Mar 7, 2013 | Ecumenismo, Spiritualità
Il 6 marzo scorso il reverendo John Mann, decano della cattedrale di Sant’Anna a Belfast, cuore della Chiesa d’Irlanda, ha fatto visita al Centro del Movimento dei Focolari, a Rocca di Papa (Roma). Nel giugno 2012 era stata Maria Voce, presidente dei Focolari, a recarsi in terra celtica in occasione del Congresso Eucaristico internazionale. In quell’occasione, e proprio su invito del reverendo Mann, era andata in Irlanda del Nord, a Belfast, per partecipare ad un incontro ecumenico. Una giornata storica, intensa, assolata, in cui i leader delle quattro Chiese cristiane maggiormente presenti sul territorio hanno stretto un patto solenne di amore reciproco. A Rocca di Papa piove, è freddo e tira un vento deciso, che richiama una continua novità, e che accompagna il passo del reverendo Mann, in visita in Italia per alcuni giorni. Lo abbiamo intervistato a margine del suo incontro proprio con Maria Voce. Reverendo Mann, quale è il motivo della sua visita qui in Italia, e in particolare al centro dei Focolari? «Quando Maria Voce è venuta in Irlanda del Nord nel 2012, per tutti noi è stato un momento fondamentale per le nostre comunità; direi, per tutta la nostra Chiesa. È stato in quell’occasione che Maria Voce mi ha invitato a recarmi a Roma. Era necessaria questa visita, per conoscere ancora di più persone che hanno un posto speciale nel nostro cuore, e che vivono, lavorano, pregano e operano come noi».
Alla luce dei suoi contatti con il Movimento dei Focolari, pensa che il carisma dell’unità possa dare un contributo particolare alla Chiesa in Irlanda oggi? «Penso che possiamo imparare molto dalla spiritualità di comunione, che anticipa quell’unità per cui tutti lavoriamo. Credo fortemente che la figura di Gesù Abbandonato in modo particolare possa esserci d’aiuto. Egli è morto sulla croce per la redenzione di tutti, per unirci tutti. Penso che su questo particolare punto della spiritualità, molti in Irlanda del Nord si possano riconoscere proprio per ciò che stanno vivendo; approfondendo sempre più questo mistero, potremmo trovare insieme una via per la riconciliazione, per comporre l’unità». Cosa sente di augurare al Movimento in questa particolare fase storica? «Auguro al Movimento dei Focolari di continuare a vivere in pieno la sua spiritualità, in tutte le sue espressioni, offrendola a tutti, perché essa contribuisce a creare quel clima di fiducia e di unità di cui abbiamo tanto bisogno, anche nel nostro Paese». A cura di Paolo Balduzzi ed il Centro Uno (altro…)
Mar 6, 2013 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Economia di comunione, impegno politico, lotta alla povertà. Sono solo alcuni degli “spunti” che hanno arricchito il programma del congresso gen 4 che si è svolto nella cittadella di Santa Maria (Brasile) dal 9 al 12 febbraio scorso. Erano 155 bambine e tra momenti di festa per il carnevale, gioco, musical e teatro, le gen4 – la diramazione più giovane del Movimento dei Focolari – hanno potuto sperimentarsi con tematiche impegnative ma anche necessarie per affrontare con speranza il futuro. La maggioranza di loro viene da famiglie povere. La cittadella del movimento dei Focolari Santa Maria si trova in un contesto di grande degrado: i due quartieri limitrofi sono passati in questi anni da ‘miserabili’ a uno stato di povertà dignitosa e questo cambiamento è stato anche riconosciuto ufficialmente dalla polizia in un documento dove dicono che la criminalità è diminuita negli ultimi 3 anni. È qui, nel territorio della cittadella, che sorge una scuola il cui metodo pedagogico è basato sull’Arte di amare, elaborato dalla spiritualità dell’unità di Chiara Lubich. Ed è stata proprio un’allieva della scuola – figlia di una famiglia molto povera e ora impiegata nel governo brasiliano in Brasilia – a raccontare alle gen 4 la sua esperienza dando loro forza e coraggio.
Si è parlato anche di Economia di comunione e lotta alla povertà. Alle gen 4 sono state infatti presentate le imprese del polo Edc di Santa Maria ed hanno potuto conoscere gli imprenditori che cercano di mettere in atto nelle loro aziende un modello economico che predilige la persona e pratica la condivisone degli utili dell’impresa in favore dei più bisognosi. Seguendo poi un metodo educativo che unisce la teoria alla sperimentazione in presa diretta, le gen 4 hanno lavorato nella piccola azienda ‘multinazionale’ “Scintilla d’amore”, felici di poter lavorare per i poveri. All’elaborazione del programma hanno collaborato tutti: adulti, ragazzi, giovani. La sera del carnevale, la cittadella era diventata un immenso parco gioco dove alle gen 4 veniva offerta la possibilità di vivere le realtà quotidiane di una vera città ma di “viverle con l’amore”, dalla spesa al supermercato alla elaborazione di “leggi per il bene comune”. Quattro giorni intensi di divertimento e approfondimento, vissuti anche in un profondo rapporto con Gesù: “Sei tutto per noi – scriveva una bambina – Sei stato un grande re e un grande bambino. Resta con gli angeli e proteggimi notte, giorno e sempre”. (altro…)
Mar 4, 2013 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
La Lucila è una graziosa cittadina di villeggiatura che si affaccia sul mare, a 350 km da Buenos Aires. È qui che si svolgono, da tredici anni, le settimane di “Vacanze scuole” come le hanno chiamate. Omar e Susana Zazzerini, del Movimento Parrocchiale di Buenos Aires, organizzatori di questa iniziativa insieme al loro parroco e ad altre famiglie , raccontano: “Abbiamo incominciato dalle parole di Gesù ‘Venite in disparte e riposatevi un po’’ (Mc 6,31) pensando soprattutto alle famiglie che avevano meno possibilità di fare vacanze. Volevamo che fosse, oltre al riposo, una scuola di vita generata dall’amore reciproco e vissuta alla presenza spirituale di Gesù tra noi. Come agli inizi dei Focolari quando ci si ritrovava a riposare insieme sulle Dolomiti e tante persone sperimentavano questo stile evangelico di vita e scoprivano Dio come Amore”. I partecipanti provengono da diverse parrocchie dell’hinterland di Buenos Aires. Il primo anno erano in 23. A questa tredicesima edizione vi hanno partecipato in 140, di cui 115 tutta la settimana. Finora hanno vissuto questa esperienza circa 1200 persone.
“La cosa più importante – afferma Omar – è amare con la potenza del momento presente, nell’attenzione verso gli altri, guardandoci sempre con ‘occhi nuovi’”. Dimenticando magari difetti o incomprensioni, soprattutto con chi si conosce da più tempo. “Altrimenti – continua – non sarebbe così bello stare insieme una settimana nella quale, distribuendoci in equipe, ci tocca un giorno cucinare, un altro lavare i piatti, un terzo servire a tavola, mantenendo l’armonia negli ambienti”. “Questa è una scuola – aggiunge Susana– dove possiamo imparare ad aiutarci a superare le circostanze dolorose o di conflitto. Quando proviamo fastidio per ciò che gli altri fanno, nella convivenza impariamo ad accogliere il disagio”. E si portano così le relazioni interpersonali su un piano più alto. Approfondimento spirituale, condivisione di quanto si vive: “Anche i dolori…” – continua ancora Susana: “certe situazioni difficili si risolvono nella comunione. Il momento culmine è la messa. Il resto della giornata si va in spiaggia, si gioca, si fanno passeggiate, colloqui e tanti altri modi per svagarsi”.
Da sottolineare, la crescita spirituale dei partecipanti e l’impatto sui giovani: “Crescono in quantità, ma anche in qualità: si vede dall’amore per le persone anziane e i bambini, e dal rapporto tra loro. Alcuni si sono già formati una famiglia, altri hanno fatto l’esperienza alla Mariapoli Lia o hanno partecipato al Genfest di Budapest. Una delle ragazze ha potuto partecipare, con l’aiuto di tutti, alla GMG in Spagna e adesso è la referente per quella di Rio de Janeiro. Abbiamo anche avuto tra di noi persone consacrate, membri di altre chiese, seminaristi e vari sacerdoti”. Un’esperienza di fraternità, come l’ha definita uno di quelli che vi partecipavano per la prima volta che poi continua durante l’anno nelle varie parrocchie di provenienza.
A cura di Carlos Mana
(altro…)
Mar 1, 2013 | Chiara Lubich, Chiesa, Spiritualità
«In questi giorni, tornando da Rocca di Papa a Roma, ho provato una strana impressione, avuta già quando in autunno sono rientrata da Ala di Stura: sentivo Roma casa nostra perché vi abitava il Papa. Ieri, scendendo dal Centro Mariapoli verso la Città eterna, mi sembrava che Roma fosse tutta coperta da un grande cuore: il cuore del Papa. Del Santo Padre ho letto alcune splendide cose in questi giorni. Mercoledì scorso, accennando alla festa di s. Caterina, così ha parlato all’udienza generale: “Sì, la forza del Papa è l’amore dei suoi figli, è l’unione della comunità ecclesiastica, è la carità dei fedeli che sotto la sua guida formano un cuor solo e un’anima sola. Questo contributo di energie spirituali, che viene dal popolo cattolico alla gerarchia della Chiesa, dal singolo cristiano fino al Papa, ci fa pensare alla Santa, che domani la Chiesa onorerà con festa speciale, s. Caterina da Siena, l’umile, sapiente, impavida vergine domenicana, che, voi tutti sapete, amò il Papa e la Chiesa, come non si sa che altri facesse con pari altezza e pari vigore di spirito” . Leggendo queste righe avrei desiderato che il Papa, per la comunione dei santi, avvertisse anche nel nostro Movimento un contributo alla sua forza, perché noi l’amiamo, il Papa; perché vogliamo incrementare col nostro spirito, sotto la guida della Chiesa, la comunità cristiana e perché il nostro ideale è la carità». (Da “Chiara Lubich, diario 1964/65”, Ed. Città Nuova, 1985, Roma) (altro…)
Feb 28, 2013 | Chiesa, Spiritualità
Sono circa 150 mila le persone giunte da tante parti all’ultima udienza generale di Benedetto XVI. Nell’aria si avverte l’importanza di una giornata storica e, forse, non solo per la Chiesa cattolica. C’è una emozione contenuta, in sintonia con l’umile grandezza dell’anziano papa. Benedetto XVI è visibilmente commosso di fronte alla folla che gli si stringe attorno con immenso calore. Parla con la spontaneità del cuore: «Vi ringrazio e vedo la Chiesa viva e dobbiamo dire grazie anche al Signore per il tempo bello che ci dona in inverno». Definisce la Chiesa come «una comunione di fratelli e sorelle nel Corpo di Gesù Cristo, che ci unisce tutti. Il Vangelo purifica e rinnova». La sua è una comunione, aperta e trasparente, di quanto sta vivendo. «Ho fatto questo passo nella piena consapevolezza della sua gravità e anche novità, ma con una profonda serenità d’animo. Amare la Chiesa significa anche avere il coraggio di fare scelte difficili, sofferte, avendo sempre davanti il bene della Chiesa e non se stessi». E afferma con voce sicura: «Non abbandono la croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore Crocifisso».
Maria Voce, presidente dei Focolari, così commenta a caldo l’ultima udienza pubblica di Benedetto XVI, a cui ha partecipato insieme ad alcune centinaia di aderenti al Movimento: «È stato un momento di profonda comunione con Papa Benedetto: sembrava ci portasse con lui sul monte, dove Dio lo chiama ora, e ci facesse vedere la Chiesacome la si vede da quella altezza, popolo unito, famiglia di Dio, corpo vivo». «Mentre ripeteva l’annuncio della sua decisione, avvertivamo che essa non lo avrebbe però portato lontano, ma che al contrario lo avrebbe reso più vicino a tutti noi, a ciascuno di noi, personalmente direi». «Accanto a me, oltre Giancarlo Faletti, c’erano Frère Alois di Taizé con un suo confratello, Kiko Arguello del Cammino Neocatecumenale e altri rappresentanti di Movimenti. Quando è passato davanti a noi, ci ha riconosciuti e salutati con visibile affetto». E ancora in un’intervista pubblicata su Città Nuova, risponde a queste domande: Quale lezione pensi debba raccogliere il Movimento dei Focolari? «Mi ha fatto non poca impressione il passaggio del suo discorso in cui, riferendosi alla Chiesa, Benedetto XVI l’ha detta “rinnovata e purificata dalla vita del Vangelo”. Ho avvertito fortemente che si trattava di un richiamo a quella vita del Vangelo che veramente ci fa nuovi, in ogni momento. Mi è parso chiaro che non dobbiamo tanto cercare di migliorare chissà che cosa, ma ritornare ad una vita di Vangelo integra, autentica, “con coerenza”, come il papa stesso ha precisato. Coerente alla fede che abbiamo ricevuto e che professiamo. Dobbiamo inoltre essere vicini al papa, salire sul monte a pregare con lui. Con la sua stessa fiducia in Gesù che conduce la Chiesa, con lo stesso sereno ottimismo che ci ha dimostrato». Quali le parole che più ti hanno toccato il cuore? «L’accenno alla famiglia che è la Chiesa, forse perché anche Chiara Lubich, prima di lasciare questa terra, ci aveva raccomandato di “essere famiglia”. Per questo mi è sembrato che si trattasse della stessa voce che, da due parti, veniva a raccomandarci la stessa prospettiva. Quella cioè di Cristo che, venendo sulla Terra, ha voluto costituirsi una famiglia sua, la Chiesa. Come la vede lui, non tanto come noi uomini siamo abituati a vederla e giudicarla. La Chiesa, cioè, nel suo dover essere: il suo corpo, la sua sposa, la sua famiglia». Leggi anche: Intervista a Maria Voce – di Radio Vaticana L’ultimo saluto di Papa Ratzinger – Città Nuova online (altro…)
Feb 27, 2013 | Chiesa, Spiritualità
«Il Signore mi chiama a “salire sul monte”, a dedicarmi ancora di più alla preghiera e alla meditazione» ha affermato Papa Benedetto XVI domenica scorsa all’Angelus. «Ma questo non significa abbandonare la Chiesa – continua – anzi, se Dio mi chiede questo è proprio perché io possa continuare a servirla con la stessa dedizione e lo stesso amore con cui ho cercato di farlo fino ad ora, ma in un modo più adatto alla mia età e alle mie forze». Sottolineano questa dimensione spirituale della scelta del Papa anche i commenti arrivati dall’Inghilterra: il Rev. David Cornick, della Chiesa Riformata Unita, e segretario generale di Churches Together in England, organo ufficiale nazionale per i rapporti ecumenici in Inghilterra, afferma che «la decisione di Papa Benedetto di dimettersi ha un impatto non soltanto sulla Chiesa Cattolico-Romana ma anche su tutti noi, perché è fatta con una consapevolezza dei limiti umani, sorretti dalla grazia di Dio, una cosa dalla quale tutti possiamo imparare». Mentre il Rev. Robin Smith, Vescovo della Chiesa d’Inghilterra, testimonia: «Mi sono incontrato con Papa Benedetto varie volte e sono sempre stato impressionato dalla sua aria di santità, autenticità e benevolenza. La decisione (…) di abdicare e andare in pensione [avrà più conseguenze di tutte] perché riformula l’immagine del papato, non ultimo nelle menti dei cattolici».
Il Dr Callan Slipper, focolarino e Reverendo della Chiesa d’Inghilterra, spiega che a suo avviso il Papa, con questa decisione, ha definito cosa s’intende col ministero petrino: «pregare e soffrire in primo luogo e poi anche azione. Ho pensato che è una buona definizione di quello che tutti dobbiamo fare per servire gli altri. Con il suo dimettersi non eserciterà più l’azione, però continuerà a pregare e soffrire per la Chiesa. (…) Mi sembra che dimostri il ministero petrino non come un ministero di tipo monarchico, ma realmente più come quello del Servo dei Servi di Dio». Dalla Chiesa ortodossa di Mosca, Galia dichiara di aver «provato dolore e la sensazione di una grande perdita. Auguro che questo passo di Benedetto XVI sia per il nuovo papa un esempio di amore che non teme il sacrificio. Questo suo passo testimonia un forte rapporto con Dio. Non ha pensato a sé, ma al servizio a lui richiesto». Auspica che il nuovo Papa sia «sensibile alle questioni tra le confessioni cristiane». Jens-Martin Kruse, Pastore della Comunità evangelica luterana di Roma, sull’Osservatore Romano del 22 febbraio ripercorre, in un articolo dal titolo “Benedetto XVI esempio di fede anche per i luterani”, alcuni gesti di profondo impatto ecumenico. Al panorama ecumenico, si aggiunge una voce dal mondo ebraico, quella del rabbino argentino Ariel Kleiner: «Quando ho appreso da Twitter della rinuncia del Papa ho capito che stavamo entrando in un momento doppiamente storico. Spero che ci sia presto la fumata bianca e che il successore possa continuare sui sentieri interreligiosi dei Papi Benedetto XVI e Giovanni Paolo II». «Al di là di ciò che questo momento significherà per i miei fratelli cattolici» dichiara Sonia Kirchheimer «personalmente, come ebrea attiva nel dialogo interreligioso, auspico che il successore di Benedetto XVI continui sulla scia del Concilio Vaticano II e della Nostra Aetate, perché costruiamo insieme un mondo più pacifico come figli di uno stesso Dio». Infine l’avvocato croato Zdravko Dujmović, di convinzioni non religiose, scrive: «Papa Benedetto XVI se ne è andato senza macchia. Non puoi non volergli bene e rispettarlo ancora di più per quanto ha fatto per l’Europa contemporanea e per l’intera cristianità. Il nuovo papa potrà continuare sulla via tracciata da lui e ritirarsi, quando non si sentirà più di continuare questo servizio. Anche nei primi secoli i cristiani si ritiravano nel deserto, facevano i digiuni per arrivare alla contemplazione, portando la spiritualità dentro di sé… un uomo grande se ne è andato». (altro…)