Mag 23, 2023 | Cultura, Nuove Generazioni
Il 23 maggio 2023 è in arrivo il primo episodio di “Benedetti dubbi”, il nuovo podcast creato dai giovani del Movimento dei Focolari. Scopriamo insieme agli ideatori, Tommaso Bertolasi e Laura Salerno, come i dubbi possano essere davvero una “benedizione” per conoscere meglio noi stessi e gli altri. A cosa siamo chiamati? Quale la strada migliore da seguire dinanzi a uno dei tanti bivi che la vita ci mette davanti? Conosciamo noi stessi e, soprattutto, dove hanno nascosto l’antidoto contro le paure? Sono le domande, quelle che sommergono la nostra quotidianità, le protagoniste di “Benedetti dubbi”, il nuovo podcast pensato per i giovani e dai giovani, in uscita il 23 maggio in lingua italiana. Per saperne di più abbiamo pensato di intervistare gli ideatori di questo progetto, amici tra loro da tempo, Tommaso Bertolasi, ricercatore in filosofia presso l’Istituto Universitario Sophia (Loppiano – Firenze), e Laura Salerno, giovane del Movimento dei Focolari, studentessa di lettere e autrice.
Laura, come è iniziato questo percorso? Tutto è partito nel 2018. Sia io che Tommaso eravamo in Argentina e ci siamo incontrati ad un convegno per giovani del Movimento dei Focolari. Lui, in quanto filosofo, era stato chiamato come relatore per parlare di libertà. Io l’ho ascoltato e mi è piaciuto molto. Nel corso degli anni lui ha continuato a occuparsi di dialogare con e per i giovani, tanto che ha deciso di raccogliere alcuni dei contenuti in un libro, dal titolo “L’ultima ora della notte”, che uscirà per Città Nuova ad agosto 2023. E lì l’idea: “Ma se esce un libro, perché non fare anche un podcast che tratti gli stessi contenuti?” E così un po’ di mesi fa mi è arrivata una telefonata con la proposta di aiutarlo a dar vita a questo progetto. Tommaso, perché proprio un podcast? Le idee alle volte sono come un cocktail: vengono fuori dall’unione di varie cose. E con “Benedetti dubbi” è stato così. A un certo punto mi sono trovato tra le mani vario materiale che avevo preparato, spesso con i giovani, per incontri, laboratori e dialoghi. Di lì l’idea di non limitare allo spazio di un incontro temi importanti come libertà, scelte, fragilità, vocazione, ma di poterli offrire a tutti. Mi sembrava, però, che si potessero esplorare anche altri linguaggi e altri luoghi e così ecco il podcast. Avevo il desiderio di creare un format più adatto ai giovani, che ormai fanno fatica a leggere. O almeno, leggono dopo che li hai convinti che ne vale la pena. In tutto questo lavorio un ulteriore elemento è dato dalla GMG che ha dettato un po’ i tempi di questa operazione. Mi pareva bello che dal Movimento dei Focolari potesse uscire una proposta anche per chi si prepara ad andare a Lisbona. Uscirà sulle principali piattaforme per podcast (Spotify, Apple Podcast, Google Podcast) un episodio a settimana per 6 settimane. Laura, a che fascia di età è rivolto? Nello specifico abbiamo pensato al target 18-30 anni e per questo motivo le tematiche principali sono le domande, le fragilità, la libertà, le relazioni, la ricerca del proprio posto nel mondo. Tutto cercando di vedere il dubbio come una cosa positiva, come un trampolino per vivere più a fondo e con più consapevolezza quello che ci accade.
Tommaso, come avete stabilito gli argomenti da affrontare per ciascun episodio? La mia idea iniziale era quella di replicare i contenuti del libro, facendone un po’ una parafrasi. Lavorando con Laura, però, mi rendevo conto che le sue domande portavano la conversazione su altri territori, che i giovani a cui lei pensava erano anche i suoi compagni universitari che non necessariamente si riconoscono in un determinato credo religioso. Capivo che Laura aveva delle domande profonde che in parte erano sue, in parte rispecchiavano il suo mondo di relazioni: era da quelle domande che bisognava partire per intessere un discorso che puoi a fare giovani adulti. Quale è stata, per te, Laura, la puntata più complicata? Credo che la puntata più complicata sia stata la prima. Tutti e due eravamo un po’ emozionati, e poi dovevamo introdurre il podcast, far capire perché secondo noi è così importante farsi delle domande, senza però vivere nell’ansia e sommersi delle paranoie. Una cosa divertente è che, quando abbiamo registrato i primi episodi, io ero molto raffreddata e avevo avuto la febbre pochi giorni prima. Tutto capita sempre al momento giusto! Ma ce l’abbiamo fatta, anche grazie al super team che ci ha sostenuti durante la registrazione. Tommaso, che contributo ha lasciato la vostra esperienza personale nella realizzazione di questo percorso? Ho imparato molto da tutte le persone che con competenze diverse hanno lavorato a questo progetto. Davvero la realizzazione di “Benedetti dubbi” è stata un’operazione collettiva. Per essere aggiornati anche su altri progetti che già abbiamo in programma, rimanete collegati ai canali del Movimento dei Focolari. Ed aspettiamo anche i vostri feedback dopo l’ascolto, nei box su Spotify, sui nostri social (@Y4UW e Movimento_dei_focolari) o via mail (ufficio.comunicazione@focolare.org).
Maria Grazia Berretta
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Mag 19, 2023 | Centro internazionale
Il Coordinamento Emergenze del Movimento dei Focolari ha avviato una raccolta fondi straordinaria a sostegno della popolazione di Emilia-Romagna e Marche, due regioni del centro-nord Italia, colpite da gravi alluvioni, attraverso le ONLUS Azione per un Mondo Unito (AMU) e Azione per Famiglie Nuove (AFN). I contributi versati verranno gestiti congiuntamente da AMU e AFN per avviare azioni di ricostruzione (molti hanno subito danni alle case; ai mobili; alle auto, essenziali per il trasporto e le attività lavorative; ingenti anche i danni ad allevamenti e colture…) È possibile donare online sui siti: AMU: www.amu-it.eu/dona-online-3/ AFN: www.afnonlus.org/dona/ oppure attraverso bonifico sui seguenti conti correnti: Azione per un Mondo Unito ONLUS (AMU) IBAN: IT 58 S 05018 03200 000011204344 presso Banca Popolare Etica Codice SWIFT/BIC: ETICIT22XXX Azione per Famiglie Nuove ONLUS (AFN) IBAN: IT 92 J 05018 03200 000016978561 presso Banca Popolare Etica Codice SWIFT/BIC: ETICIT22XXX Causale: Emergenza Emilia-Romagna e Marche Per tali donazioni sono previsti benefici fiscali in molti Paesi dell’Unione Europea e in altri Paesi del mondo, secondo le diverse normative locali. I contribuenti italiani potranno ottenere deduzioni e detrazioni dal reddito, secondo la normativa prevista per le Onlus (altro…)
Mag 19, 2023 | Centro internazionale, Focolari nel Mondo
Siamo arrivati alla tappa australiana del viaggio di Margaret Karram e Jesús Morán, Presidente e Copresidente dei Focolari, un continente con straordinarie ricchezze culturali ed una famiglia dei Focolari variegata e multiculturale.
Da Suva a Sydney
In questo viaggio Margaret Karram e Jesús Morán hanno coperto grandi distanze in ogni senso, basti pensare al “salto” dal Giappone alle Isole Fiji. Lo stesso è accaduto il 9 maggio scorso con il volo per l’Australia, dove i villaggi di pescatori della costa meridionale delle Fiji hanno lasciato il posto a quel gioiello scintillante che è la città di Sydney. Le luci del suo iconico porto risplendevano mentre il nostro aereo volteggiava sulla città, che mostrava orgogliosa la sua bellezza.
A darci il benvenuto in molte lingue, in questa metropoli multiculturale, c’era la variegata comunità locale dei Focolari. Provengono dalla Corea del Sud, dalle Filippine, dalla Cina, da Hong Kong, dal Libano, dal Sudan, dall’Iraq, dalla Siria, dal Bangladesh, dal Brasile e, naturalmente, dall’Australia. Sono cattolici, melchiti, caldei, anglicani; i focolari di Sydney seguono anche le città di Brisbane, la capitale australiana Canberra e le zone circostanti.
Incontro con l’arcivescovo di Canberra
Il contatto con la Chiesa locale è sempre una priorità di ogni tappa. In un incontro profondo e pieno di humor, monsignor Christopher Prowse, attuale Arcivescovo di Canberra, ha messo in luce la vita di Mary MacKillop, la prima santa australiana. “Se fosse viva oggi, si sentirebbe molto a suo agio con i Focolari”, ha detto l’Arcivescovo, evidenziando il suo lavoro per il dialogo tra le religioni. Ci ha portato sulla sua tomba e ha pregato affinché, come lei, il carisma dell’unità possa fiorire come una rosa e diffondere il suo profumo in questa terra.
L’arte, porta aperta sulla cultura aborigena
L’arte apre sempre una finestra importante su una cultura indigena, ma per comprendere cosa si sta osservando, la presenza di una guida è fondamentale. Ad accompagnarci ad una mostra di arte aborigena contemporanea presso la Galleria d’arte del New South Wales c’è Alexandra Gaffikin, volontaria inglese che vive a Sydney, con una vasta esperienza nel settore dei musei e del patrimonio culturale.
Le pitture su corteccia, ad esempio, rappresentano storie, ma anche mappe, atti di proprietà e regolamenti. Possono essere tridimensionali, con sotto strati che rivelano persino fonti d’acqua sotterranee. Nella cultura aborigena queste opere d’arte, che originariamente erano dipinte sul corpo umano, sono collezioni viventi che si tramandano da millenni.
Una visita a Sydney
Nonostante gli impegni prefissati, Margaret Karram e Jesús Morán sono riusciti a ritagliarsi anche un po’ di tempo per visitare Sydney, salendo su uno dei tanti traghetti verso “Circular Quay” e l’iconica Opera House. La vista è spettacolare!
Culture diverse, la novità di camminare insieme
Questa visita è stata un’opportunità per i focolarini di tutta la regione – provenienti anche da Perth, Wellington in Nuova Zelanda e dalle Fiji – di ritrovarsi per alcune sessioni significative. È un tempo di riorganizzazione per il Movimento e, di conseguenza, culture molto diverse (si pensi a Corea, Giappone e l’area di lingua cinese, per esempio) si ritrovano a collaborare direttamente.
“Penso che finora non abbiamo capito gli aspetti positivi di tutto ciò, anche se il processo non è stato facile. Credo che vedremo le conseguenze tra qualche anno perché ci sta aiutando ad abbattere davvero tutte le barriere… prima di tutto nei nostri cuori, e le barriere tra le nazioni…
“Se vogliamo avere la pace, dobbiamo averla prima di tutto tra noi focolarini e nelle comunità. Dobbiamo guardare agli altri Paesi come fossero il nostro Paese e scoprire che possiamo essere questa “famiglia collegata (…)”.
“Non dobbiamo dare agli altri la nostra ricchezza, ma aiutarli a scoprire la loro”.
Margaret Karram
Una presenza speciale, nonostante le sfide della salute
Un momento particolarmente significativo è stato quello in cui tre focolarine sposate, gravemente malate, hanno potuto salutare tutti a distanza.
“Voglio solo assicurarvi la mia unità – ha detto una di loro. – Mi ero prenotata ed ero pronta a venire, ma ho dovuto cambiare programma, perché Dio aveva in serbo qualcosa di diverso per me”.
“È bello perché sento che sono dove Dio vuole che sia, anche se non è dove io vorrei essere”, ha detto un’altra.
Fisicamente non posso correre, – ha detto la terza – ma dentro di me ho una gran voglia di farlo, sono così emozionata. L’entusiasmo non ha età”.
Il benvenuto dell’Australia
La cultura aborigena in Australia è la più antica ed ininterrotta al mondo e risale ad almeno 60.000 anni fa. Il protocollo corretto per qualsiasi evento o incontro in Australia prevede di iniziare con il “benvenuto nel Paese” da parte di un anziano aborigeno, ovvero un riconoscimento formale dei custodi tradizionali di questa terra.
Quando la comunità dei Focolari si è riunita da tutta l’Australia, abbiamo avuto il privilegio di avere tra noi Ali Golding, conosciuta come “zia Ali”, che ha dato il benvenuto a tutti. È un’anziana del popolo Biripi, cresciuta in una missione aborigena. Per oltre 20 anni ha vissuto poi in un sobborgo di Sydney e negli anni ’80, Ali è stata una delle prime assistenti educative aborigene. Nel 2004 ha conseguito il diploma in Teologia.
Ha partecipato a diversi forum locali, nazionali e internazionali, tra cui il New South Wales Reconciliation Council e l’Australians for Native Title and Reconciliation. Un grande contributo per la comprensione e l’approfondimento della cultura e della storia indigena.
La presenza di Ali al nostro evento ha certamente rafforzato l’apprezzamento per questo “tesoro nazionale” e per il ricco patrimonio aborigeno. “È stata una delle accoglienze più sentite che abbia mai sperimentato – ha detto Ali Golding -. Qui ho sentito lo spirito del Creatore”.
Il miglior incontro di tutto il viaggio (finora)
Margaret Karram e Jesús Morán hanno avuto un incontro dinamico e profondo con quasi 30 giovani. Quando è stato chiesto loro di parlare delle sfide, non si sono tirati indietro, ma hanno parlato apertamente dell’indifferenza che affrontano tutti i giorni con i loro coetanei. Non sono molti e le distanze sono enormi.
Margaret Karram ha raccontato i suoi primi anni di vita gen ad Haifa con la sorella e di come abbiano iniziato in pochi, ricevendo il giornale “Gen” per posta. Era orgogliosa di come avevano iniziato e diceva di esserlo in egual modo dei presenti per essere andati avanti nella loro vita gen.
Anche Jesús Morán ha incoraggiato i giovani, rassicurandoli che è positivo condividere le loro difficoltà. “Questo è stato il miglior incontro di tutto il viaggio – ha detto alla fine -. Mi è piaciuto molto”.
Una ricca esperienza
Intervistati su come vivono il dialogo e la fraternità in situazioni di conflitto, Rita Moussallem e Antonio Salimbeni, Consiglieri al Centro Internazionale per l’Asia e l’Oceania, hanno attinto dalla loro esperienza personale.
“Nella mia esperienza di dialogo con persone di altre religioni ho capito che siamo insieme a camminare verso Dio”, ha detto Antonio. E Rita: “Il dialogo è un incontro. Ciò che è veramente importante è incontrare l’altro e scoprire che l’amore scaccia la paura”.
Imparare il “bodysurf” (spirituale)
Il surf è uno degli sport nazionali in Australia ed è molto praticato anche sulla costa di Sydney, con giovani e meno giovani che indossando la muta, prendono la tavola per andare a caccia di onde. Anche il “bodysurfing” è molto diffuso; le persone cavalcano le onde dell’oceano anche senza tavola. Uno spettacolo straordinario!
Ma per arrivare dove ci sono le onde migliori, bisogna prima affrontare quelle potenti che ci arrivano contro: quelle che non vorremmo cavalcare, quelle per cui non siamo pronti.
“Qualcuno mi ha spiegato la dinamica di questo sport e subito mi è venuto in mente il nostro amore per Gesù abbandonato” ha detto Margaret.
Quelli che praticano bodysurfing si immergono in profondità, sotto le onde in arrivo che non vogliono cavalcare, talmente in basso da poter toccare la sabbia sul fondo. In questo modo, evitano di essere travolti dalla potenza dell’oceano. Una volta che l’onda è passata, tornano in superficie per trovare un’onda da cavalcare.
“Come loro non combattono le onde, allo stesso modo non si ‘combattono le prove’, ma si va in fondo al cuore, riconoscendo Gesù in ogni dolore e, continuando ad amarlo si risale, trovando la luce attraverso l’amore”
T. M. Hartmann
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Mag 19, 2023 | Testimonianze di Vita, Vite vissute
In queste parole di San Paolo, la fratellanza è una chiamata al bene, alla vita che viene dal battesimo e questa consanguineità nell’amore ci permette di guardare all’esistenza dell’altro come dono prezioso per noi. ll voto Ero in terza liceo scientifico e avevo un’interrogazione importante di fisica. Mi sono messa a studiare d’impegno, sicura che il giorno dopo sarei stata interrogata (mancavo soltanto io di tutta la classe ad avere il voto di fine quadrimestre). Poco dopo la mia sorellina viene a chiedere un aiuto per il suo studio. Lì per lì faccio resistenza, ma subito dopo mi viene in mente quello che raccomanda San Paolo: gioire con chi gioisce, piangere con chi piange. Così mi sono messa a studiare con mia sorella. C’è voluto tutto il pomeriggio perché lei si sentisse preparata e quindi ho potuto appena aprire il mio libro di fisica. L’indomani sono andata a scuola con un po’ di batticuore, ma convinta che Dio sarebbe intervenuto in qualche modo. Entra il professore e comincia a interrogare altri compagni. Alla fine della lezione gli chiedo come mai non mi ha chiamata. Lui guarda il registro e mi dice: “Ma tu ce l’hai già il voto ed è anche un buon voto”. Sapevo bene di non essere mai stata interrogata, quindi l’aveva messo lui forse per qualche mio intervento che avevo fatto. (S.T. – Italia) Come affrontare la giornata Un uomo su una sedia a rotelle chiedeva l’elemosina presso i carrelli del supermercato. All’uscita, l’ho avvicinato e, dopo aver scambiato qualche parola con lui, l’ho invitato a scegliere dalla mia spesa ciò di cui aveva bisogno. Felice, ha preso qualcosa e iniziato subito a mangiare. Nel salutarlo ho avvertito in me una gioia che mi ha poi aiutata ad affrontare le sfide di una giornata iniziata pesantemente. Da quel semplice fatto ho realizzato che fare un atto d’amore concreto è un buon inizio di giornata. Ho cominciato a fare così, vincendo tante abitudini e sorprendendo non solo mio marito, ma soprattutto i figli che non tengono conto di quello che ricevono perché pensano che tutto sia loro dovuto. Una sera, la notizia della grave malattia di uno zio aveva creato un grande silenzio tra tutti in famiglia. Il nostro primogenito che frequenta l’università ha chiesto cosa potessimo fare per lui. Ha risposto la figlia più piccola: “Dobbiamo fare come la mamma che mette amore in tutto quello che fa. Sarà questo a farci scoprire di cosa ha bisogno lo zio”. (L. D. F. – Ungheria) Adele “Bipolarità”… Non avrei mai immaginato che Adele, la mia cara compagna di scuola, avesse una malattia così seria. Era stata sua madre a spiegarmelo. Dopo un periodo in ospedale, in certe giornate, quando il suo centro sembrava instabile, lei stessa non capiva cosa le succedesse. Le medicine dovevano trovare un loro equilibrato effetto e ci voleva tempo. Ma io non cambiavo l’affetto e la stima verso lei. Mi stupì il giorno in cui mi chiese di recitare il rosario. Sembrava che nella preghiera la sua concentrazione fosse perfetta. Da quel giorno cominciammo a leggere libri di spiritualità, oppure storie che avessero un contenuto positivo. L’impressione era che la mia amica capisse tutto più profondamente di me. Quando affrontavamo certi argomenti vedevo in lei un altruismo senza confini. Insieme ci inserimmo in un gruppo di volontariato per i poveri. Adele riprese vita, equilibrio, coraggio. Sapeva stare vicina a chi era nel bisogno più di ogni altro. L’esperienza con lei mi ha reso più evidente che la vera realizzazione della persona è nella carità. (P.A.M. – Italia)
A cura di Maria Grazia Berretta
(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno IX – n.1° maggio-giugno 2023) (altro…)
Mag 15, 2023 | Chiara Lubich, Cultura, Nuove Generazioni
Si è tenuta il 12 maggio scorso, presso il teatro Cuminetti di Trento (Italia) la premiazione della terza edizione del concorso per le scuole “Una città non basta. Chiara Lubich cittadina del mondo” per il quale sono stati realizzati 136 elaborati. Condividiamo con voi l’intervista a Cinzia Malizia, maestra della Classe 1° A dell’I.C. Camerano – Giovanni Paolo II – Sirolo (Ancona-Italia) che si è aggiudicata il primo premio nella sezione scuola primaria.
“Trame d’amore”: è questo il titolo dell’elaborato grafico-multimediale vincitore per la sezione primaria della terza edizione del concorso nazionale per scuole 2022-2023 “Una città non basta. Chiara Lubich cittadina del mondo”, promosso dal Centro Chiara Lubich in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e del merito, la Fondazione Museo Storico del Trentino e New Humanity del Movimento dei Focolari. A realizzare questo video, i bambini della 1° A dell’I.C. Camerano – Giovanni Paolo II – Sirolo di Camerano (Ancona-Italia), guidati dalla loro insegnate, Cinzia Malizia. Maestra Cinzia, come è venuta a conoscenza di questo concorso? Come si evince dal video che abbiamo realizzato la mia è una classe molto vivace, a tratti anche complessa e difficile da gestire. Nonostante siano bambini di 7 anni, mi hanno dato molto da fare e, essendo anche un po’ figli del Covid, notavo una certa fatica ad entrare nei loro sentimenti, a tirar fuori le cose “buone”, i buoni gesti e le buone parole. Mi sono chiesta: “come posso arrivare al cuore di questi bimbi?”. Ho iniziato a cercare qualche progetto, qualche concorso tra quelli del Miur (Ministero dell’Istruzione e del Merito) che potesse essere utile, soprattutto qualche figura che potesse essere di esempio. È così che è arrivata Chiara Lubich, una figura di cui avevo sentito parlare ma che conoscevo poco. Ho iniziato a leggere la sua storia e, man mano, insieme ai bimbi, abbiamo costruito un percorso con l’obiettivo di far riscoprire loro soprattutto quella curiosità, quello stupore, quella meraviglia che purtroppo nella società di adesso sembrano perduti.
Su cosa avete lavorato in particolare? Con loro ho voluto lavorare tanto sulle emozioni, per capire bene cosa avessero dentro. Abbiamo affrontato la paura, lavorato sulla rabbia, sulla gioia e sono uscite fuori tante esperienze. Hanno iniziato a parlare, ad esprimersi a modo loro, e quello che era il punto debole della mia classe si è trasformato in un vero punto di forza. “Dalla paura abbiamo trovato il coraggio” si ascolta nel nostro video e loro per primi hanno capito quanto faccia bene al cuore chiedere “scusa”, dire “grazie” o “buongiorno”. Quindi sento che quella distanza iniziale sta cominciando ad accorciarsi. Non è che adesso i bambini siano cambiati radicalmente, sono sempre quelli che non stanno fermi, che urlano, che non rispettano le regole, ma cominciano ad esserci dei gesti che sono piccoli ma al tempo stesso sono grandi perché parte di un percorso fatto insieme. Chiara Lubich in questo è stata una guida, una figura rassicurante, quasi una “nonna”, che con i suoi messaggi d’amore, di speranza e con il suo esempio ha davvero lavorato per creare un mondo migliore. Anche semplicemente il guardare all’altro con amore, sempre, a prescindere dalla estrazione sociale, religione, dal colore della pelle o la cultura li ha colpiti molto. Ne hanno fatto esperienza in classe, con il loro compagno musulmano e questo vuol dire coltivare i buoni sentimenti, sperare in una società diversa. Noi insegnanti non possiamo arrenderci. Questi bimbi hanno tanto da dare.
Come hanno reagito i bimbi quando hanno saputo di aver vinto il primo premio? Erano euforici, davvero felici. Abbiamo lavorato mesi e mesi e credo proprio che lo meritino. Purtroppo, non siamo riusciti a trovare i mezzi per poter andare tutti a Trento alla premiazione. Con alcuni ci siamo collegati mentre i bimbi in presenza erano 6, accompagnati dalle rispettive famiglie che con grande gioia si sono messe a disposizione con i propri mezzi per il viaggio. Anche loro sono stati molto felici di questo progetto, abbiamo lavorato tanto insieme, talmente insieme che alla fine dell’anno faremo una recita proprio sulle emozioni. I genitori stessi hanno collaborato costruendo buona parte di tutte le maschere che indosseranno i bambini e alcune di queste le abbiamo anche portate alla premiazione. Quindi il nostro viaggio non finisce qui. La preside, la Dott.ssa Flavia Maria Teresa Valentina Cannizzaro, all’inizio mi diceva: “maestra, sono così piccini, capiscono quello che lei dice?” e io spero di sì, se non altro hanno sentito e sentire cose buone non fa mai male. Credo che sia importante che i bimbi capiscano che prima ancora di essere capaci, ciò che conta è essere buoni, avere una bontà d’animo che ci permette di cambiare le cose al meglio. Credo che l’esperienza di Chiara Lubich li abbia davvero aiutati. CONCORSO NAZIONALE “Una città non basta, Chiara Lubich cittadina del mondo”! – IC “CAMERANO – GIOVANNI PAOLO II – SIROLO” (iccamerano.edu.it)
Maria Grazia Berretta
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Mag 12, 2023 | Centro internazionale, Focolari nel Mondo
Le isole Fiji sono state la terza tappa del viaggio in Asia e Oceania di Margaret Karram e Jesús Morán, Presidente e Copresidente dei Focolari. In questa regione del Pacifico la spiritualità dell’unità si è diffusa dalla fine degli anni ’60.
Nonostante siano arrivati alle Isole Fiji il 3 maggio 2023, dobbiamo dire che la tappa in Oceania del viaggio di Margaret Karram e Jesús Morán è iniziata ufficialmente solo due giorni dopo, con la cerimonia del “Sevusevu”, con più di 200 persone, tra cui i rappresentanti della Chiesa locale. Questo ha sancito il loro ingresso e quello della delegazione del Centro che li accompagna nella comunità ecclesiale e sociale figiana.
Sevusevu: il dono dell’accoglienza

Isole Fiji_cerimonia del “Sevusevu”
Con la cerimonia del “Sevusevu” – che significa “dono” – chi arriva nell’arcipelago viene accolto e da quel momento non è più visitatore, ma parte della comunità e membro, con tutti i diritti e privilegi di camminare sul suolo figiano. La Presidente e il Copresidente dei Focolari hanno ricevuto preziose ghirlande e la radice della Kava, un derivato della pianta del pepe, dal significato ancestrale. I due “candidati” sono stati presentati alla comunità dagli “araldi”, che hanno parlato in loro vece. Hanno poi bevuto tutto d’un fiato la bevanda ricavata dalla Kava e ricevuto il “Tabua”, un dente di balena dal significato sacro: è l’oggetto più prezioso della cultura figiana, offerto loro come segno della più alta stima e onore.
Le tradizioni nel Pacifico: radici del presente e del futuro dei popoli
Fin da subito si coglie che nel Pacifico le tradizioni sono elementi vitali e attuali; non sono relegate ad un passato che non ha nulla a che vedere con la vita quotidiana delle persone, ma costituiscono il fondamento del loro stile di vita. Rispetto, accoglienza, reciprocità, solidarietà sociale, un legame profondissimo e antico con la natura, sono i valori che le tradizioni continuano a trasmettere.
“Margaret Karram, Jesús Morán e la delegazione dei Focolari sono arrivati in un momento particolare della vita delle Isole Fiji – spiega Peter Emberson, figiano, consulente multilaterale e analista politico per il governo di Fiji e le Nazioni Unite, cresciuto nel Movimento fin da giovanissimo -. L’attuale governo è più aperto e democratico e vedo la visita di Margaret Karram e Jesús Morán come parte di questo processo di rinnovamento sociale e politico. Ci sono due domande che qui nel Pacifico poniamo sempre ad una delegazione ufficiale che approda sulle sponde delle nostre isole: ‘Da dove vieni?’ e ‘Perché sei venuto?’ Al ‘Sevusevu’ Margaret Karram ha preso la parola davanti al popolo figiano e ha offerto il suo impegno e quello del Movimento dei Focolari per costruire l’unità anche qui. È una risposta identitaria, che dice molto del contributo che il Movimento può dare al nostro Paese. E questo costruisce fiducia”.
Una regione ancora troppo poco conosciuta

Isole Fiji
L’Oceania è un continente poco conosciuto e anche se, in senso territoriale, è il più grande del globo, in termini di massa terrestre è il più piccolo. Oltre all’Australia e alla Nuova Zelanda, comprende la regione del Pacifico, composta da 26 tra stati nazionali e territori. I principali gruppi etnici sono i melanesiani, i micronesiani e i polinesiani. In totale, l’area del Pacifico conta una popolazione di 16 milioni di persone enegli ultimi 100 anni le Isole Fiji (quasi un milione di abitanti), sono diventate il cuore politico ed economico della regione, con un panorama religioso vario. Il Cristianesimo è la fede più praticata, seguito dall’Induismo e dall’Islam. Il cattolicesimo è arrivato nel XIX secolo e ad oggi i fedeli sono poco più di 82.000.
Padre Soane Fotutata, segretario della Conferenza Episcopale del Pacifico (CEPAC), durante una cena in focolare, ha chiarito le sfide sociali, ma anche ecclesiali di questo vasto territorio in cui la Chiesa cattolica è presente con 14 diocesi. Ha spiegato che la crisi ecologica è una minaccia esistenziale per le persone e le comunità. Si manifesta con l’innalzamento del livello del mare, l’acidificazione degli oceani, la siccità, le inondazioni e gli eventi meteorologici estremi divenuti più frequenti. Poi ci sono piaghe sociali come l’emigrazione economica e climatica che sta spopolando molte isole; la prostituzione, l’alcolismo, la povertà a cui anche la Chiesa locale sta cercando di rispondere.
2022: l’arrivo dei focolari a Suva
È in questo contesto ecclesiale che un anno fa si sono aperti i focolari femminile e maschile a Suva, la capitale delle Isole Fiji. La loro presenza, infatti, è anche legata a un progetto sostenuto da Missio Scotland e Missio Australia, per collaborare alla pastorale diocesana per i giovani cresimandi e post-cresimandi con un programma che punta a sostenere la trasmissione delle ricchezze culturali tra le generazioni. “Al nostro arrivo – raccontano Lourdes Rank, brasiliana e Stephen Hall, neozelandese – l’Arcivescovo ci ha chiesto di essere prima di tutto a servizio della Chiesa e di inserirci nelle sue attività e progetti. Ci siamo impegnati nella catechesi, con i giovani e nella vita delle nostre parrocchie. Un approccio che è risultato molto positivo: ora siamo veramente parte della vita ecclesiale e abbiamo iniziato a costruire rapporti con diversi sacerdoti, religiosi e laici”.
A questo proposito, il vicario generale dell’Arcidiocesi di Suva, Mons. Sulio Turagakacivi ha espresso gratitudine per il servizio che i focolari svolgono nella Chiesa locale. Ringraziandolo, Margaret Karram ha detto che: “Possiamo imparare dalla Chiesa di qui come vivere il processo sinodale e come mantenere la freschezza dell’incontro del Vangelo con la cultura e la società locali”.
A Futuna il primo seme della spiritualità dell’unità
Ma il primo seme della spiritualità dell’unità nel Pacifico è stato piantato alla fine degli anni ’60 da Sr. Anna Scarpone, missionaria marista sull’isola di Futuna. Il primo focolare del Pacifico si è poi aperto a Numea (Nuova Caledonia) dal 1992 al 2008, accompagnando la nascita e la crescita di una vivace comunità locale. Oggi i focolari delle Isole Fiji sono “casa” per tutte le comunità del Movimento della regione del Pacifico, che sono presenti – oltre che in Nuova Caledonia e nelle Fiji – a Kiribati, Wallis e Futuna, con alcune persone che conoscono la spiritualità anche in Papua Nuova Guinea, Samoa e Vanuatu.
Per la prima volta insieme
In occasione della visita di Margaret Karram e Jesús Morán le comunità si sono incontrate a Suva per alcuni giorni; è il loro primo incontro in uno dei Paesi del Pacifico e tanti gesti, come l’accoglienza e il valorizzarsi reciprocamente, dicono la consapevolezza da parte di tutti della preziosità di queste giornate. Ritrovarsi come famiglia dei Focolari, per questi popoli, non significa solo fare una comunione spirituale, ma contribuire alla vita quotidiana – che prevede la cucina, la preparazione della liturgia della Messa, i canti e le danze – offrendo ciascuno il proprio “dono” umano e culturale che incontra quello dell’altro.
Anche qui Margaret Karram e Jesús Morán hanno incontrato i focolarini e le focolarine in una mattinata di comunione profonda e hanno potuto vivere diversi momenti con la comunità, come i pasti, la Messa e tanti momenti di dialogo semplice. La condivisione delle esperienze, poi, ha permesso loro di conoscere le sfide e l’impegno del Movimento nel Pacifico. In Nuova Caledonia la comunità è impegnata nel servizio alla Chiesa e, a livello sociale, a creare spazi di unità tra le diverse componenti etniche di cui il popolo è composto. A Futuna e Kiribati la Parola di Vita è centrale, generando esperienze di perdono e riconciliazione nelle famiglie e progetti sociali al servizio delle donne e dei più bisognosi. A Fiji la comunità sta crescendo e condivide con i focolarini l’impegno al servizio della Chiesa.
Run4Unity alle Fiji: camminare insieme
Il 6 maggio è stata la giornata di Run4Unity e Margaret Karram ha dato il via alla staffetta mondiale dal Pacifico, dove sorge la prima alba al mondo. Insieme ai Ragazzi per l’Unità presenti, con Jesús Morán ha piantato due alberi tipici delle Isole Fiji: “l’albero del sandalo nativo e il citrus che, per crescere, hanno bisogno l’uno dell’altro”, ha spiegato. “Il sandalo ha il profumo e il citrus, che è un agrume, gli fornisce tutte le sostanze nutritive di cui ha bisogno. È un meraviglioso esempio in natura di cura reciproca. Questo è ciò che gli abitanti delle isole del Pacifico vogliono dire a tutti noi: l’unico modo per dare il nostro prezioso dono, l’unità, è camminare insieme, prendendosi cura l’uno dell’altro. In questo modo possiamo trasformare il nostro mondo”.
Un messaggio che richiama quella che forse è la caratteristica principale di queste isole: la vita comunitaria, come emerge nel pomeriggio e nella serata del 7 maggio all’incontro di Margaret Karram e Jesús Morán con la comunità dei Focolari. “Sono venuta qui per esservi vicina e condividere la vostra vita almeno per qualche giorno – ha detto Margaret a tutti -. Ciò che ho trovato qui è molto vicino al mio cuore e alla cultura da cui provengo, che incoraggia il rispetto per le persone e la lingua altrui e il senso di famiglia. Anche voi siete pochi, ma non preoccupatevi: ciò che importa è vivere il Vangelo e portare l’unità a chi incontriamo. Quanto avete condiviso in questi giorni mi ha colpito molto: ci avete dato Gesù con il vostro amore, l’ospitalità e l’accoglienza. Ma ascoltandovi, ho capito che la perla più preziosa che possediamo è Gesù abbandonato per il quale abbiamo lasciato tutto e che è il segreto per amare tutti”.
“Le esperienze di perdono che avete raccontato mi hanno toccato profondamente – ha continuato Jesús – e dicono che vivete il Vangelo, perché il perdono è la più grande novità che contiene. Il perdono non è umano, solo Gesù in noi può perdonare, e voi avete raccontato questo con una purezza unica”.
Alla domanda su che cosa spera per il futuro del Movimento in Oceania, Margaret Karram ha risposto dicendo quello che si augura per tutto il Movimento nel mondo, cioè che si diventi sempre di più una famiglia non chiusa in se stessa, ma aperta, che dialoga per realizzare la preghiera di Gesù al Padre, come ha sognato Chiara Lubich.
Riprendendo la parola, ha infine aggiunto: “Vorrei ancora dire che per contribuire a realizzare l’unità ogni Paese, cultura o continente non deve perdere la propria identità. Dobbiamo restare noi stessi. Questo sarebbe un grande dono per tutto il Movimento e anche per il mondo: essere noi stessi, con le nostre ricchezze e contraddizioni, e vivere il carisma dell’unità senza eliminare ciò che siamo”. L’applauso che è seguito diceva la riconoscenza delle persone per essersi sentite comprese.
Iniziata con la cerimonia del “Sevusevu”, questa visita non poteva che concludersi con altrettanta solennità. La cerimonia di addio, “I-Tatau”, sembra quindi chiudere un cerchio: in lingua figiana gli araldi che parlano a nome di Margaret e Jesús ringraziano la comunità e chiedono, a loro nome, il permesso di congedarsi; mentre lo speaker che parla a nome della comunità figiana concede loro di partire e augura un viaggio sicuro nella speranza di rivedersi ancora.
La serata-concerto che le comunità del Pacifico hanno preparato è una “expo” straordinaria delle espressioni artistiche dei popoli presenti, dove le danze e i canti dicono il loro legame profondo con la terra e la natura, la fierezza delle proprie tradizioni e il desiderio di condividerle.
Ma ciò che resterà impresso in tutti, crediamo, è il saluto che si sono scambiate le comunità della Nuova Caledonia e di Fiji: seduti gli uni di fronte agli altri, hanno intonato ciascuna il proprio canto di addio, si sono salutati con la mano guardandosi negli occhi, come chi lascia un fratello di sangue.
“Ti assicuriamo che saremo una sola famiglia – dicono a Margaret Karram – e, pur con le nostre debolezze, faremo di tutto per custodire Gesù in mezzo in Oceania”.
Stefania Tanesini
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Mag 11, 2023 | Ecumenismo, Sociale
Ecumenical Youth Festival nasce dal cuore di molti giovani cristiani e ha come motto “Camminare tutti insieme nella luce di Cristo”. L’evento si è svolto a Timisoara (Romania), capitale europea della cultura, dal 1 al 7 maggio 2023. L’evento
Una vera e propria festa in cui i giovani sono protagonisti e in cui ciascuno è testimone della fratellanza che si genera dall’incontro con Cristo. É questo il cuore dell’ Ecumenical Youth Festival, il festival ecumenico che si è svolto dall’1 al 7 maggio in Romania, a Timisoara. La motivazione dell’evento è nata dopo la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani del 2022, da un gruppo di giovani di 6 diverse confessioni: cattolica romana, greco-cattolica, ortodossa rumena, servita, luterana e calvinista. Il vescovo romano-cattolico József-Csaba Pál racconta che i 14 mesi di lavoro insieme sono stati “una vera scuola di unità”. Il programma del Festival è stato ricco di incontri conferenze, dibattiti e laboratori momenti arricchiti anche da un bellissima processione ecumenica, dalla visita alle chiese e ai musei delle varie confessioni di Timisoara. Non sono mancate le attività di svago come quelle che si sono svolte nel parco Carmen Sylva, la serata giovanile a Casa Kolping e la gita in barca sul fiume Bega. Il gruppo Insieme per l’Europa, è stato coinvolto in un workshop con la partecipazione di 100 giovani sul tema della partecipazione cittadina e della trasformazione della città. Una iniziativa importante parte del Progetto Dialogue. Il 6 maggio, il gruppo Gen Verde si è esibito in concerto nella Sala Capitol della Filarmonica del Banato a Timisoara. Una rappresentazione frutto del progetto Start Now: 5 giorni di workshop di danza, canto, percussioni e teatro che hanno coinvolto i giovani rumeni di diverse confessioni nella realizzazione dello spettacolo al quale erano presenti circa 850 spettatori La città
Timisoara è stata scelta come Capitale culturale d’Europa per l’anno 2023. La città di oltre 300.000 abitanti rimane fedele al suo spirito, ospitando attualmente 21 culture e 18 religioni. In un’atmosfera accogliente, questo luogo riunisce comunità culturali diverse, tra cui romeni, tedeschi, ungheresi, serbi, croati, italiani, spagnoli e bulgari. “Timisoara è il luogo dove si può vivere al meglio l’ecumenismo”, spiega la giovane ortodossa, Cezara Perian. La città prende ispirazione dal suo passato (ha ospitato la prima biblioteca pubblica con sala di lettura nell’Impero asburgico o la prima proiezione cinematografica), esplorando al contempo il potere trasformativo della cultura per plasmare il suo futuro. Timisoara è una città facile da percorrere, con oltre 40.000 studenti, un vivace settore creativo e una serie di accoglienti istituzioni culturali. La ricchezza della trama urbana, che comprende oltre 10.000 edifici storici, spazi pubblici generosi e quartieri storici con identità distinte, unita allo sviluppo di corridoi blu-verdi lungo il Canale Bega, rende la città attraente per le famiglie, il trasferimento di professionisti da tutto il mondo, ma anche per gli spiriti liberi che viaggiano con lo zaino in spalla in Europa. I giovani
Durante questi giorni del Festival camminando per le strade di Timisoara, numerosi erano i giovani che indossavano la maglietta caratteristica dell’evento. Diversi hanno partecipato come volontari, organizzando pranzi pubblici, passeggiate e attività in tutta la città.Il giovedì 4 maggio, ragazzi e ragazze di diverse confessioni, insieme alle loro comunità e ai sacerdoti, hanno tenuto una processione che ha toccato come tappe ben 4 Chiese. Partendo dalla chiesa greco-cattolica Sfânta Maria Regina Păcii, 300 persone hanno occupato le strade di Timisoara cantando l’inno del Ecumenical Youth Festival. La prima tappa è stata la Parohia Reformată Timișoara, della Chiesa riformata, dove i i giovani hanno potuto camminare in silenzio e in preghiera, sollecitati dai messaggi sui muri che incoraggiavano la riflessione. Arrivati alla Mitropolitană Orthodoxă Cathedrala, i partecipanti alla processione hanno pregato insieme e hanno assistito a un coro lirico ortodosso. Infine, alla Cattedrale Romana Cattolica San Giorgio, tutti hanno deposto le loro candele formando un cuore davanti alla chiesa. Ciobotaru Luca Paul, giovane romano-cattolico condivide: “In questo festival ecumenico rinnoviamo la nostra fede, collaboriamo e non lasciamo che le nostre credenze ci dividano”. Due donne di passaggio in città hanno chiesto cosa fosse quella manifestazione. Sono rimaste colpite perché, in quanto giovani ortodosse, hanno riconosciuto che le candele utilizzate provenivano dalla loro tradizione nonostante non conoscessero i i canti . Quando hanno capito che si trattava di una processione ecumenica, si sono chieste: “Ma come è possibile che ci siano così tanti cristiani insieme?”. Questo è il messaggio di unità nella diversità che l’evento ha inteso trasmettere.
Ana Clara Giovani
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Mag 10, 2023 | Chiesa, Spiritualità, Testimonianze di Vita
Le Assemblee regionali della fase continentale del Sinodo 2021-2024 si sono concluse con l’Assemblea del Cono Sud, tenutasi a Brasilia nel mese di marzo 2023. Condividiamo alcune riflessioni su questo percorso da parte di membri del Movimento dei Focolari che hanno partecipato anche all’Assemblea conclusiva.
“Dal momento in cui ho saputo della mia elezione, oltre alla grande gioia di poter partecipare, ho sentito una grande responsabilità, quella di poter essere un vero canale attraverso il quale lasciar passare lo Spirito Santo”. Sono le parole di Mercedes Isola, volontaria del Movimento dei Focolari eletta come laica dai Vescovi della regione di La Plata (Argentina) per partecipare alla Assemblea continentale per il Sinodo del Cono Sud che ha avuto luogo a Brasilia (Brasile) presso la sede del CNBB (Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile).
Uno spazio di grande condivisione dove è stato possibile riscoprire – continua Marcedes – la “dignità battesimale che ci rende tutti fratelli, popolo di Dio, corresponsabili nella missione, indipendentemente dalla vocazione di ciascuno. Le ‘comunità di discernimento’, composte da persone di diverse realtà e vocazioni, sono state la conferma di questa realtà: lo Spirito Santo soffia in tutti, senza distinzioni”. L’incontro, al quale erano presenti oltre 200 persone, è iniziato con l’ingresso delle immagini della Vergine Maria, patrona di ogni Paese, alle quali sono stati affidati i lavori di questa Assemblea, che ha visto riuniti brasiliani, cileni, uruguaiani, argentini e paraguaiani. Nella diversità di ciascun popolo la bellezza del singolo che, in dialogo con l’altro, si fa costruttore della vera sinodalità. “Aprirsi a una Chiesa con maggiore partecipazione dei laici, inclusiva, trasparente, coerente nella sequela di Gesù e concreta nel suo servizio e missione, sono solo alcuni dei punti che sono stati affrontati e approfonditi in quei giorni – ci racconta Eliane de Carli, focolarina sposata del Brasile. “Questa esperienza – continua – fatta da una pratica che si chiama ‘conversione spirituale’, ci ha fornito una comunione molto profonda nei gruppi di lavoro. Inoltre, la ricchezza di questa internazionalità ci ha permesso di conoscere le sfide della Chiesa in ogni Paese, alcune molto simili tra loro”.
Una settimana di intenso lavoro che si è trasformata in esperienza di vita. È quanto si percepisce anche dalle parole di Marise Braga, Focolarina brasiliana: “la giornata iniziava con un momento di preghiera, organizzato ogni giorno da un Paese diverso. Per l’elaborazione del documento finale e sulla base dei questionari raccolti nei vari Paesi nella fase locale, era necessario che in gruppo si rispondesse a tre domande sottolineando le luci che emergevano da quei report, evidenziando le ombre, le tensioni e le sfide di determinate tematiche in ciascun Paese e, infine, riconoscendo le priorità da affrontare nel Sinodo”. Il ruolo delle donne nella Chiesa è stato uno dei temi ricorrenti durante questa Assemblea Continentale nel Cono Sud, una questione che sta acquistando sempre più importanza insieme alle problematiche giovanili che necessitano di essere affrontate.
“Prima della Messa conclusiva di questa fase sinodale, i giovani hanno chiesto di parlare – dice Mercedes Isola. È stato molto forte sentire dalla loro bocca il perché i loro amici non sono più nella Chiesa. I giovani stessi hanno chiesto una maggiore apertura, una Chiesa che permette a tutto il popolo di Dio di essere protagonista, a porte aperte come dice Papa Francesco”. Un’ esigenza che sembra accomunare tutti i continenti in questo processo sinodale e che, come ha sostenuto padre Pedro Brassesco, segretario aggiunto del Celam (Consiglio Episcopale latinoamericano e dei Caraibi) ci spinge ad “apprendere un nuovo modo di essere Chiesa”. “La Chiesa, ci ha chiamati ad essere ascoltati – conclude Marise – non solo i Vescovi, ma tutto il popolo di Dio. Spesso c’è bisogno di invertire la piramide per conoscere cosa c’è in fondo, ma per vedere i frutti di questo lavoro è necessaria la pazienza. Forse i nostri figli, nipoti e pronipoti potranno goderne. Ora stiamo piantando un seme, ma dobbiamo avere speranza. È un primo passo, verso una Chiesa più vicina”.
Maria Grazia Berretta
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Mag 4, 2023 | Centro internazionale, Focolari nel Mondo
Il viaggio in Asia e Oceania di Margaret Karram e Jesús Morán, Presidente e Copresidente del Movimento dei Focolari, continua verso le isole Fiji dopo aver concluso la seconda tappa in terra nipponica. Ecco qualche aggiornamento sul loro soggiorno in Giappone. ありがとう Arigato Grazie 思いやり Omoiyari Attenzione verso l’altro 健康 Kenko Salute 平和 Heiwa Pace 美しさ Utsukushisa Bellezza 正直 Shojiki” Onestà
Secondo un’indagine della TV nazionale nipponica NHK, sono queste le sei parole più amate dai giapponesi. Descrivono bene l’anima di questo popolo e il valore che dà all’armonia nella vita sociale e con la natura. Ed è nella ricchissima cultura del Giappone che Margaret Karram e Jesús Morán, Presidente e Copresidente del Movimento dei Focolari, insieme alla delegazione del Centro del Movimento, si sono immersi, per la seconda tappa del viaggio nella zona dell’Est Asia dal 25 aprile al 2 maggio 2023.
La Chiesa in Giappone: ricreare la comunità
Ad aprire loro le porte del “Paese del Sol levante” è l’arcivescovo di Tokyo, Mons. Tarcisius Isao Kikuchi, che definisce la Chiesa cattolica locale “piccola e silenziosa”. I cristiani sono 536.000; lo 0.4% su una popolazione di 130 milioni dove le religioni buddista e shintoista sono maggioritarie, ma stabilire quale sia quella principale è difficile, visto che molti giapponesi le seguono entrambi e vi è quindi la tendenza ad accomunare diversi elementi di varie religioni. Ha spiegato che lo stile di vita attuale sta portando ad una disgregazione della famiglia e questo provoca nelle persone solitudine e alienazione. “C’è bisogno di ricreare la comunità – ha detto – e il Focolare può essere un aiuto per la Chiesa. Vi incoraggio a far conoscere la vostra spiritualità prima di tutto ai vescovi (in Giappone sono 16), perché, attraverso di loro arrivi alle comunità”.
Con la visita a Mons. Leo Boccardi, Nunzio apostolico a Tokyo, il discorso è proseguito: in Asia i cristiani non sono che il 2%. Qual è dunque il loro ruolo? Anche il Nunzio incoraggia i Focolari a diffondere il carisma della fraternità. “In Giappone c’è ordine, rispetto tra le persone – spiega – ma c’è anche molta indifferenza. La pandemia ha lasciato una ferita aperta: dobbiamo recuperare i rapporti”.
“Ho visto la chiesa nascente”, aveva scritto Igino Giordani (Foco), già nel 1959, cogliendo la sacralità della storia cristiana di questo Paese, quando andò a Tokyo, su invito delle Suore Canossiane. Fu lui a gettare il primo seme della spiritualità dell’unità in questa terra. I focolari arriveranno solo nel 1976 e ’77 ed oggi sono tre, a Tokyo e Nagasaki, mentre la comunità conta circa un migliaio di persone sparse nelle cinque isole principali dell’arcipelago giapponese.
Tra modernità, tradizione e sete di spiritualità
Otto giorni, però, sono davvero pochi per conoscere nel profondo l’anima di un popolo, per questo ogni incontro e scambio è prezioso per Margaret Karram e Jesús Morán , come pure la visita ad alcuni luoghi di Tokyo come il Santuario shintoista Menji Jingu o il quartiere ultramoderno di Shimbuya. È così che il Giappone mostra il suo volto multiforme: è uno dei Paesi tra i più avanzati del pianeta, eppure saldamente legato alla tradizione. La società è molto omogenea e privilegia il bene comune rispetto all’individuo. Il popolo è dotato di sensibilità, delicatezza e attenzione verso l’altro ed anche di grande capacità lavorativa e senso del dovere.
I giapponesi sono guidati dal “sentire del cuore” che sa cogliere dai fatti concreti ciò che è essenziale. Ed è significativo che i primi ad incontrare la Presidente e il Copresidente dei Focolari siano stati proprio i giovani del Movimento, i Gen. Con loro hanno trovato una bella sintonia, raccontandosi reciprocamente, in un clima di semplicità e famiglia. La stessa profondità di rapporti e comunione che hanno sperimentato anche negli incontri con le focolarine e i focolarini e le volontarie e i volontari.
Gesuiti e Focolari insieme, segno di speranza per il mondo
Il 29 aprile l’ateneo cattolico di Tokyo, Sophia University, ospita l’atteso simposio “Can we be a sign of hope for the world?” (Possiamo essere un segno di speranza per il mondo?), a cui Margaret Karram e Jesús Morán sono invitati come relatori. Il seminario propone un incontro d’eccezione tra due carismi, quello “storico” di Sant’Ignazio, che ha portato il cristianesimo in Giappone nel XVI secolo e il carisma di Chiara Lubich. Al centro ci sono i temi del dialogo e dell’unità in un contesto sociale e religioso assetato di spiritualità. Gli altri oratori sono i padri Renzo De Luca, provinciale dei Gesuiti in Giappone, Augustine Sali e Juan Haidar, docenti presso l’università.
Dagli interventi emerge tutta la potenzialità di questa sinergia. Margaret Karram apre, dicendo che la speranza è ciò di cui l’umanità ha più bisogno e la si può ritrovare mettendo in atto il dialogo senza stancarsi mai, anche con chi è molto diverso da noi. E conclude: “I piccoli e grandi sforzi di dialogo che ciascuno di noi può compiere, di relazioni sentite e calorose, sono la solida base su cui costruire un mondo più fraterno”.
P. De Luca spiega come il dialogo sia parte del DNA dei cristiani giapponesi fin dagli inizi. “Durante le persecuzioni non hanno ricambiato la violenza ricevuta con altra violenza, per questo i Papi li hanno presentati al mondo come modello”. P. Sali riflette sulle sfide della Chiesa giapponese di fronte alla secolarizzazione che deve trovare nuove modalità di dialogo per offrire la spiritualità cristiana alla comunità globale.
E il Cammino sinodale che la Chiesa cattolica sta compiendo – spiega Jesús nel suo intervento – può essere una risposta, ma è tale solo se animato dalla comunione. “Comunione e sinodalità portano naturalmente ad un nuovo impulso nel dialogo, sempre più necessario data la crescente polarizzazione delle società a tutti i livelli”.
P. Haidar torna sul tema della speranza e assicura che “Non abbiamo motivo per perderla, perché il bene è più forte del male e Dio è sempre dalla parte del bene”.
Qualcuno dei partecipanti al simposio definisce questo riflettere insieme, Gesuiti e Focolari, come una “reazione chimica” che può produrre nuova vita. “Ho capito che per dialogare occorre coraggio, perseveranza e pazienza; soprattutto devo iniziare a farlo in prima persona”.
“Aprite il cuore a tutti”, la consegna di Margaret Karram alla comunità dei Focolari
“Siamo qui perché vogliamo condividere quello che abbiamo ricevuto in dono da Dio” dicono Natzumi e Masaki, aprendo l’incontro della comunità dei Focolari in Giappone, quello stesso pomeriggio. C’è gioia ed emozione nel ritrovarsi per la prima volta in presenza, dopo quasi tre anni e mezzo, in seguito alla pandemia. Le testimonianze dicono la grande fedeltà nel vivere il Vangelo nel quotidiano in un contesto sociale spesso ostile, per l’indifferenza o la distanza sociale. Una volontaria tocca un punto sfidante per tutti i cristiani in Giappone: la difficoltà nella trasmissione della fede, specialmente alle nuove generazioni. “Se vivi la Parola – risponde Jesús Morán – puoi stare sicura che stai trasmettendo Gesù. Noi vorremmo ottenere risultati, ma a Gesù questo non interessa perché Lui vuole toccare le persone con la Sua vita. DiamoGli tutto, poi Lui raccoglierà ciò che vuole e come vuole”.
“Avete un messaggio per la comunità dei Focolari in Giappone?” È l’ultima domanda a sorpresa per la Presidente e il Copresidente-.
“Il messaggio è il dialogo – risponde la Karram -. V’incoraggio ad una nuova apertura del cuore verso tutti. È vero che qui i cristiani sono una minoranza, ma la nostra vocazione, come membri dei Focolari, è andare verso gli altri con coraggio e aprire nuove strade per costruire la fraternità e un mondo in pace”.
“Il nostro specifico è vivere l’unità – continua Morán – per questo ciascuno di noi è in piena vocazione. Siamo ‘sacramento dell’amore di Dio’ per gli altri, come dice Chiara Lubich. Che nessuno si senta solo, ma andate avanti insieme, perché la fede si vive insieme”.
In visita alla Rissho Kosei-kai: siamo un’unica famiglia
Il 1 maggio scorso, 42 anni dopo Chiara Lubich, anche Margaret Karram e la delegazione dei Focolari che l’accompagna, entrano nella grande aula sacra del Centro della Rissho Kosei-kai (RKK).
È difficile descrivere la gioia e la commozione, visibili sui volti di tutti: è l’abbraccio tra fratelli e sorelle che da molti anni camminano insieme. Un calore espresso dal Presidente Nichiko Niwano e della figlia Kosho.
La Rissho Kosei-kai è un movimento buddista laico, fondato nel 1938 dal reverendo Nikkyo Niwano. Conta circa un milione di fedeli in Giappone, con centri in diversi Paesi. È molto attivo nella promozione della pace e del benessere attraverso azioni umanitarie e di cooperazione. Nel 1979 Nikkyo Niwano vede Chiara per la prima volta. “Ho incontrato una persona straordinaria con cui posso vivere in comunione” dirà di lei. Da allora il rapporto tra i due movimenti non si è mai interrotto. “Oggi siamo qui come un’unica grande famiglia – dice Margaret Karram nel suo indirizzo di saluto ai numerosi presenti e a quanti seguono la cerimonia via Web – ciò che sta più a cuore a tutta l’umanità è il valore supremo della pace. (…). Insieme possiamo essere un segno di speranza nel mondo; insieme, come un’unica famiglia, i nostri due Movimenti possono essere piccole luci che brillano nella società, vivendo la compassione e l’amore, che sono le nostre armi più potenti”.
“Oggi è un giorno che non dimenticheremo – fa seguito Nichiko Niwano – di cui essere grati perché i nostri movimenti si incontrano: sono fratelli e hanno così tanto in comune”. “E’ il dialogo tra noi a renderci tali – prosegue la figlia Kosho, futuro successore alla presidenza della RKK – ringrazio mio nonno Nikkyo Niwano che ha fatto del dialogo e dell’incontro il fondamento della mia vita”.
“Abbiamo vissuto una mattinata di raccoglimento e sacralità – conclude la Karram – e porto con me quanto ho imparato grazie a voi: essere sempre grata di quel che ricevo in dono. Rinnovo l’impegno dei Focolari ad andare avanti insieme per realizzare il sogno di un mondo migliore”.
Stefania Tanesini
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Apr 30, 2023 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale
Giunta alla sua 28esima edizione, dal 1 al 7 maggio 2023, torna la Settimana Mondo Unito, il laboratorio ed expo globale di azioni e iniziative per la fraternità, l’unità e la pace tra le persone e i popoli, promossa dalle comunità del Movimento dei Focolari in tutto il mondo. Il 1 maggio l’inaugurazione, in diretta Youtube, dalla cittadella internazionale dei Focolari di Loppiano (Italia). Il 7 maggio la conclusione con la staffetta mondiale “Run4Unity”, sostenuta e promossa dalla Piattaforma di Iniziative Laudato Si’ del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale della Santa Sede. Una comunità di Pont-à-Mousson, in Francia, convertirà lo sport e i chilometri percorsi in alberi da piantare nella parrocchia gemella in Burkina-Faso. Proprio lì, a Bobo Dioulasso, i Giovani per un Mondo Unito del Sahel cammineranno lungo le strade della città, per ripulirla dalla plastica, con cui costruiranno una simbolica “montagna della pace”. A S. Mauro Pascoli, in Italia, ragazzi e adulti, insieme promuovono sport ecologici per sensibilizzare alla cura dell’ambiente e raccogliere fondi per procurare attrezzature sportive ai giovani ciclisti in Ucraina. A Palawan, nelle Filippine, centinaia di persone puliranno le spiagge pubbliche, per curare la natura e la salute dei loro concittadini. Spiegano: “Crediamo che oggi più che mai, l’unità e la fraternità possono essere raggiunte solo se ci prendiamo cura, se ci prendiamo la responsabilità di occuparci insieme del pianeta, con azioni concrete, cominciando da dove siamo”. Dal Paraguay all’India, passando per il Togo, il Benin, il Libano, fino all’Australia, sono centinaia le iniziative come queste, di piccole e grandi dimensioni messe in campo con le stesse motivazioni ideali. È quello che succede ogni anno, in tutto il mondo, per celebrare la Settimana Mondo Unito. Sette giorni di laboratorio ed expo, promossi dalle comunità del Movimento dei Focolari nel mondo in sinergia con altri movimenti, associazioni, istituzioni locali che ne condividono i valori, per sensibilizzare l’opinione pubblica alla pace, alla cura dell’ambiente, alla conversione ecologica, alla cura integrale della persona che parte dalla fraternità concreta. Tema principale della 28° edizione è la cura dell’umanità e del pianeta. Si intitola infatti: “Dare to Care: le Persone, il Pianeta e la nostra conversione ecologica”. Temi resi ancora più urgenti dal presente che viviamo, con gli effetti catastrofici della crisi climatica e il proliferare di disumani focolai di guerra e conflitti un po’ ovunque nel Pianeta. Le iniziative che durante l’anno si attivano nel mondo su questi temi, trovano in questa settimana una vetrina in tanti appuntamenti, virtuali e in presenza, diversi a seconda dei luoghi e delle comunità che li promuovono: expo, rassegna di eventi culturali, laboratorio di dialogo e idee, azioni solidali o ecologiche, eventi sportivi. Se localmente si punta a incidere sull’opinione pubblica dei rispettivi Paesi, l’obiettivo internazionale è di illuminare di speranza la Casa Comune, partendo dalla perseverante e instancabile azione del popolo che si impegna per costruire la fraternità. Partner principale della Settimana Mondo Unito 2023 è il Movimento Laudato sì. La Settimana Mondo Unito è co-finanziata dall’Unione Europea attraverso il progetto AFR.E.SH”.
Gli eventi internazionali della Settimana Mondo Unito
La sera del 30 aprile, alle 21.00, ora italiana, si attenderà l’inizio della Settimana Mondo Unito con il concerto “The reason we care” (la ragione per cui ce ne prendiamo cura), della band internazionale Gen Rosso, trasmesso dal loro canale YouTube ufficiale (https://youtube.com/@GenRossoOfficial). Il concerto è frutto degli ultimi anni di lavoro della band che, attraverso la musica, ha portato avanti attività di accoglienza e formazione con giovani profughi e migranti in Bosnia-Herzegovina e Libano.
Il 1 maggio alle 12.00, un grande spettacolo, intitolato “Common Ground, me you and us“, trasmesso in diretta mondiale dal palco dell’Auditorium della cittadella di Loppiano (Italia), inaugurerà la 28sima edizione della Settimana Mondo Unito. La proposta? Riscoprire il valore della cura, del prendersi cura di sé e dell’altro, delle relazioni che ci legano e del rapporto con la Madre Terra. Nel programma, le testimonianze di giovani changemaker, italiani e di vari Paesi del mondo, impegnati in rete e, spesso, coraggiosamente controcorrente, nella cura delle persone e dell’ambiente, per il bene comune dei loro popoli. Come Mimmy del Burundi che, nell’ambito della lotta contro l’inquinamento della plastica, è stata eletta ambasciatrice “plastica zero”, perché, con la sua associazione, trasforma la plastica in lastre ecologiche e pianta alberi nel Parco Nazionale di Rusizi. O Ivan, che a Damaguete, nelle Filippine, con la sua comunità, si prende cura del suo popolo attraverso l’impegno in favore dell’ambiente marino e piantando mangrovie, perché dice: “Essendo uno dei Paesi più poveri dell’Asia, la pesca è un mezzo di sostentamento di molti. La nostra gente ha bisogno del mare per sopravvivere, per la vita quotidiana”. La diretta sarà visibile sul sito www.unitedworldproject.org.
Sabato 6 maggio sarà la volta di Peace Got Talent, evento artistico promosso dalla rete “Living Peace International” che, prendendo spunto dal noto format televisivo, darà spazio a giovani talenti impegnati nel promuovere la pace attraverso la musica, il canto e la danza. Ogni pezzo in gara è frutto ed espressione di progetti informali di educazione alla pace. Tra le scuole e i gruppi partecipanti, anche quelli provenienti da Ucraina, Siria, Russia, Myanmar, Congo: Paesi toccati dalla guerra e dai conflitti armati, che non hanno voluto rinunciare a portare i loro canti e le loro voci di speranza. La diretta sarà trasmessa sul sito www.unitedworldproject.org.
Domenica 7 maggio, più di 200.000 adolescenti, giovani e famiglie in molti Paesi e centinaia di città parteciperanno a “Run4Unity”, una staffetta mondiale che unirà in modo trasversale etnie, culture e religioni per costruire la pace e piantare alberi. Sostenuta e promossa dalla Piattaforma di Iniziative Laudato Si’ del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale della Santa Sede, Run4Unity 2023 è guidata dai ragazzi del Movimento dei Focolari. I partecipanti di tutte le età si prenderanno cura del proprio corpo attraverso l’esercizio fisico e si prenderanno cura della Terra scambiando i chilometri percorsi o i minuti di esercizio con alberi da piantare in tutto il mondo (https://www.teens4unity.org/run4unity). Run4Unity prenderà il via dalle Isole Fiji, cioè dal primo fuso orario che dà inizio ad un nuovo giorno con un Paese ecologicamente simbolico, perché già fortemente colpito dal cambiamento climatico. Da lì, i giovani si passeranno il “testimone” virtuale da un fuso orario all’altro attraverso una serie di videoconferenze nelle 24 ore successive, per concludere con le comunità della California. I partecipanti correranno, faranno jogging, cammineranno o parteciperanno a eventi sportivi locali, alcuni dei quali si svolgeranno in luoghi simbolo della pace, ai confini tra Paesi o comunità in conflitto o in posti ecologicamente significativi, per testimoniare l’unità e la pace. Tra i partecipanti ci saranno alcune delle 1000 scuole della Laudato Si’ in tutto il mondo, impegnate nell’educazione ecologica attraverso la Piattaforma di Iniziative Laudato Si’, come pure gruppi e scuole che fanno parte del Progetto Living Peace International. Tutti gli eventi locali della Settimana Mondo Unito 2023 sono consultabili alla pagina: https://www.unitedworldproject.org/uww2023/.
Tamara Pastorell (Foto: Pixabay)
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Apr 28, 2023 | Testimonianze di Vita, Vite vissute
Un legame profondo in cui non c’è in gioco solo il nostro destino ma anche il destino dell’altro, la sua storia. È questa l’amicizia vera: un bene gratuito, a fondo perduto; una relazione autentica dove ciascuno, nel sostenere l’altro, alla fine ritrova sempre sé stesso. L’amico in difficoltà Stavo andando al lavoro in auto quando per la strada ho adocchiato un ex collega di università. Gli ho dato un passaggio e lui durante il tragitto mi ha raccontato i suoi problemi: a causa del Covid, aveva perso il suo lavoro di cameriere; inoltre, l’alloggio dove abitava era privo di acqua calda e di elettricità, perché non aveva pagato le bollette. Spontaneo il mio invito a farsi la doccia e lavare i vestiti da me, quando ne aveva bisogno. Lui ha accettato ben volentieri. Un giorno è venuto come al solito, non stava bene, ma non ha avuto il coraggio di dirmelo. Dopo due giorni, ho scoperto di avere il Covid. Quando l’amico l’ha saputo, ha capito che era stato lui a contagiarmi, per cui non se la sentiva di tornare a lavarsi da me. Io però l’ho rassicurato che non avevo niente contro di lui, e abbiamo ricominciato a frequentarci. Se ho trovato la forza di andare incontro a questo mio fratello, è stato perché come cristiano mi sento chiamato a fermarmi per cogliere le esigenze e i bisogni del prossimo, per aiutarlo e amarlo come Gesù ci dice nel Vangelo. (Steve – Burundi) Matrimonio in crisi Dal Brasile, patria del suo “grande amore”, Brigitte mi aveva scritto che suo marito, diventato alcolista, aveva abbandonato lei e i tre figli. Col consenso di mio marito decisi di andarla a trovare. Anche se il viaggio era una spesa pesante per la nostra economia, il desiderio di essere vicina a questa amica di lunga data prevalse. Ritrovai Brigitte distrutta, delusa, disorientata; si chiedeva perché quella sorte: lontana dalla patria e dai parenti, sola, fallita in tutti i sensi. Parlammo della possibilità di un ritorno in Francia. Lei però non vedeva positivo per i figli il totale allontanamento dal padre. Potevo capirla. Per la sua economia, mentre ero lì, contattai la casa editrice dove lavoro, che le affidò delle traduzioni in francese. Ma il vero dono per Brigitte, ed anche per me, fu che, ricordando la nostra gioventù, ripensando alle domande sulla fede e al desiderio di costruire un mondo più umano, sembrò che quel sogno si rianimasse. Finalmente lei stessa individuò il modo più concreto di impegnarsi per gli altri, una via verso la ricostruzione. Ripartii rinfrancata. (J.P. – Francia)
A cura di Maria Grazia Berretta
(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno IX – n.1- marzo-aprile 2023) (altro…)
Apr 27, 2023 | Focolari nel Mondo
Margaret Karram e Jesús Morán, Presidente e Copresidente del Movimento dei Focolari, hanno appena concluso la tappa coreana del loro primo viaggio ufficiale in Asia e Oceania, che, a seguire, li condurrà in visita in Giappone, Isole Fiji, Australia e Indonesia, fino al 25 maggio prossimo. Ecco un breve aggiornamento su quanto accaduto in Corea.
“Insegnaci, Signore, a camminare insieme, con lo sguardo nella stessa direzione, uniti dalla stessa mèta, alla ricerca degli stessi valori verso Colui che ci ama e ci attende: è il fondamento di ogni nuova amicizia”.
Questa preghiera, che il 22 aprile scorso ha aperto l’incontro dei 160 focolarini e focolarine della zona dell’Est Asia (con diversi collegati online), esprime bene il senso del primo viaggio ufficiale di Margaret Karram e Jesús Morán in Asia e Oceania. La prima tappa è in Corea, poi visiteranno il Giappone, le Isole Fiji, l’Australia ed infine l’Indonesia. Li accompagnano Rita Moussallem e Antonio Salimbeni, consiglieri della zona e corresponsabili per il dialogo interreligioso dei Focolari. In Est Asia (la zona comprende la Corea, il Giappone e l’area geografica di lingua cinese), il Movimento è presente dalla fine degli anni ’60 – in Corea padre Francesco Shim ha portato la spiritualità dell’unità nel 1967 e ad Hong Kong si è aperto il primo focolare nel 1970. Tra membri interni e aderenti sono circa 10.000 le persone che in questo pezzo d’Asia vivono la spiritualità dell’unità.
Margaret Karram: ripartire dal dialogo
“Perché ha scelto proprio l’Asia per il suo primo viaggio?”, domanda a Margaret il reporter del “Catholic Chinmoon”, il principale settimanale cattolico coreano. “Sono qui per ascoltare, conoscere, imparare ma soprattutto per amare il ‘continente della speranza’” – risponde. La ricchezza spirituale di questi popoli sarà un dono per tutti. Sento che è importantissimo ravvivare nel Movimento la via del dialogo, lo strumento per eccellenza per costruire la pace, il bene di cui il mondo oggi ha più bisogno”.
Corea: tra contraddizioni e speranza di pace
Con i suoi quasi 10 milioni di abitanti, la capitale Seoul mostra il volto di una nazione che da 50 anni corre veloce e si è trasformata in uno degli stati più avanzati e tecnologici del pianeta. “Velocità, efficienza e competitività sono i caratteri distintivi della moderna società coreana – spiega Matteo Choi, giornalista e focolarino coreano – sia dal punto di vista economico che culturale, ma questo porta con sé molte contraddizioni”. “Qui si pone grande enfasi sul risultato – aggiunge Kil Jeong Woo, delegato del Movimento politico per l’Unita in Corea – con un sistema accademico altamente competitivo e una forte etica del lavoro. Abbiamo problemi di disuguaglianza sociale, ma è in atto uno sforzo per affrontare tutto questo attraverso riforme sociali e politiche, ma i progressi sono lenti a venire.”
La Chiesa coreana, ponte in una società divisa
L’Arcivescovo di Seul, Mons. Pietro Chung Soon-taek, evidenzia tra le sfide sociali anche conflitti intergenerazionali e l’invecchiamento della popolazione. “Nella Chiesa – spiega – il rischio è quello di chiuderci nelle nostre comunità. C’è bisogno di aprirsi ed è questo il contributo che i Focolari possono portare”. Margaret Karram e Jesús Morán hanno incontrato poi Mons. Taddeo Cho, Arcivescovo di Daegu, Mons. Augustino Kim, Vescovo di Daejeon e Mons. Simon Kim, Vescovo di Cheng-ju. Nel clima sociale e politico di forte polarizzazione tra progressisti e conservatori, la Chiesa cerca di essere un ponte e di agire come antidoto alla secolarizzazione che in particolare colpisce i giovani.
Dialoghi e ‘inondazioni’: il cammino è avviato
Il Movimento dei Focolari in Corea porta il suo contributo al dialogo ecumenico ed interreligioso, e nei vari ambiti culturali. Un esempio è stato l’evento del 14 aprile a Seoul, dal titolo: “Il dialogo diventa la cultura della famiglia umana”. Sono intervenuti rappresentanti di diverse Chiese cristiane, di varie Religioni, esponenti degli ambiti sociali, animati da uno spirito costruttivo di collaborazione per la riconciliazione sociale e la pace. “E’ molto importante che ognuno possa generare ambienti che aprono le porte al ‘dialogo della vita’ – ha detto Margaret Karram nel suo intervento – mettendo in pratica gli insegnamenti della propria fede religiosa”. Jesús Morán ha incoraggiato a proseguire su questo cammino comune: “Non importa la grandezza o piccolezza delle cose che si fanno. L’importante è che portino il germe del nuovo. Le testimonianze che avete presentato hanno questa impronta”. Sa Young-in, Direttrice dell’Ufficio ONU per il Buddismo Won, ha detto che da giovane sognava un “villaggio religioso” dove i credenti di varie religioni potessero condividere amore, grazia e misericordia. “Quello che io immaginavo – ha detto – mi sembra di vederlo realizzato qui, oggi”.
Gen 2: “Coraggio e avanti!”
Il 15 aprile erano in 80 giovani al Centro Mariapoli: 70 gen dalla Corea, 9 da Hong Kong e altri collegati dal Giappone e dalle aree di lingua cinese. Hanno portato a Margaret e Jesús il frutto del lavoro fatto in quattro workshop su come incarnare la spiritualità dell’unità nella vita di tutti i giorni; i rapporti dentro e fuori dal Movimento; le difficoltà nel trovare la propria identità umana e spirituale e su come “sognano” il Movimento. “La nostra identità è una – ha detto loro Margaret. Non siamo prima gen, poi diventiamo altro quando andiamo, ad esempio, all’università. Il dono della spiritualità che abbiamo ricevuto ci rende persone libere; ci dona il coraggio e la forza di annunciare ciò che siamo e quello in cui crediamo e vorrei dire anche a voi quello che il Papa ha detto a me, quando sono stata eletta presidente: ‘coraggio e avanti’”. “Dopo la partenza di Chiara Lubich – dice un gen – ci sono stati momenti in cui ho sentito nostalgia e buio. Oggi la vicinanza, la fiducia e l’ascolto di Margaret e Jesús mi incoraggiano molto. Mi fanno capire ancora una volta che l’eredità di Chiara è un dono di Dio adatto ad ogni epoca”.
Cittadella Armonia
Il 16 aprile scorso Margaret Karram e Jesús Morán sono andati sul terreno che il Movimento ha ricevuto in dono a una settantina di chilometri a Sud di Seoul, per realizzare un sogno già espresso da Chiara nella sua visita in Corea nel 1982: la nascita di una cittadella di formazione e testimonianza della vita evangelica e della spiritualità dell’unità per questo pezzo d’Asia. Alla presenza di circa 200 persone – membri dei Focolari, benefattori e amici che hanno contribuito nei modi più vari – il terreno è stato benedetto e a suggello, è stata interrata una medaglia della Madonna. “Affidiamo a Lei questa Opera – ha concluso Margaret – e chiediamole di aiutarci ad aderire ai piani di Dio che magari non conosciamo, ma Lui è più grande di noi e se Gli diamo la nostra disponibilità e generosità, potrà operare.”
In visita a Sungsimdang
Tutto è iniziato nel 1956, con due sacchi di farina per fare il pane al vapore da vendere davanti alla stazione di Daejeon. Oggi Sungsimdang è diventata l’impresa di ristorazione più famosa della città e, con i suoi 848 dipendenti, dal 1999 vive in tutto e per tutto lo spirito di Economia di Comunione (EdC). Margaret e Jesús l’hanno visitata, incontrando con gioia Fedes Im e la moglie Amata Kim, proprietari e volontari del Movimento. “Non ho studiato amministrazione o management – racconta Fedes – ma ho seguito Chiara”. “Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini”, è il motto che lei ha dato all’azienda che serve 10.000 clienti al giorno e da sempre vive la condivisione, portando quotidianamente il pane ad oltre 80 centri di assistenza sociale. Ma ciò che colpisce è lo stile delle relazioni e del lavoro: “Per noi – racconta la figlia Sole, a capo del settore ristorazione – tutte le persone hanno lo stesso valore: uomini e donne, ricchi e poveri, manager e dipendenti, fornitori e clienti. Cerchiamo di mettere la persona al centro di ogni nostra decisione”. Jesús Morán ha sottolineato l’importanza dell’impatto dell’azienda sul territorio, prerogativa delle imprese che operano secondo lo stile di EdC, e Margaret Karram ha paragonato la testimonianza di questa azienda a quella di una cittadella di cui si può dire “venite e vedete”. “E questa – ha detto – è la medicina più grande che il mondo attende”.
Ascoltare, conoscere, condividere
Le giornate coreane di Margaret e Jesús sono intense e varie: c’è tempo anche per una tappa turistica all’antico sito di Bulguksa, per conoscere le radici della cultura buddhista nazionale. Con i suoi templi millenari, immersi in una natura fresca è una giornata davvero rigenerante! Poi ci sono i numerosi incontri con i membri del Movimento di questa vasta zona, come il gioioso pomeriggio con i focolarini e alcuni membri dell’area di lingua cinese. Il momento con gli 80 sacerdoti, religiose e i religiosi è stato un’esperienza di ‘cenacolo’, con testimonianze di fedeltà e di vita evangelica autentica, in un colloquio intimo con Margaret e Jesús. Il 23 aprile, poi, è stata la volta dell’attesissimo incontro con tutti i membri del Movimento; erano presenti in 1.200, con circa 200 collegati online da vari Paesi. È una festa straordinaria, che raccoglie popoli e culture che difficilmente vedremmo danzare e cantare sullo stesso palco e gioire gli uni della bellezza e ricchezza degli altri. Forse è per questo che qualcuno definisce l’evento “un miracolo” e il seme di una società rinnovata dall’unità.
Nel dialogo, Margaret Karram e Jesús Morán rispondono su vari argomenti, insieme ai consiglieri Rita e Antonio: il “disegno” del continente asiatico, l’attualità del dialogo tra le religioni. Alla domanda su come avere un rapporto più profondo con Gesù Eucaristia, Jesús spiega che non si tratta di ‘sentire’ il rapporto con Lui, ma di viverlo, perché l’Eucaristia alimenta tutta la nostra persona e ci fa vivere a corpo, nell’amore agli altri”. A proposito del calo delle vocazioni nel Movimento, Margaret dice che per i giovani sono importanti i rapporti personali e la testimonianza autentica degli adulti. “Se la nostra vita è frutto dell’unione con Dio ed è coerente col Vangelo, loro saranno attirati, perché prendono ispirazione da chi ‘osa’ vivere per Dio e così comprenderanno dove Lui li chiama”. All’ultima domanda su come devono essere i nostri rapporti per poter dialogare con tutti, Margaret Karram risponde con un’esperienza: “Questo anno abbiamo approfondito la nostra vita di preghiera e l’amore verso Dio, un amore ‘verticale’ potremmo dire, come quei pini i cui rami vanno verso l’alto. L’altro giorno, passeggiando, ho visto un albero che mi è piaciuto moltissimo: i suoi rami erano aperti, si estendevano verso fuori; si intrecciavano con altri alberi. Così dovrebbero essere i nostri rapporti: le nostre braccia dovrebbero essere sempre aperte, andare verso gli altri; dovremmo avere il cuore spalancato sulle gioie, i dolori e la vita di tutte le persone che ci passano accanto”. “È l’ora dell’Asia”, aveva scritto Chiara Lubich già nel 1986, durante il suo primo viaggio in queste terre; sono parole che oggi manifestano tutta la loro attualità e il valore profetico.
Stefania Tanesini
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Apr 20, 2023 | Collegamento, Testimonianze di Vita
Jean Paul è un giovane burundese che nel 2015, in un momento di ripetuti conflitti interni nel Paese, subisce un agguato che mette in serio pericolo la sua vita. Un’esperienza in cui il dolore viene trasformato dalla fede e sorretto dall’amore di tanti nel mondo, diventando così terreno fertile dove testimoniare concretamente l’amore di Dio. https://www.youtube.com/watch?v=I1X3Mgzmvcc&list=PL9YsVtizqrYvw5ZXc6BHbs8vczVhp5xz6 Copyright 2023 © CSC Audiovisivi (altro…)
Apr 17, 2023 | Cultura, Sociale
Da quasi dieci anni si è avviato un progetto di dialogo tra socialisti/marxisti e cristiani europei che porta il nome di DIALOP. Abbiamo incontrato alcuni dei protagonisti di questo dialogo pochi giorni fa, in visita al Centro Internazionale dei Focolari a Rocca di Papa (Italia) “Penso che con l’elezione di papa Francesco la situazione sia cambiata completamente, sostanzialmente. Non solo per la Chiesa cattolica, ma anche per tutte le forze filosofiche e culturali che si sentono in opposizione
al neoliberismo. Perché quello che insegna il Papa è – direi – un modo di unire, che è contrario al consumismo individuale. Questo porta il Papa e le parti della Chiesa che lo seguono in una posizione vicina alla posizione della sinistra, che cerca di enfatizzare i valori collettivi comuni”. Così si esprime Walter Baier uno degli esponenti di DIALOP, un progetto di dialogo tra socialisti/marxisti e cristiani, che coinvolge intellettuali, accademici, politici, attivisti e studenti di diversi Paesi europei. “Crediamo che il dialogo sia il modo migliore per realizzare un vero cambiamento e lavoriamo per trasformare il mondo in un posto migliore in cui vivere”, dicono. L’esperianza di DIALOP ha avuto inizio durante l’udienza privata che papa Francesco ha concesso a due politici di sinistra: Alexis Tsipras della Grecia e Walter Baier dell’Austria, insieme a Franz Kronreif del Movimento dei Focolari, il 18 settembre 2014. In quell’occasione la conversazione si è incentrata sulla crisi ambientale e sulla crisi sociale mondiale. Al termine dell’udienza papa Francesco li ha invitati ad avviare un dialogo trasversale, capace di coinvolgere gli strati più ampi della società e soprattutto i giovani. “Rappresento il partito della Sinistra Europea da tre mesi – si presenta Baier -. Sono un principiante. Il Partito della Sinistra Europea è ora composto da 35 partiti provenienti da 27 Paesi europei. I Paesi appartengono all’Unione europea e direi che la nostra comprensione dell’Europa deve essere veramente molto più ampia che guardare solo alla parte privilegiata dell’Europa, se lo vogliamo. Prendiamo sul serio il paneuropeismo, che dobbiamo comprendere, cioè l’Europa non solo è diversa, ma è anche lacerata da profonde divisioni sociali ed economiche. E una delle richieste fondamentali della sinistra dovrebbe essere quella di realizzarlo. Raggiungere un tenore di vita dignitoso in tutte le parti d’Europa per la nostra famiglia. Qualcosa che abbiamo imparato anche attraverso l’essere insieme ai nostri amici cristiani in dialogo è il consenso differenziato e il dissenso qualificato che sono davvero un metodo molto, molto utile”.
Cornelia Hildebrandt appartiene a Trasform! Europe di fronte alle guerre in corso non dubita: “L’affermazione di papa Francesco che ogni guerra è un fallimento della politica è condivisa da noi di sinistra. In questi tempi ricchi di conflitti, pensiamo, che il dialogo non sia solo una necessità urgente, ma un imperativo categorico. Ci vuole tutta la nostra forza per imporre una pace sostenibile contro la distruzione dell’ambiente, le condizioni di vita delle persone contro l’imbarbarimento”. Dialogare significa accogliere l’altro nella propria casa. É diventare ospite dell’invitato. Non è solo uno strumento, ma un incontro costante, un percorso di esperienza intellettuale e spirituale condivisa, in cui la peculiarità dei rispettivi partner non scompare, ma si dispiega e si sviluppa più chiaramente. Con questi incontri, gli opposti diventano complementari. Ed è proprio Hilodebrandt che spiega il concetto del consenso differenziato e del dissenso qualificato: “Adottiamo e adattiamo un metodo che viene utilizzato nell’ecumenismo tra le Chiese cristiane. Le affermazioni di base formulate in modo incoerente della società umana e del mondo devono formare una solida base. Affinché i partner possano parlare e agire insieme, le dichiarazioni di base comuni devono fare esplicito riferimento a testi originali per essere compatibili con le rispettive tradizioni della Chiesa cattolica e della sinistra di Transform! Europe e oltre. E poi si tratta di formulare domande con precisione. E da qui può partire la ricerca di dichiarazioni chiare comuni, che rispecchino la propria tradizione e si arricchiscano”.
Angelina Giannopoulou, è una giovane greca di Tranform! Europe, che con decisa veemenza racconta la propria esperienza di camino in Dialop e sottolinea l’importanza della presenza giovanile, per il presente ed il futuro di questa realtà. Fa inoltre presente anche il “Progetto DialogUE”, in collaborazione con la Comunità Europea e un consorzio di 14 Organizzazioni della società civile, che avrà uno spazio importante alla Giornata Mondiale della Gioventù a Lisbona (Portogallo) con una giornata dedicata alla comunicazione che vedrà la partecipazione di politici, esperti e giovani. Seguiranno in altri momenti altri simposi su ecologia e politiche sociali. “Non possiamo adattarci alla situazione in cui ci troviamo oggi in Europa e nel mondo, penso che questa sia la vocazione più forte di Dialop” conclude Walter Baier.
Carlos Mana
Per maggiore informazione e accedere al “DIALOP Position Paper” si può visitare il sito di Dialop (https://dialop.eu/). (altro…)
Apr 16, 2023 | Chiara Lubich
In occasione della Giornata dedicata alle buone azioni, condividiamo il messaggio di Pace e di speranza racchiuso nella “Regola d’oro”, lanciato da Chiara Lubich ai tantissimi ragazzi riuniti al Colosseo in occasione del Supercongresso dei Ragazzi per l’unità, il 26 maggio 2002. https://youtu.be/rYJMco7Tkis (altro…)
Apr 15, 2023 | Parola di Vita, Spiritualità, Vite vissute
Per un cristiano la Risurrezione è un fatto concreto, qualcosa che accade, un incontro che cambia ogni umana prospettiva; è l’evento che ci ricorda che la nostra cittadinanza è in cielo ed è lì che la nostra vita deve puntare, in alto, testimoniando li dove ci troviamo quei valori che Gesù per primo portò sulla terra. L’altro come qualcuno da amare Studio medicina e frequento il quarto anno. Nell’ambiente dell’ospedale il malato quasi sempre viene utilizzato come oggetto di studio. Ognuno è un “caso”, rappresenta una malattia. Di solito durante le lezioni pratiche ogni paziente viene esaminato da trenta studenti. Quanto a me, ho fatto presto a rendermi conto che per il paziente una simile norma può risultare scomoda e molte volte dolorosa, per cui quando toccava a me prendere parte alla lezione replicavo: “No, non vado, il malato ha già sofferto molto. Non mi piacerebbe essere trattata così. Quando arriverà il prossimo paziente, sarò la prima ad esaminarlo”. I miei compagni controbattevano che facendo così non avrei mai imparato e non sarei mai diventata un buon medico, ma dopo, senza che io lo sapessi, hanno proposto loro stessi al professore titolare che ogni paziente venisse esaminato soltanto da cinque studenti al massimo. Tutta la classe ha voluto firmare la richiesta e il professore è stato d’accordo. La conclusione è che con questo metodo s’impara meglio e i malati si sentono rispettati. (Regina – Brasile) Aprire una finestra A volte una caduta con frattura alla spalla ti cambia improvvisamente la vita: vacanze, occuparmi dei nipoti, fare le spese… Tutto ora ricade su mia moglie che da quando è in pensione ha anche smesso di usare l’auto. Un giorno la nipotina, con la quale tante volte abbiamo fatto un gioco che consiste nel cercare il positivo nel negativo, mi chiede dov’è il positivo in questa immobilità non voluta. Rispondo che la mia nuova condizione mi sta facendo scoprire che prima facevo tante cose trascinato come un pezzo di legno in un fiume. Esiste sempre un’altra possibilità oltre a quella programmata, come una finestra nuova che si apre nella tua camera e ti mostra un paesaggio che prima non vedevi. La nipotina tace pensierosa. Poi, come svegliata da una scoperta, riprende: “Nonno, ho una compagna di classe con un brutto carattere. Oltre a dire parolacce è sempre arrabbiata con tutti. Tutti evitiamo di parlare con lei e si è creato una specie di muro che la isola. Forse anche io devo aprire una finestra verso di lei”. Non potevo sentire parole più belle. (H.N. – Slovacchia)
A cura di Maria Grazia Berretta
(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno IX – n.1- marzo-aprile 2023) (altro…)
Apr 14, 2023 | Centro internazionale, Sociale, Tutela minori
Proponiamo l’intervista realizzata da Adriana Masotti di Vatican News a Joachim Schwind, focolarino e membro del Consiglio generale al Centro Internazionale dei Focolari. È stato pubblicato nei giorni scorsi sul sito internazionale del Movimento il primo resoconto sui casi di abuso su minori e adulti vulnerabili e su quelli di tipo spirituale e di autorità avvenuti al suo interno. Oltre ai dati sulle segnalazioni, presenta le misure di riparazione, le nuove procedure d’indagine e le attività di formazione alla tutela integrale della persona. Nell’intervista, Joachim Schwind, focolarino sacerdote e membro del Consiglio generale, spiega il cammino intrapreso “Vi scriviamo per dare un resoconto pubblico sui dati relativi alle segnalazioni e sulle misure che abbiamo intrapreso come Movimento dei Focolari, a causa della piaga degli abusi sessuali su minori e persone vulnerabili e abusi di coscienza, spirituali, di autorità su adulti, che ha colpito anche noi”. Così, in una lettera aperta pubblicata sul sito del Movimento, la presidente Margaret Karram e il copresidente Jésus Morán presentano il primo report sulla gestione dei casi di abuso accaduti all’interno del Movimento. Il documento, che avrà cadenza annuale, arriva ad un anno dall’incarico affidato nel 2020 a GCPS Consulting di indagare sui gravi casi di abuso sessuale ad opera di un ex focolarino francese, J.M.M., caso che ha dato il via ad una presa di coscienza del problema e quindi alla decisione di dare inizio ad un percorso, su più fronti, per garantire la prevenzione e la salvaguardia integrale della persona in tutti gli ambiti e ambienti in cui si svolgono le attività dei Focolari e per contrastare questo crimine. Le vittime al centro: la richiesta di perdono Nella lettera, presidente e copresidente chiedono innanzitutto perdono a ciascuna vittima a nome di tutto il Movimento. Esprimono alle vittime e ai sopravvissuti una profonda gratitudine, come anche alle famiglie e alle comunità coinvolte, non solo in Francia, ma in tutti i Paesi dove sono emersi casi di abuso, perché grazie alla loro collaborazione e soprattutto al coraggio nell’affrontare e portare alla luce questi crimini, il Movimento oggi sta portando avanti con maggiore consapevolezza nuovi impegni e procedure riguardo la tutela delle persone. Le persone che hanno subito abusi occupano in questo processo un posto centrale e prioritario. L’ascolto, la richiesta di perdono, l’offerta di aiuto e il percorso riparativo sono il punto di partenza. La nuova Commissione Indipendente Centrale Il resoconto si compone di diverse parti e presenta i dati relativi agli abusi pervenuti alla Commissione per il Benessere e la Tutela della Persona (CO.BE.TU.) dal 2014 anno, della sua costituzione e dunque della raccolta sistematica delle segnalazioni, fino a dicembre 2022. Un’altra sezione è dedicata alle misure messe in atto o in fase d’implementazione, in risposta alle raccomandazioni dell’indagine indipendente di GCPS Consulting. Nel testo si annuncia che, a partire dal 1° maggio 2023, per la gestione delle segnalazioni entrerà in carica la Commissione Indipendente Centrale e terminerà il compito della CO.BE.TU. Il resoconto presenta inoltre il “Protocollo per la gestione dei casi di abuso nel Movimento dei Focolari” e le “Linee di sostegno e riparazione finanziaria in caso di abusi sessuali su minori/adulti vulnerabili”. E’ previsto infine un Organo di Vigilanza nominato dalla presidente e formato da almeno cinque membri esterni al Movimento. Alcuni dati presentati nel resoconto Secondo i dati riportati nel testo pubblicato il totale delle segnalazioni di abusi ammonta a 61. Quanto alle vittime: 17 denunce si riferiscono a adulti vulnerabili, 28 a giovani tra i 14 e i 18 anni, 13 a meno di 14 anni, 2 segnalazioni riguardano il possesso di materiale pedopornografico. 66 il totale degli autori di abusi di cui 63 uomini e 3 donne. 20 dei responsabili di abusi accertati sono stati dimessi, 9 sottoposti a sanzioni, altri casi sono ancora pendenti. Infine, 39 casi sono avvenuti in Europa, 15 nelle Americhe, 3 tra Asia/Oceania e 4 in Africa. Per il capitolo sugli abusi sessuali, di coscienza, spirituali e di autorità nei confronti di adulti, le segnalazioni sono state 22, 31 gli autori più alcuni non ancora identificati, 12 sono uomini e 19 donne. La distribuzione delle segnalazioni per area geografica vedono: 16 casi in Europa, 3 nelle Americhe, 2 in Africa e 1 tra Asia e Oceania. Una rete per l’accoglienza e l’ascolto delle vittime All’interno del Movimento dei Focolari verranno rafforzate o istituite le Commissioni locali per il benessere e la tutela dei minori e delle persone vulnerabili con la presenza di professionisti negli ambiti del sostegno psicologico, legale, pedagogico e formativo, con il compito di accogliere denunce, testimonianze e di avviare i procedimenti d’indagine. Le commissioni locali potranno offrire anche un punto d’ascolto per chiunque desideri condividere la propria esperienza di abuso, violenza, disagio di vario tipo, avvalendosi anche – se richiesto – di una consulenza per un percorso successivo. In alcuni Paesi, come in Francia, in Germania e in altre nazioni, questi punti di ascolto sono già attivi. Inoltre, verrà istituita una Commissione disciplinare centrale, composta in maggioranza da professionisti esterni, al fine di valutare la responsabilità dei dirigenti del Movimento dei Focolari nella gestione degli abusi di vario tipo. Schwind: una vergogna che richiede un grande cambiamento Joachim Schwind è un sacerdote del Movimento dei Focolari, teologo e giornalista di origini tedesche. E’ membro del Consiglio generale del Movimento e co-responsabile della Commissione incaricata per la realizzazione delle raccomandazioni del rapporto redatto da GCPS Consulting. Ai nostri microfoni ripercorre quanto è stato fatto sulla questione degli abusi, a partire da quell’indagine, e descrive come i responsabili e le comunità del Movimento hanno vissuto ciò che è emerso: Qual è stato il punto iniziale di questo nuovo percorso a tutela della persona? Da che cosa si è partiti? Non so se parlare di un punto iniziale, ma piuttosto di un punto decisivo. E quello è stato senz’altro, un anno fa, la pubblicazione del rapporto della società inglese GCPS che ha indagato su questo caso di abuso in Francia. Non era il punto iniziale perché già dal 2011 erano in atto delle misure, ma assolutamente insufficienti, insoddisfacenti. Invece questo rapporto ha provocato un grande shock e una grande vergogna in tutto il Movimento, per l’estensione, per la durata di questo caso, per il numero delle vittime, ma anche per il fallimento nella nostra gestione di questa situazione, nel coordinamento delle nostre strutture organizzative e governative. Ed era importante la scelta di pubblicare questo rapporto “senza se e senza ma”, anche se qualcuno avrebbe desiderato discutere alcune parti, però per noi significava accettare l’umiliazione che conteneva questo rapporto, accettare il fatto che non siamo meglio di altri. Però va detto che alla base di questo non stava la nostra scelta, ma il coraggio delle vittime che avevano fatto la denuncia e che avevano segnalato quanto era accaduto. Deve essere stato molto doloroso venire a conoscenza di casi di abusi sessuali perpetrati all’interno del Movimento. Quali sono state le prime reazioni? Quali in particolare le reazioni dei responsabili del Movimento a livello centrale? Certo, come ho detto è stato profondamente doloroso, scioccante e vergognoso. Le prime reazioni sono state quelle di riconoscere i fatti, di chiedere perdono. Questo l’avevano già fatto l’allora presidente, Maria Voce, nel 2019 e l’ha fatto di nuovo l’attuale presidente, Margaret Karam e il nostro co-presidente Jésus Morán. Dire poi quali sono state le reazioni di un Movimento mondiale non è facile, perché siamo diffusi in tutto il mondo, in tutti i contesti culturali e perciò abbiamo vissuto tutto il ventaglio di reazioni che possono esserci: shock, incredulità, vergogna, però anche ricerca di giustificazioni. C’era chi cercava di spiegare la situazione come un caso singolare, dicendo che gli autori erano malati, che queste cose non ci toccano, o che non riguardavano il proprio Paese ecc… C’era la rabbia, la rabbia dei genitori che avevano affidato al Movimento i loro figli, le loro figlie. Ci sono state alcune persone che sono uscite dal Movimento, altre che volevano andare a fondo di queste situazioni, c’era chi sentiva di dover fare qualche cosa e poi di “voltare pagina”. E in questo contesto è stato molto indicativo quanto ci ha detto il nostro co-presidente in un incontro, che “questa pagina va letta fino in fondo prima di girarla”. Davanti a questa realtà, quali sono state le decisioni prese, prima di tutto riguardo alle denunce che erano arrivate? La prima cosa che abbiamo fatto al livello di responsabili è stato un pellegrinaggio insieme, con una liturgia di richiesta di perdono, di riconciliazione davanti a Dio. Abbiamo creato una Commissione, della quale sono membro, che aveva il compito di specificare le misure da intraprendere. Abbiamo cercato in tanti, a partire dalla presidente e dal co-presidente, il contatto con le vittime, e anch’io personalmente devo dire che i contatti con le vittime e i sopravvissuti sono state le cose più preziose di tutto questo percorso. La decisione forse più importante è stata poi quella della riforma della Commissione indipendente che ha avuto il compito di indagare sui casi di abuso. E in quella riforma la parte più evidente e più importante è che d’ora in poi ogni abuso sessuale verrà segnalato alle autorità giudiziarie. Nei Paesi dove c’è l’obbligo di denuncia la segnalazione viene fatta immediatamente appena arriva da noi e, dove la legge non lo prevede, si fa una specie di indagine e di accertamento sulla verosimiglianza, fatta questa, viene passata anche lì la segnalazione alle autorità giudiziarie. Poi, con la riforma di questa Commissione, abbiamo cercato di accelerare le procedure, sempre pensando alle vittime che non devono aspettare troppo tempo una volta che hanno preso il coraggio di segnalare. Abbiamo cercato anche di liberare questa Commissione da altri compiti, in particolare quello della formazione, per garantire un percorso più veloce di tutte le procedure, mentre la formazione passa ad una Commissione apposita. Poi abbiamo creato in diverse nazioni punti di ascolto per rendere più facile procedere alle segnalazioni, perché spesso non è così facile prendere il coraggio per farlo. L’altro fronte di impegno è stato quello della prevenzione degli abusi e della formazione alla tutela integrale della persona di tutti gli appartenenti al Movimento. C’è stata in questo una mobilitazione importante…. Certo, quello della prevenzione è il punto forse più importante e in questo contesto ci ha aiutato anche qualche esperto esterno, perché dopo la pubblicazione del report GCPS, eravamo tentati di cercare di realizzare tutto, però c’era anche il rischio di perderci un po’ nel mare delle misure che intendevamo intraprendere. E ci è stato consigliato di concentrarci prima di tutto sul fatto di creare degli ambienti sicuri nel Movimento, cioè che gli spazi del Movimento, gli incontri, i posti, i luoghi siano spazi sicuri. Certo, la sicurezza al 100% non esiste mai, però si deve aumentare a tutti i costi l’attenzione e la sensibilizzazione di tutti e questo richiede formazione, formazione, formazione. La nostra scelta è stata non solo quella di continuare la formazione per gli stessi formatori, gli educatori e gli animatori, che era già in atto, ma di creare percorsi di formazione per tutti i membri del Movimento e abbiamo lanciato la sfida molto ambiziosa che entro due anni ogni membro del Movimento dei Focolari deve aver fatto almeno un corso base per la prevenzione e la protezione dei minori contro gli abusi sessuali. Non solo abusi di tipo sessuale su persone vulnerabili, ma anche spirituali e di autorità. Anche di questo si parla nel resoconto pubblicato. E qui entriamo in un ambito forse più sottile, più difficile da decifrare. Che cosa può dirci a questo proposito? Come si configurano e ci sono state denunce in merito a questo? È molto importante parlare di abusi spirituali, di autorità, di potere, di coscienza. Importante perché gli abusi sessuali quasi sempre sono abusi di potere. Allora il problema che sta alla base non è la questione della sessualità, ma proprio l’abuso della coscienza, l’abuso spirituale, l’abuso di dipendenze legate al potere. Ed è vero, come dice lei, che è molto difficile decifrare che cosa è abuso spirituale. Già il termine non è ancora chiaro e ben definito e penso che questo si rispecchia anche nei numeri relativamente bassi di casi di questo tipo che abbiamo pubblicato nel nostro resoconto. C’è un percorso da fare che è iniziato e in questo ci aiuteranno i punti di ascolto dei quali ho già parlato. Poi ci sono anche persone che hanno sofferto un abuso di potere e che non vogliono fare una segnalazione presso una commissione, ma che chiedono proprio di parlare con chi ha fatto loro del male. Chiedono mediazione, colloquio, magari anche un percorso di riconciliazione. E poi ci sono altri che non hanno ancora trovato il coraggio di denunciare. In tutto questo penso sia molto importante un cambiamento di cultura e per noi c’è stato un momento molto significativo quando, nel settembre scorso, i responsabili del Movimento di tutte le zone del mondo si sono incontrati nel nostro Centro internazionalee insieme con il Consiglio generale, e per diversi giorni abbiamo parlato delle nostre esperienze, abbiamo preso noi il coraggio dell’ascolto, il coraggio della parola e abbiamo cercato di creare una nuova cultura di apertura, di ascolto, di racconto. Poi anche lì ci vuole formazione, distinzione del foro interno e foro esterno, come consiglia il Papa alla Chiesa, formazione alla coscienza, formazione alla prevalenza assoluta della dignità umana. Sappiamo che il potere porta sempre un rischio, allora il nostro è un percorso che è iniziato e lo stiamo ancora raffinando. Vanno riviste le procedure di scelta dei responsabili e ora c’è molto più coinvolgimento della base nella scelta dei candidati e poi va realizzata anche l’alternanza nei ruoli di governo. Che cosa significa per il Movimento dei Focolari rendere pubblico ciò che riguarda la questione abusi? Avrebbe potuto anche scegliere di non farlo… Quale il messaggio che si vuol lanciare? Io non direi che vogliamo lanciare un messaggio con questo resoconto, perché questo potrebbe sembrare che vogliamo curare la nostra immagine. Penso che prima di tutto dobbiamo chiedere perdono ad ogni persona che ha sofferto per l’inadeguatezza delle nostre forme di governo, di controllo, di responsabilità. E poi dobbiamo ringraziare coloro che hanno trovato il coraggio di denunciare e di farci sentire anche la loro rabbia. A loro soprattutto, con la pubblicazione di questo resoconto, vogliamo dire che non l’hanno fatto invano e che il cammino della nostra conversione e riparazione è solo iniziato ma durerà. E penso che uno dei segnali più forti di questo resoconto stia nel semplice fatto che è l’inizio di una serie perchè ci siamo impegnati a pubblicare d’ora in poi ogni anno una tale relazione. E questo permette alle vittime e all’opinione pubblica di seguire e di controllare il nostro percorso e anche all’interno del nostro Movimento, e questo fatto ci costringerà a non mollare mai.
Adriana Masotti – Città del Vaticano
Fonte: Vatican News (altro…)
Apr 10, 2023 | Focolari nel Mondo, Senza categoria
- Data di Morte: 11/04/2023
- Branca di Appartenenza: Volontaria
- Nazione: Italia
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Apr 9, 2023 | Chiesa, Spiritualità
Gesù è risorto. Buona Pasqua! A partire dal racconto del Vangelo, Igino Giordani, ci svela la dimensione fraterna della risurrezione. Gesù, risorgendo dalla morte, apparve alle donne, venute al sepolcro; e disse loro: – Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli… E, così, nel momento conclusivo, diede ai discepoli il nome definitivo: quello di fratelli. Fuori della morte, nella gloria, definì così il rapporto con gli uomini. Come allora si presentò, tuttora si presenta, da fratello: il primogenito. Risorgendo, aveva vinto la morte e recuperato la fraternità. Era venuto in terra per ristabilire la paternità del Padre; era disceso all’inferno per vincere il nemico degli uomini; ora dichiarava la ricostituita fraternità dei figli, nella famiglia di Dio. Siamo tutti nella redenzione e siamo dunque tutti fratelli. Se non ci portiamo da fratelli, siamo fuori della redenzione.
Igino Giordani
Igino Giordani, Il fratello, (I edizione Città Nuova 2011 – III edizione, Figlie della Chiesa 1954). (altro…)
Apr 6, 2023 | Chiara Lubich
Nel cuore della Settimana Santa pubblichiamo questo pensiero di Chiara Lubich tratto da una conferenza telefonica del Giovedì Santo del 1989. Oggi è Giovedì Santo, un giorno specialissimo per noi. Esso ci ricorda diverse realtà divine che stanno al cuore della nostra spiritualità, sicché ogni anno, alla sua ricorrenza, avvertiamo tutto il fascino di questo giorno e non è raro che qualcosa di paradiso investa la nostra anima. Come infatti non sentire il nostro cuore dilatarsi se il Giovedì Santo sottolinea in tale modo il Comandamento nuovo di Gesù, l’unità, suo testamento, l’Eucaristia, suo straordinario dono, e il sacerdozio che la rende possibile? Soffermiamoci allora oggi con immensa gratitudine su questi straordinarissimi misteri fondamentali per ogni cristiano e per noi in particolare. E domani sarà Venerdì Santo. Anch’esso ci porta nel cuore del cristianesimo e della nostra spiritualità: Gesù muore, muore abbandonato. Non vi sembra questo il momento di affrontare, in qualche modo, un tema che oggi, in un mondo così com’è, preso dal consumismo e da altri mali, nessuno o ben pochi sono disposti a trattare, e cioè l’argomento della morte? Noi lo dobbiamo fare per coerenza col nostro Ideale che insegna come affrontare ogni momento della vita e, quindi, anche il passaggio all’altra, quella eterna. E lo trattiamo rimanendo nell’ambito della preghiera, nostro argomento preferito in queste ultime settimane. Esiste una preghiera brevissima anch’essa, stupenda. Lo Spirito l’ha posta sulle labbra della Sposa, la Chiesa, ed è diretta allo Sposo, Gesù. Si conclude con essa l’Apocalisse, l’ultimo dei nostri libri sacri. Dice così: “Vieni, Signore Gesù!”[1]. “Vieni, Signore Gesù!”. Questa preghiera potrebbe essere la nostra pensando, attendendo, preparandoci alla morte. Sì, perché noi abbiamo o dobbiamo avere un concetto nostro ed esatto della morte: essa non è la fine, ma l’inizio; l’incontro con Gesù. E ancora: essa non è facoltativa: è nel programma di tutti; un giorno arriverà per tutti, è volontà di Dio per tutti. Sì, è volontà di Dio per me, per noi, per ognuno. Bisogna saperla accogliere allora come tale, come volontà di Dio. Ma come accettiamo noi in genere la volontà di Dio? Abbiamo capito che la volontà di Dio, qualunque essa sia, è l’espressione dell’amore di Dio per noi. Non è logico né giusto allora accettarla unicamente con rassegnazione, ma occorre vedervi ciò che di meglio può capitarci. Per cui, noi ci sforziamo di vivere in modo che la volontà di Dio sia la nostra. E ci impegniamo a viverla non solo con tutto l’amore, ma con entusiasmo, perché sappiamo che, per essa, siamo incamminati in un’avventura divina, in parte nota, in parte da scoprire, e compiamo così il disegno di Dio su di noi. È da questo modo di affrontare la volontà di Dio, infatti, che si distingue un focolarino, perché è su questo punto che è avvenuta la nostra conversione, che ha cambiato rotta la nostra vita. (…) “Vieni, Signore Gesù!”. (…) Ma questa preghiera va bene anche per altre occasioni. Si può dire: “Vieni, Signore Gesù!” attendendo la santa Comunione. La possiamo dire prima di un incontro con qualche persona o gruppo in cui vogliamo assolutamente amare lui. E prima di adempiere ogni altra sua volontà. “Vieni, Signore Gesù!”. Guardando a te, l’amore, nostra vocazione, sarà senza timore. Nell’attesa della tua venuta, costruiremo bene questa vita e, appena si aprirà l’altra, ci tufferemo nell’avventura senza fine. Tu hai vinto la morte. E per questa preghiera avvertiamo che tu, sin d’ora, l’hai vinta anche in noi, nel nostro cuore. “Vieni – allora – Signore Gesù!”, sempre, in tutti noi.
Chiara Lubich
(Chiara Lubich, Conversazioni, Città Nuova, 2019, pag. 357/9) [1] Ap 22, 20. (altro…)
Mar 31, 2023 | Centro internazionale, Tutela minori
Il Movimento dei Focolari pubblica il primo resoconto sui casi di abuso su minori e adulti vulnerabili; su abusi spirituali e di autorità avvenuti al suo interno, con riferimento alle misure di riparazione, alle nuove procedure d’indagine e alle attività di formazione alla tutela della persona. “Vi scriviamo per dare un resoconto pubblico sui dati relativi alle segnalazioni e sulle misure che abbiamo intrapreso come Movimento dei Focolari, a causa della piaga degli abusi sessuali su minori e persone vulnerabili e abusi di coscienza, spirituali, di autorità su adulti, che ha colpito anche noi”. In una lettera aperta la Presidente dei Focolari Margaret Karram e il Copresidente Jésus Morán presentano il primo resoconto sulla gestione dei casi di abuso accaduti all’interno del Movimento. Il documento, che avrà cadenza annuale, viene pubblicato il 31 marzo 2023, ad un anno dall’indagine di GCPS Consulting sui gravi casi di abuso sessuale ad opera di un ex focolarino francese, J.M.M. Il Movimento ha lavorato per compiere i passi necessari per garantire la prevenzione e la salvaguardia integrale della persona in tutti gli ambiti e ambienti in cui si svolgono le sue attività. Pertanto, il documento che oggi si pubblica – spiegano la Presidente e il Copresidente dei Focolari – è un primo resoconto sulle misure di prevenzione, indagine, trasparenza, formazione e cambiamento, intraprese dal Movimento, per contrastare questo crimine.
La Presidente e il Copresidente chiedono innanzi tutto a ciascuna vittima e sopravvissuto sinceramente perdono a nome del Movimento dei Focolari. Ed esprimono alle vittime e ai sopravvissuti, una profonda gratitudine, come anche alle famiglie e alle comunità coinvolte non solo in Francia, ma in tutti i Paesi dove sono emersi casi di abuso, perché è grazie alla loro collaborazione e soprattutto al coraggio nell’affrontare e portare alla luce questi crimini, che il Movimento oggi sta portando avanti con maggiore consapevolezza nuovi impegni e procedure riguardo la tutela delle persone. Il resoconto si compone di diverse parti e presenta i dati relativi agli abusi pervenuti alla Commissione per il Benessere e la Tutela della Persona (CO.BE.TU.) dal 2014, anno della sua costituzione e dunque della raccolta sistematica delle segnalazioni, fino a dicembre 2022. Vengono inoltre presentati i dati relativi ai “corsi base sulla tutela” realizzati nei diversi Paesi in cui il Movimento dei Focolari opera. Un’altra sezione è dedicata alle misure prioritarie messe in atto o in fase d’implementazione, in risposta alle raccomandazioni dell’indagine indipendente di GCPS Consulting; i corsi e gli strumenti formativi alla tutela della persona, disponibili per tutti i membri del Movimento, in particolare per i formatori e gli accompagnatori dei minori. Sono già stati avviati eventi formativi per i responsabili del Movimento a vari livelli: dalla leadership centrale ai responsabili territoriali nelle diverse aree geografiche. Novità: la Commissione Indipendente Centrale e le procedure di segnalazione, denuncia e indagine A partire dal 1° maggio 2023 entrerà in carica la Commissione Indipendente Centrale e terminerà il compito di CO.BE.TU. Il nuovo organismo si occuperà esclusivamente della gestione delle segnalazioni, mentre la formazione verrà coordinata a livello centrale e locale da un altro team di esperti e consulenti. Il resoconto inoltre presenta il “Protocollo per la gestione dei casi di abuso nel Movimento dei Focolari”, le “Competenze della Commissione Indipendente Centrale” e le “Linee di sostegno e riparazione finanziaria in caso di abusi sessuali su minori/adulti vulnerabili”.
Stefania Tanesini
Scaricare il PDF del Resoconto sulla gestione dei casi di abuso accaduti all’interno del Movimento dei Focolari (altro…)
Mar 30, 2023 | Chiesa, Spiritualità
In unione con la Chiesa universale, la Chiesa in Africa ha celebrato l’Assemblea sinodale continentale che si è riunita ad Addis Abeba, in Etiopia, dall’ 1 al 6 marzo 2023. Alcune impressioni da parte di chi ha partecipato a questo momento così importante per la famiglia del Popolo di Dio. “Comprendere il processo sinodale significa aprire i nostri cuori allo Spirito Santo che ci parla e ascoltarci a vicenda per svolgere al meglio la missione della Chiesa”. Con queste parole, l’arcivescovo di Xai Xai (Mozambico), Mons. Lucio Muandula, vicepresidente del SECAM (Simposio delle Conferenze Episcopali dell’Africa e del Madagascar), ha aperto i lavori dell’Assemblea continentale che ha preso il via ad Addis Abeba (Etiopia) all’inizio di marzo 2023. Oltre duecento delegati, tra cardinali, arcivescovi, vescovi, consacrati, laici, seminaristi, novizi, insieme a rappresentanti di altre fedi, si sono ritrovati insieme per riflettere sul documento della fase continentale del Sinodo sulla sinodalità sperimentando la gioia dell’ascolto e la bellezza di sentirsi parte della grande “famiglia di Dio”. “Abbiamo discusso su vari temi e identificato le chiamate del nostro cammino sinodale per preparare un documento finale che rappresenti l’autentica voce dell’Africa – racconta Mons. Markos Gebremedhin, Vicario Apostolico Jimma-Bonga (Etiopia) e amico del Movimento dei Focolari – è stata un’esperienza di sinodalità vera, un momento di dialogo profondo, di ascolto reciproco e di discernimento, tra le chiese locali e con la Chiesa universale”. Un continente, quello africano, benedetto da ricchi principi e valori, frutto delle tante culture e tradizioni, e radicati nel senso dello spirito comunitario, della famiglia, della solidarietà, dell’inclusione, della convivialità. “Questi principi e valori – continua Mons. Gebremedhin – sono un seme buono e sano per la nascita e la crescita di una Chiesa veramente sinodale in Africa, dove tutte le vocazioni devono essere valorizzate. L’assemblea con grande carità ha sentito il dolore e le sofferenze delle nostre sorelle e dei nostri fratelli in Africa e questa famiglia cammina con coloro che sono più colpiti, in particolare dalla guerra, dalle lotte etniche, dall’intolleranza religiosa, dal terrorismo e da tutte le forme di conflitto, tensione e angoscia”. Tra le tematiche affrontate anche la riflessione sul ruolo fondamentale dei giovani, fonte di energia, passione e creatività per la Chiesa, a quella sulle donne africane, spina dorsale delle comunità, per riconoscere i loro talenti, il loro carisma e il grande contributo che possono portare. Prendere la parola, fare spazio all’altro e costruire insieme, invece, sono state le tre fasi del metodo di lavoro della “conversazione spirituale” indicato ai partecipanti da don Giacomo Costa, consultore della Segreteria generale del Sinodo. “Ho partecipato all’Assemblea come cattolico adulto nominato dalla Conferenza episcopale del Benin – ci racconta Guy Constant, volontario di Dio della comunità dei Focolari. Ci siamo riuniti in piccoli gruppi per confrontarci sull’esperienza personale del cammino della sinodalità durante il primo anno del sinodo. Le relazioni di ciascun gruppo sono poi state presentate in plenaria ed è seguita la presentazione e la riflessione sul documento di sintesi preparato per la fase continentale”. “Invocare lo Spirito Santo per lasciargli guidare il processo e l’intervento di ogni persona – continua Guy Constant – è stato il frutto più bello raccolto. Questo ha permesso di accettare rapidamente e facilmente le proposte degli altri, invece di voler necessariamente imporre le proprie. Il secondo frutto è stato sperimentare un clima di lavoro di vera unità tra noi, con i sacerdoti, vescovi e cardinali senza fare distinzioni. C’è stata molta umiltà nell’accogliere gli interventi di tutti”. Questo percorso di sinodalità sembra aver risvegliato la sete di una Chiesa che vuole tener conto dei pensieri e dei sentimenti di ogni membro, che non cammina da sola, ma che impara dagli altri. Una Chiesa vitale che punta al “noi”. “Ho partecipato all’Assemblea Continentale per il sinodo in Africa come accompagnatrice dei giovani – ci racconta Fidely Tshibidi Musuya, focolarina in Congo, ed è stata davvero un’esperienza unica sentire che anche io ho una voce che può essere ascoltata. Per la prima volta mi sono sentita veramente figlia della Chiesa. Sono nata in una famiglia cristiana cattolica e tante cose erano ovvie per me. Invece questa esperienza mi ha fatto prendere una coscienza nuova sulla mia appartenenza alla Chiesa, che non è solo quella dei vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, ma è davvero la Chiesa di tutti.”
Maria Grazia Berretta
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Mar 29, 2023 | Famiglie, Focolari nel Mondo, Sociale, Vite vissute
Domus nasce dal desiderio di alcune famiglie argentine di vedere realizzato, come molti, il diritto a possedere una casa propria; sogno reso possibile grazie al progetto di autocostruzione partecipata di alloggi, avviato nel comune di Lincoln (Argentina) nel 2019. Persone di tutte le età, con l’aiuto di professionisti, hanno unito le forze e si sono formate nell’arte della costruzione, generando reciprocità, cittadinanza e comunità fraterna. https://www.youtube.com/watch?v=Fk4RJGw0L6c Copyright 2023 © CSC Audiovisivi – All rights reserved. (altro…)
Mar 27, 2023 | Testimonianze di Vita, Vite vissute
Amare il prossimo non sempre richiede grandi gesti. A volte basta semplicemente guardare all’altro con attenzione per scoprire che rispondere al suo bisogno con gioia non costa nulla. All’improvviso, da quel seminare amore, raccoglieremo tutti frutti bellissimi. Alla fermata del bus Incontro Karim alla fermata del bus. Lo conosco appena, non so neanche il suo Paese d’origine, anche se credo sia nordafricano, e nell’attesa scambiamo due chiacchiere. Io vado su in città, lui al mare e non certo per nuotare (lo si vede dallo scarso assortimento di articoli balneari da vendere che porta con sé). Noto però che è privo di un cappello per proteggersi dal sole, un accessorio indispensabile in questa estate torrida per chi come lui passerà alcune ore sulla spiaggia assolata. “L’ho dimenticato a casa”, risponde. Mi viene spontaneo offrirgli il mio. L’ho comprato da poco, ma non importa: “Prendilo, ne ho altri due. Dove vado posso trovare l’ombra, mentre tu…”. Spiazzato, Karim mi guarda quasi incredulo. Più volte insiste per non accettarlo, poi finalmente cede vedendo che lo faccio di cuore. Nel frattempo, arriva il mio bus. Ci salutiamo. “Buon lavoro, Karim!”. “Ancora grazie per il cappello!”. Solo adesso mi viene in mente di aver fatto quel dono a Gesù in lui. Fatto sta che l’episodio del cappello illumina tutta la mia mattinata. (Saverio – Italia) L’ombrello Dal Vangelo avevo imparato che dietro i poveri e gli emarginati è Cristo che chiede di essere amato. Ricordo un semplice episodio. Nel bar vicino casa, avevo notato un povero, soprannominato Penna, bagnato fradicio perché quel giorno pioveva. Sapendo che aveva avuto la tbc, e superando una certa resistenza a farmi vedere in sua compagnia, l’ho invitato a casa, per cercargli qualcosa di asciutto. I miei restano sorpresi. “Babbo, servirebbero dei vestiti…”. All’inizio mio padre non sembrava molto entusiasta, poi però ha procurato un paio di pantaloni, mentre io rimediavo una giacca. Ma la pioggia non accennava a finire… Ed io, tornando alla carica: “E se gli dessimo anche un ombrello?”. Anche l’ombrello è arrivato. Felice il povero, ma più felice io, perché ci eravamo mossi insieme per aiutarlo. Ma la cosa non è finita lì. Giorni dopo, Penna è tornato per restituirci l’ombrello. Veramente non era quello che gli avevamo dato, era migliore. Era successo che il nostro glielo avevano rubato e qualcuno gliene aveva regalato un altro. Aveva voluto così ricambiare. (Francesco – Italia)
A cura di Maria Grazia Berretta
(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno IX – n.1- marzo-aprile 2023) (altro…)
Mar 24, 2023 | Dialogo Interreligioso, Ecumenismo, Nuove Generazioni
“Together – Raduno del Popolo di Dio” è la veglia di preghiera ecumenica che si terrà il 30 settembre 2023 a Roma in vista dell’Assemblea sinodale di ottobre. Damian, cattolico polacco, e Masha, ortodossa russa, sono due giovani del Movimento dei Focolari ed hanno recentemente partecipato all’ incontro di preparazione per l’evento al quale è seguita un’udienza privata con il Papa. Pregare insieme riuniti sotto la stessa tenda per scoprirsi fratelli e sorelle in Cristo. È questo il cuore della veglia di preghiera ecumenica che si svolgerà il 30 settembre 2023 in Piazza San Pietro, evento annunciato durante l’Angelus del 15 gennaio 2023 da Papa Francesco per affidare a Dio i lavori della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, sul tema della Sinodalità, che si svolgerà in ottobre 2023. Un vero e proprio raduno del Popolo di Dio e l’invito, come spiega anche il nome pensato per questo momento (Together), a camminare insieme; ad “allargare lo spazio della tua tenda”, come indica il versetto di Isaia (cfr. Is 54, 2) scelto per l’occasione. Animata dalla Comunità di Taizé, la veglia, che si svolgerà alla presenza di Papa Francesco e dei rappresentanti di varie Chiese cristiane, nonché molte realtà e organizzazioni, è aperta a tutti, in particolare ai giovani che sono invitati dal venerdì sera fino alla domenica pomeriggio, e saranno accolti per un fine settimana di vera condivisione.
Nel team che si occupa dell’organizzazione di Together ci sono anche Damian Skłodowski, polacco, e Masha Iasinskaia, dalla Russia, due giovani del Movimento dei Focolari che dal 12 al 15 marzo 2023 hanno avuto modo di incontrarsi con tante altre persone per cominciare a portare avanti i lavori. Masha, che momento è stato per te? Questo incontro di preparazione è stato davvero forte per me, soprattutto perché sono rimasta piacevolmente impressionata nel vedere tante persone appartenenti a diverse Chiese, a varie confessioni, lavorare insieme. Io sono ortodossa e, facendo parte da quando sono nata del Movimento dei Focolari, ho sempre vissuto nella normalità del dialogo tra le varie Chiese, ma sono stata felice di sorprendermi questa volta. Ho scoperto che in tantissimi, ciascuno nella propria realtà, sentono questa necessità di fratellanza e lavorano fortemente per raggiungere questo obiettivo nelle loro comunità. Damian, come vi siete suddivisi dal punto di vista organizzativo? Il weekend di Together sarà un cammino a tappe. La mattina del 30 settembre saranno organizzati dei percorsi tematici, laboratori, in varie zone di Roma. Seguirà un tempo dedicato alla preghiera per tutti i giovani adulti nel centro della città e poi la marcia che ci condurrà tutti in Piazza San Pietro. Questo momento di preparazione è stato un modo certamente per conoscerci, fare un po’ brainstorming sui temi e capire come dividere il lavoro tra noi. Io e Masha ci occuperemo di preparare uno dei workshop per la mattina. Masha, in questo contesto che ruolo ha per te la parola “Together”? La prima volta che ho sentito di vivere a pieno questo “insieme” è stato in Ungheria, durante il GenFest del 2012, un raduno che coinvolge i
giovani dei Focolari ogni 5 anni. Un evento diverso da quello che organizziamo qui, ma ciò che non potrò mai dimenticare è quel mandato che ci è stato consegnato ad essere “ponti”. Il ponte rappresenta qualcosa che unisce, capace di creare un legame tra noi, tra i nostri Paesi, le nostre Chiese, le nostre differenze, e più saremo uniti più questo ponte sarà incrollabile. Penso che questo essere “insieme” sia una necessità, soprattutto per me, per il mio Paese. Io sono fortunata perché ho avuto la gioia di ricevere questo mandato, ma è necessario farsi testimonianza, diventare davvero ponti e questa veglia può essere una bellissima occasione. Damian, secondo te qual è il punto di partenza per stabilire un vero rapporto di comunione? Il punto di partenza è incontrare davvero l’altro, mettere al centro la persona, conoscersi e chiedersi “come stai?”. Bisogna crearlo quel rapporto. Si, è vero, siamo diversi, ci sono differenze tra le varie Chiese, tra le confessioni, tra le religioni ma anche tra le persone, in generale. Prima di trovare soluzioni o fare grandi discorsi ciò che è importante è l’ascolto. Io, cattolico, e Masha, ortodossa, lo stiamo sperimentando già nella condivisione di questo lavoro e anche durante i pranzi e le cene di questi giorni di preparazione, è stato bello incontrarsi con gli altri in un momento di convivialità, senza troppe pretese, con tanta semplicità. Anche Papa Francesco, nell’accoglierci in udienza privata e ringraziandoci per la nostra disponibilità, ha più volte usato la parola “sinodalità”. È questo il cammino del popolo di Dio: camminiamo, apriamo il nostro cuore, i nostri orecchi per ascoltare, i nostri occhi per vedere e per procedere man mano insieme.
Maria Grazia Berretta
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Mar 17, 2023 | Testimonianze di Vita
La Parola di Dio, incarnata, vissuta concretamente e nel nostro tempo, ci dà la possibilità di fare della nostra vita una fonte di luce capace di illuminare ogni tenebra, portando il nostro contributo in ogni nostra attività. Uno sguardo nuovo sulle cose che traccia un sentiero di speranza per noi e per chi ci sta accanto. Una pace che porta luce Tutto cominciò quando mio figlio ebbe i primi sintomi della Sla. Come madre mi ero sempre spesa per i figli e anche per i nipoti, ma non poter far niente per arginare un male così subdolo fu terribile. Un giorno ero in chiesa e piangevo. Sull’altare maggiore le sculture della crocifissione con Giovanni, la Maddalena e Maria ai piedi di Gesù fermarono il mio sguardo. Immaginando cosa provasse Maria davanti al Figlio così ridotto, mi vidi come lei, impotente e schiacciata dal dolore. Non ebbi la forza di pregare ma rimasi lì a contemplare, a pensare… e una pace insolita mi rasserenò. Da quel giorno, ogni volta che l’angoscia mi stringe il cuore, torno lì e sembra che Maria mi ripeta: “Stai con me, accogli il mistero e partecipa con me alla Redenzione”. La pace che traggo dalla sua vicinanza cerco di donarla in famiglia. Una mattina in cui mio figlio, alzandosi, si accorse di nuovi limiti, mi telefonò per dirmi: “Mamma, non so cosa sarà domani, ma sostenuto dalla tua forza sento di poter ringraziare Dio di tutto ciò che mi ha dato”. Fu per me un balsamo. (T.F. – Italia) Le redini del futuro Una rimpatriata tra ex allievi, cinquant’anni dopo la maturità. Capelli bianchi o perduti, bastone, malattie, delusioni… ma anche tanta gioia di ritrovarsi. È stato inevitabile ricordare quelli di noi passati all’altra vita. Poi i discorsi hanno toccato speranze e progetti, i giovani, i figli… e qui il punctum dolens da cui scaturiva la stessa grave domanda: “Dove abbiamo sbagliato? Quale futuro abbiamo costruito?”. Uno del gruppo, che aveva consacrato la sua vita a servizio dei poveri, parlando delle varie solitudini incontrate, si è detto convinto che in questo mondo malato, come dice papa Francesco, i giovani sono a rischio perché respirano aria di indifferenza e non si rendono più conto della realtà. E concludeva: “Tocca a noi prendere in mano le redini del futuro”. Ci siamo lasciati con la sensazione (ce lo siamo poi detto) che quell’incontro ci aveva svelato un nuovo obbligo, un compito, secondo le condizioni e le possibilità di ciascuno. Quanto a me, mi sono impegnato a comunicare ai miei nipoti quello che i loro stessi genitori non riescono a trasmettere. (L.A. – Spagna)
A cura di Maria Grazia Berretta
(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno IX – n.1- marzo-aprile 2023) (altro…)
Mar 15, 2023 | Centro internazionale, Sociale
Ad un mese dalle forti scosse di terremoto che hanno colpito Turchia e Siria, un breve report sui contributi raccolti dal Coordinamento Emergenze del Movimento dei Focolari e uno sguardo su una prima fase di intervento avviata in Siria a febbraio, che si concluderà ad agosto. Il 7 febbraio 2023 il Coordinamento Emergenze del Movimento dei Focolari ha avviato una raccolta fondi straordinaria in sostegno della popolazione della Turchia e della Siria, attraverso le ONLUS Azione per un Mondo Unito (AMU) e Azione per Famiglie Nuove (AFN). Attualmente i contributi raccolti corrispondono a circa 580 mila euro e una prima rata di 100 mila euro è già stata inviata in alcune aree siriane colpite dal terremoto. L’intervento, nello specifico andrà in soccorso a circa 2.500 persone e raggiungerà indirettamente fra le 5.000 e le 10.000 persone nelle tre aree terremotate di Aleppo, Latakia e Hama. Ecco alcuni esempi di interventi che saranno portati avanti e che riguardano differenti azioni di assistenza: ASSISTENZA AI BISOGNI PRIMARI
– Fornitura di beni di prima necessità – cibo, coperte, medicinali, vestiti, ecc – alle persone sfollate e ospitate nei centri di accoglienza di fortuna (chiese, moschee…).
– Contributo economico alle famiglie più bisognose; fornitura di servizi medici e ausili per la mobilità post-ricovero, farmaci, sessioni di trattamento fisico e psicologico per persone colpite fisicamente e psicologicamente.
– Distribuzione di pacchi alimentari alle famiglie in condizione di insicurezza alimentare (in collaborazione con altre organizzazioni).
– Supporto economico ai piccoli artigiani per riacquistare o riparare equipaggiamenti e attrezzature perduti e riavviare l’attività lavorativa.
RIABILITAZIONE DELLE ABITAZIONI DANNEGGIATE DAL TERREMOTO
– Copertura dei costi dei sopralluoghi e degli esami di valutazione tecnica sulla stabilità degli edifici da parte di commissioni tecniche di ingegneri.
– Supporto economico alle famiglie per lavori di consolidamento delle fondamenta degli edifici e per la ristrutturazione delle abitazioni danneggiate.
– Copertura costi per l’acquisto di strumenti di lavoro degli artigiani (fabbri, idraulici, falegnami, elettricisti) affinché possano riprendere il loro lavoro nelle abitazioni danneggiate.
– Supporto economico per il pagamento delle spese di affitto per chi ha perso la casa o ha bisogno di una residenza temporanea a causa dell’inidoneità della propria abitazione.
SUPPORTO PSICOLOGICO POST TERREMOTO
– Copertura dei costi dell’assistenza domiciliare a persone anziane che vivono sole o rimaste sole.
– Realizzazione di attività e iniziative collettive per il supporto psicologico di gruppo, in particolare presso i centri temporanei di accoglienza.
– Realizzazione di laboratori di formazione al sostegno psicologico per fornire strumenti e metodologie a operatori e volontari attivi nel soccorso.
A cura di Maria Grazia Berretta
Vedi stralcio dal Collegamento – 11 marzo 2023 https://youtu.be/jpwMNGS4Dqo (altro…)
Mar 14, 2023 | Chiara Lubich
Il 14 marzo 2008, 15 anni fa, Chiara Lubich concludeva la sua vita terrena. Qualche anno prima, in un Collegamento mondiale citava il breve ma intenso versetto del Salmo 15 (16) “Sei Tu Signore, l’unico mio bene” e invitava le comunità del Movimento nel mondo ad accostarsi a questa preghiera dandole centralità nella vita di tutti i giorni. Dire in particolari circostanze, con rinnovato slancio e totale adesione della mente e del cuore: “Sei Tu, Signore, l’unico mio bene”, è anche un’ottima preghiera. Tutti, infatti, ci accorgiamo che, non di rado, lavorando, scrivendo, parlando, durante il riposo o in quant’altro facciamo, può infilarsi qualche attaccamento anche lieve a noi stessi, a cose, a persone… E accettare ciò è un grosso guaio per la vita spirituale. Dice san Giovanni della Croce: “Che importa che l’uccello sia legato a un filo o a una corda! Per quanto sottile sia il filo, l’uccello resterà legato come alla corda, finché non riuscirà a strapparlo per volare. Lo stesso vale – continua – per l’anima legata a qualche cosa: nonostante tutte le sue virtù non perverrà mai alla libertà dell’unione con Dio” È necessario, perciò, in quelle circostanze, intervenire immediatamente, e niente aiuta di più – è una mia esperienza anche recente – che ridichiarare a Gesù Abbandonato: “Sei Tu, Signore, l’unico mio bene. L’unico. Non ne ho altri”. È una preghiera, penso, importantissima e assai gradita a Dio. Ci aiuta a non impolverarci con le cose terrene. E vivendola si resta impressionati – io lo sono stata e lo sono sempre – di come quell’aggettivo: “unico” – “Sei Tu, Signore, l’unico mio bene” – dia una solenne sterzata alla nostra vita spirituale, come ci raddrizzi immediatamente, quasi fosse sicuro ago della bussola del nostro cammino verso Dio. Questo modo di agire, poi, è molto conforme alla nostra spiritualità, in cui prevale l’aspetto positivo: si vive il bene e così se ne va il male. Non siamo tanto chiamati, infatti, a staccarci da qualcosa (noi stessi, le cose, le persone), ma a riempirci di qualcosa (l’amore a Lui nostro tutto). A noi non piacciono tanto i no, ma i sì. E questa preghiera: “Sei Tu, Signore, l’unico mio bene”, è un modo meraviglioso per vivere da veri cristiani che amano Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e non a metà. È una maniera sublime ancora per prepararci ad ogni incontro con Lui nelle sue ispirazioni quotidiane; così come al grande incontro con Lui quando, all’alba dell’eterno giorno, nel nostro cuore non varrà che l’amore a Dio e, per Lui, ai fratelli. “Sei Tu, Signore, l’unico mio bene”: quanta sapienza, quanta saggezza, quanta luce, quanta forza, quanto amore, quanta perfezione in queste brevi parole! Il Signore ci dia di sperimentarne tutta la loro potenza.
Chiara Lubich
(Chiara Lubich, Conversazioni in collegamento telefonico, Città Nuova, 2019, pp. 630-632) https://youtu.be/OhayzV1yzCA (altro…)
Mar 13, 2023 | Centro internazionale, Chiesa
In occasione dei 10 anni di Pontificato di Francesco, Margaret Karram, Presidente dei Focolari, ha fatto giungere al Papa un messaggio a nome di tutto il Movimento, che pubblichiamo qui di seguito.
Santità, carissimo Papa Francesco,
mi unisco alle preghiere che si elevano da moltissimi punti nel mondo per ringraziare Dio per questi dieci anni in cui ha abbracciato la Chiesa e l’umanità facendosi portatore dell’amore di Cristo.
Grazie, Santo Padre, per questo tempo di luce, di coraggio, fede incrollabile e ascolto dello Spirito Santo, con cui ci chiama continuamente ad “uscire” dalle nostre case e comunità, per camminare sulle strade del mondo e condividere gioie e dolori con le donne e gli uomini del nostro tempo.
Ho ancora in cuore la gioia e la gratitudine per l’ultimo nostro incontro, il 24 febbraio scorso, quando ci ha ricevuti in udienza insieme ad alcuni moderatori di Movimenti ecclesiali e nuove Comunità. Ancora una volta abbiamo constatato la sua lungimirante sapienza e il suo realismo evangelico e devo dirle che le sue parole mi guidano e mi incoraggiano ogni giorno nel mio servizio alla Chiesa e alla fraternità umana.
Gli argomenti trattati con lei, Santità, saranno oggetto di riflessione e condivisione, in particolare la sua raccomandazione di essere testimoni coerenti, docili alle novità dello Spirito perché possa emergere la dimensione mariana della Chiesa e la ricchezza della donna nella vita ecclesiale, anche attraverso il contributo della vita dei Movimenti.
Ci senta con Lei, in ciascun punto del mondo in cui ci troviamo, a costruire la Chiesa, a dare la nostra vita affinché la pace torni dove non c’è e porti, come frutti, la giustizia e la riconciliazione tra i popoli.
Insieme alla nostra preghiera quotidiana, Le invio, anche a nome del Movimento dei Focolari, gli auguri più vivi per quanto desidera e per la sua salute.
Maria Santissima Le sia accanto con le sue materne consolazioni.
Con affetto filiale
Margaret Karram
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Mar 4, 2023 | Chiesa, Focolari nel Mondo
Si è recentemente conclusa a Bangkok (Thailandia) l’Assemblea continentale asiatica per il Sinodo che ha definito il prezioso contributo del continente più vasto e popolato al mondo. Abbiamo intervistato Vanessa Siu-Wai Cheng, focolarina cinese presente all’evento. “Baan Phu Waan è il luogo dove si situa il grande centro di formazione pastorale dell’Arcidiocesi di Bangkok (Thailandia). Un posto bellissimo. Eravamo una ottantina presenti all’Assemblea continentale asiatica del Sinodo che si è svolta dal 24 al 26 febbraio 2023”.
Vanessa Siu-Wai Cheng, focolarina di Hong Kong, ci introduce in questa nuova fase continentale del Percorso Sinodale che riguarda l’Asia, un percorso che, come lo ha definito l’Arcivescovo metropolita di Tokyo (Giappone) Tarcisius Isao Kikuchi nella sua omelia di apertura: “Non è solo un evento passeggero da celebrare, ma piuttosto un cambiamento di atteggiamento dell’intero popolo di Dio per rendere la sinodalità la natura fondante della Chiesa.” Vanessa, quanti erano i partecipanti? Diciassette Conferenze episcopali e due Sinodi di Chiese di rito orientale in rappresentanza dei 29 Paesi della FABC (Federation of Asian Bishops’ Conferences) hanno inviato i propri rappresentanti a questo evento, che ha lo scopo di dare alle Chiese asiatiche l’opportunità di discutere sul percorso che porta al Sinodo tracciato da Papa Francesco. Abbiamo potuto condividere le nostre esperienze concentrandosi su vari temi e alcune problematiche che affliggono il continente. Si è parlato di sinodalità, processo decisionale, vocazioni sacerdotali, ruolo dei giovani, povertà, conflitti religiosi e clericalismo, con l’auspicio di poter procedere insieme in un vero cammino di crescista comunitaria. Con grande gioia era presente anche qualcuno della delegazione dalla segreteria del Sinodo, la commissione e la task force. Una testimonianza della disponibilità della Chiesa universale a camminare sul processo sinodale.
Quale è stata la metodologia di lavoro? Sono stati tre giorni intensi di comunione e lavori di gruppo. La metodologia è sempre quella della Conversazione spirituale. I vari input che abbiamo ricevuto sono stati molto importanti e stimolanti. In primo luogo, il Card. Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei vescovi, ci ha portato il caloroso saluto del Papa e ci ha assicurato che non siamo stati dimenticati. Ha sottolineato che una Chiesa sinodale è una Chiesa di ascolto e di discernimento. Il successo del processo sinodale dipende dalla partecipazione del popolo di Dio e dei pastori. Dobbiamo essere molto attenti alle voci, soprattutto a quelle che agitano la Chiesa. Cosa ti ha colpito nello specifico? Un’impressione molto forte è stata fin dal primo giorno vedere che, ad ogni tavolo dove un gruppo lavorava, c’era una sedia vuota, in rappresentanza di coloro che non possono dare la loro voce e che non vogliono darla. Al centro del tavolo, una candela circondata da una corona di bellissimi fiori che veniva accesa a inizio giornata simbolo della luce dello Spirito Santo, necessaria per poter fare discernimento. Abbiamo fatto esperienza di conversione nell’ascoltare l’altro svuotandoci di noi stessi, tutti insieme: cardinali, vescovi, sacerdoti, religiose e laici. Un momento per poter andare in profondità, uscire dalla particolarità per poter arrivare, con uno guardo ampio, a
livello continentale. Li è avvenuta la trasformazione da l’”io” al “noi.” Inoltre, c’è da dire che l’Asia ospita molte religioni e anche le più antiche, quindi una delle caratteristiche degli asiatici è quella della spiritualità e della preghiera. Il programma era introdotto da 10 minuti di silenzio durante la discussione di un argomento e mezz’ora di preghiera nella cappella tra due sessioni di discernimento. Questi momenti di silenzio e di preghiera hanno davvero aiutato tutti i partecipanti a stare con Dio e in Dio per ascoltare la Sua voce sia individualmente che collettivamente. Quale secondo te la sfida maggiore? È stato meraviglioso stare insieme come Chiesa continentale contemplando la complessità e la varietà delle caratteristiche e sfide diverse e comuni. Il primo giorno mi sembrava un po’ ambizioso presumere di arrivare in tre giorni a una bozza che sarebbe servita per la formulazione dell‘instrumentum laboris per il Sinodo con precise priorità per il continente asiatico, ma si sente che lo Spirito soffia forte. Grazie al lavoro di un gruppo di redazione che ha preparato per noi la “draft framework”, una bozza di progetto in modo da risparmiarci il tempo di leggere tutte le relazioni ex novo, abbiamo potuto lavorare con calma e con un testo ben ordinato. L’ultima stesura del documento esprime un’unica sinfonia con molte voci che riecheggiano il sogno, le speranze, le aspirazioni e i dolori del continente asiatico.
A cura di Maria Grazia Berretta Foto: © Synodbangkok2023
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Feb 28, 2023 | Dialogo Interreligioso, Ecumenismo
Il 1 febbraio 2023 il Centro Internazionale del Movimento dei Focolari, ha avuto la gioia di accogliere la Rabbina argentina Silvina Chemen, amica di lunga data impegnata nel dialogo interreligioso. In un dialogo aperto e fraterno ha raccontato della partecipazione al Forum dei leaders religiosi in Indonesia (R20) svoltosi poco prima del G20 e di un pellegrinaggio in Terra Santa con un gruppo di ebrei e cristiani. “Se do uno sguardo a quella che è la mia vita, il mio impegno nel dialogo interreligioso, posso dire che tutte le strade cominciano qui, con il Movimento dei Focolari”.
Parole di estrema felicità, quelle che la Rabbina Silvina Chemen, in visita all’inizio di febbraio 2023 presso il Centro Internazionale di Rocca di Papa (Italia), ha pronunciato dinanzi ad una folta assemblea di persone desiderose di darle un saluto e porle qualche domanda. Argentina, di Buenos Aires, Silvina Chemen è professoressa presso il Seminario Rabbinico latino-americano e svolge il suo servizio nella comunità Bet-El fondata dal Rabbino Marshall Meyer. Il suo impegno nel dialogo tra le fedi è una scelta che radicalmente pervade la sua vita e che l’ha portata a conoscere profondamente il carisma nato da Chiara Lubich, condividendo il desiderio profondo del “ut omnes” lavorando intensamente in favore della pace e della fraternità universale. A novembre del 2022 Silvina ha partecipato all’R20, il Forum delle religioni in Indonesia, un momento storico che, alla presenza di tantissimi capi religiosi, ha definito a gran voce quanto le religioni possano davvero essere partner e aiutare alla costruzione di una società più pacifica. “Noi- afferma la Chemen- i religiosi del mondo, siamo parte della società e abbiamo tantissimo da offrire ad un mondo così ferito. È vero, in questo momento storico, a livello internazionale, politico e religioso, stiamo muovendo i primi passi verso un dialogo comune, ma dobbiamo fare un altro passo, guardando maggiormente a quelli che sono i problemi della gente comune”. È un cammino lungo ma che nel tempo, pazientemente, è capace di lasciar intravedere i frutti più belli, valorizzando le differenze l’uno dell’altro, custodendole, porgendo l’orecchio con interesse e guardando tutti verso un unico obiettivo. Così, ricorda Silvina, come è accaduto nelle prime esperienze di dialogo tra persone di diverse religioni che ha potuto vivere: “La mia tradizione, la tradizione ebraica, non è solo un insieme di precetti, rituali o una liturgia, ma si impasta con la quotidianità, con ogni istante della vita dell’uomo, i nostri comportamenti, azioni, con quello che siamo. È una cosmovisione di vita reale, per cui l’ebraismo non si vive solo dentro la Sinagoga, ma fuori. Essere comunità coese e testimoniare con la nostra vita: è questo quello che credo valga per tutti. Spesso si pensa che noi persone di varie religioni non siamo parte integrante della società e che dobbiamo vivere dentro le mura delle nostre comunità. Io penso invece che non possiamo perdere questa opportunità di parlare al mondo e di parlare di dialogo, di quello che abbiamo imparato con la nostra esperienza, non per convincere qualcuno, ma per piantare semi di bene, avere un’incidenza sulla realtà. Io sono innamorata di questa possibilità di leggere una religione con gli occhi dell’attualità. Siamo qui per scomodare i comodi e per sostenere gli scomodi. Quando uno si sente troppo comodo significa che è completamente scollegato dalla realtà, che per natura è scomodissima. Ecco, la nostra missione è scomodarci”.
Silvina ha da poco concluso un pellegrinaggio in Terra Santa, frutto di un percorso cominciato nella sua città, Buenos Aires, circa sette anni fa, dal nome “letture condivise”: “Ogni primo lunedì del mese ci siamo incontrati, ebrei e cristiani, per studiare i testi della Bibbia- racconta -. Uno spazio di verità e di conoscenza, che ha visto la partecipazione anche di un teologo cattolico, José Luis D’Amico, dell’ordine delle suore di Sion, un centro biblico di Buenos Aires. In alcuni momenti abbiamo avuto la gioia anche di avere tra noi dei fratelli mussulmani e abbiamo potuto leggere insieme la Torah, il Vangelo e alcuni passi del Corano. Questa esperienza ha portato ciascuno di noi ad avere un sogno: un pellegrinaggio in Terra Santa insieme per far rivivere i testi nel loro contesto di riferimento”. È così che dal 9 al 22 gennaio 2023, 45 persone, tra ebrei e cristiani cattolici, accompagnate da una guida israeliana, hanno vissuto questa esperienza davvero intensa: partecipare alla commozione gli uni degli altri nei posti che per ciascuno avevano un valore e comprendere il messaggio ultimo dei testi che si leggevano. “Ci siamo recati tra Gerico e Gerusalemme- racconta Silvina- nel luogo dove si racconta sia avvenuto l’incontro tra il buon samaritano e il moribondo, un testo che per noi ebrei è un po’ problematico, che potrebbe far passare gli ebrei come persone senza pietà, così come vengono descritti il levita, il sacerdote della parabola. Era importante confrontarci con questo testo in quel luogo, dare una lettura diversa e capire che la misericordia era la chiave di quella Parola così come si legge anche nell’ Ecclesiaste: meglio due che uno, perché se uno cade, l’altro lo aiuta (cfr. Ec 4,9-10). Subito dopo abbiamo fatto un esercizio, quello di parlare con qualcuno con il quale durante il viaggio non avevamo ancora parlato. È stato un momento davvero unico: avere l’opportunità di ascoltarsi, confrontarsi e trovare un messaggio comune. Non eravamo un “noi” e un “voi” separati, ma eravamo insieme. Un momento prezioso, direi anche profetico, di un mondo veramente unito”.
Maria Grazia Berretta
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Feb 25, 2023 | Cultura, Nuove Generazioni, Sociale
Dare per salvaguardare. La nuova APP insegna a giovani e adulti, attraverso azioni quotidiane, come prendersi cura del pianeta e delle comunità ferite dai cambiamenti climatici Tracciare i propri consumi, da soli o in gruppo, imparare piccole-grandi azioni quotidiane per risparmiare acqua ed energia e non sprecare cibo, fornire aiuto concreto ai Paesi più poveri. Questi gli obiettivi di EcoGive – Dare per Salvaguardare, una nuova App – disponibile su AppleStore e GooglePlay – nata grazie al sostegno dell’Associazione Nuove Vie per un Mondo Unito legata al Movimento dei Focolari. Il telefonino racchiude ormai il nostro mondo in formato digitale. Vedere i propri comportamenti quotidiani riflessi nella dimensione digitale ci aiuta a prendere consapevolezza sui consumi davvero necessari e sugli sprechi. E attraverso questa App le azioni possibili vanno dal riutilizzo dell’acqua di lavaggio di frutta e verdura allo spegnimento di luci non necessarie, per arrivare al riciclo di indumenti usati o allo spreco di cibo. Ciascun partecipante può registrare i suoi “atti verdi” impegnandosi a realizzarne almeno 200 ad esempio per ogni anno scolastico, suddivisi in cinque aree tematiche: energia elettrica, acqua, gas, riciclo/riuso e riduzione dello spreco alimentare. Si potrà poi seguire il conteggio dei propri atti e quelli del proprio gruppo o classe scolastica, così come l’impatto del progetto misurato in CO2, MWh e acqua risparmiati. “È un progetto vitale, un contributo a un cambio culturale reale verso uno stile di vita sostenibile” afferma Marco Livia, presidente dell’Associazione Nuove Vie per un Mondo Unito APS, che ha sostenuto il progetto nel dargli uno sviluppo internazionale. “Consapevoli della grande responsabilità della nostra generazione rispetto alla situazione ambientale, crediamo fortemente nella forza del cambiamento che possiamo trasmettere ai ragazzi, e che loro possono imprimere ai loro coetanei e nei loro contesti”. L’idea è nata nel 2008 a Palermo (Italia) su iniziativa della professoressa Elena Pace, con l’obiettivo di coniugare salvaguardia dell’ambiente e solidarietà. L’esperienza poi è maturata negli anni grazie all’impegno degli alunni di varie scuole italiane. Nell’anno scolastico 2021-2022 l’iniziativa ha coinvolto 50 scuole nel mondo e raggiunto più di 10 mila studenti. Nel 2023 il suo respiro internazionale continua a crescere. Partecipano infatti scuole di ben 12 Paesi: Italia, Burundi, Benin, Madagascar, Sudafrica, India, Kenya, Pakistan, Brasile, Colombia, Haiti e Repubblica Domenicana. Il progetto si ispira agli Obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, focalizzandosi in particolare su tre di questi: il 13 (lottare contro il cambiamento climatico), il 4 (promuovere un’istruzione di qualità) e il 2 (sconfiggere la fame). Sostegno ai Paesi in via di sviluppo Gli atti di risparmio energetico saranno anche trasformati in sostegno concreto a favore delle popolazioni dei Paesi più in difficoltà per gli eventi avversi legati al clima. Come? Attraverso la loro monetizzazione, realizzata con donazioni di genitori, parenti, conoscenti e sponsor. Le risorse così generate consentiranno la realizzazione di azioni solidali in Paesi in via di sviluppo scelte da ragazze e ragazzi, che impareranno in questo modo a dare per salvaguardare l’ambiente. Tra i progetti di solidarietà scelti vi sono la realizzazione di un orto sociale a Nairobi in Kenya, la piantumazione di alberi in un quartiere alla periferia di Mumbai (India) e la promozione di vivai nella città di Carice (Haiti). Il progetto ha ricevuto il supporto da varie Istituzioni fra cui il Ministero dell’Istruzione italiano, il Ministero dell’Ambiente della Repubblica Dominicana, dall’università di Roma La Sapienza, l’Agenzia spaziale Italiana e dai Comune di Roma e di Priverno. L’App EcoGive è stata realizzata grazie al sostegno di Mauro Atturo, CEO & Founder della Problem Solving S.R.L. e di Carlo La Mattina, Amministratore Unico di Innovation Lab S.R.L.
Lorenzo Russo
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Feb 24, 2023 | Sociale, Testimonianze di Vita
365 giorni di guerra nelle parole e nell’esperienza di Mira Milavec, Focolarina slovena che da alcuni anni vive in Ucraina dove lavora per Caritas Spes. “Questo anno di guerra è un anno, ma sembra un’eternità (…). Non avrei mai immaginato di vivere in prima persona una situazione del genere”.
È così che comincia la nostra conversazione con Mira Milavec, focolarina slovena che dal 2019 vive in Ucraina. Un impegno instancabile il suo, che l’ha vista in prima linea durante questo anno di conflitto, lavorando per il sostegno alla popolazione con Caritas Spes Ucraina, le cui attività sono state sostenute anche dal Coordinamento Emergenze del Movimento dei Focolari attraverso le ONLUS Azione per un Mondo Unito (AMU) e Azione per Famiglie Nuove (AFN). “Vedo molta stanchezza intorno a me. La gente – racconta Mira- in alcuni posti in particolare, vive ancora in situazioni davvero precarie. Dopo un anno, sono cambiati proprio i bisogni delle persone. Prima con Caritas Spes ci occupavamo di distribuzione di beni di prima necessità, ora siamo passati ad una nuova fase in cui è molto importante ridare dignità alle persone e occuparci anche del sostegno sociopsicologico. Siamo ancora all’inizio in questo campo ma stiamo cercando di muoverci per capire come fare”. Mira, la macchina della Caritas non si è mai fermata… “Certo. Sono in contatto con in nostri collaboratori che si trovano nei posti più colpiti. Credo non abbiano mai avuto tempo di riposare ma sono lì, giorno e notte, toccando con mano le sofferenze di questa gente che ha perso tutto, i loro cari, la casa; una vita intera in frantumi. Penso che stare a contatto diretto con queste storie, per quanto siano stanchi, dia loro la spinta per continuare a fare del bene”.
C’è qualche storia in particolare che porti con te? “Sì, le storie sono diverse, ed è da lì che viene la speranza. Ricordo una famiglia del Donbass che ha dovuto lasciare la sua città già nel 2014. Avevano risparmiato tutta la vita per avere un appartamento e appena comprato si sono trasferiti a Kharkiv. Poi l’arrivo della guerra dell’anno scorso e un nuovo spostamento per loro. Sono rientrati in quell’appartamento credo a fine 2022 e lo hanno trovato in condizioni davvero disastrose a causa dei bombardamenti. Abbiamo portato loro delle stufe a legna per riscaldarsi e, nonostante questa situazione complicata, è stato toccante vedere nei loro occhi una gratitudine immensa. Non era importante quanti altri soldi sarebbero serviti per riparare i danni alla casa. Erano felici e grati di ricevere quel piccolo aiuto, di essere in vita e ancora insieme”. Personalmente cosa hai sperimentato in questo anno così difficile? “Ho visto quanto in queste situazioni la gente, noi tutti, siamo capaci di metterci in moto per aiutare; più di ogni altra cosa, riconoscere il sostegno e sentire davvero che siamo nelle mani di Dio. Spesso le persone qui non esigono molto, basta ‘stare’, esserci. Dio ti dà diversi talenti e devo dire che in questa situazione in cui mi trovo ora li posso davvero usare, possono servire davvero a qualcuno. La preghiera in questo è un vero sostegno. Spero davvero questa guerra finisca e che ciascuno nel suo piccolo, sia capace di insegnare alle nuove generazioni che è necessario combattere tutto questo odio”.
A cura di Maria Grazia Berretta
Se si gradisce si possono attivare i sottotitoli in italiano https://youtu.be/gFOMlUj6axA Per continuare a sostenere la popolazione ucraina clicca sul link Ucraina: al via la raccolta fondi in sostegno alla popolazione – Movimento dei Focolari (focolare.org) (altro…)
Feb 21, 2023 | Dialogo Interreligioso, Testimonianze di Vita
Nes Ammim in ebraico significa il “miracolo dei popoli”. Un luogo nato per favorire il dialogo e la conoscenza tra cristiani, ebrei e musulmani. Qui, dal 16 al 18 settembre, si è svolto “Dare to care for a Better Future”, incontro promosso dal Movimento dei Focolari nella Terra Santa e rivolto a persone di ogni generazione, nazionalità, credo religioso o convinzione non religiosa. Un’opportunità per condividere alcuni giorni e scoprirsi compagni, attraverso la comprensione reciproca, nella costruzione di un futuro migliore insieme. Per conoscere testimonianze di amicizia tra fedeli di religioni diverse, vedi anche Terra Santa: storie di dialogo ( https://youtu.be/rA0RZISgCfA ). https://youtu.be/T0vzYR-TxgI (altro…)
Feb 20, 2023 | Testimonianze di Vita, Vite vissute
Dio ha voluto veicolare la grazia che salva l’uomo attraverso l’uomo stesso. Ha scelto, cioè, di salvarci anche per mezzo del nostro amore reciproco, per la carità e la cura che abbiamo nei confronti del prossimo. E quando sembra di non aver nulla da offrire, di non essere utili, la strada che ci indica è “bussare” alla Sua porta da figli, chiedere e fidarci. Richieste speciali Per caso, ero venuta a conoscenza di una paziente ricoverata in ospedale in condizioni disperate. Per tentare di salvarla occorreva sangue di un certo gruppo sanguigno, che però non si trovava. Mi sono adoperata per cercarlo sia tra le mie conoscenze, sia nel mio ambiente di lavoro (sono infermiera presso il poliambulatorio di un ente assistenziale), ma niente da fare. Stavo per cedere le armi, col peso della sconfitta, quando dall’anima mi è nata una preghiera sentita all’Onnipotente, una richiesta. Era ormai finito l’orario di servizio del mio reparto e il medico specialista che coadiuvo mi saluta e se ne va. Solo qualche attimo e si presenta da me una giovane donna per una visita. Mi precipito a richiamare il sanitario e, a differenza di altre volte, lo trovo disposto a tornare in ambulatorio. Chiedo alla signora un documento e mi vedo porgere il tesserino dell’Avis. Quasi non credo ai miei occhi… e se avesse quel gruppo sanguigno? Se fosse disponibile? Proprio così! Quello stesso pomeriggio la donna si è trovata al capezzale dell’inferma per la trasfusione diretta. (A.M.M. – Italia) Dietro una porta Partendo dall’idea di dimezzare le mie cose personali, regalandole a chi poteva averne bisogno, ho instaurato rapporti nuovi. Ho iniziato con due giacche costose che indosso di rado, proposte alla mia vicina marocchina, la cui figlia o la nuora potevano essere interessate. Le ha gradite e, a sua volta, mi ha pregato di accettare un cappotto beige nuovo, mai indossato. Per me comportava un lavoro di ricerca a chi regalarlo, ma è servito a familiarizzare con la vicina. Due ore dopo incontro un’amica che accetta felicemente il cappotto per la sorella che indossa solo il beige. La giornata continua scandita dalla frase “Date e vi sarà dato”. Infatti, mi capita di ricevere mobili, stoviglie, biancheria per l’appartamento in cui mi sono trasferita da poco. Per noi svizzeri, è difficile varcare la soglia di casa del vicino, abbiamo sempre paura di disturbare. Ma quanta umanità è nascosta dietro le porte! Bastano pochi minuti d’intrattenimento davanti a un caffè e cadono i filtri del pregiudizio, il cuore si dilata e lo spazio familiare cresce. (Isabelle – Svizzera)
A cura di Maria Grazia Berretta
(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno IX – n.1- gennaio-febbraio 2023) (altro…)
Feb 16, 2023 | Famiglie, Sociale
Diana, Argia e Jane ogni giorno donano il proprio tempo per aiutare altre donne ad uscire dall’abominevole fenomeno del traffico e della riduzione in schiavitù di esseri umani. Le loro storie raccontante in occasione della giornata internazionale contro la tratta. L’8 febbraio di ogni anno si celebra la giornata internazionale contro la tratta e lo sfruttamento di persone. La rete internazionale Talitha Kum – che conta più 3000 suore ed è sostenuta dal Vaticano e da tante associazioni fra cui il Movimento dei Focolari – quest’anno ha organizzato un pellegrinaggio online dal titolo “Camminare per la dignità” con esperienze raccontate da varie parti del mondo. Due in particolare sono legate ai Focolari. Diana e Argia, da Napoli (Italia) sono impegnate da anni in un’associazione di donne dal nome “Donne Meridiane” che opera nel sociale e nella formazione culturale.

Laurea di Blessing
“Ho conosciuto il lavoro di una religiosa – racconta Argia – che da anni accompagna delle giovani donne vittime della tratta, in un processo di reinserimento nella società. Mi chiedevo cosa potessimo concretamente fare per queste ragazze. Risuonava forte dentro di me la frase del Vangelo “Ama il prossimo tuo come te stesso”. In particolare quel “come te stesso” che forse voleva significare anche offrire a queste giovani donne le stesse possibilità di una vita libera e dignitosa che abbiamo noi donne europee. Quindi è nata l’idea di finanziare un percorso di studi con l’associazione, per una giovane donna nigeriana”. Diana aggiunge: “Abbiamo coinvolto imprenditrici, donne delle istituzioni, dell’associazionismo, amici e parenti. Abbiamo così realizzato una serata un fundraising per raccogliere fondi e sostenere l’iniziativa. Qualche mese fa abbiamo festeggiato la laurea di Blessing, questa giovane donna e neomamma da qualche giorno. Sono stati invitati gli amici con i quali avevamo raccolto i fondi per renderli partecipi non solo della gioia di questo traguardo, ma anche della possibilità di continuare a sostenere altre donne in questo percorso”. La storia di Jane invece arriva dall’Africa. Tre anni fa viveva in Burkina Faso. “Nella via di fronte casa mia, ogni sera c’era una lunga fila di ragazze – racconta -. Cosa aspettavano? Il loro turno per prostituirsi. Una realtà purtroppo ben organizzata e non si poteva far nulla per evitarla”. Jane però voleva in qualche modo fare la sua parte per aiutare queste ragazze. Così ha iniziato a collaborare con Talita Kum. “Ho scoperto che tante donne partono all’avventura in altri Paesi o altre città per cercare lavoro o per studiare. Purtroppo spesso cadono nella trappola della prostituzione. Parlare della tratta ha aperto gli occhi a tante ragazze e ha salvato molte vite”. Da un anno Jane lavora presso il centro nutrizionale del Movimento dei Focolari in Costa d’Avorio. È un centro di prevenzione e cura della malnutrizione infantile. “Ogni giorno riceviamo tante mamme. Ognuna con la sua storia. Mi ricordo in particolare una di loro: suo marito era partito per cercare lavoro ma non è più tornato. Abbiamo ascoltato la sua storia e pianto con lei. Non avevamo nessuna soluzione. Le abbiamo offerto una piccola somma di denaro per aiutarla con una piccola attività di commercio di fronte casa sua. Anche le giovani ragazze con cui lavoriamo sono sensibili al tema dello sfruttamento. Mi colpisce sempre l’esempio di una di loro che dice che nel nostro quartiere c’è la più alta percentuale di prostituzione. Lei lo racconta con gioia perché ha capito che, nonostante questo problema, il nostro lavoro nel prenderci cura dei bambini, delle mamme e delle loro famiglie, è il nostro modo anche di prevenire la tratta e lo sfruttamento di esseri umani”.
Lorenzo Russo
VIDEO: Piazza San Pietro, Roma, flash mob contro la tratta degli esseri umani. https://www.youtube.com/watch?v=kUPDp1PaaHc
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Feb 15, 2023 | Cultura, Dialogo Interreligioso, Ecumenismo
Immergersi nel senso del dialogo e confrontarsi per poterlo vivere concretamente ogni giorno. È questo l’obiettivo principale degli 8 webinar promossi dal progetto “DialogUE: Diverse identità alleate aperte per generare un’Europa unita”. Un percorso per approfondire e cogliere la bellezza di questa arte, aperto a tutti. Ci si può capire tra cristiani, musulmani e altre religioni? Si può lavorare insieme a chi, pur dello stesso credo, lo vive con espressioni d’avanguardia o al contrario ancorato alle tradizioni? Ci si può capire tra chi crede in un Dio eterno, e chi non ha aldilà? Come possiamo costruire un’Europa unita fra Paesi dell’est e dell’ovest così diversi in storia, cultura, sviluppo, tradizione? Sono questi i quesiti che muovono il progetto DialogUE – Diverse Identities Allied Open to Generate a United Europe, un progetto nato in Europa in particolare attraverso l’Associazione Internazionale New Humanity, espressione del Movimento dei Focolari che, fin dalla sua nascita, ha fatto del dialogo uno stile di vita; una missione per la quale si impegna quotidianamente a vari livelli insieme a tante organizzazioni che sentono la stessa passione per edificare società più fraterne. Dopo avere ricevuto un riconoscimento e finanziamento dal programma CERV della Commissione Europea, l’obiettivo di questo progetto che mette al centro persone e valori, è quello di raccogliere nell’arco di due anni i frutti che nascono dal dialogo spesso sfidante fra gruppi diversi, per plasmare un’Europa che sia sempre più espressione di quell’”unità nella molteplicità” che è il suo motivo di essere.
Su questa base, e in collaborazione con Fondazione per Sophia, dal 18 febbraio 2023 sarà possibile partecipare ad un approfondimento sul dialogo attraverso un corso online articolato in 8 appuntamenti; dei webinar aperti a tutti da poter seguire in lingua italiana con traduzione in inglese, francese, ungherese. I primi quattro ci permetteranno di immergerci nel senso del dialogo e saranno condotti da Roberto Catalano, esperto internazionale di dialogo. Seguiranno 4 approfondimenti in ambiti specifici, offerti a più voci ed espressione di altrettanti laboratori in corso sul territorio nonché fra persone e cittadini di vari Paesi in Europa. Il calendario, con le varie tematiche da affrontare, sarà articolato in questo modo:
18/02/2023 dalle ore 15 alle 17 – La necessità dell’identità
21/02/2023 dalle ore 19 alle ore 21 – Al di là dell’impossibile. Esperienza di 2 anni di dialogo online tra est-ovest Europa
25/02/2023 dalle 15 alle 17 – L’inevitabilità dell’ ‘altro’
03/03/2023 dalle ore 19 alle 21 – Insieme per l’Europa
04/03/2023 dalle 15 alle 17 – Il segreto del vero rapporto: la Regola d’oro
11/03/2023 dalle 15 alle 17 – Dialogo e fraternità o fraternità e dialogo
23/03/2023 dalle ore 17 alle 19 – Secolarità contro religione? Imparare dagli opposti. L’esperienza fra Cristiani e Marxisti
25/03/2023 dalle ore 15 alle -17 – Dialogo Interreligioso: nascita, sviluppi e profezia
Un vero e proprio cammino che risponde al bisogno di comunicare e di scoprire le ricchezze di ognuno, valorizzando nello specifico ciò che unisce e guardano alle differenze come un terreno fecondo per crescere pazientemente nel rispetto di tutti. È possibile partecipare compilando il modulo di iscrizione al seguente link: https://forms.gle/mhvoaTkdrfdqc9kV9 Per ricevere maggiori informazioni rivolgersi all’indirizzo: dialogue@new-humanity.org.
a cura di Maria Grazia Berretta
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Feb 14, 2023 | Famiglie, Testimonianze di Vita
Amarsi nel matrimonio è una grande sfida. Vuol dire perdersi nei sentieri dell’altro, condividere vita, seminare pazientemente e raccoglierne i frutti; significa scegliersi ogni giorno anche quando non ci si riconosce, se necessario, imparare a rallentare per andare al passo dell’altro. Nella giornata dedicata agli innamorati, condividiamo la storia raccontata in occasione del collegamento del novembre 2017 da Giulio e Pina Ciarrocchi che, 22 anni prima, nel maggio del 1995, in seguito all’arrivo di un ictus che ha stravolto le loro vite, hanno trovato il coraggio di lasciarsi guidare da Dio, sperimentando una nuova via per ri-innamorarsi ogni giorno, vedendo Gesù l’uno nell’altro. https://www.youtube.com/watch?v=tHF-p-SseBY&list=PL9YsVtizqrYvw5ZXc6BHbs8vczVhp5xz6&index=1&t=5s (altro…)
Feb 11, 2023 | Sociale, Testimonianze di Vita
La missione dell’Hogarcito “Chiara Lubich”, il Centro per Anziani nella foresta amazzonica peruviana, è quella di accompagnare gli anziani e coloro che vivono la malattia. Un luogo dove il servizio è mosso dall’amore, dove si trovano persone che fanno del bene, capaci di mettere tutto nelle mani di Dio. A metà dello scorso anno una donna è arrivata all’Hogarcito per chiedere aiuto. Aveva urgente bisogno di sostegno per il fratello anziano che viveva da solo, lontano dalla capitale dove lei abitava. Ci ha chiesto di accoglierlo nell’Hogarcito e, dopo averle chiesto di darci un po’ di tempo per analizzare la situazione e le nostre possibilità, ci siamo messi nei panni dell’anziano e non abbiamo esitato a dare la nostra disponibilità ad accoglierlo. È così che Feliciano, 74 anni, è diventato un nuovo ospite dell’Hogarcito. Lo abbiamo accolto con grande affetto e con una festa di benvenuto. Abbiamo scoperto che aveva perso la vista da un occhio, che aveva problemi di linguaggio – si capiva a malapena quello che diceva –, oltre a una grave sordità.

Feliciano durante la rihabilitazione
Si muoveva da solo, sempre con un bastone, ma un giorno, dopo essere entrato nella sua camera da letto, tardava in uscire. Il personale addetto lo ha trovato disteso sul pavimento, incapace di alzarsi. Hanno così chiesto aiuto all’Emergenza del Centro di Salute. Feliciano aveva avuto un ictus e metà del suo corpo era paralizzata. La situazione era molto difficile. Lo si vedeva limitato, triste. Aveva bisogno di un infermiere al suo fianco e di un monitoraggio cardiaco costante. Il personale dell’Hogarcito, però, non è preparato per tali cure specialistiche. Per questo si è dovuto ricoverare Feliciano in ospedale. Abbiamo calcolato che il ricovero ci sarebbe costato circa 2.500 Soles (620 Euro), per coprire anche le cure e le terapie. Abbiamo provato a entrare in contatto con la sorella ma, non avendo ricevuto risposta, non ci abbiamo pensato due volte: fidandoci della provvidenza di Dio abbiamo subito assunto un’ infermiera che si prendesse cura di lui e una fisioterapista per le sessioni di riabilitazione. Quando abbiamo chiesto a quest’ultima quanto ci avrebbe fatto pagare, ci ha detto: “Non preoccupatevi per il pagamento, sarà il mio modo di aiutare l’Hogarcito”. È stato molto difficile e rischioso spostare Feliciano. Abbiamo chiesto a Dio di darci le forze per continuare a sostenerlo e portare avanti la situazione. Alla fine, l’amore di tutti l’ha aiutato a migliorare ogni giorno. Improvvisamente, qualche tempo dopo, ci ha sorpresi alzandosi, prendendo il bastone e facendo qualche passo. Che emozione, eravamo tutti felici di vederlo camminare! Era una felicità piena. Un’esperienza, quella di accompagnare chi vive la malattia, che ci permette non solo di incontrare persone che fanno di tutto per dare una mano, ma ci dà la gioia di affidarci insieme e mettere tutto e tutti nelle mani di Dio.
I volontari dell’Hogarcito
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Feb 10, 2023 | Chiesa, Sociale
Il primato dell’ascolto, un cammino comune aperto al dialogo e all’incontro, le sfide della secolarizzazione, della pace, dell’accoglienza delle molte diversità sono al centro di questa tappa. Presente anche Margaret Karram, Presidente dei Focolari. “Ci riuniamo a Praga, città che può essere considerata un ponte tra l’Est e l’Ovest, ma anche un monito per l’Europa. Oggi, poco più di trenta anni dopo la caduta del Muro di Berlino e la fine del mondo diviso in blocchi contrapposti, abbiamo un’altra guerra nel centro dell’Europa. Siamo vicini ai nostri fratelli ucraini, nella speranza che l’aggressione russa termini e che nel nostro continente si possa trovare una vera pace e riconciliazione”.
Ha messo subito il dito nella piaga più profonda del vecchio continente, Mons. Gintaras Grušas, arcivescovo di Vilnius (Lituania), Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (CCEE) nel suo intervento d’apertura della tappa europea del Sinodo della Chiesa cattolica. Immediata solidarietà è stata espressa anche alle popolazioni turche e siriane colpite dal terribile terremoto. L’incontro si svolge nella capitale della Repubblica Ceca, dal 5 al 12 febbraio, con la partecipazione di 200 delegati provenienti dalle 39 Conferenze Episcopali europee, di 45 Paesi. Presenti anche 44 “invitati” tra cui Margaret Karram, Presidente del Movimento dei Focolari. “Nella sinodalità siamo tutti apprendisti” ha ricordato poi il card. Mario Grech, segretario generale del Sinodo, offrendo una prospettiva realistica di questa fase del percorso. La Chiesa in Europa si è ritrovata per fare esperienza di un percorso di condivisione, più che mai necessario oggi, per conoscersi e far crollare pregiudizi. La voce delle Chiese in Europa
Le sessioni dedicate al racconto del percorso sinodale delle diverse conferenze episcopali hanno restituito uno spaccato della vita delle Chiese in Europa. Dall’Albania dove i cristiani oggi si confrontano con la necessità di imparare a dialogare con persone di religione diversa; al Belgio, dove la secolarizzazione ha raggiunto ogni ambito sociale. L’invito è saper cogliere i segni dei tempi dando spazio ai laici, evitando ogni forma di clericalismo, ogni cedimento ad atteggiamenti di abuso e di potere. In Bielorussia il cammino sinodale ha portato alla luce la necessità di una formazione al dialogo sia per il clero che per i laici, per incidere di più nella società. La Bulgaria, Paese con una piccolissima percentuale di cristiani-cattolici, ben esprime un cammino sinodale animato da un forte spirito ecumenico, comune a diversi Paesi dell’Europa dell’Est, mentre dalla Francia arriva un invito deciso all’ascolto e alla centralità nella Chiesa delle vittime di abusi; ad un cammino di purificazione nella vita spirituale per ritrovare la fedeltà a Cristo ed essere una Chiesa accogliente per tutti. Sottolineano la necessità di una formazione continua alla vita della fede e all’evangelizzazione le Chiese di Gran Bretagna e Galles. Questioni trasversali Molte le questioni trasversali alle Chiese del vecchio continente: dalla piaga degli abusi, alla formazione del clero perché riacquisti la fiducia del popolo di Dio e sia all’altezza delle sfide della società odierna scristianizzata e secolarizzata, alla questione della donna nella Chiesa, fino all’urgenza della trasmissione della fede oggi, ma con un linguaggio e modalità adatti ai tempi. Ma la domanda comune a tutti
è una: cosa significa per la Chiesa in Europa essere “inclusiva”? In che modo può abbracciare anche quelle persone che vivono situazioni morali complesse rispetto alla dottrina della Chiesa, come le persone divorziate o le persone LGBTQ+. Risposte, si è detto, che verranno da un paziente cammino di comunione. “Credo che la risposta che la Chiesa in Europa possa offrire oggi – ha detto Margaret Karram nel suo intervento – sia il dono di quell’amore evangelico che ci viene da Cristo stesso e sta al cuore del dialogo e dell’incontro. Come Movimento dei Focolari ci impegniamo in questo cammino al quale il Papa ci chiama”. Le giornate sinodali di Praga sono per la Chiesa in Europa un esperimento di sinodalità sul campo, che mostrano la necessità di proseguire su questa strada. Il documento finale, risultato di queste giornate di lavoro, raccoglierà tutte le istanze, sfide e proposte e, insieme a quelli delle altre 6 assemblee continentali, verrà inviato alla commissione centrale del Sinodo.
Stefania Tanesini
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Feb 9, 2023 | Focolari nel Mondo, Sociale, Testimonianze di Vita
Il 6 febbraio 2023, potenti scosse di terremoto hanno colpito la Turchia meridionale e centrale e la Siria. Una catastrofe che ha causato la distruzione di intere città, la morte di migliaia di persone e tantissimi dispersi. Ecco alcune testimonianze di chi si trova su quei territori. “Già domenica sera, il 5 febbraio, era arrivata dalle autorità la comunicazione che il lunedì 6 le scuole sarebbero rimaste chiuse, perché si temeva una violenta tempesta. Le temperature sfiorano lo 0 ed è previsto per tutta la Turchia il periodo più freddo dell’anno”. Sono le parole di Umberta Fabris, del Focolare di Istanbul (Turchia), che con voce commossa racconta in che condizioni il Paese si ritrova a vivere una catastrofe che non ha eguali e che con una violenza inaudita, nella notte tra il 5 e il 6 febbraio, si è abbattuta sulla Turchia e sulla Siria. L’entità di questo terremoto è inimmaginabile. Sono infatti 10 le province della Turchia colpite, 13 milioni di persone coinvolte e numerosissime scosse che continuano ancora. Ad oggi si contano oltre 14.000 vittime, ma i numeri, man mano che si scava continuano ad aumentare. “Istanbul si trova a circa 1000 km dalle zone colpite – continua Umberta Fabris – ma qui siamo circondati da persone che lì hanno parenti, amici e le notizie arrivano col contagocce. I cellulari si sono scaricati, manca l’elettricità, i danni alle infrastrutture delle comunicazioni sono enormi come a tutto il resto. Arriva solo qualche sms o poche parole scambiate con una linea molto disturbata. Ed è tutto un cercare di avere notizie, di sapere se tutti rispondono all’appello, anche tra i nostri amici della piccola comunità cristiana ad Antiochia, Mersin, Adana e Iskenderun”.
Nella tragedia tra le macerie e il gelo, il dolore avvicina i cuori degli uomini che unendo le forze, combattono, ci racconta ancora Umberta Fabris, che proprio da Iskenderun ha saputo del crollo della Basilica dell’Annunciazione e di come all’interno del Vescovado, lì dove le abitazioni sono state dichiarate inagibili, si sono ritrovati alcuni cattolici, ortodossi, musulmani che condividono quello che hanno e offrono un luogo in cui passare la notte. “Colpiscono le migliaia di giovani che si sono stipati all’aeroporto – dice-, pronti per partire e andare a prestare soccorso, la fila interminabile di persone alla raccolta di sangue o i ragazzi liceali che si sono rimboccati le maniche in varie attività. Continuiamo a confidare in Dio e nella sua Santa Provvidenza e portiamo nel cuore anche l’amata Siria.” Ed è proprio dalla Siria che giunge la voce di Bassel, giovane dei Focolari: “Sono giorni devastanti anche nella mia città, Aleppo. Il 6 febbraio ci siamo svegliati terrorizzati e siamo corsi verso le scale non vedendo nulla, a causa dell’interruzione di corrente. Ci siamo fermati alla porta di casa, dove c’è un’immagine dell’angelo custode e abbiamo pregato, poi abbiamo trovato un cellulare e acceso una torcia. Non riconoscevo la stanza: tutto sul pavimento era rotto, le pareti e le ceramiche crepate, i vicini scendevano urlando. Abbiamo preso solo quello che potevamo portare nella tasca del pigiama, indossato le giacche e siamo scesi sotto la pioggia in un freddo fortissimo”.
Bassel ha trascorso quella notte interminabile in strada osservando il crollo delle chiese e delle moschee. La luce della luna mostrava la distruzione. Man mano che le scosse di assestamento diventavano più leggere arrivavano notizie di amici rimasti sotto le macerie e di edifici crollati interamente. “Siamo un Paese che non è attrezzato per simili disastri – continua. Tra gli edifici crollati anche i 7 piani del Vescovado della Chiesa greco-cattolica melchita. Mons. Jean-Clément Jeanbart, arcivescovo emerito di Aleppo, si è salvato, mentre Padre Imad, mio amico personale e nostro insegnante a scuola fin da quando ero piccolo, è rimasto sotto le macerie”. Le persone parlano delle loro case diventate parte del passato, mentre il freddo rende tutto più difficile. La Mezzaluna Rossa e la Croce Rossa hanno effettuato operazioni di censimento dei presenti. “Io – dice Bassel- ho partecipato con i volontari e i giovani scout nel preparare e distribuire cibo e distribuire coperte per bambini e ragazzi ma non sono riuscito ad addormentarmi per le forti scene che avevo visto”. Mentre le scosse di assestamento continuano a far crollare edifici, Bassel riflette: “Quando sentiamo le notizie, vediamo i principali Paesi che inviano specialisti, aiuti e squadre di soccorso nei Paesi colpiti, proviamo dolore nel vedere che non possono inviare nulla in Siria per via dell’embargo, come se non fossimo umani. Adesso siamo rientrati a casa, dove Internet è migliore e stiamo aspettando la prossima scossa. Pregate per noi affinché restiamo vivi, pregate per chi è morto, pregate per i dispersi”.
Anna Lisa Innocenti e Maria Grazia Berretta
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Feb 8, 2023 | Centro internazionale, Sociale
Appello Movimento Politico per l’Unita – Focolari
“Un accorato e forte appello perché si ponga immediatamente fine all’embargo in Siria che rende difficile perfino far arrivare aiuti in questo terribile momento”. Lo rivolge il Centro internazionale del Movimento Politico per l’Unità, espressione del Movimento dei Focolari, alla comunità internazionale, ai governi e all’Unione Europea. “Si sospenda temporaneamente almeno l’embargo finanziario per consentire tempestivamente alle organizzazioni umanitarie già attive sul posto di fornire gli aiuti necessari”. Arrivano notizie drammatiche anche dalle comunità e dalle famiglie presenti nei territori colpiti dal terremoto. Il Movimento dei Focolari, che opera in Siria già da anni con aiuti umanitari e progetti, si è attivato con una apposita raccolta di fondi mondiale. Resta però la difficoltà di far arrivare aiuti alla Siria per le misure introdotte con l’embargo finanziario. Il Movimento Politico per l’Unità sta attivando tutti i canali di contatto possibili anche con altri Movimenti ed Associazioni e con chi ha potere decisionale e di persuasione politica, “ma si faccia in fretta, per salvare più persone possibili”.
Stefania Tanesini
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Feb 8, 2023 | Testimonianze di Vita, Vite vissute
In un tempo considerato il tempo dell’ansia dove nessuno si sente mai all’altezza delle aspettative del mondo, chi ci chiama a fare grandi cose è un Padre che poggia il suo sguardo su di noi come nel giorno della Creazione; un Dio che guarda a quel nucleo indistruttibile di bellezza che è in ciascuno e che ci invita a mantenere gli occhi aperti sulle fatiche di chi ci è accanto con lo stesso amore che Lui ha per noi. Riparare il passato I miei genitori divorziarono quand’ero piccola e mio padre ebbe cinque mogli: da quei matrimoni ho due fratellastri e due sorellastre. Inoltre, i genitori di mio marito sono entrambi dipendenti dall’alcol. Anni fa, durante una grave prova in famiglia, mio marito ed io abbiamo deciso di impegnarci per portare serenità tra i parenti, quasi a voler raddrizzare il nostro albero genealogico. Da allora, con la preghiera, con la creatività dell’amore, con inviti a cena, con feste, costatiamo una loro reale “guarigione”. Certo, tutto ciò comporta fatica, soldi, ma la provvidenza non ci manca mai. Per esempio, avevamo organizzato la festa di compleanno per una sorellastra, ma all’ultimo momento ci siamo resi conto di aver pensato a tutto tranne a un regalo. Dio ha provveduto a risolvere il problema attraverso una vicina: aveva comprato per la figlia una bellissima blusa che però, rivelatasi piccola, pensava di proporre a nostra figlia. Ecco il regalo per l’acquisita sorella! Taglia e colore erano perfetti: “Come avete fatto a sapere che la desideravo tanto?”. (E.S. – Repubblica Ceca) Uno sguardo nuovo sulle cose Siamo coniugi in pensione. Quattro anni fa i nostri vicini di casa hanno dimenticato di chiudere la pompa del loro giardino durante la notte. Risultato: il nostro pianterreno si è allagato, producendo danni per circa 9 mila dollari. Abbiamo invitato i vicini a denunciare alla loro Compagnia di assicurazione il danno in modo da venire risarciti, ma si sono rifiutati, per evitare che con ciò venisse loro aumentato il costo annuale dell’assicurazione. Sul momento è scattato in me l’impulso di denunciarli, anche perché c’erano dei testimoni attendibili. Poi però, parlandone tra noi, mia moglie ed io abbiamo deciso di perdonarli. In questi quattro anni li abbiamo sempre salutati gentilmente, scambiando con loro qualche parola. Due giorni fa hanno cambiato casa e, mentre gli operai caricavano i mobili sul camion, la nostra vicina si è avvicinata a mia moglie: “Siete delle brave persone, mentre noi vi abbiamo fatto del male. Vi chiedo perdono”. Dopo queste parole il mondo ci è sembrato un po` più bello. (T.C. – Usa)
A cura di Maria Grazia Berretta
(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno IX – n.1° gennaio-febbraio 2023) (altro…)
Feb 7, 2023 | Centro internazionale, Sociale
I contributi, raccolti attraverso le ONLUS Azione per un Mondo Unito (AMU) e Azione per Famiglie Nuove (AFN), serviranno per far arrivare alle popolazioni della Turchia e della Siria colpite dal forte terremoto del 6 febbraio 2023 aiuti di prima necessità, anche in collaborazione con le Chiese locali.
Il Coordinamento Emergenze del Movimento dei Focolari ha avviato una raccolta fondi straordinaria in sostegno della popolazione della Turchia e della Siria, attraverso le ONLUS Azione per un Mondo Unito (AMU) e Azione per Famiglie Nuove (AFN). I contributi versati verranno gestiti congiuntamente da AMU e AFN per far arrivare alle popolazioni colpite dal terremoto del 6 febbraio 2023 aiuti di prima necessità per l’alimentazione, le cure mediche, la casa, il riscaldamento e l’accoglienza in diverse città dei due Paesi, anche in collaborazione con le Chiese locali.
È possibile donare online sui siti: AMU: www.amu-it.eu/dona-online-3/ AFN: www.afnonlus.org/dona/ oppure attraverso bonifico sui seguenti conti correnti:
Azione per un Mondo Unito ONLUS (AMU) IBAN: IT 58 S 05018 03200 000011204344 presso Banca Popolare Etica Codice SWIFT/BIC: ETICIT22XXX
Azione per Famiglie Nuove ONLUS (AFN) IBAN: IT 92 J 05018 03200 000016978561 presso Banca Popolare Etica Codice SWIFT/BIC: ETICIT22XXX
Causale: Emergenza Terremoto Medio Oriente
Per tali donazioni sono previsti benefici fiscali in molti Paesi dell’Unione Europea e in altri Paesi del mondo, secondo le diverse normative locali. I contribuenti italiani potranno ottenere deduzioni e detrazioni dal reddito, secondo la normativa prevista per le Onlus (altro…)
Feb 6, 2023 | Chiara Lubich
Resurrezione di Roma è uno degli scritti più famosi di Chiara Lubich, frutto di una sua esperienza poi trasmessa in un articolo apparso sulla rivista “La Via” nel 1949. È un testo che mostra al contempo la dimensione mistica di un’esperienza carismatica, espressa da un uso del linguaggio particolarmente denso di immagini, e l’attualizzazione di tale esperienza nella vita a contatto con l’umanità. Lo scritto segna un punto di svolta nell’esperienza di Lubich del ’49: il ritorno a Roma, cioè alla vita normale, vissuto come un immettere la luce e la vita nel quotidiano, con il frutto di un rinnovamento non solo dell’esistenza personale ma della società. Lo sguardo su Roma per l’autrice ha il significato, infatti, di uno sguardo su tutte le città del mondo. Il video che presentiamo è frutto di un lungo e un paziente lavoro fotografico portato avanti da Javier Garcia, con la voce originale di Chiara Lubich tratta dalla lettura del testo rivolto ai dirigenti dei Focolari il 3 ottobre 1995. https://www.youtube.com/watch?v=acrJDXY6Lig
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Feb 3, 2023 | Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Testimonianze di Vita
Essere comunità è più del semplice stare insieme. Vuol dire rispondere ad una chiamata e costruire: dar vita ad una famiglia sostenuta dalla Parola e ritrovarsi. É quanto raccontano in questo video alcune persone che nel luglio scorso hanno partecipato alla Mariapoli di Terra Santa. È una brezza leggera quella che accarezza le antiche rovine della Chiesa di San Giorgio, a Taybeh, l’unico villaggio interamente cristiano della Terra Santa, il luogo, narrano le scritture, dove Gesù venne a riposare con i suoi prima della Passione. E proprio qui, tra l’8 e il 9 luglio 2022, adulti, giovani e bambini del Movimento dei Focolari, si sono ritrovati insieme per vivere una Mariapoli davvero speciale, un momento di fraternità e di vera comunione. “La Mariapoli è un momento per trovarsi in famiglia – racconta Mayra, da Betlemme. In genere si organizza ogni anno ma per via della pandemia non abbiamo potuto. Quest’anno, dopo tre anni ci siamo riusciti e per me è come prendere una pausa della mia vita e ricaricarmi spiritualmente”. “Essere testimoni dell’amore” è stato il titolo di questa due giorni che ha visto la partecipazione di persone provenienti da varie zone del Paese, da Haifa, Nazareth, fino a Gerusalemme, Ramallah, Betlemme e Gaza. Nonostante le difficoltà sociopolitiche e culturali, che caratterizzano la Terra Santa, il desiderio di godere della bellezza e di vivere in comunità diventa una scelta capace di superare barriere fisiche e spesso anche interiori. È la comunità, infatti, il luogo in cui raccogliere valori che diventano nutrimento, edificare un presente e un futuro rispettoso della dignità di tutti; il luogo dove l’ascolto e la testimonianza dell’altro alla luce del Vangelo ci invita a comprendere meglio l’opera di Dio nella nostra vita e, più di ogni altra cosa, dove nessuno è solo. Lo raccontano Marcell e Boulos, da Nazareth, che nel loro cammino hanno potuto fare esperienza di incontro e famiglia proprio nel momento più doloroso della loro vita, dinanzi alla morte del loro ultimo figlio, Jack. E ancora Khader, da Gaza, che nonostante le fatiche quotidiane da affrontare nel contesto in cui vive, ripone la sua speranza in Dio, riconoscendo con gioia la bellezza della vocazione a cui è chiamato: quella alla felicità.
Maria Grazia Berretta
Attivare i sottotitoli in italiano https://youtu.be/cCMZ1jlYzhA (altro…)
Gen 26, 2023 | Testimonianze di Vita, Vite vissute
Una delle sofferenze più grandi per l’essere umano è sentire la propria inutilità dinanzi ai fatti della vita, accettare di non poter fare nulla. Essere strumento nelle mani di Dio vuol dire, dunque, mettersi a disposizione, riscoprire il proprio valore nel lasciar fare a qualcun altro; imparare l’arte dell’affidarsi e dell’affidare. Prudenza Come responsabile di un reparto nella mia ditta, un giorno ho notato in un collega, di solito molto sereno, un atteggiamento aggressivo. Invitato a parlare, mi ha confidato i suoi problemi con la moglie, rivelatasi violenta al punto da mettergli le mani addosso. Pretendeva da lui sempre più soldi. Era questo il motivo delle sue ore di straordinario. Da allora quel collega ha cominciato a telefonarmi fuori dal lavoro quando le cose andavano male, sicuro di trovare in me un ascolto disinteressato. Quando però mi sono resa conto di essere diventata per lui una specie di rifugio, ho avvertito, per la prudenza cristiana, il bisogno di parlarne con mio marito. E proprio lui, dopo avermi aiutata a capire che per quell’uomo io potevo rappresentare non solo un’amica, ma l’ideale di donna, ha proposto un’idea rivelatasi vincente: invitare la famiglia del collega con la scusa di un compleanno. Dopo esserci affidati a Dio e grazie al clima creato dai giochi e dalle trovate dei nostri figli, il rapporto instaurato con l’altra coppia ha fatto ben sperare in un cambiamento della situazione. (G.T. – Portogallo) Addio, bici. Da qualche tempo ho dovuto mettere a riposo in garage l’amata bicicletta, compagna di tante gite e spostamenti. Il fatto è che, a causa delle mie doppie lenti, ora sono costretta a camminare sempre a piedi. Un po’ mi è costato, a dire il vero: la bici mi era molto utile perché nel cestello potevo mettere la spesa e altre cose che ora devo portare a mano. Per fortuna abito in un piccolo centro dove tutto ciò che serve risulta concentrato. Ho scoperto però un vantaggio di fare a meno delle due ruote, oltre a quello di evitare le cadute, così disastrose quando si è raggiunta una certa età. Andare a piedi, infatti, mi offre la possibilità di incontrare tante persone, scambiare due chiacchiere… e c’è sempre qualcosa di triste o di gioioso da mettere in comune. Insomma, tutto è espressione di amore di Dio, se ci disponiamo a fare la sua volontà. Meglio cercare di andare in Paradiso senza bicicletta piuttosto che andar più velocemente… e dove poi? (Marianna – Italia)
A cura di Maria Grazia Berretta
(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno IX – n.1 – gennaio-febbraio 2023) (altro…)
Gen 25, 2023 | Ecumenismo, Testimonianze di Vita
Un passo avanti per conoscersi e per camminare insieme. A conclusione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, da Bari (Italia) un’esperienza di sinodalità, dialogo e di vicinanza con i fratelli di varie Chiese. Da alcuni anni io e mio marito Giulio seguiamo il dialogo ecumenico nell’ambito della diocesi insieme ad altri movimenti e per conto del Movimento dei Focolari. Tempo fa ci è arrivata la lettera del Cardinale Kock, Prefetto del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, e del Cardinale Grech, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, sulla necessità di coinvolgere i fratelli delle altre Chiese nei Tavoli Sinodali, momenti in piccoli gruppi, organizzati per elaborare riflessioni e proposte idonee al cammino della nostra Chiesa diocesana proprio in occasione del Sinodo avviato nell’ottobre 2021. Cogliendo l’occasione sono andata da don Alfredo, il delegato del nostro Vescovo per il dialogo ecumenico e interreligioso, invitandolo a considerare questa ipotesi ed egli, dopo qualche tempo, mi ha contattata per invitarmi a partecipare ad un corso per facilitatori dei Tavoli Sinodali in Diocesi che è stato molto interessante. Il passo successivo è stato iniziare ad immaginare il nostro incontro con i nostri fratelli cristiani, e poi man mano concretizzarlo: abbiamo cercato una sala adatta, abbiamo coinvolto nella preparazione gli amici degli altri movimenti, ognuno dei quali conosceva persone di altre Chiese, che sono diventati a loro volta altri facilitatori. Abbiamo fissato la date e sin dal mattino siamo andati insieme con la mia famiglia a preparare la sala per renderla accogliente: abbiamo apparecchiato 6 tavoli con tovaglie colorate, cartelloni, pennarelli colorati, ma anche cioccolatini, bevande, bicchieri ecc. Non sapevamo quante persone sarebbero venute per cui abbiamo voluto esagerare ed abbiamo messo 6 sedie per tavolo. Nel primo pomeriggio sono arrivati i nostri ospiti e alla fine eravamo 38 persone di 9 Chiese diverse e abbiamo dovuto aggiungere 2 sedie. È stata un’esperienza bellissima in cui siamo entrati come estranei e siamo usciti come fratelli, con il desiderio di conoscerci sempre più per poi poter pregare insieme e vivere la carità fraterna. C’era un grande entusiasmo per la scoperta di poter stare insieme con la gioia di essere un solo Popolo di Dio.
Rita e Giulio Seller
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Gen 24, 2023 | Collegamento
Costruire unità al di là di pregiudizi secolari, diffidenza e spaccature, generando, giorno dopo giorno, un dialogo che è diventato stile di vita. E’ questa la quotidianità della comunità dei Focolari in Gran Bretagna, i cui membri appartengono a varie Chiese Cristiane. https://www.youtube.com/watch?v=wBQwwx-YKpQ&list=PL9YsVtizqrYtRzIRPgjiIk5yzCtFx5lrU&index=2 (altro…)
Gen 21, 2023 | Centro internazionale, Focolari nel Mondo
È stato presentato, il 19 gennaio 2023, a Roma (Italia) presso il “Focolare meeting point”, il primo “Bilancio di Comunione” del Movimento dei Focolari, una panoramica delle attività e delle iniziative promosse dal Movimento nel mondo nel biennio 2020 -2021. Con la partecipazione di personalità del mondo diplomatico, politico e religioso, oltre a giornalisti di diversi media italiani, si è presentato il primo “Bilancio di Comunione” del Movimento dei Focolari per gli anni 2020-2021.

Margaret Karram
Un documento che è narrazione di un cammino di vita fatto di condivisione spontanea, non solo di beni ma di esperienze ed esigenze ispirate dall’amore evangelico e che, mostrando i frutti di questa condivisione, incoraggia a un rinnovato dialogo per una comunione accresciuta, ponendo accanto alle risorse materiali anche i beni immateriali, donati, investiti, raccolti in questo tempo. L’evento, moderato dalla giornalista Claudia di Lorenzi, si è aperto con Il saluto della Presidente del Movimento dei Focolari, Margaret Karram. Ha augurato “che queste pagine segnino l’inizio di una condivisione sempre più grande. Per essere credibili semi di speranza che contribuiscano a rinnovare il mondo con l’amore”. Nel suo intervento Geneviève Sanze, economista e co-responsabile per l’aspetto dell’Economia e Lavoro del Centro Internazionale del Movimento dei Focolari ha spiegato che “questo bilancio è uno strumento di dialogo, un tentativo di offrire uno spaccato di quanto si cerca di portare nella società, avanzando nel cammino verso la fraternità”. Sr. Marilena Argentieri, Presidente del CNEC (Centro Nazionale economi di comunità) ha affermato che quanto “trasmette il bilancio di comunione è che niente ci appartiene (…) perché tutto ciò che ho è in comunione con l’altro”. Ed ha aggiunto un’impressione personale: “Il ‘Bilancio di Comunione’ credo che mi faccia crescere nella libertà e nel distacco, perché al centro c’è l’amore di Dio e l’amore verso i poveri”. 
Dalla sinistra: Dott.sa Geneviève Sanze, Prof. Luigino Bruni, Prof. Andrea Riccardi, Sr. Marilena Argentieri.
“Questo documento – ha detto Andrea Riccardi, storico e fondatore della Comunità di Sant’Egidio – vuole mettere in luce gli effetti di questa comunione, di ciò che abbiamo e di ciò che siamo, in una volontaria e libera condivisione. E in una qualche misura più si fa comunione e meno si controllano gli effetti, ma forse più si vive il Vangelo”. “Il movimento dei focolari – ha aggiunto Riccardi – irradiato
in tanti paesi del mondo, silenziosamente, è come una rete nella società e nella Chiesa che trattiene la terra dallo smottamento. Noi siamo in un tempo di dissesto umano, ecologico e religioso e allora questa rete di amicizia nel mondo, e qui insisto sul valore dell’unità, ma un unità che si radica poi in tanti pezzi di mondo, ha un valore tanto superiore”. A sua volta, Luigino Bruni, economista e docente di economia alla Lumsa di Roma, ha detto che “il Bilancio di Comunione ci ricorda l’importanza dei capitali relazionali, capitali spirituali, capitali invisibili che fanno bella e ricca la nostra comunità” e “i carismi sono capaci di attivare energie più profonde dei soldi, cioè la gente si muove per l’infinito”. Il “Bilancio di comunione”, un dossier di 112 pagine, dove scorre la vita del Movimento dei Focolari, dalle diverse iniziative alla formazione e studio, dalla comunicazione all’ecologia, dove è chiaro che – come ha detto Geneviève Sanze – “non sono i soldi che cambiano il mondo. Ma sono donne e uomini ‘nuovi’ che portano una nuova cultura della fraternità. Ed è questo che vogliamo mettere in evidenza”.
Carlos Mana
Rivedi il video della Presentazione https://youtu.be/HcJ5poGmq8A (altro…)