Feb 3, 2013 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Ben 150 sono stati i partecipanti di diverse famiglie religiose provenienti da tutta Europa, ma anche da Libano, Perù e Brasile al convegno organizzato dal Movimento dei Focolari, dal 22 al 25 gennaio, per il mondo religioso, realizzato nel Centro Mariapoli di Castelgandolfo in contemporanea con i sacerdoti e diaconi che partecipano della vita del Movimento. Giancarlo Faletti, copresidente dei Focolari, in quei giorni in viaggio in Indonesia e Oceania con Maria Voce, si è fatto presente con un messaggio nel quale riconosceva l’importante lavoro svolto dai religiosi in quelle nazioni per diffondere la spiritualità dell’unità: “Ancora una volta è stato forte per me sentire una grande e profonda riconoscenza per i nostri religiosi che hanno portato l’Ideale dell’unità in quelle terre lontane, piantando così il seme di quella che sarebbe poi diventata con gli anni la famiglia dei Focolari”. Molto intenso il programma, che ha visto i religiosi incontrarsi con alcuni rappresentanti del Centro internazionale dei Focolari, con mons. Piero Coda, preside dell’Istituto Universitario Sophia e con Marco Tecilla, il primo focolarino. Inoltre, hanno dato il loro contributo anche Padre Fabio Ciardi, della Scuola Abbà (Centro Studi del Movimento) ed il giornalista Paolo Loriga dell’Editrice Città Nuova. Particolarmente importante, però, è risultato essere lo scambio intessuto con le nuove generazioni. I Giovani per un Mondo Unito hanno presentato l’United World Project, nato dall’esperienza del Genfest e che sta entrando adesso in una tappa molto calda. Grande interesse ha destato anche la proposta dei Meeting, per il 2014, dal titolo: “Yes, We, Gospel“. Questo progetto mondiale per le nuove generazioni della vita consacrata, che si realizzerà in varie parti del mondo, si propone tre obiettivi: far conoscere sempre di più il carisma dell’unità, rendere visibile il volto giovane della vita consacrata e far sperimentare la bellezza della comunione tra i carismi.
Il titolo, “Yes, We, Gospel”, è stato spiegato da P. Theo Jansen e vuol significare: Yes, cioè il si all’Ideale dell’unità; We, a voler sottolineare che questo si costruisce insieme, non individualmente; infine Gospel: la pluralità dei carismi che le tante famiglie religiose mostrano con la loro sola presenza, carismi che rifioriscono nel giardino della Chiesa se sono insieme. A questo proposito Maria Voce ha mandato uno slogan, ispirato in un noto scritto di Chiara Lubich, per i partecipanti del congresso in sintonia con questo programma: “Guardare tutti i fiori. L’altro è un fiore del nostro giardino”. (altro…)
Feb 2, 2013 | Chiara Lubich, Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Il Sinodo per la nuova evangelizzazione ha chiuso i suoi battenti tre mesi fa. Un’esperienza collegiale universale dalla quale guardare ed affrontare le sfide che la contemporaneità pone alla testimonianza e all’annuncio del Vangelo. Si percepiscono nitidi gli stimoli ed i frutti di quell’assise nei 32 vescovi amici del Movimento dei Focolari che dal 29 al 31 gennaio si sono raccolti ancora a Roma. All’udienza generale di mercoledì 30, hanno ricevuto “il saluto particolare” e l’incoraggiamento di Benedetto XVI. Parole le sue che hanno fatto centro nell’animo dei vescovi, assicurando loro “la mia preghiera” e auspicando “che il carisma dell’unità a voi particolarmente caro, possa sostenervi e animarvi nel vostro ministero apostolico”. E come accade negli incontri di famiglia, anche qui è seguito un suo saluto personale a ciascuno e una gioiosa foto di gruppo, saluto che papa Ratzinger ha voluto estendere ai vescovi che “parteciperanno agli incontri organizzati in diverse regioni del mondo”. Quest’anno, infatti, il consueto incontro d’inizio anno si moltiplica in altre città tra cui Melbourne (Australia), Beirut (Libano), Seoul (Corea del Sud), Buéa (Cameroun), Ambatondrazaca (Madagascar), New York (Stati Uniti), Sao Paulo (Brasile), Berlino (Germania), occasioni per ritrovarsi tra vescovi di nazioni circostanti e rispondere alle esigenze delle Chiese locali. Questa la ragione per cui all’appuntamento romano c’erano vescovi soprattutto europei, in maggioranza dell’Italia, con rappresentanti della Spagna, Lussemburgo, Germania, Polonia, Cechia, Slovenia, Repubblica Moldava. Piena di significato la presenza di due vescovi del Medio Oriente, che hanno allargato cuori e preghiere su quella parte sofferente del pianeta.
Una tre giorni intessuta di spiritualità dell’unità, riflessioni e testimonianze, inserita nell’oggi del Movimento dei Focolari che è l’oggi della Chiesa. Anno della fede e amore a Gesù nel fratello; nuova evangelizzazione e sfide del continente europeo; 50° del Concilio Vaticano II e dimensione profetica del carisma dell’unità. Significativa a questo proposito l’analisi del segretario generale del Sinodo dei Vescovi, mons. Nikola Eterovic, che ha approfondito la coscienza della crisi nel Vecchio Continente e l’esigenza di trovare nuove vie per la trasmissione della fede. Ne facevano eco i frutti dell’impegno evangelico delle comunità del Movimento nel cuore dell’Europa. Altra riflessione che ha arricchito lo scambio reciproco è stata quella del teologo d. Hubertus Blaumeiser, sulla Chiesa nella transizione dalla prospettiva del suo dover essere “sacramento dell’unità”, come emerge dal Concilio Vaticano II. Sono piaciuti ai vescovi il gruppo di giovani che ha portato in quella sala la ventata di speranza e di coraggio che hanno caratterizzato il Genfest a Budapest: “qualcosa di inusuale, perché di solito sono i giovani che ascoltano i vescovi, mentre qui loro hanno desiderato ascoltare noi”. Altra testimonianza seguita con interesse, nell’onda della nuova evangelizzazione, quella del gruppo musicale Gen Rosso e l’incidenza del loro lavoro tra i giovanissimi nelle scuole di diverse Paesi.
Un inedito di questo convegno le molte interviste raccolte da giornalisti di diverse testate. Alla domanda su cosa significa la riflessione centrale nel programma, sul tema dell’amore a Gesù nel fratello che il Movimento dei Focolari approfondisce quest’anno, mons. Anton Cosa, vescovo di Chisinau nella Repubblica di Moldova, ha risposto ai microfoni della Radio Vaticana: “Ho capito che non esiste un’altra via per evangelizzare, per creare ponti, per offrire speranza. Vivere accanto al fratello che il Signore ci mette vicino è una sfida ma ogni fratello che incontri, che ascolti è un modo per vivere il Vangelo, è un atto di fede. E’ quello che ci chiede anche quest’Anno della Fede, far crescere cioè la nostra fede, ma senza carità non c’è fede. Prima dobbiamo credere che Lui ci ha amati e poi noi dobbiamo fare il nostro passo. Io come vescovo non sarei più in grado di servire la Chiesa né di compiere il mio ministero se non camminando su questa via: la via del fratello”. (altro…)
Feb 2, 2013 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale, Spiritualità
Una giovane ventenne con un bellissimo sorriso, fresco e modesto, così si presenta Alejandra Giménez, studentessa del secondo anno di medicina ad Asunción, Paraguay, dove vive con i suoi genitori e un fratellino. Alejandra racconta con entusiasmo del suo impegno all’università, sia in campo scientifico, sia nelle associazioni studentesche. Impegni e attività che, naturalmente le portano via del tempo allo studio e per le quali deve sacrificare molte cose che le piacciono. Ma riesce a portare avanti tutti questi impegni e anche a studiare perché riserva sempre un tempo sufficiente per la sua formazione spirituale. È per questo che si raduna periodicamente con le altre giovani dei Focolari da cui si sente appoggiata. Ma lasciamola raccontare. “Sono stata ad un congresso di medicina dove si è parlato della morte celebrale e della donazione degli organi, da lì ho deciso di organizzare una campagna di sensibilizzazione su questo tema. Ho contattato la Società Scientifica degli Studenti di Medicina della mia Università: UNA (Universidad Nacional de Asunción) ed ho iniziato a farne parte come Direttrice del Dipartimento di Educazione Medica. Insieme a tre compagne di corso, Eliana Duarte, Aracy Do Nascimento e Lilian Carreras, abbiamo approfondito l’argomento con una ricerca scientifica sulla conoscenza e diffusione della donazione degli organi tra gli studenti di medicina che è stata, poi, selezionata per rappresentare la mia università ad un’importante giornata di studi a Curitiba in Brasile; e poi, nel settembre 2013, ad un congresso internazionale negli Emirati Arabi Uniti”.
Un’altra sua ricerca riguarda i “falsi risultati dell’alcoltest” sui conducenti d’auto. In questo studio si affrontano le “credenze” che circolano tra i giovani, ad esempio quella che indica che usare colluttorio per le gengive o sciroppo per la tosse rendono positivi al test e quindi alterare i risultati. Gli incidenti stradali sono la prima causa di morte per i giovani del Paraguay, quindi alcol, incidenti e donazione di organi sono temi tra loro strettamente correlati. Alejandra è stata successivamente eletta in altre associazioni scientifiche studentesche ed ha continuato ad organizzare attività di sensibilizzazione, tra cui una per la salute cardiovascolare, una sui tumori al seno ed un’altra sul diabete, inoltre ha in programma altre 24 proposte per questo nuovo anno.Per poter sostenere tutte queste iniziative Alejandra è diventata anche vicedirettrice del comitato de Auspicios del Congreso Científico Nacional de Estudiantes de Medicina, nel 2012, ed ora, è Direttrice del Comitato de Auspicios della prima Conferenza della formazione alla ricerca, per studenti di medicina.
“Certo – ammette -, sono molte le cose che faccio e probabilmente non potrò realizzarle tutte, ma preferisco propormi mete alte. Poi, se non riesco, altri compagni potranno raggiungerle”. Non si pente di aver scelto di spendere per gli altri la sua gioventù e il sorriso ne è la prova! Fonte: Ciudad Nueva Uruguay – Paraguay (Dicembre 2012) Traduzione nostra (altro…)
Gen 30, 2013 | Centro internazionale, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
«Da un po’ di tempo ormai faccio parte del Centro Igino Giordani. Dopo tanti anni di servizio al Movimento dei Focolari, ho avuto il dono di lavorare ancora direttamente per Foco, anzi direi di lavorare con lui. Io sono l’ultimo arrivato, ma ho avuto la fortuna di una lunga frequentazione con lui fin dai primi tempi della mia entrata nel Movimento dei Focolari. L’ho conosciuto alla fine del ’57 in occasione di una sua venuta a Milano, la mia città, per una conferenza, e ho avuto subito la possibilità di passare qualche ora con lui e incominciare a rendermi conto della sua straordinaria personalità, fatta di affabilità, semplicità, simpatia e nel contempo ricca di un’immensa cultura e trasparenza spirituale.
E poi aveva un segreto, che feci presto a scoprire: la sua adesione all’Ideale di Chiara Lubich e la particolare unità con lei. Questo fu il primo impatto che ebbi con lui insieme a Mariele, mia moglie: un momento decisivo per il nostro futuro impegno e per la vocazione a cui scopriremo essere chiamati sulle sue orme. Ci è stato fatto il dono inestimabile di poter collaborare strettamente con lui, il che ha voluto dire soprattutto respirare la sua atmosfera, essere alla scuola della sua carità squisita, attingere alla sua competenza e alle sue intuizioni sulla famiglia e partecipare alla sua apertura su tutta la realtà umana e sociale. “Fu per Giordani, – sono parole di Chiara – che il Movimento dei Focolari sentì la particolare chiamata a dedicarsi a portare Cristo nel mondo, a permeare cioè le realtà di questa terra dello spirito di Dio.” Adesso, lavorare per il Centro Igino Giordani, dove è custodito tutto il suo patrimonio di opere e di testimonianze, entrare in questa realtà come in uno scrigno prezioso che lo custodisce vivo per tutti noi, ha significato per me entrare in un rapporto ancora molto più intimo con lui, e sentirlo ancor più vicino come maestro, amico e anche compagno di viaggio per questo particolare tempo della mia vita: tempo di bilanci e di preparazione…! L’ultimo dono: poter attingere alle sue riflessioni e alle sue parole che gettano luce sapienziale sull’ultimo percorso che ci attende e in cui qualcuno di noi si è già avviato: la vecchiaia: “Che pare una perdita – afferma Foco – ed è un guadagno; pare un tramonto ed è l’alba. Il suo è il silenzio, in cui Dio parla; la calma in cui Dio cala la certezza, che scalza ogni paura…Nella solitudine che si dilata per l’imminente inverno, viene in rilievo Dio: avanza Dio; e con Lui il rapporto si fa più intimo e immediato. Di quanto perdo nell’economia umana di tanto acquisto nell’economia divina…E quando la morte viene, allora non rattrista: apre il varco all’eterno Amore: all’incontro con Dio, viso a viso; fine del patire e inizio del godere.” Perché : “La vita non è che un processo di maturazione, mediante la purificazione che ne fa il dolore: quando il frutto è maturo, lo coglie Dio che trapianta l’albero in Paradiso”. A cura del Centro Igino Giordani Tratto dallo scritto inedito di Pino Quartana: “Il mio rapporto con Foco” (3 marzo 2011) (altro…)
Gen 27, 2013 | Chiesa, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità

L’incontro a Castelgandolfo
«Sono don Carlo, da 22 anni prete della diocesi di Milano. Ho lasciato da qualche tempo questa comunità pastorale e mi accingo a trasferirmi alla scuola sacerdotale internazionale dei Focolari con sede a Loppiano, dove rimarrò per circa tre anni. A Milano ho avuto contatto con molte persone, soprattutto con i ragazzi, visto che avevo l’incarico di seguire i gruppi che si preparavano alla Prima Confessione e alla Messa di Prima Comunione. Ho capito che alla base di ogni azione pastorale occorre vivere l’amore al fratello, cercando di vedere Gesù in tutti, dal parroco al ragazzo musulmano che veniva a giocare in oratorio. Potrei raccontare molti piccoli episodi che mostrano come questa attenzione a ciascuno ha creato una fitta rete di rapporti molto belli, che ha facilitato a tanti l’avvicinamento alla fede e reso attraente la comunità anche per chi non era credente. Scelgo, fra i tanti, due semplici racconti. Emilio l’ho conosciuto durante un laboratorio dedicato al gioco degli scacchi. Temperamento riservato, non era molto inserito nel gruppo dei compagni. Con mia sorpresa, al termine del laboratorio, chiede di partecipare con noi ad una vacanza in montagna. Lì si è integrato sempre meglio con il gruppo dei ragazzi, fino a dar prova di coraggio superando il “ponte tibetano”: camminare su una corda, agganciati ad un cavo di sicurezza, sospesi a sei metri di altezza. I suoi compagni lo hanno incoraggiato, ripetendo tutti in coro il suo nome, e alla fine è riuscito a fare tutto il percorso, in mezzo ad un applauso generale, che gli ha ridato fiducia. Al ritorno dal campo scuola i genitori mi scrivono per dirmi che hanno lasciato un bambino e al ritorno del campo hanno trovato un ragazzo. Penso poi ad Eleonora. Non era battezzata. I suoi genitori avevano preferito che fosse lei a scegliere, una volta cresciuta. È stata invitata al catechismo dall’entusiasmo di Maria, una compagna di classe molto intraprendente che all’epoca aveva 10 anni. Così arriva Eleonora, accompagnata dalla mamma, che chiede al parroco se sua figlia può frequentare il catechismo. Dopo circa due anni il parroco, vedendo la fedeltà del suo cammino, decide che è arrivato per lei il momento del Battesimo e della Prima Comunione e affida a me la preparazione prossima ai sacramenti e il colloquio con i genitori, che mi aprono il cuore, con lealtà e franchezza. Arriva il grande giorno, Eleonora è raggiante, accompagnata dalla famiglia e dai suoi parenti. Facciamo di tutto per offrire loro l’accoglienza più bella. La celebrazione è semplice e molto intensa. Accanto alla madrina e alla catechista, ci sono anche le amiche che sono state così importanti nel suo cammino di fede. Quando qualche mese fa mi sono congedato dalla parrocchia, i suoi genitori mi hanno scritto una lettera ricordando “quella indimenticabile domenica di aprile. La gioia e il sorriso radioso di Eleonora, che ha illuminato tutti noi credenti e non, riuniti per festeggiare il suo ingresso nella comunità cristiana, sono per noi l’immagine indelebile della fede che va dritta al cuore”. Amare il fratello è sempre una grande avventura, sai come inizia, non sai dove ti porta». (altro…)
Gen 25, 2013 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
In dicembre la presidente del Movimento dei Focolari, Maria Voce, ha lanciato una campagna internazionale per fermare il conflitto siriano e chiedere che le trattative di pace riprendano per il bene di milioni di cittadini inermi e indifesi: il Time out. Un minuto di silenzio e di preghiera per la pace, in tutto il mondo alle 12 (ora locale), ora indirizzato in particolare per la pace in Siria. Alcuni amici della comunità dei Focolari in Siria ci scrivono da Damasco e da Aleppo: «Ventidue mesi costellati da dolori indicibili e innumerevoli, che lasciano il segno. Così ritroviamo la nostra Siria e il nostro popolo. Passiamo la frontiera libanese, dopo un viaggio agevole lungo le strade di montagna, da poco praticabili per la neve caduta abbondante nei giorni passati. Si respira nell’aria un senso di profonda inquietudine, nonostante il cielo azzurro rassicurante. I controlli ai posti di blocco sono accurati; ne incontriamo più di uno tra la frontiera e la periferia della capitale prima di arrivare nel quartiere dove abita una famiglia, che ci accoglierà nei prossimi giorni, finché il piccolo alloggio messoci generosamente a disposizione dalla Chiesa locale non sarà pronto. Non siamo ancora arrivati e già i cellulari cominciano a suonare o ricevere sms, sono i nostri amici che da Aleppo, da Hama, da Damasco vogliono darci il “bentornati! ”La gioia è profonda, contenuta, che sa di trepidazione per un futuro incerto. Dalla periferia i rumori dei colpi di mortaio e di cannone sono rari. Le notizie alla tv sono poco incoraggianti, parlando con uno degli amici si capisce meglio l’ampiezza del gioco che si sta vivendo sulla pelle della gente. Un gioco preparato da anni, che intende stravolgere l’assetto del Medioriente e di fronte al quale ci si sente piccoli e impotenti. La politica internazionale e regionale pare
lontana mille miglia dalla sofferenza della gente, come se non venisse presa in considerazione. E la gente è stanca. Da Aleppo ci raccontano in poche frasi al telefono (che miracolosamente funziona!), delle continue privazioni, del freddo pungente, dell’acqua e dell’elettricità che mancano, del pane raro o a prezzo esorbitante, dei ricatti e rapimenti a scopo di lucro in una città che era il centro industriale e commerciale del Paese. Parlano della morte sempre alle porte e dell’aiuto provvidente di Dio. Sono stremati». E ancora: «Rientriamo dalla messa ed ecco la notizia terribile della strage all’università di architettura ad Aleppo, a causa di due missili caduti su di essa e nei posti adiacenti, dove si trovano fra il resto tanti rifugiati. Cerchiamo subito di contattare i nostri amici che si trovano lì: un’insegnante e due studenti. Le loro voci sono emozionate. Parlano di scene indicibili. Una di loro si è buttata dietro un’auto, ha visto volare per aria corpi, ha udito le urla delle madri in cerca dei loro figli. L’insegnante ci racconta: «Oggi era il primo giorno di esami, il campanello aveva già suonato e stavamo ritirando i testi. Un allievo ci supplica di dargli ancora qualche minuto, era arrivato in ritardo a causa delle strade interrotte. I colleghi non vogliono, alla fine però riesco a convincerli. Passano almeno cinque minuti, l’allievo consegna il suo esame, scendiamo nel cortile per dirigerci all’uscita. Vedo sulla mia testa passare prima un razzo, poi l’altro! Sarei stata esattamente nel luogo dove sono caduti. Ritrovo l’auto col tetto sfondato, i vetri frantumati. Ma siamo salvi per un atto di amore verso uno studente». Fonte: Città Nuova – Diario dalla Siria/1 – Diario dalla Siria/2 – Diario dalla Siria/3 (altro…)