miei fratelli siamo andati a vedere cosa fosse accaduto. Trovandolo agonizzante, abbiamo subito portato nostro padre in un presidio della Croce Rossa dove, però, poco dopo è deceduto. La mattina successiva, mia madre è andata al posto di Polizia dove ha denunciato quei ragazzi che aveva riconosciuto. Così sono stati arrestati. Da quel giorno però, da parte dei loro genitori sono iniziate le minacce: se lei non li avesse fatto liberare, io e i miei fratelli saremmo stati uccisi. Mia madre ha subito esposto denuncia al tribunale residenziale, ma, nonostante ciò, dopo tre settimane quei ragazzi erano liberi! Come se non bastasse i loro genitori hanno diffuso la notizia di aver dato dei soldi a mia madre affinché ritirasse la denuncia. Naturalmente questa era pura menzogna. Sconvolti dal dolore per la perdita del papà e oppressi per quanto ci stava accadendo, mia madre e noi figli eravamo in preda alla paura e pieni di interrogativi. Non sapevamo come regolarci. Un giorno sono andata in Focolare. Ascoltando un discorso di Chiara Lubich, mi ha colpito una frase : «L’amore è la chiave dell’unità, la soluzione a tutti i problemi». Sono rientrata a casa più sollevata. La sera stessa ho sentito che Dio mi domandava di perdonare gli assassini di mio padre e di aiutare la mia famiglia a fare lo stesso. Ho condiviso questo pensiero con mia madre e anche lei è riuscita col tempo a perdonarli. Così pure i miei fratelli e sorelle. Ora in noi regna la pace. Insieme preghiamo per le persone che direttamente o indirettamente hanno ucciso mio padre, affinché sia Dio stesso a convertirle. Da soli non saremmo riusciti a farlo. Ad aiutarci sono state le preghiere della comunità che tuttora continua a sostenerci affinché riusciamo a vedere queste persone, ogni giorno, con occhi nuovi ».
A.M.N.
(altro…)