Nov 10, 2016 | Dialogo Interreligioso, Spiritualità
Mons. Felix Machado è un appassionato del dialogo interreligioso. Lo testimonia l’amicizia che lo lega a numerosi leader di varie religioni, una per tutte la grande studiosa indù Dr. Kala Acharya. Ognuno dei due parla dell’altro chiamandolo “mio fratello Felix” e “mia sorella Kala”, a conferma della profonda condivisione raggiunta, che li ha condotti a considerare la fraternità universale come un punto comune. Monsignore, come spiega questa sua propensione al dialogo? «Sono cresciuto in una cultura rurale e cosmopolita. Vasai, infatti, sede attuale del mio ministero è anche la mia città natale. Dopo aver studiato teologia in Francia e negli Stati Uniti, dal 1999 al 2008 ho svolto servizio presso il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso in Vaticano. Qui ho potuto acquisire molti elementi in materia e a comprendere che la chiave sta nello stabilire rapporti reali e autentici con le persone che sono diverse da noi. Quindi, anche se sono leader e studiosi o semplici contadini e pescatori, è mio dovere di cristiano vedere ciascuno come mio fratello o sorella in Cristo. Il vero dialogo può scaturire soltanto dal profondo ascolto e dall’accettare l’altro e poi, se necessario, si possono offrire i propri ideali come un dono. Ecco perché apprezzo il lavoro interreligioso fatto dal Movimento dei Focolari qui in India. Si tratta di un’azione basata sull’autenticità, sulla fiducia e buona volontà con i nostri fratelli e sorelle indù».
Dopo il viaggio in India dell’inizio di quest’anno Maria Voce, presidente dei Focolari, ha raccontato di aver avuto da lei una calorosa accoglienza. «Sono stato lieto di darle il benvenuto nella mia diocesi di Vasai, e di ricordare con lei i primi contatti che ho avuto con il Movimento attraverso due focolarine che lavoravano presso il Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso. Ero rimasto impressionato dal grande amore che mettevano nelle attività più semplici. Fui così interessato a conoscere di più i Focolari e ben presto ho avuto il privilegio di incontrare Chiara Lubich. Era semplice, diretta e credeva nell’unità. Questa via dell’unità ella l’ha offerta all’umanità attraverso la Chiesa, rimanendo profondamente fedele ad essa e lavorando per l’unità della famiglia umana. Sono felice di vedere come in India i Focolari portino avanti questa eredità attraverso il dialogo tra le religioni, le culture e le generazioni». Di fronte alle tante sfide che la famiglia umana deve affrontare in diverse parti del mondo, quanto è importante proseguire sulla via del dialogo? «È un processo che richiede tempo e dedizione e a volte il dialogo può sembrare inutile quando ci imbattiamo in episodi di violenza, nella povertà e nella discriminazione sociale. Ma non è così. Personalmente cerco di ispirarmi a Papa Giovanni XXIII, che usava inginocchiarsi in preghiera dopo una lunga e dura giornata, dicendo: “Signore, ho fatto del mio meglio. Questa è la tua Chiesa, ora sei tu al comando”. Come esseri umani abbiamo la tendenza ad essere impazienti, ma Dio non lo è. Di conseguenza, è nostro dovere essere simili a Cristo nell’amare, perdonare e continuare a credere nella fratellanza universale, anche e soprattutto quando può sembrare inadeguata per risolvere i problemi attuali. Dobbiamo ricordare che non possiamo imporre la nostra idea del tempo a Dio». Intervista di Annabel D’Souza (altro…)
Nov 8, 2016 | Chiesa, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità

Foto: Ursel Haaf
A 500 anni dalla Riforma di Lutero, nella cittadella ecumenica di Ottmaring (Augsburg), si è tenuto il 35° incontro internazionale di 25 vescovi di varie chiese che si ispirano alla spiritualità del Movimento dei Focolari. La riflessione sui punti della spiritualità del Carisma dell’unità, la preghiera comune e la celebrazione delle varie liturgie hanno posto le basi per incontri e dialoghi profondi che hanno lasciato un’impressione indelebile nei partecipanti. Il tema del raduno, “Gesù crocifisso ed abbandonato-fondamento di una spiritualità di comunione”, ha guidato l’intero convegno che i vescovi hanno voluto concludere insieme alla comunità del Carmelo, che si trova accanto al Campo di concentramento di Dachau, per un confronto con una delle tappe più dolorose della storia dell’umanità. Si è aperta una prospettiva che ha dato speranza: «Per me andare a Dachau è stato visitare un santuario di Gesù Abbandonato. Ho incontrato Dio lì, Dio nel suo abbandono», ha descritto la sua esperienza Jesús Morán, copresidente del Movimento dei Focolari. E il vescovo maronita Simon Atallah del Libano ha aggiunto: «Accanto ad un luogo di dolore e di odio abbiamo trovato un luogo di amore». Uno dei momenti culmine dell’incontro è stata la liturgia ecumenica nella chiesa evangelica di Sant’Anna ad Augsburg, presente il vescovo emerito Christian Krause, uno dei principali firmatari della “Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione”, avvenuta il 31 ottobre 1999 nello stesso luogo. Il gruppo dei vescovi ha colto questa occasione per formulare un messaggio per la celebrazione dell’apertura dei 500 anni della Riforma, che si è tenuta nella città svedese di Lund. Hanno anche inviato una loro delegazione. Il sindaco della città della “pace augustana”, Kurt Gribl, ricevendo i vescovi ha sottolineato come «il Movimento dei Focolari e, in particolare, il gruppo di vescovi, rappresentino confessioni che non negano le differenze». E vedendo uno stretto legame tra la città di Augsburg e l’impegno della comunità ecumenica dei vescovi, ha aggiunto: «Voi ci dimostrate, col vostro esempio, che è possibile una convivenza pacifica e spirituale e questo ci incoraggia ad andare avanti nella collaborazione, in quanto città della pace». Per sigillare questa profonda amicizia ed il legame spirituale, il gruppo si è raccolto, poi, nella chiesa evangelica di Sant’Ulrich. È ormai tradizione in questi incontri ecumenici che i vescovi partecipanti formulino una solenne promessa, quella di sostenersi a vicenda nella preghiera e nella vita, condividendo preoccupazioni e dolori, gioie e conquiste dei fratelli. «Che la croce dell’uno diventi la croce dell’altro e l’anelito dell’uno l’anelito dell’altro», come recita il testo del “Patto dell’amore scambievole” che tutti hanno sottoscritto. Il prossimo raduno ecumenico dei vescovi, promosso dal Movimento del Focolari, avverrà nel 2017 in Polonia. (altro…)
Nov 7, 2016 | Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Alcuni anni fa, mio marito ed io abbiamo rilevato una piccola azienda meccanica, con 6 dipendenti e una numerosa clientela. Era un piccolo sogno che si avverava anche per il fatto che così potevamo assicurare un futuro lavorativo ai nostri figli. Pur avendo ricevuto dai clienti tutte le rassicurazioni che nulla sarebbe cambiato, già nei primi sei mesi di attività ci siamo scontrati con la dura realtà del lavoro in proprio: discontinuità, burocrazia e anche qualche velato tentativo di corruzione. Per noi era importante rimanere nella legalità ignorando queste richieste ma, anche a causa di questo atteggiamento e alla crisi del settore automobilistico, nell’arco di un anno abbiamo riscontrato che il fatturato dell’azienda si era dimezzato. Ci siamo ritrovati quindi con tanti debiti da pagare, senza risorse e di conseguenza abbiamo dovuto affrontare la durissima scelta di licenziare gran parte degli operai, dando loro il tempo di trovare un nuovo lavoro e siamo stati anche costretti a vendere i macchinari per poter dar loro tutto quanto gli spettasse. Abbiamo vissuto tutto questo come un fallimento ma non ci siamo arresi. Intorno a noi la comunità dei Focolari, della quale facciamo parte da alcuni anni, ci sosteneva con la preghiera e noi ci siamo affidati a Dio perché ci guidasse nelle nostre scelte. La provvidenza, non si è fatta attendere. Si è presentata l’occasione di cambiare settore di lavoro, che ci dava più garanzie di una continuità; mio padre ha messo a nostra disposizione una somma per far fronte alle cose più urgenti; un nostro rappresentante ci ha lasciato in comodato d’uso un macchinario per un lungo periodo e i fornitori ci agevolavano con pagamenti dilazionati. Così pian piano ci siamo ripresi.
Il frutto più bello di quel periodo è stato che i nostri figli sono cresciuti dando valore alle cose importanti come la scelta di una vita sobria e poter sperimentare così l’amore di Dio attraverso tanti piccoli ma importanti segni. Tutto questo ha rafforzato il legame nella nostra famiglia. Il 2009 ha segnato l’inizio della crisi economica a livello internazionale e quindi anche noi ne abbiamo molto risentito. A volte lo scoraggiamento ha prevalso ma siamo andati avanti tra mille difficoltà senza nessuna certezza sul domani, sempre confidando nella provvidenza che ci ha stupito in tante occasioni. Per esempio, quella volta in cui eravamo molto preoccupati perché non avevamo avuto neppure un ordine! Ho chiesto alle volontarie del mio gruppo, con le quali condivido la spiritualità dei Focolari, di pregare e nella tarda mattinata il fax ha cominciato a stampare 72 pagine di ordini! Veramente abbiamo toccato con mano la potenza della preghiera e la concretezza dell’amore di Dio per noi. Quest’e
state un nostro cliente, che ci commissionava dei lavori saltuari, ci ha affidato un lavoro importante, durato un paio di mesi ma che per il futuro prospettava la possibilità di grosse commesse e quindi una tranquillità economica che sognavamo da tempo. Verso la conclusione di questo lavoro scopriamo che i pezzi prodotti verranno impiegati nell’industria delle armi pesanti. Avevamo negli occhi le immagini della disperazione dei tanti profughi che fuggono dalle guerre nei loro paesi. La scelta di non accettare di lavorare per questa azienda è stata difficile perché ci avrebbe assicurato il lavoro per molti mesi ma non avevamo dubbi. La cosa che ci ha resi più felici è il fatto che nostro figlio, che ha iniziato a lavorare con noi, è stato pienamente d’accordo e siamo certi che la provvidenza di Dio, sperimentata molte volte in questi anni, non verrà a mancare. (altro…)
Nov 6, 2016 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
«Poiché le guerre hanno origine nello spirito degli uomini, è nello spirito degli uomini che si debbono innalzare le difese della pace». Così recita il preambolo dell’atto costitutivo dell’Unesco, presso la cui sede, a Parigi, il prossimo 15 novembre, si ricorda Chiara Lubich e l’impegno del Movimento dei Focolari per la pace. Proponiamo dagli scritti di Igino Giordani (protagonista di due guerre) alcuni pensieri sulla pace: «Le ferite sociali si chiamano guerre, dissidi; e lacerano il tessuto sociale con piaghe che a volte sembrano non marginabili. L’anima antica, nelle ore migliori, sospirava la pace. “si vis pacem, para bellum” [se vuoi la pace prepara la guerra], dicevano i romani; ma nello spirito evangelico è vera pace non quella procurata dalla guerra, ma quella germinata da una disposizione pacifica, da una concordia d’animi. Non si fa male per avere bene. “Se vuoi la pace, prepara la pace”. Anche qui si rinnova, costruendo alla pace, per piattaforma, non le armi, fatte per uccidere, ma la carità, fatta per vivificare. La carità, movendosi, genera fraternità, eguaglianza, unità, ed elimina invidie, superbie e discordie, tenendo a raccogliere gli uomini in una famiglia di una sola mente. La vita umana è sacra. Non uccidere! Non vendicarti ! Ama il nemico. Niente taglione… L’umanità che ha seguito Cristo ha inteso nel Vangelo il messaggio angelico cantato nella notte della sua nascita: “Pace in terra”. Basta che ci sia uno che ami la pace. Condizione prima delle relazioni. Gesù opponeva a generali ed eroi insanguinati gli eroi pacifici, vittoriosi su sé stessi, suscitatori di pace con sé, coi cittadini, coi forestieri; creava un eroismo nuovo e più arduo; quello di evitare la guerra sotto tutte le sue forme, spezzandone continuamente la dialettica con il perdono e la remissione. Questa pace è frutto di carità, quella per cui ci è imposto di amare anche i nemici, anche i calunniatori: essa impedisce le rotture, o le ripara. In regime d’amore la discordia è un assurdo, un rinnegamento; e chi lo provoca, si mette senz’altro fuori dello spirito di Cristo, e fuori resta sino a che non restaura la concordia». Igino Giordani, Il messaggio sociale del cristianesimo, Editrice Città Nuova, Roma (1935) 1966 pp. 360-368 (altro…)
Nov 5, 2016 | Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Nel 1956 l’Ungheria veniva invasa dall’esercito sovietico in seguito alla rivolta poi repressa nel sangue e Chiara Lubich, rispondendo all’appello lanciato da Pio XII, scrive una lettera che diventerà la “magna carta” della nuova vocazione che sboccerà all’interno del Movimento dei Focolari: “i volontari e le volontarie di Dio”, uomini e donne formati dalla spiritualità dell’unità, che s’impegnano a portare Dio nella società con la propria testimonianza, nei vari ambiti in cui agiscono. Dal 28 al 30 ottobre si sono incontrati a Castel Gandolfo (Roma) 1840 volontarie e volontari provenienti da tutta Italia. «C’è una grande voglia di mettersi in gioco per il nostro Paese e si sente una grande necessità, non più rimandabile, di superare la frammentazione e mettersi concretamente e definitivamente in rete, perché le buone pratiche possano diventare stimolo, aiuto e sostegno reciproco; è quanto mai forte l’esigenza di impegno intergenerazionale per essere una risposta comune, concreta e replicabile alle sfide e alle sofferenze della nostra società». Il commento a caldo di una giovane partecipante che riassume le tre giornate vissute intensamente. Il messaggio di Maria Voce, presidente dei Focolari, sigla l’apertura del Convegno, incoraggiando tutti a testimoniare il carisma dell’unità nelle sue espressioni più concrete e con lo sguardo fisso alla preghiera di Gesù “che tutti siano uno”. Si entra nel vivo del convegno con alcune riflessioni e testimonianze puntate ad approfondire il nuovo tema proposto quest’anno a tutto il Movimento: “Gesù Abbandonato, finestra di Dio, finestra dell’umanità”.
Toccante la testimonianza, narrata quasi a fil di voce per l’emozione, di Pina e Tanina, due volontarie di Lampedusa, che con forza e semplicità, raccontano veri e propri atti di eroismo quotidiano nell’affrontare l’accoglienza di migliaia di profughi sbarcati nella piccola isola in questi ultimi anni: «Li sentiamo nostri questi fratelli africani prima di consegnarli all’umanità; e quando partono da qui per disperdersi nel mondo ci invade una grande commozione per il futuro incerto che li attende». Riccardo Balaarm, giornalista, racconta come dalla sofferta esperienza di disabilità di un figlio, nasce l’impegno con i giovani della nazionale paralimpica di nuoto, presentando la testimonianza di Arjola Trimi, argento nei 50 stile libero a Rio (Brasile).
Durante i pomeriggi, 150 gruppi affrontano 35 tematiche: dalla formazione, all’impegno nel sociale e in politica; dall’economia alla salute e l’ecologia, all’arte, ecc. Tutti campi con i quali i volontari fanno i conti nella loro quotidianità, e attraverso i quali cercano di realizzare la vocazione dei “primi cristiani del XX secolo”, come la chiamava Chiara Lubich: laici che vivono il Vangelo con lo stesso ardore dei primi cristiani, decisi a spendersi per costruire un mondo unito. Un momento solenne è stato la firma dell’atto costitutivo, alla presenza di don Andrea De Matteis, vicario del vescovo e cancelliere della diocesi di Albano, attraverso il quale i volontari assumono l’impegno di essere promotori del processo di canonizzazione di un “primo cristiano” dei nostri tempi, Domenico Mangano, volontario di Viterbo scomparso nel 2001. https://youtu.be/SKn_JlYryxU https://youtu.be/EDCfdVUGa6s (altro…)
Nov 4, 2016 | Chiesa, Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Sarà stata la partecipazione di papa Francesco e dei massimi rappresentanti della Federazione luterana mondiale. Saranno state le toccanti espressioni della Dichiarazione Congiunta letta nella cattedrale di Lund (città di 115.000 abitanti nel sud della Svezia). Oppure la grande partecipazione di popolo. Sta di fatto che il successo dell’evento di commemorazione del V centenario della Riforma ha superato ogni aspettativa anche per l’impatto sui media. «Cristo desidera che siamo uno, così che il mondo possa credere», hanno proclamato insieme luterani e cattolici, convinti che «il modo di relazionarci tra di noi incide sulla nostra testimonianza del Vangelo». Lo sguardo del Documento è rivolto al futuro e nel quotidiano: uscire fuori da se stessi, dalla propria comunità, dalla propria chiesa per intraprendere azioni comuni «nel servizio, difendendo la dignità e i diritti umani, specialmente dei poveri, lavorando per la giustizia e rigettando ogni forma di violenza». Un proposito di lavorare insieme «per accogliere chi è straniero, per venire in aiuto di quanti sono costretti a fuggire a causa della guerra e della persecuzione, e a difendere i diritti dei rifugiati e di quanti cercano asilo» e per la difesa di tutto il creato «che soffre lo sfruttamento e gli effetti di un’insaziabile avidità». Una Dichiarazione che diventa globale nell’appello finale ai cattolici e ai luterani del mondo intero affinché «tutte le parrocchie e comunità luterane e cattoliche» siano «coraggiose e creative», dimenticando i conflitti del passato perché «l’unità tra di noi guiderà la collaborazione e approfondirà la nostra solidarietà». In Svezia la Riforma di Lutero venne introdotta per motivi puramente politici. Il re Gustav Vasa prese il controllo della Chiesa e fu soltanto nel 2000 che avvenne la separazione tra Stato e Chiesa. Nel corso dei secoli il luteranesimo ha poi acquisito tante sfaccettature che si riflettono nelle diverse caratteristiche nazionali. Ma al di là della storia di ogni singolo Paese, vediamo oggi farsi strada la “Riforma dell’unità” voluta con convinzione da entrambe le chiese, luterana e cattolica. Una riforma destinata a diventare cultura popolare e quindi possibile. Essa si fonda su 5 impegni: 1) Cominciare sempre dalla prospettiva dell’unità e non dal punto di vista delle divisioni; 2) Farsi continuamente trasformare dall’incontro con gli altri; 3) Cercare una unità visibile elaborando insieme dei passi concreti; 4) Riscoprire la forza del Vangelo; 5) Testimoniare insieme la misericordia di Dio. Impegni questi che portano a testimoniare la bellezza di essere cristiani nella diversità, proprio perché ciò che ci unisce è molto più di quello che ci divide. È questa la convinzione che ha guidato anche la lunga amicizia tra i Focolari e i luterani e l’azione di tanti altri movimenti. Antje Jackelen, la prima donna arcivescovo della chiesta luterana svedese (61 anni, sposata con due figlie) da noi intervistata, riguardo al contributo dei movimenti sostiene che essi «Sono ecumenici nella loro stessa configurazione per cui con loro i pregiudizi sono abbattuti». E che l’evento di questi giorni «è anche il frutto di 50 anni di dialogo e di lavoro fatto insieme». Nel pomeriggio, all’Arena di Malmö, gremita da 10 mila persone, si sono alternate le testimonianze: Pranita (India), Hector Fabio (Colombia), Marguerite (Burundi), Rose (Sud Sudan), Antoine (Siria). Essi, più di tanti discorsi, hanno dimostrato che già esiste una collaborazione tra le chiese, con azioni comuni per il creato, per la giustizia sociale, per i bambini, per sostenere i poveri, i contadini, le vittime delle guerre. «Queste storie – ha concluso il Papa – ci motivino e ci offrano nuovo impulso per lavorare sempre più uniti. Quando torniamo alle nostre case, portiamo con noi l’impegno di fare ogni giorno un gesto di pace e di riconciliazione, per essere testimoni coraggiosi e fedeli di speranza cristiana». Dalle parole ai fatti. Per essere veri, per essere credibili. Dichiarazione Congiunta cattolico-luterana (Fonte vatican.va) (altro…)