Ago 25, 2016 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
«Siamo al giorno successivo al terremoto che ha scosso tutto il centro Italia. Mentre scriviamo, la conta delle vittime – purtroppo destinata a salire -, è di 247 persone. Tanti di loro erano bambini perché nei paesini maggiormente colpiti – Amatrice, Accumoli, Arquata e Pescara del Tronto -, spesso in estate i genitori lasciano i figli ai nonni mentre loro sono impegnati al lavoro. Oltre 4 mila le persone che hanno dovuto lasciare le proprie case, nelle due regioni più interessate dal sisma: Lazio e Marche. Le scosse, alcune ancora di una certa entità, non si fermano». «La generosità dei volontari arrivati subito e in gran numero nei vari posti, impegnati a scavare senza sosta prima con le mani, poi con le pale e infine con mezzi sofisticati nel tentativo di individuare qualsiasi minimo segno di vita proveniente dalle macerie, è il volto migliore di questa tragedia che, via via che passano le ore, assume dimensioni sempre più grandi, per il numero delle vittime, dei feriti, delle case sbriciolate al suolo, con paesi che non esistono più. Immediata anche la disponibilità delle persone comuni, impegnate nella raccolta di beni di prima necessità, in fila negli ospedali per donare sangue, desiderose di recarsi nelle tendopoli a portare sollievo». «Dalle 3,30 di ieri, svegliati dalla prima forte scossa, abbiamo seguito in diretta lo svolgersi degli eventi, in contatto costante con le numerose persone del Movimento che abitano in queste regioni: abbiamo gioito perché un gen e il suo nonno sono stati estratti vivi dalle macerie, così come il suocero e la cognata di una focolarina sposata; siamo stati tutto il giorno con il fiato sospeso per Rita, che coi suoi due nipoti, Elisa di 14 anni e Gabriele di 12 e l’altra nonna, erano invece rimasti intrappolati. Solo alla sera siamo stati raggiunti dal messaggio della mamma che scriveva: “Sono tutti saliti da Gesù”. Altri membri del Movimento, presenti per vacanza ad Amatrice, sono riusciti a mettersi in salvo». «Per tutti è stata un’occasione di stringersi in unità e vivere gli uni per gli altri. Dall’Umbria, poi, ci scrivono: “Carissimi, grazie delle vostre preghiere e unità che a catena si sono diffuse in tutto il Movimento in Umbria sostenendoci in questa notte di scosse sismiche e di paura. Sentire che eravamo tutti vivi ci ha fatto ringraziare Dio e subito il pensiero è andato a chi era ed è sotto le macerie e a chi ha perso tutto. Il fatto di esserci messi immediatamente in rete ci ha sostenuti e in tempo reale avevamo notizie anche dei paesi più colpiti. Elisabetta, di Assisi, ci ha detto che il messaggio è arrivato nel momento più difficile dandole forza e pace. Ci sentiamo più che mai una famiglia. I gen sono in rete pronti a dare un sostegno e si stanno adoperando per andare in aiuto nelle città particolarmente colpite. Anche gli adulti sono pronti ad intervenire e dare un aiuto concreto. Intanto assicuriamo le preghiere ai familiari che hanno subito grandi perdite». «Subito, infatti, si è diffuso il tam tam dei messaggi sulle necessità e le possibilità di aiuto in collegamento con la Protezione Civile in primis, ed altri. Così, ad esempio, ad Ascoli, dove insieme ad altre associazioni con cui già collaboriamo si è attivata la raccolta di viveri e indumenti; lo stesso nel Lazio; gli abruzzesi, “esperti” dopo il terremoto dell’Aquila (2009), hanno iniziato una mappatura di possibili alloggi per gli sfollati; anche da altre regioni sono arrivate offerte di aiuto». «Continuiamo a tenerci collegati con tutti e a capire man mano in che modo possiamo dare una risposta concreta a questo grande dolore, nel quale vediamo un “volto” di Gesù abbandonato». (altro…)
Ago 19, 2016 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
“Ero del tutto demotivato nella mia professione di ingegnere… Ora l’ho riscoperta in un’altra luce…”. “Sono al secondo anno di architettura. L’università la presenta in chiave molto commerciale, manca il lato umano. Questo corso ha superato le mie aspettative”. Due delle molte impressioni al termine del corso che ha riunito circa 80 giovani universitari latinoamericani, in una intensa settimana (25-30 luglio), al Centro Congressi della Mariapoli Ginetta nei pressi di San Paolo, Brasile. Questa iniziativa culturale promossa dal Centro Accademico Latinoamericano Sophia ALC del Movimento dei Focolari, ha presentato un progetto innovativo, ben espresso dal titolo: “Le basi teorico-pratiche del paradigma di fraternità: proiezioni nelle scienze sociali, politiche, economiche e culturali”.
I giovani latinoamericani sono entrati nelle piaghe che tuttora feriscono i loro popoli: la crisi economico sociale, il dramma delle popolazioni indigene e le grandi problematiche dell’Amazzonia, la disuguaglianza sociale e la violenza di cui – come ha riferito il politologo argentino Juan Esteban Belderrain – l’America Latina registra il triste primato mondiale. Nel 2012 salgono a oltre 140.000 gli omicidi, un terzo della statistica mondiale, oltre 50.000nel solo Brasile. Un fenomeno tristemente in crescita. Su questo sfondo drammatico, i giovani si sono sentiti fortemente coinvolti ad approfondire la novità culturale che si è aperta sulle proprie discipline, dal porre in atto il paradigma della fraternità che impegna pensiero e vita. Un solo esempio. Come ha spiegato il professore brasiliano Marconi Aurélio e Silva, docente di Scienze Politiche, con l’applicazione di questo paradigma, già sperimentato da 20 anni, la politica supera la dimensione conflittuale, si vedono complementari maggioranza e opposizione, nell’avversario si coglie una parte della verità, si attiva la partecipazione del cittadino.
Questo nuovo paradigma culturale, in questi giorni, è stato vissuto anche nei rapporti interpersonali, tra studenti delle varie culture latinoamericane, tra studenti e professori, in una dimensione di interdisciplinarietà e multiculturalità. Non solo. Partendo, i giovani si sono impegnati a individuare le maggiori urgenze delle loro città e, con l’accompagnamento dei professori, elaborare e porre in atto progetti a dimensione politica, economica, sociale. In conclusione il prof. Sergio Rondinara, dell’Istituto Universtiario Sophia (Italia) di cui Sophia Alc è la prima sezione extra-europea, ha espresso grande speranza nel cogliere nei giovani presenti “uno spaccato bellissimo, cristallino, dei popoli latinoamericani che fa intravedere il futuro di questo continente dalle potenzialità straordinarie”. (altro…)
Ago 18, 2016 | Chiesa, Cultura, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Entusiasmo, voglia di capire e di essere protagonisti del proprio futuro: sono le note che hanno caratterizzato l’esperienza post GMG per il gruppo di giovani che si è ritrovato, dal 1° al 6 agosto, a Jasna, in Slovacchia. «Non potevamo immaginarci una cosa così. Se non ci accontentiamo della comodità, se non siamo “cristiani da divano”, potremo essere davvero protagonisti della storia», dichiara Anita, giovane argentina, al momento di ripartire. «Le proposte coraggiose fatte dal papa durante la GMG chiedevano un’adesione immediata, ma anche una consapevolezza che va maturata, ed è quello che abbiamo cercato di fare qui a Jasna», spiega Gianluca Falconi, filosofo. Insieme al teologo Michel Vandeleene e alla psicologa Antonella Deponte hanno animato i momenti di approfondimento, offrendo un intreccio di prospettive diverse e un approccio pluridisciplinare. Francesco a Cracovia ha parlato di abbattere la paura, di diffondere la pace in un mondo così pieno di odio, del valore della misericordia e della Croce, degli ostacoli da superare per incontrare Gesù. Ma come tradurre queste sfide, concretamente, nella vita quotidiana? I giorni in Slovacchia sono stati l’occasione per scendere nei particolari, per capire le ragioni, per interrogarsi personalmente sulla propria vita. L’esperienza internazionale ha dato la possibilità di un confronto con persone provenienti da contesti molto diversi: dal Libano all’Australia, dalla Francia agli Stati Uniti, dalla Russia all’Ucraina. «Una delle tematiche più forti – spiegano gli organizzatori – non era tanto quella dell’esistenza di Dio o delle grandi questioni, ma la relazione con l’altro, con il diverso, – poli attorno i quali la formazione si svolgeva. Venivano in evidenza le domande di senso personali, la questione del valore che ciascuno di noi è, le chances e le difficoltà delle relazioni con l’altro, col nemico, con chi la pensa diversamente».
Tutte domande a partire da esperienze personali. Come quella del giovane iracheno che ha messo in evidenza le difficoltà relazionali che vive nel proprio Paese. Per qualcuno il passo “verso l’altro” risultava impossibile. Ed allora la “scuola” ha offerto approfondimenti in piccoli gruppi, ma anche colloqui personali: spirituali, psicologici, o per fornire competenze relazionali. E si è parlato ancora del rapporto con se stessi, di autostima, dignità personale, emozioni ed apertura mentale. Il futuro è un altro dei grandi temi emersi: prendere in mano la propria vita e dare una direzione. A confrontarsi con questo c’erano adolescenti, giovani universitari, lavoratori. Cristiani di chiese diverse, agnostici e non credenti. Vocazioni diverse, 13 lingue. Una grande varietà di pubblico, quindi, ma accomunata dall’essere assetati di verità, interessati e appassionati. «Un modo di presentarsi dei giovani che non è usale nella società di oggi», commenta ancora Gianluca, nella sua lunga esperienza anche come educatore. «Ho 15 anni e nel mio gruppo c’erano persone di oltre 30 anni – racconta Carla, italiana –. È bellissimo perché ho potuto confrontarmi, chiedere spiegazioni, ricevere sicurezza». Un intreccio di generazioni, di lingue, di culture: «Da noi la filosofia non è molto apprezzata perché l’approccio con la realtà è diverso – spiega Antoine del Libano –, ma sono contento di conoscere altre mentalità diverse dalla mia». Fraternità vissuta come antidoto al male, sogni che si realizzano. Sono tra i nuovi bagagli messi in valigia dai giovani: «Il Papa ci ha detto di non smettere di sognare – confida Anna di Milano –. E questo che viviamo è un sogno diventato realtà». Maria Chiara De Lorenzo (altro…)
Ago 17, 2016 | Chiara Lubich, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Sconvolti per la notizia dell’improvvisa assurda scomparsa dell’amato Frère Roger Schutz, ci uniamo, nel più profondo dolore e nella preghiera, a tutta la Comunità di Taizé. La sua vita tutta donata a Dio e ai fratelli è stata coronata dalla palma del martirio. Frère Roger è stato un costruttore di pace, un profeta di speranza e di gioia. “Dio ci vuole felici”, mi scriveva circa due mesi fa, ed ora lo pensiamo nella pienezza della gioia in seno alla Trinità. Sentiteci particolarmente vicini in questa circostanza. Vorremmo che l’amicizia che da 40 anni ci ha legato profondamente a Frère Roger e alla Comunità di Taizé, continuasse anche ora che Egli ha raggiunto il Cielo». Chiara Lubich Così anche oggi lo vogliamo ricordare: come un costruttore di pace, un profeta di speranza e di gioia. (altro…)
Ago 16, 2016 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Chiesa, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Ogni estate vescovi provenienti dal mondo intero trascorrono insieme un periodo di riposo che è per loro occasione di condividere il loro vissuto e chiedersi come essere Chiesa, segno e strumento d’unità, negli svariati scenari di un mondo globale attraversato da tensioni e contraddizioni. Quest’anno si sono ritrovati dal 2 all’11 agosto a Braga in Portogallo. «Oggi nella Chiesa è il momento dell’unità e della comunione, momento nel quale tutti siamo invitati a far esperienza di Dio insieme. Non siamo qui solo perché siamo vescovi ma perché siamo fratelli. È nostro desiderio di essere come gli Apostoli con Gesù un corpo di fratelli». Sono parole dell’omelia tenuta dal card. João Bráz de Aviz durante la Messa nella Cappella delle Apparizioni, in occasione del pellegrinaggio di 67 vescovi di 27 nazioni a Fatima il 4 agosto scorso.
«In questi giorni siamo stati proprio felici. Abbiamo vissuto da fratelli. Ci siamo sentiti liberi e abbiamo potuto aprire il cuore l’uno all’altro. L’unico Maestro è stato veramente fra noi. Ci siamo sentiti nella casa di Maria», così il card. Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij, arcivescovo di Bangkok e moderatore dell’incontro, ha riassunto alla fine del soggiorno l’esperienza fatta. Ad accogliere i vescovi, su invito di Dom Jorge Ortiga, arcivescovo di Braga, è stato il Centro apostolico “Mater Ecclesiae” all’ombra del Santuario di Nostra Signora di Sameiro. Ambiente assai adatto per poter affrontare in un clima disteso questioni come lo scenario del mondo di oggi con l’esperto di politica internazionale Pasquale Ferrara o la riforma della Chiesa nel solco di Papa Francesco con il teologo Piero Coda. Su questo sfondo i presenti si sono interrogati su come essere vescovi in uno stile sinodale e mettere in atto una cultura pastorale improntata alla comunione.
Plenarie e incontri a gruppi, passeggiate e momenti a tavola, sono serviti per mettere in comune situazioni di dolore e segnali di speranza: il grido d’angoscia che sale dalle Chiese del Medio Oriente; la crescita di una feconda interazione tra comunità ecclesiali di base e nuovi Movimenti e Comunità in una grande diocesi del Brasile – significativo esempio di quanto auspicato dalla Lettera Iuvenescit Ecclesia pubblicata in giugno dalla Congregazione per la Dottrina della fede –; le sfide e le potenzialità dell’inculturazione in un contesto plurale come l’India; i frutti che possono nascere quando un vescovo e i suoi ausiliari fanno vita comune e quando un vescovo riesce a farsi fratello e amico dei suoi sacerdoti; l’arduo lavoro di evangelizzazione in un contesto segnato dalla povertà come il Madagascar.
Fonte di reciproco arricchimento la partecipazione, per un paio di giorni, di tre vescovi di altre Chiese, due luterani e un siro-ortodosso, e un pomeriggio d’incontro con sette vescovi del Portogallo. Sottofondo spirituale dell’incontro sono stati da un lato il Cristo crocifisso come punto cardine della spiritualità dell’unità e dall’altro la passione per la Chiesa, argomenti su cui sono intervenuti la presidente dei Focolari, Maria Voce (“Gesù abbandonato finestra di Dio – finestra dell’umanità”) e il copresidente Jesús Morán (“Il genio ecclesiale di Chiara Lubich e il carisma dell’unità”). (altro…)
Ago 15, 2016 | Centro internazionale, Spiritualità
«Dopo la morte di Gesù, dopo la comparsa dello Spirito Santo, Maria scompare nel nascondimento: lontana. Ha compiuto la sua missione e rientra in quello che è il suo elemento: il silenzio, il servizio. Risolve, rifugiandosi in Dio, il problema della vecchiezza come nuova infanzia dello spirito. Insegna a morire. Questa operazione, che provoca paura, in Maria madre diventa una risalita all’origine, mediante un inesausto perdersi in Dio: vita che non finisce. E quel perdersi nell’Eterno fu la morte di Maria. Essa avvenne il giorno che gli apostoli potevano far da sé. Ma non fu una morte quale noi l’intendiamo e la subiamo: bensì qualcosa di dolce e di rapido che i teologi adombrano con espressioni varie: pausa, trapasso, transito, sonno, morte vivifica. Quel corpo vergine avrebbe ricevuto una contaminazione dal processo di decomposizione, mentre, avendo patito con Cristo, non poteva non assurgere subito alla gloria con Cristo. Così quel che per Cristo era stato la resurrezione, fu per Maria l’assunzione: duplice vittoria — del corpo e dello spirito — sulla morte. Nei nostri tempi si è presentato lo spettro terrificante di una disintegrazione fisica per milioni di esseri umani e forse per l’intera umanità, sotto la minaccia dell’atomica o per l’inquinamento ecologico. Non c’è altro scampo a tale destino che sottrarsene mediante una riproduzione della vittoria di Gesù e Maria: divenendo anche noi spiritualmente Gesù e Maria, agenti di vita; ciò che si fa inserendo la nullità umana nell’onnipotenza divina. Se, messi insieme, vivendo del Vangelo, siamo Cristo mistico; se, fatti Maria, diamo Gesù alla società, la guerra non ha senso e la bomba atomica diviene arnese da museo. C’è la pace: il cuore solo e l’anima sola della comunità raccolta attorno a Maria; e suo frutto è l’unità. L’unità dei viventi. Risalendo da questa palude sanguinolenta, che è la terra, al cielo di Maria, la tutta bella, la stella del mare, si comprende meglio il senso della sua assunzione, che fu il suggello supremo al suo privilegio unico di Vergine Madre di Dio. Un fatto che dovrebbe commuovere anche i materialisti, poiché rappresenta l’esaltazione del corpo fisico per opera del Supremo Spirito. In lei si celebra la materia redenta e si esalta l’universo materiale, trasfigurato in tempio dell’Altissimo. Basta meditare un momento, con intelletto d’amore, sulla posizione di Maria che sale da terra in cielo attraverso il cosmo, per cogliere la sua entità e funzione. Ella è il capolavoro della creazione. In lei Dio ha voluto mostrare tutta la sua onnipotenza: la sua infinita originalità. Ammirabili sono stelle ed atomi, nella loro struttura; e carichi di bellezza mai esaurita sono cieli e mari, uomini e angeli… Ma ella è più bella: raduna e fonde tutte le loro meraviglie, sì che la natura tutta quanta appare un piedistallo ai suoi piedi. Maria: umile, perché nessuna altezza esteriore paresse elevarla; silenziosa, perché nessuna voce umana, paresse definirla; povera, perché nessun ornamento della terra paresse decorarla. Essa parla con la sola parola di Dio, essa è ricca della sola sapienza di Dio, essa è grande della sola grandezza di Dio. E così, identificata col Signore, Maria è l’espressione umana della grandezza, della mente e dell’amore della Trinità. La regina — ancella e signora — della dimora di Dio, che apre le porte e ammette i figli, adoperandosi a raccoglierli tutti nella reggia del Padre, per la gloria del Figlio, nel circuito dello Spirito Santo. Per dare ai mortali un’idea di Dio che, infinito, sovrasta e subissa l’intelligenza dell’uomo, quasi per mediare la potenza, la sapienza e l’amore della Trinità ineffabile, a cui mai l’umanità si sarebbe appressata, il Creatore ha creato Maria, nel cui seno il Verbo s’è fatto carne, nella cui persona Dio si fa accessibile e il divino amore diventa di casa. Maria tra noi porta Dio in mezzo a noi. È porta del cielo; è assunta nella dimora di Dio, per accogliere i figli nella casa del Padre. Per questo essi la invocano, anche centinaia di volte al giorno, perché preghi per loro adesso e nell’ora della morte». Tratto da: Igino Giordani, Maria modello perfetto, Città Nuova, Roma 2012 (1967), pp. 157 – 163 (altro…)