Movimento dei Focolari
Musica in azione. Il Gen Rosso in Bosnia- Herzegovina 

Musica in azione. Il Gen Rosso in Bosnia- Herzegovina 

Un viaggio per portare solidarietà ai migranti che lasciano il proprio Paese a causa di guerre e persecuzioni. La musica del Gen Rosso sulla scia della condivisione e della fraternità.  “Stiamo affrontando tanti problemi ma con voi, con questo tipo di attività ci sentiamo spinti ad andare avanti”. Queste le parole di un migrante fuggito dal Pakistan a causa dei problemi che affliggono il Paese. Oggi lui, come migliaia di altri migranti si trova in un campo profughi di Lipa e Borići in Bosnia Herzegovina e ha potuto incontrare il Gen Rosso. Dal 4 all’8 maggio 2022, infatti, il gruppo artistico internazionale è ritornato per la seconda volta nei luoghi della “rotta balcanica”, dove ogni giorno transitano i migranti che scappano dal proprio Paese a causa di guerre o persecuzioni. Solidarietà e dignità ai migranti, far crescere la speranza di un mondo migliore, rinforzarne l’autostima, e respirare insieme aria di famiglia: questo l’obiettivo del viaggio organizzato con l’aiuto della Jesuit Refugee Service (JRS) che fornisce alloggi e aiuti essenziali ai richiedenti asilo e ai migranti. “Siamo già stati qui ad ottobre 2021 – racconta Michele Sole, uno dei cantanti – ed è stata una bella sensazione tornare in luoghi familiari. Questa volta siamo andati in un campo profughi più grande di Lipa dove abbiamo incontrato altri profughi e la cosa sorprendente è sempre vedere come i sorrisi e l’accoglienza senza pregiudizi, possono fare la differenza e far brillare i loro volti!” Gesti di accoglienza, piccoli doni nei brevi momenti vissuti con loro, hanno offerto a qualcuno uno spiraglio di gioia e di luce. Un’altra tappa è stata la visita all’istituto scolastico “Giovanni Paolo II” di Bihać e l’incontro con un centinaio di ragazzi che hanno potuto partecipare ai workshop di danza e canto e assistere a due concerti del Gen Rosso. Durante questi giorni, insieme agli alunni e ai loro genitori anche alcuni migranti provenienti da Pakistan, Afghanistan ed Iran hanno potuto partecipare attivamente alle manifestazioni artistiche. “Era il nostro modo di provare ad integrare tutti e a sperimentare quanto sia importante e inimmaginabile il dono della condivisione fraterna con questo pezzo di umanità sofferente” ha aggiunto Michele. “Non so cosa mi è successo stamattina – racconta una donna musulmana presente – ma sentivo che la vostra musica mi entrava dentro e mi sentivo commossa e fortunata di essere qui. “Grazie, grazie davvero, per la passione e la speranza che ci avete dato – racconta un ragazzo afghano -, il canto è stato molto bello. Al coro dei messaggi di gioia e speranza si aggiunge quello del dirigente scolastico dell’Istituto di Bihać: “Il concerto è stato qualcosa di speciale. Speriamo sinceramente di incontrarci di nuovo. È stato un grande onore e piacere per noi avervi qui nella nostra scuola”.

Lorenzo Russo

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Emergenza Ucraina: distribuire speranza

Emergenza Ucraina: distribuire speranza

Abbiamo incontrato Padre Vyacheslav Hrynevych direttore della Cartias-Spes Ucraina, di passaggio a Roma, e ci ha raccontato cosa stanno facendo per sostenere la popolazione oggi, pensando anche al domani. “La cosa più difficile è che non si vede la fine di questa guerra. Nelle ultime due settimane ho visitato i nostri centri a Chernihiv, Kharkiv, Getormel e i villaggi circostanti: lì prima della guerra c’erano persone povere, ma oggi sono più povere, anche per l’esperienza della guerra. Anche per questo vogliamo organizzare un accompagnamento psicologico e spirituale che i nostri volontari che arrivino lì possano offrire a queste persone”. Padre Vyacheslav (Venceslao) è il giovane di direttore di Caritas-Spes ucraina, un sorriso rassicurante e l’energia indispensabile per resistere e portare avanti le azioni di aiuto alla popolazione nello scenario del conflitto in Ucraina. Visitando i diversi centri e le diverse città è rimasto colpito da alcune immagini, come quella della metropolitana di Kharkiv, organizzata come una città sotterranea parallela: “Alcune persone vivono nella metro, si sono organizzate – spiega -: c’è un punto di distribuzione del cibo, con orari per la colazione, il pranzo, la cena, c’è un punto medico, ma le persone, compresi i bambini, abitano nei vagoni dei mezzi. E quando abbiamo proposto di organizzare l’evacuazione loro hanno risposto che volevano rimanere, perché quella è la loro città, per loro è importante. Questo succede in tutte le stazioni e quando qualcosa manca da una parte, ad esempio un bene come lo zucchero, lo si riceve da un’altra stazione vicina, attraverso i tunnel di collegamento. Questa è una bella immagine dell’organizzazione del popolo ucraino, ma anche un’immagine apocalittica di una città in guerra”. Nei centri oltre ad assicurare i pasti per la giornata, sono organizzate alcune attività: c’è chi sta con i bambini e chi offre un supporto psicologico, c’è chi si occupa di distribuire i vestiti e tutti sono coinvolti. Proprio quando chiediamo dei bambini, padre Venceslao ci racconta di come sia colpito dal fatto che sembrano aver accettato la guerra, ma senza capirne la tragicità e brutalità. “Un bambino – ci racconta – ci ha spiegato, in maniera semplice, la differenza tra il rumore della pioggia e il rumore del bombardamento”. Per loro e per le loro famiglie, è importante il supporto psicologico e lo sarà anche dopo: “Penso che l’80% dei bambini, se non di più, siano separati dai padri che sono in guerra, le donne e i bambini sono fuori dal Paese o nei rifugi. Un giorno noi dovremo fare qualcosa per riunire queste famiglie. Io conosco questa situazione dal 2014. Anche allora, quando gli uomini sono tornati, non erano gli stessi, soffrivano di sindrome post traumatica. Questa è una grande sfida, un compito che durerà anni e anni”. Quando gli chiediamo della fine della guerra, Padre Venceslao non sa darci una risposta univoca: “La guerra non finisce solo con un atto di pace, la guerra rimane nella memoria, i bombardamenti li ricorderemo per tutta la vita, le immagini brutte, le famiglie separate, gli amici morti… La guerra finirà con il perdono e noi piano piano dobbiamo lavorare a questo, con un grande esame di coscienza…”. Poi riprendendo un filo di speranza: “Io aspetto quando potrò tornare a casa a giocare a calcetto con i miei amici. Questo sarà un momento di pace. Quando si potrà pregare nelle chiese senza le sirene. Quando nelle chiese ci saranno le persone per pregare e per la Messa e non i beni umanitari o i medicinali da distribuire, come avviene ora. Ma è difficile dirlo adesso, la situazione è così dinamica e non si vede nessun segno, nessuna prospettiva”. La guerra è una cosa che distrugge le vite degli uomini e Padre Venceslao ringrazia che in questo momento il Movimento dei Focolari abbia scelto di essere accanto a loro: “Vedere le facce di persone che, in modo molto bello, vivono il carisma del Movimento dei Focolari, mi dà molta speranza. Insieme a quelli tra loro che vivono in Ucraina e collaborano con Caritas-Spes facciamo un grande lavoro, dalla mattina alla sera, con grande rispetto. Vorrei ringraziare anche chi non può aiutare economicamente, ma ci è vicino con la preghiera, grazie. Anche in questa guerra sperimentiamo l’amore di Dio”.

Riccardo Camillieri e Stefano Comazzi

Per chi volesse contribuire    Azione per un Mondo Unito ONLUS (AMU) IBAN: IT 58 S 05018 03200 000011204344 presso Banca Popolare Etica Codice SWIFT/BIC: ETICIT22XXX Azione per Famiglie Nuove ONLUS (AFN) IBAN: IT 92 J 05018 03200 000016978561 presso Banca Popolare Etica Codice SWIFT/BIC: ETICIT22XXX Causale: Emergenza Ucraina (altro…)

Chiara Lubich: la Trinità in noi

Se mettiamo in pratica le parole del Vangelo, i comandamenti di Gesù, soprattutto l’amore reciproco, la Trinità prenderà dimora in noi.  Come può il cristiano portare in sé Dio stesso? Quale la via per entrare in questa profonda comunione con lui? È l’amore verso Gesù. Un amore che non è mero sentimentalismo, ma si traduce in vita concreta e, precisamente, nell’osservare la sua Parola. È a quest’amore del cristiano verificato dai fatti, che Dio risponde col suo amore: la Trinità viene ad abitare in lui. (…) E quali sono le parole che il cristiano è chiamato a osservare? Nel Vangelo di Giovanni “le mie parole” sono spesso sino­nimo di “i miei comandamenti”. Il cristiano è dunque chiama­to ad osservare i comandamenti di Gesù. Essi però non vanno tanto intesi come un catalogo di leggi. Occorre piuttosto vederli tutti sintetizzati in quello che Gesù ha illustrato con la lavanda dei piedi: il comandamento dell’amore reciproco. Dio comanda ad ogni cristiano di amare l’altro fino al dono completo di sé, come Gesù ha insegnato ed ha fatto. (…) Come arrivare al punto in cui il Padre stesso ci amerà e la Trinità prenderà dimora in noi? Attuando con tutto il nostro cuore, con radicalità e perseve­ranza l’amore reciproco fra noi. In questo, principalmente, il cristiano trova anche la via di quella profonda ascetica cristiana che il Crocifisso esige da lui. È lì, infatti, nell’amore reciproco, che fioriscono nel suo cuore le varie virtù ed è lì che può misurare sicuramente la propria santificazione. È, infine, nell’amore reciproco che Gesù è presente, come Risorto, nel cuore dei cristiani ed in mezzo a loro.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, in Parole di Vita, Città Nuova, 2017, pag. 262/3) (altro…)

Famiglie in crisi e il mondo della separazione: l’aiuto di Famiglie Nuove

La sfera delle coppie in difficoltà, dei separati e dei separati che vivono nuove unioni è un grido di dolore nel mondo che chiede aiuto. Il Movimento Famiglie Nuove, diramazione dei Focolari, ha avviato percorsi di affiancamento per queste famiglie. Sono tante le coppie in difficoltà che a causa di incomprensioni, perdita di dialogo, freddezza nel rapporto arrivano alla decisione più drastica: la separazione. Famiglie in crisi che si lacerano, separati e nuove unioni che si formano. Spesso i problemi di coppia, piccoli o grandi non si riescono a risolvere da soli ma c’è bisogno di un aiuto dall’esterno. Il Movimento Famiglie Nuove da un po’ di anni ha cura per queste famiglie che si sentono “diverse” solo per non aver avuto nella vita un percorso lineare. Giulia e Andrea (nomi di fantasia) sono la prova che nonostante le imperfezioni della vita si può essere comunque una famiglia. Durante l’adolescenza lei conosce i Focolari e scopre l’unico ideale che vale la pena vivere: Dio-Amore. Il tempo passa, le sue amiche si fidanzano, si sposano, qualcuna si consacra a Dio ma per lei ancora non si prospetta un futuro certo. Intanto si laurea ma i suoi genitori si separano. “Vivo il dolore per una famiglia che scopro dopo quasi 30 anni, essere diversa da ciò che immaginavo – racconta -. Eppure l’amore è possibile anche dopo tanti anni, perché io nell’ideale l’ho sperimentato!” Intanto Giulia cambia città per inseguire il suo sogno lavorativo. Una sera un’amica insiste affinché escano insieme ad altri amici per una sagra di paese. Così conosce Andrea, carino e gentile… ma è separato e con due bambini. “No, grazie! Alle sue telefonate rispondo, ma quando mi invita fuori sono turbata perché io non voglio e non posso avere una storia con un separato. Come avrei fatto a conciliare la mia vita, il mio essere cristiana con uno come lui?” Con il tempo la storia prende forma ma il suo cuore è sempre più inquieto. “Sapendo il pensiero della Chiesa su queste unioni vado a messa ma decido di non fare più la comunione non sentendomi più degna. Decido di condividere questa storia con il sacerdote che mi conosce da sempre. E così ci affidiamo a Maria”. La storia va avanti. “Sento che la mia storia con lui forse è la “mia strada” – aggiunge Giulia – ma ciò mi fa soffrire è soprattutto il pensiero di non poter più ricevere Gesù eucaristia. Tuttavia se questa è l’indicazione della Chiesa, io la rispetto e vado avanti. Così rimango fedele alla messa domenicale, anche se priva di eucaristia. Nel 2016 arriva da Famiglie Nuove l’invito a partecipare ad un convegno a Roma per coppie di separati in nuova unione. “Io e Andrea aderiamo alla proposta. Da una parte sono impaurita per la reazione che potrebbe avere lui, dall’altra sento che si tratta di una opportunità per noi. Sono tre giorni intensi. Vedo Andrea coinvolto e molto contento. Per me è sentirmi a “casa” con la persona che è importante per me, anche se canonicamente non perfetti. Andrea si porta a casa il sentirsi parte viva della Chiesa. Non emarginato a causa di un matrimonio finito ma membro di un Corpo vivo e non più additato od escluso. Ho detto ad Andrea che la famiglia che volevo nella mia vita doveva essere costruita su quell’amore che avevamo sperimentato in quei giorni, in quella misura e dimensione e se anche lui condivideva il mio pensiero, allora potevamo sposarci. Sì, un matrimonio civile, ma la famiglia che si creava doveva avere quel sigillo: l’amore scambievole che ci era stato rivelato”. A settembre del 2017 arrivano le nozze in Comune. “Penso che il mio grande desiderio giovanile di andare nel mondo, si sia realizzato proprio nel giorno del nostro matrimonio dove erano rappresentate tutte le generazioni e le culture, dove c’erano persone di varie provenienze, credenti e non credenti, ma tutti felici di poter condividere la nostra gioia. Da anni siamo inseriti in un gruppo di Famiglie Nuove dove vi sono coppie che vivono la nostra stessa realtà e proprio questo ci dà la possibilità di esprimerci liberamente senza il timore di essere giudicati. Questo non ci fa più sentire di serie B ma pienamente accettati e riconosciuti come famiglia. Ci aiuta nel cammino di coppia a non chiuderci, a mantenere vivo il dialogo tra di noi nella condivisione con altre coppie, a coltivare relazioni positive e belle amicizie”.

Lorenzo Russo

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Vangelo Vissuto: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli” (Gv 13,35)

Amare l’altro generando il bene, andando oltre i limiti oggettivi che la vita ci impone, oltre i nostri pregiudizi, abbattendo barriere per costruire legami fraterni. È il mandato del comandamento nuovo dato da Gesù, il segno distintivo del cristiano: la reciprocità nell’amore. Due frittelle Siamo due sposi cristiani e siamo poveri. Non molto tempo fa abbiamo saputo che una ragazza del Burundi, povera anche lei, aveva piantato un albero e ora ne raccoglieva i frutti per aiutare chi ha fame. A noi non era mai venuto in mente di poter fare qualcosa per gli indigenti: le entrate della nostra famiglia, infatti, coprono appena le uscite di ogni mese, per cui aspettavamo sempre il giorno in cui avremmo avuto qualcosa di “superfluo” da dare. Ma l’esempio di quella ragazza non ci ha lasciati tranquilli, anzi ci è stato di grande incoraggiamento a mettere da parte il ricavato della vendita di due frittelle al giorno, dato che gestiamo un piccolo punto di vendita nel nostro quartiere. Ora alla fine di ogni mese abbiamo sempre un piccolo fondo per gli altri e, anche se è una piccola cosa, questo atto di amore ci aiuta a condurre con più attenzione anche questa nostra attività. Qualcuno, venuto a conoscenza della nostra esperienza, ha osservato che questo gesto è come l’obolo della vedova che sappiamo dai Vangeli. Sì, è così, e ne siamo molto felici. (R.J.O. – Kenya) Un omaggio floreale Nel nostro villaggio ci sono poche farmacie. In quella più vicina a casa non andavo volentieri perché la farmacista aveva un modo di fare scontroso e sembrava sempre arrabbiata. Non essendo l’unica ad avere questa impressione negativa, avevo deciso di non andare più in quella farmacia. Ma una domenica, alla messa, ascoltando il sacerdote parlare di amore al nemico, mi è venuta in mente proprio lei, la farmacista. Conoscendo il suo nome, approfittai dell’onomastico per portarle in dono dei fiori. A quel semplice gesto, lei quasi si è commossa e s’è rivelata di una amabilità inconsueta. Per me è stata la conferma di una frase di san Giovanni della Croce: «Dove non c’è amore, metti amore e troverai amore». Una legge evangelica che vale per ogni situazione. Dopo quei fiori alla farmacista, qualsiasi situazione difficile si presenti, metto in pratica il motto di quel santo e l’effetto è assicurato. Anche i miei figli ormai sanno che per vincere ogni difficoltà nei rapporti ci vuole più amore, ed è bello raccontarsi queste piccole o grandi vittorie quotidiane. (J.K. – Serbia) A braccia aperte Mio marito è cattolico, io sono evangelica. Abbiamo imparato ad accettarci nella nostra diversità. Quando nostra figlia è stata battezzata nella Chiesa cattolica, era presente anche il pastore luterano e da allora è nata fra loro un’amicizia che ha dato il via a diverse iniziative: preghiere comuni, manifestazioni per la pace, un servizio di visite agli ammalati… Sono responsabile delle attività ecumeniche nel mio consiglio parrocchiale, ma per amore della parrocchia cattolica dedico anche del tempo a raccogliere fondi per la Caritas. Da quando è stato aperto un centro d’accoglienza per rifugiati politici (per lo più musulmani provenienti da Tunisia, Libia, Romania, Bosnia e Kosovo), s’è intensificata la collaborazione fra cristiani cattolici, evangelici e ortodossi. Una coppia di amici rumeni, partiti per il loro Paese, ci ha affidato temporaneamente la figlia e inoltre abbiamo “adottato” una famiglia musulmana in difficoltà. Fare nostre le necessità altrui è una vera ricchezza per la nostra famiglia. (Edith – Germania)

A cura di Maria Grazia Berretta

(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VIII, n.2, maggio-giugno 2022) (altro…)

Chiara Lubich: sperimentare Gesù in mezzo

In questo testo, Chiara Lubich racconta come il patto d’amore reciproco con le sue prime compagne le ha portate a fare l’esperienza della presenza di Gesù in mezzo a loro. Anche noi possiamo vivere la stessa esperienza a condizione che mettiamo alla base l’amore reciproco. “In una certa occasione, mi è stato chiesto come la presenza di Gesù in mezzo a noi, uniti, è stata da noi compresa la prima volta. Per poter rispondere in piena fedeltà allo Spirito Santo a tale domanda, ho iniziato descrivendo i momenti della nostra storia che hanno preceduto quel momento, quando, ad esempio, per la possibile morte vicina, sotto le bombe, noi, prime focolarine, ci siamo domandate se ci fosse una volontà di Dio particolarmente gradita a Lui, per viverla almeno gli ultimi giorni. E ho detto come il comandamento nuovo di Gesù – quell’amore reciproco sulla misura dell’amore di Gesù, che ha dato la vita per noi – era stato la risposta. Ho ricordato poi il patto seguente: “Io sono pronta a morire per te”, “Io per te”; ecc., ma, naturalmente, mi sono soffermata più a lungo su ciò che è successo in seguito. E cioè la constatazione di un balzo di qualità della nostra anima, come se una rete l’avesse portata più in alto, e l’esperienza, per la prima volta, di una pace unica, mai sperimentata (così si disse e si continua a dire), di una luce che dava senso a tutto quanto ci riguardava, di una nuova volontà perseverante al posto della nostra, spesso incostante nel mettere in pratica i propositi; di una gioia fresca, rara, zampillante, di un ardore e zelo nuovi, vivissimi… Ho spiegato come ci eravamo chieste, in quei momenti, quale poteva essere la causa di tutto ciò. E l’avevamo capita così: Gesù in quel momento si era reso spiritualmente presente fra noi perché unite nel suo nome e cioè nel suo amore. Quella pace, quella luce, quell’ardore, quella gioia, ecc. manifestavano proprio questo. Se Egli c’è, infatti ci sono tutti questi effetti; altrimenti è inutile illudersi: Egli non c’è. Dunque, ho concluso, abbiamo compreso che Egli era presente quando Lo abbiamo potuto sperimentare. Non si tratta, infatti, di credere a Lui presente solo per fede, perché Lui l’ha detto. No: Gesù fra noi, se c’è, si fa sentire, se ne può avere l’esperienza. Sta qui il bello e il grande di questa sua particolare presenza a cui noi siamo chiamati”.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, Conversazioni, Città Nuova, 2019, pag. 580/1) (altro…)

2a ed. “Una città non basta Chiara Lubich cittadina del mondo”

2a ed. “Una città non basta Chiara Lubich cittadina del mondo”

Consegnati i premi e alcune menzioni di merito per la seconda edizione del Concorso per le scuole che quest’anno ha visto coinvolti oltre 3000 studenti di 144 classi con 314 elaborati. Giovedì 19 maggio si è tenuta le cerimonia di premiazione del Concorso Nazionale “Una città non basta, Chiara Lubich cittadina del mondo”, giunto alla seconda edizione, promosso dal Centro Chiara Lubich in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione italiano, la Fondazione Museo Storico del Trentino e New Humanity del Movimento dei Focolari.

© CSC Audiovisivi

All’auditorium della sede internazionale del Movimento dei Focolari sono state accolte alcune classi giunte da varie parti d’Italia che per l’occasione hanno visitato il Centro Chiara Lubich e la casa dove ha vissuto Chiara. Altre scuole invece si sono collegate in videoconferenza come la 3A della scuola media “Aldeno Mattarello” di Trento che ha seguito la cerimonia dalla sede del Comune insieme al sindaco. “Penso a quello che Chiara Lubich aveva chiesto alla città di Trento: essere e diventare una città ardente. Significa essere una città che si appassiona pensando all’altro. – ha detto il sindaco di Trento dott. Franco Ianeselli – Grazie alle tante azioni di civismo che i nostri ragazzi fanno, posso dire che loro sono ardenti. Come Comune abbiamo inserito nel nostro statuto il riferimento di una città che si apre, incontra le culture, votata al confronto. Sappiamo quanto sia importante questo, soprattutto in questo periodo di guerra. Però siamo tutti consapevoli che questa aspirazione, questa missione, deve essere nelle Istituzioni, certamente, ma deve essere parte poi dell’azione di ogni nostro cittadino. E allora davvero ancora grazie per questa bella iniziativa”. Quest’anno il Concorso ha avuto sui social numerosissime visualizzazioni e ha raggiunto nelle classi circa tremila studenti!

© CSC Audiovisivi

Sono arrivati 314 elaborati presentati in forma di lavori individuali, di piccoli gruppi o di classe, provenienti da quasi tutte le regioni d’Italia. Il Concorso ha coinvolto 14 Scuole Primarie per un totale di 33 classi (68 elaborati), 28 Scuole Medie per un totale di 49 classi (102 elaborati), 39 Scuole Superiori per un totale di 62 classi (144 elaborati). “In tutti ci è sembrato realizzato l’obiettivo del Concorso: far conoscere la figura di Chiara Lubich, il suo impegno e la sua testimonianza per la costruzione della pace, della fraternità e dell’unità fra i popoli – ha spiegato Alba Sgariglia corresponsabile del Centro Chiara Lubich -. Abbiamo molto apprezzato la varietà di espressioni usate da studenti e studentesse: giochi, disegni, fumetti, brevi testi scritti con riflessioni ed esperienze personali, interviste, diari, articoli di giornali, canzoni, poesie, powerpoint, video. Tutti esprimono impegno, fantasia, entusiasmo. È stato davvero difficile fare delle scelte. Perciò vogliamo ricordare anche tutti i lavori che non sono stati premiati ma che meritano di essere menzionati! A quanti non hanno potuto essere presenti rivolgiamo il nostro invito a venire a Rocca di Papa per visitare i luoghi in cui Chiara Lubich ha vissuto e il Centro a lei dedicato”.

© CSC Audiovisivi

Il Ministero dell’Istruzione anche quest’anno ha accettato il progetto rendendo possibile la divulgazione del bando di Concorso per tutte le scuole sia primarie che secondarie di I° e 2° grado per l’anno scolastico 2021-2022. “Il Ministero appoggia e promuove vari concorsi per gli studenti e le scuole italiane – spiegano il dott. Roberto Frisone e la dott.ssa Francesca Di Giugno, intervenuti alla cerimonia di premiazione in rappresentanza del Ministero – Per quale motivo abbiamo deciso di appoggiare questo concorso? Onestamente non conoscevamo Chiara Lubich e ci ha incuriosito, ci ha colpito il fatto che si parlasse in modo laico di valori che sono comuni a tutti e che se ne potesse parlare alle scuole e agli studenti con la chiarezza con cui ne parlava Chiara al mondo. Il suo è un messaggio positivo da dare alle scuole, ed è per questo motivo che lo abbiamo condiviso”. Il primo premio della sezione primaria è andato alla 5A della Scuola Paritaria SS. Sacramento di Vermicino. Hanno ideato un gioco da tavolo dal nome “Chiaro scuro”. “La maestra ci ha parlato tanto di questo progetto perché è una cosa che ci aiuta a crescere – spiega Lara della 5A -. Lei ci fa partecipare a vari concorsi, ma questo ci ha appassionato particolarmente perché parlava dell’amore verso gli altri. Abbiamo iniziato con la visione del film ‘Chiara Lubich, l’amore vince tutto’. È partita una forte emozione. Così, pensando al famoso gioco dell’oca, abbiamo ideato un gioco su un grande cartellone che abbiamo chiamato ‘Chiaro scuro’: la parte chiara rappresenta la luce che batte l’oscurità in modo tale che noi rimaniamo sempre felici. Ci sono varie caselle con frasi che ci aiutano a stimolare l’amore e l’amicizia: ‘prova a dare un abbraccio a una persona che sta male’ oppure ‘amare il nemico’”. Il primo premio della sezione secondaria di I grado è andato alla scuola “Giosuè Carducci” di San Cataldo (Caltanissetta) per l’elaborato multimediale dal titolo “Un mondo senza povertà”. Il primo premio della sezione secondaria di II grado è andato al liceo classico statale “A.D’Oria” di Genova per aver realizzato l’elaborato multimediale “Koinonia” che rappresenta un’impresa ispirata ai valori dell’economia di Comunione. Tutti gli elaborati saranno consultabili a breve sul sito www.centrochiaralubich.org

Lorenzo Russo

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Il Movimento dei Focolari rende note le misure sulla tutela dei minori e delle persone vulnerabili in risposta all’indagine indipendente di GCPS Consulting

Prende il via un deciso percorso di ampliamento e rafforzamento delle misure di prevenzione, formazione, risarcimento e valutazione delle responsabilità, per garantire giustizia a tutte le vittime e implementare in ogni ambiente del Movimento una cultura del primato della carità, della dignità della persona, della sicurezza e della trasparenza. “Quella che presentiamo oggi è una prima risposta alle raccomandazioni indicate dal rapporto di GCPS Consulting sui casi di abuso su minori ad opera di un ex membro dei Focolari in Francia. Siamo coscienti che queste prime misure non sono esaustive, ma fanno parte di un deciso processo di riorientamento della vita e delle attività del Movimento dove il minore e la persona, in tutta la sua complessità, è al centro di ogni cura, protezione, processo di riparazione e rinascita”. Con queste parole Margaret Karram, Presidente dei Focolari, presenta il percorso che il Movimento intraprende ora, grazie anche alle raccomandazioni di GCPS Consulting. Sono misure che vanno ad aggiungersi alle Linee Guida per la Tutela dei Minori e delle Persone Vulnerabili (in vigore nel Movimento dei Focolari dal 2014 e attualmente in fase di revisione, in base agli standard internazionali) e ai corsi di formazione sui temi della tutela, per i membri del Movimento. “Come prima cosa e più importante – spiega la Presidente – voglio rivolgermi a tutte le vittime di abusi sessuali, in particolare in Francia: desidero ringraziarvi a titolo personale e a nome del Movimento, perché il coraggio delle vostre testimonianze, del vostro dolore comunicato, sono per noi il punto di partenza imprescindibile di questo cammino di purificazione e vorrei anche ringraziare la comunità francese del Movimento per il suo coraggio nell’affrontare una tale sofferenza. La Commissione disciplinare centrale della quale annunciamo ora l’istituzione avrà il compito di valutare le responsabilità dei dirigenti del Movimento coinvolti in casi di abuso, allo scopo di fare chiarezza e rendere giustizia alle vittime. A fondamento di questo cammino di rinnovamento poniamo prima di tutto il Vangelo che vogliamo rimettere al centro della nostra azione – conclude Margaret Karram –, inoltre, le gravi sfide che l’umanità vive oggi domandano un’attualizzazione della spiritualità dell’unità perché possa essere strumento di fraternità e pace”. Le misure esposte di seguito verranno implementate su un breve, medio e lungo termine e sono ritenute le più urgenti e necessarie per innestare saldamente il Movimento su un cammino di riparazione e ripartenza positiva.

  • Le vittime al centro: la richiesta di perdono personale della Presidente

Le persone che hanno subito abusi occupano in questo processo un posto centrale e prioritario. Pertanto, l’ascolto, la richiesta di perdono, l’offerta di aiuto e il percorso riparativo sono il punto di partenza. Margaret Karram si è messa in contatto personalmente con le vittime in Francia con cui è stato possibile farlo e nel rispetto della privacy. Il suo desiderio è di raggiungerle tutte, sempre nel rispetto della loro volontà di mantenere l’anonimato.  

  • Una rete per l’accoglienza e l’ascolto delle vittime

Verranno rafforzate (dove sono già presenti e operative) o istituite ex novo le Commissioni locali per il benessere e la tutela dei minori e delle persone vulnerabili con la presenza di professionisti negli ambiti del sostegno psicologico, legale, pedagogico e formativo. Tali commissioni sono indipendenti dagli organi di governo del Movimento dei Focolari e hanno il compito di accogliere denunce, testimonianze e di avviare i procedimenti d’indagine. Le commissioni locali potranno offrire un ulteriore servizio: un punto d’ascolto e di prima accoglienza per chiunque desideri condividere la propria esperienza di abuso, violenza, disagio o vissuto traumatico di vario tipo, avvalendosi anche – se richiesto – di una consulenza per un percorso successivo. A questo riguardo in alcuni Paesi, come in Francia, in Germania e in altre nazioni, sono già attivi punti d’ascolto.

  • Elaborazione di un protocollo per il risarcimento di vittime di abusi commessi in seno al Movimento dei Focolari

È in fase di elaborazione un protocollo del Movimento dei Focolari per il risarcimento delle vittime.

  • Istituzione di una Commissione disciplinare

Verrà istituita una Commissione disciplinare centrale, composta in maggioranza da professionisti esterni, in ambito legale e psicologico al fine di valutare la responsabilità dei dirigenti del Movimento dei Focolari nella gestione degli abusi sessuali, spirituali e di autorità. Essa opererà in base ad un Codice disciplinare che sarà elaborato in accordo con la Commissione stessa e stabilirà i principi etici e le sanzioni.

  • Pubblicazione di un rapporto annuale a livello mondiale

Verrà pubblicato, a cadenza annuale, un rapporto sul lavoro effettuato dalla Commissione Centrale per il Benessere e la Tutela dei Minori e delle Persone Vulnerabili (CO.BE.TU), relativamente ai casi di abuso e alle misure di prevenzione e tutela dei minori.

  • La tutela è responsabilità di tutti i membri del Movimento

Per rafforzare tale riconoscimento, il Movimento ritiene obbligatorio per ogni membro, inclusi i minori stessi e quanti desiderano farne parte, la frequenza di un corso base sulla tutela dei minori e delle persone vulnerabili, organizzato dalle Commissioni locali per il benessere e la tutela dei minori e le persone vulnerabili.

  • Corsi di formazione per dirigenti

Sono in fase di definizione corsi di formazione obbligatori per preparare i dirigenti – a qualsiasi livello siano chiamati ad operare – a mettere in atto forme di corresponsabilità, maggiore trasparenza nei processi decisionali, alternanza delle cariche, accompagnamento delle persone, alla luce della distinzione tra ambito di governo e ambito di coscienza.

  • Percorsi di condivisione e formazione per comunità del Movimento dei Focolari

Le comunità dei Focolari, nelle loro diverse forme devono favorire il necessario processo di discernimento, dialogo aperto e comprensione delle corrette dinamiche relazionali. In seguito alla pubblicazione dell’indagine indipendente di GCPS Consulting tanti gruppi e comunità del Movimento hanno già dato vita a momenti di condivisione e dialogo sulle tematiche degli abusi. Il Movimento incoraggia tali percorsi con il supporto di esperti e professionisti, dove necessario o richiesto, tenendo conto delle diverse sensibilità culturali.

Stefania Tanesini 

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Dare per salvaguardare l’ambiente in rete: azioni concrete per un pianeta fragile

Dare per salvaguardare l’ambiente in rete: azioni concrete per un pianeta fragile

Il 13 maggio 2022 si è tenuto l’evento “Dare una rete all’ambiente”. Finalmente in presenza, tantissimi studenti, insieme ad altri collegati via streaming dal mondo, hanno festeggiato e condiviso i risultati di un anno di lavoro per il bene del pianeta. Sono oltre 500 i ragazzi che venerdì, 13 maggio 2022, nella splendida cornice dell’Aula Magna dell’Università “Sapienza” di Roma, hanno animato con grande gioia quella che potremmo definire una vera festa per la Terra che ha chiuso l’anno scolastico 2021-2022 del progetto “Dare per salvaguardare l’ambiente in rete.” 10 gli istituti superiori del Lazio (Italia) presenti e molti altri, collegati via streaming da diverse parti d’Italia e del mondo, insieme per poter raccogliere i frutti nati aderendo al progetto. Durante l’anno, infatti, 8.000 studenti di 39 scuole italiane e di altri 12 Paesi, educati al risparmio energetico, hanno firmato un patto e l’hanno concretizzato con 200 azioni personali di risparmio. La monetizzazione di tali atti, finanziata con 10 centesimi ad azione da sponsor familiari, e conteggiati tramite l’App DPSAR, ha permesso di sostenere vari progetti di solidarietà in contesti di povertà e degrado ambientale come conseguenza dei cambiamenti climatici. Uno sguardo rivolto al pianeta e ai suoi abitanti a partire dalla nostra quotidianità. Ce ne parla Andrea Conte, coordinatore del progetto, astrofisico e insegnante di matematica e fisica presso il Liceo Classico di Pescara (Italia). Che cosa significa dare una “rete” all’ambiente? Questo percorso di educazione per la salvaguardia dell’ambiente è stato ideato nel 2008 a Roma dalla docente Elena Pace e il nome del progetto inizialmente era solo “Dare per salvaguardare l’ambiente”. L’idea di introdurre la parola “rete” nel 2019 è stato davvero un salto di qualità: ogni singola classe continua a svolgere azioni concrete ma non è più sola. Ciascun ragazzo, con i propri compagni e con l’aiuto delle famiglie continua a compiere atti per il bene della Terra, ma è in rete con altre scuole che fanno la stessa cosa. Siamo partiti coinvolgendo le scuole italiane ed oggi questa rete si è sempre più allargata. Ci sono state azioni che hanno portato ad un cambiamento radicale? La creatività dei ragazzi la fa da padrona naturalmente. Una scuola di Roma (Italia), ad esempio, ha deciso di annullare completamente l’uso di bottigliette di plastica, ma per farlo ha portato avanti un lavoro scientifico, ideando un sistema per pesare la plastica, una specie di “plasticometro”.  Ogni volta che qualcuno gettava via una bottiglietta di plastica si assumeva l’impegno di utilizzare la borraccia. Rapidamente hanno visto una diminuzione del peso della plastica prodotta e nel giro di pochissimo tempo sono riusciti ad azzerare la plastica. Una vera rivoluzione. Perché l’interesse sulla questione ecologica oggi cresce sempre più proprio tra i più giovani? L’ecologia c’è sempre stata, si parla di cambiamenti climatici da decenni, ma oggi i giovani sentono gli influssi che arrivano da questa società in continua evoluzione e avvertono l’esigenza di attivarsi concretamente. Nonostante si parli di un peggioramento continuo della situazione, la sensibilità aumenta così come i progetti promossi dalle amministrazioni delle singole cittadine, dalle scuole, e aumenta questo senso di cittadinanza, il desiderio di essere individui consapevoli e attivi nel rendere il nostro pianeta sempre più sano. Che messaggio cerchi di dare ai tuoi studenti ogni giorno? Intanto ho la fortuna di insegnare delle cose che mi appassionano tanto e in cui credo e questo è davvero un dono. Quando facevo le superiori non avevo gli stessi stimoli che hanno loro e sono contento di poterglieli dare. Ho iniziato a rendermi conto delle difficoltà in cui si ritrovava il pianeta solo all’università, studiando astronomia e astrofisica. Quando ci si distacca dalla superficie terrestre e si volge lo sguardo all’ universo, si coglie davvero la fragilità della Terra. Così io faccio sempre un paragone ai ragazzi, dicendogli che quando ci si distacca da sé stessi e ci si rivolge all’altro, ci si rende davvero conto di quanto possiamo dare, ognuno nella nostra diversità.

Maria Grazia Berretta

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Premio Chiara Luce Badano 2022

Premio Chiara Luce Badano 2022

Un concorso rivolto ai giovani dedicato alla ragazza di Sassello beatificata nel 2010. La giuria, presieduta dalla mamma Maria Teresa Badano, voterà i lavori suddivisi in due categorie (10-16 e 17-35 anni). La premiazione il prossimo 29 ottobre a Sassello. Sono aperte le iscrizioni per il Premio dedicato a Chiara Luce Badano, la ragazza di Sassello (Italia) beatificata nel 2010. Rivolto a tutti i giovani – dai 10 ai 35 anni – che vorranno esprimere in maniera artistica quanto l’incontro con Chiara Luce avrà loro ispirato. La sua breve vita è oggi un esempio per migliaia di ragazzi in tutto il mondo. Una giovane donna innamorata di Dio. Chiara Luce Badano all’età di 17 anni scopre di avere un tumore osseo ma l’amore infinito per Dio è più forte. “Per te Gesù, se lo vuoi tu, lo voglio anch’io!” È in terza elementare quando conosce il Movimento dei Focolari. Entra così fra le Gen (Generazione nuova). Lei non parla di Gesù agli altri, lo porta con la sua vita. Dice infatti: “Io non devo dire di Gesù, ma devo dare Gesù con il mio comportamento”. “Chiara Luce” è il nome che ho pensato per te; ti piace? – le scrive Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari – È la luce dell’Ideale che vince il mondo…” Chiara Luce parte per il Cielo il 7 ottobre 1990 all’età di 19 anni pronunciando queste parole: “Mamma sii felice, perché io lo sono”, a coronamento di una sofferenza vissuta nella luce radiosa della fede. La Fondazione Chiara Badano nel 2018 ha istituito il “Premio Chiara Luce Badano”. L’obiettivo è quello di promuovere opere artistiche che si siano ispirate alla vicenda e al modello esistenziale di Chiara Luce, con lo scopo di sostenere e favorire la conoscenza della sua figura e della sua storia, proponendola come modello di vita per tanti giovani. Gli artisti quindi possono esprimersi con totale creatività: disegni, poesie, racconti, canzoni, danze o altro. Le opere dovranno giungere alla giuria entro il 30 giugno secondo le regole e le modalità indicate nel regolamento. Una giuria qualificata, presieduta dalla mamma Maria Teresa Badano, voterà i lavori suddivisi in due categorie (10-16 e 17-35 anni). Il prossimo 29 ottobre a Sassello, nel corso della ricorrenza della festa liturgica annuale, è prevista la premiazione con esposizione ed esecuzione dell’opera vincitrice. Per maggiori informazioni sul Premio visitate il sito della Fondazione Chiara Badano. Sempre sul sito è possibile scoprire le tappe salienti della vita di Chiara Luce, conosciuta in tutto il mondo, anche attraverso video, testimonianze, fotografie e l’elenco delle molte pubblicazioni che permettono di conoscere meglio il suo percorso esistenziale e l’ideale di Chiara Lubich che la beata ha fatto suo.

Lorenzo Russo

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Chiara Lubich: chi ama fa il bene

Il comandamento nuovo di Gesù, l’amore al fratello, è quanto ci propone la Parola di vita di questo mese di maggio 2022. È un cammino in cui si può progredire ogni giorno e dove si trova la pienezza del messaggio di Gesù. “Tutta la legge trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il pros­simo tuo come te stesso” (Gal 5,14). È questa una parola di Paolo, l’Apostolo: breve, stupenda, lapidaria, chiarificatrice. Essa ci dice ciò che deve stare alla base del comportamento cristiano, ciò che deve ispirarlo sempre: l’amore del prossimo. L’Apostolo vede nell’attuazione di questo comando il pieno adempimento della legge. Essa, infatti, dice di non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non desiderare… e si sa che chi ama non fa tutto questo: chi ama non uccide, non ruba… Chi ama però non evita soltanto il male. Chi ama si apre sugli altri, vuole il bene, lo fa, si dona: arriva a dar la vita per l’amato. Per questo Paolo scrive che nell’amore del prossimo non solo si osserva la legge, ma si ha “la pienezza” della legge. (…) Se tutta la legge sta nell’amore del prossimo, occorre vedere gli altri comandamenti come mezzi per illuminarci e guidarci a saper trovare, nelle intricate situazioni della vita, la via per amare gli altri; bisogna saper leggere negli altri comandamenti l’intenzione di Dio, la sua volontà. Egli ci vuole obbedienti, casti, mortificati, miti, misericordiosi, poveri… per realizzare meglio il comandamento della carità.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, in Parole di Vita, Città Nuova, 2017, pag. 263/4) (altro…)

Azione Cattolica Italiana e Focolari: un patto di collaborazione

Azione Cattolica Italiana e Focolari: un patto di collaborazione

Azione Cattolica e Movimento dei Focolari alleati, a partire dalle Chiese locali, nell’educazione e per l’ecologia integrale. Per “abitare” insieme e nella concretezza il presente e il futuro dei nostri territori Un patto di collaborazione è stato stretto tra l’Azione Cattolica Italiana e il Movimento dei Focolari. Un’alleanza che, come ha sottolineato il presidente nazionale dell’AC, Giuseppe Notarstefano, unisce al valore fondativo di una collaborazione che si fa sempre più concreta l’importanza del riconoscimento dell’altro, dello stare insieme. Il terzo incontro tra la presidenza dell’Azione Cattolica italiana e quella del MF si è svolto venerdì 13 maggio a Roma, nel Centro nazionale dell’AC di via Aurelia. Ricordando le parole pronunciate dalla fondatrice dei Focolari, Chiara Lubich, durante i bombardamenti di Trento nel corso della II Guerra mondiale, “Tutto vince l’amore”, la presidente del Movimento dei Focolari, Margaret Karram, ha sottolineato il desiderio reciproco di un’alleanza che, con questa certezza, riesca a concretizzare i progetti e i sogni delle due organizzazioni, per essere ancor più e insieme dono per la Chiesa. Dopo due ore di preghiera, conoscenza, confronto e dialogo è stato deciso l’impegno ad avviare e consolidare progetti locali sui diversi territori tra MdF e AC, per partire dal dialogo che nasce dalla vita, per ridare forza e slancio insieme alle comunità locali e lavorare ad un percorso di collaborazione sempre più concreto e intergenerazionale, che promuova la gentilezza, la tenerezza, come modo di essere e di stare insieme, come auspicato da papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti. Tre i temi prescelti: 1) patto educativo globale; 2) economia civile, impegno politico ed ecologia integrale; 3) ecumenismo e dialogo interreligioso a livello formativo. Il presidente Notarstefano ha espresso il desiderio di “abitare” insieme concretamente i diversi territori, assicurando presenza e passione nelle reti di dialogo e confronto esistenti nelle Chiese locali, incoraggiando e accompagnando a vivere questa strada di concretezza, di pazienza e dedizione. È importante che, in questo disorientamento generale, si realizzino, dal basso, luoghi di fraternità che, nella tempesta di quanto avviene intorno a noi, diventino barche a cui le persone possono aggrapparsi. Si vuole testimoniare che stare insieme è possibile, per “promuovere”, far generare, la fraternità anche con un’iniziativa simbolica congiunta e nazionale che valorizzi quanti si impegnano per costruire un “noi” più grande nell’educazione, per l’ecologia integrale, per “partecipare” insieme, anche in politica, ad un cammino generativo aperto ad altre realtà, che sia un investimento al servizio delle generazioni future, per la promozione della persona. L’impegno ad incontrarsi nelle diverse città, ha commentato la presidente dei Focolari Karram, potrà far emergere le tante e differenti azioni concrete che è possibile realizzare nelle Chiese locali. A tal fine, è stato creato un gruppo di lavoro, che sarà coordinato da Michele Tridente (AC) e Patrizia Bertoncello (MdF), per valutare le proposte emerse nell’incontro di venerdì e pensare a possibili collaborazioni che vedano insieme le due organizzazioni, aperte ad altre realtà, per un arricchimento dei diversi territori e delle comunità locali.

Sara Fornaro

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Vincere per il bene comune

Partecipare ad un concorso cinematografico e utilizzare il premio per aiutare il prossimo. A pochi giorni dalla chiusura della Settimana Mondo Unito (SMU) 2022, condividiamo un’esperienza che arriva direttamente dalla Giordania. Una vera azione di ecologia integrale portata avanti dai ragazzi dei focolari sulla scia della campagna #DARETOCARE. “Vorrei invitarvi a intraprendere, insieme, un viaggio. Un viaggio di trasformazione e di azione. Fatto non tanto di parole, ma soprattutto di azioni concrete e improcrastinabili. (…) L’ecologia integrale è un invito a una visione ‘integrale della vita’, a partire dalla convinzione che tutto nel mondo è connesso (…).” Con queste parole Papa Francesco, attraverso un videomessaggio si rivolge ai partecipanti del “Countdown”, evento digitale di TED sul cambiamento climatico, svoltosi nell’ottobre del 2020. Un invito a “fare” concretamente, per il bene del pianeta e di tutti noi: aver cura della casa comune e andare incontro ai bisogni dei suoi abitanti. Basta partire da piccole azioni, come hanno fatto questi Gen 3 della Giordania, i quali, con uno sguardo attento sul #DARETOCARE, sono riusciti davvero a creare un circolo “virtuoso” presentando il loro cortometraggio sull’ecologia “Nature Karma” al Middle Eastern Film Festival (Festival del Cinema del Medio Oriente). Raccontare l’importanza della cura per l’ambiente e vincere un premio è stato solo il primo passo per decidere, con convinzione, di voler dare una mano agli altri.

 A cura di Maria Grazia Berretta

https://youtu.be/LSECHZhVNlI (altro…)

Vangelo vissuto: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri” (Gv 13, 34).

Comprendere la preziosità di un amore immenso, ricevuto senza merito, e rimetterlo in circolo. È questo il significato del comandamento nuovo: fare spazio alla forza dell’amore senza limiti di Gesù in noi e lasciare che il suono meraviglioso di questa visita si propaghi, come una eco, verso chiunque. Una ricetta vincente Sposati da neanche quattordici anni senza una vera crisi, entrambi con una formazione cristiana, siamo consapevoli della fragilità dell’amore coniugale. La sfida più grande è l’educazione dei bambini: di qui certi disaccordi. Per esempio, quando si tratta di dare loro una punizione, sarei più indulgente di Pavel. Talvolta li difendo irrazionalmente. Qui mi aiuta pensare che anche mio marito vuole il loro bene e cerco di rispettare ciò che sente come dovere di padre (tra l’altro, tante volte mi rendo conto che lui ha ragione). Prego quando non so cosa fare. Cerchiamo anche di attuare le parole consigliate da papa Francesco: «Per favore, grazie, mi dispiace», oppure «che il sole non tramonti sulla tua ira». Per esperienza personale, ritengo importante rispettare il tempo che l’altro impiega per affrontare una situazione difficile. In tali momenti cerco di esprimere il mio amore con un bacio, una carezza. Il matrimonio educa veramente all’alterità. Abbiamo visto che funziona la ricetta di elogiare l’altro anche per cose minime. Pavel ne è un maestro. (K.S. – Repubblica Ceca) L’ospite Fin dall’inizio della pandemia, la comunità di cui facciamo parte si era impegnata a mantenere i contatti con i membri del gruppo per assicurarsi che tutti stessero bene, dando la priorità alle persone sole. Quando una di queste, normalmente molto attiva, si è fratturata il braccio destro in seguito a una caduta, mio marito ed io le abbiamo offerto ospitalità per qualche tempo da noi. Ha accettato. Intanto, in vista delle festività di fine anno, venivano imposte nuove norme sanitarie più restrittive e, siccome la nostra ospite si sarebbe ritrovata isolata per Natale e Capodanno, le abbiamo proposto di prolungare il soggiorno da noi. Colpita dallo spirito di vera famiglia della nostra comunità, lei l’ha attribuito all’attuazione del precetto di Gesù «Ciò che avete fatto a uno dei miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me». E quando, ormai fisicamente più autonoma, è tornata a casa sua, consapevole che il Vangelo può diventare fondamento di vita, si è messa subito ad aiutare chi poteva aver bisogno. (Constance – Canada) “Quel” violino Quando avevo dodici anni, il matrimonio dei miei genitori si è sfasciato, ma per altri dieci anni abbiamo continuato a vivere nello stesso appartamento: mia madre ed io in una stanza, mio padre nell’altra. Il resto dei locali era di uso comune. Le scenate per il divorzio mi avevano resa insicura e timorosa. Schierata dalla parte di mia madre, avevo dovuto restituire a mio padre perfino il violino sul quale mi esercitavo. Una volta cresciuta, avrei voluto presentargli il mio fidanzato, ma lui non ha voluto incontrarlo, non è venuto al matrimonio e non ha desiderato neppure conoscere i due nipotini che sono nati. Noi però non ci siamo arresi e per vivere coerentemente la nostra fede cristiana, dimenticando le vecchie ferite, abbiamo continuato a scrivergli e ad invitarlo da noi. Finalmente un giorno è venuto a conoscere genero e nipoti. Sentendosi voluto bene, pian piano ha cominciato a rimanere sempre più a lungo e a portare regali ai bambini. Quando è venuto a sapere che uno di loro stava imparando a suonare il violino, ha riportato “quel” violino. (S. – Ungheria)

A cura di Maria Grazia Berretta

(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VIII, n.2, maggio-giugno 2022) (altro…)

Conclusa la Settimana Mondo Unito 2022

Conclusa la Settimana Mondo Unito 2022

Anche quest’anno la Settimana Mondo Unito (SMU) ha dato spazio a eventi e azioni globali per la pace e la fraternità che hanno messo al centro la “cura”, con uno sguardo particolare all’ecologia integrale. La Campagna #Daretocare continua anche per il prossimo anno.

Corea – © UWP

L’ 8 maggio la Settimana Mondo Unito 2022 è giunta alla sua conclusione, con un evento in diretta streaming durante il quale è stato lanciato l’invito a continuare a vivere anche il prossimo anno sulla scia del #daretocare. 56 i Paesi coinvolti, 126 gli eventi in tutto il mondo, rinnovando l’impegno costante nel proteggere il nostro pianeta e realizzare condizioni di vita migliori per tutti. Con uno sguardo rivolto all’attualità e al doloroso conflitto in Ucraina, si è espressa l’urgenza di un cambio di prospettiva nelle relazioni tra singoli e popoli, partendo da un diverso modo di entrare in relazione con il pianeta terra e con tutti i suoi abitanti. Questa esigenza comune è stata chiara fin dall’apertura della Settimana, domenica 1 maggio, grazie a contributi, approfondimenti e alla presenza del Gen Verde con il loro ultimo lavoro “We choose peace”. La musica del Gen Rosso, invece, per questa SMU si è spostata a Bihac, in Bosnia Erzegovina. Da lì, in connessione con le varie azioni nel mondo e a lavoro con i migranti della rotta balcanica.

United World Week Podcast – © UWP

Tutto questo e i principali avvenimenti sono stati al centro dello United World Week Podcast, una daily news con un focus su una parte diversa del mondo ogni giorno ed un pubblico di circa 2000 persone collegate al sito www.unitedworldproject.org. Su questa stessa piattaforma sarà possibile, anche nei prossimi mesi, continuare ad approfondire tematiche e rivedere le storie presentate in questi otto giorni. Un esempio? Ad Hyderabad, sud del Pakistan, 130 giovani si sono incontrati per riflettere sulla vita dopo la pandemia, trovando conferma dell’importanza di avere acqua potabile, energia sostenibile, un rimboschimento che garantisca l’ecosistema, ma soprattutto il rafforzamento delle relazioni e della “rete” come metodo per generare cambiamento.

Cuba – © UWP

Il Medioriente è stato il continente dove si è concentrata maggiormente l’attenzione quest’anno. Tra i vari motivi la guerra, che ha educato diverse generazioni a lavorare per l’ecologia integrale, strumento sempre più importante per ricostruire una realtà dove il disagio sociale è fortissimo. Lo hanno dimostrato anche i Giovani per un Mondo Unito di Banias, in Siria, che hanno intrapreso un’azione educativa per i bambini non udenti e con disabilità mentali, vivendo una giornata “verde” con loro e lavorando per migliorare gradualmente la loro condizioni di vita. Domenica 8 Maggio è stata la volta di Run4unity, la staffetta sportiva mondiale durante la quale ragazzi e ragazze di etnie, culture e religioni diverse hanno corso insieme dalle ore 11:00 alle ore 12:00 (nei diversi fusi orari) per testimoniare il loro impegno per la pace e promuovere uno strumento per raggiungerla: la regola d’oro. Quest’ anno 33 le run4unity in tutto il mondo. INIZIATIVE A conclusione della Settimana Mondo Unito 2022 è stata lanciata la nuova App, per condividere le buone idee e per aumentare l’impatto sociale che tante semplici buone pratiche possono generare insieme: l’operazione, dal titolo DARE PER SALVAGUARDARE L’AMBIENTE IN RETE, è nata da un gruppo di insegnanti italiani nelle loro scuole. Il funzionamento è semplice: dopo aver individuato uno sponsor – un genitore, un amico, sé stessi – sarà possibile attribuire un valore economico di 0,10 centesimi o il corrispettivo di ciascuna moneta nel mondo, al “risparmio” necessario per investire questa somma in diversi progetti di solidarietà. APPUNTAMENTI Il primo appuntamento della campagna #Daretocare 2022-2023 sarà il Festival del Buen Vivir, due giorni di approfondimenti e workshop sui temi dell’ecologia integrale, sabato 14 e domenica 15 maggio, in diretta sul canale Youtube United World Project.

Paolo Balduzzi

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Chiara Lubich: andare a Dio attraverso il fratello

Nella sua prima lettera, Giovanni afferma: “Chi non ama suo fratello che vede, non può amare Dio che non vede” (1Gv 4,20). In questo brano Chiara Lubich riflette su come  l’amore ad ogni prossimo, fratello o sorella, che incontriamo sia un passaggio obbligato per andare verso Dio, sentire l’unione con Lui. (…) C’è un sistema tipicamente nostro per essere sicuri di camminare su una via dritta, che porta certamente alla meta: a Dio. Essa ha un passaggio obbligato: si chiama il fratello. Ributtiamoci ad amare ogni fratello che incontriamo durante la giornata. Accendiamo nel nostro cuore quell’ardentissimo e lodevolissimo desiderio che Dio sicuramente vuole: il desiderio di amare ogni prossimo, facendoci uno con lui in tutto, con amore disinteressato e senza limiti. (…) L’amore ravviverà rapporti e persone e non permetterà a desideri egoistici di sorgere, anzi ne sarà il miglior antidoto. (…) Potremo preparare così, quale dono per Gesù, il nostro frutto ricco, succoso, e il nostro cuore bruciato, consumato d’amore. Il motto che saprà ricordarci questo proposito potrà essere, allora: a Dio per il fratello!

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, Conversazioni, Città Nuova, 2019, pag. 100) (altro…)

Sostegno ai fratelli ucraini

Continua la raccolta fondi promossa dal Coordinamento emergenze del Movimento dei Focolari in favore dell’Ucraina. Padre Vyacheslav Hrynevych, direttore esecutivo di Caritas Spes Ucraina ci ha inviato questo breve video con un ringraziamento direttamente da uno dei centri di distribuzione. https://youtu.be/ZZyrNoKycYE Per chi volesse contribuire    Azione per un Mondo Unito ONLUS (AMU) IBAN: IT 58 S 05018 03200 000011204344 presso Banca Popolare Etica Codice SWIFT/BIC: ETICIT22XXX Azione per Famiglie Nuove ONLUS (AFN) IBAN: IT 92 J 05018 03200 000016978561 presso Banca Popolare Etica Codice SWIFT/BIC: ETICIT22XXX Causale: Emergenza Ucraina (altro…)

Chiara Lubich: l’autenticità dei seguaci di Cristo

La parola di vita del mese di maggio del 2022 ci propone di  attuare il comandamento nuovo di Gesù: l’amore reciproco. Guardare al di là delle differenze – tanto accentuate in questi tempi – per dar vita a vere comunità rivelatrici della grande novità del Vangelo. Tu sai che Gesù è presente, ad esempio, nelle azioni sacramentali: nell’Eucaristia della Messa egli si fa presente. Ebbene anche dove si vive l’amore vicendevole Gesù è presente. Egli ha detto infatti: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, (e ciò è possibile mediante il reciproco amore) io sono in mezzo a loro”[1]. Nella comunità dunque la cui profonda vita è l’amore reciproco, Egli può rimanere efficacemente presente. E attraverso la comunità può continuare a rivelarsi al mondo, può continuare ad influire sul mondo. Non ti pare splendido? Non ti vien voglia di vivere subito quest’amore assieme ai cristiani tuoi prossimi? Giovanni (…) vede nell’amore reciproco il comandamento per eccellenza della Chiesa la cui vocazione è appunto esser comunione, esser unità. (…) Se vuoi dunque cercare il vero segno di autenticità dei discepoli di Cristo, se vuoi conoscere il loro distintivo, devi individuarlo nell’amore reciproco vissuto. I cristiani si riconoscono a questo segno. E, se questo manca, il mondo non scoprirà più nella Chiesa Gesù. L’amore reciproco crea l’unità. Ma che cosa fa l’unità? “…Siano uno – dice ancora Gesù – affinché il mondo creda…”[2]. L’unità, rivelando la presenza di Cristo, trascina il mondo al suo seguito. Il mondo di fronte all’unità, al reciproco amore, crede in Lui.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, in Parole di Vita, Città Nuova, 2017, pag. 171/2) [1] Mt 18, 20. [2]     Gv 17, 21. (altro…)

Una vocazione a servizio del dialogo

Il 30 aprile del 1982, 7000 tra sacerdoti, religiosi e seminaristi provenienti da tutto il mondo e accomunati dalla spiritualità dell’unità, si riunirono a Roma per l’evento “Il sacerdote oggi, il religioso oggi”. Il ricordo di questa giornata, a 40 anni di distanza. Sacerdoti che si sentono chiamati a essere innanzi tutto testimoni del Vangelo e uomini del dialogo; religiosi che hanno trovato nella spiritualità del Movimento dei Focolari uno sprone ad incarnare con maggiore pienezza il carisma dei loro fondatori; seminaristi che hanno capito di voler scegliere Dio e di confermare la propria chiamata. Sono queste le esperienze di molti tra i partecipanti al Congresso internazionale dal titolo “Il sacerdote oggi, il religioso oggi”, svoltosi il 30 aprile del 1982 in Aula Nervi, in Vaticano. Un appuntamento che vide la partecipazione di circa 7000 persone e che, attraverso testimonianze da ogni parte del globo, evidenziarono i frutti dell’incontro del carisma dell’unità con i ministri della Chiesa cattolica e di altre Chiese e il rinnovamento portato in tante comunità religiose. Chiara Lubich, nel suo intervento di quel giorno, sottolineò i due punti focali di quest’esperienza: Gesù crocifisso e abbandonato come modello del sacerdote e del religioso; l’amore reciproco e l’unità come lo stile e lo scopo della loro missione. Essere uomini del “dialogo”. È questo il mandato che, già allora, racchiudeva in sé il desiderio di una Chiesa in uscita, come si evince dalle parole più che mai attuali della fondatrice dei Focolari: “Mai come ai tempi d’oggi, in cui la Chiesa deve guardare fuori di sé stessa ai cristiani tutti, a chi crede diversamente, e a chi non crede, viene in rilievo quello che alcuni chiamano il mandato missionario del IV Vangelo. Giovanni lo dà in questi termini: ‘Da questo conosceranno che siete miei discepoli: se vi amerete gli uni gli altri’. (…) Oggi i cristiani sono chiamati ad evangelizzare anche in questo modo: amandosi e presentando agli altri l’esperienza della loro nuova vita. Essa non può non toccare, non meravigliare, non porre domande. Ed ecco fiorire il dialogo”. In quel giorno l’allora Santo Padre, Giovanni Paolo II, presiedette “la concelebrazione più grande dall’istituzione dell’Eucaristia”, come titolò L’Osservatore Romano. Fu un momento di gioia e condivisione, un’occasione per fare bilanci, un punto di partenza per nuovi sviluppi. Oggi, a 40 anni di distanza, ascoltiamo il racconto di alcuni tra i partecipanti.

a cura di Maria Grazia Berretta

  https://youtu.be/Ves2qHKNh-g

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Università in rete: Sophia nel mondo

Università in rete: Sophia nel mondo

Allargare gli orizzonti del sapere. Dal 27 marzo al 2 aprile, in Colombia l’incontro  “Università, conoscenza e sapienza: una prospettiva per l’America Latina”. Una sede latino-americana per Sophia. Apertura e gradualità. Sono stati questi i principi guida dell’incontro “Università, conoscenza e sapienza: una prospettiva per l’America Latina”. Tenutosi a Tocancipá, Colombia, dal 27 marzo al 2 aprile, l’evento ha riunito il rettore dell’Istituto Universitario Sophia, Giuseppe Argiolas, con la commissione transdisciplinare e interculturale che lavora da più di dieci anni per gettare le basi della futura sede latinoamericana dell’università. Presenti anche Francisco Canzani e Renata Simon, in rappresentanza del Consiglio generale del Movimento dei Focolari. Al centro delle riflessioni, le linee guida della Congregazione per l’Educazione Cattolica per la realizzazione di un progetto che non ha precedenti nella storia delle università pontificie: le singole unità dell’Istituto Universitario Sophia, anche se aperte in altri continenti, faranno parte di un’unica università globale con sede a Loppiano (Firenze, Italia). Se approvato, il progetto Sophia ALC (America Latina e Caraibi) sarà il primo passo nella costruzione di questa “università in rete” e si ramificherà in tre contesti distinti: in Argentina, il progetto prevede l’offerta di un Master in “Ecologia Integrale e Interculturalismo” in modalità ibrida (di persona e online); in Brasile, un corso di laurea in presenza in “Pedagogia con indirizzo in Umanesimo Integrale”; in Messico, corsi di estensione universitaria (soprattutto online). Durante i sei giorni dell’incontro, i membri della commissione hanno lavorato intensamente per trovare soluzioni per la graduale realizzazione di questo complesso progetto, nei suoi diversi aspetti: dall’adeguatezza alle norme ecclesiali all’adattamento alla legislazione locale; dalla sostenibilità economica alle strategie di raccolta fondi e diffusione; dalle infrastrutture ai curricula. Infine, una certezza: è arrivato il momento di allargare ancora di più gli orizzonti dell’esperienza di unità nella diversità costruita finora dai membri della commissione locale di Sophia ALC, provenienti da paesi come Argentina, Brasile, Colombia, Costa Rica, Messico e Uruguay, e di discipline come economia, amministrazione, teologia, filosofia, storia, diritto, pedagogia, sociologia e comunicazione. Il futuro del progetto dipende dall’approfondimento del già intenso dialogo con il rettore e il corpo docente di Sophia, con i responsabili del Movimento dei Focolari e soprattutto con la Congregazione per l’Educazione Cattolica, che indica le vie attraverso le quali il sogno di Chiara Lubich può essere gradualmente portato avanti, ora nel continente latinoamericano.

Daniel Fassa

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#DARETOCARE: la Settimana Mondo Unito 2022

#DARETOCARE: la Settimana Mondo Unito 2022

È ancora il tema della “cura” quello al centro della prossima Settimana Mondo Unito: dal 1° al 8 Maggio 2022. Un’occasione da non perdere per zone e territori. Ci siamo! Mancano pochi giorni alla Settimana Mondo Unito 2022, che anche quest’anno vedrà impegnate in tutto il mondo migliaia di persone, di ogni età, ceto, razza e credo. Spesso, pensando a questo appuntamento, vengono subito in mente i giovani, le grandi adunate, gli “eventi”. Eppure la Settimana Mondo Unito è tanto, tanto di più, perché non riguarda solo i giovani, durante tutto l’anno c’è una ricchezza di vita, che vede le diverse generazioni del Movimento dei Focolari e non solo, in azione, insieme, per la fraternità universale. I Giovani per un Mondo Unito, quasi 27 anni fa, proposero di dedicare una settimana all’anno per coinvolgere in modo più attivo l’opinione pubblica nel cammino verso un mondo unito. Ricordo i commenti, in quei giorni di maggio 1995 durante il Genfest, cercando di capire cosa fosse quella proposta, cosa avremmo dovuto fare, da lì a un anno. La risposta arrivò nelle settimane seguenti e, come sempre, arrivò vivendo. L’invito era ed è ancora oggi ben preciso, e 25 anni di storia, dalla prima SMU del 1996 all’ultima del 2021, lo hanno confermato: la prima cosa da fare è approfondire e dare continuità a tutte le attività che le comunità dei Focolari portano avanti con coraggio e in certi casi anche silenziosamente, per sostenere il cammino verso l’unità nei contesti più diversi: nei quartieri, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nelle situazioni di fragilità e di abbandono, facendo una proposta alle città, alle Istituzioni, ai mezzi di comunicazione, per promuovere l’unità e la pace ad ogni livello, e insieme a tutte le persone animate dai medesimi principi ed obiettivi. I giovani non da soli, ma insieme a tutti gli altri, anche i più adulti, con il coinvolgimento di famiglie, professionisti, adulti impegnati, politici… accomunati dai valori della fraternità universale. Insieme e inclusivi, con azioni ad ampio raggio che cambiano il tessuto sociale e lo migliorano, si può incidere di più sull’opinione pubblica mondiale. David Sassoli (1956-2022), ex-presidente del Parlamento Europeo recentemente scomparso, così aveva detto ai Giovani per un Mondo Unito in occasione della Settimana Mondo Unito 2021: “Credo che questo sia un lavoro di pedagogia civile che in qualche modo ci debba riguardare, riguarda noi politici, noi istituzioni ma anche naturalmente tutto il mondo così importante dell’associazionismo europeo. Credo che in particolare voi vi troviate in una posizione privilegiata, perché avete già definito non solo che è importante prendersi cura degli altri, ma anche prendersi cura per migliorare le condizioni di vita degli altri”. Ecco la “cura” di cui il mondo ha bisogno e che anche in quest’anno così particolare non è mancata in ogni continente. “Prendersi cura degli altri è un atto di coraggio”, dice Jomery Nery, un giovane avvocato fiscale brasiliano che è anche il direttore delle operazioni di Anpecom (Associazione Nazionale per un’Economia di Comunione, dal portoghese). Da Anpecom nasce un’iniziativa chiamata Supera (Programma per il superamento della vulnerabilità economica). Jomery lo descrive così: “Durante tutto l’anno riceviamo messaggi, mail, comunicazioni da persone che hanno bisogno di aiuto per mangiare, per costruire una casa perché vivono in alloggi di carta, per l’affitto, per studiare oppure per iniziare un’attività. Supera è una campagna per raccogliere denaro, che viene poi utilizzato per aiutare le persone in difficoltà”. Una “cura” indirizzata verso le situazioni di fragilità. Ma anche a Belfast, la capitale dell’Irlanda del Nord, non si scherza: da circa quattro anni la città accoglie un’iniziativa che potremmo definire tanto ecologica quanto sociale e che si svolge nello stesso modo anche in altre parti del mondo: stiamo parlando del Repair Café, cioè “bar per le riparazioni”: dove dei volontari si mettono a disposizione di persone che portano i propri oggetti rotti per aggiustarli e nel frattempo si trascorre una bella mattinata insieme. Il Repair Café è una vera e propria esperienza, sia per i volontari che riparano ma anche per le persone che decidono di investire il proprio tempo nel portare ad aggiustare un oggetto, piuttosto che buttarlo. Le motivazioni dietro a questa scelta, sono le più diverse, dalla preoccupazione per il cambiamento climatico, al desiderio di vedere tornare in funzione un oggetto a cui si è affezionati. E con la scusa si intrecciano relazioni, legami, si trae forza per affrontare le sfide quotidiane. A Lecce, in Italia, una comunità fatta di famiglie, ragazzi, professionisti, artisti, insieme ad associazioni e parrocchia, lavora per riqualificare un quartiere ai margini, difficile, grigio da tanti punti di vista. “La prima idea è stata quella di rendere più gioioso e colorato il muro dell’oratorio”- racconta Don Gerardo- “da qui l’idea del primo murales, che ha trovato apprezzamento anche tra la gente”. Piano piano, grazie a un passaparola, e a dei giovani writers presenti nella zona, arrivano artisti da tante parti del mondo a dare bellezza ai palazzi del quartiere Stadio, e con loro fotografi, turisti, amministratori locali, attirati da vere opere d’arte che questi murales rappresentano. Tutto è frutto di una fraternità che si è creata tra gli artisti e gli abitanti del quartiere, che ha innescato un virtuoso cambiamento di cui tutti si sentono parte: un progetto reale di aiuto verso i più deboli, che ha contemplato azioni per il lavoro, la riqualificazione ambientale e sociale. Sono storie come queste a dare un’anima alla Settimana Mondo Unito: sono queste comunità di gente attiva che si mette in gioco e che dal 1 al 7 maggio 2022 troveranno una vetrina in tanti appuntamenti sparsi per il mondo, virtuali e in presenza, che non faranno altro che raccogliere e mostrare la vita che c’è nei territori e nelle zone: # Dare to Care (Osare avere cura) sarà il titolo: la “cura” che potrà far ripetere ancora oggi quello che Chiara Lubich disse della Settimana Mondo Unito nel 2002: “È sempre una cosa un po’ speciale. È una delle iniziative più conformi al carisma”.

Paolo Balduzzi

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Together for a New Africa: il coraggio di essere leader

Together for a new Africa (T4NA) è un percorso di formazione ideato e realizzato da giovani di vari Paesi africani per una governance responsabile e partecipata e consente di affrontare le sfide chiave del loro continente promuovendo e sviluppando una cultura di unità. Adelard Kananira ci introduce in questa realtà di formazione, tutoraggio e networking e ci mostra quelli che sono i frutti raccolti fino ad oggi. Esser parte attiva nella società e compiere delle scelte che contribuiscano al bene comune di tutti, proprio lì, dove ciascuno vive. È questo il sogno che anima Together for a New Africa, che, coinvolgendo numerosi giovani, si propone di ripensare ad una nuova leadership africana capace di far fronte alle numerose sfide di ogni singolo Paese. Ce ne parla Adelard Kananira, giovane burundese, in Italia da cinque anni, tra gli organizzatori delle varie Summer School di T4NA. Dopo essersi laureato presso l’Istituto  universitario Sophia, lavora per la segreteria del Movimento Politico per l’Unità. Adelard, da dove è nato T4NA? Together for a new Africa – Insieme per un Nuova Africa – è un progetto nato da alcuni studenti africani dell’Istituto Universitario Sophia (Loppiano- Italia), che hanno pensato a come poter restituire al proprio continente l’esperienza che stavano vivendo alla luce della cultura dell’unità. Si sono trovati insieme, hanno riflettuto, hanno condiviso idee e dato vita a questo progetto. La prima scuola estiva si è svolta nel 2018 a Nairobi (Kenya) in una delle cittadelle del Movimento dei Focolari, la Mariapoli Piero, sede anche dei successivi incontri. Quale il nucleo di questo progetto? Il nucleo di questo progetto è quello di potenziare le capacità dei giovani africani, per affrontare le difficoltà di ogni giorno nelle loro comunità, nei loro Paesi, nell’intero continente. Inizialmente non avevamo molti mezzi ed essendo l’Africa davvero grande e dai mille volti, abbiamo iniziato coinvolgendo i Paesi della zona orientale sognando di arrivare a tutti.  Ricordo che durante le prime Summer School, alcuni partecipanti non volevano neanche parlarsi tra di loro. C’erano delle difficoltà che portavano a dire: “Non ci conosciamo, come possiamo muoverci?” Ma sorprendentemente dopo aver passato del tempo insieme abbiamo notato come, pian piano, tutte le barriere tra culture, tra tribù, stavano cadendo. Abbiamo effettivamente assistito a questa crescita personale, come gruppo e come un unico grande continente. Quali frutti si sono raccolti in questi anni? Dopo tre anni di scuole estive e corsi di formazione, i frutti sono molti e davvero possiamo darne testimonianza. Abbiamo visto alcuni partecipanti entrare in politica, diventare attivisti e leader, fare un sacco di cose per le loro comunità. Hanno ricevuto moltissimi riconoscimenti, unito le mani con altre associazioni nei singoli Paesi, rispondendo a moltissime emergenze. Questo ci dà non solo la speranza, ma dimostra che il progetto sta crescendo. E ne siamo orgogliosi. Quali sono i prossimi passi? Abbiamo concluso il nostro primo ciclo di 3 anni di corso nella curva australe dell’Africa ed è stato incredibile. E adesso stiamo per avviare il secondo ciclo, che inizierà alla fine di questo 2022, e passeremo da 7 a 14 Paesi.  È una sfida, lo riconosciamo, ma il nostro sogno era ed è l’Africa intera e questo passo avanti ci mostra che possiamo farcela, perché i giovani stessi l’hanno considerato come un loro proprio progetto e insieme possiamo andare avanti.

Maria Grazia Berretta

https://www.youtube.com/watch?v=gMMCRLKMwFQ (altro…)

Chiara Lubich: testimoniare Gesù

“Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura” é la parola che stiamo cercando di mettere in pratica durante questo mese di aprile 2022. Essere testimoni del Vangelo, è anche l’incoraggiamento che scaturisce delle parole di Chiara Lubich. Come testimoniare Gesù? Vivendo la vita nuova che egli ha portato sulla terra, l’amore, e mostrandone i frutti. Debbo seguire lo Spirito Santo che, ogniqualvolta incontro un fratello o una sorella, mi fa pronta a “farmi uno” con lui o con lei, a servirli alla perfezione; che mi dà la forza di amarli se in qualche modo nemici; che mi arricchisce il cuore di misericordia per saper perdonare e poter capire le loro necessità; che mi fa zelante nel comunicare, quando è l’ora, le cose più belle del mio animo… Attraverso il mio amore è l’amore di Gesù che si rivela e si trasmette. È un po’ come una lente che raccoglie i raggi del sole: avvicinando ad essa uno stelo, questo si accende perché, col concentrarsi dei raggi, la temperatura diventa più forte. Se invece si mette direttamente lo stelo di fronte al sole, questo non si accende. Così è a volte per le persone. Di fronte alla religione sembrano rimanere indifferenti, ma a volte – perché così Dio vuole – di fronte ad una persona che partecipa dell’amore di Dio, si accendono, perché essa fa da lente che raccoglie i raggi e accende e illumina. Con e per quest’amore di Dio in cuore si può arrivare lontano, e partecipare a moltissime altre persone la propria scoperta.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, in Parole di Vita, Città Nuova, 2017, pag. 691/2) (altro…)

Il tempo di Pasqua: l’attesa condivisa del Risorto

Un sepolcro vuoto, una luce che illumina il mondo e, sulla cui scia, è possibile costruire ponti di vera unità. Heike Vesper, Enno Dijkema e Mervat Kelli, focolarini di diverse Chiese cristiane, ci raccontano la Pasqua. La Pasqua è il centro della fede cristiana, è il mistero della Salvezza. Senza la Pasqua non esiste il cristianesimo. Gesù si è incarnato per salvarci. Tutti i Cristiani credono nello stesso Gesù Cristo che è morto e risorto”. Con queste parole Mervat Kelli, focolarina ortodossa della Siria, ci mostra il terreno fecondo dove nulla finisce ma tutto ha inizio; lo spazio tangibile in cui è possibile ritrovarsi, condividere e lasciarsi avvolgere dalla luce della Risurrezione. È questo il significato ecumenico della Pasqua, l’eredità che Cristo ci lascia, “un tempo per adorarLo- dice Enno Dijkema, focolarino cattolico dell’Olanda. Gesù- continua- ci ama fino al suo abbandono al Padre, fino alla morte. Dà tutto! Posso tranquillamente affidare a Lui tutte le mie miserie, i miei limiti e i dolori di ognuno. Non c’è una misura di buio che non venga superato dalla luce del suo amore”. Per Heike Vesper, focolarina tedesca della Chiesa Luterana, nella Pasqua Gesù abbandonato “ha risanato il nostro rapporto con il Padre. Nel suo grido, nel suo ‘perché?’ – afferma-  ritrovo tutti i miei ‘perché’ le mie angosce. E poi per ogni risurrezione, serve l’attesa, il tempo, lo stare di Maria sotto la croce senza saper cosa fare, il silenzio e il buio del Sabato Santo prima che giunga l’alba della domenica con il fuoco, la liturgia della luce e il rinnovamento del battesimo”. Un tempo di grande comunione anche con i fratelli che nasce proprio dal perdono, come racconta Mervat: “nella Chiesa Siro-Ortodossa alla quale appartengo, la Pasqua viene chiamata ‘la grande festa’. La preparazione comincia già dall’inizio della Quaresima con la consacrazione dell’olio della riconciliazione. Ciascun fedele, a conclusione della liturgia, intinge un pezzo di cotone nell’olio consacrato e si dirige verso gli altri per chiedere uno ad uno il loro perdono, portare il suo e ricevere a sua volta il loro. Disegnando una crocetta sulla fronte e dicendo: ‘ti perdono con tutto il cuore, che questo olio sia il segno del mio perdono. Ti chiedo di perdonarmi’”. Le varie tradizioni e le diverse forme di liturgia, rappresentano una ricchezza, e poterle vivere insieme come accade spesso nel Movimento dei Focolari, mette in luce, come dice Heike, “ la grandezza di Dio Amore. Da tempo- continua- vivo in una comunità insieme a cattolici e sono proprio queste le liturgie che cerchiamo di vivere insieme se l’orario delle celebrazioni lo permette. Così, quasi ogni anno il Venerdì Santo andiamo insieme prima nella chiesa luterana e poi nella cattolica. La stessa cosa a Pasqua”. “Per me questa è la prima Pasqua in Italia- dice Enno- ma in Olanda ho potuto festeggiare alcune volte la funzione di Venerdì Santo con il mio compagno di focolare protestante. È stato molto bello”. Anche Mervat, che secondo il calendario giuliano quest’anno si prepara a vivere la Pasqua ortodossa il 24 aprile, da alcuni anni in Italia, ha la gioia di partecipare con le focolarine a tutte le funzioni della Chiesa Cattolica sentendo questa come una meravigliosa possibilità: “ancora abbiamo date diverse, ma abbiamo la stessa fede, la stessa speranza, lo stesso Amore del Dio Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Abbiamo tutti lo stesso comandamento: amatevi a vicenda come vi ho amato. È questa la chiave che ci apre la porta verso l’unità”.

Maria Grazia Berretta

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Vangelo Vissuto: i frutti dopo la semina

Il Vangelo parla dell’amore di Dio. Seminare, portare questo annuncio e scegliere di viverlo è espressione di una libertà bella e fruttuosa che ci viene concessa. Riunione di condominio Quando arrivò l’avviso della riunione di condominio, il mio primo pensiero fu: trovare la scusa di un altro inderogabile impegno. Il figlio più piccolo, sentendomi lamentare per queste riunioni che ritenevo non servissero a niente, obiettò: “Ma papà, è un’occasione per far diventare famiglia tutto il condominio!”. Già, non ci avevo pensato. Ma come riuscire a trasformare quell’incontro in qualcosa di bello e in una novità? Col contributo di tutti in casa inventammo un gioco a premi, tipo indovinello, riguardante i nomi degli inquilini, il numero di figli, il tipo di lavoro… Poi un programma per combinare visite e cene, poi un elenco di compleanni e altre ricorrenze. Più nascevano idee e più aspettavo la riunione. E fu una vera festa. Mia moglie aveva preparato dei dolci, i figli i cartoncini per combinare le visite; nostra figlia, brava a disegnare, i diplomi-premio per i vincitori. Insomma, mai come quella sera la riunione condominiale ci sembrò breve. Iniziava a circolare un’altra aria nel palazzo. R.M. – Italia Bamboline Dopo la morte di papà, pensando alla mamma che non poteva più vivere da sola, fra noi figli circolava la domanda: “Saremo costretti a collocare mamma in una casa di riposo?”. La mia famiglia, infatti, occupa un appartamento troppo piccolo per ospitarla. Al che, io e mia moglie abbiamo deciso di fidarci della provvidenza di Dio e con questo animo abbiamo preso in affitto per la mamma l’appartamento accanto al nostro, che nel frattempo si era liberato. Sembrava un azzardo invece l’arrivo della nonna ha arricchito la vita dei nostri figli e la nostra. Bravissima a confezionare bamboline di stoffa, ha cominciato a regalarle a chi aveva bambini. È intervenuta poi una persona della parrocchia che le ha apprezzate, mettendo in piedi un mercatino dove venderle insieme ad altri oggetti di cucito. Oggi l’alloggio di mamma è diventato un piccolo centro artigianale e una scuola per chi ha tempo libero. Siamo felici di vederla gioiosa e quasi ringiovanita nel sentirsi utile. J.H. – Francia Il portafogli Ero andato a trovare mia madre nel paesino dove vive. Non so perché, ma prima di passare da lei, ho sentito la spinta a prendere un cappuccino al bar. Lì, avendo scorto un portafogli sul piano davanti la cassa, ho chiesto alla cassiera di chi fosse. Lei ha interpellato i clienti presenti, ma il portafogli non apparteneva a nessuno di loro. Esaminati i documenti, il nome del proprietario era un conoscente di mia madre, quindi attraverso di lei avrei potuto farglielo avere. La cassiera conosceva mia madre, pertanto mi ha affidato il portafogli. Non molto lontano dal bar vedo il proprietario. Lo saluto, scambiamo qualche parola e poi gli chiedo se ha con sé il portafogli. Quando si è reso conto di non averlo, gliel’ho mostrato. L’ho lasciato che non finiva di ringraziarmi. Più tardi, ripensando a quella improvvisa spinta a passare dal bar, mi sono reso conto che talvolta, inconsapevolmente, diventiamo strumenti per fare del bene. J.M. – Slovacchia

A cura di Maria Grazia Berretta

(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VIII, n.2, marzo-aprile 2022) (altro…)

Perù: celebrare piccole azioni di pace

Perù: celebrare piccole azioni di pace

La Casa per anziani “Chiara Lubich”, nell’Amazzonia peruviana, festeggia il suo primo anno di vita. Il Centro si prende cura di una cinquantina di anziani abbandonati. “È il nostro contributo alla pace”, dicono. L’8 marzo 2021, nel pieno dell’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, nella giungla amazzonica peruviana sono state aperte le porte del “Centro per anziani Chiara Lubich”, un grande sogno  che dopo molti anni si è finalmente avverato. “Fin dall’inizio, tutto è arrivato in dono con semplicità – racconta Jenny López Arévalo, Presidente del Centro –, dalla casa, ai piatti, agli ingredienti per preparare il pranzo per quasi 50 anziani, alle sedie, ai tavoli, ai materassi, alle lenzuola… Con nostra sorpresa, ogni cosa arrivava e prendeva il suo posto”. Il Centro si trova a Lámud, una città amazzonica nel nord-ovest del Perù, a 2.330 sopra il livello del mare. A pochi chilometri si trova la cittadella di Kuelap, importante sito archeologico preincaico della cultura Chachapoyas. “Il lavoro di squadra è stato molto importante. I volontari hanno dato il massimo – afferma Jenny López Arévalo –. Non sono mancate le difficoltà, ma siamo riusciti a superarle, concentrati nel vivere bene il momento presente. I mesi sono volati e ci siamo trovati a celebrare il primo anniversario. Che emozione!  Abbiamo pensato di organizzare un evento di due giorni con un programma aperto al pubblico, che coinvolgesse le istituzioni locali, la stampa, i social network. Un modo semplice anche per ringraziare Dio e tutti. Il primo giorno, era prevista una passeggiata nel verde, fuori città, e poi giochi e balli. Abbiamo condiviso un delizioso caffè con tamales (cibo a base di mais) e panini. Siamo rimasti sorpresi ed emozionati nel vedere quanti si sono uniti a noi, oltre ai volontari – adulti e bambini –, per aiutarci a prenderci cura dei nonni. Era bello vedere sventolare il nostro logo con il volto di Chiara Lubich. Il giorno dopo, abbiamo iniziato con l’Eucaristia e continuato con una festa cittadina piena di colori, musiche e danze tipiche, preceduta dall’alzata della bandiera nazionale per conto degli anziani, in onore al nostro Paese. Infine, il brindisi d’onore con le autorità locali presenti e, ancora, danze caratteristiche!” “Tanti amici di diverse parti del mondo – aggiunge Javier Varela, amministratore del Centro – si sono uniti a noi  con la preghiera, e gran parte del cibo che abbiamo offerto ci è arrivato in regalo. Gli anziani, felicissimi, hanno goduto di questo  giorno e noi, anche se un po’ stanchi, abbiamo condiviso la stessa gioia. Ci sentiamo incoraggiati e rafforzati a continuare a lavorare per dare il nostro contributo alla pace facendoci carico degli anziani abbandonati, i quali sono già parte della nostra vita”. A distanza di un anno,  il “Centro per anziani Chiara Lubich”, più che un “Centro” è  una vera “famiglia”  che  svolge il suo delicato e importante lavoro a beneficio degli ultimi. Un modo semplice per poter seminare piccole azioni di pace proprio lì, nei posti in cui viviamo, quotidianamente.

Gustavo E. Clariá

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Chiara Lubich: il Risorto in noi e tra noi

Gesù è risorto! E ci ha lasciato la consegna di essere i testimoni della Sua presenza viva tra noi che trasforma la società. Un invito ad essere portatori dell’annuncio della Buona Novella negli ambienti nei quali viviamo. Gesù ci ha assicurato che Egli sarà presente là dove due o più saranno uniti nel suo nome[1]. Lasciar vivere, dunque, il Risorto in noi e in mezzo a noi: ecco il segreto, ecco la via concreta per realizzare il Regno di Dio; ecco il Regno di Dio in atto. […] Una consegna che Gesù ha lasciato non soltanto ai suoi apostoli, ma a tutta la Chiesa ed a ciascuno di noi. Il compito della Chiesa sarà quello di testimoniare il Risorto; e questo non soltanto mediante l’annuncio che deve esser fatto dai suoi ministri, ma anche e soprattutto attraverso la vita di ciascuno di noi suoi membri. Testimoniare il Risorto significa far vedere al mondo che Gesù è il Vivente; e questo sarà possibile se il mondo potrà vedere che Gesù vive in noi. Se vivremo la sua Parola, se sapremo rinnegare le tendenze dell’uomo vecchio[2], soprattutto tenendo acceso in cuore l’amore verso il prossimo, se ci sforzeremo in modo speciale di conservare sempre l’amore scambievole fra di noi, allora il Risorto vivrà in noi, vivrà in mezzo a noi e irradierà intorno la sua luce e la sua grazia, trasformando gli ambienti con frutti incalcolabili. E sarà lui, mediante il suo Spirito, a guidare i nostri passi e le nostre attività; sarà lui a disporre le circostanze ed a fornirci le occasioni per portare la sua vita alle persone bisognose di lui. […] Senza sottovalutare i progetti che dobbiamo pur programmare ed i mezzi che il progresso tecnico ci offre per portare l’annuncio evangelico, dobbiamo fare soprattutto una cosa: essere suoi testimoni, lasciando vivere il Risorto in noi.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, in Parole di Vita, Città Nuova, 2017, pag. 345/8) [1] Cf. Mt 18, 20. [2] Cf. Ef 4, 22-24 e Col 3, 9-10. (altro…)

Una famiglia in azione: raccolta fondi per l’Ucraina

Dall’inizio del conflitto in Ucraina il Coordinamento emergenze del Movimento dei Focolari ha promosso una raccolta fondi per sostenere la popolazione locale.

In questo video, Mira, focolarina slovena che vive in Ucraina e lavora per Caritas-Spes, ci racconta quello che sta succedendo, le azioni e gli aiuti che stiamo realizzando grazie al contributo arrivato fino ad oggi.

https://youtu.be/kUkd-4TtSY4

Per contribuire alla raccolta fondi del Coordinamento emergenze del Movimento dei Focolari puoi donare su

Azione per un Mondo Unito ONLUS (AMU) IBAN: IT 58 S 05018 03200 000011204344 presso Banca Popolare Etica

Codice SWIFT/BIC: ETICIT22XXX

Azione per Famiglie Nuove ONLUS (AFN)

IBAN: IT 92 J 05018 03200 000016978561 presso Banca Popolare Etica Codice SWIFT/BIC: ETICIT22XXX

Causale: Emergenza Ucraina

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In dialogo con il prof. Vincenzo Buonomo

Il Rettore della Pontificia Università Lateranense (Roma) e docente di Diritto Internazionale, afferma che non esiste e non può esistere una guerra “giusta”. Niente può giustificare un conflitto armato. La pace è qualcosa che dobbiamo costruire singolarmente e insieme. Dobbiamo tenere il cuore dilatato sul mondo intero; non dimenticare nessun conflitto e agire per dare il nostro contributo alla pace a tutti i livelli. https://www.youtube.com/watch?v=GveAwopmcN0 (altro…)

Chiara Lubich: l’essenza dell’amore cristiano

Nel cuore della Settimana Santa che stiamo iniziando, il Giovedì Santo, rivivremo la lavanda dei piedi che Gesù fa ai discepoli, nella quale Egli compie quest’atto d’amore mettendosi all’ultimo posto. Chiara Lubich ci introduce con il testo che segue nell’essenza dell’amore cristiano, da tradurre in comportamenti concreti, capaci di generare reciprocità e pace. L’unità, donata da Cristo, va sempre ravvivata e tradotta in concreti comportamenti sociali interamente ispirati dall’amore reciproco. Da qui le indicazioni su come impostare i nostri rapporti: Benevolenza: volere il bene dell’altro. È “farsi uno” con lui, accostarlo essendo vuoti completamente di noi stessi, dei nostri interessi, delle nostre idee, dei tanti preconcetti che ci annebbiano lo sguardo, per addossarci i suoi pesi, le sue necessità, le sue sofferenze, per condividere le sue gioie. È entrare nel cuore di quanti accostiamo per capire la loro mentalità, la loro cultura, le loro tradizioni e farle, in certo modo, nostre; per capire veramente quello di cui hanno bisogno e saper cogliere quei valori che Dio ha disseminato nel cuore di ogni persona. In una parola: vivere per chi ci sta accanto. Misericordia: accogliere l’altro così come è, non come vorremmo che fosse, con un carattere diverso, con le nostre stesse idee politiche, le nostre convinzioni religiose, e senza quei difetti o quei modi di fare che tanto ci urtano. No, occorre dilatare il cuore e renderlo capace di accogliere tutti nella loro diversità, nei loro limiti e miserie. Perdono: vedere l’altro sempre nuovo. Anche nelle convivenze più belle e serene, in famiglia, a scuola, sul lavoro, non mancano mai momenti di attrito, divergenze, scontri. Si arriva a togliersi la parola, ad evitare di incontrarsi, per non parlare di quando si radica in cuore l’odio vero e proprio verso chi non la pensa come noi. L’impegno forte ed esigente è cercare di vedere ogni giorno il fratello e la sorella come fossero nuovi, nuovissimi, non ricordandoci affatto delle offese ricevute, ma tutto coprendo con l’amore, con un’amnistia completa del nostro cuore, ad imitazione di Dio che perdona e dimentica. La pace vera poi e l’unità giungono quando benevolenza, misericordia e perdono vengono vissuti non solo da singole persone, ma insieme, nella reciprocità. E come in un caminetto acceso occorre di tanto in tanto scuotere la brace perché la cenere non la copra, così è necessario, di tempo in tempo, ravvivare di proposito l’amore reciproco, ravvivare i rapporti con tutti, perché non siano ricoperti dalla cenere dell’indifferenza, dell’apatia, dell’egoismo. Questi atteggiamenti domandano di essere tradotti in fatti, in azioni concrete. Gesù stesso ha dimostrato cos’è l’amore quando ha sanato gli ammalati, quando ha sfamato le folle, quando ha risuscitato i morti, quando ha lavato i piedi ai discepoli. Fatti, fatti: questo è amare. Anche la nostra giornata può riempirsi di servizi concreti, umili e intelligenti, espressione del nostro amore. Vedremo crescere attorno a noi la fraternità e la pace.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, in Parole di Vita, Città Nuova, 2017, pag. 786/8) (altro…)

Vangelo Vissuto: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura» (Mc 16,15).

Proclamare la Parola, non è semplicemente parlare, piuttosto è un’azione concreta, che si manifesta nella vita, nella relazione con l’altro, con il creato. È una missione: quella di essere fratelli e sorelle, l’immagine del Regno di Dio nel nostro tempo. Artigiani di pace Il Burundi è un Paese molto bello, ma dopo la guerra civile migliaia di persone delle diverse etnie sono emigrate e ora siamo sparsi in tutto il mondo. I tutsi sono fuggiti dagli hutu e viceversa, senza contare il regionalismo che oppone gente del Sud a quella del Nord ed è molto forte soprattutto quando si tratta di spartizione del potere. E noi cristiani, cosa facciamo? Qui in Canada mio marito ed io abbiamo pensato di creare un piccolo mondo nuovo nell’ambito della comunità burundese: attraverso varie attività culturali e sportive, diamo modo non solo ai nostri compatrioti, ma anche ad altri africani e ai nostri amici e vicini del Québec di incontrarsi attorno a un pasto tradizionale, a un drink, a buona musica. Il nostro principale obiettivo è contribuire alla realizzazione del testamento di nostro Signore: “Che tutti siano uno”. Siamo convinti, infatti, che ogni cristiano debba contribuire, a suo modo, alla realizzazione di questo progetto. Ora, diversi burundesi sono in contatto permanente e si stringono la mano, cosa che prima non facevano. Florida K. – Canada Una decisione comune Un giorno, accorgendomi che qualcosa preoccupava una collega, la avvicinai e con delicatezza le chiesi di lei. Fu allora che prese a confidarmi che aveva deciso di ospitare a casa sua una sorella malata di cancro nella fase terminale. Nel raccontarmi che aveva bisogno di cibi speciali, tra cui un tipo di latte molto costoso, sentii di voler contribuire anch’io. Potevo attingere dal mio conto, certa che mio marito sarebbe stato d’accordo, ma stavolta volevo decidere assieme a lui. Non sempre l’avevo fatto in passato, specie per spese di poco conto. Ma da quando ci eravamo impegnati a vivere con più convinzione le Parole del Vangelo, eravamo diventati più sensibili al fatto che “è più bello insieme”. Così, dopo essere rincasati entrambi dal lavoro, gli ho parlato della collega e dell’aiuto che avrei voluto darle. Lui mi ha subito appoggiata. Non solo: ha suggerito di elargire una somma doppia di quella che avevo previsto. Il suo volto esprimeva una grande gioia. Questa attenzione al prossimo sofferente ci ha fatti sentire più uniti. Thanh – Vietnam Ottimizzare i rapporti Spesso ho la tentazione di “ottimizzare il tempo”, secondo un mio programma, rimanendo poi male quando l’ordine dato alle cose da fare viene sconvolto da un imprevisto: quell’imprevisto che tante volte veicola una volontà di Dio e dà un sapore diverso alla giornata. Sempre più, invece, mi sto rendendo conto che, nella trama del quotidiano, l’atteggiamento migliore è “ottimizzare i rapporti” con ogni prossimo che incontro. E qui la fretta è il grande nemico! Provo allora a fermarmi, ad esempio, con i pensionati sotto al palazzo, con la vicina di pianerottolo, da poco dimessa dall’ospedale. Fermarmi per dire un bel “buongiorno” al condomino agli arresti domiciliari, che tanti emarginano per paura e avvisarlo che oggi taglieranno l’acqua a tutto il quartiere a causa di lavori di manutenzione. Ciro – Italia

A cura di Maria Grazia Berretta

(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VIII, n.2, marzo-aprile 2022) (altro…)

Essere e fare comunità

Focolari nel mondo Cosí come le prime comunità cristiane sorgono, nello spirito dei Focolari, comunità locali in ogni parte del mondo dove c’è un gruppo, anche piccolo, di persone che aderiscono alla spiritualità dell’unità. Dice Emmanuel Mounier, filosofo francese fondatore del personalismo, vissuto nella prima metà del secolo scorso: “La prima esperienza della persona è l’esperienza della seconda persona: il Tu, e quindi il noi viene prima dell’io, o perlomeno l’accompagna”. Questo, in due parole, vuol dire: essere comunità. E perché “siamo” comunità dobbiamo “fare” comunità. Lo sforzo, non facile nella nostra epoca, è di andare aldilà dell’ individualismo, guardarci intorno e rafforzare i legami con chi condividiamo lo spazio geografico di una città o un quartiere, un ambiente di lavoro, una scuola… È la sfida che i gruppi dei Focolari cercano di portare avanti in diverse parti del mondo, dai grandi centri fino ai paesini e i villaggi di montagna o in mezzo alle grandi pianure del pianeta. È una sensazione molto gradevole, quella che ho provato tempo fa, arrivando in una piccola cittadina in mezzo alla campagna argentina. Ero li per visitare un centro per ragazzi disabili e, mentre mi addentravo, mi accorgevo man mano della presenza di una comunità viva, unita da forti legami di fratellanza. Una comunità attiva e presente nei vari volti della cittadina stessa: il club sportivo, la parrocchia, il municipio, la scuola. Adulti, giovani e bambini insieme, senza distinzione. E questo non solo in quell’occasione. Mi è successo anche altre volte, visitando varie parti del mondo. Nella provincia di Namibe, Angola, le comunità locali si sono unite svolgendo varie attività, incoraggiate dalle sfide maturate durante l’Assemblea Generale dei Focolari del 2021, al fine di andare incontro al grido dell’umanità sofferente che rispecchia il volto di Gesù abbandonato. Così, gli adulti preparano e distribuiscono mensilmente una zuppa “solidale” a chi ne ha più bisogno, suddividendosi i compiti tra i vari membri della comunità. Un’ attività, questa, svolta insieme alla chiesa locale alla quale si è aggiunta anche una raccolta di indumenti e utensili per la casa da fornire a chi ha necessità. Intanto, i giovani sono diventati promotori di un centro per bambini di strada, più di 30, tra i 5 e i 17 anni. Raccolgono mensilmente generi alimentari e articoli per la casa, mentre altri adolescenti, rispondendo al Grido del Pianeta, si occupano di raccogliere bottiglie di plastica di acqua minerale (oggi ampiamente consumate e gettate per le strade della città) per poi consegnarle a coloro che, nella difficoltà, hanno fatto di questo una vera attività lavorativa. Ricevono l’aiuto degli adulti nella mobilitazione di famiglie, colleghi nel quartiere, colleghi di lavoro nella consegna gratuita di bottiglie vuote. La comunità di Tombwa, sempre in Angola, si concentra nello specifico sull’organizzazione della pulizia e raccolta dei rifiuti in città, salvaguardando e prendendosi cura della vita degli alberi. Facendo un salto in Olanda, nella regione di Limburgo, al sud del paese, Peter Gerrickens (volontario di Dio) racconta: “Alla fine di novembre 2019 abbiamo fatto visita ad una persona di una città’ vicina. Sapevamo che li offrivano pasti ai più bisognosi e volevamo lanciare la stessa iniziativa nella nostra parrocchia”. Purtroppo, mentre l’iniziativa stava per essere avviata, è arrivato il Covid e non è stato più possibile per loro allestire una sala da pranzo. Allora hanno incominciato a distribuire pranzi a sacco. Maria Juhasz (aderente dei Focolari) aiutante nella preparazione dei pasti aggiunge: “Non si tratta solo di distribuire del cibo, ma vorremo dare qualcosa in più. Questa è molto più che un’azione sociale”. Dopo un anno sono arrivati a distribuire 400 pasti al giorno e il numero è cresciuto sempre più tanto da non riuscire più da soli a sostenere l’attività. Dopo aver alzato lo sguardo, però, sono arrivati rinforzi: l’Esercito della Salvezza, la comunità di Sant’Egidio, con mani disposte ad aiutare e con la loro esperienza pratica estremamente preziosa hanno portato il loro contributo. L’aiuto della provvidenza inoltre, continua ad arrivare: qualche imprenditore che da ciò che gli avanza, un negozio che ogni settimana fa arrivare tanta frutta e verdura… “Ogni due settimane, alla sera, – raccontano – facciamo anche un momento di preghiera insieme. Tutti sono invitati: gli amici che ricevono i pasti, i volontari della cucina e coloro che distribuiscono il cibo. Sono cristiani di tutte le Chiese, persone di altre religioni e altri senza una fede particolare”. Hanno allestito perfino uno spazio dove offrono un caffè nel piazzale antistante la chiesa tutte le settimane. Il parroco è sempre disponibile. “Le persone hanno molte preoccupazioni e sofferenze che non possono essere risolte soltanto con un pasto – continua Peter -. I nostri amici sono grati per il cibo ma anche per la preghiera: per un amico defunto, per un nipote appena nato. Oltre a dare da mangiare, è importante costruire amicizie vere, vedere Gesù nell’altro. Questo è il nostro punto di partenza, creare un vero contatto, entrare in dialogo, da persona a persona, e scoprire le necessità di ciascuno. Molte persone vengono anche solo per parlare un po’. Un signore, ad esempio, dopo aver preso il suo pasto, ci ha ringraziato per averlo ascoltato, cosa che in famiglia non gli capita più:” Attualmente sono circa  2000 le persone che prendono cibo li ogni settimana, ma la comunità non si ferma lì. Un nuovo progetto sta iniziando. Il Comune di Heerlen ha fornito un primo contributo finanziario. Con questo si istituirà una scuola professionale per giovani provenienti da zone svantaggiate. Riceveranno una formazione culinaria e saranno loro stessi a dare una mano nella preparazione dei pasti. “In tutto questo la Parola di Vita è di grande sostegno – concludono -. Possiamo davvero sfamare Gesù negli affamati”. Si potrebbe davvero continuare a fare il giro del mondo. Le comunità locali dei Focolari sorgono proprio li, dove due o tre hanno fatto propria la spiritualità dell’unità e che ispirandosi alle prime comunità cristiane, vogliono dare testimonianza dell’amore scambievole: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13, 35). Così, insieme, contribuiscono a trasformare la propria realtà, con un particolare sguardo verso i  fratelli più svantaggiati.

Carlos Mana

  Scuola per comunità locali Per riflettere sul potenziale delle comunità proprio nell’amore preferenziale per chi più soffre, e così testimoniare e annunciare il Vangelo nelle svariate realtà della Chiesa e del mondo oggi, leaders delle comunità locali del Movimento dei Focolari si riuniranno in una Scuola dal 7 al 10 aprile. Radunati presenzialmente e contemporaneamente in centinaia di punti del mondo, si collegheranno fra loro per via telematica per un paio di ore al giorno. Vivranno così un’esperienza “glocale”: cioè, di essere profondamenti radicati nel proprio locale e di far parte di una estesa famiglia globale. (altro…)

Burundi: “Si può fare!”

Burundi: “Si può fare!”

La storia di Rose, burundese che, grazie ad un progetto di microcredito comunitario, ha dato avvio ad una attività di ristorazione. Rose vive in Burundi e ha sei figli. Da qualche anno ha aperto un suo ristorante, col quale prepara pasti che consegna anche a clienti lontani dal suo villaggio. Attraverso questa attività è riuscita a mandare a scuola i suoi figli e a dare uno stipendio ad alcuni dipendenti. Fino a tredici anni fa, però, la situazione era molto diversa. Rose non sapeva cosa significasse la parola risparmio e aveva grosse difficoltà nella gestione economica della sua famiglia. La situazione è cambiata quando ha conosciuto il progetto “Si può fare!”, portato avanti da AMU, Azione per un Mondo Unito e da Casobu, ONG burundese e partner locale. “Attraverso questo progetto– spiega Rose – abbiamo imparato a risparmiare. Sono entrata in contatto con un gruppo di persone che, come me, aveva bisogno di denaro per migliorare la propria condizione. Con il primo credito ricevuto, ho comprato subito dei vestiti: non sapevo come fare un vero investimento. Poi mi sono detta: come posso prendere i soldi, senza avere un progetto concreto? Ho deciso, quindi, di comprare pentole, piatti, padelle. E così, ho aperto il mio ristorante.” “Si può fare!” è un progetto basato sul microcredito comunitario, una metodologia attraverso la quale alcuni gruppi di persone si riuniscono e si autofinanziano, mettendo in un fondo comune i loro stessi risparmi. In questo modo, il gruppo può concedere piccoli crediti ai singoli componenti, per sostenerli in alcune spese e nell’avvio o gestione di piccole attività generatrici di reddito. Emanuela Castellano, responsabile del progetto per AMU, spiega: “I progetti di microcredito comunitario sono basati su un approccio partecipativo, che mira a responsabilizzare i membri del gruppo, in modo che il progetto possa andare avanti ed ampliarsi. I fondi raccolti e il nostro supporto servono a sensibilizzare le comunità, a formare ed accompagnare i componenti del gruppo, ma il denaro condiviso è il loro. Questa è la caratteristica principale del progetto: il richiamo alla reciprocità, per cui ognuno può dare il proprio contributo allo sviluppo della comunità. Il progetto “Si può fare!”, quindi, vuole accompagnare anche quelle attività che stanno crescendo e vogliono accedere a finanziamenti più consistenti, per sostenere il proprio ampliamento.” Da quando Rose ha conosciuto il progetto, ha potuto realizzare il suo sogno: aprire un’attività che le permetta di mantenere i suoi figli e farli studiare. Con il passare del tempo, il numero di clienti è aumentato, e adesso riesce anche a sostenere le spese di cinque dipendenti che la aiutano. Anche loro hanno dei progetti futuri: uno di loro vorrebbe comprare una capra, un altro un appezzamento di terreno. Ogni sogno inizialmente sembra difficile da realizzare, soprattutto in una nazione come il Burundi. Si tratta infatti del secondo Paese più densamente popolato in Africa, nonché uno dei cinque Paesi con gli indici di povertà più alti al mondo. Qui quasi una famiglia su due, circa 4,6 milioni di persone, soffre di insicurezza alimentare e il 56% dei bambini sotto i 5 anni è malnutrito. In questo panorama così complesso, il ristorante di Rose è davvero la realizzazione di un sogno, e può diventare anche la speranza per concretizzare quelli dei suoi figli e dei suoi dipendenti. Il progetto “Si può fare!” fa proprio questo: permette di sperare che tanti altri, come Rose, realizzino il proprio sogno e guardino ad un futuro migliore.

Laura Salerno

Il progetto è realizzato con il sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia – legge regionale 19/2000. https://www.youtube.com/watch?v=t0W6a2khA3Q (altro…)

Chiara Lubich: “Amate i vostri nemici”

La pace riguarda le persone, ognuno di noi. È qualcosa che tutti dobbiamo costruire, sempre ed in ogni condizione. Un impegno per niente facile o scontato, soprattutto oggi. Con il suo intervento nel 1978, Chiara ci lancia una forte sfida. “Amate i vostri nemici”. Questo sì che è forte! Questo sì che capovolge il nostro modo di pensare e fa dare a tutti una sterzata al timone della propria vita! Perché, non nascondiamocelo: qualche nemico… nemichino, nemicone lo abbiamo tutti. E’ lì dietro la porta dell’appartamento accanto, in quella signora così antipatica e intrigante, che cerco sempre di sfuggire ogni volta che minaccia di entrare con me nell’ascensore… E’ in quel mio parente che trent’anni fa ha recato un torto a mio padre, per cui gli ho tolto il saluto… Siede dietro il tuo banco di scuola e mai, mai l’hai guardato in faccia, da quando t’ha accusato al professore… E’ quella ragazza che ti era amica e poi ti ha piantato in asso per andar con un altro… E’ quel commerciante che t’ha imbrogliato… Sono quei tali che in politica non la pensano come noi per cui li dichiariamo nostri nemici. E oggi c’è chi vede nemico lo Stato, e pratica volentieri la violenza verso persone che lo possono rappresentare. Come c’è, e c’è sempre stato, chi vede nemici i sacerdoti e odia la Chiesa. Ebbene tutti questi e un’infinità d’altri, che chiamiamo nemici, vanno amati. Vanno amati? Sì, vanno amati! E non credere che ce la possiamo cavare semplicemente mutando il sentimento d’odio in un altro più benevolo. C’è di più. Senti cosa Gesù dice: “Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano” (Lc 6, 27-28). Vedi? Gesù vuole che vinciamo il male col bene. Vuole un amore tradotto in gesti concreti. Vien da chiederci: come mai Gesù dà un simile comando? La realtà è che Lui vuole modellare la nostra condotta su quella di Dio, suo Padre, il quale “fa sorgere il sole sopra i malvagi e sopra i buoni e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti”. Questo è. Non siamo soli al mondo: abbiamo un Padre e gli dobbiamo assomigliare. Non solo, ma Dio ha diritto a questo nostro comportamento perché, mentre noi gli eravamo nemici, eravamo ancora nel male, Lui ci ha amato per primo, mandandoci suo Figlio, che morì in quella terribile maniera per ciascuno di noi. […] Forse conviene che anche noi sistemiamo qualche situazione, tanto più che saremo giudicati da come noi giudichiamo gli altri. Siamo noi, infatti, a dare in mano a Dio la misura con la quale Egli deve misurarci. Non gli chiediamo forse: “Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”? Dunque, amiamo il nemico! Solo agendo così, si possono aggiustare disunità, abbattere barriere, costruire la comunità. E’ grave? E’ penoso? Non ci lascia dormire al solo pensarlo? Coraggio. Non è la fine del mondo: un piccolo sforzo da parte nostra, poi il 99% lo fa Dio e… nel nostro cuore un fiume di gioia.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, in Parole di Vita, Città Nuova, 2017, pag. 105-108) https://www.youtube.com/watch?v=SgOFcY9e-no (altro…)

Guatemala: tecnologia a servizio della cultura originaria

Educa è un progetto che ha offerto a 25 giovani del Guatemala una formazione informatica per la programmazione e la realizzazione di pagine web. Tra i borsisti alcuni provengono da etnie indigene e vogliono mettere le capacità tecniche acquisite, al servizio, in particolare, delle donne delle loro comunità. L’obiettivo è valorizzare la loro cultura e aiutare le donne ad eccellere, per fare in modo che vi siano opportunità uguali per tutti. https://www.youtube.com/watch?v=cZ2fy0my3fU (altro…)

Il Movimento dei Focolari pubblica i risultati di un’inchiesta indipendente sui casi di abuso di un ex membro consacrato in Francia

Margaret Karram:Mi impegno a nome del Movimento dei Focolari a rispondere con azioni, misure di ascolto, accoglienza e prevenzione, alle raccomandazioni finali formulate dall’indagine indipendente.”

Il Movimento dei Focolari rende noto il risultato dell’inchiesta condotta da un organismo esterno e indipendente sui casi di abusi sessuali che hanno coinvolto JMM, ex membro consacrato del Movimento dei Focolari in Francia.

L’indagine è stata affidata il 23 dicembre 2020 dai Focolari alla società britannica GCPS Consulting, un organismo indipendente la cui missione è da sempre quella di aiutare le istituzioni a migliorare i loro sistemi di prevenzione e segnalazione degli abusi. Per garantire l’integrità, la qualità e l’affidabilità del processo di indagine e dei suoi risultati, il Movimento dei Focolari ha anche nominato Alain Christnacht, già alto funzionario francese, come supervisore indipendente, senza alcun legame con il Movimento.

Su richiesta delle vittime, il Movimento dei Focolari ha affidato l’indagine a una Commissione indipendente con lo stesso spirito della Conferenza Episcopale Francese che nel febbraio del 2019 aveva incaricato la CIASE di svolgere un’inchiesta su tutta la Chiesa cattolica francese con il solo obiettivo di porre le vittime al centro delle priorità e del lavoro d’inchiesta.

L’organismo indipendente ha ricevuto delle testimonianze che coprono il periodo 1958-2020 e che mostrano in maniera chiara che JMM si è reso responsabile di abusi a diversi livelli su almeno 26 vittime.

GCPS Consulting riassume così il lavoro svolto per l’indagine:

L’ascolto delle vittime è stato uno dei compiti principali nonché una parte impegnativa del processo, per le vittime e per il team dell’Inchiesta, ma è l’elemento più importante.

Il rapporto descrive gli eventi nel corso di cinque decenni in cui JMM ha abusato o tentato di abusare sessualmente delle sue vittime, principalmente ragazzi adolescenti, descrivendo il suo modus operandi e anche il contesto in cui gli abusi hanno avuto luogo. L’inchiesta ha ascoltato altre vittime di abuso, alcuni sessuali e altre forme di abuso, da un numero significativo di vittime e testimoni.

Il fatto che l’abuso sia stato esteso e non sia stato affrontato, anche quando è stato segnalato ai responsabili e ai posti di responsabilità, è anche argomento del rapporto. All’Inchiesta è stato chiesto di esaminare il grado di conoscenza di questi eventi da parte delle persone responsabili all’epoca e successivamente, e di valutare come sono stati affrontati. Il rapporto descrive in dettaglio come le segnalazioni non hanno avuto una risposta adeguata, le vittime non sono state ascoltate, non sono state trattate in modo appropriato e come sono state perse le opportunità di rispondere all’abuso di JMM e di prevenire gli incidenti successivi.

Infine, il rapporto descrive in dettaglio come il Movimento dei Focolari ha sviluppato misure di protezione più recentemente e fa una serie di raccomandazioni volte a rafforzare l’ambiente di salvaguardia, comprese quelle relative a cambiamenti fondamentali a livello culturale e di leadership”. Dopo aver esaminato il rapporto Margaret Karram, Presidente del Movimento dei Focolari, ha dichiarato: “Non ci sono parole adeguate ad esprimere lo shock e il dolore che provo per il male che è stato fatto ai danni di bambini e ragazzi da parte di JMM e – devo dirlo con grandissima sofferenza – non solo da lui, come emerge dai risultati dell’indagine”. Nel rivolgersi alle vittime ha aggiunto: “In questo momento ogni mio pensiero ed espressione va a voi che avete subito un crimine gravissimo che in molti casi ha rovinato la vostra vita”.

A TUTTE E TUTTI VOI, A CIASCUNA E CIASCUNO PERSONALMENTE, INSIEME AL COPRESIDENTE JESÚS MORÁN, E A NOME DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARI, CHIEDO UMILMENTE PERDONO

Dobbiamo riconoscere che nonostante il bene che il Movimento ha operato nel corso della sua storia, in questo ambito abbiamo fallito nella vigilanza, nell’ascolto e nell’accoglienza del grido d’aiuto di molti: questo non può più accadere ed è in totale contraddizione con i valori che il Movimento dei Focolari con la sua spiritualità cristiana è chiamato a vivere. Mi impegno a nome del Movimento dei Focolari a rispondere con azioni, misure di ascolto, accoglienza e prevenzione, alle raccomandazioni finali formulate dall’indagine indipendente”.

Il Movimento dei Focolari è più che mai determinato a far sì che le sue comunità nel mondo siano luoghi di sicurezza e di arricchimento reciproco. Come sottolinea l’indagine di GCPS, nel 2011 il Movimento ha iniziato una valutazione approfondita delle misure per prevenire gli abusi e proteggere le persone. Misure che sono state riviste nel 2014 e nel 2020 e che saranno ulteriormente aggiornate dopo lo studio approfondito dei risultati di questa indagine.

Il Movimento dei Focolari ha informato la Conferenza Episcopale Francese e il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita della pubblicazione del rapporto.

La preoccupazione principale del Movimento è di contribuire il più possibile al processo di ricostruzione delle vittime, incluso un risarcimento finanziario se necessario e richiesto. 

Per questo, su raccomandazione della Chiesa in Francia, il Movimento dei Focolari ha chiesto alla “Commission indépendante de reconnaissance et de réparation” (CRR), organo multidisciplinare composto da esperti della società civile e istituito dalla CORREF (Conférence des Religieux et Religieuses de France) di accompagnare le vittime che lo desiderano nel loro percorso di riparazione. Sin da ora, le vittime possono contattare questo organismo.

Mail: victimes@crr.contact Tel : 09 73 88 25 71 Sito Internet: https://www.reconnaissancereparation.org  

Per mantenere fede all’impegno assunto verso le vittime di JMM, il Movimento aveva attivato da qualche mese una procedura di sostegno psicologico coordinata dal Dott. Alexis Vancappel. Questa procedura verrà mantenuta per le vittime che già si sono avvalse di tale servizio.

Il Movimento dei Focolari informa che nelle prossime settimane renderà note le azioni e le misure che intende mettere in atto per rispondere alle raccomandazioni espresse nel rapporto.

I risultati delle indagini sono pubblicati per intero e accessibili a tutti sulle pagine web di GCPS Consulting e su quella francese e internazionale del Movimento dei Focolari. Al momento l’inchiesta è disponibile nelle lingue: inglese, francese e italiano, in seguito verranno aggiunte le lingue tedesco, spagnolo e portoghese.

Stefania Tanesini

Inchiesta indipendente (testo completo) Sintesi inchiesta GCPS Consulting Relazione Supervisore Alain Christnacht Lettera della Presidente e del Copresidente ai membri del Movimento dei Focolari in Francia (altro…)

Chiara Lubich: la strada verso la fratellanza universale

Come fare perché il nostro sforzo quotidiano, il nostro lavoro, i nostri rapporti siano veicolo per costruire il mondo unito? Vedere con sguardo nuovo, ogni mattina, quanti incontriamo, pronti a non giudicare, a dare fiducia, a sperare sempre, a credere sempre. Occorre dunque acquisire uno sguardo di misericordia,  virtù che i tempi che viviamo ci chiedono di mettere in pratica con i prossimi vicini e lontani. La fratellanza universale, ecco il grande progetto di Dio sull’umanità. Una fraternità più forte delle inevitabili divisioni, tensioni, rancori che si insinuano con tanta facilità per incomprensioni e sbagli. Spesso le famiglie si sfasciano perché non ci si sa perdonare. Odi antichi mantengono la divisione tra parenti, tra gruppi sociali, tra popoli. A volte c’è addirittura chi insegna a non dimenticare i torti subiti, a coltivare sentimenti di vendetta… Ed un rancore sordo avvelena l’anima e corrode il cuore. Qualcuno pensa che il perdono sia una debolezza. No, è l’espressione di un coraggio estremo, è amore vero, il più autentico perché il più disinteressato. “Se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete?” – dice Gesù – questo lo sanno fare tutti: “Voi amate i vostri nemici”[1]. Anche a noi viene chiesto di avere, imparando da Lui, un amore di padre, un amore di madre, un amore di misericordia nei confronti di quanti incontriamo nella nostra giornata, specialmente di chi sbaglia. A quanti poi sono chiamati a vivere una spiritualità di comunione, ossia la spiritualità cristiana, il Nuovo Testamento chiede ancora di più: “Perdonatevi scambievolmente”[2]. L’amore reciproco domanda quasi un patto fra noi: essere sempre pronti a perdonarci l’un altro. Solo così potremo contribuire a creare la fraternità universale. Queste parole non soltanto ci invitano a perdonare, ma ci ricordano che il perdono è la condizione necessaria perché anche noi possiamo essere perdonati. Dio ci ascolta e ci perdona nella misura in cui sappiamo perdonare. (…) Se infatti il cuore è indurito dall’odio non è neppure capace di riconoscere e di accogliere l’amore misericordioso di Dio. (…) Occorre un’opera di prevenzione. Ed ecco che ogni mattina vedo con sguardo nuovo quanti incontro, in famiglia, a scuola, al lavoro, al negozio, pronto a sorvolare su qualcosa che non va nel loro modo di fare, pronto a non giudicare, a dar loro fiducia, a sperare sempre, a credere sempre. Avvicino ogni persona con questa amnistia completa nel cuore, con questo perdono universale. Non ricordo affatto i suoi difetti, copro tutto con l’amore. E lungo la giornata cerco di riparare uno sgarbo, uno scatto di impazienza, con una domanda di scusa o un gesto di amicizia. (…) Allora anch’io, quando innalzerò la preghiera al Padre, quando soprattutto gli chiederò perdono per i miei sbagli, vedrò esaudire la mia richiesta: potrò dire con piena fiducia: “Rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori”[3].

Chiara Lubich

 (Chiara Lubich, in Parole di Vita, Città Nuova, 2017, pag. 667) [1] Cf. Mt 5, 42-47. [2] Cf. Col 3, 13. [3]  Mt 6, 12. (altro…)

Il Papa e l’atto di consacrazione al Cuore Immacolato a Maria

Papa Francesco il 25 marzo consacrerà Russia ed Ucraina al Cuore immacolato di Maria. Questa supplica si inserisce nella corale preghiera che nel mondo si leva per la pace e accompagna la grande rete di solidarietà a cui anche i membri del Movimento dei Focolari aderiscono. Il 25 marzo, nella solennità dell’Annunciazione del Signore, intorno le ore 18.30 (ora di Roma) Papa Francesco dalla Basilica di san Pietro in Vaticano consacrerà l’umanità intera, e in particolare Russia e Ucraina, al cuore immacolato di Maria. Secondo la tradizione cattolica, con questo atto si affida alla Madre, e per sua intercessione a Dio, ogni persona della terra, in particolare oggi quanti soffrono a causa della guerra. La Chiesa – scrive il Papa ai vescovi di tutto il mondo in cui li invita a partecipare – “è fortemente chiamata a intercedere presso il Principe della pace e a farsi vicina a quanti pagano sulla propria pelle le conseguenze del conflitto”. Perché la guerra è una sconfitta per tutti. Con la guerra tutto si perde. Quindi, prosegue il Papa, “accogliendo anche numerose richieste del Popolo di Dio, desidero affidare in modo speciale alla Madonna le Nazioni in conflitto”. Questo atto “vuole essere un gesto della Chiesa universale, che in questo momento drammatico porta a Dio, attraverso la Madre sua e nostra, il grido di dolore di quanti soffrono e implorano la fine della violenza, e affida l’avvenire dell’umanità alla Regina della pace”. Il Movimento dei Focolari, presente in oltre 180 Paesi, quindi anche in molti luoghi nei quali sono ancora in atto conflitti e guerre, aderisce all’appello del Papa. La presidente dei Focolari Margaret Karram, qualche giorno fa ad Assisi, insieme al Consiglio Generale del Movimento, riunito nella “città della pace” per alcuni giorni di ritiro, invocò la preghiera per la pace universale: “Ti chiediamo con la fede che sposta le montagne, che ‘cessi il fuoco’ della guerra e vinca il dialogo ‘nel cercare vie di pace’ tra Russia e Ucraina. Domandiamo la grazia che termini ogni conflitto in atto, in particolare quelli più dimenticati”. Fin dal 1991 – gli anni della guerra del Golfo – le comunità dei Focolari si uniscono nella preghiera comune per la pace attraverso il Time out quotidiano alle ore 12 di ogni fuso orario. Cristiani di diverse Chiese, fedeli di varie religioni si fermano per un minuto di silenzio o di preghiera per chiedere la pace e rimettere a fuoco l’impegno personale a costruirla laddove sono. Venerdì 25 marzo nello stesso momento in cui il Papa compirà l’atto di Consacrazione, in Portogallo il Car. Konrad Krajewski, inviato del Papa a Fatima, farà lo stesso atto per implorare insieme la Pace.

Lorenzo Russo

Qui il link per la diretta di preghiera dalle ore 17 Qui l’atto di consacrazione al Cuore immacolato di Maria in varie lingue. (altro…)

Compositori di valori: un workshop tra note e parole

Compositori di valori: un workshop tra note e parole

Il 26 febbraio 2022, la collaborazione tra Gen4, i bambini e le bambine del Movimento dei Focolari, e l’associazione Forme Sonore, ha dato vita ad un workshop sulla composizione di musica per l’infanzia con un centinaio di partecipanti di tutti i continenti. Tante le riflessioni raccolte tra i presenti e le impressioni dei maestri, Sabrina Simoni  e Siro Merlo. La bellissima collaborazione nata nell’estate 2021 tra Forme Sonore, associazione che si occupa di produzioni e sperimentazioni per favorire la crescita del pensiero musicale, e i Gen 4, ha dato vita ad un brano musicale registrato da un piccolo coro di bambini del Burundi. L’occasione per unire le forze e realizzare ancora qualcosa di bello insieme si è ripresentata il 26 febbraio 2022, giorno in cui  i fondatori di Forme Sonore, la maestra Sabrina Simoni (direttrice del Piccolo Coro “Mariele Ventre” dell’Antoniano di Bologna-Italia, protagonista dell’annuale manifestazione canora  italiana per bambini “Zecchino d’oro”) e il maestro Siro Merlo (esperto in scrittura e direzione artistica di canzoni per bambini) hanno tenuto un bellissimo workshop organizzato e promosso da GEN 4 rivolto, in particolare, a coloro che si intendono di musica e che lavorano a stretto contatto con i più piccoli. Un momento di formazione seguito on line da un centinaio di persone di tutti i continenti, che ha messo al centro la composizione di musica per l’infanzia, non solo dal punto di vista tecnico, ma come mezzo per veicolare valori  quali condivisione, unità, fraternità, cura dell’altro e della natura. “Quando nello scorso agosto ci ha contattati Valeria Bodnar, assistente GEN4 del Burundi – raccontano i maestri-  siamo rimasti sinceramente colpiti dal suo entusiasmo. La medesima emozione, è stata da noi vissuta sabato 26 febbraio. La parola che più di altre riesce a descrivere questo momento è ‘coralità’, quella sensazione intensa che si prova quando, animati da gioia sincera, si esegue una canzone insieme ad altri. Le persone che hanno partecipato, oltre ad essere geograficamente molto lontane tra loro, appartengono ad ambienti sociali e culturali notevolmente diversi, eppure i messaggi che ci sono pervenuti al termine del workshop hanno espresso opinioni consonanti e perfettamente in armonia”. “Questo corso, in particolar modo mi ha fatto rinascere il desiderio e la voglia di comporre qualcosa per i nostri Gen 4- dice Filippo da Monopoli (Italia) -. Ho imparato che le canzoni per i nostri bambini devono essere semplici, giocose, devono farli sentire liberi e contenti di cantarle”. Tantissimi i ringraziamenti giunti. Ramia dalla Costa d’Avorio scrive: “Ho capito che la composizione della canzone deve essere fatta tenendo conto della psicologia dei bambini, del target che la interpreterà, trovando il mezzo migliore  per trasmettere un’emozione e la ritmica adatta per permettere al bambino di cantare senza preoccupazioni”. Un vero viaggio tra note, tecnica e passione, che ha svelato ai partecipanti quanto sia importante considerare la musica come un “mezzo e non come un fine – spiegano i Maestri Sabrina Simoni e Siro Merlo – un veicolo in grado non solo di ‘trasportare’ contenuti di varia natura (didattici, pedagogici, emotivi o ludici), ma di farlo in minor tempo, in modo più diretto e arrivando più in profondità”. Un momento di grande condivisione che si è fatto dono reciproco e ha lasciato un mandato importante a chi si occupa di infanzia e musica:  crescere e formarsi sempre di più, accompagnando i bambini in questo percorso di scoperta in cui “la musica – concludono i maestri – ha un’energia socializzante particolarmente potente che deve essere opportunamente guidata e canalizzata da insegnanti competenti, animati da una grande passione e ricchi di empatia e sensibilità”.

Maria Grazia Berretta

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Ero in fuga e mi avete accolto

Ero in fuga e mi avete accolto

Un conflitto, quello dell’Ucraina, che stiamo seguendo in tempo reale, attraverso il lavoro dei giornalisti inviati, le notizie diffuse via web e social. Assistiamo ogni giorno al dramma umano di grandi masse che devono scappare dalle bombe, per lo più bambini e donne. E, nello stesso tempo, silenziosamente, i gesti d’accoglienza si moltiplicano in tanti Paesi europei. Ecco alcune testimonianze. Un mese fa, nessuno di noi avrebbe potuto immaginare che oggi avremmo avuto più di tre milioni di rifugiati dall’Ucraina. Invece è la realtà che stiamo vivendo non solo nei Paesi vicini alle zone di conflitto, ma ormai in tutti i Paesi d’Europa e oltre. Praticamente da un giorno all’altro ci si è dovuti organizzare per accogliere i fratelli ucraini, in maggioranza bambini e donne, che scappano dall’orrore. “Quando è iniziato il conflitto e sono arrivate le prime persone dall’Ucraina – dice Manuela da Berlino, in Germania – per me è stata anche una risposta all’annullamento forzato dell’annuale appuntamento dei Focolari che chiamiamo Mariapoli europea:accogliere le persone come meglio possiamo, è ora la mia, la nostra Mariapoli. Questo è ciò che Dio vuole da me, da noi”. E da Monaco, sempre in Germania, Dora racconta: “La casa dei sacerdoti presso la quale lavoro ha accolto due donne e un bambino di 12 anni. Non parlano né tedesco né inglese, ma ci capiamo con la traduzione via web sui nostri cellulari. Qualche sera fa, dopo la cena, ho chiesto loro se avevano bisogno di qualcosa. La madre mi ha risposto: ‘Sì, ho bisogno di un paio di scarpe n. 42 per mio figlio’. In quel momento ho sentito Chiara Lubich molto vicina a me e ho capito che eravamo sulla strada giusta”. Dora fa riferimento ad un fatto successo a Chiara Lubich durante la seconda guerra, quando un povero le aveva chiesto un paio di scarpe da uomo n.42, e, contemporaneamente un’amica le aveva consegnato proprio un paio di scarpe di quella misura che per la sua famiglia era in più. Oggi per ospitare i rifugiati dall’Ucraina, anche alcune strutture di accoglienza dei Focolari vengono messe a disposizione. Già il 3 marzo 2022, i primi 5 rifugiati (2 giovani madri con i loro bambini) hanno potuto trovare alloggio, grati per la doccia calda e per il cibo ricevuto nel centro Mariapoli ‘dialog.hotel.wien’, vicino a Vienna, in Austria. Il giorno seguente hanno poi proseguito il loro viaggio in treno. Dieci giorni dopo, sono arrivati 34 rifugiati, tra cui 15 bambini, che sono stati accolti da 1 a 5 notti. Lo stesso succede con i Centri Mariapoli della Germania: Zwochau/Lipsia, Solingen/Colonia, Ottmaring/ Augsburg. Venticinque giovani della Germania nord-occidentale hanno partecipato ad una corsa di beneficenza per gli orfani ucraini sabato 12 marzo 2022. Un grande gruppo ha corso a Solingen e da Colonia, Monaco e anche da Graz altri partecipanti si sono uniti e hanno corso con loro. In totale, i giovani hanno fatto più di 250 chilometri e hanno raccolto più di 10.000 euro! Poi si sono collegati attraverso una videoconferenza con le focolarine che sono a Ucraina per un momento di condivisione di esperienze. E non solo ci si prende cura dei rifugiati o si raccolgono soldi, vestiti o generi alimentari, ma c’è bisogno anche di sensibilizzare all’idea della pace. Margarete D. é insegnante e con la sua classe a Krefeld (Germania) ha iniziato una campagna speciale. Ha colto tra i bambini il grande desiderio di fare qualcosa di concreto. Così hanno dato vita all’azione “Cartoline per la pace”. Alcune frasi sono state tradotte in russo e meticolosamente scritte dai bambini in lettere cirilliche accanto alla versione nella loro lingua madre, per essere inviate a chi ha la possibilità di fermare gli scontri. C’è ancora molto da fare. Intanto si cerca di organizzare al meglio gli aspetti logistici dell’accoglienza per supportare a lungo l’accoglienza dei profughi, nella speranza che si metta presto fine a questo conflitto come ha detto anche Papa Francesco nell’Angelus di domenica 20 marzo 2022 supplicando: “ tutti gli attori della comunità internazionale perché si impegnino davvero nel far cessare questa guerra ripugnante”.

Carlos Mana

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Vangelo Vissuto: «Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori» (Mt 6, 12)

È possibile imitare il Padre mettendo in pratica un amore che arriva fino al perdono? È davvero complicato, ma la vera condizione che ci permette di fare un gesto così grande è aver ricevuto nella vita “la grazia della vergogna” come dice Papa Francesco, e la conseguente gioia di essere stati perdonati. Un sentiero misterioso sul quale la Quaresima ci chiede di camminare, per poter godere, alla fine, di meravigliosi paesaggi. Ferite risanate Un giorno, una persona lanciò alle mie spalle una frecciata di rimprovero che, secondo il mio orgoglio, non meritavo. Per qualche tempo quella mancanza nei miei riguardi mi bruciò dentro. Ero tentata di limitare quel rapporto, non volevo più avere a che fare con quella persona poco gradita, ma così non sarei stata coerente alla mia scelta di vivere il Vangelo. Come guarire la ferita? Mi rivolsi a Gesù e subito mi venne in mente: “Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”. Per giorni mi esercitai con quelli con i quali avevo a che fare, compreso chi mi aveva fatto del male, e al posto dei pensieri molesti avvertii che qualcosa mi si risanava dentro. Quel senso di sollievo che solo il perdono sa dare. (R. – Italia) Amore incondizionato Da qualche tempo i litigi fra me e mia moglie si erano intensificati. Chissà perché, bastava una piccola contrarietà, una parola fuori posto, un niente perché cominciassimo ad alzare il tono della voce, rivangando vecchie storie. Una sera di quelle, in cui l’atmosfera si era fatta elettrica, nostra figlia di nove anni, dalla scala che porta al piano di sopra, sembrava giocasse a lanciare aeroplanini di carta. Sorrideva e il fratellino pure sembrava divertirsi un mondo. Incuriosito, ne raccolsi alcuni e li mostrai a mia moglie. A ben vedere, ognuno di quegli aeroplanini era decorato con cuoricini e messaggi come: “Vi vogliamo tanto bene”, “Siete i genitori più belli del mondo”, “Vogliamo sentirvi cantare”. Mentre mia moglie li leggeva, le lacrime le inondavano il viso. Con vergogna ci siamo guardati, poi ci siamo abbracciati promettendo di ritrovare in quel “Sì” d’amore pronunciato anni addietro la nostra unità. (M. – Portogallo) Il primo passo A partire dall’adolescenza io e mio padre non riuscivamo a sopportarci. Mia madre ne soffriva, ma non intravedeva nessuna soluzione per la nostra famiglia. Durante una gita all’estero mi sono confidata con un amico, impegnato in un movimento cattolico, che nei casi difficili era solito porsi la domanda: “Se non sono io ad amare quella data persona, chi potrà farlo al mio posto?”. Sono tornata da quel viaggio custodendo queste forti parole e, cosa strana, mi sono venute in mente tante occasioni mancate in cui avrei potuto fare un gesto d’amore verso i miei. Per riparare, ho cominciato dalle piccole cose, da semplici servizi legati alla mia competenza, che prima cercavo di evitare… Insomma, qualcosa è cambiato dentro di me. Da allora sono passati decenni e adesso che ho una famiglia, dei figli, capisco l’importanza di fare il primo passo, come se la gioia dell’altro dipendesse soltanto da me. (R.T. – Ungheria)

A cura di Maria Grazia Berretta

(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VIII, n.2, marzo-aprile 2022) (altro…)

Chiara Lubich: misericordia senza limiti

Nel Padre nostro, Gesú ci invita a chiedere a Dio di rimettere i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori. E la Parola di vita che cerchiamo di mettere in pratica durante questo mese di marzo 2022. Il nostro amore verso i fratelli deve essere pieno di misericordia, fino ad arrivare al perdono. Gesù afferma che dobbiamo essere sempre noi a prendere l’iniziativa perché sia costante la buona armonia, perché si mantenga la comunione fraterna. E spinge così il comandamento dell’amore del prossimo fino alla sua radice più profonda. Egli non dice infatti: se ti ricordi di avere tu offeso il fratello, ma: se ti ricordi che il tuo fratello ha qualcosa contro di te. Per Lui, il fatto stesso di restarsene indifferenti di fronte alla disarmonia con i prossimi, anche quando di questa disarmonia responsabili non fossimo noi, ma gli altri, è già un motivo per non essere ben accetti a Dio, per essere da Lui respinti. Gesù vuole metterci in guardia quindi non soltanto contro le più gravi esplosioni dell’odio, ma anche verso ogni espressione o atteggiamento che in qualche modo denoti mancanza d’attenzione, d’amore verso i fratelli. (…) Dovremo cercare di non essere superficiali nei rapporti, ma frugare negli angoli più riposti del nostro cuore. Faremo in modo di eliminare anche la semplice indifferenza, o qualsiasi mancanza di benevolenza, ogni atteggiamento di superiorità, di trascuratezza verso chiunque. Normalmente, si cercherà di riparare uno sgarbo, uno scatto di impazienza, con una domanda di scusa o un gesto di amicizia. E se a volte ciò non sembra possibile, ciò che conterà sarà il mutamento radicale del nostro atteggiamento interiore. Ad un atteggiamento di istintivo rigetto del prossimo deve subentrare un atteggiamento di accoglienza totale, piena, di accettazione completa dell’altro, di misericordia senza limiti, di perdono, di condivisione, di attenzione alle sue necessità. Se così faremo potremo offrire a Dio ogni dono che vorremo ed Egli lo accetterà e ne terrà conto. Si approfondirà il nostro rapporto con Lui e arriveremo a quell’unione con Lui che è la nostra felicità presente e futura.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, in Parole di Vita, Città Nuova, 2017, pag. 283) (altro…)

Margaret Karram: che cessi il fuoco della guerra  e vinca il dialogo “nel cercare vie di pace”

Margaret Karram: che cessi il fuoco della guerra e vinca il dialogo “nel cercare vie di pace”

Fa eco alle parole di Papa Francesco la “preghiera per la pace universale” pronunciata oggi dalla presidente dei Focolari ad Assisi, sulla tomba di San Francesco. Ti chiediamo con la fede che sposta le montagne, che ‘cessi il fuoco’ della guerra e vinca il dialogo ‘nel cercare vie di pace’ tra Russia e Ucraina. Domandiamo la grazia che termini ogni conflitto in atto, in particolare quelli più dimenticati”. Questa accorata invocazione è al cuore della “preghiera per la pace universale”, pronunciata questa mattina ad Assisi da Margaret Karram, Presidente dei Focolari. Nella cripta di San Francesco, presso la Basilica inferiore, era presente con lei il Consiglio Generale del Movimento, riunito nella “città della pace” per alcuni giorni di ritiro.  “Siamo qui in rappresentanza di tutti i membri del Movimento: cristiani di diverse Chiese, fedeli di varie religioni, persone che si riconoscono fratelli e sorelle nell’unica famiglia umana. Facciamo nostro il grido e la disperazione dei popoli che in questo momento soffrono a causa di violenza, di conflitti e di guerre” ha continuato Margaret Karram. “Donaci la grazia di accoglierci gli uni gli altri, di perdonarci, di vivere come un’unica famiglia umana. Donaci di amare la patria altrui come la nostra! Dio di misericordia, di concordia, fai di noi ‘strumenti della Tua pace’”. A una settimana (il 25 marzo 2022) dalla consacrazione che Papa Francesco farà di Russia ed Ucraina al Cuore immacolato di Maria, questa supplica si inserisce nella corale preghiera che nel mondo si leva per la pace e accompagna la grande rete di solidarietà a cui anche i membri del Movimento aderiscono. Le comunità dei Focolari sono presenti in oltre 180 Paesi, quindi anche in molti luoghi nei quali sono ancora in atto conflitti e guerre.

Stefania Tanesini

  Testo integrale della “preghiera universale per la pace”. (altro…)

Repubblica Dominicana: Braccia spalancate e cuore aperto

Un progetto di scambio culturale abbatte le barriere tra i migranti haitiani e la comunità di La Romana nella Repubblica Dominicana. La Repubblica Dominicana è un Paese al centro del Mar dei Caraibi che condivide il territorio dell’isola di Hispaniola con Haiti. Storicamente, ha un valore culturale per tutto il continente americano, dato che fu lì che Cristoforo Colombo sbarcò nel suo primo viaggio. Entrambi i Paesi condividono radici culturali e storiche, ma hanno anche contrasti che li hanno separati per secoli. Haiti è il Paese più povero delle Americhe. L’instabilità politica e la violenza interna hanno causato la migrazione di migliaia di persone verso altri Paesi. Ogni anno migliaia di migranti attraversano il confine da Haiti alla Repubblica Dominicana in cerca di un futuro migliore, creando tensioni tra le due nazioni. “Si stima che nella Repubblica Dominicana ci siano circa 2 milioni di haitiani. Vengono soprattutto per lavorare nella coltivazione della canna da zucchero, perché qui ci sono diversi zuccherifici” dice Modesto Herrera, un medico che fa parte della comunità dei Focolari nella Repubblica Dominicana. Sebbene ci sia uno scambio reciproco tra questi popoli vicini, ci sono anche tensioni latenti e discriminazioni contro gli haitiani che vivono nella Repubblica Dominicana. Una delle più grandi barriere è la lingua, perché nella Repubblica Dominicana la lingua è lo spagnolo, mentre ad Haiti si parla il creolo. Alcuni anni fa, la comunità dei Focolari di La Romana ha iniziato un progetto che cerca di creare legami di fraternità con i migranti haitiani che vivono nelle città vicine. “Lavoriamo nella parrocchia dove si trova un Batey, che è una piccola comunità popolata soprattutto da haitiani”, dice Sandra Benítez, una donna d’affari. Anche se molti non avevano mai visitato il Batey perché è una zona remota della città dove vivono soprattutto migranti haitiani, insieme a giovani e altri membri della comunità, hanno deciso di rompere la barriera che li ha divisi per anni e hanno iniziato a visitarlo per conoscersi. Gradualmente scoprirono che la comunità haitiana aveva bisogno di essere integrata nella società. La Romana è conosciuta per la sua industria tessile. “Abbiamo visto il potenziale dei giovani e abbiamo deciso di lavorare nel settore tessile”, dice Cristian Salvador Roa, che insegna cucito alla comunità haitiana. E aggiunge: “Mi dà grande soddisfazione vedere che un giovane non sta più sprecando la sua gioventù, ma è un giovane produttivo che sta sfruttando al massimo la sua vita facendo qualcosa di produttivo. “La migliore testimonianza che possiamo dare è che, data la barriera della lingua, la barriera della predisposizione sociale, quando si rompe quella barriera, si scopre la grande ricchezza che si può trovare in una cultura o che si può trovare nella convivenza umana con un’altra persona”, conclude Concepción Serrano, ingegnere industriale.

Clara Ramirez

https://www.youtube.com/watch?v=sZo0_upRVNI&list=PL9YsVtizqrYtRzIRPgjiIk5yzCtFx5lrU&index=2 (altro…)

Chiara Lubich: solo il Vangelo

Tutto passa, anche la vita. Solo il Vangelo resterà per sempre giacché non subisce l’usura del tempo. Oggi, 14 marzo 2022, a 14 anni della scomparsa di Chiara Lubich, pubblichiamo questo brano nel quale lei consegna il Vangelo a chi la segue per la via dell’unità. Un invito a vivere la Parola in tutte le nostre azioni quotidiane.   Avverto nell’anima un pensiero che ritorna: “Lascia a chi ti segue solo il Vangelo. Se così farai, l’Ideale dell’unità rimarrà. É evidente che nel tempo in cui tu vivi e gli altri vivono sono stati utili concetti, frasi, slogan che rendevano il Vangelo aderente all’epoca moderna, ma questi pensieri, questi detti, queste quasi ‘parole di vita’, passeranno. Quando l’unità tra cristiani sarà pressoché realizzata, l’ecumenismo non sarà più una meta lontana; quando una certa unità nel mondo sarà raggiunta, non si parlerà più di uomo-mondo[1] come ideale da perseguire; quando il mondo prevalentemente ateo sarà permeato dalla realtà di Dio, l’ateismo non verrà più così in rilievo. La stessa spiritualità dell’unità, che oggi é una medicina del tempo, raggiunto lo scopo, sarà messa a fianco di tutte le altre nate dai vari carismi donati da Dio alla Chiesa lungo i secoli. Ciò che resta e resterà sempre é il Vangelo, che non subisce l’usura del tempo: ‘Passeranno i cieli e la terra, ma le mie parole non passeranno’ (Mt 24, 35). Qui si tratta di tutte le parole di Gesù”. Avverto che dobbiamo senz’altro adeguarci con tutte le forze al tempo in cui viviamo, seguendo le particolari ispirazioni che Dio ci dà per portare e coltivare in noi e in coloro che sono stati affidati a noi il regno di Dio. Ma dobbiamo fare tutto ciò sapendo della transitorietà della vita, sapendo che c’è la Vita eterna annunziata da Gesù con il suo Vangelo. Dobbiamo nel nostro cuore mettere in sottordine tutte le idee, i modi di fare utili, ma non puramente evangelici e rinnovare costantemente la nostra fede nel Vangelo, che non passa.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, in La Parola di Dio, Città Nuova 2011, pag. 112-113) [1]     L’espressione – coniata da Chiara Lubich nei suoi dialoghi con i giovani – rimanda all’imperativo di dilatare il cuore e la mente sulla misura data da Gesù Abbandonato, in modo da diventare persone capaci di contribuire efficacemente all’unità del mondo (cf. C. Lubich, Colloqui con i Gen – anni 1970-1974, pag. 73-83). (altro…)

Concilio Vaticano II e carisma al servizio dell’unità

Concluso a Firenze, nella splendida cornice di Palazzo Vecchio dopo la prima giornata presso la Facoltà Teologica dell’Italia Centrale, il convegno “Il Concilio Vaticano II e il carisma dell’unità di Chiara Lubich”.  Un evento che, spaziando dalla sinodalità all’impegno per la pace e il dialogo tra i uomini e popoli, si inserisce in un dibattito di straordinaria attualità.  La grande stagione dei nuovi movimenti ecclesiali, che ha visto la sua acme sotto il pontificato di Giovanni Paolo II, ha certamente avuto la sua origine nel periodo preconciliare. Ha poi trovato nell’assise vaticana, in particolare nella valorizzazione del laicato cattolico e nella ridefinizione della presenza della Chiesa nel mondo (Lumen Gentium), oltre che nella centralità della Parola condivisa in comunione (Dei Verbum), la sua ragion d’essere. Il periodo postconciliare ha poi permesso l’esplosione numerica e qualitativa di tali movimenti, valorizzati nel loro nascere e sviluppati da Paolo VI e poi applauditi e sostenuti col suo magistero dal papa polacco. Una vicenda di unità e distinzione, in particolare nella Chiesa della seconda metà del XX secolo, che ha trovato nel carisma della Lubich, carisma al servizio dell’unità della Chiesa e dell’umanità, la sua espressione più matura. A testimonianza della pertinenza del carisma al servizio dell’unità, nella complessa e a tratti convulsa attualità, il convegno si è inserito nel grande movimento di solidarietà con le vittime della guerra in Ucraina e con tutti gli uomini e a tutte le donne di pace che operano in Ucraina e in Russia, in Europa e in Asia, ovunque. Lo ha ricordato l’assessore Alessandro Martini, in un giorno in cui la città di Firenze ha ospitato una manifestazione per la pace di livello internazionale. Per questi motivi, visto che il Movimento dei Focolari appare il primo e più diffuso movimento ecclesiale della stagione conciliare, in occasione del centesimo anniversario della nascita della sua fondatrice – poi rinviato due volte a causa della pandemia − è stato organizzato dall’Istituto Universitario Sophia e dal Centro Chiara Lubich un convegno internazionale dal titolo esplicativo: “Il Concilio Vaticano II e il carisma dell’unità di Chiara Lubich: Dei Verbum e Lumen Gentium”. Sede: Firenze. Data: 11 marzo 2022 alla Facoltà Teologica dell’Italia Centrale e 12 marzo a Palazzo Vecchio, nel Salone dei Cinquecento. Il convegno ha avuto il patrocinio del Comune di Firenze, con la partecipazione della Associazione Teologica Italiana, della Facoltà Teologica dell’Italia Centrale, dell’Istituto Paolo VI, del Centro Internazionale Studenti Giorgio La Pira, di Città Nuova, della Scuola Abbà e ovviamente del Movimento dei Focolari. Il comitato scientifico era composto da Alessandro Clemenzia (FTIC), Piero Coda (IUS), e, per il Centro Chiara Lubich, Florence Gillet, João Manoel Motta e Alba Sgariglia. In chiusura dell’assise vaticana, nel novembre 1965, la Lubich sintetizzava in una preghiera significativa la nota riassuntiva forse più evidente del Concilio, la Chiesa che nasce dalla presenza di Gesù tra i suoi: “Oh! Spirito Santo, facci diventare, attraverso ciò che già hai suggerito in Concilio, Chiesa viva: questa è l’unica nostra brama e tutto il resto serve a questo”. È con questo spirito che il convegno si è prefisso l’obiettivo di avviare un’indagine approfondita volta a cogliere, per un verso, se e come il messaggio del Concilio abbia trovato nell’esperienza suscitata dal carisma al servizio dell’unità un fecondo luogo d’interpretazione e sviluppo; e, per l’altro verso, se e come la fioritura di vita ecclesiale promossa dal carisma dell’unità sia stata resa possibile e propiziata dall’orizzonte dischiuso dal Vaticano II. In questa prima tappa, l’attenzione si è concentrata sulla Dei Verbum e sulla Lumen Gentium, al fine di mettere a fuoco i profili di convergenza e gli apporti della dottrina conciliare e dell’ispirazione del carisma dell’unità intorno al nesso cruciale per cui la Chiesa nasce e cresce come incarnazione storica, nel soffio dello Spirito, della Parola che “carne si è fatta” (Gv 1,14). Il programma del convegno è stato particolarmente denso, come spesso accade allorché è il risultato di un serio lavoro di ideazione e preparazione. Un fiume di parole che, poco alla volta, ha preso un senso compiuto, per il contributo plurale degli studiosi. Nella prima giornata si sono annotati gli interventi di Piero Coda, già preside dell’Istituto Universitario Sophia (“Una coincidenza cronologica e kairologica: un concilio e un carisma. Per un discernimento teologico della correlazione tra Vaticano II e carisma dell’unità”), di Paolo Siniscalco dell’Università La Sapienza di Roma (“Chiara Lubich all’epoca del Vaticano II”) e del teologo istriano-pisano Severino Dianich (“L’evento del Concilio Vaticano II: sacramento…dell’unità di tutto il genere umano”). Coda ha messo in luce come il carisma al servizio dell’unità abbia portato un contributo assai decisivo per la storia della Chiesa nella via della comunione basata sul Cristo crocifisso, abbandonato e risorto. Siniscalco, da parte sua, ha ritracciato con saggezza e con precisione storica i vari passaggi dell’avventura esistenziale della Lubich prima, durante e dopo il Concilio Vaticano II. Mentre Dianich ha dato, con le sue ben note chiarezza e franchezza, un’interpretazione del Vaticano II come culla per una reinterpretazione più laica e più comunitaria del Vangelo. Sabato 12, il convegno si è spostato in ambiente civile, dopo la prima sessione svoltasi in ambiente invece ecclesiale, come per ribadire la doppia valenza operativa del carisma al servizio dell’unità. Nella prestigiosa sede di Palazzo Vecchio, in quella Sala dei Cinquecento che ha già visto svolgersi, sin dal 1964, vari convegni dei Focolari, e dove Chiara Lubich stessa nel 2000 ricevette la cittadinanza onoraria di Firenze, ha aperto i lavori l’attuale Presidente dei Focolari, Margaret Karram, sottolineando l’importanza della sede di Firenze, nella memoria di Giorgio La Pira, il sindaco santo, uomo di pace e di “Chiesa viva”. Nel suo nome, già nel 1974, assieme al cardinal Benelli, la Lubich aveva fondato il Centro Internazionale Studenti Giorgio La Pira, legando così inscindibilmente il suo nome alla città sull’Arno. Firenze, quindi, come città della pace, con legami privilegiati con quel Medio Oriente da cui viene la Karram, palestinese di passaporto israeliano. “Lavoriamo per tessere ovunque relazioni di pace, il bene più prezioso che l’umanità possa avere”, ha detto la presidente dei Focolari. Le ha fatto eco il card. Giuseppe Betori, assente per motivi di salute, che ha detto nel suo messaggio: “L’esperienza del dialogo, a tutti i livelli, che ha caratterizzato la vita di Chiara Lubich, si fondava su una intuizione evangelica circa il rapporto tra interiorità ed esteriorità, dove la relazione con l’altro era i prolungamento causale e consequenziale dell’unione intima con Dio”. Nel prosieguo del convegno a Palazzo Vecchio, parlando della Dei Verbum, Vincenzo Di Pilato (FTP) con un timbro eminentemente teologico ha affrontato il tema: “L’alfabeto per conoscere Cristo. La Parola di Dio evento permanente di salvezza nella Dei Verbum”. Da parte sua Florence Gillet, del Centro Chiara Lubich, ha invece affrontato un tema alla frontiera fra storia ed ecclesiologia: “La Parola di Dio in Chiara Lubich: presenza viva di Cristo che genera la Chiesa”. È seguita una tavola rotonda con Giovanna Porrino (IUS) su “La Parola nella vita della Chiesa”, Declan O’Byrne (IUS), “La Parola e lo Spirito”, Angelo Maffeis (FTIS) su “La Parola di Dio come principio di unità” e col teologo evangelico Stefan Tobler (USBL) su “Una mistica della Parola come via all’ecumenismo”. E’ seguita la terza e ultima sessione del convegno, dedicata alla Lumen Gentium, con un’attesa relazione di mons. Brendan Leahy (Vescovo di Limerick, in Irlanda) su “La Chiesa e il principio mariano”. La seguente tavola rotonda ha visto gli interventi di Alessandro Clemenzia (FTIC / IUS), “La Chiesa dalla Trinità”, di Assunta Steccanella (FTT/TV), “Il popolo messianico”, di Erio Castellucci, Vescovo di Modena-Nonantola e vicepresidente CEI, “Collegialità episcopale e sinodalità della Chiesa” e di Cristiana Dobner (carmelitana scalza), “I carismi nella missione della Chiesa”. Per finire, sul tema “Un’icona dell’ecclesiologia del Vaticano II”, è intervenuta la teologa Yvonne Dohna Schlobitten della Gregoriana. La Sala dei Cinquecento che, pur gravida di simboli guerreschi proposti nei grandi dipinti appesi alle pareti, ha udito le parole di pace di La Pira, di Bargellini, e della Lubich, ha ospitato così, l’11 e il 12 marzo, un evento che ha mostrato come la Chiesa e la società civile possano essere testimonianza di comunione e di dialogo, stimolando la politica ad assumere come proprio orizzonte la pace e la sua costruzione.

Michele Zanzucchi

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A casa di Chiara “Luce” Badano

A casa di Chiara “Luce” Badano

Il 6 e 7 marzo 2022 la Presidente e il Copresidente dei Focolari sono andati a Sassello (Italia), città natale della beata. Un incontro intimo e personale con Chiara Luce e con la Fondazione che ne tutela e promuove la memoria. C’è un prima e un dopo il passaggio a Sassello, città natale di Chiara “Luce” Badano in provincia di Savona (Italia). La giovane beata la si può certamente conoscere attraverso libri, documentari o la massiccia presenza sui Social, ma se si ha la fortuna di poter andare a Sassello, tutto cambia. Perché al camposanto, o attraverso la mamma Maria Teresa e gli amici-testimoni, il rapporto con lei scatta immediatamente su un altro piano: quello dell’incontro personale. Ed è questo che è successo il 6 e 7 marzo scorso anche a Margaret Karram e Jesús Morán che vi si sono recati: uno dei primi viaggi fuori sede della Presidente e del Copresidente dei Focolari, ad un anno dall’assemblea che li ha eletti. Una visita privata, nata dal desiderio, appunto, di incontrare Chiara Luce, ma non solo.In questi giorni ho compreso la straordinarietà di Chiara Luce; le radici della sua santità” – ha commentato la Presidente che ha potuto abbracciare Maria Teresa Badano, conoscere il vescovo di Acqui Mons. Luigi Testore e ritrovare i membri della  Fondazione Chiara Badano. Sono stati giorni importanti, vissuti in un clima di crescente affetto, dialogo e condivisione per la ricostruzione di relazioni di fiducia, collaborazione e sguardo comune su numerose sfide e progetti futuri. Una visita lampo, sicuramente, scandita dai preziosi “micro racconti” di Maria Teresa, che ricordava scampoli di quotidianità di Chiara Luce, come la sua costante e totale apertura all’accoglienza di chiunque venisse a visitarla, fino agli ultimi giorni della sua vita. Al camposanto, in un a tu per tu con Chiara, “le abbiamo affidato prima di tutto la pace in Ucraina e nei tanti luoghi dove i conflitti non sono sotto i riflettori mediatici” – ha detto Jesús Morán, – e poi tutti i giovani per i quali lei è un modello straordinario ed estremamente necessario, oggi più che mai”.

Stefania Tanesini

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Il filo che unisce: un Concilio e un Carisma

Il filo che unisce: un Concilio e un Carisma

L’11 e il 12 marzo 2022, si terrà, nel cuore di Firenze (Italia), il Convegno dal titolo “Il Concilio Vaticano II e il carisma dell’Unità di Chiara Lubich”, evento nato dalla collaborazione tra il Centro Chiara Lubich e l’Istituto Universitario Sophia che si potrà seguire anche in diretta streaming in italiano e inglese. L’11 e il 12 marzo 2022, Firenze, culla del Rinascimento, sarà la cornice che ospiterà il Convegno dal titolo Il Concilio Vaticano II e il carisma dell’Unità di Chiara Lubich. L’appuntamento, partendo da un’attenta analisi dell’evento conciliare, si propone di andare al cuore di questo percorso in itinere, un momento che dopo essersi fissato nella storia si realizza nel tempo. Due giornate intense che apriranno, grazie alla presenza di numerose personalità e autorità, un cammino di indagine e approfondimento, delineando il legame vitale tra il carisma della fondatrice dei Focolari e il Vaticano II. Tre sessioni dai titoli significativi: Una coincidenza cronologica e kairologica: un Concilio e un carisma; La Parola si fa Chiesa; La Chiesa si fa Parola. Vincenzo Di Pilato, docente di Teologia Fondamentale presso la Facoltà Teologica Pugliese,  e Florence Gillet del Centro Chiara Lubich, teologa e studiosa della fondatrice dei Focolari, tra le voci di questo Convegno, rispondono ad alcune domande riguardo all’evento. Prof Di Pilato, su cosa, in particolare, questo momento di scambio vuole far luce? Nella sua intenzione originaria, il convegno si collocava all’interno del Centenario della nascita di Chiara Lubich (1920-2020). Tuttavia, a causa dell’emergenza sanitaria mondiale è stato rinviato fino a oggi. L’obiettivo era ed è rimasto quello di sondare la reciprocità feconda tra il carisma dell’unità e le due Costituzioni promulgate dal Concilio Vaticano II sulla Rivelazione di Dio e sulla Chiesa: Dei Verbum e Lumen gentium. Quanto i due documenti hanno trovato nell’esperienza ecclesiale suscitata dal carisma dell’unità un loro fecondo luogo di interpretazione e di sviluppo? E viceversa: quanto la fioritura di vita ecclesiale promossa dal carisma dell’unità sia stata resa possibile proprio dall’orizzonte dischiuso dall’evento straordinario del Concilio? Sono le domande di fondo che accompagneranno il dialogo in sala tra i partecipanti. Va comunque ricordato che è stato il Vaticano II a ribadire questa unità essenziale tra doni gerarchici e doni carismatici (cf. Lumen gentium, n. 4). Sia Giovanni Paolo II che Benedetto XVI giunsero a parlare di “coessenzialità” di questi doni, mentre recentemente papa Francesco ha sottolineato quanto l’azione dello Spirito Santo produca “armonia” tra i diversi doni, richiamando le aggregazioni carismatiche all’apertura missionaria e alla sinodalità. Dott.ssa Gillet, da quali domande siete partiti per organizzare questo convegno? Ci si può chiedere se è troppo ardito mettere in parallelo due eventi così diversi. Che rapporto ci potrebbe essere tra un Concilio ecumenico che ha visto intervenire 3000 Vescovi e grandi teologi con visioni profetiche per la Chiesa, e un carisma dato da una giovane donna vent’anni prima, da cui è nata un’Opera sparsa in tutto in mondo? Per rispondere notiamo in primo luogo la sintonia nell’origine: lo Spirito Santo che vuole parlare al mondo alle soglie del terzo millennio. Poi si tratta di due eventi in cammino che si dovranno sempre più fecondare a vicenda: il Concilio Vaticano II non è stato ancora pienamente recepito, anche se la sua recezione è oggi significativamente in atto nel processo sinodale voluto da papa Francesco. Ci riserva ancora delle sorprese. Anche il carisma dell’unità ha ancora da svelare tutta la sua potenzialità, deve tradursi in vita nel popolo di Dio, insomma è solamente agli inizi come disse sempre il Papa in visita a Loppiano nel 2018. Prof Di Pilato, come rileggere il carisma dell’unità di Chiara Lubich alla luce di ciò che sta accadendo oggi nel mondo? Se la pandemia sembrava il contesto funesto in cui si sarebbe dovuto inizialmente celebrare il convegno, la scelta di rinviarlo ci ha catapultati improvvisamente in un altro scenario non meno drammatico. In questo senso, l’esperienza paradigmatica di Chiara Lubich e delle sue prime compagne a Trento, durante il secondo conflitto mondiale, ci offre una chiave di lettura del convegno. È noto a tutti il ruolo che la Parola di Dio assunse per quelle giovani donne in un tempo segnato dal crollo degli ideali in cui erano cresciute. La luce che affiorava dalle pagine del piccolo Vangelo che portavano con sé durante i bombardamenti, le ha guidate a risanare le ferite fisiche ed esistenziali, a ispirare milioni di persone nel mondo e a coinvolgerle nella realizzazione del sogno di Dio: la fraternità universale, “che tutti siano uno”. Ed è stata la Parola di Dio tradotta in impegno sociale a favore dei poveri e dei più bisognosi ad aver generato una Chiesa viva come ebbe modo di confermare, con stupore e gioia grande, il loro Vescovo di allora. Anche oggi, mentre tutto sembra nuovamente crollare sotto i colpi di una politica miope e smemorata, non ci resta altro di sicuro tra le mani che la Parola di Vita, la sola capace di rigenerare la Chiesa. Ed è su questa testimonianza di vita che la Chiesa potrà diventare per il mondo intero Parola autorevole di pace e di unità. Per seguire in diretta streaming l’evento: https://live.focolare.org/firenze2022 .

Maria Grazia Berretta

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Chiara Lubich: il bello del cristianesimo

La Parola di vita di marzo 2022 ci invita a mettere in pratica la frase che ripetiamo tutti i giorni nel Padre nostro: “Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Ma, come si fa a perdonare? Perdonare. Perdonare sempre. Il perdono non è dimenticanza che spesso significa non voler guardare in faccia la realtà. Il perdono non è debolezza, e cioè non tener conto di un torto per paura del più forte che l’ha commesso. Il perdono non consiste nell’affermare senza importanza ciò che è grave, o bene ciò che è male. Il perdono non è indifferenza. Il perdono è un atto di volontà e di lucidità, quindi di libertà, che consiste nell’accogliere il fratello così com’è, nonostante il male che ci ha fatto, come Dio accoglie noi peccatori, nonostante i nostri difetti. Il perdono consiste nel non rispondere all’offesa con l’offesa, ma nel fare quanto Paolo dice: “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci col bene il male” (Rm 12, 21). Il perdono consiste nell’aprire a chi ti fa del torto la possibilità d’un nuovo rapporto con te, la possibilità quindi per lui e per te di ricominciare la vita, d’aver un avvenire in cui il male non abbia l’ultima parola. (…) È dunque prima di tutto con gli altri tuoi fratelli nella fede che devi comportarti così: in famiglia, sul lavoro, a scuola o, se vi fai parte, nella tua comunità. Lo sai come spesso si vuole compensare con un atto, con una parola corrispondente, l’offesa subita. Sai come per diversità di carattere, o per nervosismo, o per altre cause, le mancanze di amore sono frequenti fra persone che vivono insieme. Ebbene ricordati che solo un atteggiamento di perdono, sempre rinnovato, può mantenere la pace e l’unità tra fratelli. Avrai sempre la tendenza a pensare ai difetti dei tuoi fratelli, a ricordarti del loro passato, a volerli diversi da come sono… Occorre che tu faccia l’abitudine di vederli con occhio nuovo e nuovi loro stessi, accettandoli sempre e subito e fino in fondo, anche se non si pentono. Dirai: “Ma ciò è difficile”. Si capisce. Ma qui è il bello del cristianesimo. Non per nulla sei alla sequela di un Dio che, spegnendosi in croce, ha chiesto perdono a suo Padre per chi gli aveva dato la morte. Coraggio. Inizia una vita così. Ti assicuro una pace mai provata e tanta gioia sconosciuta.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, in Parole di Vita, Città Nuova, 2017, pag. 218-219) (altro…)