Movimento dei Focolari
Foresi: “Maria di Nazareth”

Foresi: “Maria di Nazareth”

Bella Accoglienza, Ave Cerquetti

Ave Cerquetti, ‘Bella Accoglienza’ – Roma, 1961

«Maria è la creatura che è stata fatta capace di generare nella carne il Verbo, la seconda Persona della Trinità. Dobbiamo intendere questa prerogativa di Maria in tutta la sua straordinaria densità, che la rende unica fra tutte le creature. Maria, essendo Madre di Gesù, è Madre dell’unica Persona umano-divina del Verbo, cui ella dona la natura umana, che in Lui si unisce in una unione profondissima e perfetta – “senza divisione” e “senza confusione”, afferma il Concilio di Calcedonia (cf:DS 302) – con quella divina. «Maria è quindi, in senso vero e proprio, Genitrice di Dio (cf. DS 251-252). Tanto Dio ha potuto realizzare in lei, per il suo libero consenso al piano divino preparato da tutta l’eternità: “Avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1,38). Al tempo stesso, Maria, perché pensata da Dio come colei che riassume in sé la creazione intera, ha aperto alla creazione stessa la possibilità di generare Dio. È così che con lei e in lei la libertà dell’uomo raggiunge la sua verità e la sua pienezza. Dunque, da Maria, la Donna, è nato Gesù, l’Uomo-Dio. A partire da qui, occorre reinterpretare trinitariamente il dato biblico concernente il rapporto ontologico uomo-donna, in cui si radica la vera, profonda uguaglianza e distinzione dei due». Da: Pasquale Foresi, Luce che si incarna, Città Nuova 2014, pp. 178-179 (altro…)

Sr. Francesca: il coraggio della misericordia

Sr. Francesca: il coraggio della misericordia

SuorFrancesca«Sono originaria della provincia di Napoli e vengo da una famiglia semplice. A mio padre, ministro straordinario dell’Eucaristia, erano stati affidati per lo più i malati e i poveri del paese che in qualche modo erano diventati di casa. Avevo 14 anni quando papà ci ha lasciati per un tumore, aveva quarant’anni. Il dolore è stato forte: allora non era vero che Dio si prendeva cura di noi, come mi aveva sempre detto. Mi sono buttata con tenacia nello studio, il mio obiettivo era fare tanti soldi e costruirmi una casa tutta mia. A 20 anni Dio si è riaffacciato nella mia vita: un gruppo di amici mi ha invitato ad un incontro di cui, onestamente, non ricordo nulla; l’unica cosa che mi ha spinto a cercarli di nuovo è stata la gioia che vedevo fra loro e che io non avevo. Studiavo, ero brava, avevo tanti amici, ma non ero felice come loro. Volevo capire meglio chi fosse questo Dio di cui parlavano e, dopo un paio d’anni, anche cosa volevo fare della mia vita. Ho conosciuto la mia congregazione quasi per caso. Confesso che non avevo una grande considerazione delle suore: per i napoletani le religiose sono “e cap’ e pezz’” (letteralmente: “teste fasciate da stracci”), cioè donne non realizzate, incapaci di fare qualcosa di buono. Il convento viene tutt’ora visto come un rifugio dal mondo: non poteva quindi essere la mia strada! Io sono solare, allegra, mi piace stare con la gente, ho studiato, ho avuto anche dei ragazzi. Ma in questa famiglia religiosa ho trovato l’amore della mia vita, Dio, a cui non ho potuto sottrarmi. Quella era la casa che tanto avevo desiderato da adolescente, ma con un di più: non ero sola, avevo altre sorelle che, come me, amavano Gesù. La mia famiglia religiosa – le Suore Francescane dei Poveri – si è imbattuta nel Movimento dei Focolari alla fine degli anni Sessanta. Viveva un momento di forte dolore per alcune difficoltà interne alla Congregazione, e non solo. Il nostro carisma – vedere Gesù povero e curare le sue piaghe – a contatto con la spiritualità dell’unità ha assunto nuova luce e il Vangelo con il suo messaggio di amore reciproco era la risposta a tutto quel dolore. Le suore hanno dato vita al Centro giovanile, perché le ragazze potessero capire cosa fare della loro vita. Poi, tornando alle fonti del nostro carisma, abbiamo anche capito che i poveri non sono solo gli ammalati, ma in ogni sofferenza che attraversa il cuore dell’uomo. 20160907-02Oggi in Italia ci occupiamo di persone senza fissa dimora, di donne che decidono di uscire da situazioni di tratta, di migranti; lavoriamo con la Caritas. Offriamo il nostro aiuto e consulenza anche in ambito famigliare: nuove unioni, separazioni e divorzi; prestiamo servizio nelle carceri e con i minori, ecc. In questi ultimi sei anni ho lavorato come educatrice a Messina – sono laureata in Scienze della Formazione – in una comunità terapeutica per ragazzi sotto la giurisdizione del Tribunale dei minori. Andavo lì per loro, perché scoprissero quanto fossero importanti per la società. Spesso mi dicevano: “Quando sei con noi c’è qualcosa di bello, di buono, forse questo è Gesù?”. Recentemente poi, con il contratto a tempo indeterminato è arrivata anche una richiesta da parte dei miei superiori: un trasferimento nelle Filippine per lavorare nelle carceri e con i ragazzi di strada. L’esperienza che ho maturato in questi anni può essere utile lì. Ho già detto sì a Dio e non voglio tirarmi indietro proprio ora. A settembre partirò per sei mesi, per vedere se posso dare il mio contributo in quella terra». (altro…)

Elisa e Gabriele, nel giorno eterno dopo il terremoto

Elisa e Gabriele, nel giorno eterno dopo il terremoto

ElisaCon la sua famiglia al completo – un fratello gemello e uno più grande, mamma, papà, le nonne – Elisa era stata poche settimane prima in Mariapoli – l’appuntamento estivo dei Focolari – a Carpegna (nelle Marche) con un centinaio di persone. L’occasione di conoscersi, raccontarsi esperienze di vita, percorrere un tratto di strada insieme. Elisa, poi, se la ricordano tutti: con il suo fare allegro e contagioso, e con l’aiuto del fratello gemello, aveva voluto filmare le impressioni del suo gruppo prima di partire, perché:«Le Mariapoli sono esperienze che segnano nel cuore e sono cose che rimangono. Spero di riuscire ad andarci sempre», come aveva scritto alla mamma in un messaggino al rientro. Gabriele-01Gabriele, il cuginetto di 8 anni, a metà giugno aveva invece partecipato – per il secondo anno consecutivo – al “congressino Gen4”. Tre giorni vissuti nell’incanto dei bambini che più di altri capiscono “le cose di Dio”. Una foto lo ritrae mentre impersona un angioletto che suona la tromba al passaggio della Porta della Misericordia, insieme agli altri compagni. La mattina del 24 agosto la notizia del terremoto, e la sospensione: Elisa, Gabriele e le nonne, sono sotto le macerie e si teme per la loro vita, come per i tanti altri dispersi di cui non si hanno notizie. Una catena di preghiere parte subito come un tam tam, ma alla sera arriva la conferma: non ce l’hanno fatta. Le famiglie danno da subito una forte testimonianza: «La loro fede nell’amore di Dio, così salda anche in tale sofferenza, ci illumina a vivere con rinnovato vigore per ciò che non passa», scriverà Maria Voce, presidente dei Focolari, all’indomani del terremoto alle comunità e alle famiglie colpite dal sisma. Mentre le comunità dei Focolari in Italia e nel mondo si attivano per sostenere la macchina dei soccorsi.

Elisa con i fratelli

Elisa con i suoi fratelli

Il dolore è incomprensibile anche per i tanti coetanei, compagni di scuola, i Ragazzi per l’Unità che hanno conosciuto Elisa nei campi estivi, durante esperienze indimenticabili. Ma la testimonianza che cercano di dare, insieme, è quella di un amore che sia più forte anche della morte stessa. Una di loro scrive: «Ciao Elisa, questa notte ti ho sognata, eravamo a Stop’nGo, il campo estivo dove abbiamo legato. Volevo salutarti per l’ultima volta. Al polso avevi ancora il braccialetto che avevo fatto per te. Ti ho detto che eri bellissima, sembrava che sottovalutassi la tua bellezza, quindi dovevo ricordartelo. Dopo questo sogno mi sono svegliata più serena, ti penso in Paradiso». «Rimpiango tutti i dispetti che ti ho fatto – scrive il fratello gemello – ti ricordi quando stavamo a casa di nonno e ti prendevi tu la colpa al posto mio? Adesso le macerie di questo terremoto mi hanno allontanato da te. Ti prego mio angelo, proteggimi da lassù». «Ma come si può pensare che non c’è più? Elisa ha estratto il mio nome nel gioco dell’Angelo Custode durante la Mariapoli estiva del 2014». A scrivere è don Marco Schrott, che conosce le famiglie di Elisa e Gabriele da anni, e che con loro ha sempre avuto un rapporto speciale. «Essendo il mio Angelo Custode, la vedevo sempre intorno a me che mi batteva in fantasia con mille accortezze. A casa, su whatsapp, in chiesa, al campo Stop ‘n’ Go e in ogni circostanza c’era sempre una battuta che ricordava la custodia scambievole. Come si può immaginare che sia finito? Certo ci vorrà qualcun altro a giocare con i bambini più piccoli e a consolarli al posto suo. Elisa potrà solo moltiplicarsi, non sparire».
Gabriele in Mariapoli

Gabriele in Mariapoli

E di Gabriele, sempre don Marco scrive: «Quegli otto anni normali della sua esistenza si scoprono totalmente pieni di gioia. Quel bambino sapeva giocare sempre e con tutti. Invitava, proponeva, organizzava e svolgeva con la massima correttezza ogni suo gioco, come fosse l’unico suo compito. Come tutti in vacanza aveva un quaderno di scuola con i compiti e per finirlo doveva completare cinque pagine al giorno. Ma per giocare non le aveva finite. Dopo che il papà al telefono, lo ha invitato a recuperare tutte le pagine rimaste indietro, si è buttato subito a farle. Così disciplinato era sempre: divertirsi è bello, ma l’impegno senza imbrogli nel gioco, è lo stesso per la preghiera e tutte le altre mansioni richieste per collaborare dentro e fuori casa. L’impegno col quale partecipava alle processioni, si capisce ora che era frutto di una fede matura. Quindi non è per caso che si sono viste code ai confessionali dopo i suoi funerali. Si sono viste le facce degli amici così trasformate, sconvolte, colpite da un elettroshock evangelico e desiderose di cambiare l’impostazione della vita, aperti alla fede». Elisa e Gabriele sono voluti rimanere con le due nonne solo per quella notte ancora, ma prima di addormentarsi hanno pensato di fare bene le valige, in modo da essere pronti per il viaggio il giorno dopo. Quel giorno per loro è eterno. Maria Chiara De Lorenzo (altro…)