
Foresi: “Maria di Nazareth”

Ave Cerquetti, ‘Bella Accoglienza’ – Roma, 1961
Ave Cerquetti, ‘Bella Accoglienza’ – Roma, 1961
Da venerdì 30 settembre a domenica 2 ottobre 2016 si terrà a Loppiano (Figline – Incisa Valdarno, FI) la settima edizione di LoppianoLab, il laboratorio nazionale di economia, cultura, comunicazione e formazione promosso dal Polo Lionello Bonfanti, dal Gruppo editoriale Città Nuova, dall’Istituto Universitario Sophia e dal Centro Internazionale dei Focolari di Loppiano. Un punto di osservazione che si mette al fianco di chi l’indigenza la vive sulla propria pelle. Uno spazio di condivisione per scorgere e offrire le tante forme di ricchezza di cui spesso la povertà è portatrice per i singoli, il corpo sociale e popoli interi. Perché tutti possono “dare”. Tutto questo attraverso un variegato mosaico di eventi per tutto il weekend. Titolo dell’edizione 2016: POWERTA’. La povertà delle ricchezze e la ricchezza delle povertà. LoppianoLab punta tutto su un cambio di prospettiva radicale: quella della povertà. Per scaricare il programma della manifestazione clicca qui Info e prenotazioni alloggi: 055 9051102 loppianolab.accoglienza@loppiano.it Invito LoppianoLab www.loppianolab.it Notizie e possibilità di prenotarsi sui siti dei 4 enti promotori: www.cittanuova.it www.pololionellobonfanti.it www.loppiano.it www.iu-sophia.org
https://www.youtube.com/watch?v=Sybs_QJkv2E
La settimana della gentilezza nella scuola di Yvonne, a Toronto, ha ricevuto a sorpresa la visita di un ministro del governo canadese, interessato a capire come gli studenti attraverso il dado dell’amore avevano cambiato l’atmosfera delle classi e incrementato il servizio e l’attenzione verso gli altri, smorzando il bullismo. Il Peace Project (progetto per la pace) è stato premiato come una delle pratiche più esemplari del distretto ed è stato adottato anche da altre scuole con l’approvazione del ministero dell’educazione. A North Riverside, una cittadina a pochi chilometri da Chicago, Carol ha ideato un progetto sociale, l’Arte di prendersi cura, che è stato sposato dalla pubblica amministrazione e che ha trasformato vicini estranei e diffidenti in una comunità con uno stile di vita improntato all’accoglienza e alla condivisione.
Sono queste alcune delle buone pratiche che il Movimento Umanità Nuova, espressione sociale dei Focolari ha presentato al Social Forum mondiale di Montreal che, nella seconda settimana di agosto, ha riunito oltre 25mila attivisti di 125 Paesi. Progetti, studi, azioni sociali, performance artistiche hanno contribuito ad immaginare “Un altro mondo è necessario, insieme è possibile”, che è il titolo scelto per la 12ma edizione di questo laboratorio mondiale, nato nel 2001 a Porto Alegre in Brasile come risposta al forum economico tenuto dai potenti della terra a Davos, in Svizzera. Il forum sociale offre uno spazio autogestito alle diverse espressioni della società civile che dal basso provano ad imprimere un cambiamento nell’ambito dei diritti umani, dell’ambiente, delle economie alternative, delle energie rinnovabili, della democrazia partecipativa. I tre laboratori aperti, gestiti da Umanità Nuova sono stati un’expo delle buone prassi in campo sociale, economico e politico sorte dal carisma dell’unità di Chiara Lubich, attraverso tre laboratori pubblici all’università McGill di Montreal e a quella del Quèbec. Jean Charles Bitorirobe, burundese di origine e cittadino canadese, attraverso la sua associazione “Burundi coeur d’Afrique” ha voluto sanare i conflitti etnici che dividevano Hutu e Tutsi in patria e che si erano trasferiti allo stesso modo, in Quebec. “Il nostro voleva essere un centro culturale dei burundesi senza guardare alle etnie e abbiamo riunito in febbraio oltre 420 persone per scambiarsi esperienze, bagagli tristi del passato, consuetudini culturali che non potevano continuare a dividere il nostro popolo. Ci ha ispirato il carisma dell’unità”. Jean Charles ha dato vita ad una squadra di calcio, ad un corso di lingua kirundi e di danze, ad una raccolta fondi per 150 bambini con deficit mentali in Burundi e ad una cena con piatti tipici e musiche tradizionali . “Qualcuno ha subito pensato che volessimo costituire un partito, ma noi vogliamo lavorare per l’unità e anche l’ambasciata ha apprezzato e riconosciuto il nostro lavoro”. A chiudere questo laboratorio pubblico è stata Patience Lobè, politica camerunense e referente per le migliaia di volontari del Movimento dei focolari. Minacciata di morte e vittima di diversi attentati per aver denunciato la corruzione nel sistema dei lavori pubblici del suo Paese, Patience non ha mollato. “Sentivo di dover lottare per la giustizia. Non so se questa tenacia è frutto della mia natura, ma penso che Dio ci usa come suoi strumenti”. Come ingegnere civile riceveva un ottimo stipendio, ma la povertà che la circondava non le dava tregua e così questa donna coraggiosa ha creato dei centri professionali di avviamento al lavoro e delle cooperative, tra cui una di allevamento organico di polli che è diventato un fiore all’occhiello nel distretto industriale del Paese. “La fame, la povertà è prima di tutto un problema di valori, ma se ci mettiamo insieme possiamo creare il cambiamento ed essere persone che sanno sviluppare il nuovo”. Tutto in sintonia con la carta dei lavori del Social forum. (altro…)
«Sono originaria della provincia di Napoli e vengo da una famiglia semplice. A mio padre, ministro straordinario dell’Eucaristia, erano stati affidati per lo più i malati e i poveri del paese che in qualche modo erano diventati di casa. Avevo 14 anni quando papà ci ha lasciati per un tumore, aveva quarant’anni. Il dolore è stato forte: allora non era vero che Dio si prendeva cura di noi, come mi aveva sempre detto. Mi sono buttata con tenacia nello studio, il mio obiettivo era fare tanti soldi e costruirmi una casa tutta mia. A 20 anni Dio si è riaffacciato nella mia vita: un gruppo di amici mi ha invitato ad un incontro di cui, onestamente, non ricordo nulla; l’unica cosa che mi ha spinto a cercarli di nuovo è stata la gioia che vedevo fra loro e che io non avevo. Studiavo, ero brava, avevo tanti amici, ma non ero felice come loro. Volevo capire meglio chi fosse questo Dio di cui parlavano e, dopo un paio d’anni, anche cosa volevo fare della mia vita. Ho conosciuto la mia congregazione quasi per caso. Confesso che non avevo una grande considerazione delle suore: per i napoletani le religiose sono “e cap’ e pezz’” (letteralmente: “teste fasciate da stracci”), cioè donne non realizzate, incapaci di fare qualcosa di buono. Il convento viene tutt’ora visto come un rifugio dal mondo: non poteva quindi essere la mia strada! Io sono solare, allegra, mi piace stare con la gente, ho studiato, ho avuto anche dei ragazzi. Ma in questa famiglia religiosa ho trovato l’amore della mia vita, Dio, a cui non ho potuto sottrarmi. Quella era la casa che tanto avevo desiderato da adolescente, ma con un di più: non ero sola, avevo altre sorelle che, come me, amavano Gesù. La mia famiglia religiosa – le Suore Francescane dei Poveri – si è imbattuta nel Movimento dei Focolari alla fine degli anni Sessanta. Viveva un momento di forte dolore per alcune difficoltà interne alla Congregazione, e non solo. Il nostro carisma – vedere Gesù povero e curare le sue piaghe – a contatto con la spiritualità dell’unità ha assunto nuova luce e il Vangelo con il suo messaggio di amore reciproco era la risposta a tutto quel dolore. Le suore hanno dato vita al Centro giovanile, perché le ragazze potessero capire cosa fare della loro vita. Poi, tornando alle fonti del nostro carisma, abbiamo anche capito che i poveri non sono solo gli ammalati, ma in ogni sofferenza che attraversa il cuore dell’uomo.
Oggi in Italia ci occupiamo di persone senza fissa dimora, di donne che decidono di uscire da situazioni di tratta, di migranti; lavoriamo con la Caritas. Offriamo il nostro aiuto e consulenza anche in ambito famigliare: nuove unioni, separazioni e divorzi; prestiamo servizio nelle carceri e con i minori, ecc. In questi ultimi sei anni ho lavorato come educatrice a Messina – sono laureata in Scienze della Formazione – in una comunità terapeutica per ragazzi sotto la giurisdizione del Tribunale dei minori. Andavo lì per loro, perché scoprissero quanto fossero importanti per la società. Spesso mi dicevano: “Quando sei con noi c’è qualcosa di bello, di buono, forse questo è Gesù?”. Recentemente poi, con il contratto a tempo indeterminato è arrivata anche una richiesta da parte dei miei superiori: un trasferimento nelle Filippine per lavorare nelle carceri e con i ragazzi di strada. L’esperienza che ho maturato in questi anni può essere utile lì. Ho già detto sì a Dio e non voglio tirarmi indietro proprio ora. A settembre partirò per sei mesi, per vedere se posso dare il mio contributo in quella terra». (altro…)
Con la sua famiglia al completo – un fratello gemello e uno più grande, mamma, papà, le nonne – Elisa era stata poche settimane prima in Mariapoli – l’appuntamento estivo dei Focolari – a Carpegna (nelle Marche) con un centinaio di persone. L’occasione di conoscersi, raccontarsi esperienze di vita, percorrere un tratto di strada insieme. Elisa, poi, se la ricordano tutti: con il suo fare allegro e contagioso, e con l’aiuto del fratello gemello, aveva voluto filmare le impressioni del suo gruppo prima di partire, perché:«Le Mariapoli sono esperienze che segnano nel cuore e sono cose che rimangono. Spero di riuscire ad andarci sempre», come aveva scritto alla mamma in un messaggino al rientro.
Gabriele, il cuginetto di 8 anni, a metà giugno aveva invece partecipato – per il secondo anno consecutivo – al “congressino Gen4”. Tre giorni vissuti nell’incanto dei bambini che più di altri capiscono “le cose di Dio”. Una foto lo ritrae mentre impersona un angioletto che suona la tromba al passaggio della Porta della Misericordia, insieme agli altri compagni. La mattina del 24 agosto la notizia del terremoto, e la sospensione: Elisa, Gabriele e le nonne, sono sotto le macerie e si teme per la loro vita, come per i tanti altri dispersi di cui non si hanno notizie. Una catena di preghiere parte subito come un tam tam, ma alla sera arriva la conferma: non ce l’hanno fatta. Le famiglie danno da subito una forte testimonianza: «La loro fede nell’amore di Dio, così salda anche in tale sofferenza, ci illumina a vivere con rinnovato vigore per ciò che non passa», scriverà Maria Voce, presidente dei Focolari, all’indomani del terremoto alle comunità e alle famiglie colpite dal sisma. Mentre le comunità dei Focolari in Italia e nel mondo si attivano per sostenere la macchina dei soccorsi.
Elisa con i suoi fratelli
Gabriele in Mariapoli
«Madre Teresa è (…) una maestra eccelsa dell’arte di amare. Amava veramente tutti. Non chiedeva al suo prossimo se era cattolico o indù o musulmano, ecc. (…). Madre Teresa amava senz’altro per prima. Era lei che andava a cercare coloro per i quali era stata inviata da Dio. Madre Teresa vedeva, come forse nessun altro, Gesù in ognuno: «l’hai fatto a me» era appunto il suo motto. Madre Teresa si faceva uno con tutti. S’è fatta povera con i poveri, ma soprattutto come i poveri (…). Non accettava nulla che non potessero avere anche i poveri. È nota, ad esempio, la sua rinuncia e quella delle sue suore ad una semplice lavatrice, rinuncia che molti non comprendono – dicono: in questi tempi! -, ma lei faceva così perché i poveri non ce l’hanno e quindi nemmeno lei. S’è addossata, ha fatto propria la miseria dei poveri, le loro pene, le loro malattie, le loro morti. Madre Teresa ha amato tutti come se stessa, sino ad offrire loro il proprio ideale. Invitava, ad esempio, i volontari, che prestavano per un certo tempo un servizio alla sua Opera, a cercare la propria Calcutta là dove ognuno tornava. Perché i poveri – diceva – sono un po’ dovunque. Madre Teresa ha senz’altro amato i nemici. Non s’è mai fermata a contestare le accuse assurde che le si rivolgevano, ma pregava per i nemici. Sì, in lei si può vedere «l’arte di amare» incarnata alla perfezione. Era una (…) regina della carità». Chiara Lubich Conferenza telefonica del 25 settembre 1997 pubblicata in: Chiara Lubich, Costruendo il “castello esteriore”, Città Nuova, Roma 2002, pp. 25-28 Leggi anche: