Gen 30, 2016 | Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Asti, comune piemontese famoso nel mondo per i suoi vini, e antico insediamento pre-romano, vanta un altro primato: quello di essere il primo comune italiano ad aver inserito nello Statuto Comunale il principio di Fraternità tra i principi ispiratori: «Il Comune di Asti considera il valore della Fraternità quale condizione dell’agire politico, nella condivisa consapevolezza che la diversità è una ricchezza e che ogni persona eletta in questa istituzione è soggetto a cui riconoscere pari dignità e rispetto ed è quindi chiamata ad anteporre il bene della comunità agli interessi di parte, sia personali, che di gruppo e di partito». È il testo votato all’unanimità il 19 febbraio 2015 e che ha meritato al Comune il premio, ritirato a Roma dal sindaco Fabrizio Brignolo lo scorso 22 gennaio. Come si manifesta nella pratica cittadina l’ispirazione a questo principio? Al conferimento del Premio il sindaco di Asti ha ricordato come la comunità astigiana sia molto attiva in progetti che declinano in maniera concreta il valore della fraternità: il tema dell’accoglienza dei profughi con progetti individuali; un sistema di servizi sociali che mira a coinvolgere i destinatari in progetti di recupero dell’autonomia lavorativa e sociale, per fare alcuni esempi. Tutto semplice allora nella vita politica del Comune? Nient’affatto. «È pur vero che non verranno azzerate le nostre diversità politiche, ideali e culturali – afferma un consigliere comunale – è pur vero che non mancheranno ancora nel nostro dibattito politico-amministrativo, momenti di tensione e di conflittualità. Ma è altrettanto vero che, da oggi, abbiamo un richiamo e uno strumento prezioso in più, che ci stimola a ricercare un terreno di condivisione, su cui esercitare un sereno approccio di fraterna costruzione. È certamente una sfida difficile che, con fiducia, accogliamo e con coraggio intendiamo vincere». Il premio dell’associazione Città per la Fraternità è stato consegnato lo scorso 22 gennaio dalla presidente Milvia Monachesi, sindaco di Castelgandolfo, insieme ad Alba Sgariglia e João Manuel Motta del Centro Chiara Lubich del Movimento dei Focolari, nel corso del convegno “Si può normare la fraternità?”, moderato dal giornalista Gianni Bianco, nella Sala capitolare del Pio Sodalizio dei Piceni (rivedi la diretta). Importanti gli interventi del prof. Filippo Pizzolato (Università Bicocca, Milano) e di Tiziano Vecchiato (direttore scientifico della fondazione Zancan, Padova), e la tavola rotonda con esperienze a confronto dei Comuni che hanno inserito il Principio di fraternità nel loro statuto: Asti, Bra, Grottaferrata e Rocca di Papa. Ecco i destinatari del Premio:
- Menzione d’onore speciale alla Città di Rocca di Papa, da cui è partito il progetto di città unite per la Fraternità, per il progetto: «Dal buio alla luce: “i mercoledì al borgo”» con la missione di “illuminare le eccellenze e riunire i cuori e le menti” degli abitanti – italiani e di altre nazionalità – di Rocca di Papa.
- Menzione d’onore al Comune di Tolentino per il Progetto “Tolentino città per la fraternità” e la realizzazione della “Cena della fraternità”, tradizionale appuntamento con la collaborazione delle associazioni di volontariato e della cittadinanza, il cui ricavato è stato destinato per situazioni territoriali di povertà.
- Menzione d’onore al Comune di Grottaferrata per l’inserimento nello Statuto comunale del valore della Fraternità quale condizione dell’agire politico, approvato con voto unanime del Consiglio Comunale il 27 aprile 2015.
https://www.youtube.com/watch?v=cEtFoAdo6IE https://www.youtube.com/watch?v=P9bfpKF30Wk (altro…)
Gen 20, 2016 | Chiesa, Cultura, Dialogo Interreligioso, Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Il 2 febbraio padre Susai Alangaram celebrerà i 25 anni del suo sacerdozio. Era sacerdote da sei anni a Tiruchirapally, Tamil Nadu, lo stato più a sud dell’India sull’oceano indiano, quando si è lanciato in un progetto con lo scopo di alleviare dalla povertà i bambini della sua parrocchia. Anni addietro aveva conosciuto il Movimento dei Focolari e si era impegnato a vivere e testimoniare l’unità con altri suoi compagni sacerdoti, in una società paralizzata dal problema delle caste. Con due suoi amici ha iniziato così un progetto di sostegno a distanza per 50 bambini, dandogli il nome di Ilanthalir, che in lingua Tamil significa “teneri germogli”, a ricordare la tenera cura necessaria per la crescita e lo sviluppo di questi bambini. Oggi i bambini poveri in vari villaggi di cinque distretti del Tamil Nadu ricevono il sostegno di Ilanthalir, su un territorio che va da 125km a sud di Tiruchirapally a 70km a nord. Dopo lo tsunami del 2004 sono stati adottati alcuni bambini di due villaggi sulla costa, che ora stanno studiando all’Università.
Il clima nel paese è molto caldo e i monsoni sono imprevedibili, rovinando spesso le coltivazioni e creando povertà tra i contadini. Quest’anno ci sono state alluvioni nel nord e siccità al centro. La povertà è la causa della diffusa analfabetizzazione e del lavoro minorile, essendo la prima preoccupazione di tante famiglie indigenti quella di guadagnare qualcosa per il sostentamento e non quella di educare i figli. Ilanthalir cerca di assicurare ai bambini le prime necessità, sponsorizzando i loro studi fino a quando trovano un impiego e possono così assistere le proprie famiglie. Quest’anno 456 bambini beneficeranno direttamente del sostegno a distanza di Famiglie Nuove e altri 300 riceveranno assistenza da Ilanthalir.
Appartenendo a varie religioni ci si assicura che tutti i bambini festeggino insieme le principali festività come Diwali (la festa della luce), Pongal (la festa della raccolta), Natale, ecc. Il mese di ottobre è dedicato alla cura dell’ambiente, e ogni centro organizza programmi per piantare alberi, pulire luoghi pubblici, ecc. Ciò che colpisce nell’esperienza di Ilanthalir è l’impatto della spiritualità dell’unità in un contesto che altrimenti si presta a favorire una cultura di sopravvivenza e isolamento. La Parola di Vita dei Focolari, un commento che suggerisce come vivere le frasi del Vangelo, viene tradotta in lingua Tamil e diffusa tra i bambini e i loro genitori, che una volta al mese si incontrano a condividere come cercano di viverle rinnovando il loro impegno. Ogni anno si vive insieme una giornata di Mariapoli con circa 300 persone a Tiruchirapally, promuovendo uno scambio fraterno tra tutti. L’impegno dei bambini di Ilanthalir di vivere in questo modo con i loro piccoli atti d’amore li trasforma in agenti di unità nelle loro famiglie e nei loro ambienti, portando nuova speranza per molti.
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Gen 13, 2016 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
“Una società è buona quando l’ultimo e il più piccolo hanno accesso ad una vita dignitosa”. Questa è stata l’idea forza che nel 1986 ha spinto il Dott. Aram e sua moglie Minoti, con una commissione di amici Gandhiani, a dare inizio allo Shanti Ashram di Coimbatore nel Tamil Nadu. Alfabettizzazione, sviluppo della condizione della donna, sanità, politica ambientale, lotta alla povertà, programmi di leadership per la gioventù e progetti per l’infanzia sono le azioni promosse dall’Ashram, di cui fa parte il progetto Bala Shanti nato nel 1991 per aiutare bambini molto poveri nei villaggi circostanti. Scriveva la Signora Minoti nel 2013: “Tagore,il poeta tanto amato e vincitore del premio Nobel dice: ‘Ogni bambino e bambina è portatore del messaggio che Dio non si è ancora scoraggiato nei riguardi dell’uomo’. È in questo contesto che vedo il nostro lavoro per i nostri bambini: poter servire uno dei doni più preziosi di Dio all’umanità” . Inizialmente il progetto Bala Shanti ha mirato a offrire nutrizione, educazione e servizi sanitari ad un piccolo gruppo di bambini dai 3 a 5 anni. Oggi il progetto aiuta migliaia di bambini in 17 villaggi, coinvolgendoli direttamente a loro volta nella lotta alla povertà, suscitando in loro e nelle loro famiglie una partecipazione attiva sociale.

Chiara Lubich con Minoti Aram (2002) – © Centro S. Chiara Audiovisivi
Nel 2002, dopo i contatti iniziati con i Focolari e le due visite di Chiara Lubich in India, il programma Sostegno a Distanza di Famiglie Nuove inizia una collaborazione con il progetto Bala Shanti che continua tutt’ora, per il sostegno di un centinaio di bambini Uno dei programmi del Bala Shanti è un parlamento dei bambini, nato nel 2006 e composto da ex-alunni del progetto: oltre 800 bambini e giovani dai 6 a 18 anni che si trovano regolarmente per dar voce a temi che li toccano direttamente, come la promozione dell’igiene, l’educazione continuativa, l’adesione sociale e il servizio alla comunità. Nota l’iniziativa più recente, la Banca dei Bambini, nata dai bambini per i bambini. Questa iniziativa è stata lanciata nel maggio 2013 con lo scopo di insegnare ai bambini il valore del risparmio e la pianificazione finanziaria per la propria educazione,oltre a donare una parte dei loro risparmi per aiutare bambini più poveri di loro. Nel 2015 oltre 1500 bambini, piccoli risparmiatori, hanno partecipato al progetto. Quest’anno si festeggia il 25˚ anniversario del Bala Shanti con grande gioia e un consuntivo nettamente all’attivo. Info: Progetto Bala Shanti (altro…)
Gen 9, 2016 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
«Nei giorni precedenti il Natale siamo andate a Gostilya, un villaggio a nord della Bulgaria, per trovare alcuni amici che negli ultimi anni sono venuti a Sofia per le Mariapoli. Volevamo dimostrare la nostra riconoscenza ed affetto, andandoli a visitare nel posto dove vivono». È il racconto di M. Lucia, Majda, Julia e Ildiko, originarie di Italia, Slovenia, Germania e Romania e che attualmente compongono l’unico centro del Movimento dei Focolari in Bulgaria. «Non ci aspettavamo di trovare un paesino quasi morto», continuano. Dei 1.500 abitanti agli inizi degli anni ’90, infatti, ora sono appena un centinaio a causa della forte emigrazione. I ragazzi sono una ventina. Hanno chiuso la scuola, l’asilo, la biblioteca e altri luoghi pubblici. La chiesa cattolica è stata riaperta da 3 anni, da quando è stato ordinato un anziano diacono che vive la spiritualità dell’unità.
«Avevamo preparato una tombola con regali per tutti e portato in dono la statuetta di Gesù Bambino in gesso realizzata dai bambini. Non potevamo immaginarci che la loro gioia sarebbe stata così grande: erano grati che qualcuno fosse venuto da loro. Sono arrivate anche una famiglia che abita a 30 km di distanza, e altre persone a quasi 3 ore di macchina. Il Sindaco ci ha volute suoi ospiti e ci ha fatto fare una “visita guidata” del paesino». «Tutti facevano a gara per donarci qualcosa: una anziana signora, molto povera e malata, che non è potuta venire all’incontro, ha fatto una focaccia dolce per la colazione. Prima di partire, siamo passati da casa sua per ringraziarla e regalarle un Gesù Bambino. Commossa, ha ascoltato i nostri canti di Natale sulla porta. E ancora abbiamo ricevuto un pollo enorme per il pranzo di Natale, barattoli di miele e altre conserve fatte in casa “ecologicamente pulite” – come hanno tenuto a precisare».
Dopo Gostilya, è la volta dell’estrema periferia della capitale bulgara. A Sofia, il 24 dicembre, le focolarine fanno visita ad una famiglia rom con 7 bambini. Li conoscono da anni, e cercano di aiutarli come possono. Una di loro, Majda, li ha preparati al battesimo e un’altra ha fatto da madrina. A sottolineare l’amore e la stima, la mamma ha voluto chiamare l’ultima figlia Majda, un nome sloveno, che non c’è in Bulgaria. Julia, che lavora invece in una scuola tedesca, ha parlato di questa famiglia ai suoi colleghi, che hanno voluto donare vestiti, generi alimentari e giocattoli. «Abbiamo potuto preparare così dei regali personalizzati per ciascuno – raccontano -. Un’insegnante ha voluto che venissero con noi i suoi tre figli (di 8, 11 e 13 anni), per accostarsi ad una realtà diversa da quella a cui sono abituati. Sostenuti da tutta questa solidarietà, siamo partiti per Botunetz, il nome del sobborgo in cui vive la nostra famiglia. Avevamo comprato un piccolo albero di Natale, per adornarlo insieme. La mamma aveva pulito la casa e vestito bene i bambini, ma c’era tanta umidità e freddo e muffa. Siamo stati da loro alcune ore, preparando l’albero, cantando canzoni di Natale, colorando disegni del presepe, aprendo i regali. Tutti erano felici e c’era fra noi l’aria di un vero Natale». È stato così anche alla tradizionale Messa nelle carceri di Sofia, dove un gruppo del Movimento dei Focolari va ogni anno insieme con le Suore di Madre Teresa; e per la festa in un club di pensionati… Un Natale in cui, per chi racconta, è stato possibile sperimentare una condivisione, all’insegna della gioia, della sobrietà e della solidarietà. Maria Chiara De Lorenzo (altro…)
Dic 31, 2015 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
https://vimeo.com/148093476 (altro…)
Dic 29, 2015 | Chiara Lubich, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
«Ho sognato un focolare fra i mocambos – appunta nel suo diario Chiara Lubich il 21 aprile 1964 durante un viaggio in Brasile – fatto come un mocambo. Perché la casa nostra deve essere come l’ambiente dove si svolge l’apostolato prevalente». Seppur a distanza di anni, il sogno si avvera. Lucival, Helson, Keles (brasiliani), Estimable (haitiano), Fabrizio (italiano), da quasi un anno hanno lasciato la loro abitazione della capitale Florianopolis per trasferirsi nel morro, una delle tante “periferie esistenziali” del mondo. “Come sta andando?”, chiediamo a questi focolarini. «Cerchiamo soprattutto di inserirci nel nuovo ambiente. Keles lavora nella scuola Marista, che nel morro ricopre grande importanza educativa e sociale per bambini e adolescenti. Lucival – che lavora nella Fazenda da Esperança, una comunità di recupero per giovani tossicodipendenti – si è impegnato nell`Associação de Moradores “Alto da Caieira”, un’organizzazione per tutelare i diritti degli abitanti del morro». Sappiamo che farsi accettare dalla gente delle favelas non è sempre facile. Questi cinque giovani ci stanno provando, aiutati anche da don Vilson Groh, che nel morro presta servizio da oltre trent’anni. “«È stando con la gente – dicono – che vengono le idee. Per esempio qualcuno ha lanciato la proposta di celebrare la messa nelle case, a turno. Così da un paio di mesi ogni giovedì lo si sta facendo. Mentre il mercoledì, sempre in case diverse, si recita il rosario degli uomini (una pratica abbastanza comune in Brasile). Non sono grandi numeri (sulle 10/12 persone) ma è un seme gettato. Che già sta portando i suoi frutti, nel senso che vediamo man mano aumentare la conoscenza e la fiducia, sia verso di noi che reciproca tra loro. Cresce il senso di responsabilità comunitaria, il sentire propri i bisogni e le necessità dell´altro».
Qualche episodio per capire? «C’era un uomo dipendente dall’alcool che dormiva in un immondezzaio. Don Vilson ne ha parlato con la comunità, che si è data da fare per inserirlo in un cammino di recupero. Gli hanno letteralmente ricostruito l’abitazione (un capanno in legno di circa 3mt x 4), che hanno anche ammobiliato, chi portando un fornello, chi il letto, chi il frigorifero, ecc. Due settimane fa tra i 15 adolescenti cresimati c’era anche lui. E giovedì della scorsa settimana la messa è stata celebrata nella sua abitazione. Siamo venuti a conoscenza anche della situazione altrettanto disumana di una donna ed è ancora la comunità che si sta dando da fare per aiutarla. Come sono loro stessi che distribuiscono a chi ha più bisogno quanto riusciamo a procurare di vestiario e cibo». E come segno che i rapporti si stanno davvero approfondendo, raccontano che nell’ultimo venerdì una ventina di persone si sono trovate in focolare per la “confraternização”, un momento di festa per il Natale, dove ognuno ha portato qualcosa. Anche qui, nel morro, non solo si è mangiato insieme il “churrasco”, celebre piatto brasiliano a base di carne, ma si è festeggiato Gesù che ancora una volta non disdegna di nascere – come a Betlemme – nella povertà di una favela. (altro…)