Movimento dei Focolari
Papa Francesco in Kazakhstan: essere “artigiani di comunione”

Papa Francesco in Kazakhstan: essere “artigiani di comunione”

Un ponte tra Europa e Asia. È il Kazakhstan il Paese meta del 38.mo Viaggio Apostolico di Papa Francesco, trasferta che avuto luogo dal 13 al 15 settembre 2022. Occasione della visita il VII Congresso dei Capi delle religioni mondiali e tradizionali. Si è aperto ieri, 14 settembre 2022, nel Palazzo dell’Indipendenza di Nur-Sultan, capitale kazaka, il VII Congresso dei Capi delle religioni mondiali e tradizionali, un evento che ha visto riuniti circa un centinaio di delegazioni provenienti da 50 Paesi del mondo e che, tra le maggiori priorità ha posto l’affermazione della pace, dell’armonia e della tolleranza come principi incrollabili dell’esistenza umana. Non è un caso, dunque, che il motto di questo 38.mo viaggio papale, sia stato proprio “Messaggeri di pace e di unità” e che il logo pensato per l’occasione raffiguri una colomba con un ramo d’ulivo. Un richiamo forte alla fratellanza, come ha ricordato il Pontefice dando inizio al suo intervento, “che tutti ci unisce, in quanto figli e figlie dello stesso Cielo”. In un tempo corroso dai conflitti e schiacciato dal peso delle inuguaglianze, ha dichiarato Francesco, “le religioni ci ricordano che siamo creature (…). La creaturalità che condividiamo instaura così una comunanza, una reale fraternità”. Nel citare un poeta kazako, Abai, il Papa ha sottolineato l’importanza di mantenere “desta l’anima e limpida la mente”.  È questo ciò di cui il mondo ha bisogno, una “religiosità autentica”, priva di qualsiasi tipo di fondamentalismo, tossico per ogni credo. “Abbiamo dunque bisogno di religione per rispondere alla sete di pace del mondo e alla sete di infinito che abita il cuore di ogni uomo” – ha continuato. Guardando alle problematiche dell’oggi, soprattutto quelle legate alla vulnerabilità causata dalla pandemia “i credenti sono chiamati alla cura – ha detto il Santo Padre, cioè “a prendersi cura dell’umanità in tutte le sue dimensioni, diventando artigiani di comunione”. Un’esortazione forte che rappresenta una delle tante sfide planetarie da affrontare accanto all’indifferenza per le miserie altrui, la custodia del creato e l’enorme difficoltà nel creare un cammino di pace su un terreno afflitto dalle guerre. “Andiamo avanti insieme, perché il cammino delle religioni sia sempre più amichevole”, ha concluso  Bergoglio, aggiungendo un ringraziamento speciale al Kazakhstan per “lo sforzo di cercare sempre di unire, di provocare il dialogo, di fare amicizia”. Nel pomeriggio e in chiusura della seconda giornata del viaggio apostolico, Papa Francesco ha inoltre celebrato la Santa Messa nel piazzale dell’Expo, incontrando i cattolici del Paese e di varie altre parti dell’Asia. A seguire i suoi passi anche alcuni membri della piccola comunità del Movimento dei Focolari presente sul territorio: “La visita di Papa Francesco in Kazakhstan è stata una grande gioia per i cattolici che vivono qui e non solo” ha detto Nikolay, un giovanissimo padre di famiglia di Amalty. “La nostra comunità ha organizzato un pellegrinaggio per recarsi a Nur-Sultan. Era importante esserci e pregare insieme al Papa”, continua. Una preghiera comunitaria che sembra esprimere un desiderio inciso nel cuore di tutti, quello di giungere alla gioia di un mondo unito seminando il bene. Essere “messaggeri di pace”, per Nikolay vuol dire questo: “Il Kazakhstan è un paese multinazionale in cui vivono diverse nazioni e ogni abitante rispetta le diverse tradizioni religiose dell’altro. I musulmani si congratulano con i cristiani per Pasqua e Natale e i cristiani, a loro volta, si congratulano con i musulmani per le loro feste. In varie situazioni difficili ognuno cerca di aiutare il prossimo, indipendentemente dal fatto che sia kazako, russo o kirghiso ma è un percorso da rinnovare continuamente”. È quanto ha confermato anche Papa Francesco, citando nella sua omelia una parte del discorso che S. Giovanni Paolo II fece durante il suo viaggio in terra kazaka nel settembre 2001 e che lascia a ciascuno un monito da seguire: “la pace non è mai guadagnata una volta per tutte, va conquistata ogni giorno, così come la convivenza tra etnie e tradizioni religiose diverse, lo sviluppo integrale, la giustizia sociale. E perché il Kazakhstan cresca ancora di più ‘nella fraternità, nel dialogo e nella comprensione […] per gettare ponti di solidale cooperazione con gli altri popoli, nazioni e culture’[1], c’è bisogno dell’impegno di tutti”.

Maria Grazia Berretta

[1] S. Giovanni Paolo II, Discorso durante la cerimonia di benvenuto, 22 settembre 2001 (altro…)

Alluvioni in Pakistan: in rete per azioni concrete

Alluvioni in Pakistan: in rete per azioni concrete

Un’eccezionale ondata di piogge monsoniche, cinque volte superiore alla media, ha generato in Pakistan una delle alluvioni più disastrose degli ultimi decenni. Una vera e propria catastrofe che, nonostante le enormi difficoltà, non ha frenato il desiderio di tante persone sul posto di agire concretamente per il prossimo. Avviata anche una raccolta fondi da parte del Coordinamento Emergenze del Movimento dei Focolari. Quella che si ritrova a vivere il Pakistan oggi è una vera e propria emergenza umanitaria e sanitaria. Le piogge monsoniche causate anche dal cambiamento climatico, che hanno iniziato a scatenarsi già da metà giugno 2022, hanno messo in ginocchio un terzo del Paese.  Sono circa 33 milioni gli sfollati, ovvero il 15% dell’intera popolazione, e si contano più di 1500 morti e oltre 700.000 case distrutte. Di giorno in giorno cresce il pericolo di malattie come tifo, colera e dengue e i bisogni si fanno sempre più urgenti. La megalopoli di Karachi, uno dei luoghi in cui la realtà del Movimento dei Focolari è presente ormai da tempo, non è stata colpita così fortemente come altri centri, difficilmente raggiungibili già in condizioni di normalità, come le province del Sindh, del sud del Punjab e del Balucistan; tuttavia “gli sfollati stanno arrivando anche qui e ci stiamo muovendo per organizzare aiuti nei campi di accoglienza” raccontano alcuni membri dei Focolari. Inoltre, tanti dei Focolari, di varie età e vocazioni, fanno il possibile per poter rispondere come comunità alle esigenze più incombenti, alcuni aprono perfino le porte di casa se necessario, come è successo ad Abid, giovane padre di famiglia cristiano, che ha accolto nel primo piano della sua casa sedici persone musulmane che hanno perso tutto. La città più grande colpita da questa alluvione è Hyderabad. Matthew, un gen, cioè uno dei giovani del Movimento dei Focolari del posto, scrive: “Adesso la situazione nel centro della città è sicura, ma i quartieri vicino al fiume Indus sono ancora in pericolo e qualche parte è stata evacuata. Le prossime due settimane saranno molto difficili.” In queste giornate la paura si mischia ad una consapevolezza lucida, generando una forza interna, istintiva, che guarda all’altro e, con un coraggio rinnovato, si mobilita e fa rete. “Come Giovani per un Mondo Unito qualche mese fa abbiamo messo su un gruppo che si chiama “The spirit of giving”, siamo cattolici e della Chiesa anglicana del Pakistan – continua il fratello di Mathew, Hanan – ci siamo incontrati insieme per fare un piano, per capire cosa e come fare per dare una mano. Si potrebbe pensare che noi non possiamo fare molto o che sia troppo poco, ma ci siamo detti che ognuno può dare qualcosa, che dobbiamo smuovere i cuori”. Ed è così che questi ragazzi, bussando a tutte le porte del loro quartiere, entrando nei negozi, hanno raccolto circa 5000 rupie, mentre altre 2000 sono arrivate provvidenzialmente in risposta ad un flyer condiviso sui social. Un desiderio di donazione, che partendo da un’esperienza di dialogo, si è trasformato in servizio e azione. Tra le tante persone in difficoltà non va dimenticato che in queste zone uno dei gruppi più a rischio sono le comunità hindù nomadi: “Le tende delle nostre famiglie erano in una pianura. Con l’inondazione la gente si è rifugiata su una parte sopraelevata del terreno che adesso è circondata dalle acque, è come se si trovassero su un’isola dalla quale non riescono più ad andare via” raccontano alcuni ragazzi appartenenti a queste comunità. Stringersi attorno alle persone colpite e avviare iniziative di soccorso e sostegno mirato, soprattutto lì, dove le risorse per poterlo fare scarseggiano, non è solo un desiderio, ma sembra una vera priorità, per tutti. In risposta a tutto questo dolore a Karachi, in un quartiere piuttosto povero nella periferia della città, un gruppetto di gen si è mosso subito: “Abbiamo attivato un punto di raccolta dal quale è passata tanta gente: chi ha portato viveri, acqua o vestiti; alcuni hanno lasciato del denaro in una scatola messa all’entrata” dice Rizwan. “Ho visto che non c’erano tanti vestiti per i bambini – racconta Soiana – allora mi sono messa a cucire per loro, utilizzando della stoffa che avevo e che era avanzata dal mio lavoro”. Per contribuire alla raccolta fondi del Coordinamento emergenze del Movimento dei Focolari per il Pakistan puoi donare su:

Azione per un Mondo Unito ONLUS (AMU) Azione per Famiglie Nuove ONLUS (AFN)
IBAN: IT58S 05018 03200 000011204344 presso Banca Popolare Etica IBAN: IT92J 05018 03200 000016978561 presso Banca Popolare Etica
Codice SWIFT/BIC: ETICIT22XXX Codice SWIFT/BIC: ETICIT22XXX
CAUSALE: Emergenza Pakistan
I contributi versati sui due conti correnti con questa causale verranno gestiti congiuntamente da AMU e AFN. Per tali donazioni sono previsti benefici fiscali in molti Paesi dell’Unione Europea e in altri Paesi del mondo, secondo le diverse normative locali. I contribuenti italiani potranno ottenere deduzioni e detrazioni dal reddito, secondo la normativa prevista per le Onlus, fino al 10% del reddito e con il limite di € 70.000,00 annuali, ad esclusione delle donazioni effettuate in contanti.

Maria Grazia Berretta

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Chiara Lubich: la Madonna artefice di fraternità

Così come ha avuto cura e amore per suo figlio Gesù, Maria vuole il bene di ogni persona. Lei, creatura umana, è il modello di ogni cristiano e, rispecchiandoci nelle tappe della sua vita possiamo dare il nostro contributo per un mondo nuovo. Anche se il nostro pianeta è attraversato da molteplici tensioni, la Madonna spinge gli uomini in vari modi all’unità e la vuole ovunque. Vuole famiglie unite, le diverse generazioni unite; domanda l’unità fra le etnie, fra i popoli, fra i cristiani e, per come è possibile, con i fedeli di altre religioni ed anche con tutti gli uomini senza un preciso riferimento religioso, ma che cercano il bene dell’uomo. Ella ama tutta l’umanità e vuole la fraternità universale. (…) Maria, che ha fatto di Dio l’ideale della sua vita, faccia in modo che lo sia anche di noi. Maria, che ha fatto propria la volontà di Dio nell’Incarnazione e in tutta la sua vita, ci aiuti ad adempierla alla perfezione. Ella, che ha amato il prossimo, come ha dimostrato nella visita a santa Elisabetta e alle nozze di Cana, infonda nel nostro cuore questa carità. Maria, che ha vissuto l’amore reciproco con pienezza nella famiglia di Nazareth, ci dia di metterlo in pratica anche noi. Maria, che ha saputo offrire ogni dolore ai piedi della croce, fortifichi i nostri cuori quando esso ci invaderà. Maria, che è madre universale, ci allarghi il cuore su tutta l’umanità.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, Discorso nella Basilica di Santa Maria Maggiore, Roma, 30-11-1987, in Maria Trasparenza di Dio, Città Nuova, 2003, p 78/9) (altro…)

L’incontro dei responsabili dei Focolari si apre con il messaggio di Papa Francesco

L’incontro dei responsabili dei Focolari si apre con il messaggio di Papa Francesco

Insieme alla gioia di ritrovarsi in presenza dopo la pandemia, arriva l’inatteso e affettuoso saluto di Papa Francesco ai responsabili del Movimento dei Focolari nel mondo riuniti dal 10 al 23 settembre.   “Grazie tante per tante belle notizie. Sono vicino a Lei e a tutti voi. Prego per voi, per favore fatelo per me”. Con queste parole, il Papa risponde a Margaret Karram, presidente dei Focolari, che ha voluto aprire così le giornate d’incontro dei Responsabili dei Focolari nel mondo insieme al Consiglio Generale del Movimento.  La Presidente ha raccontato ai 104 presenti che negli ultimi giorni aveva sentito la spinta di scrivere a Papa Francesco, per ringraziarlo della costante vicinanza a lei e al Movimento e con la speranza di dargli gioia. Nella sua lettera al Santo Padre del 6 settembre scorso, tra l’altro, scriveva: “É trascorso un anno e sette mesi dal momento della mia elezione come Presidente e Le confido che è stato un periodo impegnativo con molte sfide da affrontare e decisioni da prendere. Ho compreso sempre meglio il suo accenno alle ‘potature’ necessarie alla crescita e, rinnovando la mia scelta ad abbracciare in esse Gesù crocifisso e abbandonato, ho colto che si approfondiva l’umiltà, aumentava la speranza e avvertivo ancor più fortemente l’unità con Lei, Santità, insieme alla certezza che Dio è all’opera. Allo stesso tempo, ho assistito al fiorire di tanti frutti, passi spirituali individuali e comunitari, attenzione agli ultimi, tante azioni concrete in favore di chi più soffre”. E concludeva assicurando al Papa le preghiere dei membri del Movimento. Grande è stata la sorpresa quando il giorno seguente ha ricevuto questa risposta scritta dal Papa di suo pugno:

7.9.22

Sig. ra Margaret Karram Cara sorella, grazie tante per la sua lettera di ieri. Grazie tante per tante belle notizie. Sono vicino a Lei e a tutti voi. Prego per voi, per favore fatelo per me. Che il Signore la benedica e la Madonna la custodisca. Fraternamente,

Francesco

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Argentina: costruire una casa, una famiglia, un futuro

Argentina: costruire una casa, una famiglia, un futuro

“Dare” è come un vento che apre tantissime porte. L’esperienza di alcuni Ragazzi per l’unità che hanno sostenuto una famiglia bisognosa alla periferia della grande Buenos Aires, Argentina, e un’amicizia che li ha portati a condividere momenti ed esperienze davvero inaspettate. Il lavoro iniziato pochi mesi fa dai Ragazzi per l’unità (RxU) delle città di Rodríguez e Luján, nella provincia di Buenos Aires, insieme ai Giovani per un Mondo Unito e ai membri della comunità, ha compiuto passi tanto inaspettati quanto provvidenziali. Tutto è cominciato nel Natale 2021, quando alcuni RxU, pensando al fatto che ci fossero molte famiglie impossibilitate a festeggiate con qualcosa di gustoso in tavola quei giorni,   hanno deciso di agire concretamente. La prima mossa è stata contattare la famiglia di Tiziano, un ragazzino di cinque anni che viveva con i suoi genitori in condizioni davvero umili, e preparare per loro una ricca scatola, piena di cose prelibate da poter mangiare in un momento così speciale: un pollo, un’insalata, del buon vino, sidro, panettone, budino e qualche bibita gassata. Hanno anche pensato a qualche regalo. Ma la gioia del lavoro svolto non si sarebbe fermata lì. Quando i RxU hanno portato la scatola di Natale alla famiglia, hanno potuto conoscere da vicino la realtà in cui vivevano quelle persone.  Avere un alloggio decente, anche solo per non rimanere al freddo durante l’inverno, sembrava un’utopia. “È stato scioccante”- ricordano i referenti dei RxU – ma, allo stesso tempo, un momento di vera gioia. Chiacchierando con i genitori di Tiziano, inoltre, è emerso l’entusiasmo del bimbo di iniziare il primo anno di scuola elementare ed ecco che la risposta concreta è stata unanime: “sosteniamolo!”. “Abbiamo deciso di comprargli tutto ciò di cui aveva bisogno per la scuola. Scarpe, calze, t-shirt, pantaloni, grembiule, zaino, quaderno, matite”, dicono i RxU, che hanno ricevuto l’aiuto finanziario anche di altri giovani, amici di Mendoza (altra città dell’Argentina) e del Guatemala. Ricordano ancora il primo giorno di scuola di Tiziano: “La mamma ci ha mandato le foto del bambino con le sue cose nuove, erano davvero molto felici.” Ma c’è dell’altro. Qualche tempo dopo, alcune volontarie di Dio, aderenti e simpatizzanti che compongono il gruppo delle casalinghe del Movimento Umanità Nuova, hanno comunicato loro di aver provvidenzialmente ottenuto dei soldi per comprare materiali per costruire una casa per la famiglia. Ricardo, il papà, conosceva bene il lavoro del muratore e aveva anche un po’ di sabbia e alcune pietre. In questo modo l’aiuto economico si è trasformato in mattoni e cemento e nel giro di 20 giorni, la casa era in piedi. L’inverno si stava avvicinando ed era molto importante per loro avere un riparo. Un messaggio vocale di Tiziano su WhatsApp lo ha confermato: “Grazie per aver donato i mattoni della mia stanza”.

(dalla rivista Ciudad Nueva Cono Sur)

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Chiara Lubich: comunicare

Il 2 giugno 2000, si è tenuto il primo convegno su “Comunicazione e unità” nel quale Chiara Lubich ha proposto ai presenti, il modello del “grande comunicatore”: Gesù nel momento dell’abbandono, mediatore tra l’umanità e Dio. Ha poi elencato i principi guida di una comunicazione che si ispira al carisma dell’unità. Non è pensabile che una nuova comunicazione possa essere proposta dall’alto, da una qualche agenzia internazionale o istituzione. Nascerà dal vissuto di comunicatori che hanno Dio-Amore come modello comunicante e come paradigma di relazioni professionali. Ed è proprio a lui che cercano di attingere quelli fra noi che si occupano di comunicazione. Essi hanno tratto dalla loro esperienza storica un modo originale di fare comunicazione. E lo esponiamo qui come un piccolo contributo che offriamo alla comune ricerca di questi giorni. Prima considerazione: per essi il comunicare è essenziale. Il tendere a vivere nel quotidiano il Vangelo, l’esperienza stessa della Parola di vita, è sempre stata ed è unita indissolubilmente al comunicarla, al raccontarne i passi e i frutti, dato che è legge amare l’altro come sé. Si pensa che ciò che non si comunica vada perduto. Così sul vissuto si accende la luce, per chi racconta e per chi ascolta, e l’esperienza pare fissarsi nell’eterno. Si ha quasi una vocazione al comunicare. Seconda considerazione: per comunicare, sentiamo di dover “farci uno” – come noi diciamo – con chi ascolta. (…) Una terza considerazione: sottolineare il positivo. È sempre stato nel nostro stile mettere in luce ciò che è buono, convinti che sia infinitamente più costruttivo evidenziare il bene, insistere sulle cose buone e sulle prospettive positive, che non fermarsi al negativo, anche se la denuncia opportuna di errori, limiti e colpe, è doverosa per chi ha responsabilità. Infine: importa l’uomo, non il media, che è un semplice strumento. Per portare l’unità, occorre anzitutto quel mezzo imprescindibile che è l’uomo, un uomo nuovo per dirla con san Paolo, che ha accolto cioè il mandato di Cristo a essere lievito, sale, luce del mondo.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, La dottrina spirituale, Mondadori 2001, p. 342-3) (altro…)

Chiara Lubich: perdonare, come una madre

“Da Gesù non sentiamo parole di disprezzo, di condanna, ma soltanto parole di amore, di misericordia” ha detto Papa Francesco nel suo primo Angelus, il 17 marzo 2013. Infatti, la misericordia, il perdono sono virtù caratteristiche del cristiano che possiamo esercitare con ogni fratello e sorella che incontriamo nella nostra giornata. (…) Cos’è che fa la misericordia così potente da aver sempre la meglio sulla giustizia? E perché Gesù dà tanto rilievo a questa virtù al punto di farne una condizione per la salvezza personale? Come ben spiega Giovanni Paolo II, la misericordia è “la dimensione indispensabile dell’amore, è come il suo secondo nome”[1]. (…) Nella preghiera del “Padre nostro” ritorna, con altre parole, lo stesso: “Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. È legge scritta in Cielo che il condono dei nostri debiti ci arriverà in proporzione di quanto avremo saputo perdonare ai fratelli e alle sorelle. Il tema della misericordia e del perdono pervade tutto il Vangelo. In fondo, lo scopo di Gesù è quello che ci ha rivelato nella sua preghiera finale, la notte prima della passione: l’unità di tutti, uomini e donne, in una grande famiglia che ha il suo modello nella Trinità. Tutto il suo insegnamento tende solo a darci, con il suo amore, lo strumento per realizzare questa altissima comunione fra noi e con Dio. E la misericordia è appunto l’ultima espressione dell’amore, della carità, quella che la compie, che la rende cioè perfetta. Cerchiamo dunque di vivere in ogni nostro rapporto quest’amore agli altri in forma di misericordia! La misericordia è un amore che sa accogliere ogni prossimo, specie il più povero e bisognoso. Un amore che non misura, abbondante, universale, concreto. Un amore che tende a suscitare la reciprocità, che è il fine ultimo della misericordia, senza la quale ci sarebbe solo giustizia, che serve a creare eguaglianza ma non fraternità. Oggi si parla spesso di perdono negato a chi ha commesso gravi crimini. Si chiede vendetta più che giustizia. Ma noi, dopo aver cercato in ogni modo di risarcire il danno, dobbiamo lasciare il campo al perdono, il solo in grado di sanare il trauma personale e sociale prodotto dal male. “Perdonate e vi sarà perdonato”. E allora, se abbiamo ricevuto qualsiasi offesa, qualsiasi ingiustizia, perdoniamo e saremo perdonati. Siamo i primi a usare pietà, ad esprimere compassione! Anche se sembra difficile e ardito, chiediamoci, di fronte ad ogni prossimo: come si comporterebbe sua madre con lui? È un pensiero che ci aiuterà a capire e a vivere secondo il cuore di Dio.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, in Parole di Vita, Città Nuova, 2017, pag. 632/4) [1] Dives in Misericordia, n. 7   (altro…)

Il dialogo come stile di vita

Il dialogo come stile di vita

Dal 31 agosto all’8 settembre 2022 si tiene a Karlsruhe (Germania) l’undicesima Assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC). Il contributo del Movimento dei Focolari che è legato al CEC da una lunga storia di amicizia e collaborazione. In un mondo lacerato da conflitti, percorso da una pandemia che ha accentuato disuguaglianze, attraversato da una crisi climatica senza precedenti, caratterizzato da progressi scientifici e tecnologici che creano spesso nuove disparità tra persone e aree del mondo, ha ancora senso parlare di unità? E quale il contributo dei cristiani per realizzarla? Questa riflessione sarà al centro dei lavori dell’undicesima Assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC) che si terrà dal 31 agosto all’8 settembre 2022 a Karlsruhe, in Germania. L’Assemblea, che è alla sua undicesima edizione e costituisce il governo del Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC), si riunisce normalmente ogni otto anni. Fanno parte oggi del CEC 350 Chiese in 110 Paesi del mondo e rappresentano circa 500 milioni di cristiani. All’edizione di quest’anno parteciperanno circa 4000 persone da tutto il mondo. L’unità è, per i cristiani, la realizzazione della preghiera di Gesù “Che tutti siano una cosa sola” (Gv 17,21). Una invocazione che dà certezza che “L’amore di Cristo muove il mondo alla riconciliazione e all’unità”, come espresso nel titolo dell’evento. I lavori dell’Assemblea partiranno proprio dalle riflessioni sulle grandi sfide del pianeta che hanno rivelato vulnerabilità, spaccature e ingiustizie etniche, economiche e sociali. Ma che hanno anche messo in evidenza l’interdipendenza tra individui e popoli; la responsabilità che abbiamo gli uni nei confronti degli altri in un mondo nel quale nessuno può salvarsi da solo. Le Chiese cristiane, insieme, si riuniscono quindi in Assemblea per un momento di preghiera e celebrazione, ma anche di riflessione e azione. Un’opportunità per approfondire il loro impegno per il dialogo, l’unità visibile, la testimonianza comune. Al programma per i delegati ufficiali delle varie Chiese si affiancano circa 100 workshop e stand offerti al pubblico dalle Chiese, Comunità e Istituzioni. Tra di essi si inserisce anche il contributo del Movimento dei Focolari che attinge all’esperienza di dialogo che lo caratterizza. L’équipe del Centro “Uno”, segreteria internazionale per l’ecumenismo dei Focolari, con rappresentanti del Movimento provenienti da Germania, Svizzera, Irlanda e Romania sarà presente con uno stand durante tutta l’Assemblea. Il 5 settembre 2022 alle 17,00 offrirà un workshop dal titolo “Il dialogo come stile di vita: metodologia e pratica” nel quale proporrà ai partecipanti un’esperienza di dialogo tra: cristiani di diverse Chiese e tra cristiani e musulmani. Un dialogo nel massimo rispetto della reciproca identità, dando priorità all’incontro tra teoria e vita. Il CEC è stato fondato il 23 Agosto 1948 ad Amsterdam, erano presenti 147 Chiese. Il dialogo come cammino e come caratteristica di una vita cristiana autentica è il principale obiettivo. Il Movimento dei Focolari è legato al CEC da una lunga storia di amicizia e collaborazione, fin dalla prima visita di Chiara Lubich, nel 1967, invitata dal teologo riformato Lukas Vischer. Durante la terza visita della Lubich nel 2002 lei ha visitato anche l’Istituto Ecumenico di Bossey, del CEC. Era direttore Rev. dr. Ioan Sauca che ha ricordato, in varie occasioni, l’importanza che quell’incontro con Chiara Lubich aveva avuto per l’Istituto e come avesse aiutato a chiarire il problema della relazione tra identità e unità.

Anna Lisa Innocenti

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Brasile, Mariapoli Ginetta: 50 anni di dialogo e unità con la società

Brasile, Mariapoli Ginetta: 50 anni di dialogo e unità con la società

La Mariapoli Ginetta ha celebrato il suo giubileo d’oro il 15 agosto 2022. Il sogno dei pionieri oggi è una realtà: un faro di unità, dialogo e una nuova società per tutti. Fin dalla sua genesi, la Chiesa cattolica ha cercato in vari modi di vivere il mandato di Gesù nella cosiddetta preghiera sacerdotale: “Padre, siano una cosa sola, come noi siamo una cosa sola” (cfr Gv 17-21). L’unità e il dialogo sono, ancora oggi, alla base delle azioni e delle teorie ecclesiali, e fu proprio durante la Seconda guerra mondiale, nella città di Trento, in Italia, che la ventunenne Chiara Lubich capì di voler vivere e diffondere l’unità tra tutti i popoli del mondo, credenti e non credenti. In Brasile, attraverso la Mariapoli Ginetta, questa missione è feconda da ormai 50 anni. La “città sul monte” Nel fondare il Movimento dei focolari, e prendendo spunto dalle su esperienze, Chiara pensò che sarebbe stato bello far nascere delle città poste “sul monte” visibili e luminose, che fossero veri fari per la società, dove poter vivere in comunione l’amore reciproco, il Vangelo e la presenza costante di Dio. In tutto il mondo oggi, ci sono 35 Mariapoli, come vengono chiamate le Cittadelle nate dai Focolari. Tre di loro si trovano in Brasile: la Mariapoli Santa Maria nei pressi di Recife, la Mariapoli Gloria nelle vicinanze di Belem e la Mariapoli Ginetta, situata nello Stato di San Paulo, nella Vargem Grande Paulista, che il giorno della Festa della Assunta, il 15 agosto, ha compiuto il suo giubileo d’oro. La Mariapoli Ginetta Frutto della provvidenza di Dio, testimoniata da molte azioni, è stato luogo di incontri spirituali e sociali per migliaia di persone in tutto il mondo. Abitata da famiglie, consacrati, laici, sacerdoti, e anche persone di altre confessioni religiose, la città faro, è uno spazio dove ciascun visitatore può fare esperienza di Dio. Karina Gonçalves Sobral, che vive con il marito e le due figlie nella comunità, sottolinea l’importanza della spiritualità dell’unità e dei valori contenuti nella cultura locale: “La Mariapoli ha come mission quella di essere un luogo dell’incontro, la casa aperta a tutti. Ed è veramente per tutti. Coloro che vengono qui devono sentirsi accolti. Fa parte del nostro carisma, l’accoglienza”. “Dinanzi ai vari terreni che ci avevano proposto che ci cinquanta anni fa, questo a Vargem Grande sembrava davvero avere le caratteristiche giuste per poter essere uno spazio fecondo, dove poter incarnare visibilmente l’Ideale dell’unità. Qui ci siamo stabiliti e oggi celebriamo un traguardo importante”, dice Maria do Socorro Pimentel, una focolarina che ha vissuto nella cittadella per più di 40 anni. La presenza della Fondatrice Chiara Lubich ha visitato la Mariapoli Ginetta varie volte e proprio in uno dei suoi viaggi, nel 1991, incontrando la grande disuguaglianza sociale della popolazione brasiliana, è stata particolarmente ispirata ed è qui che ha creato l’Economia di Comunione, il cui obiettivo principale è quello di sviluppare una rete di aziende che condividono i loro utili, contrapponendo alla cultura dell’avere la cultura del dare. La Mariapoli prende il nome da una delle prime compagne di Chiara Lubich, la Serva di Dio Ginetta Calliari, una delle più grandi sostenitrici della costruzione di questa “città sul monte” e corresponsabile dell’avvio del Movimento dei Focolari in Brasile. Il suo corpo è sepolto nel cimitero della Cittadella, dove diversi fedeli si recano per chiedere grazie. Riconoscimento Già nel maggio 2022 il Comune di Vargem Grande Paulista ha riconosciuto il lavoro sociale e spirituale svolto dal Movimento dei Focolari nella città e l’importanza non solo del suo Centro Mariapoli, ma di tutte le opere che vengono svolte e che coinvolgono bambini, adolescenti e giovani. Da non dimenticare il lavoro delle case di accoglienza per le persone senza dimora e il suo Sistema di Comunicazione, che ha portato investimenti, partnership e notorietà al comune. In occasione della Santa Messa celebrata lunedì 15 agosto 2022 da Don João Bosco, vescovo di Osasco, Papa Francesco ha inviato la Benedizione Apostolica scritta in segno di gratitudine per questa missione portata avanti dal Movimento dei Focolari nella città, nello Stato San Paolo e in tutto il Brasile.

Ronnaldh Oliveira (da un articolo pubblicato su cancaonova.com)

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Istituto Universitario Sophia: Il Prof. Declan O’Byrne è stato nominato Rettore f.f.

Il Prof. Giuseppe Argiolas ha rassegnato le sue dimissioni da Rettore dell’Istituto Universitario Sophia “per motivi personali”. Il Vicerettore in carica, Prof. Declan O’Byrne, è stato nominato Rettore facente funzione (f.f.) e svolgerà il suo servizio fino al naturale termine del mandato, ossia gennaio 2024. La Vice Gran Cancelliere Margaret Karram, Presidente del Movimento dei Focolari, scrive alla comunità accademica dell’Istituto: “Chiedo a tutti voi la massima collaborazione con il Prof. Declan O’Byrne, che ha accettato l’incarico assegnatoli dalla Congregazione dell’Educazione Cattolica, in maniera che l’Istituto Universitario Sophia possa continuare a prestare il suo servizio di insegnamento, ricerca ed impegno culturale con la dovuta professionalità e diligenza. Ringrazio il Prof. Argiolas per il suo impegno e per il lavoro che si è assunto per portare avanti Sophia, in particolare in tempi difficili come sono stati quelli della pandemia 2020-2022, e affido alla responsabilità di tutta la comunità accademica il buon esito del nuovo anno accademico che inizia”. Docenti e personale dello IUS si uniscono alla Vice Gran Cancelliere nel ringraziare il Prof. Argiolas per l’impegno profuso al servizio dell’Istituto. (altro…)

Chiara Lubich: come Gesù, seguire la via dell’amore

Durante la IV Giornata Mondiale della Gioventù, svoltasi a Santiago di Compostela (Spagna) nel 1989, Chiara Lubich tenne un tema dal titolo “Gesù è la via”. Ne abbiamo scelto uno stralcio nel quale invita a tutti a mettere in azione la forza trasformatrice dell’amore come ha fatto Gesù stesso. (Gesù) Figlio di Dio, che è Amore, è venuto su questa terra per amore, è vissuto per amore, irradiando amore, donando amore, portando la legge dell’amore, ed è morto per amore. Poi è risuscitato e salito al Cielo, compiendo il suo disegno d’amore. Tutto per amore di voi, di me, di tutti. Si può dire allora che la via percorsa da Gesù ha un nome: amore. E che noi per seguirlo, dobbiamo camminare per questa via: la via dell’amore. Amore. Qualcuno potrà chiedersi: ma che genere di amore aveva in cuore Gesù? Per quale amore ha agito, quale amore ha lasciato qui sulla terra? L’amore che Gesù ha vissuto e ha portato è un amore speciale ed unico. Non è un amore come potreste immaginarvi. Non è filantropia, ad esempio, né semplicemente solidarietà, o benevolenza; non è pura amicizia o affetto (come quello che una ragazza può avere per un ragazzo o la madre per il figlio); e non è nemmeno sola non-violenza. È qualcosa di eccezionale, anzi di divino: è l’amore stesso che arde in Dio. A noi Gesù ha donato una fiamma di quell’infinito incendio, un raggio di quell’immenso sole. È qualcosa di straordinario, a cui pensiamo poco e che preso in considerazione, ci farebbe potenti. (…) Dobbiamo far fruttare questo amore. In che modo? Amando.

Chiara Lubich

 (Chiara Lubich, L’amore al fratello, Città Nuova, 2012, pag. 50-51) (altro…)

Vangelo Vissuto: la concretezza dell’amore

Amare ci spinge ad uscire fuori da noi stessi, facendo il bene e accostandoci all’altro sconfiggendo l’indifferenza. Sporcarsi le mani, impegnarsi, ci ricorda quanto Dio ci abbia amati per primo e quale sia il sogno che ha riposto nel nostro cuore. Diciassette quintali di libri Parlando con amici della crisi in Argentina, abbiamo saputo della grave carenza di testi scolastici nel Pease. Di qui è nata l’idea di una raccolta da far girare tra famiglie di nostra conoscenza. La risposta è stata immediata e generosa. Non sono mancate altre iniziative: inserzioni sui giornali, appelli sulle radio, interventi nelle parrocchie e in diverse associazioni di genitori. Molti si sono impegnati in prima persona anche in altre città. Abbiamo raccolto diciassette quintali di libri di tutti i livelli scolastici da inviare in Argentina via mare. C’è stato anche chi, nel giro di un mese, coinvolgendo altri, ha raccolto altri due quintali di libri e il denaro per il trasporto. In alcuni casi è stato difficile, per mancanza di esperienza, aver presenti tanti particolari importanti (per esempio le scatole adatte per il trasporto, le pratiche doganali ecc…). Ma per tutto si è trovata una soluzione. Abbiamo anche potuto raccontare a molti cosa ci spingeva a fare questa azione: l’ideale di un mondo più unito e solidale. (S.A. – Spagna) Insieme nel servizio Sono infermiera in un centro di servizi sociali. Una coppia disagiata con un bambino di nove mesi si era rivolta a me per ricevere dei servizi. Non avevano neanche i soldi per l’autobus, la moglie si era ferita a una mano e il bambino aveva bisogno di completare le sue vaccinazioni. Non avrei potuto soddisfare le loro richieste a causa di certe procedure molto rigide, ma dentro di me avvertivo la spinta a fare qualcosa per quei prossimi. Dopo aver portato a termine un’emergenza, ho fatto in modo di rispondere a tutte le esigenze della famigliola pur di evitare loro di dover comprare i biglietti dell’autobus per un altro appuntamento. A un certo punto, spontaneamente, un’altra infermiera si è prestata a occuparsi di loro al mio posto: ha curato la mano della signora, a cui ha fornito materiale per altre medicazioni ed ha anche vaccinato il bambino. Era felice di essere stata in grado di aiutarli e lo ero anche io. (Maina – Canada)

A cura di Maria Grazia Berretta

(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VIII, n.2, luglio-agosto2022) (altro…)

Chiara Lubich: imitare Maria vivendo la Parola di Dio

Nel 1976, nella rubrica della rivista Cittá Nuova “Dialogo aperto”, un lettore rivolse a Chiara Lubich questa domanda: “Ogni tanto sento, come un rimprovero, che non amo abbastanza Maria, che penso poco a lei. Secondo te, cosa bisognerebbe fare per avere una vera devozione verso Maria?”. Ecco la sua risposta. Maria è più vicina a Dio che all’uomo, eppure è creatura come noi creature, e tale davanti al Creatore. Di qui la possibilità per lei d’esser per noi come un piano inclinato che tocca Cielo e terra. Quanto a possedere una vera devozione per lei – pur magnificando le varie devozioni che sono fiorite nei secoli per dare al popolo cristiano il senso d’un sicuro amore materno, che pensa a tutti i piccoli e grandi guai che la vita porta con sé – ti consiglierei una strada che fa nascere in cuore un amore per Maria simile a quello cha ha Gesù per lei. Ecco, se Maria ha tutte quelle magnifiche e straordinarie qualità che tu sai, lei è anche “la perfetta cristiana”. Ed è tale perché, come puoi dedurre dal Vangelo, ella non vive la propria vita, ma lascia che la legge di Dio viva in sé. È colei che meglio di tutti può dire: “Non sono io che vivo, è Cristo che vive in me”. Maria è la Parola di Dio vissuta. Se dunque vuoi amarla veramente, “imitala”. Sii anche tu Parola di Dio viva! E giacché tutto il Vangelo insieme non si può vivere, rievangelizza la tua vita prendendo sul serio e vivendo ogni giorno una delle “parole di vita” che esso contiene.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, Maria, Città Nuova, Roma 2017, pag. 154-5) (altro…)

Chiara Lubich: accettare pienamente l’altro

La parola di vita di agosto 2022 ci chiede di perdonare sempre. Quando ci presentiamo di fronte a Dio – nella liturgia, nella preghiera – dobbiamo essere in armonia con tutti. Come dice papa Francesco, non possiamo andare a riposare se c’è disaccordo con i nostri fratelli o sorelle. Dice Gesù, usando un linguag­gio paradossale per sottolineare l’importanza davanti a Dio del pieno accordo tra fratelli: se, mentre stai per offrire il tuo sacrifi­cio, ti ricordi che c’è una qualche disarmonia fra te ed il tuo pros­simo, interrompi il tuo sacrificio e vai prima a riconciliarti con il tuo prossimo. L’offerta del sacrificio infatti – e, per noi cristiani, la partecipazione alla Messa – rischierebbe di essere un atto vuoto di contenuto se si fosse in disaccordo con i nostri fratelli. Il primo sacrificio, che Dio attende da noi, è che ci sforziamo di essere in armonia con tutti. Con questa sua esortazione sembra che il pensiero di Gesù non presenti novità sostanziali rispetto all’Antico Testamento. (…) Ma la novità esiste e sta qui: Gesù afferma che dobbiamo essere sempre noi a prendere l’iniziativa perché sia costante la buona armonia, perché si mantenga la comunione fraterna. E spinge così il comandamento dell’amore del prossimo fino alla sua radice più profonda. Egli non dice infatti: se ti ricordi di avere tu offeso il fratello, ma: se ti ricordi che il tuo fratello ha qualcosa contro di te. Per Lui, il fatto stesso di restarsene indif­ferenti di fronte alla disarmonia con i prossimi, anche quando di questa disarmonia responsabili non fossimo noi, ma gli altri, è già un motivo per non essere ben accetti a Dio, per essere da Lui respinti. Gesù vuole metterci in guardia quindi non soltanto contro le più gravi esplosioni dell’odio, ma anche verso ogni espressione o atteggiamento che in qualche modo denoti mancanza d’atten­zione, d’amore verso i fratelli. (…) Dovremo cercare di non essere superficiali nei rapporti, ma frugare negli angoli più riposti del nostro cuore. Faremo in modo di eliminare anche la semplice indifferenza, o qualsiasi mancanza di benevolenza, ogni atteggiamento di superiorità, di trascuratezza verso chiunque. Normalmente, si cercherà di riparare uno sgarbo, uno scatto di impazienza, con una domanda di scusa o un gesto di amici­zia. E se a volte ciò non sembra possibile, ciò che conterà sarà il mutamento radicale del nostro atteggiamento interiore. Ad un atteggiamento di istintivo rigetto del prossimo deve subentrare un atteggiamento di accoglienza totale, piena, di accettazione completa dell’altro, di misericordia senza limiti, di perdono, di condivisione, di attenzione alle sue necessità. Se così faremo potremo offrire a Dio ogni dono che vorremo ed Egli lo accetterà e ne terrà conto. Si approfondirà il nostro rapporto con Lui e arriveremo a quell’unione con Lui che è la nostra felicità presente e futura.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, in Parole di Vita, Città Nuova, 2017, pag. 282/3) (altro…)

Vangelo Vissuto: Signore, se mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte? (Mt 18, 21)

Il perdono è un esercizio costante nella nostra quotidianità ed è quella esperienza che permette all’amore di Dio di rimetterci in piedi. Riconoscere di essere perdonati è il punto di partenza per provare ad essere misericordiosi, aprire lo sguardo verso l’altro ed essere davvero liberi. Fila di attesa Soddisfatto per essere arrivato in tempo per l’appuntamento con il medico, tutto a un tratto nella fila una signora mi passa davanti come nulla fosse. Dentro di me monta la ribellione e sto per farmi sentire, ma… al pensiero di certe scene della guerra in Ucraina, di colpo, decido di trasformare i miei diritti in cortesia, in accoglienza. Ma quanto è difficile mettere da parte l’idea di ciò che si ritiene un proprio diritto! A casa poi racconto quello che mi è successo e anche il travaglio intimo. La nostra figlia maggiore, dopo un lungo silenzio, interviene raccontando l’ultima esperienza: anche lei è stata in fila alla segreteria dell’università e, di fronte a uno sgarbo di uno studente maleducato, lo ha fortemente rimproverato fino a farlo vergognare. “Forse ho sbagliato” – aggiunge. Finiamo per concludere che, piccola o grande, la guerra si annida dentro di noi ma che è possibile vincerla con il perdono. (F.I. – Italia) Una lezione da ricordare Mia moglie è un’insegnante e un giorno, mentre era a scuola, stando a casa, per farle una sorpresa mi sono messo a fare quei piccoli lavori di riparazioni e pulizia che i tanti impegni talvolta fanno trascurare. Ero felice all’idea che lei ne avrebbe gioito, ma appena a casa si è lamentata perché aveva trovato la porta di accesso aperta: “Non pensi ai ladri?”. Ero confuso. Non ricordavo di averla lasciata aperta, ma non volevo recriminare, per cui, pur dispiaciuto, ho deciso di non alimentare la rabbia. Nel pomeriggio mia moglie mi ha chiesto di parlare. Voleva farsi perdonare: “Vedendo quante cose hai fatto e pensando a come ti ho rimproverato per una inezia, mi sono sentita umiliata dalla mia cecità. Col tuo silenzio mi hai dato una vera lezione”. Qualche giorno dopo mi ha confidato che, avendo raccontato a scuola quello che era successo tra noi, nella classe si era creato un clima di grande rispetto come mai c’era stato prima. (L.D. – Ungheria)

A cura di Maria Grazia Berretta

(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VIII, n.2, luglio-agosto2022) (altro…)

Chiara Lubich: è il “come” che conta

“Ama il prossimo come te stesso”. La misura dell’amore che dobbiamo avere verso ogni fratello o sorella è racchiusa in quel “come”. Chiara Lubich in questo stralcio di un discorso a giovani seminaristi ci sprona a curarci dell’altro come di noi stessi. Gesù, che è venuto giù dal cielo sulla terra, aveva l’esperienza del cielo, come Verbo di Dio, e ha portato sulla terra quest’esperienza, ha insegnato a vivere come in cielo così in terra. Difatti lui ha parlato del comandamento nuovo, dove si parla e si spiega l’amore reciproco, si comanda l’amore reciproco, di un comandamento “suo”, tipicamente suo e “nuovo”. E i primi cristiani consideravano questo comandamento, questo insegnamento come la sintesi di tutti gli insegnamenti di Gesù e lo praticavano in modo veramente esemplare. (…) Il comandamento nuovo. Tutti lo sappiamo, ma adesso come si interpreta? Come si pratica? Che cosa significa e quali conseguenze ha il mettere in pratica l’amore reciproco? Si può capirlo bene, se si capisce bene prima cos’è l’amore, l’amare, per il cristiano. Sin dall’inizio, una delle cose, attraverso questo carisma, che lo Spirito Santo ci ha insegnato è stato questo: comprendere che quella Parola del Vangelo: “Ama il prossimo come te stesso” andava presa alla lettera. Che quel “come”, significava proprio “come”. Quindi, che sia io, che sia tu, che sia tu, che sia tu, uguale: ama il prossimo come te stesso. E abbiamo capito che prima di questa scoperta il nostro amore verso il prossimo era di gran lunga inferiore all’amore verso di noi. Eravamo cristiani battezzati, facevamo la comunione magari tutti i giorni, ma neanche per sogno noi pensavamo di amare l’altro come noi, quando addirittura il nostro amore era concentrato soltanto su noi stessi. Bisognava, quindi, fare una conversione e curarsi dell’altro come di noi. Noi l’abbiamo fatto, abbiamo tentato di farlo con ogni prossimo che si incontrava e ne è nata una rivoluzione. Sembra impossibile, ma il Vangelo è sempre fresco: si tratta di capirlo. Perché ne è nata una rivoluzione? Perché questo modo di fare, dovunque lo si fa, colpisce gli altri, si domandano perché, che cosa c’è? Cosa c’è sotto? E ti danno l’occasione di spiegare perché tu tratti così, fai così, servi così, aiuti così. E molti di questi che ti chiedono hanno voglia anche loro di cominciare, di provare anche loro. E allora ecco che, da persone indifferenti le une verso le altre come siamo tutti noi, anche cristiani, queste persone incominciano a ravvivarsi, a interessarsi dell’altro, ad amarsi, a compaginarsi in comunità, dando l’idea di ciò che è una Chiesa viva, con una sola parola vissuta: “Ama il prossimo come te stesso”, perché, dice Paolo, “tutta la legge trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso” (Gal 5,14).

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, Conversazione ad un gruppo di seminaristi, Castel Gandolfo, 30 dicembre 1989)   (altro…)

Vangelo Vissuto: l’arte di ricominciare

Scegliere di andare incontro al prossimo, fare un passo indietro sulle proprie convinzioni, abbattendo i muri dell’orgoglio, significa trovare la strada del cuore dell’altro e, in questo cammino, imparare a riconoscere quella del proprio: entrare in comunione e ricostruire. Finalmente amici Un compagno di classe mi punzecchiava spesso, mettendomi sempre in cattiva luce verso gli altri e soprattutto con le ragazze. La cosa cominciò a darmi fastidio. Provai a dirglielo, ma si scusò dicendomi che non c’era nessuna cattiveria in ciò che faceva. Più tardi ne parlai a casa e ciò che mi stupì fu che i miei non mi sembrarono dalla mia parte: “Hai provato a rispettarlo di più, non soltanto a difenderti?”. Cosa fare? A un compito di matematica, materia dove sono abbastanza ferrato, mi accorsi che quel compagno era in difficoltà. Gli feci un cenno e gli passai gli elementi necessari per procedere. Nell’intervallo venne da me quasi commosso e mi diede metà della sua merenda. Non so se avessi veramente capito cosa volessero dirmi i miei genitori, ma in me s’era cancellata ogni traccia di rancore verso di lui. La ragazza di cui s’era invaghito si avvicinò a noi e, forse conoscendo le passate tensioni, commentò: “È bello vedervi così amici”. Riconosco che i miei genitori, volendo il mio bene, mi aiutano a vivere con la massima dignità. Li ho ringraziati per il loro consiglio. (R.G. – Italia) Il primo passo In Colombia è il padre il punto forza della famiglia ma ultimamente, da quando nostra figlia studia alle superiori, il rapporto con lei è diventato difficile e da qualche tempo le scenate si susseguono. Lei è forte di carattere, come me, ma io sono l’adulto e ho una certa esperienza della vita. Diverse sere fa l’ho vista incollata al computer che era già tardi. Quando le ho fatto notare che era ora di andare a letto, ha replicato che doveva finire un lavoro. La cosa che mi ha urtato è che non mi ha preso sul serio, anzi, per la prima volta, ha alzato anche lei la voce. Allora ho staccato il modem in modo che non potesse più navigare. Da quel momento non mi ha più parlato. Per giorni in casa il clima è rimasto teso e l’aria sembrava irrespirabile. A un certo punto ho avuto un ripensamento sul mio modo di fare e ho chiesto a Dio la forza di essere più calmo, meno orgoglioso, di fare il primo passo per poter creare con lei un rapporto nuovo. Nel notare questo travaglio, lei stessa un giorno mi è venuta incontro e mi ha chiesto scusa. (G.G. – Colombia)

A cura di Maria Grazia Berretta

(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VIII, n.2, luglio-agosto2022) (altro…)

Corea: Pennellate di luce tra le crepe

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Chiara Lubich: vedere l’altro sempre nuovo

Benevolenza, misericordia, perdono. Tre caratteristiche dell’amore reciproco che possono aiutarci a impostare i nostri rapporti sociali. L’unità, donata da Cristo, va sempre ravvivata e tradotta in concreti comportamenti sociali interamente ispirati dall’amore re­ciproco. Da qui le indicazioni su come impostare i nostri rapporti: Benevolenza: volere il bene dell’altro. È “farsi uno” con lui, accostarlo essendo vuoti completamente di noi stessi, dei nostri interessi, delle nostre idee, dei tanti preconcetti che ci annebbia­no lo sguardo, per addossarci i suoi pesi, le sue necessità, le sue sofferenze, per condividere le sue gioie. È entrare nel cuore di quanti accostiamo per capire la loro mentalità, la loro cultura, le loro tradizioni e farle, in certo modo, nostre; per capire veramente quello di cui hanno bisogno e saper cogliere quei valori che Dio ha disseminato nel cuore di ogni persona. In una parola: vivere per chi ci sta accanto. Misericordia: accogliere l’altro così come è, non come vor­remmo che fosse, con un carattere diverso, con le nostre stesse idee politiche, le nostre convinzioni religiose, e senza quei difetti o quei modi di fare che tanto ci urtano. No, occorre dilatare il cuore e renderlo capace di accogliere tutti nella loro diversità, nei loro limiti e miserie. Perdono: vedere l’altro sempre nuovo. Anche nelle convivenze più belle e serene, in famiglia, a scuola, sul lavoro, non mancano mai momenti di attrito, divergenze, scontri. Si arriva a togliersi la parola, ad evitare di incontrarsi, per non parlare di quando si radica in cuore l’odio vero e proprio verso chi non la pensa come noi. L’impegno forte ed esigente è cercare di vedere ogni giorno il fratello e la sorella come fossero nuovi, nuovissimi, non ricordandoci affatto delle offese ricevute, ma tutto coprendo con l’amore, con un’amnistia completa del nostro cuore, ad imitazio­ne di Dio che perdona e dimentica. La pace vera poi e l’unità giungono quando benevolenza, misericordia e perdono vengono vissuti non solo da singole per­sone, ma insieme, nella reciprocità. E come in un caminetto acceso occorre di tanto in tanto scuotere la brace perché la cenere non la copra, così è necessa­rio, di tempo in tempo, ravvivare di proposito l’amore reciproco, ravvivare i rapporti con tutti, perché non siano ricoperti dalla cenere dell’indifferenza, dell’apatia, dell’egoismo. Questi atteggiamenti domandano di essere tradotti in fatti, in azioni concrete. Gesù stesso ha dimostrato cos’è l’amore quando ha sanato gli ammalati, quando ha sfamato le folle, quando ha risuscitato i morti, quando ha lavato i piedi ai discepoli. Fatti, fatti: questo è amare.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, in Parole di Vita, Cittá Nuova, 2017, pag. 787) (altro…)

Austria: Il viaggio di Josef

La risposta ad un invito e l’inizio di una nuova avventura. Josef Bambas è un focolarino, cioè un membro consacrato dei Focolari.  Di origine ceca, da alcuni anni vive a Vienna. Ci parla delle sue scelte, della vita in focolare e della gioia nell’accompagnare tanti giovani alla scoperta di una propria strada.

https://youtu.be/3yHaNOWnwX8 (altro…)

Turchia: Profezia e unità per la cura del creato

Esponenti della Chiesa cattolica e ortodossa si sono radunati per un convegno sul tema dell’ecologia integrale, su ispirazione degli insegnamenti di Papa Francesco e del Patriarca Ecumenico Bartolomeo I. Istanbul, Turchia: rappresentanti della Chiesa cattolica e ortodossa, insieme ad altri membri della società civile, si sono riuniti dal’8 all’11 giugno 2022 per l’Halki Summit, un convegno incentrato sul tema dell’ecologia integrale. Giunto ormai alla sua quinta edizione, l’evento è stato organizzato dal Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli in collaborazione, per la prima volta, con l’Istituto Universitario Sophia. Quattro giorni in cui accademici, teologi e dirigenti, accanto a studenti e attivisti, si sono confrontati, cercando nuove soluzioni per mettere in atto un cambiamento green nei loro ambiti di influenza. L’ispirazione è nata dalla visione profetica di Papa Francesco, nell’enciclica Laudato Si, e del Patriarca Ecumenico Bartolomeo I, noto anche come “Patriarca Verde” proprio per la sua sensibilità al tema ecologico. Quali sono stati i frutti di questo Summit?

Laura Salerno

Per saperne di più, guarda il video integrale: https://www.youtube.com/watch?v=IVDXDzIX5mM (altro…)

Argentina: Apprendimento e Servizio Solidale: i 20 anni di Clayss

L’Apprendistato e Servizio Solidale è l’apprendimento e l’utilizzo delle conoscenze acquisite in classe per trasformare la realtà; e imparare nella realtà ciò che non sempre si può imparare in classe. Clayss, con sede in Argentina ha costruito reti e alleanze con istituzioni educative di tutto il mondo. Vent’anni di un percorso nell’ambito educativo non sono pochi. Nato come “un sogno folle” a Buenos Aires nel 2002, in piena crisi economica e sociale, CLAYSS, il Centro Latino-americano per l’Apprendimento e il Servizio Solidale, ha esteso la sua azione non solo nella zona a Latino-americana ma anche in tanti paesi di Europa, Asia e Africa. Un’ampia rete costruita insieme ad istituzioni educative che coinvolgono tutte le fasce d’età, dalla scuola materna all’università. Per festeggiare questi primi 20 anni di vita, sono state organizzate 20 conferenze in 20 città. In occasione della tappa a Roma, all’università LUMSA, incontriamo Nieves Tapia, fondatrice e direttrice di CLAYSS. “L’apprendimento del servizio solidale – spiega la professoressa Tapia -, unisce la teoria alla pratica, permettendo sia ai bambini sia ai giovani universitari di imparare, mettendo in pratica ciò che sanno al servizio degli altri”. A fine agosto si svolgerà a Buenos Aires il XXV Seminario Internazionale di Apprendistato e Servizio Solidale mentre già si sta lavorando alla preparazione di un convegno che si terrà a Roma ad ottobre, che prevede la partecipazione di circa cento università cattoliche. Infatti, “Uniservitate è un programma globale per promuovere l’apprendimento e il servizio solidale nelle istituzioni cattoliche di istruzione superiore”, dice Nieves Tapia. E aggiunge: “L’obiettivo è quello di generare un cambiamento sistemico attraverso l’istituzionalizzazione dell’Apprendistato e Servizio Solidale in modo che diventino strumento che consenta alle istituzioni educative superiori di adempiere alla loro missione, di offrire un’educazione integrale alle nuove generazioni e coinvolgerle in un impegno attivo per i problemi del nostro tempo”. La rete globale di Uniservitate è presente in 26 paesi in 5 continenti attraverso partnership con oltre 30 università e istituzioni educative.

 Carlos Mana

La nostra intervista. Attivare i sottotitoli in italiano. https://www.youtube.com/watch?v=mzFTDiOJhJQ (altro…)

Chiara Lubich: “con un cuore dilatato”

Il “Santo viaggio” che ci propone Chiara Lubich non è da fare in solitudine e staccati dal mondo. È un cammino per tutti senza distinzione di età, condizioni sociali e scelte di vita. Il metodo è concentrarci nell’amore al prossimo e nell’amore reciproco che ci aiuteranno a “dimenticarci” del mondo. (…) Siamo chiamati a rimanere in mezzo al mondo e ad arrivare a Dio attraverso il fratello, attraverso perciò l’amore al prossimo e l’amore reciproco. È impegnandoci a camminare per questa originale ed evangelica via che troveremo come per incanto arricchita la nostra anima di tutte quelle virtù. Occorre il disprezzo del mondo. Non c’è miglior disprezzo per una cosa che l’oblio di essa, la di­menticanza, la noncuranza. Se noi siamo tutti tesi a pensare agli altri, ad amare gli altri, non ci curiamo del mondo, lo dimentichiamo, quindi lo disprezziamo, anche se ciò non ci dispensa dal fare la nostra parte per allontanare le sue suggestioni quando ci assalissero. Occorre progredire nella virtù. Ma è con l’amore che si raggiun­ge ciò. Non sta forse scritto: “Corro per la via dei tuoi comandamenti, perché hai dilatato [con l’amore] il mio cuore”[1]? Se amando il prossimo si corre nell’adempiere i comandi di Dio, vuol dire che si progredisce. Occorre l’amore al sacrificio. Amare gli altri significa proprio sacrificare se stessi per dedicarsi al fratello. L’amore cristiano è sinonimo di sacrificio, anche se com­porta grande gioia. Occorre il fervore della penitenza. È in una vita d’amore che tro­veremo la migliore e principale penitenza. Occorre la rinuncia a se stesso. Nell’amore verso gli altri c’è sempre implicita una rinuncia a se stessi. Occorre infine saper sopportare tutte le avversità. Molti dolori non sono forse causati nel mondo dalla convivenza con gli altri? Dobbiamo saper sopportare tutti e amarli per amore di Gesù Ab­bandonato. E supereremo con ciò molti ostacoli della vita. Sì, nell’amare il prossimo troviamo un modo eccellente per fare della vita un “santo viaggio”.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, in Conversazioni, Città Nuova, 2019, pag. 262/3) (altro…)

Tradurre un carisma in vita

Dal 17 al 19 giugno scorsi i referenti degli enti locali che rappresentano il Movimento dei Focolari nel mondo si sono riunti per interrogarsi sulla loro funzione e condividere buone prassi e sfide a vari livelli. Come sono strutturati dal punto di vista giuridico i Focolari a livello locale? In che modo le cittadelle, le attività commerciali, le opere sociali presenti nei diversi Paesi in cui il movimento esiste sono regolamentate e collegate allo spirito di fraternità che le anima? In passato qualcuno disse che il Movimento dei Focolari non è una realtà complicata, ma complessa; una complessità che è andata evolvendosi in quasi 80 anni di storia e in seguito alla diffusione delle comunità nel mondo: ad oggi i membri e gli aderenti sono circa 2 milioni e sono presenti in 182 Paesi. Sono dati che, per essere interpretati, devono essere recuperati a livello locale ed è qui che emerge la complessità: nella varietà delle forme associative che riflettono le attività del Movimento a livello regionale. In linguaggio tecnico si chiamano “enti” e consentono ad un’associazione di persone di esistere e operare su un dato territorio o Paese. Dal 17 al 19 giugno scorsi i referenti degli enti locali che rappresentano il Movimento dei Focolari nel mondo si sono riuniti, in presenza e in collegamento, al Centro Mariapoli di Castelgandolfo (Roma, Italia) per interrogarsi sulla loro funzione e condividere buone prassi e sfide a vari livelli. Markus Alig, consigliere dei Focolari per l’Europa Occidentale per l’economia e il lavoro ha espresso bene la necessità di fare il punto: “lavorare insieme e confrontarsi per risanare opere e strutture, aumentare la trasparenza e rendere partecipi i membri dei Focolari delle diverse comunità dei progetti in cantiere e di come vanno le cose”. Partendo dalla visione di Chiara Lubich sul lavoro, Geneviève Sanze e Ruperto Battiston, responsabili per l’economia ed il lavoro del Movimento, ne hanno evidenziato la centralità nel pensiero e nella vita dei Focolari. Hanno sottolineato l’importanza degli enti che gestiscono cittadelle o opere sociali nelle quali operano insieme focolarini, persone di varie vocazioni o che non sono parte del Movimento.  Un tema attuale e sottolineato anche dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita che, lo scorso aprile ha organizzato l’annuale incontro con i Moderatori delle Associazioni di Fedeli, dei Movimenti Ecclesiali e delle Nuove Comunità, sul tema “Condizioni lavorative all’interno delle associazioni. Un servizio secondo giustizia e carità”. Gli enti: a servizio della vita dei Focolari nel mondo Dei 180 partecipanti, alcuni raccontano la storia e lo “stato dell’arte” delle attività nate sotto l’egida dei rispettivi enti, come Simon Petre Okello dall’Uganda, che illustra NASSO, Namugongo Social Services Organization Ltd, organizzazione nata nel 1999 da alcuni membri del movimento, per la promozione di attività socio-educative e sanitarie ispirate ai principi di fraternità. Negli anni si sono sviluppati tre “bracci” portanti: un centro sanitario, uno nutrizionale e infine uno socioeconomico. L’ente ha quindi consentito lo sviluppo di numerose attività negli anni: supporto educativo continuo dalla scuola primaria all’università; corsi di nutrizione terapeutica per bambini e genitori, laboratori dentistici, radiologici, di maternità e assistenza a pazienti prima e dopo la cura. Le attività sociali includono anche l’impegno per l’ambiente in partnership con organizzazioni di diversi Paesi. Kit Roble, responsabile dell’ente dei Focolari nelle Filippine, descrive un percorso, tuttora in corso, per un maggior coinvolgimento e partecipazione del consiglio di amministrazione ai processi decisionali, che prevede nel futuro prossimo il coinvolgimento di consulenti esterni qualificati. Un cammino che ha messo in luce la necessità di maggiore ascolto reciproco e discernimento comune nell’affrontare le varie sfide. Anche Renata Dias, avvocato negli USA, racconta di un percorso che ha condotto a distinguere gli enti proprietari degli immobili da quelli che svolgono le attività del Movimento, per una corretta distinzione delle responsabilità, in un cammino di condivisione e trasparenza. Gli esperti: tra fedeltà al carisma e sguardo al futuro Tra gli esperti che sono intervenuti, il prof. Patrick Valdrini, già rettore dell’Università Cattolica di Parigi, ha illustrato la rilevanza delle esperienze associative nate dai carismi ecclesiastici, la loro collocazione nel Codice di Diritto Canonico e le possibili nuove prospettive. Un intervento che ha messo in luce le radici spirituali delle strutture giuridiche necessarie per il funzionamento dei movimenti e delle aggregazioni laicali: “Ogni carisma appartiene alla Chiesa – ha spiegato il prof. Valdrini – è ispirato dallo Spirito Santo e per offrirlo alle persone è necessario creare delle istituzioni che ne rendano possibile la diffusione, ma anche ne proteggano lo spirito originario”. L’ultimo giorno è stato dedicato alla costellazione di associazioni nate dalla spiritualità dei Focolari e che promuovono l’ideale del Mondo unito. Il prof. Luigino Bruni ha ricordato che queste associazioni non possono perdere di vista il loro legame con il carisma di Chiara Lubich, da cui partono per trovare la strada specifica per incarnarlo. Anne Claire Motte, avvocato e canonista francese oggi in Costa d’Avorio, sceglie la parola “alleanza” per esprimere il cammino che si deve percorrere nel rispetto dei diversi ordinamenti, nell’ascolto, nella stima reciproca e nel rispetto massimo per le persone. Ci si è lasciati con l’accresciuto impegno di “fare rete” per proseguire insieme, trovando ispirazione gli uni dagli altri.

Stefania Tanesini

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Vogliamo vivere per la pace

Il 4 giugno 2022 si è tenuto Global Meeting Kids Gen 4, l’incontro mondiale dei bambini del Movimento dei Focolari, dal titolo “Portate l’amore nel mondo e arriverà la pace “. Un giorno di festa all’insegna della condivisione e della gioia in cui i più piccoli hanno rinnovato il loro impegno per la realizzazione di un mondo migliore. https://youtu.be/lOejAo_7aS4 (altro…)

Vangelo Vissuto: “Ma di una cosa sola c’è bisogno” (Lc 10, 42)

Aprire la nostra casa a Gesù, come Marta e Maria nel Vangelo, e alleggerire il nostro cuore dagli affanni mettendoci in ascolto. Vivere la Parola nella vita di ogni giorno, incarnarla, è un’occasione preziosa per “scegliere la parte migliore”. Solidarietà Giorni fa Elisa, la mamma di una bimba alla quale faccio catechismo, mi ha invitata a contribuire a una raccolta di generi alimentari e di abiti da inviare, tramite alcune donne ucraine, nel loro Paese martoriato. Coinvolgendo altre persone di mia conoscenza, la risposta è arrivata puntuale e siamo riusciti in soli due giorni – con grande meraviglia di Elisa – a confezionare pacchi contenenti generi alimentari e vestiario per oltre due quintali. Dopo di che è toccato anche a me stupirmi in seguito al mio messaggio di ringraziamento a quanti avevano partecipato a questa azione di solidarietà, nel quale precisavo che avrei inviato un bonifico a un sacerdote di mia conoscenza rimasto in Ucraina. Non immaginavo che diverse persone mi avrebbero contattata per contribuire! A fine giornata, l’importo raggiunto era di 1.000 euro. Ho ringraziato commossa tutti. Un giovane mi ha suggerito: “Hai presente il miracolo dei pani e dei pesci?”. Come concludere se non “Signore, accresci la mia fede?”. (Carmela – Italia) Un gioco per bambini e per grandi Quando i figli erano piccoli, con loro avevo inventato un gioco: mettere una caramella in un cesto ogni volta che facevano un gesto d’amore. Ora sono grandi e hanno famiglia. Un giorno il mio primogenito mi ha raccontato come quel gioco per lui fosse tornato attuale: metteva infatti in un cestello una caramella tutte le volte che riusciva a superare un ostacolo con la moglie, quando frenava uno scatto di rabbia, quando sapeva accogliere un suo pensiero del tutto contrario al proprio, quando sbrigava un lavoro trascurato da lei, quando invece di giudicarla la ascoltava con attenzione. Accortasi dell’andirivieni dalla cucina alla sala, la moglie fu curiosa di scoprirne il significato. Dopo un po’ lui glielo confidò e lei, toccata dai trucchi che il marito usava per volerle bene, volle partecipare allo stesso gioco. Ne risultò una nuova impostazione della vita familiare, tanto che col tempo vennero coinvolti anche figli. Quel gioco per bambini si era rivelato importante anche per i grandi. (F.Z. – Francia) Mettersi a servizio Nel nostro lavoro al Ministero per la gioventù, cerchiamo di operare con spirito di famiglia, ciò che richiede da noi una duplice tensione: da un lato evitare che le questioni politiche nazionali, le urgenze e i problemi più grossi ci impediscano di stringere relazioni personali con tutti; dall’altro lato, non dimenticare in nessun momento che siamo lì per servire la parte di società che ci è stata affidata. Porre al primo posto il servizio ai giovani, specialmente quelli che più hanno bisogno, stando attenti alla gestione dei fondi pubblici nell’organizzare un’azione del segretariato, evitando di spendere inutilmente; avere cura nell’assumere persone, badare alla professionalità e non all’affinità politica o all’amicizia, senza abusare dei beni dell’amministrazione pubblica per interessi particolari e personali. Come nella famiglia naturale, anche la vita nell’ambito politico è fatta di piccole e grandi occasioni per scegliere e ricominciare ad amare e servire la nostra gente. (N.T. – Argentina)

A cura di Maria Grazia Berretta

(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VIII, n.2, luglio-agosto2022) (altro…)

Turchia: Visita al Fanar, un cammino comune verso l’unità

L’8 giugno 2022 Margaret Karram e Jesús Moran, insieme ad alcuni membri del Movimento dei Focolari, sono stati ricevuti in udienza da Sua Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I. L’incontro, che si è tenuto presso il Fanar, sede del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, ha messo al centro l’amicizia feconda tra il Movimento dei Focolari e il Patriarcato,  nata 55 anni fa con la visita di Chiara Lubich al beneamato predecessore, il Patriarca Athenagoras, e il “cammino comune” intrapreso per operare insieme a favore dell’unità dei cristiani e di tutti i popoli della terra.

Maria Grazia Berretta

Link al video: https://www.youtube.com/watch?v=2Y2cV4qLtC4 (altro…)

Chiara Lubich: L’ora della carità

La Parola scelta per vivere durante questo mese di luglio 2022 dice: “Ma di una cosa sola c’è bisogno”, tratta dal Vangelo di Luca. E lo sappiamo, oggi, come ai tempi di Gesù, è necessaria la carità, l’amore al prossimo, verso tutti, senza escludere nessuno. Dio Amore, credere al suo amore, rispondere al suo amore amando, sono i grandi imperativi di oggi. Sono l’essenziale che l’attuale generazione attende. Senza di esso il mondo minaccia di correre per poi sbandare, come un treno fuori binario. Scoprire o meglio riscoprire che Dio è Amore è la più grande avventura dell’uomo moderno. Nell’enciclica Ecclesiam Suam, Paolo VI afferma: “Noi pensiamo …che la carità debba oggi assumere il posto che le compete, il primo, il sommo nella scala dei valori religiosi e morali, non solo nella teorica estimazione, ma altresì nella pratica attuazione della vita cristiana. Ciò sia detto della carità verso Dio … come della carità che di riflesso noi dobbiamo effondere sopra … il genere umano. La carità tutto spiega. La carità tutto ispira. La carità tutto rende possibile. La carità tutto rinnova”. E chi di noi ignora queste cose? E se lo sappiamo, non è forse questa l’ora della carità?

Chiara Lubich

(Lubich, Ch., “Scritti spirituali /2, L’essenziale di oggi, Città Nuova, 1978, pag. 160) (altro…)

Il nuovo brano del Gen Verde: We Choose Peace

La pace è una scelta. È questo il messaggio che porta con sé “We Choose Peace” (© Gen Verde), il nuovo brano del Gen Verde. Il complesso internazionale ce ne racconta la genesi insieme a Naya, una delle giovani che hanno partecipato al videoclip.  https://www.youtube.com/watch?v=9HufPg4Nz50 (altro…)

“Stoc do” – “Sto qua” in terra Libera

“Stoc do” – “Sto qua” in terra Libera

Dal 2017 XFARM Agricoltura Prossima ospita nelle terre confiscate alla mafia a San Vito dei Normanni (Puglia- Italia) i campi di impegno e formazione promossi da Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie. Tra i partecipanti di quest’anno alcuni giovani del Movimento dei Focolari. Li vedi maneggiare la terra rossa di Puglia, nel sud dell’Italia, li osservi mentre la impastano con la paglia, li guardi mentre plasmano questa materia per creare qualcosa di ecologicamente sostenibile. E pensi che quanto stanno facendo abbia anche la forza della metafora. Hanno tra i 13 e 17 anni, si sono dati appuntamento a San Vito dei Normanni, nel brindisino, per dare il loro contributo alla rinascita di un bene confiscato ai clan. Per lo più sono figli di questa terra baciata dal sole e, in questo periodo, invasa dai turisti. Ma sono arrivati anche dal Piemonte e dalla Lombardia dove magari c’è ancora chi pensa che le mafie siano affare di quelli del sud dell’Italia. Loro no, sono scesi fin qui nell’alto Salento per spendere in maniera diversa alcuni giorni della loro vacanza e per dare un contributo al cambiamento. Sono una ventina in tutto, con l’energia la leggerezza e la voglia di divertirsi tipici della loro età, vivono da protagonisti quattro giorni pensati per loro da Libera e dal Movimento dei Focolari. Per qualche ora al giorno lavorano nei campi delle cooperative sociali che hanno avuto in gestione 50 ettari di uliveti e altre strutture sottratte ai boss. E nel loro impegno genuino leggi in controluce la voglia di sporcarsi le mani, di rimboccarsi le maniche, di essere attivi portatori di novità anche in una terra segnata dall’arroganza delle mafie. “Questa è terra nostra, restituita alla collettività”, sembrano dire mentre lavorano argille, sabbia e limi per costruire strutture in legno pensate per una società in cui tutto può essere circolare. A far loro da guida, i giovani del laboratorio urbano Ex Fadda e del progetto XFarm, un manipolo di appassionati di economia civile, di cittadinanza attiva, e di buone pratiche in agricoltura che dopo varie esperienze in giro per il mondo si sono ritrovati qui, nella terra in cui un tempo spadroneggiava la Sacra Corona Unita, per sperimentare un nuovo modello di convivenza, per provare a realizzare il sogno di comunità coinvolte attivamente nei processi rigenerativi. Una utopia realizzata qui, a due passi dalla bellezza selvaggia di Torre Guaceto (Brindisi- Italia), grazie anche alla “forza del Noi”. Realtà e associazioni diverse, laiche e cattoliche, forze sindacali come la Spi Cgil, contribuiscono per dare insieme a questi ragazzi un terreno comune dove cimentarsi con la costruzione di una società più solidale, più attenta a preservare l’ambiente e la giustizia sociale. “La memoria è speranza, impegno, è qualcosa che ci segna e ci spinge a non ripetere gli errori del passato” dicono i ragazzi, quando i responsabili del progetto “E!State Liberi” li spingono a riflettere su quel concetto così centrale nella storia della rete di associazioni creata da don Luigi Ciotti. Memoria che diventa viva con la testimonianza toccante dei coniugi Fazio che raccontano di loro figlio Michele, coetaneo di chi ascolta, ucciso a sedici anni nei vicoli di Bari Vecchia perché è finito al centro di un regolamento di conti fra clan con i quali lui non aveva nulla a che fare. “Io stoc do”, io sto qua, dice oggi Lella come orgogliosamente disse ieri alle mogli dei boss della mafia che pensavano che dopo l’omicidio avrebbero lasciato il quartiere e la città. Loro sono rimasti, per ottenere giustizia, per dare un nome e poi concedere il perdono a chi uccise Michele, ma anche per provare a dare un futuro diverso a quel pezzo di Italia macchiato dal sangue innocente del loro ragazzo per bene. “Siamo qua” ripetono quei volti puliti che oggi lavorano nei campi mettendosi in gioco, ci ricordano che un mondo migliore è ancora possibile. Basta cominciare prendendo un po’ di terra e provare a farne qualcosa di bello. “Nei suoi occhi ho visto una luce, una luminosità che non avevo mai visto in lui”, ha raccontato una mamma vedendo rientrare il figlio a casa dopo il campo. “Mi ha detto che non aveva mai vissuto giorni così”.

Gianni Bianco

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Chiara Lubich: Tenere solo il necessario

Ai ragazzi, la Lubich parlava senza mezze parole. Così è successo quando al Supercongresso del 1992 al Palaghiaccio di Marino (Italia) le hanno domandato cosa dovessero fare per limitare il consumismo. Bisogna vivere e diffondere la “cultura del dare”, del dare. Un consiglio che io do a voi anche, se lo desiderate, è questo. All’inizio dell’anno, voi dovete, ognuno di voi, fare un piccolo fagotto, come si dice noi, di tutte le cose superflue che avete. Ne avete magari poche, ma qualcosa avete: un libro, un giocattolo, una matita, uno zainetto che non adoperate più, un vestito…, qualche cosa, qualche cosa che vi è di superfluo, che è di troppo. Lo raccogliete e lo portate nei vostri centri: centri dei Ragazzi per l’unità o Centri gen. Lì voi, che siete industriosissimi, e che sapete fare tante e tante iniziative, con dei mercatini, con delle pesche o con quello che inventate, cercate di realizzare con tutti questi fagottini che arrivano qualche cosa, un po’ di soldi, per poterli dare ai ragazzi che sono poveri (…) Voi dovete mantenere per voi, tenetelo presente, soltanto quello che è necessario come fanno le piante, le quali assorbono dal terreno soltanto l’acqua, i sali e le altre cose necessarie, ma non di più. Così ognuno di noi deve avere quello che ci è necessario, tutto il resto va dato via, per metterlo in comunione con gli altri. Naturalmente sperimenterete che voi, dando, riceverete un sacco di cose, questa è l’esperienza del nostro Movimento su tutte le latitudini. Riceverete perché? Perché il Vangelo dice: “Date – ecco la cultura del dare – e vi darà dato”; e dice: “una misura piena – come si avesse un grembiule pieno di grano – una misura piena, pigiata, traboccante vi sarà messa in grembo…” (Lc 6, 38), cioè vi tornano tante cose da qui, e da lì, e dal signor tale, dal ragazzo tale, dall’insegnante, dalla mamma, vi tornano tante cose. (…) Dovete diffondere questa cultura del dare, allora raccontare, come già fate, proprio per l’edificazione comune, le vostre esperienze, per esempio che avete dato una cosa è vi è arrivata un’altra. Raccontate le vostre esperienze, tutti questi episodi evangelici, queste promesse del Vangelo che si realizzano veramente, le raccontate oppure le scrivete, oppure fate disegni, oppure con i video, con i piccoli video, oppure con i telegiornali che voi già avete per i ragazzi. E così create la mentalità in tutti, la mentalità della “cultura del dare”.

Chiara Lubich

(Lubich, Ch. “Ai Gen 3, 1981 – 1995, Città Nuova, 2006, pag. 66-68) (altro…)

Turismo in sintonia con l’ecologia

Turismo in sintonia con l’ecologia

L’Enciclica Laudato Si’ ci aiuta a trovare un tempo di svago e di riposo in sintonia con il rispetto del pianeta e delle culture che ospita, camminando insieme verso la via della sostenibilità. Quali sono le scelte che facciamo quando pianifichiamo un viaggio? Pensiamo solo a un bel paesaggio, a un luogo dove poter riposare o pensiamo anche all’incontro con l’ambiente, con le persone e le loro culture? Ecco alcuni consigli per poter vivere le nostre vacanze in maniera sostenibile. 

  1. Riscoprire il rapporto con la natura, percependone tutta la sua ricchezza.

Quando visitiamo luoghi diversi da quello in cui viviamo, siamo invitati a prendere coscienza della Casa Comune, della sua bellezza, della sua varietà e ampiezza. È importante prendersi cura di questi luoghi dove vivremo per un po’ e cogliere l’occasione di integrarci con la gente del posto e la natura circostante. E’ sempre arricchente aprirsi ad un’esperienza di incontro, di scoperta della biodiversità, delle sue risorse naturali (LS 151)**.

  1. Scoprire la cultura locale.

A volte le ricchezze del luogo vengono lasciate da parte per la ricerca delle comodità per il turismo. Il rispetto per la cultura di ogni posto è centrale perché non si perda la sua identità. Prima di mettersi in viaggio, è bene fare ricerche su quel territorio, la sua gente e i suoi ecosistemi, conoscere le organizzazioni locali che pensano alla conservazione e protezione della natura; entrare in quel luogo, conoscendo il valore della sua gente e del suo territorio e, poiché si ama solo ciò che si conosce, potremo allargare il cuore in una dimensione sempre più planetaria. La scomparsa di una cultura può essere tanto o più grave della scomparsa di una specie animale o vegetale (LS 145). 3.      Valorizzare la saggezza delle popolazioni originarie. Prestare attenzione alle comunità aborigene e alle loro tradizioni culturali. Sono infatti interlocutori fondamentali per conoscere l’uso della terra e le loro abitudini. Molte di queste culture hanno rispetto per la terra come dono del Creatore e si prendono cura dell’eredità degli antenati come spazi sacri. È necessario rispettarli è interagire con loro per sostenere la loro identità e i loro valori (LS 146). 4.      Sostenere la conservazione delle aree naturali e ridurre al minimo i danni causati dal nostro soggiorno. Alle volte, sembra che molti atteggiamenti che cerchiamo di avere durante tutto l’anno, vengano messi da parte durante il periodo delle vacanze. È importante prendersi cura dell’ambiente con azioni quali: evitare l’uso di materiale plastico e cartaceo, ridurre il consumo di acqua, differenziare i rifiuti, cucinare solo ciò che si pensa di mangiare, prendersi cura di tutti gli esseri viventi, spegnere le luci non necessarie. Questi sono solo alcuni esempi per poter avere un atteggiamento generoso che mostra il meglio dell’essere umano (LS 211). 5.      Consumo energetico moderato (aria condizionata e riscaldamento). Le azioni quotidiane ci permettono di compiere piccoli atti concreti, come abbiamo accennato al punto precedente. Prendersi cura delle risorse energetiche è vitale per il nostro pianeta. Pertanto, in estate, utilizzare l’aria condizionata solo quanto necessario. In inverno, coprirsi un po’ di più invece di accendere il riscaldamento. Con questi piccoli risparmi, contribuiamo a un movimento mondiale che aiuta a ridurre l’uso di combustibili fossili (LS 211). 6.      Fare l’esperienza del trasporto ecologico: passeggiate, biciclette, mezzi pubblici.La qualità della vita nelle città è associata allo sviluppo di un buon trasporto pubblico che consenta il trasferimento di chi ha bisogno di spostarsi per lavoro o svago. È un’esperienza arricchente utilizzare, insieme alla popolazione locale, i mezzi di trasporto; ciò permetterà di comprendere meglio la loro realtà, evitando di aggiungere altri veicoli alle strade e, a sua volta, raggiungere meglio i luoghi che vogliamo visitare (LS 153). 7.      Godere della semplicità per vivere in libertà.La sobrietà non consiste nel vivere di meno ogni momento, ma nel viverlo più intensamente, godere della semplicità, prendersi il tempo per conoscere il luogo e la sua gente, che ci permette di valorizzare e rispettare ogni essere vivente. Lasciamo le nostre opinioni e i nostri suggerimenti alle persone del luogo che ci hanno ospitato, nutrito e/o guidato nei nostri tour. Questo dialogo genera la reciprocità e la motivazione di cui queste persone hanno bisogno per migliorare e accogliere sempre meglio il visitatore (LS 223). 8.      Contemplare le opere culturali e tecnologiche di ogni luogo.Informarsi sui musei da visitare, sulle iniziative tecnologiche, sulle costruzioni che raccontano l’identità del luogo. “La bellezza degli spazi creati per il benessere della vita dell’uomo, merita di essere contemplata per valorizzare la vita umana” (LS 103). 9.      Integrare pienamente questi momenti di riposo nella nostra vita personale e comunitaria.Il valore del riposo fa parte della vita spirituale di molte religioni. Incorporare attività contemplative favorisce la nostra crescita spirituale in questo percorso. Significa portare lo sguardo su un altro piano, verso un dialogo fruttuoso con gli altri e con la natura. Questo riposo ci motiva non solo a prenderci cura dell’ambiente, ma anche ad essere generosi e aiutare le popolazioni più bisognose del luogo che visitiamo (LS 237). 10.  Considerare la meta della nostra vacanza e del nostro viaggio uno spazio privilegiato per vivere l’interiorità.Attraverso la pratica di ogni culto possiamo abbracciare tutte le realtà del mondo. La mano che benedice è strumento dell’amore del Creatore e riflesso della sua vicinanza nel cammino della vita (LS 235).

EcoOne Cono Sur *

*Rete di professori, accademici, ricercatori e professionisti che lavorano nell’ambito delle scienze ambientali. **LS: Brani tratti da paragrafi della Laudato Si’ interpretati per assumere responsabilmente il turismo ed il riposo. (altro…)

Vangelo Vissuto: la pace che rende liberi

Gesù, attraverso la sua vita, ci porta il messaggio meraviglioso della misericordia di Dio, l’Amore che tutto avvolge e perdona. Costruire la pace significa realizzarla ogni giorno nella quotidianità per scoprire la bellezza di un dono che fa rivivere le persone e rende liberi. Pace fatta Da mesi mia sorella aveva litigato con un’amica. Per tentare di farle riappacificare, l’ho invitata un giorno a casa mia. Prima che lei arrivasse, però, ho raccontato il problema alla mia nipotina Sandra, di otto anni, e le ho chiesto di aiutarmi. Ben volentieri la piccola ha detto di sì. Con mia sorella sono andata subito al sodo, ma non c’era niente da fare, lei non intendeva perdonare. Prima di andarsene, si è avvicinata a Sandra che stava giocando, le ha chiesto della scuola, se aveva imparato a scrivere_ “Sì – ha risposto la bambina –, se mi dai un foglio te lo faccio vedere”. E avuto il foglio, ha scritto con disinvoltura qualcosa. Mia sorella leggendo è subito diventata pensierosa e i suoi occhi si sono riempiti di lacrime. Sandra, infatti, aveva scritto questa frase: “Per vivere l’arte di amare bisogna amare tutti, amare per primi, amare i nemici…”. “Ci voleva lei per dirmi cosa dovevo fare da tanto tempo!”, ha concluso mia sorella e subito è andata a riconciliarsi con l’amica. (N.G. – Camerun) Il perdono che risana Quando avevo diciannove anni, mio padre ci ha abbandonati e dolore e rancore mi hanno accompagnata per anni. Quasi per compensare quel vuoto, quando mi sono sposata, io e Nat abbiamo sempre cercato di tenere unita la nostra famiglia. I figli hanno respirato questa atmosfera di amore al punto che, quando mio marito era nervoso, perdeva la pazienza e alzava la voce, era commovente vedere come i bambini, per niente spaventati, lo abbracciavano, quasi per placargli l’agitazione. La loro tenerezza verso il papà aiutava a sciogliere in me l’astio verso mio padre; iniziava a risanarsi la piaga aperta dall’abbandono patito. E un giorno ho avvertito fortemente la spinta a perdonarlo. L’ho fatto nel profondo del cuore, ma non bastava. Allora ne ho parlato con Nat e insieme siamo andati a cercarlo. L’abbiamo trovato ed io, pur tremando, ho potuto riconciliarmi con lui, a nome anche degli altri della mia famiglia. Non dimenticherò mai la sensazione di serenità e libertà sperimentata in quell’occasione. (N.M.A. – Filippine) Il bucato Vivo in un quartiere di casette separate l’una dall’altra solo da un muro sul quale, di solito, stendiamo i panni ad asciugare. Un giorno, accortami che il bucato della mia vicina era già asciutto, ho chiesto a suo figlio di toglierlo perché anch’io dovevo stendere. Si sono offesi e hanno cominciato ad imprecare. Su quel muro c’erano due piantine che avevo cresciuto con tanta cura. La sera nel sentire un tonfo, decido di controllare e mi accorgo che i miei vicini stavano facendo cadere anche il secondo vaso. Dentro mi sono sentita ribollire d’indignazione, ma ricordando che ai miti è promessa la terra, mi sono detta: “Non importa”. Mia suocera, vedendo che non reagivo, mi ha detto: “Dammi il bastone, vado a dare loro una lezione”. Ho dovuto convincere anche lei ad avere pazienza. Per diverso tempo la situazione è rimasta tesa. Ma un giorno, a sorpresa, la vicina ha bussato alla porta. A casa sua mancava l’acqua e chiedeva di poter venire a lavare da noi. È stata l’occasione per riallacciare i rapporti e nell’accoglierla, mi sono resa conto di quanto fosse cambiata. (R. – Pakistan)

A cura di Maria Grazia Berretta

(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VIII, n.2, maggio-giugno 2022) (altro…)

Famiglia, il volto accogliente della Chiesa

Concluso il X Incontro Mondiale delle Famiglie.“Siate il seme di un mondo più fraterno” è il mandato che Papa Francesco lascia a tutte le famiglie presenti. “La Chiesa è con voi, anzi, la Chiesa è in voi! (…) Che il Signore vi aiuti ogni giorno a rimanere nell’unità, nella pace, nella gioia e anche nella perseveranza nei momenti difficili (…)”. Con questo augurio Papa Francesco ha salutato tutti i partecipanti al X Incontro Mondiale delle Famiglie, durante la messa conclusiva del 25 giugno 2022 a Piazza San Pietro, presieduta dal Cardinale Kevin Joseph Farrell, prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita. La celebrazione è stata preceduta da giorni intensi che, toccando vari temi, hanno messo in luce la testimonianza di tante famiglie provenienti da tutto il mondo; giorni che in molti hanno vissuto nelle proprie diocesi creando, come l’ha definita il Papa, “una sorta di immensa costellazione”. “Sono stati momenti pieni di bellezza che ci hanno toccato profondamente e abbiamo davvero potuto sperimentare l’amore di Dio per noi e per ciascuna famiglia del mondo” – dice Keula, appartenente al gruppo di Famiglie Nuove (FN), diramazione del Movimento dei Focolari, che con il marito, Rogerio, è arrivata a Roma dal Brasile. Il perdono, l’apertura alla vita, l’accompagnamento dei figli, il ruolo degli anziani e la speranza nella provvidenza, sono solo alcuni dei temi trattati durante questo X Incontro Mondiale delle Famiglie che, a chiusura dell’Anno Famiglia Amoris laetitia, ha avuto come cuore l’ascolto e il confronto tra operatori della pastorale familiare e matrimoniale, con lo scopo di sviluppare il tema scelto dal Papa per questo anno: L’amore familiare: vocazione e via di santità. Tra le tappe di questo percorso, il dibattito sulla corresponsabilità di sposi e sacerdoti nella pastorale delle Chiese particolari, le concrete difficoltà delle famiglie nelle società attuali, la preparazione alla vita matrimoniale delle coppie e la formazione dei formatori in una pastorale famigliare piena di sfide. “In questi giorni abbiamo capito quanto la famiglia oggi possa essere una forza per il mondo intero” – raccontano Suse e Angelo  della Corea. Una forza che va difesa e accompagnata e che può trovare nella Chiesa oltre che una dimora accogliente, la sua espressione. In linea con le letture proposte dalla liturgia, il Papa durante la sua omelia in Piazza San Pietro ha parlato inoltre dell’importanza della libertà, “uno dei beni più apprezzati e ricercati dall’uomo moderno e contemporaneo”, che cambia forma se vissuto in ambito familiare: “Tutti voi coniugi, formando la vostra famiglia, con la grazia di Cristo avete fatto questa scelta coraggiosa: non usare la libertà per voi stessi, ma per amare le persone che Dio vi ha messo accanto. Invece di vivere come ‘isole’, vi siete messi ‘a servizio gli uni degli altri’. Così si vive la libertà in famiglia! Non ci sono ‘pianeti’ o ‘satelliti’ che viaggiano ognuno per la sua propria orbita. La famiglia è il primo luogo dove si impara ad amare”. Ed è proprio nel servizio che la famiglia risponde alla sua vocazione e procede nel cammino dell’amore familiare, un amore in uscita, “sempre aperto- continua Papa Francesco- estroverso, capace di ‘toccare’ i più deboli (…): fragili nel corpo e fragili nell’anima. L’amore, infatti, anche quello familiare, si purifica e si rafforza quando viene donato”. Tenere i piedi ben piantati in terra, rendendosi conto delle sfide del nostro tempo, ma sempre con gli occhi fissi al cielo. È quanto racchiude il testo dell’invio missionario alle famiglie letto dal Santo Padre alla fine della celebrazione. Un vero e proprio mandato: l’invito a rispondere a questa chiamata verso la santità e camminare insieme: “Siate il seme di un mondo più fraterno. Siate famiglie dal cuore grande, siate il volto accogliente della Chiesa».

Maria Grazia Berretta

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Chiara Lubich: Dio solo è tutto!

Nell’ottobre 1946, Chiara Lubich scrive a suor Josefina e suor Fidente che cercavano di mettere in pratica lo spirito del Movimento nascente. In questo stralcio della lettera si coglie l’entusiasmo e l’ardore dei primi tempi e ci sprona, ancora oggi, a mettere Dio al primo posto della nostra vita. “Dio dell’anima mia, mio Amore, mio Tutto, parla Tu a questi due piccoli cuori. Parla colla Tua Voce Divina. Dì loro che Tu solo sei Tutto e che TU ABITI IN ESSE! Dì loro che non ti cerchino fuori di sé ma ti trovino sempre nel loro cuore! Tu lo sai Gesù quanto io Le amo e come vorrei esser sempre con loro. (…) DIO SOLO È TUTTO! E questa Verità va vissuta nella più grande Passione per la Povertà! Quando ti si ama Signore? Quando ti si trova. Quando ti si trova sicuramente? Quando si confida solo in Te e pazzamente si butta lo sguardo in alto e si cerca solo Te: Dio-Padre nostro! Ed ora che, spoglie di tutto, le tue Spose, sono convinte che Tu solo basti; solo ora di’ al loro cuore che accettino pure (come io pure l’accetto gioiosa e riconoscente) l’amore ardente che io porto loro e il desiderio sviscerato di far di esse ciò che il mio cuore vuole esser per Te! (…) Sorelline mie, La vostra vita così spesso simile a quella di Gesù vivente, operante, amante nella casetta di Nazareth, quanto può far del bene! Ma non sapete voi che un’anima che ama così che la sua vita sia una continua vita a due (Gesù e l’anima) fa tanto come predicasse all’universo intero? Ora che spoglie delle vostre miserie, che giornalmente donerete a Dio, siete libere di amare, AMATE! Egli vuole vivere con voi. E null’altro desidera di più di questa vita a due. (…)

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, in Lettere 1939-1960, Città Nuova 2022, pag. 355/6) (altro…)

X Incontro Mondiale delle Famiglie: chiamati ad essere nutrimento per la Chiesa

X Incontro Mondiale delle Famiglie: chiamati ad essere nutrimento per la Chiesa

L’amore familiare: vocazione e via di santità. È  questo il tema del X Incontro Mondiale delle Famiglie che si sta svolgendo a Roma dal 22 al 26 giugno 2022. La voce e la testimonianza di alcune coppie di “Famiglie Nuove”, diramazione del Movimento dei Focolari, che prenderanno parte all’evento. Un momento di festa e di condivisione per farsi abbracciare dalla Chiesa, “famiglia di famiglie” (Al 87) e per sentirsi parte integrante di questo popolo in cammino. Dal 22 al 26 giugno 2022 Roma ospita il X Incontro Mondiale delle Famiglie, evento nato per volontà di San Giovanni Paolo II nel 1994 e che ogni tre anni, da allora, si ripete sempre in luoghi diversi. L’incontro, come annunciato da Papa Francesco in un videomessaggio, questa volta si terrà in forma “multicentrica e diffusa” rispondendo alle esigenze dettate dalla pandemia e al desiderio di tanti di partecipare. Nel mondo, infatti, tante saranno le famiglie che seguiranno l’evento nelle rispettive diocesi, altre invece avranno la gioia di vivere questo momento di presenza. “È la terza volta che partecipiamo all’Incontro Mondiale delle Famiglie e ogni volta portiamo a casa davvero un bagaglio di doni”.

Dori e Istvan Mezaros, Serbia

Istavan e Dori Mezaros (Serbia), sono i referenti per il Movimento Famiglie Nuove dell’Europa orientale e raccontano l’importanza e la gioia di essere presenti a questo evento.  “Nel 2018 a Dublino (Irlanda), abbiamo scoperto il tesoro meraviglioso che il Santo Padre ci ha dato con l’esortazione apostolica “Amoris Laetitia”, una vera e propria guida da usare quotidianamente in ambito familiare. Oggi siamo grati a Dio di poter essere a Roma, sia per vivere un momento di gioia piena, ma anche per condividere con il Santo Padre e con la Chiesa universale la difficoltà che la famiglia vive. Vorremmo capire come avvicinarci, anche in modo nuovo alle famiglie, come accompagnarle, soprattutto se ferite”. Il tema scelto da Papa Francesco per questo X Incontro Mondiale delle Famiglie è “L’amore familiare: vocazione e via di santità”. Una vocazione oggi più che mai messa a dura prova.

João Francisco e Soraia Giovàni, Brasile

“Nel nostro Paese, l’Argentina, quando una famiglia nasce, la prima difficoltà è quella di trovare una stabilità economica, ma la grande povertà, la mancanza di lavoro e l’inflazione non aiutano i giovani in questa ricerca” raccontano Liliana e Ricardo Galli, per anni animatori e responsabili a vario livello per Famiglie Nuove in Argentina, oggi a guida del corso internazionale per famiglie nella cittadella internazionale dei Focolari a  Loppiano (Italia). “Inoltre – continuano – quando la famiglia si allarga, i figli arrivano e crescono, non si può contare su alcun aiuto istituzionale che accompagni i coniugi in questa tappa, senza dimenticare che il forte secolarismo, frutto dell’individualismo e del consumismo, non aiuta i giovani ad avere una progettualità. La sfida, dunque, è sostenere la famiglia, vederla come progetto comunitario e prendersene cura nella comunità. Vivere in rete con altre famiglie aiuta a tenere vivo questo amore familiare e a non sentirsi soli”.

Ricardo e Liliana Galli, Argentina

“L’amore vissuto nelle famiglie è una forza permanente per la vita della Chiesa” si legge nell’ “Amoris Leatitia” (Al 88) e per poter essere nutrimento è necessario far sì che questa unione sia sostenuta, come raccontano João e Soraia Giovani, per monti anni responsabili per Famiglie Nuove in Brasile. “Da quando siamo sposati la fede ci ha guidati nel rapporto con Dio e tra di noi. Per noi, il matrimonio è un camino verso la santità che costruiamo ogni giorno. Con tanta gioia abbiamo accolto i nostri figli e, insieme ad altre famiglie, abbiamo cercato di mettere in pratica le parole dal Vangelo, crescendo nella fede. Certo non sono mancate le sfide durante questi 25 anni di matrimonio e qualche volta non avevamo risposte, ma la voglia di fedeltà all’ amore di Dio è stato un faro. Abbiamo imparato sempre a dirci tutto e nei momenti di difficoltà abbiamo saputo chiedere aiuto. Due parole dal Vangelo ci hanno guidati fin oggi: “Il Signore fa meraviglie per chi è fedeli” e “Chiunque crede in lui non sarà deluso”. La grazia del matrimonio è stupenda e ringraziamo Dio per la nostra vita insieme”.

  Maria Grazia Berretta

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Focolare EcoPlan, una potente intuizione

Focolare EcoPlan, una potente intuizione

“Ci impegniamo a verificare la sostenibilità ecologica delle nostre strutture e attività (…) Vogliamo dedicarci alla formazione di una coscienza ambientale che porti a stili di vita più sostenibili”. La “conversione ecologica” è uno degli obbiettivi presi dai Focolari nell’Assemblea Generale del 2021. In risposta a questa urgente esigenza è nato il Focolare EcoPlan. “Il Movimento dei Focolari è profondamente impegnato nella conversione ecologica attraverso azioni concrete e favorendo il dialogo con tutti per la protezione del nostro pianeta – ha dichiarato Margaret Karram, nell’inaugurazione del quinto Summit di Halki svoltosi pochi giorni fa – Stimolati dalla nostra Assemblea Generale all’inizio del 2021, abbiamo deciso di intraprendere un’azione coraggiosa attraverso la creazione di un piano ecologico all’interno delle nostre comunità per apportare cambiamenti e rendere le nostre vite e le nostre attività più sostenibili”. In effetti, il 3 giugno 2022 a Stoccolma, il Movimento dei Focolari ha potuto presentare un proprio documento – Focolare EcoPlan – che rappresenta l’impegno delle sue comunità a favore dell’ambiente motivato dalla spiritualità che lo anima. È stato consegnato ufficialmente a Iyad Abu Moghli (giordano), UNEP Senior Principal Advisor, direttore di the Faith for Earth Initiative, che ha affermato che l’EcoPlan è “un approccio ecologico ambizioso e completo”. Attraverso l’EcoPlan, i Focolari desiderano amplificare, collegare e ampliare il lavoro ambientale già esistente all’interno del Movimento.

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L’EcoPlan, che è stato prodotto in partenariato con FaithInvest ed EcoOne, vuole ispirare i membri e le comunità del Movimento dei Focolari a riesaminare i propri stili di vita in relazione alla salvaguardia delle persone e del pianeta attraverso i vari aspetti della spiritualità dell’unità. Rappresenta anche una dichiarazione pubblica dell’impegno ecologico, attuale e degli anni venturi, come risposta agli obiettivi espressi dall’ultima Assemblea Generale dei Focolari. Presentato al 50° anniversario del Programma Ambientale delle Nazioni Unite (UNEP) il 3 giugno 2022 a Stoccolma insieme ad altri piani simili di altre organizzazioni nell’ambito dei Faith Plans for People and Planet, che comprendono anche i piani che la Piattaforma d’azione Laudato Sì ha raccolto nell’ultimo anno in seguito allo storico incontro del Papa e altri leaders religiosi lo scorso 4 ottobre 2021 in Vaticano. Come prima azione per aiutare le comunità locali del Movimento dei Focolari a sviluppare dei piani ecologici locali secondo la cultura dei vari luoghi è nato, grazie al sostegno finanziario di Faithinvest, il Seed Funding Programme, un progetto di finanziamento gestito direttamente dai giovani. Si possono presentare i progetti fino al 30 giugno 2022. Stoccolma+50 Cinquanta anni fa si teneva a Stoccolma la Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente umano. In quella occasione, per la prima volta, è stato sottolineato il fatto che, per migliorare in modo duraturo le condizioni di vita, occorre salvaguardare le risorse naturali a beneficio di tutti e per raggiungere questo obiettivo è necessaria una collaborazione internazionale. Si è posto l’accento sulla soluzione dei problemi ambientali, senza tuttavia dimenticare gli aspetti sociali, economici e quelli relativi allo sviluppo. Subito dopo è nato il Programma per l’ambiente delle Nazioni Unite (UNEP) con sede a Nairobi, Kenia. Per i 50 anni il UNEP ha coordinato uno sforzo mondiale per affrontare le più grandi sfide ambientali del pianeta. Il suo potere di convocazione e la rigorosa ricerca scientifica hanno fornito ai paesi una piattaforma per impegnarsi, agire con coraggio e far avanzare l’agenda ambientale globale. “Chiediamo troppo al nostro pianeta per mantenere modi di vita insostenibili”, ha affermato il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres. “La storia ha mostrato cosa si può ottenere quando lavoriamo insieme e mettiamo il pianeta al primo posto”. I primi giorni di giugno 2022 si è tenuta la Conferenza Stoccolma+50 che rappresenta un momento di riflessione e rilancio per l’ecologia e la cura del pianeta. In questo contesto, le grandi religioni mondiali hanno voluto esprimere il loro impegno a favore del pianeta con una dichiarazione interreligiosa indirizzata all’incontro internazionale delle Nazioni Unite a Stoccolma+50. Più di 200 leader religiosi e rappresentanti delle religioni del mondo – tra cui New Humanity, che rappresenta i Focolari – hanno chiesto durante l’incontro dell’UNEP di considerare l’ecocidio o distruzione dell’ambiente come un crimine internazionale, dato che attenta contro la vita dell’uomo. Tutto ciò dovrebbe avere conseguenze penali per i responsabili, e diventare così un effetto dissuasivo e preventivo. Attraverso l’accreditamento di New Humanity come consultore dell’UNEP, all’incontro a Stoccolma erano presenti per il Focolare: Nausikaa Haupt, Christine Wallmark (entrambe svedesi) e Nino Puglisi (italiano a Vienna).

                                                                                                                      Carlos Mana

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https://youtu.be/X6weJ9zS5tQ (altro…)

Movimenti e nuove comunità: preziosi tasselli nel mosaico della Chiesa

Il 20 giugno 2022 si è svolto a Roma il convegno “L’identità dei Movimenti e delle nuove Comunità nel cammino sinodale della Chiesa” promosso dalla Pontificia Università Lateranense insieme all’Istituto Universitario Sophia. Accrescere e approfondire il dialogo tra i doni gerarchici e carismatici, tra Chiesa istituzionale, Movimenti e Nuove Comunità. L’augurio del card.  Marc Ouellet è che questi tempi caratterizzati dal cammino sinodale allarghino la consapevolezza dei carismi in tutte le comunità ecclesiali. Queste parole del Prefetto della Congregazione per i Vescovi e Presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina esprimono bene la tappa importante del convegno “L’identità dei Movimenti e delle nuove Comunità nel commino sinodale della Chiesa” svoltosi ieri presso la Pontificia Università Lateranense e promosso insieme all’Istituto Universitario Sophia. Al centro dei qualificati interventi, il cammino e le questioni aperte su queste nuove espressioni dello Spirito che richiedono risposte attualizzate e che sappiano misurarsi con un mondo in continuo e veloce cambiamento. Il Card. Kevin Farrell, Prefetto del Dicastero per i Laici, Famiglia e Vita ha identificato in quattro punti le sfide che questo cammino presenta oggi: fedeltà dinamica al carisma, unità, sinodalità, e missionarietà: “Le prospettive nuove che lo Spirito Santo apre dinanzi a noi si presentano sempre come sfide, qualcosa che non lascia tranquilli, perché lo Spirito è dinamismo, è creatività, è vita”.

Come attuare, dunque l’aggiornamento che necessita di essere fatto in molteplici ambiti: formazione dei membri, attività di evangelizzazione, attività di aiuto e guarigione delle ferite più profonde delle società?  Nella loro varietà e complementarietà, le risposte e i contributi offerti dai rappresentanti dei Movimenti e Nuove Comunità hanno offerto un panorama dello stato dell’arte di queste realtà ecclesiali oggi. Margaret Karram, presidente del Movimento dei Focolari, ha sottolineato che: “In questo tempo, in cui tutta la Chiesa si orienta verso uno stile sinodale, siamo chiamati a un ulteriore passo: camminare uniti, non solo all’interno delle nostre realtà, ma insieme a tutti”. Solo mettendosi in rete, essendo dono per la Chiesa e l’umanità i Movimenti scopriranno in modo nuovo anche la propria identità. Mary Healy, docente di Sacra Scrittura (Sacred Heart Major Seminary di Detroit, USA) ha evidenziato nella formazione, nell’evangelizzazione e nel primato della dimensione carismatica i tre frutti principali di cui Movimenti e Nuove Comunità si sono fatti portatori, a partire dal Concilio Vaticano II: doni portati alla Chiesa e all’umanità, fondati sull’incontro personale e comunitario con Cristo. Intervenendo su “I movimenti ecclesiali e le nuove comunità oggi nel kairos del processo sinodale”, Mons. Piero Coda, teologo, Segretario Generale della Commissione Teologica Internazionale e docente presso l’Istituto Universitario Sophia, ha evidenziato una sfida ancora aperta: la provvisorietà della configurazione di queste realtà ecclesiali in riferimento al loro riconoscimento nell’ordine canonico. La cura della Chiesa in questa fase prelude, nell’attuale contesto ecclesiologico dinamico, a nuovi e più maturi assetti”.
Ad una rappresentanza dei Movimenti e delle Nuove Comunità è stata affidata quindi la sessione su “Fondazione, sviluppo e incarnazione del Carisma”. Moysés Louro de Azevedo Filho, Comunità Cattolica Shalom, fondatore e moderatore generale della Comunità Cattolica Shalom , ha presentato  spirito e finalità di questa espressione ecclesiale che è “portatrice di un carisma la cui sintesi è la parola pronunciata da Gesù quando incontra i discepoli nel cenacolo: ‘Shalom’, verso una santità comunitaria”. Daniela Martucci, vicepresidente della Comunità Nuovi Orizzonti ha messo in luce il cuore del carisma: l’ascolto al grido di Gesù Crocifisso e abbandonato nei poveri, negli ultimi e negli scartati come pure quello d’amore dell’Uomo-Dio che continua a ripetere: “amatevi come io vi ho amati”. Iraci Silva Leite ha evidenziato la centralità della Parola di Dio che orienta l’esperienza della “Fazenda da Esperança”, Parola che “ci unisce, in particolare nello sforzo di vivere l’amore tra di noi e di donare a chi soffre la presenza di Gesù”. Michel-Bernard De Vregille della Comunità dell’Emmanuele ha toccato il tema delle crisi che hanno attraversato e attraversano le realtà ecclesiali: “Spesso si corre il rischio di voler contrapporre carisma e istituzione” ha affermato. “Tuttavia, la fiaccola della Chiesa gerarchica e istituzionale e la fiaccola del carisma sono fatte per incontrarsi e diventare una grande e bella fiamma per illuminare il mondo con la presenza del Risorto”. Per l’aspetto dell’incarnazione, il prof. Luigino Bruni, economista, si è concentrato sulla sfida “narrativa” dei carismi che nascono in un periodo storico spesso raccontato con modalità tipiche del tempo fondativo. “Occorre aggiornarsi assieme al carisma – ha affermato – senza però perdere contatto con il nucleo fondamentale di esso. Un nuovo capitale narrativo arriverà dal pluralismo dei linguaggi, da esperimenti vari, dal dialogo di diverse sensibilità: giovani ed adulti, accademici e gente comune, Chiesa e movimenti, ecc.”
Nel pomeriggio i lavori si sono focalizzati su come i carismi possano e debbano fermentare tutti gli aspetti della vita dei membri e delle comunità, da quelli spirituali a quelli organizzativi,  dall’inclusione di membri di diverse vocazioni, alla formazione, fino all’amministrazione dei beni e a tutte le forme di  responsabilità e Governo. La Prof.ssa Elena Di Bernardo, ordinario di Diritto Canonico (Institutum Utriusque luris, Pontificia Università Lateranense) ha offerto un excursus altamente qualificato sui rapporti tra teologia e diritto canonico, così come si sono realizzati ed evoluti nel corso del tempo. “Si deve presupporre che l’identità in sé di un Movimento o realtà ecclesiale  –  ha osservato – risulti pienamente acquisita quando tutti gli aspetti carismatici costituivi di essa abbiano ricevuto una configurazione giuridica adeguata”. A chiusura dei lavori la relazione della dott.ssa Linda Ghisoni, Sottosegretario del Dicastero per i Laici, Famiglia e Vita dal titolo “Laici oggi nell’ecclesiologia di comunione” ha messo in luce due polarità sulle quali è necessario porre attenzione: persona-istituzione e prassi-statuti. Per la prima ha osservato che “l’ente, Movimento o nuova comunità, sarà preservato se ne saranno garantiti il carisma originario, le finalità proprie in cui coniugare preghiera e apostolato, e, soprattutto, sarà preservato se sarà custodito il bene delle persone che la compongono. Quest’ultimo non potrà mai essere alternativo al bene dell’istituzione!” Sottolineando come l’esperienza ci insegni con dolore che ogniqualvolta si è preteso di preservare il “buon nome” della comunità sacrificando le singole persone e i loro diritti, sono state commesse aberrazioni, dannose per l’intera istituzione, ha concluso: “La persona al centro, sempre, costituisce un investimento sulla comunità o movimento”. L’altra polarità riguarda invece prassi e statuti: se è vero che “la vita senza dubbio anticipa ogni definizione normativa” è vero anche che, va evitato ogni legalismo o demonizzazione del diritto che “lungi dall’essere un male necessario da sopportare redigendo un elenco di articoli, costituisce una via di libertà per tutti: per i membri tutti e per coloro i quali sono in prima persona chiamati a farsene garanti, particolarmente per chi ha incarichi di governo, a tutti i livelli”.

Stefania Tanesini

(Activer les sous-titres français) https://youtu.be/uwykF7mn3f0 (altro…)

Chiara Lubich: puntare il cuore su Dio

Gesù ha affermato che giá siamo mondi in virtù della Parola che Lui ci ha annunziato. Perciò non sono tanto degli esercizi rituali a purificare l’animo, ma la sua Parola nella misura in cui riusciamo a metterla in pratica. Essa ci porta ad avere il cuore sempre puntato su Dio solo. La Parola di Gesù non è come le parole umane. In essa è presente Cristo, come in altro modo, è presente nell’Eucaristia. Per essa Cristo entra in noi e, finché la lasciamo agire, ci rende liberi dal peccato e quindi puri di cuore. Dunque, la purezza è frutto della Parola vissuta, di tutte quel­le Parole di Gesù che ci liberano dai cosiddetti attaccamenti, nei quali necessariamente si cade, se non si ha il cuore in Dio e nei suoi insegnamenti. Essi possono riguardare le cose, le creature, se stessi. Ma se il cuore è puntato su Dio solo, tutto il resto cade. Per riuscire in questa impresa, può essere utile, durante la giornata, ripetere a Gesù, a Dio, quell’invocazione del Salmo che dice: “Sei tu, Signore, l’unico mio bene”[1]. Proviamo a ripe­terlo spesso, e soprattutto quando i vari attaccamenti vorrebbero trascinare il nostro cuore verso quelle immagini, sentimenti e passioni che possono offuscare la visione del bene e toglierci la libertà. Siamo portati a guardare certi cartelloni pubblicitari, a se­guire certi programmi televisivi? No, diciamogli: “Sei tu, Signo­re, l’unico mio bene” e sarà questo il primo passo che ci farà uscire da noi stessi, ridichiarando il nostro amore a Dio. E così avremo acquistato in purezza. Avvertiamo a volte che una persona o un’attività si frap­pongono, come un ostacolo, fra noi e Dio e inquinano il nostro rapporto con Lui? È il momento di ripetergli: “Sei tu, Signore, l’unico mio bene”. Questo ci aiuterà a purificare le nostre inten­zioni e a ritrovare la libertà interiore. La Parola vissuta ci rende liberi e puri perché è amore. È l’amore che purifica, con il suo fuoco divino, le nostre intenzioni e tutto il nostro intimo, perché il “cuore” secondo la Bibbia è la sede più profonda dell’intelligenza e della volontà. Ma c’è un amore che Gesù ci comanda e che ci permette di vivere questa beatitudine. È l’amore reciproco, di chi è pronto a dare la vita per gli altri, sull’esempio di Gesù. Esso crea una cor­rente, uno scambio, un’atmosfera la cui nota dominante è pro­prio la trasparenza, la purezza, per la presenza di Dio che, solo, può creare in noi un cuore puro [2]. È vivendo l’amore scambie­vole che la Parola agisce con i suoi effetti di purificazione e di santificazione. L’individuo isolato è incapace di resistere a lungo alle solle­citazioni del mondo, mentre nell’amore vicendevole trova l’am­biente sano, capace di proteggere la sua purezza e tutta la sua autentica esistenza cristiana.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, in Parole di Vita, Città Nuova, 2017, pag. 616-618) [1] Cf. Sal 16, 2. [2] Cf. Sal 50, 12 (altro…)

Vangelo Vissuto: “Il mio Signore sei tu, solo in te è il mio bene” (Sal 16[15], 2)

Mettere Dio al centro e esser certi di non vacillare. Vivere nella pienezza quanto espresso in questo salmo è la consolazione più grande che si possa ricevere: sentirsi guidati e sapere, nel profondo del cuore, che solo Lui fa bene tutte le cose. Semi di Pace Nel nostro condominio crescevano i malumori legati all’amministrazione, alle riparazioni, ai rumori. Un giorno riflettevo sulle parole di un sacerdote: la pace, diceva, comincia dentro di noi, nella coscienza dov’è il seme della verità che è Dio; seme che germoglia con la carità messa in pratica nelle tante situazioni della vita. Parlandone in famiglia, abbiamo escogitato di fare ogni giorno qualche piccola miglioria nel palazzo, senza però che se ne vedesse l’autore. Ad esempio, eliminare le foglie gialle delle piante all’ingresso e rifornirle d’acqua, pulire vetri e cornici dei quadri nell’atrio, forse mai spolverati da quando erano stati messi. Certo, erano compiti di chi veniva pagato per le pulizie, ma alla prima riunione di condominio, l’amministratore ha fatto notare che da un po’ di tempo tutti sentivano l’ambiente più accogliente; stavano anche nascendo idee su come tinteggiare la scala. Quando l’ho riferito ai figli, erano entusiasti. Un contributo a migliorare il mondo può iniziare perfino dal proprio condominio. (C. – Croazia) Il fagotto Fin dagli inizi del nostro matrimonio, ogni cosa è stata sempre messa in comune. Un giorno mia moglie ed io ci siamo seduti attorno a un tavolino per impostare l’economia familiare. Al di là delle cifre aride, ogni uscita e ogni entrata segnavano una crescita nella qualità del rapporto fra noi. Abbiamo coinvolto anche i nostri figli. Da allora è diventato normale che il paio di scarpe poco usato mi venisse indicato come necessario a qualcuno o che tra le uscite indispensabili ci fosse una somma da mettere a disposizione del prossimo in difficoltà. Un ulteriore passo è stato il cosiddetto “fagotto”: l’attenzione a dar via ciò che non era strettamente necessario. Soltanto dopo ci siamo accorti dell’importanza di questo atto. Abbiamo avvertito di essere entrati in rapporto con quanti potevano avere bisogno di tutto. Anche una matita, un libro, una coperta diventavano segno di attenzione verso il prossimo. Questo modo di fare ha rinnovato la nostra vita. (L.R. – Olanda) Fidarsi Avevo perso il lavoro, ma ero fiduciosa che la Provvidenza di Dio me ne avrebbe fatto trovare un altro: non avevo forse sperimentato più volte il “date e vi sarà dato” (Lc 6,38) come risposta al mio cercare di mettere in pratica l’amore evangelico? Quel giorno stesso, in parrocchia dovevo raccontare la mia esperienza cristiana. Dopo aver accennato anche che ero in cerca di un lavoro, una ragazza presente a quell’incontro mi ha segnalato che nell’azienda paterna stavano cercando appunto un impiegato. È così che, fidandomi, ho trovato lavoro. (F.I. – Italia)

A cura di Maria Grazia Berretta

(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VIII, n.2, maggio-giugno 2022) (altro…)

Nuovo sito dedicato a Igino Giordani

A partire da domenica, 19 giugno 2022, sarà on line il nuovo sito realizzato dal Centro Igino Giordani e dedicato alla figura di questo scrittore e politico, cofondatore dei Focolari. Uno spazio completamente rinnovato, spiega Alberto Lo Presti, dove poter incontrare “Foco” andando al cuore della sua testimonianza di vita. “Qualcuno ha detto che se su tutti i punti della terra il Vangelo scomparisse, il cristiano dovrebbe essere tale che chi lo vede vivere potrebbe riscrivere il Vangelo. Ebbene Giordani è stato uno di questi cristiani”. Le parole di Chiara Lubich, nel descrivere la straordinaria figura di Igino Giordani (al quale lei stessa dette il nome di Foco), ci permettono di cogliere la bellezza che si nasconde dietro l’avventura fatta vita di colui che è considerato un co-fondatore del Movimento dei Focolari. Eroe dello scorso secolo impegnato su vari fronti, dal politico, al sociale, al culturale, Giordani muove il suo passo anche nel presente. A custodire questa eredità, il Centro Igino Giordani, fondato da Chiara Lubich e incardinato nel Movimento dei Focolari, che il 19 giugno 2022 lancerà il suo nuovo sito web. A parlarcene Alberto Lo Presti, alla guida del centro. Prof. Lo Presti, come è nata l’idea di realizzare un nuovo sito dedicato a Igino Giordani e quali le novità? Viviamo in un’epoca sfidante sotto molti punti di vista: la pace e la guerra, la giustizia e le disuguaglianze, le migrazioni e l’accoglienza, il lavoro e la disoccupazione… e dato che Igino Giordani ha curato questi temi con sapienza e ispirazione, molti cercano di rovistare fra i suoi discorsi, i suoi scritti, le sue testimonianze, per trovare una luce che possa orientarli nelle scelte attuali. Per questo abbiamo deciso di potenziare il sito internet, rinnovandolo completamente, adattandolo alla grafica e alla operatività più moderne. Così metteremo a disposizione del pubblico interessato i materiali principali che ne illustrano il pensiero e la vita. In che modo la figura di Foco può farsi strada nell’oggi che viviamo ed essere d’ispirazione anche per le nuove generazioni? Alla veneranda età di più di 70 anni, Igino Giordani è stato considerato un “mito” da tanti ragazzi e adolescenti che circolavano nei giardini del Centro Internazionale del Movimento dei Focolari a Rocca di Papa (Italia), e lo incontravano seduto su una panchina. Amavano intrattenersi con lui, per parlare di cose profonde, o semplicemente per raccontare qualcosa delle loro esperienze. Oggi i giovani hanno ancora bisogno di miti e di eroi e spesso li cercano nei luoghi più impensati (lo sport, il cinema, i videogiochi, i social, gli influencer). Imbattersi in Igino oggi, significa conoscere la storia di un eroe vero, che ha davvero fatto la guerra, che ha sul serio scelto la pace, che ha realmente sfidato i potenti per rimanere coerente con i propri ideali. Di solito si crede che la gioventù sia il tempo degli ideali che, con la maturità, sono destinati a crollare. Igino è rimasto giovane fino all’ultimo perché, come amava dire, “nello spirito non s’invecchia mai”. Agganciarsi alla sua esperienza significa ascoltare il suo insegnamento: vivere per l’ideale dell’unità è la cosa più entusiasmante che gli sia capitata. E alla migliore fruibilità del sito e alla sua nuova veste grafica si aggiunge anche la creazione di una pagina Instagram già on line, il primo canale ufficiale interamente dedicato ad Igino Giordani (Igino_giordani_official), per entrare in contatto con lui, cittadino del mondo e vero influencer del nostro tempo.

Maria Grazia Berretta

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Insieme liberi da ogni prigione

L’arte di sostenersi a vicenda non si impara dai libri, ma aiutare qualcuno nello studio e dedicargli tempo, potrebbe essere l’occasione giusta per scoprire meraviglie e raccogliere frutti inaspettati, anche in un luogo come il carcere. È ciò che è accaduto a Marta Veracini, regalandone un nuovo sguardo sulla sua vita. Ridere a perdifiato mentre una voce in lontananza sussurra di non disturbare; scambiarsi idee e opinioni nel tentativo di trovare la concentrazione giusta per studiare e stare sui libri. È la scena che quotidianamente si ripete nelle aule studio delle università, tra una pausa caffè e una nuova lezione da seguire. In realtà, tutto questo e molto di più, è ciò che accade a Marta Veracini, una giovane donna toscana, ogni volta che sente chiudere dietro di sé le porte blindate della Dogaia, il carcere di Prato (Firenze – Italia) Laureata in giurisprudenza e con un master in criminologia, nel 2019 Marta ha aderito al progetto del Servizio Civile organizzato dell’Università di Firenze, attraverso il quale i volontari assistono i detenuti nella preparazione degli esami universitari. Da quel momento, anche dopo la fine dell’anno, ha continuato a svolgere questo servizio, proprio lì, in un posto che chiunque farebbe fatica a definire “bello” ma che, in maniera sorprendente e inaspettata, è diventato spazio dedicato alla cura e alla fiducia reciproca; un luogo in cui è la relazione a farsi “casa accogliente” e dove ciascuno, detenuto e non, può finalmente essere sé stesso. “Quando qualcuno mi intervista – dice Marta – mi viene sempre chiesto come ci si sente a portare conforto e aiuto in un luogo come il carcere. La verità è che nessuno immagina davvero quanto si possa ricevere, anche in quel contesto. Fare volontariato in carcere mi ha cambiato la vita, mi ha permesso di abbattere le barriere della mia timidezza, delle mie insicurezze e mi permette oggi di sfoggiare un sorriso che prima nascondevo. Sono io che devo ringraziare le persone che ho incontrato per tutto quello hanno fatto per me e che continuano a fare. Io con loro sono davvero libera”. Una vera e propria conquista. Tante, infatti, sono le celle che possono imprigionarci, che possono recludere i nostri sogni, i nostri pensieri, le nostre speranze. L’esperienza di Marta, in condivisione con quella dei detenuti che ha avuto la fortuna di incontrare e aiutare nello studio in questi anni, sono l’esempio di come, insieme, sia ancora possibile spiccare il volo, sentire di valere qualcosa e, perché no, pensare al futuro. “Il percorso universitario è sicuramente un percorso faticoso per tutti – racconta Marta – ma loro si impegnano tantissimo ed è bello vedere la loro grinta e la felicità nel passare un esame. Sono piccoli grandi traguardi che li vedono confrontarsi anche con materie toste. Molti, per esempio, studiano giurisprudenza ed alcuni hanno già raggiunto il traguardo della laurea. Tra loro ci sono giovani ma anche persone adulte, di varie regioni d’Italia o stranieri. È bello vedere come non si pongano limiti, si spronino a vicenda e diventino esempio gli uni per gli altri. Per chi ha una lunga pena significa investire forze e tempo per raggiungere un risultato che li renda fieri e renda fiere le famiglie fuori. Chi esce, invece, ha la possibilità di sfruttare ciò che ha studiato per poter ricominciare”. Uno sguardo di speranza che abbraccia e si lascia abbracciare. Le storie di vita quotidiana tra le mura della Dogaia, racchiuse nel libro che Marta ha scritto durante la pandemia, “Il mio angelo custode ha l’ergastolo”, sono una piccola goccia nel grande mare dell’indifferenza che divide il dentro dal fuori, testimonianza di come sia possibile abbattere barriere generando bellezza, mettendo al centro l’amore incondizionato al prossimo. “Non ho mai voluto conoscere le ragioni per cui ciascuno di loro si trova in carcere – continua Marta- ma una cosa è certa, non li ho mai guardati come ‘mostri’, solo persone che, seppur con degli errori alle spalle, hanno le stesse necessità delle altre, gli stessi sentimenti e lo stesso desiderio di relazione e condivisione. Persone che hanno una dignità come tutte e grazie alle quali ho ritrovato anche la mia. In poche parole, dei veri amici”.

Maria Grazia Berretta

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Uno sguardo nuovo sul mondo e sugli altri

Si è concluso l’Halki Summit V svoltosi a Istanbul (Turchia). Quattro giorni di lavori all’insegna della cura dell’ambiente nella prospettiva del futuro del pianeta.   Al termine del quinto Halki Summit, intitolato “Sostenere insieme il futuro del pianeta”, ci siamo salutati in un clima di grande familiarità. L’incontro internazionale e interdisciplinare co-organizzato dal Patriarcato Ecumenico e dall’Istituto Universitario Sophia, ispirato dal magistero profetico del Patriarca Bartolomeo e di Papa Francesco, è stato unanimemente riconosciuto come un evento dello Spirito Santo. Non a caso, i giorni del Summit coincidevano con quelli tra le due date di Pentecoste delle nostre rispettive Chiese. Il confronto sincero, l’ascolto reciproco, libero e aperto, lo scambio dei doni sostanziato dalle riflessioni, dalle ricerche e dai cammini ecclesiali condivisi, con stupore ci hanno condotti alla consapevolezza di vivere una svolta decisiva per il futuro della famiglia umana, nella quale ciascuno ha una responsabilità inderogabile. La sfida e l’opportunità che si stagliano sul nostro comune cammino sono certamente quelle di sviluppare anzitutto un ethos ecologico condiviso, implementando – come artigiani della pace e della fraternità – buone pratiche in ogni ambito: dalla pedagogia alla pastorale, dal sociale al politico all’economico. A ciò va aggiunto l’impegno, sul piano squisitamente culturale, di approfondire percorsi interdisciplinari per la formazione di nuovi paradigmi interpretativi e trasformativi della realtà, in vista del superamento della cultura dello scarto. È parso chiaro, infine, quanto tali linee d’azione sarebbero inefficaci senza un impegno educativo non elitario che preveda un capillare e convinto coinvolgimento ecclesiale. È nata spontanea la richiesta di sottoscrivere un appello finale rivolto alle Chiese e a coloro che hanno a cuore la cura della casa comune. L’auspicio è quello di non lasciarci tutto alle spalle come un bel ricordo, bensì di riconoscere che abbiamo dinnanzi un orizzonte di luce che richiede una conversione dello sguardo che parta dal cuore e si nutra di sapienza evangelica. “La cultura ecologica – ci ricorda papa Francesco – non si può ridurre a una serie di risposte urgenti e parziali ai problemi che si presentano riguardo al degrado ambientale, all’esaurimento delle riserve naturali e all’inquinamento. Dovrebbe essere uno sguardo diverso, un pensiero, una politica, un programma educativo, uno stile di vita e una spiritualità che diano forma ad una resistenza di fronte all’avanzare del paradigma tecnocratico. Diversamente, anche le migliori iniziative ecologiste possono finire rinchiuse nella stessa logica globalizzata. Cercare solamente un rimedio tecnico per ogni problema ambientale che si presenta, significa isolare cose che nella realtà sono connesse” (Enc. Laudato Si’, n. 111).

Vincenzo Di Pilato (Foto: Alfonso Zamuner, Noemi Sanches e Nikos Papachristou)

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Chiara Lubich: l’unico mio bene

La parola di vita di giugno 2022 “Il mio Signore sei tu, solo in te è il mio bene” ci propone di riconoscere Gesù in tutte le circostanze della vita, soprattutto nei momenti più difficili, di dolore fisico o spirituale. Gesù nell’abbandono si è fatto per noi accesso al Padre. La parte sua è fatta. Ma per usufruire di tanta grazia anche ognuno di noi deve fare la sua piccola parte, che consiste nell’ac­costarsi a quella porta e nel passare al di là. Come? Quando ci sorprende la delusione o siamo feriti da un trau­ma o da una disgrazia imprevista o da una malattia assurda, possiamo sempre ricordare il dolore di Gesù che tutte queste prove, e mille altre ancora, ha impersonato. Sì, Egli è presente in tutto ciò che ha sapore di dolore. Ogni nostro dolore è un suo nome. Proviamo, dunque, a riconoscere Gesù in tutte le angustie, le strettoie della vita, in tutte le oscurità, le tragedie personali e altrui, le sofferenze dell’umanità che ci circonda. Sono Lui, perché Egli le ha fatte sue. Basterà dirgli, con fede: “Sei tu, Si­gnore, l’unico mio bene”[1], basterà fare qualcosa di concreto per alleviare le “sue” sofferenze nei poveri e negli infelici, per andare oltre la porta, e trovare al di là una gioia mai provata, una nuova pienezza di vita.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, in Parole di Vita, Città Nuova, 2017, pag. 605) [1] Cf. Sal 16, 2 (altro…)

I sogni di Dio possono essere rallentati, ma non fermati!

I sogni di Dio possono essere rallentati, ma non fermati!

Si è aperto ieri, 8 giugno 2022, in Turchia il V Summit di Halki organizzato congiuntamente dal Patriarcato di Costantinopoli e dall’Istituto Universitario Sophia. Abbiamo avuto un sogno… Sì, era il gennaio del 2019 e una delegazione dell’Istituto Universitario Sophia (IUS) rendeva visita al Patriarca Ecumenico Bartolomeo, nel Fanar, lo storico quartiere greco dell’attuale Istanbul (Turchia). In quei giorni, venivamo accolti con fine cordialità anche dal metropolita Elpidophoros di Bursa, allora abate del Monastero della Santissima Trinità sull’isola di Halki e professore della Scuola Teologica dell’Università di Salonicco (diverrà poi, nel maggio successivo, arcivescovo d’America). Respirammo una comunione profonda con lui da cui scaturì il desiderio di organizzare insieme una Summer School ad Halki con studenti e docenti cattolici e ortodossi, sul tema ecologico, così caro a entrambe le Chiese sorelle di Roma e Costantinopoli. La pandemia è riuscita solo a ritardarlo, ma oggi quel sogno si è realizzato. È mercoledì 8 giugno 2022, sono le ore 18.30, e siamo di nuovo nella “regina delle città” – come veniva chiamata, non senza una ragione, la splendida città di Costantinopoli – e il Patriarca Bartolomeo ha rivolto ai partecipanti, studenti e docenti provenienti da tutti i continenti con esperienze interdisciplinari ed ecumeniche molto variegate, un intenso e illuminante indirizzo di saluto. A lui vicini sono in ascolto mons. Marek Solczynski, nuovo Nunzio Apostolico in Turchia, mons. Vincenzo Zani, Segretario della Congregazione dell’Educazione Cattolica, lo stesso Arcivescovo Elpidophoros e Margaret Karram, Presidente del Movimento dei Focolari e Vice-Cancelliere dello IUS. “Tutto è in relazione d’amore” ha detto tra l’altro Margaret Karram, richiamando il destino di unità custodito nell’universo che l’uomo e la donna sono chiamati a favorire con azione e pensiero, oggi più che mai, audaci, profetici. Il titolo del quinto Summit di Halki organizzato congiuntamente dal Patriarcato di Costantinopoli e dallo IUS iniziato mercoledì 8 giugno lo rivela chiaramente: “Sostenere insieme il futuro del pianeta”. Non a caso sono state due le parole che il Patriarca Bartolomeo ha voluto sottolineare a partire da questo titolo: “futuro” e “insieme”. La prima richiama il forte legame intergenerazionale insito nel rispetto dell’ambiente in cui viviamo; la seconda, invece, l’inderogabile approccio interdisciplinare da assumere dinnanzi alla vastità e alla complessità dei problemi ecologici. “Diventa evidente – ha detto il Patriarca – che solo una risposta cooperativa e collettiva – da parte di leader religiosi, scienziati, autorità politiche, istituzioni educative e organizzazioni finanziarie – sarà in grado di affrontare efficacemente queste questioni vitali del nostro tempo”. Al termine del suo intervento, ha poi ripreso due concetti molto cari alla teologia e alla spiritualità ortodossa: “eucaristia” (nel senso di “rendimento di grazie” per il dono della creazione) e “ascesi” (intesa come “autocontrollo” delle passioni consumistiche). Il Patriarca ha però invitato a considerare questi concetti non semplicemente in senso liturgico o monastico, bensì come modi diversi di parlare della comunione. “Ed è qui che la visione del nostro fratello Papa Francesco – ha ammesso con commozione – coincide con la visione del mondo che abbiamo proposto e promulgato per oltre trent’anni. Entrambi siamo convinti che ciò che facciamo al nostro mondo, ‘lo facciamo al più piccolo dei nostri fratelli e sorelle’ (Mt 25,40), così come ciò che facciamo agli altri lo facciamo a Dio stesso (cf. Mt 25,45). Non è un caso che subito dopo aver pubblicato l’enciclica sull’ambiente Laudato Si’, l’enciclica successiva di Papa Francesco sia stata Fratelli Tutti”. Sono molte, infatti, le dichiarazioni congiunte del Papa e del Patriarca – insieme all’Arcivescovo di Canterbury – sull’urgenza della sostenibilità ambientale, sull’impatto sociale e sull’importanza della cooperazione globale. È quanto scrive anche papa Francesco nella Laudato Si’: “Quando non si riconosce nella realtà stessa l’importanza di un povero, di un embrione umano, di una persona con disabilità…, difficilmente si sapranno ascoltare le grida della natura stessa. Tutto è connesso” (n. 117). E il Patriarca chiarisce contestualizzando: “Connessioni tra noi e l’intera creazione di Dio, tra la nostra fede e la nostra azione, tra la nostra teologia e la nostra spiritualità, tra ciò che diciamo e ciò che facciamo; tra scienza e religione, tra le nostre convinzioni e ogni disciplina; tra la nostra comunione sacramentale e la nostra coscienza sociale; tra la nostra generazione e le generazioni future, tra le nostre due chiese, ma anche con altre chiese e altre comunità di fede”. Sì, tutto è connesso da un legame che solo l’amore reciproco tra le persone riesce a rendere visibile a ogni uomo e donna di questo meraviglioso pianeta terra.

Vincenzo Di Pilato (Foto: Alfonso Zamuner)

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Il Seed Funding Program: un’opportunità per agire a livello locale

Il Seed Funding Program: un’opportunità per agire a livello locale

Bando per progetti di impatto ecologico rivolti alle comunità locali del Movimento dei Focolari. Regole e condizioni di partecipazione. Le proposte saranno accettate fino al 30 giugno 2022. https://www.youtube.com/shorts/EEzMuPp6wHU Cos’è il progetto “The Seed Funding Program” si propone di sostenere e incoraggiare iniziative significative e promettenti in diverse parti del mondo verso la creazione di piani ecologici locali/nazionali per le persone e il pianeta all’interno delle comunità dei Focolari. L’obiettivo principale è quello di costruire piani ecologici locali all’interno delle comunità dei Focolari per camminare insieme verso un’ecologia integrale. La nostra ispirazione Il mondo si trova ad affrontare una complessa crisi sociale e ambientale. L’Enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco spiega come il grido dei poveri sia completamente interconnesso con il grido del pianeta. Non possiamo considerare il nostro rapporto con la natura come separato dalla fraternità, dalla giustizia e dalla fedeltà agli altri. Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, ha sostenuto che è partendo dai piccoli problemi locali che si forma una coscienza morale capace di affrontare i problemi su scala globale. Infatti, ha proseguito Chiara, ciò che manca non sono le risorse tecniche ed economiche, ma un’anima in più, cioè un nuovo amore per l’uomo, che ci faccia sentire tutti responsabili verso tutti. Partecipa! Lo SFP è alla ricerca di iniziative giovanili e intergenerazionali (in corso o future) che mirino a un cambiamento del nostro stile di vita personale e comunitario, immaginando un rapporto sostenibile tra natura ed esseri umani e operando in un contesto locale. Verranno selezionati 10 progetti che saranno finanziati con un massimo di 1000 euro. Una giuria internazionale e interdisciplinare selezionerà i progetti in base ai seguenti criteri:

  1. Il progetto deve essere orientato all’ecologia integrale (a favore delle persone e del pianeta);
  2. Il progetto deve prevedere sforzi intergenerazionali con un ruolo significativo dei giovani nella leadership e nell’implementazione di ogni progetto;
  3. Il progetto deve coinvolgere la comunità locale (possibilmente a livello nazionale).
  4. Il progetto deve mostrare come i valori spirituali motivino l’azione ecologica (possibilmente con una dimensione ecumenica e interreligiosa).

Presentate il vostro EcoPlan e fate parte di questo percorso insieme! https://www.new-humanity.org/project/seed-funding-program/ Per partecipare a questo bando, potrebbe essere necessario compilare alcune informazioni fondamentali. Non perdetevi il quadro di riferimento e l’indagine sull’invito a presentare progetti. Sondaggio per i progetti Modelo del piano Il termine ultimo per compilare la domanda di partecipazione è il 30 giugno 2022. Il 15 luglio 2022 saprete se il vostro progetto è stato ammesso a ricevere un finanziamento iniziale. Una volta ottenuto il finanziamento, dovrete impegnarvi a compiere i primi passi del vostro progetto tra luglio e settembre 2022 e vorremmo vedere la vostra prima relazione entro la fine di ottobre 2022. Per ulteriori informazioni, contattateci all’indirizzo ecoplan@focolare.org. Ulteriori informazioni sul Piano della Fede per le persone e il pianeta sono disponibili sul sito https://www.faithplans.org/ (altro…)

I giovani e l’ecumenismo

I giovani e l’ecumenismo

In America Latina la maggioranza della popolazione appartiene alla Chiesa cattolica romana, tuttavia, da tempo la conoscenza tra le varie chiese si fa strada. Il lavoro condiviso nel campo sociale, fa sì che i cristiani possano trovare sempre più spazi di vera unità. Uno dei momenti più forti è la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che nell’emisfero sud si celebra attorno alla festa di Pentecoste. I giovani sono sempre più protagonisti nel compiere azioni concrete.   Da sempre i giovani sono attratti da ciò che è sconosciuto, dal diverso da sé, da tutto quello che rappresenta una novità, anche in ambito religioso, sono sempre più aperti a chi non è della propria chiesa. È un’esperienza che porta avanti Ikuméni, un laboratorio per giovani cristiani dell’America Latina (o latinoamericani), appartenenti a diverse chiese e tradizioni cristiane. “Fin dal primo giorno mi sono resa conto che sarebbe stata una sfida personale per ciascuna delle persone presenti, a partire da me che quotidianamente frequento persone per lo più cattoliche, come me.  In questo corso tutto era nuovo e ogni partecipante proveniva da una chiesa diversa”, dice Carolina Bojacá, una giovane colombiana dei Focolari. I giovani cristiani di diverse tradizioni diventano compagni di strada in questo percorso di formazione, che è una vera e propria esperienza inedita nel campo ecumenico. Partendo dalla fede comune in Cristo ciascuno si prepara a mettersi al servizio, sia nel campo dello sviluppo sostenibile, della pace e dell’assistenza umanitaria. “Ad agosto del 2021 ho frequentato in forma virtuale – continua Carolina – il corso per giovani sulle buone pratiche ecumeniche e interreligiose. Già dall’inizio si è creata un’atmosfera molto bella tra tutti e sentivamo forte il desiderio di costruire relazioni e conoscerci meglio… Nell’affrontare ogni tematica ci siamo anche resi conto che, per andare avanti, molte volte abbiamo dovuto lasciar cadere quei pregiudizi o preconcetti che spesso si creano all’interno di una comunità e che non ci permettono di aprire la mente e il cuore per accogliere l’altro. Solo così   è possibile scoprire la bellezza di ciò che ci unisce ma anche le differenze che ci fanno essere chi siamo come chiesa o realtà, senza che sia un impedimento lavorare insieme per un mondo più fraterno. Con il passare dei mesi ci siamo conosciuti e abbiamo avuto il nostro primo incontro faccia a faccia. È stato davvero bello vedere il nostro rapporto rafforzato, poterci abbracciare, pregare, dialogare e scoprire la diversità e la ricchezza di ciascuno, anche la mia.”. I giovani che seguono questo laboratorio si preparano al servizio comune. Come dice il documento Servire il mondo ferito del Consiglio Ecumenico delle Chiese ed il Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, i cristiani devono sentire ora l’urgenza di una testimonianza comune: cristiani assieme al servizio, anche coinvolgendosi con persone di altre religioni in una solidarietà interreligiosa. Anche Carolina ed il suo gruppo si sono rimboccati le maniche: “A dicembre, con un’altra giovane del movimento dei Focolari che partecipava anche al corso, volevamo portare doni ad una comunità indigena sfollata a causa della violenza, che si trova nella periferia di Bogotá. Abbiamo proposto a tutti l’idea e c’è stata davvero una bella risposta: in molti hanno donato qualcosa e assicurato le loro preghiere dimostrando che, anche se appartenenti ad una chiesa diversa, ciò che ci motiva è quell’amore ispirato da Gesù che è il nostro modello comune. Per terminare il nostro tirocinio- continua Carolina- ognuno di noi ha dovuto raccontare delle attività svolte durante un incontro in presenza che si è svolto a Buenos Aires (Argentina). Ci siamo ritrovati con i partecipanti del corso Ikuméni, ma abbiamo avuto anche la presenza di membri di altre religioni che con gioia hanno condiviso i loro pensieri e le loro azioni concrete. Un momento speciale per poterci aprire anche al dialogo interreligioso”. Un’ esperienza totalmente nuova; una testimonianza della fraternità che si costruisce a partire dallo sforzo di ciascuno e il desiderio grande di conoscersi e fare cose grandi, tutti insieme. “Anche se il corso è finito – conclude Carolina -, è solo il primo passo per rispondere a una chiamata personale e continuare a rafforzare le nostre relazioni, poterci aiutare in queste azioni che ci fanno allargare il cuore e continuare a lavorare per rendere il mondo unito una realtà”.

Carlos Mana

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Chiara Lubich: “La mia notte non ha oscurità”

Nel 1976 durante la prima Scuola Gen, Chiara Lubich ha risposto alle domande di tanti giovani dei Focolari provenienti da tutto il mondo. Riferendosi a ciò che viveva in quei giorni ha detto quanto segue Ho letto […] una paginetta – che forse voi l’avete letta – breve così, […] che diceva così: “Gesù abbandonato abbracciato, serrato a sé, consumato in uno con noi, consumati in uno con lui, fatti dolore con lui dolore, ecco come si diventa Dio, l’Amore.” Questa frase mi ha particolarmente toccata perché sono scritti che ho fatto quando io ero sotto una via illuminativa; quindi, scrivevo cose più grandi di quelle che potevo vivere o anche le vivevo ma da più piccola. Più avanti vado, più ne scopro il valore e la profondità. […], mi è piaciuto e lo Spirito Santo mi ha toccato su questo non essere in due: io e Gesù abbandonato, cioè io e il dolore che mi subentra, io e il dubbio che mi viene, io e scoprirlo e poi pian pianino abbracciarlo, poi dire a Gesù… metterci un po’ di minuti. No, zac! “Fatti dolore con lui dolore”, volere quello solo. “Ecco come si diventa Dio”, come si diventa Dio, “l’Amore”, l’Amore. Poi […] avevo appena ricevuto una cartolina da Loppiano dove il nostro don Mario Strada mi aveva mandato, oltre la letterina, anche alcune foto della sua chiesetta nuova di Cappiano, mi pare, con dei bellissimi affreschi e fra cui ce n’era uno con sotto questa frase: “Nox mea – la mia notte – obscurum non habet”, “La mia notte non ha oscurità”. Allora mi è piaciuta enormemente, come il Signore me l’avesse mandata, perché – dico – questo è quello che io voglio vivere. Cioè, il dolore appena arriva devo abbracciarlo con tale celerità, devo serrarlo a me, devo consumarlo in uno, […] fatta dolore con lui dolore, ecco come si diventa, non dolore, l’Amore, Dio. […] E ho visto, gen, che vivendola tutto il giorno è una cura ricostituente d’Ideale inimmaginabile, inimmaginabile, perché si incomincia la mattina, magari sai? sei un pochino stanca, non hai dormito la notte, ecco, la stanchezza: ah, che stupendo! la mia notte non ha oscurità, cioè questo dolore non esiste perché io l’amo. Mi alzo, trovo magari delle difficoltà o dei problemi subito, intanto che mi dicono: “Chiara, dovrei dirti una cosa.” “Ah – dentro di me – che stupendo! Gesù, ci siamo, ecco, ti abbraccio, ti serro a me, fatta con te dolore”, mi faccio subito… “La mia notte non ha oscurità.” Poi avanti tutto il giorno. Io credo che si… io credo che si proceda spiritualmente di più in una settimana vivendo quest’unica cosa, che non in mesi e mesi in altra maniera. […] Ma per tutto quello che fa dolore: ti fa dolore un po’ il mal di piedi, ti fa dolore un pochino il freddo, ti fa dolore un pochino una risposta sgarbatina da…, ti fa dolore dover andar a fare una cosa, ti fa dolore…, ecco, subito è qui; […] in modo da poter sempre proclamare quando si va a letto la sera: “Gesù, la mia notte non ha avuto oscurità”, […] veramente si sente… si può dire – adesso che Dio lo confermi – che non siamo noi a vivere ma è l’Amore che vive dentro, è Dio […]

Chiara Lubich

(Grottaferrata, 2 giugno 1976, alla Suola gen) https://youtu.be/uzlwkcJoLR4   (altro…)