Apr 7, 2018 | Chiara Lubich, Ecumenismo, Spiritualità

“Il ritorno del figlio prodigo” di Rembrandt
[…] Dio è Amore: è la scoperta fondamentale, la scintilla ispiratrice che è all’origine del carisma dell’unità di cui lo Spirito Santo nel nostro tempo ha fatto dono a Chiara Lubich. Scoprire che Dio è Amore è stato, per lei e le sue prime compagne, fin dagli inizi del Movimento, una novità assoluta, tale da operare una sorta di conversione. Chiara scopre dunque non un Dio lontano, inaccessibile, estraneo alla sua vita, ma il volto paterno di Lui e, di conseguenza, quella relazione tra Cielo e terra che ci unisce quali figli al Padre e fratelli fra noi. Dio dunque vicino come Padre, Padre che veglia sulla vita di ciascuno e su quella dell’intera umanità. Tutto ciò che accade quindi è visto come realizzazione del suo piano d’amore su ciascuno, come prova tangibile del suo sguardo vigile, della sua vicina presenza. “Persino i capelli del vostro capo sono tutti contati” (Mt 10,30). È un amore paterno che provvede a tutte le necessità, anche le più piccole, fino a colmare anche i vuoti lasciati dalle nostre imperfezioni, dalle nostre mancanze, dai nostri peccati. È il volto del Padre misericordioso che – mediante il Figlio incarnato – si manifesta, che svela in pienezza il suo amore di misericordia. Un esempio classico è la parabola del figliol prodigo (Lc 15,11-32). Nel giugno 1999 Chiara si è trovata ad illustrare questa parabola ad un folto gruppo di giovani riuniti nel Duomo di Paderborn (Germania). […] «Il padre del figliol prodigo avrà avuto molto da fare: seguire la fattoria, i dipendenti, la famiglia; ma il suo principale atteggiamento era quello dell’attesa, dell’attesa del figlio partito. Saliva sulla torretta della sua casa e guardava lontano. Così è il Padre Celeste: immaginate, giovani, se potete, la sua divina, altissima e dinamica vita trinitaria, il suo impegno nel sorreggere la creazione, nel dare il posto a chi sale in Paradiso. Eppure Egli fa soprattutto una cosa: attende. Chi? Noi, me, voi, specie se ci trovassimo lontani da Lui. Un bel giorno quel figlio, che il padre terreno tanto amava, scialacquata ogni cosa, torna. Il padre lo abbraccia, lo ricopre di una veste preziosa, gli infila l’anello nel dito, fa preparare il vitello grasso per la festa. Cosa dobbiamo pensare? Che egli desidera vedere il suo figlio tutto nuovo, non vuole più ricordarlo come era prima. E non solo lo vuole perdonare, ma arriva persino a dimenticare il suo passato. Questo è il suo amore per lui, nella parabola. Così è l’ amore del Padre per noi nella vita: ci perdona e dimentica». Chiara continua: «Ho visto recentemente un documentario […]. Presentava ed esaminava nei particolari un famoso quadro di Rembrandt che raffigura il padre della narrazione evangelica che accoglie il figlio tornato. È bellissimo in tutti i suoi dettagli. Ma ciò che colpisce di più sono le mani che il padre pone sulle spalle del figlio inginocchiato di fronte a lui: una è mano di uomo robusta, severa, e l’altra di donna, più sottile, più leggera. Con esse il pittore ha voluto dire che l’amore del Padre è paterno e materno insieme. E così dobbiamo pensarlo anche noi.» Leggi il testo completo Fonte: Alba Sgariglia, Centro Chiara Lubich, Roma, 14 maggio 2016. (altro…)
Apr 4, 2018 | Chiesa, Nuove Generazioni, Spiritualità
“Sarete presi sul serio”, ha assicurato il Papa. Quante volte i giovani in questa società non si sentono considerati, ascoltati davvero, e presi sul serio? “Forse non ci prendono sul serio perché hanno paura che la nostra mancanza di esperienza possa portarci a sbagliare tutto. Magari è vero che dobbiamo ancora imparare, ma d’altro canto noi abbiamo qualcosa che gli adulti non hanno, che è l’essere giovani oggi, qui ed ora, un’esperienza diversa da quella che hanno vissuto loro. Abbiamo bisogno della loro esperienza certamente, ma abbiamo questo plus che loro non hanno. Da parte sua anche il giovane non deve cadere nella critica improduttiva agli adulti, cercare di distruggere l’altro, mentre piuttosto si può coltivare un dialogo intergenerazionale fino in fondo e senza giudicare. Giovani e adulti hanno specificità che offrono la possibilità di un arricchimento reciproco fruttuoso: la persona adulta ringiovanisce e il giovane matura”. Quindi oltre all’esperienza del dialogo con giovani di altre Chiese, fedi e convinzioni, avete fatto anche quella del dialogo con fra generazioni … “In realtà le due dimensioni non sono separate, e la dimensione religiosa non va scissa dalla nostra umanità, dalla nostra realtà quotidiana, è uno sbaglio scindere la vita spirituale da quella normale, invece la trascendenza fa parte dell’uomo, capire che siamo limitati e cercare le risposte andando oltre noi stessi è una questione antropologica, tipica del nostro essere umano. Il dialogo intergenerazionale è un fatto perché ci sono persone di età differenti, l’umanità si rinnova, e dentro questo fatto c’è anche l’aspetto spirituale che è proprio di tutte le età, dei grandi come dei piccoli. I
l Papa ha voluto che questo sinodo sui giovani fosse anche un sinodo per i giovani, con i giovani e dei giovani. Vi siete davvero sentiti protagonisti in questi giorni? “Sì molto, e ci siamo commossi di questa apertura totale in primis del Papa e poi della Chiesa. I suoi rappresentanti che erano lì per seguirci non si sono intromessi: il Cardinale Lorenzo Baldisseri e il Monsignor Fabio Fabene erano lì per ascoltarci. In loro ho visto la figura di Maria che fa silenzio pieno e fa spazio perché nasca la Parola, un dipinto sullo sfondo, una presenza silenziosa che fa emergere la Parola. Erano lì ad ascoltare sia durante i lavori che nei momenti di svago al di fuori del programma, e quando chiedevamo qualcosa ci rispondevano, altrimenti restavano in silenzio. Nel loro viso vedevamo il riflesso delle cose su cui erano d’accordo e di quelle che facevano loro male e questo ci aiutava a trovare quell’equilibrio che ci ha detto il Papa il primo giorno: parlate con faccia tosta ma siate umili e se sbagliate chiedete scusa. Questo c’è stato nei momenti della elaborazione del documento finale, qualcuno ha usato un linguaggio forse troppo critico, ma pian piano abbiamo trovato questo equilibrio, anche perché avevamo la loro presenza che ci aiutava. Quindi certamente si è sentito anche il sostegno della Chiesa gerarchica, degli adulti. Non tutto è stato perfetto ma questo fa parte delle cose”. Cosa ti ha colpito a lavoro ultimato? “Una volta che il documento finale è stato approvato ho sentito giovani di diversi Paesi – uno delle isole Samoa, un asiatico, un africano, un europeo e un latinoamericano – dire che questo documento riflette quello che il giovane oggi è. Sono le stesse cose che pensano i miei amici, sono le stesse domande che ci facciamo, e questo mi ha fatto molto piacere perché era questo il senso del nostro incontro: quello di poter toccare tematiche che altrimenti non sarebbero state affrontate. È vero che non tutti erano d’accordo su tutto, perché ci sono delle sfumature diverse in ogni regione, però le problematiche e le domande principali, il vivere e questa ricerca di senso nella sua profondità è rispecchiata nel documento con tutte le contraddizioni che ci sono state: alcuni la pensano in una certa maniera, altri la pensano nel modo completamente opposto, ma la ricerca e le aspirazioni sono le stesse. Quindi mi ha fatto piacere vedere che questo lavoro di 5 giorni e di 300 giovani di tutto il mondo e di tutte le realtà, riflette in essenza quello che il giovane è oggi, sia in Medio Oriente che in Asia, in Africa. Abbiamo la consapevolezza che questo è un momento storico per la Chiesa, non solo perché è la prima volta che si apre all’ascolto dei giovani in questo modo ma anche perché d’ora in poi non si potrà più procedere senza tener conto di questo incontro e di quello che è emerso. È un inizio e siamo contenti di averne fatto parte”. Leggi il documento integrale (altro…)
Apr 3, 2018 | Chiesa, Nuove Generazioni, Spiritualità

Noemi Sánches del Paraguay
Il dialogo fruttuoso fra persone di Chiese, religioni e convinzioni diverse è una realtà concreta in molti Paesi dei cinque continenti, ed una iniziativa da incoraggiare in un mondo spesso lacerato da divisioni, pregiudizi e paure. È questa la proposta che i giovani del Movimento dei Focolari hanno portato all’incontro presinodale che si è tenuto a Roma dal 19 al 24 marzo, voluto da Papa Francesco per ascoltare proprio i giovani in vista del Sinodo dei Vescovi che si terrà in ottobre sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Fra i partecipanti all’incontro per i Focolari anche Noemi Sánches, 28 anni, del Paraguay, di origini brasiliane, laureata in OntologiaTrinitaria all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano, al secondo anno del dottorato in filosofia all’Università di Perugia. Le abbiamo chiesto di raccontarci la sua esperienza: “Sono cristiana e cattolica e vivo in un movimento cattolico cristiano, per questo ho sempre avuto la consapevolezza di “essere Chiesa” e sento di vivere questo mio “essere Chiesa” dappertutto. Tuttavia, la partecipazione all’incontro pre-sinodale mi ha dato la possibilità di sperimentare per la prima volta questa dimensione all’interno di un evento che la Chiesa stessa ha fatto per noi giovani e con noi per continuare a camminare insieme. È un camminare non solo tra di noi ma con tutti, con l’umanità che simbolicamente era rappresentata da altre Chiese cristiane, altre religioni e anche da non credenti abbiamo comprovato che questa è una realtà, è possibile, e che in questo momento storico non possiamo più andare avanti se non così”. Cosa chiedono i giovani alla Chiesa? “Chiedono soprattutto apertura, sincerità e coerenza, modelli coerenti e vicini, che siano delle guide, e che non abbiano paura di mostrare la loro umanità, anche i loro sbagli, che sappiano riconoscere questi sbagli e chiedere scusa. Dei modelli con cui parlare a cuore aperto di tutto”.
Il Papa vi ha invitato a parlare con coraggio e “faccia tosta”, quali sono i temi più difficili che sono stati anticipati? “Temi molto attuali e forse polemici, come l’omosessualità per esempio. E poi si è chiesta anche una posizione più concreta rispetto alle migrazioni, i rifugiati e le guerre. Temi che vanno oltre i meri dogmatismi, la famiglia in senso tradizionale e come viverla oggi quando forse non è proprio così: non si è chiesto di cambiare la dottrina ma di capirla fino in fondo per poterla declinare nel nostro vivere di oggi. Già oggi questo si fa, ma forse in un modo che non arriva ai giovani”. Al pre-sinodo hai rappresentato i giovani dei Focolari dei cinque continenti: cosa chiedono questi giovani alla Chiesa e cosa propongono? Quali esperienze offrono, magari come modello? “Sulla scorta dell’esperienza vissuta a Roma fra giovani di tutte le provenienze, culture e fedi, con i quali abbiamo non solo parlato ma anche vissuto, dormito e mangiato, in un arricchimento reciproco di vita e pensiero, i giovani dei Focolari – che hanno come carisma l’unità e il dialogo – hanno proposto di ripetere all’esterno incontri di questo tipo fra persone di tutte le realtà. Questa esperienza, infatti, aiuta a capire che l’altro è un altro me, e che abbiamo in fondo nel nostro cuore le stesse domande e le stesse sfide, che ciascuno ha un approccio diverso ma ciò arricchisce l’altro che nella sua quotidianità magari vive in un altro modo. Quindi ciascuno ha da dare ed è un dare che offre una visione più ampia, un’esperienza più completa e arricchente. Insieme si può arrivare a dare risposte concrete a problematiche che viviamo tutti”.
Una testimonianza preziosa in questo tempo segnato da paure, diffidenza e pregiudizi, in cui è più facile costruire muri e recinzioni piuttosto che ponti, o tendere le mani verso chi è diverso. Come è stata recepita questa proposta controcorrente? “Per grazia di Dio, all’interno del Movimento dei Focolari già da tanti anni viviamo questa esperienza e facciamo questo tipo di incontri. Ma anche in questo spazio di dialogo offerto dalla Chiesa ai giovani questa proposta è stata accolta con gioia e soddisfazione, anche da persone che non conoscono il Movimento e che vivono altre realtà. Al momento delle proposte concrete, nel mio gruppo, ho proposto di applicare questo modello di relazione anche per il confronto su altre tematiche, sempre in questa dinamica aperta a tutti, dove tutti partecipano, convivono, scoprono di più se stessi e gli altri. Tutti i giovani presenti hanno aderito subito, è stato un sì unanime. Ma, dobbiamo ammettere che c’erano persone più grandi che ascoltavano e facevano commenti e ho visto in loro non un rifiuto ma un po’ di paura, la paura che la spinta ad “uscire” verso l’altro porti a perdere la propria identità. Invece i giovani che hanno vissuto questa esperienza hanno capito subito che l’identità in realtà non si perde ma si arricchisce. Certamente in contemporanea va curata la formazione e l’approfondimento della propria identità religiosa, ma questo arricchimento puoi donarlo e quando lo doni fai spazio per ricevere l’altro. Il giovane che ha vissuto questo lo ha capito e lo vuole. In questo senso abbiamo vissuto quello che Papa Francesco ci ha detto all’inizio: voi ragazzi dovete sognare i sogni dei vecchi ma anche profetizzare, ovvero andare oltre questo sogno. Ed io penso che quello che abbiamo vissuto a Roma sia stato tradurre nel concreto questa esortazione: vogliamo essere Chiesa e abbiamo capito che per farlo dobbiamo andare oltre le strutture tradizionali, la Chiesa è universale e allora dobbiamo essere aperti a tutti e raggiungere e accogliere tutti per diventare più pienamente quello che siamo”. Leggi il documento integrale (inglese, italiano e spagnolo) (altro…)
Apr 2, 2018 | Focolari nel Mondo, Spiritualità
Sfratto Avevamo ricevuto lo sfratto e dovevamo lasciare l’appartamento entro un mese. Nel quartiere gli affitti erano molto alti. Non rimaneva che cercare fuori città, sperando di trovare un alloggio adeguato alle nostre possibilità. Abbiamo cominciato a coinvolgere nella ricerca amici e conoscenti, ma niente! Ci siamo messi a pregare, come facevamo anche prima, ma con molta fiducia in Dio. Proprio verso la fine del mese abbiamo saputo che una famiglia del secondo piano stava lasciando l’appartamento. Rintracciato per telefono il proprietario, che abita in un’altra città, abbiamo spiegato la nostra situazione. Lui ha accettato sulla parola la nostra proposta, dicendo: “Entrate pure, e quando verrò stipuleremo il nuovo contratto”. Sembrava impensabile trovare casa nello stesso palazzo, senza nemmeno dover fare un trasloco. Ci siamo ricordati le parole di Gesù: “Per chi ha fede, nulla è impossibile”. G. – Italia Ottimismo Ho un carattere difficile e per questo mi ritrovo solo, a una certa età, dopo tentativi di matrimonio o di vivere in comunità. Un sacerdote mi ha consigliato di accompagnare un ragazzo spastico per permettere alla madre, vedova, di sbrigare qualche faccenda. Ho cominciato a frequentarli e ho visto che, nonostante la situazione difficile, erano sempre contenti e facevano festa a chiunque li andasse a trovare. Lentamente è entrato in me un ottimismo nuovo. Ho scoperto che la radice della serenità di quella famiglia era una vita basata sul vangelo. E mi hanno contagiato! K. – Slovacchia L’arbusto A causa di un arbusto che, secondo me, mio marito aveva piantato nel posto sbagliato, tra noi era venuta a mancare l’armonia. Mentre cucinavo, con l’animo in subbuglio, ho provato a confidarmi con Dio e pian piano in me è tornata la calma. Ho pensato così di proporre a mio marito di piantare l’arbusto in un vaso, per poi trovargli un posto adatto, e a lui è sembrata una buona idea. Ci siamo scusati reciprocamente e siamo andati insieme a comprare un vaso. In seguito abbiamo anche trovato una sistemazione adatta. Ora, guardando il nostro arbusto, è diventato per noi un segno che ci ricorda sempre ciò che conta nel nostro rapporto: amarci, essere pronti a perdere le proprie idee per far contento l’altro, affinché Dio possa risplendere tra noi. B. – Svizzera Non solo la salute fisica Dopo il trapianto del midollo osseo, ero stata bene per un lungo periodo, finché ho avuto una ricaduta ed è stato necessario un secondo trapianto. Nei momenti di angoscia, ripetevo a me stessa che dovevo donare a Maria tutte le mie preoccupazioni. Quando lo facevo con tutto il cuore, avvertivo una pace profonda. Prima pregavo sempre di guarire. Ma ora ho capito che Dio mi vuole attrarre a sé proprio con la malattia. Così, invece di pregare solo per la mia salute fisica, ho incominciato a chiedergli la grazia di potermi avvicinare di più a lui. S. – Usa (altro…)
Apr 1, 2018 | Chiesa, Spiritualità
Ti lodiamo, Padre, con tutte le tue creature, che sono uscite dalla tua mano potente. Sono tue, e sono colme della tua presenza e della tua tenerezza. Laudato si’! Figlio di Dio, Gesù, da te sono state create tutte le cose. Hai preso forma nel seno materno di Maria, ti sei fatto parte di questa terra, e hai guardato questo mondo con occhi umani. Oggi sei vivo in ogni creatura con la tua gloria di risorto. Laudato si’! Spirito Santo, che con la tua luce orienti questo mondo verso l’amore del Padre e accompagni il gemito della creazione, tu pure vivi nei nostri cuori per spingerci al bene. Laudato si’! Fonte: Papa Francesco, Lettera enciclica Laudato Si’ sulla cura della casa comune (Preghiera cristiana per il creato, 246) (altro…)
Mar 31, 2018 | Centro internazionale, Ecumenismo, Focolari nel Mondo, Spiritualità
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Oggi più che mai, mentre si accendono nuovi fuochi di guerra in varie parti del mondo, e tragedie di ogni genere sembrano vanificare le aspettative di pace, vogliamo affermare la nostra fede nell’Uomo-Dio, morto e risorto per tutti gli uomini e per portare il mondo al suo destino di unità. È Lui la nostra speranza e la nostra gioia. Rivolgo a tutti i miei auguri personali e a nome del Movimento dei Focolari: che lo spirito del Risorto nasca e rinasca ogni giorno, in noi e tra noi, secondo la promessa di Gesù “dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20). Restiamo quindi riuniti nel suo nome, cioè nel suo amore, diffondendolo tra le persone e i popoli. Buona Pasqua a tutti!
Maria Voce
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