Movimento dei Focolari

Giordani: la grandezza dell’uomo

Giu 25, 2017

La Giornata contro l'abuso di stupefacenti e quella per le vittime della tortura interpellano fortemente popoli, governanti e la coscienza di tutti sulla dignità dell’uomo. Qualche spunto dalle parole di Giordani.

20170625-01Nella luce della fede cristiana l’uomo si mostra, qual è, esemplare di Dio. Il Creatore – insegna l’Antico Testamento – lo fece a sua immagine e somiglianza. Questa origine conferisce ai suoi stracci e alle sue piaghe, al suo volto, e al suo spirito una bellezza sovrumana. Più grande questa bellezza diviene nel cristianesimo, perché l’uomo vi è veduto non solo come immagine di Dio, ma anche come creatura di Lui e la creatura è degna del Creatore, l’opera d’arte è degna dell’artista. L’Onnipotente non poteva che fare esseri degni di sé. Nell’uomo suscitò un capolavoro, che a guardarlo dà il capogiro: componendogli una struttura mirabile, per durare e generare, un’ intelligenza per lume, un cuore per proiettarsi sugli altri esseri, un’ anima per evadere dai limiti spaziali e temporali e fissarsi, con gli angeli, nell’ eternità. L’uomo cadde, è vero, abusando della sua libertà; ma è vero pure che alla sua caduta è congiunto il più sterminato prodigio dell’ amor divino: la Redenzione, per mezzo del sangue di Cristo. Visto così l’uomo – sia pur lo straccione che ti striscia accanto sul marciapiede o l’indigeno che ti vive lontano migliaia di miglia – è un essere così grande, cosi nobile, così divino che vorresti, in sua presenza, inchinarti, trepido e commosso, riconoscendo in lui la maestà di chi l’ha immaginato e fatto il prodigio della creazione, il privilegio della Redenzione, l’obbietto della vita soprannaturale nella natura. Si capisce subito che cosa porti di conseguenza una siffatta veduta: porta l’assurdità e l’impossibilità di sfruttare l’uomo, di denigrarlo, di manometterlo, di sopprimerlo, senza violentare l’opera di Dio, senza attentare al patrimonio del Creatore. Figlio di Dio è; e l’offesa al figlio diviene un oltraggio al Padre: l’omicidio si fa un tentato deicidio; quasi una uccisione di Dio in effigie. L’uomo baratta la sua dignità quando si flette al male e quando compie il male. E tra i peccati c’è la superbia messa al posto dell’umile gratitudine dell’ uomo per sapersi capolavoro di Dio. Dalla superbia nasce lo sfruttamento, che è impeto antisociale; mentre dall’umiltà cristiana nasce il servizio; e anche in questo l’uomo è copia di quell’altro «Figlio dell’uomo», «venuto non per essere servito, ma per servire». E qui avviene la saldatura dell’individuo alla società: la sua integrazione, la sua espansione. L’uomo a sé, astratto, non esiste: esiste il padre, il cittadino, il credente ecc.; e cioè esiste l’ uomo animale sociale. Ma egli entra nella società per una spinta dell’amore. Perché ama, esce dalla conchiglia del proprio sé, e s’espande – s’integra – nella vita degli altri. Già in quanto ama, l’uomo si rivela naturalmente cristiano. Il cristianesimo poi innalza e sorregge questo amore, dicendo che l’amore lo porta nella società, si dice che principio vitale della società è l’amore: senza del quale la società anziché una protezione, un complemento e una gioia della persona umana, diviene una compressione e una mutilazione di essa. Può divenire una minaccia della sua dignità. Lo sfruttamento sociale comincia quando non si ama più l’uomo; quando non si rispetta più la sua dignità, perché se ne vedono i muscoli, e non se ne vede lo spirito.   Igino Giordani, La società cristiana, Città Nuova, Roma, (1942) 2010, pp. 32-36

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