Movimento dei Focolari

SCOZIA | Glasgow: grandi religioni, custodi del creato

Lorna Gold, presidente del Movimento Laudato Si’, e Martin Palmer, fondatore e presidente di Faith Invest, spiegano come le grandi religioni del mondo possono essere una forza trainante per la società civile a riguardo del cambiamento climatico. Durante la conferenza COP26, i leader religiosi presenti hanno partecipato a vari eventi, occasioni di conoscenza reciproca e di dialogo. Tra questi, un evento tenutosi alla Moschea e uno ospitato dal Movimento dei Focolari. Martin Palmer (Inghilterra) ha trascorso tutta la sua vita lavorativa impegnandosi con le principali religioni di tutto il mondo sulle questioni ambientali. Questo iniziò nel 1986, quando il principe Filippo (il Duca di Edimburgo) – che era presidente internazionale del World Wildlife Fund (WWF) – gli chiese di riunire i rappresentanti di cinque delle principali religioni del mondo per esaminare i modi in cui in queste fedi veniva compreso il loro posto nella natura. Hanno creato un programma completo per portare le fedi a collaborare con i principali gruppi ambientali, l’ONU, la Banca Mondiale e altri organismi. Lorna Gold è vicepresidente del consiglio del Global Catholic Climate Movement e presidente del Movimento Laudato Si’. Coordina il loro lavoro sull’azione per il clima all’interno delle comunità di fede e ha guidato il lavoro per far sì che la Chiesa cattolica in Irlanda e a livello globale disinvesta dai combustibili fossili. Nelle nostre interviste, abbiamo parlato di molti argomenti riguardanti la COP26, la crisi climatica e la situazione attuale… Naturalmente, non è stato possibile includere tutto nel servizio trasmesso durante il Collegamento. Per esempio, Martin Palmer ci ha parlato del periodo particolare che stiamo attraversando dicendo: “Penso che siamo all’apice di un grande cambiamento. Il grande cambiamento è che, invece di aspettare che siano i governi a dare l’esempio, è la società civile, sono i giovani e gli anziani a farlo. Ho lavorato a questo da 40 anni. Penso all’ascesa delle organizzazioni femminili, che semplicemente non c’erano nel 1997. Penso a tutto il ruolo degli indigeni, penso a tutto il ruolo delle comunità di fede, del mondo delle ONG, del mondo educativo. Vedo che, ora, siamo in un momento di svolta. Ci sono ancora molte persone che pensano che se protestiamo, possiamo influenzare i governi… Devo dire che non ci credo”. “Le fedi si stanno incontrando con il mondo finanziario, con il mondo dell’educazione e stanno dicendo: come possiamo creare delle partnership? Dove abbiamo i soldi, possiamo influire. Abbiamo le strutture. Abbiamo i mezzi per generare un cambiamento…”. E dopo abbiamo avuto uno scambio molto interessante con Lorna Gold su ciò che ha definito “ansia da clima”, dove ha detto: “Penso sia qualcosa che tutti noi affronteremo, in una misura o nell’altra, perché una volta che accetti che c’è una crisi climatica e che tutto non sarà così ‘roseo’ nel futuro – come forse avremmo voluto – la prospettiva di un mondo unito è abbastanza lontana se il cambiamento climatico non può essere risolto… “(…) Cerco di gestire quest’ansia. Un modo è trascorrere del  tempo nella natura. La natura è un grande guaritore. Stare all’aperto, meditare nella natura, trovare Dio nella creazione. Ti fa capire che la natura è abbastanza resiliente. La vediamo rigenerarsi intorno a noi”. “Credo veramente che questo momento che stiamo vivendo sia una crisi, ma può essere anche un kairos. Un kairos, come dice Papa Francesco, è un’opportunità, un momento, un momento opportuno per ripensare, per convertirci, per subire quella profonda conversione ecologica e iniziare a muoversi in una direzione diversa.” https://www.youtube.com/watch?v=dLt4AqX6LPE   (altro…)

Chiara Lubich: condividere

Chiara Lubich in questo brano ci invita a condividere con il prossimo quanto gli manca per avere una vita degna. E’ il miglior modo di prepararci al Natale che festeggeremo tra pochi giorni. La conversione del cuore, richiesta per andare incontro a Gesù, non consiste in belle parole e slanci sentimentali, ma nel fare la volontà di Dio e soprattutto nell’amare il nostro prossimo, nel solidarizzare concretamente con lui e condividere con lui, quando manca del necessario, i nostri beni: cibo, vestito, alloggio, assistenza, ecc. È quanto Gesù insegna. La vita cristiana, infatti, non consiste principalmente in lunghe preghiere e penitenze estenuanti; non domanda di cambiare mestiere o professione – a meno che questa non sia cattiva in se stessa –, bensì di vivere, nell’attività e nello stato di vita a cui apparteniamo, l’amore del prossimo. “Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto” (Lc 3,11). (…) Siamo nel mese in cui si celebra la festa del Natale. Il Natale per la Chiesa non è semplice commemorazione di un avvenimento passato, ma è la celebrazione di un mistero sempre presente, sempre attuale: la nascita di Gesù in noi e in mezzo a noi. Come allora prepararci a Natale? Come fare in modo che Gesù nasca o rinasca in noi e fra noi? Con l’amare concretamente. Stiamo attenti che il nostro amore al prossimo non si fermi alle dichiarazioni o al sentimento, ma passi sempre all’azione, alle opere piccole e grandi.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, in Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi, Opere di Chiara Lubich, Cittá Nuova, 2017, pag. 422-423) (altro…)

Università Popolare Mariana: Lo spazio della coscienza

Università Popolare Mariana: Lo spazio della coscienza

Inaugurato il 6 novembre 2021 il ciclo di lezioni del nuovo corso dell’Università Popolare Mariana (UPM) del Movimento dei Focolari che quest’anno ha come titolo“Dove l’uomo è solo con Dio: la coscienza”. Catherine Belzung, neuroscenziata, ed Emanuele Pili, docente, relatori della seconda lezione, rispondono ad alcune domande. La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità”. Le parole che ritroviamo nella Costituzione Pastorale Gaudium et Spes, ispirano il titolo del nuovo corso dell’UPM (Università Popolare Mariana) dei Focolari pensato per l’anno accademico 2021-2022: “Dove l’uomo è solo con Dio: la coscienza”. Uno spazio “santo” quello della coscienza morale, come ha spiegato Renata Simon, co-responsabile per l’aspetto della sapienza e dello studio del Movimento dei Focolari, durante il primo incontro di questo percorso, il 6 novembre 2021: “La coscienza non chiude l’uomo dentro un’impenetrabile solitudine, come in una cella isolata, ma lo apre alla chiamata di Dio”. Analizzare il tema nelle sue varie declinazioni e, nel contesto della spiritualità dell’unità, riflettere sulla capacità di agire secondo la responsabilità di ciascuno di entrare in dialogo con sé stessi e con questa voce, sono solo alcuni degli obiettivi che questo corso si propone di raggiungere. Una grande sfida soprattutto nel mondo di oggi, come ci spiegano Cahterine Belzung, neuroscienziata e professoressa del dipartimento “Imagerie et Cerveau” dell’Università  François Rabelais di Tours (Francia) e Emanuele Pili, professore aggiunto al Dipartimento di teologia, filosofia e scienze umane dell’Istituto Universitario Sophia. Entrambi saranno relatori durante il secondo incontro in programma il 18 dicembre 2021 sul tema: La coscienza in un mondo plurale, diverse prospettive. La lezione tratterà degli aspetti psicologici in relazione alla coscienza morale, introducendo in qualche modo la questione della libertà e dei suoi possibili condizionamenti, materia di riflessione durante il terzo incontro. Ciascuno di noi si ritrova a dover scegliere secondo dei valori, e questo lo ritroviamo in varie prospettive disciplinari – spiega Catherine Belzung. Quel che varia spesso sono i concetti e il linguaggio utilizzato. Nelle neuroscienze parliamo di ‘meccanismi per prendere una decisone’, in altri campi di ‘coscienza morale’. Si deve costruire un dialogo per capire se le varie parole utilizzate corrispondono ad un concetto comune”. Nell’agire siamo condizionati neurologicamente o siamo liberi? Siamo persone completamente libere.  – afferma Catherine Belzung- Alcune ricerche sono state interpretate male e identificano l’uomo come una marionetta nelle mani del proprio materiale genetico, del proprio cervello. In realtà noi non siamo determinati dalla nostra biologia”. Capire cosa ostacola l’ascoltarsi e l’ascoltare la voce di Dio in una realtà rumorosa come quella che abitiamo, sembra essere il vero quesito. “Il tempo nel quale viviamo – spiega Emanuele Pili – è così chiassoso e frenetico che, talvolta, si crea come una cappa soffocante intorno ai nostri desideri più intimi e autentici. La pervasività e l’onnipresenza della tecnologia mutano lo stesso processo attraverso cui si forma l’identità personale. Pertanto, la sfida dell’ascolto della nostra interiorità è effettiva e non semplice da affrontare”. Come uscire da questa impasse? Il punto, credo, stia nel trovare il modo di bucare la cappa che tende a ostacolare la possibilità di rientrare in noi stessi. – continua Emanuele Pili – Molto, penso, passa dalla riscoperta – aiutata anche dall’esperienza della pandemia – delle relazioni vere e semplici, vissute nella loro dimensione corporea ed emozionale, capaci di lasciar da parte superficialità e mediocrità. (…) riscoprire l’interiorità e il desiderio che la anima è il gioco serio, non serioso, della normalità della vita. Forse, oggi, bucare la cappa che non ci permette di accedere all’interiorità passa anche e soprattutto dal saper ascoltare questo grido, talora muto o soffocato, di cui ad esempio i più giovani sono, nel bene e nel male, la più viva ed efficace testimonianza”.

Maria Grazia Berretta

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Musica di fraternità sulla rotta balcanica

Musica di fraternità sulla rotta balcanica

Il viaggio della band internazionale Gen Rosso nella rotta balcanica dove migliaia di migranti vivono situazioni drammatiche cercando di raggiungere l’Europa in cerca di futuro migliore. Da questa esperienza nasce anche il loro prossimo concerto di Natale dal titolo “Refugee” che sarà trasmesso gratuitamente in streaming. “Siamo stanchi, molto stanchi di vivere in queste condizioni, ma oggi abbiamo ritrovato e sperimentato la gioia”. Queste le parole di Mariam, visibilmente emozionata, nel ringraziare il gruppo internazionale Gen Rosso al campo rifugiati in Bosnia, dopo una giornata trascorsa insieme. Mariam è iraniana e insieme ad altri migranti oggi vive in quel campo profughi perché è in cerca di un futuro migliore, dove non ci sono guerre, odio e persecuzioni. Migliaia di rifugiati come lei sono bloccati al freddo e al gelo, nella cosiddetta “rotta balcanica”, con la speranza di raggiungere l’Europa. Il Gen Rosso nel mese di ottobre 2021 è andato in Bosnia per portare sollievo e speranza a questi migranti anche attraverso l’arte, la musica, il ballo. Un campo profughi gestito dalla Jesuit Refugee Service (Jrs), il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati che fornisce alloggi e aiuti essenziali ai richiedenti asilo e ai migranti che tentano di superare il confine croato. “Non avevamo la minima idea di cosa e chi avremmo incontrato – spiegano dalla band -, ma avevamo il desiderio di fare sentire la fraternità a queste persone forzate ad un doloroso peregrinare di anni”. I migranti hanno bisogno non solo di cibo e vestiti ma anche di momenti di accoglienza e serenità. All’inizio “ci siamo ritrovati sotto lo sguardo interrogativo e un po’ diffidente di famiglie che si tenevano a distanza. Non era semplice iniziare con persone provenienti da diverse culture e tradizioni, abituate all’indifferenza, se non all’ostilità, di tanti” spiegano dalla band. A rompere il ghiaccio iniziale sono stati i bambini. Incoraggiati, si sono avvicinati per provare a suonare un tamburello brasiliano di Ygor del Gen Rosso. Piano piano tutti si sono fatti coraggio. “Chissà cosa hanno vissuto questi bambini e cosa portano nel cuore – racconta Michele, cantante solista della band -. Si è creata subito una bella atmosfera. Il fatto che i bambini fossero presenti, con la loro immediatezza e semplicità, ha aiutato molto”. Così sono cominciati i primi dialoghi. Come ti chiami? Da dove vieni? E la diffidenza ha iniziato a lasciare spazio alla fiducia. “Avevamo previsto di dividerci in gruppetti – raccontano i musicisti -, ma abbiamo capito che loro tutti desideravano rimanere insieme e dopo tanto tempo, fare festa, con canti e danze di singoli e di popolo, secondo le proprie tradizioni. Alcune mamme, per mostrarci una danza tipica, ci hanno lasciato i loro bimbi in braccio con la fiducia che si ripone in fratelli”. Un rifugiato con una gamba ferita “ha afferrato il mio tamburo – racconta Helânio – i suoi occhi brillavano, era quasi il suo unico modo di esprimersi. Ero felice di dargli questa opportunità”. “Una donna ha chiesto se poteva ballare. – racconta Raymund, ballerino -. Sentiva che qualcuno la stava apprezzando. Ho capito cosa significa andare loro incontro attraverso la musica, capace di ricostruire l’anima delle persone, ed era evidente nei loro occhi lucidi, che erano felici”. Un’esperienza indelebile che ha ispirato anche il prossimo Concerto di Natale che il Gen Rosso ha intitolato appunto “Refugee”. Si svolgerà il 18 dicembre 2021, alle ore 21:00 (UTC+1), presso l’auditorium di Loppiano – puoi acquistare i biglietti qui o presso l’auditorium – e sarà trasmesso gratuitamente in streaming sulla piattaforma web publica.la. Una serata dedicata in particolare a tutti coloro che in questo momento si trovano in situazioni di sofferenza e disagio, con il desiderio di portare sollievo, pace e speranza.

Lorenzo Russo

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Vangelo Vissuto: “Beata colei che ha creduto” (Lc 1,45)

Dopo essere stata visitata dalla potenza dell’Altissimo, Maria, si precipita dalla cugina Elisabetta con il cuore in festa. È il primo gesto missionario che la Madre di Dio compie dopo aver detto il suo “sì”, l’andare incontro all’altro con una lieta novella. Natale è il tempo in cui anche noi possiamo portare con generosità questo annuncio al mondo. Come una pozzanghera In famiglia, in nome della libertà, i figli avevano perduto ogni misura e rispetto. Un giorno, per non reagire male e ritrovare la calma, sono uscita a fare due passi e, come spesso faccio, mi son messa a recitare il rosario. Pensavo a Maria. Era stata sposa e madre. Dentro il suo cuore aveva silenziosamente serbato tutto, anche il suo dolore. Pur sentendomi un miscuglio di negatività, pregare e riflettere mi hanno ridato pace e forza per cercare di portare a casa quella serenità. Ad un tratto, mentre camminavo, ho visto una pozzanghera dove si rifletteva il cielo. Ecco, mi sentivo un po’ così: una pozzanghera che può fare da specchio al cielo. Ciò è bastato per ricominciare con una gioia nuova. (F.A. – Albania) Insieme Avevo programmato con mio marito che al ritorno dal lavoro sarebbe rimasto a casa per far compagnia a nostro figlio John che ha la sindrome di Down, permettendomi così di partecipare a un incontro in parrocchia al quale tenevo. Ultimamente però questo passarsi di mano il dovere di genitori nei riguardi di John capitava un po’ troppo spesso, di conseguenza avevo notato nel ragazzo reazioni negative ingiustificate. Riflettendo, decisi di rinunciare all’incontro per stare con lui. Quando seppe che tutti e tre saremmo rimasti a casa insieme, il suo atteggiamento di sfida venne meno. Mentre preparavo la cena, venne a dirmi: “Mi dispiace di essere stato sgarbato, mamma. Ricominciamo”. Si riferiva a qualcosa che aveva fatto il giorno prima e intendeva dire “ricominciamo a volerci bene”. Ero contenta si fosse ricordato dell’offesa. Anche mio marito fu presente e l’armonia familiare ne fu rinsaldata. Trascorremmo una bellissima serata. Quando John andò a letto era visibilmente felice. (R.S. – Usa) In ospedale Ieri mattina, nell’ospedale dove svolgo un servizio di volontariato, sono andato a salutare un paziente piuttosto anziano. Quando gli ho chiesto se desiderava ricevere l’Eucarestia, ha sorriso scuotendo la testa: “È da tanto che non ricevo la Comunione…”. Gli ho proposto: “Vuole almeno recitare una preghiera?”. E lui: “Sì, ma mi deve aiutare, perché non ricordo come si fa”. Ho cominciato io e, parola per parola, mi ha seguito. Terminata la preghiera, ha concluso sorridendo: “Mi sono commosso”. E dire che all’apparenza l’avrei definito un duro. L’ho salutato con una carezza. (Umberto – Italia)

A cura di Maria Grazia Berretta

(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VII, n.4, novembre-dicembre 2021) Foto © Joachim Schwind – CSC Audiovisivi (altro…)

USA | Un’impresa familiare per la protezione dell’ambiente

Per oltre 25 anni John e Julia Mundell hanno lavorato nell’ambito della protezione ambientale. La loro azienda, la Mundell and Associates, ha iniziato operando per risolvere danni ambientali e problemi provocati dai rifiuti tossici a Indianapolis. Oggi il loro lavoro è conosciuto in tutti gli Stati Uniti e in altri Paesi. Lavorare per preservare la terra è per loro una vocazione per costruire l’unità e una risposta per custodire la nostra casa comune per le prossime generazioni. https://vimeo.com/651033530 (altro…)

Scuola Abbà: un fiore a quattro petali

Scuola Abbà: un fiore a quattro petali

Dopo l’Assemblea generale dei Focolari a inizio 2021, è ripartita la Scuola Abbà (Centro studi del Movimento dei Focolari) con una nuova configurazione. Per saperne di più abbiamo intervistato il suo Direttore, Mons. Piero Coda, già Preside dell’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (Italia), recentemente nominato da papa Francesco Segretario Generale della Commissione Teologica Internazionale. Lei è stato nel primo gruppo convocato da Chiara Lubich per formare la Scuola Abbà: quali sono gli obiettivi di questo gruppo di studio? Com’è stata la sua esperienza intellettuale e spirituale a contatto con il pensiero e la vita della Lubich? Certamente per un dono singolare di Dio, mi son trovato a partecipare all’inizio di questa esperienza con Mons. Klaus Hemmerle già nel 1989, prima che nel ’90 prendesse avvio ufficialmente la Scuola Abbà. Lo scopo che Chiara Lubich ha confidato sin dall’inizio a questo originale Centro Studi è stato quello di studiare e sviscerare le implicazioni anche teologiche, culturali e sociali del carisma dell’unità. Ma prima di tutto di fare un’esperienza vissuta e condivisa del Vangelo di Gesù nella luce che scaturisce dal carisma. Tanto che una delle ultime consegne che nel 2004 Chiara ha fatto alla Scuola Abbà è stata questa: «Siate un cenacolo di santità!». Ecco il dono e il compito della Scuola Abbà: imparare ad abitare con la vita, e così anche col pensiero, quel luogo in cui c’introduce la presenza di Gesù risorto vivo in mezzo ai suoi, quel luogo che è la vita di Dio, il seno del Padre. Tale vita – c’insegna Chiara in accordo col Vangelo e la fede della Chiesa – è la vita stessa della Santissima Trinità, non solo nei Cieli, ma in mezzo a noi: “come in Cielo così in terra”. Per me è stata ed è un’esperienza unica. La potrei descrivere con le parole della prima lettera di Giovanni: «i miei occhi hanno visto, le mie mani hanno toccato, le mie orecchie hanno udito … il Verbo della vita»: i sensi dell’anima si sono accesi e hanno sperimentato la luce di Gesù abbandonato e risorto con cui guardare in modo nuovo la realtà. Così, più di prima, la teologia è diventata per me un fatto vitale e affascinante e al tempo stesso, essendo presenti nella Scuola Abbà esperti di tutte le discipline tesi a vivere l’unità anche nella comunione del pensiero, si è dischiuso l’orizzonte della inter- e trans-disciplinarità, e cioè della scoperta della radice e della meta comune di tutte le forme di sapere chiamate perciò in concreto a dialogare tra loro. La teologia che esercito si è straordinariamente arricchita in questo dialogo condotto non solo a livello interpersonale, ma anche a livello di rapporto tra le discipline. Di recente la Scuola Abbà ha vissuto un ulteriore sviluppo e lei è diventato il direttore a marzo 2021. Ci può dire in cosa consiste questo sviluppo? La Scuola Abbà ha ormai più di trent’anni di vita e lungo questo tempo s’è sviluppata e arricchita molto. Quasi 50 le persone che, in periodi diversi, son entrate a farvi parte, fino al 2004 con la presenza costante e decisiva di Chiara. Poi sono nati attorno ai suoi membri gruppi attinenti le varie discipline: psicologia, sociologia, politica, economia, scienze naturali, arte, dialogo… attualmente più di 300 persone in tutto il mondo. In concomitanza con l’Assemblea generale dell’Opera di Maria e come frutto di tutto un cammino di discernimento comunitario, s’è costatato che il “fiore” della Scuola Abbà in questi anni è fiorito in “quattro petali”: e si è perciò cercato di dare loro una configurazione unitaria e insieme distinta, che riconosca e promuova questo sviluppo a servizio della missione dell’Opera di Maria. Un “petalo” è quello formato da chi (una quindicina di persone) è chiamato a continuare nello studio specifico del significato carismatico e culturale dell’evento del ’49 quale espressione peculiare del carisma dell’unità nell’esperienza vissuta da Chiara, Foco (Igino Giordani), le prime compagne, i primi compagni e poi via via da tutti coloro che partecipano del carisma un evento di grazia di cui custodiamo una preziosa testimonianza scritta da Chiara stessa. Un secondo “petalo” è quello impegnato nella trasmissione di questo patrimonio di luce e dottrina alle nuove generazioni: un gruppo di 27 giovani studiosi, con competenze disciplinari diverse, provenienti da tutto il mondo. Un terzo “petalo” raccoglie coloro che sinora hanno fatto parte della Scuola Abbà, e tuttora continuano a farvi parte (un bel gruppo di 29 persone), nella prospettiva di realizzare dei progetti di ricerca ispirati dal carisma e a servizio dell’Opera, basandosi sulle rispettive competenze ed esperienze. Infine, il quarto “petalo” è quello dei gruppi disciplinari con estensione internazionale. Che progetti avete in mente per il futuro? I progetti li stiamo mettendo sul tavolo per discernere insieme quali intraprendere e come farlo. Si profilano già alcune cose interessanti. La prima è quella di dar forma a un “lessico” della vita di unità: una specie di vademecum, in cui le idee-forza sprigionate dal carisma dell’unità vengano presentate in maniera universale e arricchite alla luce di tutto il cammino che sin qui si è compiuto. Una seconda cosa è di offrire un contributo, partendo dalla specificità del carisma, al cammino sinodale della Chiesa che papa Francesco ha lanciato proprio ora. Crediamo infatti che qui vi sia qualcosa di importante: perché Chiara, nel ’49, dice che l’«Anima», – questo soggetto nuovo, personale e comunitario insieme, che nasce dal patto di unità – è «in veste di Chiesa» che viene accolta nel grembo della Trinità ed è un «drappello» che cammina. E sinodo, appunto, è il nome della Chiesa che cammina fianco a fianco di tutti, a cominciare dai più poveri e scartati e da tutti coloro in cui riconosciamo il volto e il grido di Gesù Abbandonato. C’è poi il grande tema antropologico che interpella il nostro tempo: in particolare, la relazione tra le persone e in specie quella tra il maschile e il femminile e tra le diverse culture. E infine il rapporto tra le religioni: un segno dei tempi e uno specifico scopo del carisma dell’unità. Un membro dei Focolari si potrebbe domandare, come posso partecipare io della Scuola Abbà? Tutta l’Opera di Maria è Scuola Abbà! Come diceva Chiara, il Movimento è nato come una scuola. Nella Scuola Abbà, e così nell’Opera, si tratta infatti di mettersi alla scuola decisiva che Dio ha fatto a Chiara, Foco, le prime focolarine, i primi focolarini, in particolare nel ’49. L’impegno, dunque, è che la Scuola Abbà non sia una casa con le porte chiuse: ma sia tutta finestre e tutta porte, in modo che tutti vi possano partecipare dal vivo. Vedo, per esempio, la piccola esperienza che stiamo facendo a Loppiano nell’offrire alcuni approfondimenti per partecipare a tutti questa luce. È un fatto estremamente positivo: anche perché questa luce, quando raggiunge le persone nelle diverse situazioni, nelle diverse competenze, nelle diverse sensibilità, suscita gioia e creatività. La Scuola Abbà non è una realtà a una sola direzione: nel senso che parte solo dalla luce che viene offerta. No! La luce parte e ritorna arricchita dall’esperienza, dalle questioni, dalle soluzioni che la vita del popolo di Chiara guadagna e offre. Una circolarità virtuosa, dunque, che dev’essere sempre di più e sempre meglio attivata e promossa.

Carlos Mana

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Chiara Lubich: migliorarsi e ricominciare

Ogni anno, in attesa del Natale, ascoltiamo l’invito a “preparare la strada al Signore”. (cf. Is 40,3).  Dio che, da sempre, ha manifestato l’ardente desiderio di stare con i suoi figli, viene “ad abitare in mezzo a noi”. Chiara Lubich in questo brano suggerisce come prepararci alla Sua venuta, come aprire il nostro cuore a Gesù che nasce. Noi stessi avvertiamo spesso il desiderio di incontrare Gesù, di averlo accanto nel cammino della vita, di essere inondati della sua luce. Perché egli possa entrare nella nostra vita, occorre togliere gli ostacoli. Non si tratta più di spianare le strade, ma di aprirgli il cuore. Gesù stesso enumera alcune delle barriere che chiudono il nostro cuore: “furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia…” (Mc 7, 21-22). A volte sono rancori verso parenti o conoscenti, pregiudizi razziali, indifferenza davanti alle necessità di chi ci sta vicino, mancanze di attenzioni e di amore in famiglia… (…) Come preparargli concretamente la strada? Chiedendogli perdono ogni volta che ci accorgiamo di aver eretto una barriera che ostacola la comunione con Lui. È un atto sincero di umiltà e di verità con il quale ci mostriamo a Lui così come siamo, dicendogli la nostra fragilità, i nostri sbagli, i nostri peccati. È un atto di fiducia con il quale riconosciamo il suo amore di Padre, “misericordioso e grande nell’amore” (Cf. Sal 103, 8). È l’espressione del desiderio di migliorarsi e ricominciare. Può essere a sera, prima di addormentarsi, il momento più adatto per fermarci, guardare la giornata trascorsa e domandargli perdono. Possiamo anche vivere con maggiore consapevolezza e intensità il momento iniziale della celebrazione dell’Eucaristia quando, insieme con la comunità, domandiamo perdono dei nostri peccati. È poi di enorme aiuto la confessione personale, sacramento del perdono di Dio. È un incontro con il Signore al quale si possono donare tutti gli sbagli commessi. Si riparte salvati, con la certezza di essere stati fatti nuovi, con la gioia di riscoprirsi veri figli di Dio. È Dio stesso, con il suo perdono, a togliere ogni ostacolo, ad “appianare la strada” e ad instaurare nuovamente il rapporto d’amore con ciascuno di noi.

Chiara Lubich

 (Chiara Lubich, in Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi, Opere di Chiara Lubich, Cittá Nuova, 2017, pag. 766-768) (altro…)

Un santo per amico

L’8 ottobre 2021 si è conclusa a Genova (Italia) la fase diocesana del processo di beatificazione di Alberto Michelotti e Carlo Grisolia. La loro è la storia di un cammino condiviso, di un amicizia vera capace di superare tutto. Come si fa a “farsi santi insieme? Non è semplice. Serve del tempo e soprattutto è necessario camminare nella stessa direzione, guardare alla stessa fonte di luce. È questa la storia di Alberto Michelotti (Genova 1958- Monte Argentera 1980) e Carlo Grisolia (1960 Bologna- Genova 1980), due giovani di Genova (Italia) per alcuni aspetti molto distanti tra loro, eppure legati da una grande amicizia e da un unico desiderio: mettere Dio al centro della propria vita. L’ideale e il carisma del Movimento dei Focolari li attrae fortemente e li unisce in un rapporto fatto di vera condivisione e fratellanza. Entrambi partono per il cielo nel 1980, a distanza di 40 giorni l’uno dall’altro, Alberto durante una gita in montagna, Carlo per un tumore. Due amici ed un unico processo di canonizzazione, avviato dal cardinale Tarcisio Bertone, arcivescovo di Genova nel 2005, che lo scorso 8 ottobre ha visto conclusa la sua fase diocesana. Ma chi sono davvero questi due ragazzi? Alberto ha la stoffa del leader, del vincente, ma la sua è una leadership di “servizio” che lo avvicina sempre di più al prossimo, soprattutto ai più bisognosi e ai giovani. Nato e vissuto con la sua famiglia alle porte di Genova, frequenta con i suoi genitori la parrocchia di San Sebastiano. Partecipa in maniera attiva alla vita parrocchiale e, dopo un iniziale coinvolgimento nell’Azione Cattolica, conosce grazie ad un sacerdote, Mario Terrile, la spiritualità di Chiara Lubich che lo travolge. È proprio durante la Mariapoli del 1977, meeting del Movimento dei Focolari, che Alberto riceverà in dono una notizia nuova, qualcosa che cambierà per sempre la sua vita: “Dio amore”. Lo stesso anno entra a far parte dei Gen (Generazione Nuova), la diramazione giovanile del Movimento, ed è qui, che conosce Carlo con il quale sperimenterà una profonda unità, capace di superare le differenze caratteriali che li contraddistinguono. Carlo, a differenza di Alberto, è un ragazzo più introverso e poetico. Studia agraria e gli piace leggere, suonare la chitarra e scrivere canzoni. È un sognatore, un tipo con le ali ai piedi, nulla a che vedere con la grande passione di Alberto per la montagna e la razionalità matematica, tipica di uno studente di ingegneria quale è. Eppure, ad unirli, c’è qualcosa di grande, il desiderio di portare agli altri l’ideale evangelico del mondo unito con gioia ed entusiasmo e, soprattutto, la voglia di mettere sempre in pratica il messaggio di Gesù “dove due o più sono uniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt 18, 15-20). Dai Focolari, che conosce fin da piccolo grazie ai suoi genitori, Carlo impara la strategia del “farsi santi insieme”, un invito lanciato da Chiara in un suo messaggio che diventa come un chiodo fisso per lui, in particolare dopo essersi trasferito a Genova per via del lavoro del padre. Vir, “vero uomo, uomo forte” non è solo l’appellativo che la Fondatrice del Movimento dei Focolari gli attribuisce, ma diventa nel tempo un programma di vita per Carlo che trae la sua forza da Gesù, l’unica fonte di energia possibile, come scrive in una sua canzone: “E respira nell’aria l’amore che ti dona questo nuovo sole che nasce su di te”. L’amicizia tra questi giovani dura tre anni, eppure tra le due anime sembra intravedersi davvero la maturità di chi ha condiviso molto, di chi ha fatto esperienza vera della vita, sviscerandola, quella maturità che, generalmente, è dei sapienti. Nel cammino di ricerca dell’Amore autentico scoprono la purezza come strumento per raggiungere insieme la vera libertà e condividere questo ideale con gli amici. Pensieri profondi si intrecciano in una trama tutta colorata, su pezzi di carta che un tempo sostituivano i nostri messaggi whatsapp. “Probabilmente per te sarà l’anno del militare – scrive Alberto a Carlo nel giorno del suo diciannovesimo compleanno – Forse nuove difficoltà, nuove gioie. Un po’ come la giornata di oggi  cominciata con un sereno fantastico e ora, alle 16, trasformatasi  in un  grigio invernale (…). Ma tanto sappiamo che dietro queste nuvole c’è il sole”. Alberto e Carlo, si specchiano l’uno nell’altro, riconoscendo gioie e paure, lotte e conquiste e, fiduciosi in quell’Amore che tutto può, sono pronti a vivere la frase del Vangelo: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (GV 15,13). Alberto perde la vita sulle montagne cuneesi, il 18 agosto del 1980, cadendo durante una scalata in un canalone ghiacciato sulle Alpi Marittime. Carlo non riesce a partecipare al suo funerale. Il 16 agosto rientra dal militare per degli accertamenti dopo una serie di svenimenti e di paralisi agli arti. In poche ore e, dopo il consulto di un medico che non nasconde la gravità della situazione, viene ricoverato. Si tratta di neoplasia. Gli raccontano della morte di Alberto, ma il tempo è poco e bisogna correre all’ospedale. Saranno questi i 40 giorni che separano i due amici prima di ritrovarsi ancora, uniti per sempre. Negli ultimi giorni trascorsi in ospedale Carlo, pur senza forze, accoglie tutti con un grandissimo sorriso: “So dove vado – dice a un’infermiera – Vado a raggiungere un mio amico che è partito giorni fa in un incidente in montagna. Carlo sente forte la presenza di Alberto al suo fianco e non vede l’ora di compiere quel “salto in Dio” di cui parla alla mamma in ospedale. Un tuffo nell’immenso che lo riporta alla casa del Padre il 29 settembre del 1980. Oggi, a 40 anni di distanza, quell’invisibile patto suggellato nell’amicizia di Alberto e Carlo è più forte che mai e vive una nuova fase. Ciò che in realtà stupisce è la straordinarietà dell’evento. Nella storia della Chiesa non è mai accaduto che l’esame canonico di due cause distinte venisse condotto in parallelo e che riguardasse due amici. Affinchè Alberto e Carlo siano definiti prima beati ed in seguito santi sono necessari due miracoli avvenuti per loro intercessione, ma visto che la preghiera è unica per entrambi, saranno, ad ogni modo, “santi insieme”. La conferma di un’amicizia spirituale come possibile via della santità; la realizzazione nella loro vita di quel “come in cielo cosi in terra” e di quella gioia vera, frutto di una profetica ispirazione di Chiara: “Vi auguro di farvi santi, grandi santi, presto santi. Sono sicura di darvi in mano la felicità”[1].  

[1] Messaggio di Chiara Lubich in “GEN”, Anno XV (1981), n. 4, p. 2-3

Maria Grazia Berretta

 

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Friederike Koller: prossimità e grandi orizzonti

Friederike Koller: prossimità e grandi orizzonti

Sempre pronta, disponibile, vicina e allo stesso tempo capace di vedere la prospettiva globale. Ci ha lasciato il 5 dicembre scorso. Dal 2014 era consigliera al Centro Internazionale del Movimento dei Focolari. Oggi saper guardare e contenere un orizzonte che si fa “sempre più vasto” è un talento necessario per chi ricopre incarichi dirigenziali in organizzazioni internazionali che esprimono la grande complessità che caratterizza questo tempo. Friederike Koller aveva questa capacità.

Friederike Koller colla fondatrice dei Focolari Chiara Lubich

Ci ha lasciati il 5 dicembre scorso dopo una malattia fulminante e una vita intensa, spesa principalmente tra l’Europa e l’Africa, ma vissuta accanto a moltissime persone di tutti i continenti. Dal 2014 al 2020, infatti, Friederike, focolarina tedesca, ha ricoperto il ruolo di Consigliera al Centro internazionale del Movimento dei Focolari di Rocca di Papa (Italia) come delegata centrale, assieme ad Ángel Bartol; erano, cioè, i collaboratori più stretti della Presidente e del Copresidente del Movimento, con un compito importante e delicato: lavorare per mantenere l’unità delle comunità dei Focolari nel mondo. Un incarico “glocale” potremmo dire, con sfide continue ed estremamente varie, dove le diversità culturali, sociali, politiche richiedevano di avere davanti agli occhi la visione globale di interi popoli, senza però dimenticare l’attenzione alle singole persone. Friederike era medico di professione e – come ha affermato Peter Forst, focolarino tedesco – “si è sempre preoccupata di guarire, mai di infliggere nuove ferite. Ascoltare, saper aspettare, lasciarsi toccare profondamente dalle domande, mettersi sempre in gioco, essere vicina, non evitare i conflitti, guadagnare fiducia: questi erano alcuni dei suoi grandi punti di forza”. L’attenzione per ogni persona e il desiderio di spendersi per qualcosa di grande hanno caratterizzato le scelte di Friederike fin da ragazzina: prima la musica e la danza perché – spiegava – la facevano “entrare in un mondo che non passa, che sa di eternità”.  Ma, con l’adolescenza, si erano affacciate le grandi domande sul senso della vita. Una ricerca che l’ha portata prima ad iscriversi alla facoltà di Filosofia per poi cambiare decisamente ambito di studio: sceglierà Medicina perché avrebbe potuto aiutare tante persone e forse cogliere il “segreto” della vita. Un tragico episodio ha poi segnato un ulteriore passo verso la scoperta di quel senso che tanto cercava: paradossalmente la morte assurda di un’amica, in seguito a un grave incidente, ha aperto un varco alla presenza di Dio dentro di lei e ad un primo colloquio con lui. “Per la prima volta – racconta – quel Dio che sentivo solo ‘giudice’ diviene vita, bellezza, armonia”. Scopre così in Lui la Verità che aveva tanto cercato. Il primo contatto con la spiritualità dei Focolari coinciderà per Friederike con la scoperta di un Vangelo “possibile” e praticabile. “La mia concezione individualista di pensare e di fare – racconta – cadeva e pian piano cominciavo a guardare le persone attorno a me come veri fratelli e sorelle, fidandomi dell’Amore del Padre per ciascuno”. La vita si fa intensa e ricca: al lavoro, con i giovani, nell’attenzione ai più poveri. “Sentivo dentro un desiderio di piena donazione a Dio; nello stesso tempo avevo una paura matta di perdere la mia libertà”. In quel periodo approfondisce la conoscenza di Maria, la madre di Gesù: “Un giorno mi è venuto in mente quel Sì che lei aveva detto contro ogni ragione umana, pur con tutte le paure che anche lei sentiva. Mi ha dato il coraggio di dire anche il mio Sì”. Dopo la scuola di formazione delle focolarine a Loppiano (Italia) torna a vivere in Germania, prima a Colonia e poi a Solingen. Lavora come medico per quindici anni, che lei definirà “una scuola di umanità, di condivisione, anche di umiltà e di profondo rispetto davanti alle vite di tante persone con sfide inimmaginabili”.

Friederike con i giovani in Nigeria

Nel 2010 nel Movimento dei Focolari si cerca una focolarina responsabile per la Nigeria in un momento difficile per la situazione sociale del Paese, con il divampare di atti terroristici. Friederike, allora corresponsabile per i Focolari nel nordovest della Germania, non chiede ad altri, ma si offre lei stessa di trasferirsi lì. “Ha veramente amato il popolo nigeriano – ricordano le focolarine di quella terra – con le sue enormi sfide geografiche, di etnia e religione. Ha saputo condividere le nostre piaghe, ha seguito ogni situazione fino in fondo. Ci ha accompagnato e incoraggiato a scegliere sempre gli ultimi”. Aveva un amore di predilezione per chi è scartato, povero, dimenticato, unito ad un’attenzione a chiunque le passasse accanto che non è mai mutato, anche quando ha ricoperto incarichi importanti. Negli ultimi anni, ogni 15 giorni, prestava servizio volontario presso il Centro Astalli a Roma (Italia) che accoglie donne migranti. Preparava la cena e, se necessario, aiutava a ripulire la cucina. A volte, con le ospiti della struttura, nasceva un dialogo spontaneo, in alcuni casi la sua esperienza di medico era stata preziosa. Rimaneva sveglia fino a quando l’ultima ospite non fosse rientrata, spesso a tarda notte. La mattina dopo, poi, molto presto ripartiva verso Rocca di Papa arrivando direttamente al lavoro presso il Centro internazionale dei Focolari. Viveva poi con semplicità e naturalezza anche la quotidianità della vita di comunità. “Ogni cosa la faceva con molta cura. Con lei era molto difficile amare per primi, inevitabilmente si era sempre secondi…”. “È stato un dono conoscere Friederike – ricorda Conleth Burns, un giovane irlandese con cui Friederike ha condiviso il lavoro per il progetto Pathways: “Era sempre pronta, disponibile, vicina, capace di vedere il quadro in una prospettiva globale. Per lei l’unità era sempre entrambe le cose: grande e piccolo, quotidiano e strategico, personale e sociale. Penso che il modo migliore che abbiamo per ricordarla è seguire il suo esempio e viverlo pienamente”.

Anna Lisa Innocenti e Stefania Tanesini

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Chiara Lubich: vegliare e pregare

Siamo nel tempo liturgico di Avvento. Quindi di attesa, di preparazione per il Natale. Un tempo per vegliare e pregare. Ma come farlo? Anche in questa occasione ci vengono in aiuto le circostanze, i fratelli e le sorelle che riempiono le nostre giornate: l’amore che saremmo capaci di dare sarà la nostra preghiera, gradita al Cielo. “Vegliate e pregate” (…). In queste due parole è racchiuso il segreto per affrontare le vicende più drammatiche della nostra vita, ma anche le inevitabili prove della quotidianità. Ma per noi, oggi, nel ritmo frenetico e coinvolgente della vita moderna, quale speranza ci può essere di non lasciarci addormentare dal canto di tante sirene? Eppure quelle parole del Vangelo sono fatte anche per noi… Gesù neanche oggi può chiederci qualcosa che non siamo in grado di fare. Ed insieme con l’esortazione non può non darci anche il modo di poter vivere secondo la sua parola. Come si può dunque rimanere svegli e in guardia, come si può rimanere in un atteggiamento di preghiera costante? Forse abbiamo cercato di fare ogni sforzo possibile per chiuderci in difesa contro tutto e contro tutti. Ma non è questa la strada e non si tarda ad accorgersi che prima o poi bisogna mollare. La strada è un’altra e la troviamo sia nel Vangelo che nella stessa esperienza umana. Quando si ama una persona, il cuore vigila sempre attendendola e ogni minuto che passa senza di lei è in funzione di lei. Vigila bene chi ama. È dell’amore vigilare. Così agisce chi ama Gesù. Fa tutto in funzione di Lui, che incontra nelle semplici manifestazioni della sua volontà in ogni momento e incontrerà solennemente nel giorno in cui verrà. (…) Quel sorriso da donare, quel lavoro da svolgere, quella macchina da guidare, quel pasto da preparare, quell’attività da organizzare, quella lacrima da versare per il fratello o la sorella che soffre, quello strumento da suonare, quell’articolo o lettera da scrivere, quell’avvenimento lieto da condividere festosamente, quel vestito da ripulire… Se lo facciamo per amore, tutto, tutto può diventare preghiera. Per essere vigilanti, per pregare sempre, occorre dunque essere nell’amore: amare cioè la sua volontà e ogni prossimo che ci metterà accanto. Oggi amerò. Così vigilerò e pregherò ogni momento.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, in Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi, Opere di Chiara Lubich, Cittá Nuova, 2017, pag. 634-636) (altro…)

Mediterraneo: nuove narrazioni di unità

Mediterraneo: nuove narrazioni di unità

“Piantare semi di pace e vederli fiorire”. Le parole di Margaret Karram durante il tavolo di dialogo “Semi di speranza contro profeti di sventura: una partnership tra Religione e Governo per una nuova politica di unità mediterranea” in occasione del Rome MED 2021 organizzato dal Ministero italiano degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dall’ISPI.   “Credo che nella regione mediterranea le politiche governative dovrebbero creare un ambiente politico favorevole al pluralismo e alla parità di cittadinanza”. Con queste parole Margaret Karram, Presidente del Movimento dei Focolari, è intervenuta a Roma (Italia), il 3 dicembre 2021, alla settima edizione del Rome MED 2021 (Mediterranean Dialogues). “Penso che anche le religioni – ha continuato –  possano essere parte della soluzione, offrire e promuovere una narrazione diversa. (…) Ognuno di noi ha una propria narrazione e dobbiamo ascoltare, capire e rispettare quella dell’altra persona”. L’evento, che si è svolto a Roma dal 2 al 4 dicembre 2021, è l’iniziativa annuale di alto profilo promossa dal Ministero italiano degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dall’ISPI (Istituto Italiano per gli Studi di Politica Internazionale), che mette in dialogo politici, accademici, imprenditori, esponenti religiosi, ong, sulle opportunità offerte dal Mediterraneo e su come affrontare le numerose crisi che lo circondano e lo attraversano. L’intervento di Margaret Karram era inserito nel panel dal titolo “Semi di speranza contro profeti di sventura: una partnership tra Religione e Governo per una nuova politica di unità mediterranea”. Al dialogo, moderato da Fabio Petito (Head, Religions and International Relations Programme ISPI) e Fadi Daou (cofondatore di Adyan Foundation), sono intervenuti il Viceministro degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale in Italia, Marina Sereni, Noemi di Segni (Presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane), Azza Karam (Segretario Generale, Religioni per la pace), Mons. Miroslaw Wachowski (Sotto-segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede) e Haya Aliadoua (Consigliere del Segretario Generale, Lega Musulmana Mondiale). La riflessione del panel sulla crisi di disunità che ormai da tempo, per varie ragioni, interessa le sponde del Mediterraneo, palcoscenico di scontri tra le varie civiltà, ha mosso le fila del dibattito e, allo stesso tempo, ha lasciato libero spazio a nuove possibili iniziative ed un maggiore coinvolgimento dei leader religiosi e delle comunità nella vita pubblica, al fine di promuovere nuovi cammini di fraternità e pace. “Proprio ieri – ha detto Margaret Karram – Papa Francesco, arrivato a Cipro, ha sottolineato che ‘il mare nostrum’ – come lo chiamavano i romani – è ‘il mare di tutti i popoli che vi si affacciano per essere collegati, non divisi’[1]. Penso che questa sia la vera identità dell’area mediterranea”. Pensare al Mediterraneo, ha continuato la Karram, non come una continua crisi ma come un’opportunità per lavorare in maniera effettiva: “Siamo presenti come Focolari in questa regione del Mediterraneo da più di 50 anni . Portare l’impegno interreligioso nella vita quotidiana, aiutando le persone concretamente nei loro bisogni, è la lezione che abbiamo imparato e che fortemente valorizziamo; credo che le strategie di alto livello non abbiano un impatto profondo”. Nel parlare di azioni concrete la Presidente dei Focolari ha introdotto alcuni esempi e testimonianze che, dal Libano alla Siria, rivelano l’importanza di mettere al centro la persona, la cura dei rapporti e delle diversità e sottolineano il ruolo che le religioni possono giocare in questo campo. “L’amore e la cura per ogni essere umano sono il nucleo di questo messaggio –  ha concluso –  Le religioni hanno questa capacità naturale di fare rete, di attirare le persone in uno spazio dove possiamo piantare semi di pace, semi di speranza, e vederli fiorire”.

Maria Grazia Berretta

[1] Papa Francesco, Incontro con le autorità, la società civile e il corpo diplomatico – “Ceremonial Hall” del Palazzo Presidenziale a Nicosia (Cipro), 2 dicembre 2021. Cfr. https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2021/december/documents/20211202-cipro-autorita.html   (altro…)

“Insieme per l’Europa”: realizzare l’unità vivendola

“Insieme per l’Europa”: realizzare l’unità vivendola

Sulla via della diversità riconciliata. È questo il cuore dell’ultimo incontro degli “Amici di Insieme per l’Europa”(IpE), evento che ha avuto luogo il 6 novembre scorso a Castel Gandolfo (Roma). Riflessioni ed esperienze di vita per una comunione di percorsi che si fa ogni giorno più concreta. La rete internazionale dei Movimenti cristiani anche in questo 2021 si è ritrovata: 16 membri del comitato d’orientamento di “Insieme per l’Europa” (Comunità Sant’Egidio, YMCA Germania, Efesia Francia, ENC Austria, Focolare, Schönstatt, Syndesmos) e oltre 150 persone collegate via web si sono incontrate il 6 novembre 2021 presso il Centro Internazionale del Movimento dei Focolari di Castel Gandolfo (Roma-Italia) per un momento di condivisione e impegno concreto. Polarizzazione, riconciliazione e diversità riconciliata le tematiche trattate. La giornata, animata da vari interventi, ha ricevuto il contributo di Gerhard Pross, YMCA (Young Men’s Christian Association) di Esslingen (Germania), attualmente moderatore di “Insieme per l’Europa”, e di Margaret Karram, Presidente del Movimento dei Focolari. Nel suo discorso, Pross, ha invitato ad essere “portatori di speranza”: “In mezzo agli sconvolgimenti e alla crisi del nostro tempo, possiamo vivere la speranza indistruttibile del Vangelo ed essere messaggeri di Dio”. Margaret Karram, con il suo messaggio di unità al tempo della polarizzazione, ha incoraggiato tutti a diventare “apostoli del dialogo”: “Impegnarsi con altri orizzonti culturali, modi di pensare, abitudini e paradigmi da apprezzare, non disorienta, ma arricchisce”. Da sempre la mission di IpE è il libero convergere di Comunità e Movimenti cristiani di diverse Chiese capaci di creare rapporti di comunione nel rispetto delle diversità. Una risposta effettiva alla costante esigenza di una cultura della reciprocità e della fratellanza. Da tempo i Comitati nazionali, gruppi di lavoro che si sono formati spontaneamente nel corso degli anni, portano il loro contributo condividendo i loro passi. Dalla Repubblica Ceca, il racconto del viaggio che, il 9 maggio 2021, Festa d’Europa, ha condotto alcuni membri di IpE presso la Montagna Bianca, vicino Praga. A distanza di 400 anni, sul terreno che li ha visti scontrarsi durante la guerra dei Trent’anni (1618-1648), cattolici e protestanti hanno ammesso in pubblico le proprie colpe, desiderosi, nel perdono reciproco, di mettersi al servizio della società boema, oggi in gran parte non credente. In Germania il Comitato nazionale alla fine del 2020 ha proclamato un anno all’insegna dell’ incontro e dell’amicizia. Da gennaio, infatti, si è creato un “salotto virtuale” dove, una volta al mese, le varie realtà sono invitate a ritrovarsi e dove, a rotazione, viene intervistato un rappresentante di una Comunità in modo da conoscersi meglio e condividere esperienze. La Serbia ha offerto il suo contributo raccontando l’azione di un gruppo di Movimenti appartenenti a diversi Paesi impegnati nel sostegno ai rifugiati: “A Belgrado siamo spesso a contatto con varie persone nei campi profughi. Dopo aver presentato la domanda di asilo in Ungheria presso l’Ambasciata di Belgrado le attese sono generalmente lunghe e, nell’offrire loro del cibo o un alloggio, nascono bellissime amicizie che continuano anche nella preghiera comune e nelle visite reciproche”. https://www.together4europe.org/il-green-pass-invisibile/

Maria Grazia Berretta

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Nasce “Nuova Global Foundation”

Piattaforma che collega in rete le Città Nuova del mondo. Il primo evento. 

La Unity Conference 2021, dal tema Innovate New Ways for Inclusion in a Divided World, metterà in luce le questioni relative alla costruzione di economie più resilienti e inclusive, con argomenti sugli investimenti a impatto sociale e sull’impatto dei cambiamenti climatici. La conferenza segnerà anche il lancio ufficiale della Nuova Global Foundation con la speranza di poter coinvolgere partecipanti dei media, del business e della filantropia da più di 21 paesi in tutto il mondo.

L’evento ibrido, che si terrà il 30 novembre 2021 tra le 13:00 e le 15:00 (GMT +1), si svolgerà presso il Centro Mariapoli di Castel Gandolfo (Roma, Italia) e conterà con la partecipazione, tra i relatori, di Margaret Karram, Presidente del Movimento dei Focolari; Jesus Moran, co-presidente del Movimento dei Focolari; Rev. Kyoichi Sugino, membro del Consiglio di Nuova Global Foundation; Réka Szemerkényi, economista, membro del Consiglio di amministrazione di Nuova Global Foundation; Richard B. Tantoco, Presidente e CEO dell’Energy Development Corporation (EDC); Olayemi Wonuola Keri, CEO di Heckerbella Limited.

Nuova Global Foundation è una piattaforma di recente costituzione che collega in affiliazione la rete globale di riviste e case editrici di Città Nuova. Ha lo scopo di sostenere lo sviluppo dei media per diffondere l’ideale della fraternità universale, di un mondo unito e farlo diventare realtà ispirando milioni di persone.

Nuova Global Foundation è un’organizzazione globale senza scopo di lucro, fondata dal Movimento dei Focolari.Sostiene lo sviluppo di organizzazioni mediatiche e progetti giornalistici che fanno emergere sfide e soluzioni globali per il bene comune e per uno sviluppo globale umano.

Per maggiori informazioni sull’evento e per registrarsi gratuitamente per partecipare, accedere a: https://nuovaglobal.org/unity-conference/

https://www.youtube.com/watch?v=mw-sT6JbB8I&list=PL9YsVtizqrYsKtYUc6Tx0GIpROyrZqLOK (altro…)

Chiara Lubich: Cambiare per dare vita ad un mondo nuovo

Il 4 marzo 1989, Chiara Lubich risponde alle domande degli animatori dei Giovani per un Mondo Unito. In questo brano si riferisce alla cura del creato, una tematica nuova per quegli  anni e una vera urgenza per l’intera umanità ancora oggi. Lo sviluppo delle scienze, lo sviluppo della tecnica, è stata una cosa enorme, meravigliosa, che ha fatto rimanere allibiti tutti. Però […] il più delle volte è venuto senza Dio. E adesso siamo in un pianeta che, voi sapete, se andiamo avanti così, può saltare da un momento all’altro; o meglio può tutti ridurci in un’altra catastrofe che non è quella atomica, ma la catastrofe adesso ecologica ecc. di tutte queste cose. […] Qui sembra che gli uomini portino due grosse scarpe da montagna che hanno camminato in questi decenni così, così, così, così, dentro il fango spruzzando dappertutto; e han buttato in cielo cose che non andavano e nelle acque cose che non andavano, e nel mare cose che non andavano, rovinato gli alberi, rovinato tutto. Eppure c’erano tante scoperte, tante cose meravigliose, un grande sviluppo, quindi il bene mescolato al male. Ma non erano sotto l’occhio di Dio, non hanno ascoltato Dio e adesso anche questo fenomeno ci costringe a rivedere le cose tutti insieme, col mondo unito. Se noi non risolviamo questo problema tutti insieme, non lo risolviamo. Per dire che tutto tende l’unità: persino le cose mal costruite ci fanno capire che sì, andrebbe fatta una fratellanza universale, ma in Dio; sì, andrebbe rifatto, bisogna vivere su questo mondo, non bisogna farlo saltare in aria, però ricordati che c’è Dio. […] Per dire insomma che c’è una spinta, anche rovescia, ma che tutto fa tendere all’unità, ci costringe ad essere uno, come il problema ecologico per esempio, che ci costringe a fare una fraternità diversa. […] Vedete tutti gli avvenimenti, specie i dolorosi che son più difficili da interpretare, vanno capiti in due maniere […] è come sono perché materialmente sono così, ma c’è dentro qualche cosa, c’è dentro la mano di Dio, c’è dentro la provvidenza di Dio che le trasforma, come in un’alchimia, e le fa diventare carburante per la nostra vita spirituale. Ci voleva la croce per redimerci, ci voleva quel patire, quell’urlo – “Dio mio perché mi hai abbandonato” – per redimerci. Ci vuole anche il nostro patire per riuscire a creare un mondo nuovo, per cambiare il mondo, per cambiare le persone, per cambiare le creature. Ci vuole patire soffrire.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, Risposte alle domande degli animatori di Giovani per un Mondo Unito, Castel Gandolfo, 4 marzo 1989) (altro…)

Perù: Come in famiglia

La testimonianza di due genitori del nord del Perù, su come hanno affrontato la malattia della figlia sostenuti dall’amore di Dio e da una grande famiglia acquisita. “Eravamo a cena, quando mi resi conto che nostra figlia, la più piccola, aveva un grosso grumo in gola – racconta Marisela, la mamma. Il medico la visitò e nell’ecografia si evidenziò un tumore di 5 cm. Ci consigliò di rivolgerci all’endocrinologo per andare più a fondo. Lo specialista ordinò di fare una biopsia che, purtroppo, confermò la presenza di un tumore maligno con metastasi. Occorreva un intervento immediato. E’ stata una notizia molto forte che nessuno di noi si aspettava. Arrivando a casa, mi chiusi in bagno per sfogarmi e, piangendo, chiesi a Dio il perché di questa sofferenza”. “Ero molto provato, l’intervento era molto costoso – continua Luis, il papà – ma cercai di evitare la preoccupazione economica a Marisela. Avremmo chiesto un prestito per l’intervento chirurgico da fare a Lima, la capitale, ma dove alloggiare per tutto il tempo che avrebbe richiesto l’intervento e la convalescenza? Ci siamo messi in contatto con i responsabili del Movimento dei Focolari, del quale facciamo parte. Il nostro Centro era già occupato da alcune famiglie venezuelane immigrate in Perù per via della difficile situazione nel loro Paese, ma un religioso del Movimento in quel momento offriva casa per gli ospiti della congregazione, e, nell’essere accolti, abbiamo sentito davvero la vicinanza di Dio. A Lima, lo specialista in Neoplasiche ordinò, per sicurezza, di fare una seconda biopsia e altri esami, ma anche quest’ultima speranza si spense e venne confermata la diagnosi. Nostra figlia scoppiò in un pianto e il medico la consolò, assicurandole che tutto sarebbe andato bene”. “La comunità di Lima – racconta Marisela – si adoperò per raccogliere e mettere una somma a nostra disposizione che fu sufficiente per coprire il costo dell’operazione; mentre la lotteria organizzata dalla nostra figlia maggiore servì a coprire altre spese. Alla vigilia dell’intervento ci fece visita Padre Nacho, somministrò l’unzione degli infermi a nostra figlia e ci accompagnò alla clinica. Durante l’intervento, un esercito di persone pregava per il buon esito dell’operazione. E così fu!”. “Il medico in seguito decise che sarebbe stata necessaria la Iodio terapia – spiega Luis – e anche questa aveva un costo troppo elevato per noi! Ma la fede muove le montagne e guarisce i malati, ci dicemmo. La dottoressa ci aiutò a registrare nostra figlia al SIS (Sistema Integrale di Salute) e, nel verificare i suoi dati, risultò già  registrata. Qualcuno, che non conoscevamo, pagava la sua assicurazione medica da tre mesi. E’ stata per noi una sorpresa! E così si fecero tutti gli esami gratis e anche la terapia necessaria”. “Ancora una volta – conclude Marisela – costatammo il potere della preghiera e oggi siamo molto grati a questa grande famiglia del Movimento dei Focolari  per l’amore espresso in mille modi e per non averci lasciati soli in questo momento così difficile”.

Raccolta da Gustavo E. Clariá

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Vangelo Vissuto: Il coraggio di “fare” la pace

Essere operatori di pace vuol dire anche agire con generosità, essere solidali con coloro che ci circondano, andare oltre e aprire strade che ci permettano di avvicinarci all’altro facendolo sentire abbracciato.   Un dolce Nel nostro caseggiato abita una famiglia musulmana. In occasione della loro festa per la fine del Ramadan, abbiamo pensato di andare da loro per gli auguri portando un dolce (avevamo saputo che è d’uso regolarsi così). Poiché non erano in casa, abbiamo scritto un biglietto e deposto il pacchetto col dolce e il biglietto davanti alla loro porta. Più tardi ci siamo incontrati. Erano stati via per i festeggiamenti e al ritorno avevano trovato con gioia il piccolo dono. Con un grande sorriso, il marito ha ringraziato dicendo: «Da 25 anni siamo in Svizzera e nessuno mai ci ha fatto gli auguri. Ci ha fatto molto molto piacere».  In cuor mio la gioia era doppia. (Adriana – Svizzera) Da un panino al centuplo In tasca avevo soldi sufficienti per un solo panino. Uscendo dalla paninoteca, ho notato una signora che guardava speranzosa tutti quelli che mangiavano. Certamente aveva fame e aspettava l’offerta di qualcuno. In fondo, avrei potuto mangiare qualcosa più tardi, a casa. Così ho preso il mio panino e gliel’ho dato, facendola felice. Poi l’ho accompagnata da un fruttivendolo, al quale ho chiesto se poteva darle della frutta che gli avrei pagato il giorno dopo. Lui invece le ha consegnato una borsa piena di frutta, gratis. Ero così felice di vedere come da un panino può derivare il centuplo. (F.M. – India) È bastato un caffè Al lavoro dopo il rientro dalle vacanze, mi aspettava una sorpresa: un nuovo impiegato, finito l’apprendistato, era stato sistemato nel mio stesso ufficio. Non perché avesse invaso il “mio” spazio, ma sin dal primo momento mi risultò una persona antipatica a motivo dei suoi modi di fare, del suo sparlare di tutto e di tutti… Ce l’avrei fatta a lavorare con lui? E pensare che ero tornato ritemprato nelle forze, ma soprattutto nello spirito. Infatti, con tutta la famiglia, avevo partecipato a un ritiro basato su come vivere il Vangelo nella quotidianità. Ed eccomi messo alla prova: lavorare gomito a gomito con quel tipo “difficile”. Mi chiedevo come fare ad amare qualcuno così, quando mi arrivò da lontano un aroma di caffè… Idea! Senza indugio, andai a prenderne due, per me e per l’altro. Sorpreso dall’inaspettato gesto, il collega mi chiese: «Come hai fatto a sapere che avevo bisogno proprio di un caffè?». Ho buttato lì, ridendo, che ero un indovino. Da quel semplice atto di cortesia le cose sono cambiate e in seguito siamo diventati veramente amici. (V.J.M. – Spagna)

a cura di Maria Grazia Berretta

(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VII, n.4, novembre-dicembre 2021) (altro…)

Afghanistan: Un’amicizia che salva la vita

A partire dall’accoglienza di un gruppo di afghani in una struttura del Movimento dei Focolari in Italia, il racconto dell’amicizia che ha reso possibile il loro arrivo. L’amicizia tra Costanza Quatriglio, regista italiana e due attori afgani, Basir Ahang e Mohammad Jan, che sono di etnia Hazara, da molti anni vittima di persecuzioni. https://vimeo.com/620774962 (altro…)

Chiara Lubich: meglio di ieri

Se cerchiamo di migliorare ogni giorno, possiamo essere anche noi costruttori di pace come ci invita a fare la Parola di Vita di questo mese di novembre 2021. Noi tendiamo – perché così vuole il nostro Ideale – all’unità del mondo intero. E per questo (perché ci sia pace dovunque) preghiamo ogni giorno nel time-out. Ora, uno dei mezzi che abbiamo per arrivare a ciò è convogliare allo scopo (all’unità e quindi alla pace) più persone possibili, proprio in quanto fedeli di una religione (…) . Per cui, inviterei tutti a ravvivare i rapporti con loro. E fedeli delle più varie religioni ce ne sono un po’ dovunque: Certamente, è sempre una rivoluzione quella che ci domanda la volontà di Dio. Sappiamo che in questo campo ci sono secoli di immobilismo dietro alle nostre spalle, e, spesso, di ostilità. È una lotta per la pace, quindi, quella che dobbiamo condurre, e occorre premunirsi, allenarsi, prepararsi. Ecco perché vorrei consigliare, prima di tutto a me e poi a tutti voi, qualcosa che ci aiuti nelle prossime settimane ad avere un sussidio in più, ad aggiungere qualcosa a ciò che già facevamo, ad essere più vigilanti di prima, a crescere e crescere di continuo, per non venir meno (lo sappiamo che, se non si va avanti, si va indietro): qualcosa che ci faccia migliorare ogni giorno di più nel vivere il nostro ideale. Questo qualcosa potrebbe consistere nel dire a noi stessi prima di ogni azione che facciamo: “Oggi, meglio di ieri”. Tante azioni nella nostra vita hanno alcunché di ripetitivo: si prega tutti i giorni, si mangia tutti i giorni, si esce, si studia, si lavora, si incontrano persone, si dorme, si passeggia, si fanno lavori di casa, si riposa, ecc. Ebbene, compiamo ogni azione facendola precedere da un: “meglio di ieri”. E impegniamoci di conseguenza. Saremo così come Dio ci vuole: siamo un Movimento e non ci è permesso fermarci. Avremo più grazie e più facilità nell’attuare il compito specifico di questo mese: prendere in grande considerazione i fedeli di altre religioni e collaborare con loro alla pace e all’unità del mondo.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, in Conversazioni in collegamento telefonico, a cura di Michel Vandeleene, Opere di Chiara Lubich, Città Nuova, 2019, pagg. 425-426) (altro…)

India / Nepal: Una rete di speranza durante la pandemia

Tante luci nell’incubo del Covid in India e Nepal: una rete di aiuti che si attiva per fornire ossigeno agli ospedali della città indiana di Mumbai ed il racconto di un papà guarito grazie a questo ossigeno; i giovani dei Focolari che procurano pasti per circa 100 famiglie indiane; la comunità del Movimento del Nepal che, grazie agli aiuti ricevuti, fornisce cibo, materiale scolastico, medicine e aiuti economici a persone in difficoltà. https://vimeo.com/619795840 (altro…)

Le Mariapoli nonostante il Covid

Le Mariapoli nonostante il Covid

Anche quest’anno in varie parti del mondo si sono svolte le Mariapoli, ovvero “Città di Maria”, che fin dagli inizi del Movimento dei Focolari radunano per alcuni giorni persone delle più varie provenienze, quanti vogliono conoscere spirito e stile di vita dei Focolari, incoraggiandoli a vivere un laboratorio di fraternità universale. “Eravamo di tutte le parti della Francia e tanti hanno espresso la loro gioia di ritrovare i rapporti “de visu” e di riscoprire che l’unità può essere vissuta nonostante l’avvenire incerto”. Con queste parole i e le focolarine in Francia raccontano i giorni vissuti alla Mariapoli di Ressins. L’appuntamento si è svolto in presenza ed è stato bello rivedersi dopo il lungo periodo del Covid. “Prendere slancio … per vivere la fraternità oggi”, questo il titolo dell’evento frequentato da più di 300 persone. Anche in Slovenia la Mariapoli dal titolo L’amore – medicina per tutto, si è svolta in presenza con 200 partecipanti. “Passeggiando con i figli – racconta Barbara, presente all’evento con i suoi tre figli piccoli, alla quale un anno fa le è stato scoperto un cancro – ho sentito la voce di Gesù che mi diceva: ‘Non ti ho mandato questa malattia perché non ti amo, ma perché ti amo ancora di più”. La malattia ha suscitato un grande amore tra lei e suo marito e loro straordinaria confidenza in Dio. Le parole di Chiara Lubich e le esperienze raccontate hanno aiutato a scoprire la preziosità dei rapporti, costruiti per amore. In Paraguay la Mariapoli si è svolta in modalità telematica. Le “grida dell’umanità sofferente”, il “grido del Creato” e “le grida delle nuove generazioni” sono state le tematiche affrontate. “Abbiamo potuto vedere le disuguaglianze e le intolleranze della nostra società e in che modo possiamo rispondere a queste grida di sofferenza” racconta Silvia. La gioia della Mariapoli si è sentita, non solo dai paraguaiani ma anche da persone di varie parti del mondo che hanno partecipato. Nella zona di San Paolo, in Brasile, la Mariapoli dal titolo Nuova cultura, stabilendo dialoghi, si è svolta online con più di 1300 persone collegate e oltre 4000 visualizzazioni su Youtube. Ecco alcune impressioni. “La tematica dell’ecologia con la presentazione del Dado della Terra ha allargato la mia visione di come curare e migliorare la nostra casa comune”. “Ciò che mi è successo oggi fà vedere l’agire di Dio. Mi sono alzata felice e pronta per amare di più! Sono andata al mercato e all’uscita mi sono trovata dinanzi mia sorella con la quale da 10 anni non ci parlavamo. Credevo di non riuscire a perdonarla invece ho detto il mio si a Gesù e sono andata a parlare con lei”. In Venezuela infine la Mariapoli è stata definita “un’oasi nel deserto” per via del Covid e dell’incertezza per il futuro. Scrivono dalla comunità locale: “Ci ha riempito di speranza e ha rafforzato in ogni cuore il riconoscerci famiglia di Chiara”. “Prometto di diventare un super eroe che sempre avrà cura del pianeta – racconta un bambino di 9 anni -, aiuterà tutte le persone e sarò un buon cittadino, dando esempio con la mia vita e facendo sempre del bene”. Una signora positiva al Covid che ha seguito dal suo letto racconta: “Eccomi! Ci sono anche io… la migliore esperienza che potevo vivere in questo momento è il sentirmi attorniata dall’amore di Dio attraverso tutti voi”.

 Lorenzo Russo

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Vangelo Vissuto : “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio” (Mt 5, 9)

Come un cantiere sempre aperto dove ciascuno è chiamato a “fare”. È questa la pace, non solo l’assenza di guerra o un concetto astratto. E’ un qualcosa da costruire insieme fronteggiando tutte le difficoltà e partendo dal nostro piccolo. Un altro Rob Rob era andato via di casa dopo una litigata che sembrava aver messo la parola fine al nostro matrimonio. Erano passati due anni dalla sua partenza, senza sue notizie se non qualcosa riferitami dai genitori: faceva provini di film e cominciava ad entrare nel mondo della cinematografia. Quando tornò dall’Italia deluso e senza un soldo, sembrava un cane bastonato. Piangendo, mi chiese perdono. Quell’uomo che avevo amato, stimato, scelto come compagno di vita ora mi appariva un estraneo, un fallito. Dov’era andata la sua fierezza? E la bellezza che era il suo vanto? Quanto a me, durante il periodo di lontananza di mio marito mi ero avvicinata alla fede e avevo cominciato a impostare la vita su valori che avevo trascurato. Quando lui tornò, mi sembrò che Dio mettesse alla prova la mia fede. Ne uscì fortificata. Ora anche lui ha trovato non soltanto una nuova pace, ma insieme stiamo scoprendo un nuovo modo di vivere. Solo adesso mi sembra di cominciare a conoscere un altro Rob. (R. H. – Svizzera) Costruttori di unità Durante una riunione di lavoro in forma telematica, nel mio gruppo formato da membri di Paesi diversi, dopo le varie presentazioni, qualcuno imprudentemente azzardò delle definizioni altrui secondo il “colore” politico, con accenti di nazionalismo e fascismo. La tensione venuta a crearsi finì per degenerare in uno scambio di parole oltraggiose. Come giornalista che aveva viaggiato tanto e anche studiato la storia dei Paesi in questione, il mio parere era ben diverso da chi, invece, si basava sul sentito dire e su ciò che passavano i media. Quel giorno la seduta fu un vero fallimento. L’indomani, preparandomi a un altro gruppo di lavoro, mi disposi a evidenziare in ogni partecipante soltanto gli elementi che costruiscono e non quelli che dividono. Le cose andarono diversamente, tanto che quando toccò a me intervenire, tutti si sentirono valorizzati. Di qui una riflessione: si può diventare, anche solo tacendo, complici di disgregazione oppure elementi costruttivi e unificanti. Costa cara la realizzazione del sogno di Gesù «Che tutti siano uno». (G.M. – Ungheria) Nel silenzio In ospedale dovevo fare guardie notturne con un altro medico. Cristiano, ma non praticante, vedendomi partecipare alla messa quasi ogni giorno, spesso mi prendeva in giro. Il nostro turno durava tutta la notte, ma lui mi lasciava già a fine pomeriggio e questo per me voleva dire tanto lavoro in più. Malgrado ciò, ho cercato di mantenere nei suoi confronti un atteggiamento aperto, senza giudizio, per un mese, due… Un giorno esprime il desiderio di venire a messa con me («In questi mesi, dal tuo modo di amare in silenzio, ho imparato tante cose»). Da allora non solo fa il suo turno fino alla fine, ma si preoccupa perché durante la notte non mi stanchi troppo. (Bashar – Iraq)

a cura di Maria Grazia Berretta

(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VII, n.4, novembre-dicembre 2021) (altro…)

Brasile: Direttamente a casa tua

Un delivery speciale, un’attività alternativa che la Spiga Dorata (Espiga Dourada), panificio alle porte della Mariapoli Ginetta (San Paolo, Brasile), ha creato per poter garantire il suo servizio quotidiano anche in tempo di pandemia. “Questa emergenza ha cambiato davvero tutto, ma allo stesso tempo ci ha donato una visione nuova, diversa, aggiungerei molto più bella, più libera. Ci siamo accorti delle nuove necessità che le persone hanno”. Sono le parole di Adriana Valle, focolarina italiana trapiantata in Brasile ormai da 41 anni. A pochi passi dalla Mariapoli Ginetta, la cittadella dei Focolari alle porte di San Paolo, Adriana è responsabile della Spiga Dorata (Espiga Dourada), attività messa in piedi nel 1988 sulla strada e, solo in seguito, trasformata in un vero panificio. Oggi come allora, questo luogo offre ai suoi clienti molto più del semplice pane: essere un punto di riferimento per tutti coloro che lo vogliono è una missione che nemmeno il covid è riuscito a frenare. “La pandemia è arrivata così all’improvviso da mettere in crisi tutti i nostri piani – continua Adriana. Malgrado fossimo tra le poche attività a poter rimanere aperte, le nuove direttive non ci consentivano di fare il nostro lavoro come sempre. Non potevamo avvicinarci alla gente, servire ai tavoli e il cliente poteva solo entrare e prendere il pane velocemente, privandosi anche di una chiacchierata. Molti non uscivano più di casa e allora ci siamo chiesti cosa potessimo fare per queste persone, per far arrivare loro i nostri prodotti e la nostra presenza in un periodo così difficile. È cosi che è nata l’idea di creare un delivery. Abbiamo ingaggiato un aderente del Movimento dei Focolari che in quel momento era senza lavoro e con un piccolo furgone abbiamo dato il via alle consegne. C’è stata una pioggia di prenotazioni. Abbiamo iniziato a creare nuovi prodotti, ad offrire anche un pasto caldo, fare dei pacchetti con i beni di prima necessità e ci siamo resi conto che, quando le persone ricevevano il loro, erano felici. Inoltre, grazie alla Provvidenza, siamo sempre riusciti a superare la crisi economica e questo ci ha permesso di tenere con noi tutti i nostri dipendenti”. Che tipo di esperienze avete vissuto in questo periodo? “Abbiamo assistito a veri miracoli d’amore in tempo di pandemia. Durante la festa della mamma dello scorso anno era ancora proibito incontrarsi e abbiamo ricevuto tantissime prenotazioni da parte dei figli dei nostri clienti i quali, non potendo far visita alle mamme, volevano inviare loro dei cesti in regalo. Conoscendo i gusti delle persone abbiamo preparato degli ordini ad hoc e scritto anche dei biglietti di auguri. Abbiamo lavorato giorno e notte in quel periodo e la stessa cosa è successa sotto Natale. Riempire la solitudine delle persone, anche solo con un sorriso, non ha prezzo. La pandemia ci ha permesso anche di approfondire la conoscenza con i nostri dipendenti. Molti prendevano i mezzi pubblici per venire al lavoro e questo era davvero un rischio per la loro salute. Allora alcuni giovani e alcuni focolarini si sono offerti di andarli a prendere al mattino e riportarli a casa alla sera. Si è creata una rete bellissima di aiuto e, attraverso questo servizio, avvicinandoci alla loro quotidianità, siamo venuti a conoscenza anche di alcune difficoltà che questi dipendenti vivevano. Ci siamo messi in moto per dare una mano, come si fa in una famiglia, e questo ha davvero coinvolto tutti. Perfino un nostro cliente non credente, sapendo delle difficoltà che hanno alcune persone che conosciamo, ogni mese ci lascia piccole offerte ed è così che, man mano, l’impasto continua a crescere e questo lievito che è l’amore, continua a diffondersi”. Adriana, cosa rappresenta per te oggi la Spiga Dorata? “Questo posto è nato per volere della gente e qui ciascuno può sempre sentirsi a casa. Il nostro è un luogo di passaggio per tantissime persone appartenenti a tutte le classi sociali. Imprenditori, persone facoltose ma anche operai, uomini e donne semplici. Tutti entrano qui e difficilmente lo fanno solo per acquistare qualcosa. A volte vengono per ricevere un buongiorno, per fare due chiacchiere, per chiedere un aiuto. Le persone più povere vengono all’alba per ritirare il pane del giorno prima che noi doniamo, coloro che invece hanno più possibilità magari lasciano un contributo”.

Maria Grazia Berretta

Vedi anche: Brasile: Le “ragazze del pane” | CollegamentoCH (focolare.org) (altro…)

Chiara Lubich: agire da figli di Dio

Stabilire rapporti che conducano alla pace è qualcosa di rivoluzionario. La pace è un aspetto caratteristico dei rapporti tipicamente cristiani che il credente cerca di instaurare con le persone con le quali sta in contatto o che incontra occasionalmente: sono rapporti di sincero amore senza falsità né inganno, senza alcuna forma di implicita violenza o di rivalità, o di concorrenza, o di egocentrismo. Lavorare e stabilire simili rapporti nel mondo è un fatto rivoluzionario. Le relazioni infatti che normalmente esistono nella società sono di tutt’altro tenore e, purtroppo, rimangono immutate. Gesù sapeva che la convivenza umana era tale e per questo ha chiesto ai suoi discepoli di far sempre il primo passo senza aspettare l’iniziativa e la risposta dell’altro, senza pretendere la reciprocità: “Io vi dico: amate i vostri nemici… Se date il saluto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario?”[1]. “…saranno chiamati figli di Dio”. Ricevere un nome significa diventare ciò che il nome esprime. Paolo chiamava Dio “il Dio della pace” e salutando i cristiani diceva loro: “Il Dio della pace sia con tutti voi”[2]. Gli operatori di pace manifestano la loro parentela con Dio, agiscono da figli di Dio, testimoniano Dio che – come dice il Concilio – ha impresso nella società umana l’ordine, che ha come frutto la pace.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, in Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi, Opere di Chiara Lubich, Città Nuova, 2017, pag. 197) [1]     Mt 5, 43.47 [2]     Cf. Fil 4, 9 (altro…)

Problem solvers tra Glasgow e la Serbia

Cosa accomuna un gruppo di capi di Stato e alcuni ragazzi in Serbia? Tutti cercano soluzioni ad un problema comune: proteggere il nostro pianeta che soffre. Mentre i grandi della Terra sono radunati nel Regno Unito per la COP26, alcuni giovanissimi serbi ci raccontano di una giornata ecologica che hanno vissuto. “È così che la nostra Storia dovrebbe finire? Il racconto della specie più intelligente condannata dall’essere troppo umana per riuscire a vedere il panorama globale e dal voler perseguire obiettivi a breve termine.” Con voce grave e potente David Attenborough, naturalista e divulgatore scientifico 95enne, ha pronunciato queste parole di fronte ai grandi della Terra durante la COP26. La “Conferenza delle Parti”, organizzata delle Nazioni Unite e iniziata lo scorso 31 ottobre, è incentrata come sempre sul tema del cambiamento climatico. Quest’anno in particolare è percepita da molti come la grande occasione per prendere importanti decisioni riguardo al tema dell’ecologia ed ecologia integrale. Secondo tanti esperti, se non si agisce subito in maniera decisa, sarà troppo tardi. I capi di Stato radunati a Glasgow hanno un grande potere di decisione; ma è anche vero che si respira la necessità di un cambiamento che veda tutti come protagonisti. Un cambiamento fondato da un lato sulla collaborazione tra Stati, dall’altro sulle azioni concrete a livello locale. Interessando ciascuno di noi. Proprio nel corso di questa seconda settimana di accordi e negoziati internazionali, abbiamo deciso di farvi conoscere una breve storia, inviataci da alcuni ragazzi del Movimento dei Focolari in Serbia. Durante una giornata ecologica organizzata alcune settimane fa, questi giovanissimi si sono messi al lavoro per cercare soluzioni intelligenti a problemi concreti, nel rispetto del Creato.  “Siamo i più grandi problem solvers (risolutori di problemi) mai esistiti sulla Terra. – ha continuato Attenborough nel suo discorso alla COP- (…) e la natura è il nostro alleato principale.” Anche questi ragazzi hanno ideato nuovi modi di risolvere i problemi che vivono, cercando di essere ecologici, sostenibili e rinnovabili. Uno dei primi giorni di lavoro della COP26, Papa Francesco ha twittato: “Non c’è più tempo per aspettare; sono troppi, ormai, i volti umani sofferenti di questa crisi climatica. Bisogna agire con urgenza, coraggio e responsabilità per preparare un futuro nel quale l’umanità sia in grado di prendersi cura di sé stessa e della natura.” Ognuno di noi può fare la propria parte, chi all’interno di una conferenza internazionale, chi attraverso un cambiamento della propria routine quotidiana. L’importante è iniziare, da subito, e insieme. Ecco il video della giornata ecologica organizzata da alcuni ragazzi del Movimento dei Focolari in Serbia. Attiva i sottotitoli in italiano o inglese!

Laura Salerno

Giornata Ecologica in Serbia (altro…)

Brasile: Scambiare la fame con un fiore

Lo scorso 8 maggio 2021 ad un semaforo nella città di Porto Alegre (Brasile), Lorenzo (24 anni) e sua mamma, Themis, hanno visto un povero con un cartello: “Ho fame, aiutami”. E’ così che è nato il progetto “Troque-a-fome-por-flor” (Scambiare la fame con un fiore). Ne è nata una rete di fiorai e volontari che dà lavoro, ad oggi, a più di 70 persone e che si sta anche diffondendo in altre città del Brasile. https://vimeo.com/619913143 (altro…)

Il libro “La setta divina”: la posizione del Movimento dei Focolari

Il Movimento dei Focolari ha appreso della pubblicazione del libro “La setta divina” del giornalista Ferruccio Pinotti (PIEMME Ed.), uscito oggi, 9 novembre 2021, nelle librerie italiane. Il volume giunge in un momento difficile e cruciale della storia del Movimento dei Focolari: quello del passaggio dal periodo della fondazione alla fase post-fondativa. È questo un tempo che, lungo la storia della Chiesa, ha spesso messo a dura prova ordini religiosi, movimenti e comunità, nati da una ispirazione carismatica. Il libro di Ferruccio Pinotti intende dimostrare che, anche nel Movimento dei Focolari, lo zelo iniziale ha portato talvolta ad interpretazioni errate del carisma di Chiara Lubich e/o ad azioni fuorvianti. Da documenti che Pinotti ha reperito e pubblicato nel libro relativamente ad alcuni dibattiti interni al Movimento dei Focolari, emerge, tuttavia, la sempre maggior consapevolezza nei membri di queste ed altre deviazioni nella sua storia e la necessità di porvi rimedio. Il volume non pare comunque offrire una presentazione oggettiva e ponderata di tale carisma, riconosciuto dalla Chiesa Cattolica, e non tiene conto dell’impegno di migliaia e migliaia di persone che, ispirate alla vita e all’insegnamento della fondatrice, si dedicano quotidianamente in tutto il mondo, con generosità, a creare rapporti, a risanare ferite e a superare spaccature in ogni ambito della vita ecclesiale e sociale, per costruire un mondo più fraterno e più unito. Riteniamo indiscutibile il dolore delle persone che in queste pagine raccontano le loro storie di grande sofferenza, delusione, inganno e abusi subiti, come anche quello di coloro che non hanno voluto rendere pubbliche le proprie testimonianze. Il Movimento dei Focolari, nelle persone della Presidente Margaret Karram e del Copresidente Jesús Morán, esprime nuovamente la vergogna e il dolore nei confronti delle vittime e di quanti si sono comunque sentiti offesi, la propria vicinanza e il desiderio di continuare o intraprendere un percorso di dialogo con essi. Ribadisce l’impegno a combattere ogni forma di abuso, a continuare percorsi di prevenzione e di formazione dei membri e dei responsabili e ripete l’invito a tutte le persone che hanno da segnalare fatti o storie di abusi, di rivolgersi alla Commissione per il Benessere e la Tutela dei minori e degli adulti vulnerabili (CO.BE.TU.) oppure ai rispettivi organi ecclesiali. Nonostante la lettura parziale, unilaterale, a volte inesatta o riduttiva della storia, della spiritualità e dell’attività del Movimento, guardiamo a questo libro come ad un’ulteriore spinta nella prosecuzione dei processi di conversione e rinnovamento in atto, in fedeltà al carisma di fondazione e nello sviluppo di un confronto aperto, libero e critico all’interno del Movimento e con chiunque desideri comprendere appieno la sua realtà e collaborare con esso.

Stefania Tanesini

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Chiara Lubich: operatori di pace

La Parola di vita di questo mese di novembre 2021 ci invita ad essere operatori di pace. Chiara Lubich spiega in questo brano come si può diventarlo. Sai chi sono gli operatori di pace di cui parla Gesù? Non sono quelli che chiamiamo pacifici, che amano la tranquillità, non sopportano le dispute e si manifestano per natura loro concilianti ma spesso rivelano un recondito desiderio di non essere disturbati, di non voler avere noie. Gli operatori di pace non sono nemmeno quelle brave persone che, fidandosi di Dio, non reagiscono quando sono provocate o offese. Gli operatori di pace sono coloro che amano tanto la pace da non temere di intervenire nei conflitti per procurarla a coloro che sono in discordia. Può essere portatore di pace chi la possiede in se stesso. Occorre essere portatore di pace anzitutto nel proprio comportamento di ogni istante, vivendo in accordo con Dio e la sua volontà. Gli operatori di pace si sforzano poi di creare legami, di stabilire rapporti fra le persone, appianando tensioni, smontando lo stato di guerra fredda che si incontra in tanti ambienti di famiglia, di lavoro, di scuola, di sport, fra le nazioni ecc.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, in Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi, Opere di Chiara Lubich, Città Nuova, 2017, pag. 196) (altro…)

Tutela minori e persone vulnerabili: insediata la nuova CO.BE.TU.

Sono 15 professionisti nei vari campi del Diritto, della Formazione, della Psicologia, provenienti da diverse aree geografiche e culturali. Un team indipendente, che collabora e vigila sia per la salvaguardia e la tutela dei minori che nei casi di abusi di potere all’interno dei Focolari. Si è insediata il 17 settembre scorso e il suo coordinatore è l’avvocato italiano Orazio Moscatello, penalista e civilista, esperto in Diritto di Famiglia e dei Minori. La Commissione per il Benessere e la Tutela dei Minori (CO.BE.TU.) è stata ampliata e rinforzata per offrire un servizio sempre più competente e completo a quanti hanno sofferto o soffrono abusi nell’ambito del Movimento dei Focolari e a coloro che desiderano fare segnalazioni a riguardo. Sono due le aree di intervento dei 15 professionisti che la compongono:

  • formazione e prevenzione
  • gestione delle segnalazioni di abuso sia di tipo sessuale su minori che di potere.

“Il tema degli abusi è stato una delle priorità trattate dall’Assemblea Generale dei Focolari del gennaio scorso” – spiega l’avvocato Moscatello – “pur consapevole di quanto si è già fatto e si sta facendo in questo campo, l’Assemblea ha richiesto a tutti i membri del movimento un rinnovato impegno nella prevenzione degli abusi, come si legge nel documento finale di lavoro”. In effetti il punto 2 del testo che riporta le conclusioni e gli impegni dei Focolari per i prossimi 5 anni dichiara che: “Ci impegniamo a rafforzare quanto è già in atto per la prevenzione di ogni forma di abuso fisico, sessuale, di potere e di coscienza. Alle vittime chiediamo perdono e assicuriamo il nostro totale sostegno, riconoscendo, con profondo dolore, tutte quelle situazioni in cui non siamo stati all’altezza di proteggerle. Ci impegniamo a promuovere ancora di più una cultura di prevenzione e promozione del benessere di ogni persona, con una formazione adeguata ed una comunicazione trasparente”. Pertanto, come prima conseguenza di tale dichiarazione, la presidente dei Focolari Margaret Karram ha predisposto che la Commissione per il Benessere e la Tutela dei Minori e la Commissione Indipendente per la Tutela della Persona fossero unificate in un’unica entità. Inoltre, per consentire la piena indipendenza della commissione dagli organi di governo, centrali e periferici, i suoi componenti, durante i tre anni di mandato, non avranno alcun ruolo di responsabilità all’interno del Movimento.

Stefania Tanesini

Per qualsiasi richiesta o segnalazione di abuso, è possibile scrivere a cobetu@focolare.org (altro…)

L’audacia dell’unità – Convegno di Vescovi di varie Chiese

181 Vescovi amici dei Focolari di 45 Paesi del mondo e di 70 Chiese e comunità ecclesiali hanno partecipato, in presenza e via zoom, al convegno “Dare to be one. The gift of unity in a divided world” svoltosi dal 23 al 25 settembre 2021. La genesi ed il significato di questo incontro attraverso le interviste a cinque dei Vescovi partecipanti. https://vimeo.com/620772805 (altro…)

A scuola di “unità”: tradizione e innovazione con Sophia Web Accademy

Sophia Web Academy (SWA) è un modo originale di formare alla cultura dell’unità, un esperimento nato nell’ambito dello IUS (Istituto Universitario Sophia) che si propone di rispondere alle necessità di questo tempo. Un corso di alta formazione e un duplice percorso nell’ambito della cultura e della leadership dell’unità, rivolto al Movimento dei Focolari e non solo. Ce ne parla il professor Michele Zanzucchi, docente di comunicazione a Sophia, coordinatore di SWA. Quale la mission di Sophia Web Academy? Sophia Web Academy (SWA) si propone di indagare e presentare le principali declinazioni concettuali e operative del carisma dell’unità, esplicitando così il tentativo di confrontarsi con quanti hanno dato avvio a una riflessione culturale a partire dall’intuizione mistica di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari. Come è nata l’idea di crearla? È nata durante la pandemia, vedendo che aumentava la domanda di formazione sui fondamenti del carisma dell’unità e verificando che era possibile dare insegnamenti soddisfacenti online. Nel Movimento dei Focolari si avverte in effetti la necessità di un duplice percorso di formazione per i quadri dirigenti, sia a livello centrale che locale; percorsi che possano conferire ai partecipanti da una parte un’adeguata preparazione alle sfide dei tempi attuali, per poter dar conto del dono ricevuto del carisma dell’unità e, dall’altra, attrezzare culturalmente alcuni suoi membri a gestire gruppi di entità più o meno grande. Come si articola? Il corso di specializzazione comincia nel primo anno on line con 700 ore complessive – 180 frontali, 60 ore di lavoro sotto la guida di tutor o di dialogo coi docenti, e 460 di studio personale – corrispondenti a circa 30 crediti accademici, ripartiti su 8 mesi, dal 28 novembre 2021 al 3 luglio 2022. Partendo da una base comune di circa 44 ore di insegnamento frontale comuni, altre 120 ore frontali si articoleranno secondo un duplice percorso: “Cultura dell’unità” e “Leadership dialogica”. Mentre, in una “tre giorni” finale verranno date le 16 ore conclusive, con un carattere risolutamente interdisciplinare. Quali i requisiti per poter accedere? L’iscrizione al corso può essere fatta in qualità di studenti o uditori. I primi hanno bisogno di una laurea, anche breve, partecipano ai corsi, hanno diritto a un tutor, sostengono gli esami e ricevono una certificazione universitaria. Gli uditori, invece, possono iscriversi senza titoli di studi particolari, partecipano ai corsi, non hanno diritto a un tutor, non sostengono gli esami e ricevono un attestato di partecipazione di estensione universitaria. In qualità di uditori è possibile iscriversi a singoli moduli. Il ciclo completo di studi come studenti può essere completato in uno o due anni. Uno dei due percorsi che SWA propone riguarda la “cultura dell’unità”. Quali gli obiettivi da raggiungere? Una delle qualità di un leader in un mondo che cambia rapidamente è la sapienza. Compito specifico di Sophia, secondo Chiara Lubich, è proprio quello di “insegnare la sapienza” che si acquisisce anche ascoltando le voci − ed entrando in dialogo con esse − di chi lungo i secoli ha cercato la verità. Per un leader, questo significa acquisire la capacità di vedere lontano e pensare anche strategicamente ai processi da mettere in atto oggi per preparare un domani più umano. Una parte essenziale del percorso è dedicata all’esperienza e pensiero di Chiara Lubich nel contesto del Movimento dei Focolari, validissimo contributo alla formazione integrale dei leader. In che modo il termine “leadership” può legarsi a quello di unità? SWA offre uno spazio di conoscenza e apprendimento di una leadership con spiccate caratteristiche di dialogicità e servizio, attenzione agli ultimi, comunione, coinvolgimento attivo e flessibilità; il tutto in grado di portare a decisioni e scelte strategiche, team work e comunicazione. Il percorso in Leadership è basato su 5 unità didattiche che si completano tra di loro in maniera organica, combinando aspetti teorici e pratici.“Fondamenti della leadership”, “Gestione del gruppo”, “Sviluppo personale”, “Flexible Work”, “Tipi e modelli di leadership” sono infatti le tappe di questo percorso innovativo ed avvincente. Per iscrizioni e informazioni: https://swa.sophiauniversity.org

 a cura di Maria Grazia Berretta

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L’alchimia di Sophia

L’alchimia di Sophia

Inaugurato nella cittadella dei Focolari di Loppiano (Italia) il nuovo Anno accademico dell’Istituto Universitario. Al centro del dibattito l’ecologia integrale e le sue implicazioni per l’università. L’Istituto Universitario Sophia ha un’ambizione: riproporre nel sistema pedagogico universitario il modello usato dai filosofi greci prima di Cristo, tipo Ginnasio o Liceo, dove la convivenza tra docenti e discenti era la molla educativa fondamentale, ma introducendovi i valori cristiani della persona e della comunione. Impresa non da poco, in un luogo di ricerca e di “ecologia integrale”. Dice Federico Rovea, un ex studente di Sophia, ora docente: “Sophia vuol dire fare università, cercare la verità in un clima di amicizia”. Tutto ciò lo si è sperimentato il 29 ottobre 2021, a Loppiano (Italia), all’Istituto Universitario Sophia, durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2021-2022. Tema: “Quali implicazioni per l’università nell’epoca dell’ecologia integrale?”. La Presidente dei Focolari, Margaret Karram, che è vice-gran cancelliere dell’Istituto ha ribadito nel suo intervento che “gli obiettivi che Sophia si propone sono alti e coinvolgenti, richiedono a tutti di dare il meglio di sé in una continua apertura al dialogo e all’ascolto, un luogo in cui l’impegno intellettuale è sempre alla ricerca di vie nuove per rispondere alle esigenze culturali del nostro tempo”. Emozione anche nelle parole del nuovo rettore, Giuseppe Argiolas, che ha ripercorso il grande travaglio legato alla pandemia: “Abbiamo realizzato ciò che avevamo immaginato, in passato, di fare in diversi anni: 1) completare via Internet l’anno accademico 2019/20; 2) creare le condizioni per un’offerta di livello, con una piattaforma professionale; 3) offrire un diploma specifico per coloro che desiderano studiare a Sophia ma non hanno la possibilità di venire a Loppiano. Ecco Sophia Web Academy: Cultura dell’unità e Leadership dialogica”. In un apprezzato discorso, Valeria Garré, in rappresentanza degli studenti, ha messo l’accento su tre parole: cammino, impegno e apertura: “Sophia è casa mia ogni volta che mi rendo conto che l’ecologia è realmente integrale laddove lo è anche quando non è facile, dalla relazione, alla cura degli spazi, all’essere fedele nel portare a termine un compito”. Infine, il cardinal Giuseppe Betori, Arcivescovo di Firenze (Italia) e gran cancelliere di Sophia, si è concentrato sull’incontro, previsto a Firenze nel prossimo febbraio, di alcuni Vescovi e di altrettanti Sindaci dei Paesi del Mediterraneo. “Le nostre Chiese sentono il bisogno di riscoprire la propria identità, a partire da una comune appartenenza mediterranea. E da quest’ultima che ogni Chiesa locale e ogni governo può mettersi in quell’atteggiamento di ascolto e di accoglienza del grido dell’umanità, senza aver paura di riconoscere, proprio in questo grido di natura politica, religiosa, sociale, culturale, economica, sanitaria, alimentare, idrica ed ecologica, il grido di Cristo, il suo ‘perché?’». Il focus della cerimonia è stata dunque l’ecologia integrale. Il prof. Sergio Rondinara ha voluto raccogliere la sfida ecologica collegandola ad una più profonda e più invasiva sfida antropologica: “Se nel recente passato il rapporto tra persona umana e natura è stato un rapporto equilibrato e spesso di collaborazione (basti pensare alla società agricola e contadina) oggi esso ha assunto una configurazione critica alla quale comunemente diamo il nome di crisi ambientale”. Ed ha spiegato come uscire da una tale crisi, lavorando a quattro livelli: “Livello antropologico culturale, livello del pensiero, livello etico e livello religioso, cioè altrettanti sentieri di un percorso educativo personale e sociale”. Nel dibattito, il prof. Mario Taccolini, dell’Università Cattolica di Milano (Italia), ha sottolineato l’esperienza fatta dalla sua università per mettere al centro dell’interesse la necessità di un’ecologia integrale, mentre la prof. Stefania Papa, dell’Università campana Vanvitelli (Italia), ha messo l’accento sulla necessità di programmi universitari che siano animati da una tale cultura vitale. Resta una convinzione: l’ecologia integrale non è un obiettivo solo scientifico o politico, ma un modo di “essere al mondo”.

Michele Zanzucchi

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Chiara Lubich: Santi per amore dei fratelli

Nella festa di Tutti i Santi, Chiara Lubich ci invita a cercare la santità insieme per testimoniare l’amore reciproco anche oltre il limite della nostra vita terrena. Si è capito che noi siamo chiamati ad amare i fratelli, ma che essi si possono amare poco o molto. Ama poco colui che si limita a farlo durante la sua vita terrena; ama molto, invece, chi trova il modo di amarli anche dopo, negli anni e nei secoli perché, vivendo in lui Cristo, rimane qui in terra come modello che molti possono imitare. Così hanno fatto i santi. Si medita sulla loro vita, sui loro scritti e sulle loro opere, anche dopo secoli e secoli dalla loro “partenza”. Sul loro esempio, anche noi possiamo far questo: farci santi per amore dei nostri contemporanei e di quelli che verranno, per dar loro luce e sprone nella via della vita per lungo tempo, e infondere nei loro cuori la fiamma dell’amore. Farci santi non quindi e non certo per la nostra soddisfazione, ma – oltre che per la gloria di Dio – per i nostri fratelli.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, in Conversazioni in collegamento telefonico, a cura di Michel Vandeleene, Opere di Chiara Lubich, Città Nuova, 2019, pag. 430-431) (altro…)

Quando Dio ti prende in parola

“L’Amore familare: Vocazione e via di Santità” è il tema del X Incontro Mondiale delle Famiglie che si terrà a Roma  dal 22 al 26 giugno 2022. Marcelo Chávez e Pia Noria, focolarini sposati cileni, responsabili del Movimento Famiglie Nuove del Cono Sud (Argentina, Cile, Uruguay e Paraguay), raccontano la loro storia e  l’attesa di questo evento. “Fin da bambino, sentivo che Dio mi chiamava a seguirlo, malgrado non sapessi bene ancora quale fosse il cammino da intraprendere. Dopo un periodo di discernimento ho capito che la mia strada era il matrimonio”. Sono le parole con le quali Marcelo Chávez, marito di Pia e papà di tre splendide figlie, racconta del meraviglioso disegno che Dio aveva in mente per entrambi. Una vocazione, la loro, nata da un’amicizia decennale vissuta condividendo lo stesso ideale di vita; un bellissimo viaggio di fidanzamento che ha dato inizio ad una nuova grande avventura nel matrimonio. La loro è una famiglia che oggi si fa “Chiesa viva” attorno a molte altre, tutte protagoniste del X Incontro Mondiale delle Famiglie “L’Amore familare:Vocazione e via di Santità” che si terrà a Roma (Italia)  dal 22 al 26 giugno 2022. Come vi state preparando a questo evento che, come Papa Francesco ha scritto nel suo messaggio di presentazione, data la pandemia assumerà una forma “multicentrica e diffusa”? Quando Papa Francesco ha inaugurato l’anno Amoris Laetitia nel marzo 2021, indicando che si sarebbe concluso con il X Incontro Mondiale delle Famiglie a Roma, ci siamo subito sentiti chiamati a partecipare all’evento in presenza. Poi, a luglio 2021, quando il Papa ha invitato tutti a vivere insieme questo evento attraverso una nuova modalità, ognuno con le proprie diocesi, abbiamo sentito che si trattava di vedere Roma che allargava le braccia verso il mondo, andando incontro a tutte le famiglie, fino alle periferie, affinchè nessuno rimanesse fuori. Abbiamo intuito che potevamo vivere questo miracolo dell’unità familiare essendone protagonisti, e non solo guardandolo da lontano. Per questo vivremo l’incontro dal luogo in cui siamo, aderendo alle iniziative che scaturiranno dall’Arcidiocesi di Santiago del Cile insieme ad altri movimenti. Cosa vuol dire, da famiglia, percorrere una via verso la santità? Il 6 settembre del 2021 abbiamo festeggiato 18 anni di matrimonio e, anche nei momenti difficili, non ci sono stati dubbi: la nostra chiamata è ed è sempre stata amare l’altro come vuole Dio. Dio ha preso in parola il nostro “sì” e ci ha aiutato ad andare avanti. Questo cammino di santità nel matrimonio, lo intendiamo come un cammino condiviso, fatto insieme, uniti, in cui ciascuno contribuisce anche alla santificazione dell’altro. In che modo Gesù è sostegno nella vostra vita e che ruolo ha giocato la preghiera soprattutto in  questo tempo di pandemia? In questi 18 anni, giorno dopo giorno, ci siamo accorti che la misura dell’amore coniugale era davvero dare la vita per l’altro. Renderci disponibili a questo con la grazia di Cristo ci ha permesso di cogliere quanto le nostre differenze potessero assumere una dimensione diversa. Naturalmente ci sono state situazioni in cui non è stato facile affrontare i conflitti, alcuni più difficili di altri, ma è stato in quei momenti che abbiamo sentito il desiderio forte di essere fedeli al sacramento del matrimonio e continuare ad amare Gesù anche nella difficoltà. Questo richiede ed esige coraggio ed è con grande forza di volontà che ci affidiamo a Dio, alla Sacra Famiglia per affrontare le complesse situazioni che le sfide di oggi comportano. La preghiera ci ha sostenuti e ci sostiene in questo viaggio, ci dà forza e la certezza che tutto è Amore di Dio. In questo periodo di pandemia, in particolare, la preghiera in famiglia è stata importante quanto quella con la comunità dei Focolari e  con le altre famiglie. Anche se non potevamo ricevere Gesù nell’Eucarestia, abbiamo capito che questo incontro con Lui sarebbe avvenuto comunque e che il Suo amore si sarebbe manifestato tra noi. Durante la conferenza stampa di presentazione dell’Incontro il Card. Kevin Farrell, Prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita ha detto: “Le famiglie sono il seme che può fecondare il mondo. Sono loro gli evangelizzatori che testimoniano al mondo la bellezza della vita familiare”. Come portare questa testimonianza fuori dalle mura domestiche? Questa realtà la troviamo riflessa nella Santa Famiglia di Nazareth. È questa la grandezza e l’importanza di essere famiglia anche oggi: essere il luogo dove Gesù nasce e viene donato al mondo. Noi sperimentiamo che l’amore di Dio che si è manifestato nella nostra vita non può rimanere solo nella nostra famiglia, ma deve irradiarsi ed essere la base per incontrare altre famiglie, coppie, fidanzati. Tutto è un’opportunità per amare e per donare l’amore di Dio. Camminare insieme ad altre famiglie significa fare comunità, condividendo i beni, le necessità, le preoccupazioni e facendo attenzione ai bisogni di tutti.

Maria Grazia Berretta

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Buon compleanno Chiara Luce Badano

Buon compleanno Chiara Luce Badano

Il 29 ottobre 1971 nasceva la Beata Chiara Luce Badano. Vari gli eventi nel mondo per ricordarla. A Sassello (Italia), suo paese d’origine, la Santa Messa, il Timeout e la proiezione di un video inedito con un’intervista ai genitori a cura della Fondazione Chiara Badano. La Beata Chiara Luce Badano oggi avrebbe compiuto 50 anni. Nasceva 50 anni fa, il 29 ottobre del 1971 ed è oggi un esempio di vita per migliaia di giovani. Chiara ha vissuto poco meno di 19 anni e “Luce” è il nome che Chiara Lubich le ha proposto, aggiungendolo al suo e augurandole di essere portatrice della luce che porta l’amore di Dio. Poco più che adolescente aveva conosciuto l’Ideale dell’unità ed era diventata una Gen, la generazione di giovani e ragazzi del Movimento dei Focolari. Sempre attenta al prossimo, ha vissuto la sua giovinezza come una ragazza normale e forse non avrebbe mai immaginato di dover fare i conti con la malattia a soli 17 anni: una malattia grave. Se oggi Chiara Luce fosse in vita come sarebbe e per cosa avrebbe speso la propria vita? Una domanda che in tanti ci poniamo, proprio perché sentiamo Chiara Luce vicina, una di noi, ieri come oggi. Lo abbiamo chiesto a tre dei suoi amici più stretti, Chicca e Franz Coriasco e Cristina Cuneo, della Fondazione Chiara Badano. “In base a quanto abbiamo vissuto con lei, possiamo immaginare che sarebbe una ragazza assolutamente normale – afferma Chicca -, ma conscia che, vivendo il Vangelo e l’ideale di Chiara Lubich, si possono fare cose grandi”. Cosa le starebbe a cuore? “Crediamo che siano proprio i giovani di oggi a poter rispondere a questa domanda – sottolinea Cristina -. Uno degli ultimi messaggi di Chiara Badano, infatti, quasi un testamento, è stato quello della “consegna” ai giovani della fiaccola “come alle Olimpiadi”. Così come tanti stanno facendo, con il loro impegno concreto per ridurre le disuguaglianze e le ingiustizie sociali, per la cura dell’ambiente, per la tutela del bene comune, nelle situazioni più dolorose proprie di ciascun contesto. Tanto più in questo periodo di emergenze pandemiche. Risanare le ferite aperte, insomma, come lei per tutta la vita ha provato a fare: nel suo piccolo, ma sempre con grande concretezza”. E Franz aggiunge: “In un suo tema scriveva: ‘Spesso l’uomo non vive la sua vita perché immerso in tempi che non esistono: o nel ricordo o nel rimpianto del passato o proiettato nel futuro. In realtà l’unico tempo che l’uomo possiede è l’attimo presente, che va vissuto interamente sfruttandolo appieno… Prenderemmo così coscienza del valore della nostra vita, dono prezioso che non può e non deve essere sciupato né bruciato in egoismi sterili ed inutili ambizioni”. Un appuntamento quotidiano con lei e con tanti nel mondo era il Timeout: ogni giorno a mezzogiorno ci si fermava a chiedere la pace. Era un’urgenza fondamentale per lei e che crediamo resti tale per tutti noi anche oggi”. La Chiesa l’ha beatificata il 25 settembre 2010 dopo aver riconosciuto il miracolo per la guarigione improvvisa di un ragazzo di Trieste (Italia). Dal 28 al 30 ottobre in varie parti del mondo ci saranno eventi per ricordarla. Il primo sarà il 28 ottobre alle ore 20 p.m. (Easter Time – Stati Uniti e Canada) l’evento organizzato da New City Press, Living City e YCNA (Youth Center for North America) con pezzi artistici, momenti interattivi e interventi di persone toccate dalla testimonianza di vita di Chiara. Nel programma un messaggio di una testimone diretta che ha conosciuto Chiara. Sarà l’occasione anche per presentare due nuovi libri su Chiara in inglese: “Blessed Chiara Badano. Her Secrets to Happiness”, indirizzato in particolare ai ragazzi, con testo di Geraldine Guadagno e illustrazioni di Loretta Rauschuber, e “In my staying is your going. The Life and Thoughts of Chiara Luce Badano” a cura della Fondazione Chiara Badano. A Sassello (Italia), sua città natale, il 29 ottobre ci sarà una Santa Messa alle ore 18 p.m. (ora italiana) in diretta streaming sul sito chiarabadano.org. A seguire la proiezione del video “Chiara Badano: una vita di luce” (regia di Marco Aleotti) con interviste inedite ai suoi genitori che raccontano di lei e della loro vita di famiglia. Il video sarà poi disponibile per la visione nei giorni a seguire sempre sul sito a lei dedicato. Sabato 30 ottobre, festa liturgica, alle ore 12 p.m. (ora italiana) direttamente dal cimitero di Sassello, attorno a Chiara Luce e sempre in diretta streaming, ci sarà il Timeout: un minuto di silenzio per chiedere la pace in tutto il mondo. Alle ore 15.00 (ora italiana) la Santa Messa dalla parrocchia Santissima trinità di Sassello celebrata dal vescovo Mons. Luigi Testore con la partecipazione del postulatore, Padre Gianni Califano. Al termine ci sarà la premiazione dei vincitori del Premio Chiara Luce Badano 2021.

Lorenzo Russo

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Chiara Lubich: Siamo ancora in viaggio

“La vita può tradursi in una divina avventura” scrive Chiara Lubich suggendo il modo per rendere tale la nostra esistenza. Occorre imparare a guardare a quanto ci accade credendo che tutto è segno dell’amore di Dio per noi e tutto quanto ci succede può contribuire al nostro bene.. Tutto concorre al bene per quelli che amano Dio. Il fatto è che egli ha un suo disegno d’amore su ognuno di noi, ci ama di amore personale, e – se crediamo a questo amore e vi corrispondiamo col nostro amore (ecco la condizione!), – porta ogni cosa al compimento del suo disegno su di noi. Basta guardare Gesù. Sappiamo come egli abbia amato il Padre. Ebbene, se si pensa anche solo un attimo a Lui, possiamo osservare come egli abbia realizzato [questa] Parola, durante tutta la sua vita. Nulla è successo a caso per Lui. Tutto ha avuto un significato. Ma si vede questa Parola impersonata in Lui in modo specialissimo soprattutto nell’ultimo tratto della sua esistenza: nulla è successo a caso nella sua passione e morte. Per Lui anche l’abbandono da parte del Padre, estrema prova, ha cooperato al bene perché con il suo superamento ha dato compimento alla sua Opera. Le cause erano magari cieche: quelli che l’hanno sottoposto a patimenti e poi alla morte non sapevano quello che facevano; e non solo nel senso che non conoscevano chi flagellavano e crocifiggevano, ma anche perché non conoscevano di essere autori d’un sacrificio, del sacrificio per eccellenza, che avrebbe fruttato la salvezza dell’umanità. I dolori arrivavano quindi a Gesù senza questa intenzione, ma egli, perché amava il Padre, li ha tradotti tutti in mezzi di redenzione, vedendo anzi in quei terribili momenti l’ora da sempre attesa, il compimento della sua divina terrena avventura. L’esempio di Gesù deve essere di luce per la nostra vita: tutto quanto arriva, quanto succede, quello che ci circonda e anche tutto quanto ci fa soffrire noi dobbiamo saperlo leggere come volontà di Dio che ci ama o una permissione di Lui che ancora ci ama. Allora tutto risulterà più che interessante nella vita; tutto avrà senso; tutto sarà estremamente utile. Coraggio: siamo ancora vivi. Siamo ancora in viaggio. La vita può ancora tradursi in una divina avventura. Il disegno di Dio su di noi può ancora compiersi. Basta amare e tener gli occhi aperti alla sua sempre splendida volontà.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, Conversazioni in collegamento telefonico, a cura di Michel Vandeleene, Città Nuova, Roma, 2019, pp. 160-161) (altro…)

Che gusto ha la felicita?

“Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40). È il brano del Vangelo che si fa vivo in questa esperienza raccontata da Gustavo Clarià, focolarino argentino a Lima. Un racconto che ha il sapore della gioia, quella dei piccoli gesti capaci di abbattere muri e far felici gli altri. La prima volta che l’ho visto era lì, immobile, con qualcosa tra le mani che, da lontano, non riuscivo a capire bene cosa fosse. La doppia mascherina e un cappello lasciavano intravedere solo i suoi occhi. Quello sguardo spento, perso nel vuoto aveva attirato completamente la mia attenzione.  Restava in piedi con in mano ciò che, avvicinandomi, avevo scoperto essere una scatola di dolci. Non c’era dubbio, era lì per venderli, eppure non faceva nulla, nemmeno un gesto per offrirli. Lo salutai, ma non ebbi risposta. Uscendo da Messa lo salutai ancora ma, anche stavolta, senza successo. “Questo uomo così triste avrà la mia età – pensai – che ingiusta appare, alle volte, la vita. Eppure Dio ama immensamente lui come ama me”. Mi ripromisi che lo avrei sempre salutato ma era davvero questo ciò che lui si aspettava? In fondo era lì per fare il suo lavoro e, ovviamente, sperava che qualcuno se ne accorgesse. Decisi di comprare qualcosa. Non ho l’abitudine di spendere in dolciumi o di mangiarli a qualsiasi ora, ma da qualche parte dovevo pur iniziare. Mi fermai davanti a lui e mi interessai alla varietà dei suoi prodotti come se fossi in un grande negozio di dolci. Dopo un attento esame, scelsi un cioccolatino alla menta. Pagai, lo ringraziai e lo salutai, senza suscitare alcuna reazione. La scena si è ripetuta per vari giorni in maniera identica. Dopo circa un mese di assenza ritornai alla Messa della parrocchia. Lui era sempre lì, nello stesso posto. Lo salutai senza aspettarmi nulla e, sorprendentemente, nel riconoscermi, gli sfuggì un sorriso, quasi fosse contento di rivedermi. Non riuscivo a crederci. Durante la Messa, al momento della raccolta delle offerte, frugando in tasca trovai una moneta da 2 euro. Stavo per riporla nel cestino quando pensai: “Gesù s’identifica anche nelle persone che più soffrono. Con 2 euro posso comprare un altro dolcetto”.  In uscita andai verso di lui: “Cosa può offrirmi di buono oggi?”. Per la prima volta mi guardò e, con un gesto complice, cominciò a cercare nella sua scatola finché non trovò ciò che voleva farmi assaggiare: “Le piacerà, è un cioccolatino al gusto fragola molto buono e costa 2 euro”. Non mi sembrava vero. Fu il dialogo più lungo del mondo. Aveva pronunciato una frase completa solo per me. Lo ringraziai infinitamente per la sua gentilezza e, felice, andai via. Non vedo l’ora di rivederlo ancora per confermare la sua scelta: quel cioccolatino alla fragola era davvero buonissimo.

Gustavo E. Clarià

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Vangelo Vissuto: Un salto nel buio

Come firmare un assegno in bianco, fare un salto nel buio. Spesso affidarsi a Dio appare ai nostri occhi una sfida troppo grande e richiede uno slancio, un coraggio, al quale non siamo disposti. Riconoscere la nostra piccolezza, chiedere aiuto e far sì che qualcuno si prenda cura di noi con tenerezza è la via per riconoscere quell’Amore provvidenziale del Padre che non ci abbandona mai e, con gratitudine, rimetterlo in circolo nel mondo. Condivisione Il terremoto aveva semidistrutto la nostra casa. Io e i miei figli dormivamo all’aperto e non avevamo quasi nulla da mangiare. Un giorno in cui non sapevo proprio cosa mettere sul fuoco, confidando in Dio che è Padre, ho messo a scaldare una pentola d’acqua. Stava per bollire quando arriva una persona con una borsa piena di verdure e di frutta. Mi metto subito a cucinare la minestra, quand’ecco che bussano di nuovo: è un amico venuto a portarmi della carne e un po’ di riso! Al ritorno da scuola, i ragazzi sono rimasti attoniti davanti alla tavola: “Cos’è successo mamma? Non avevi detto che oggi non c’era niente da mangiare?”. Così ho raccontato a loro, che non vogliono saperne di Dio, come le mie preghiere fossero state esaudite. Dopo pranzo però ho chiesto a Gesù di mandarmi una persona bisognosa con la quale poter condividere il cibo ricevuto. L’indomani si fa vivo un giovane che mi chiede un po’ di pane. L’ho accolto con amore e sebbene lui non volesse abusare della nostra ospitalità, vedendoci poveri, l’ho fatto accomodare e gli ho servito il pranzo. (Lusby – Colombia) Amore in circolo Davanti all’università mi ero imbattuto in un anziano sporco e vestito di stracci, quasi cieco e con ferite a causa delle frequenti cadute. Vera immagine di Cristo in croce, l’ho aiutato ad alzarsi e gli ho proposto di fargli un bagno. Entrati nell’università, ho trovato il coraggio per chiedere al rettore, musulmano, il permesso di usare il suo bagno personale, l’unico dotato di vasca, perché quel povero potesse lavarsi con il mio aiuto. Sorpreso per l’insolita richiesta, non solo ci ha fatti accomodare, ma lui stesso ha procurato il sapone. Poi ho accompagnato il vecchietto a casa sua, gli ho comprato da mangiare e pulito la stanza, resa inabitabile dalla sporcizia. L’indomani, vengo convocato dal rettore, interessato a sapere i motivi di quel gesto. Così ho potuto dirgli che la scelta di amare il prossimo univa milioni di persone di tutte le religioni. Interessato a conoscerne qualcuna, mi ha offerto una somma per le necessità dell’anziano. Anche i miei compagni presenti alla scena dell’arrivo hanno raccolto una somma per comprargli degli abiti nuovi. (Bassam – Iraq) Tre mucche Da qualche tempo aiutavo un ragazzo povero che avevo conosciuto durante la nostra missione nel campo profughi di Kakuma, nel nord-ovest del Paese, pagandogli le tasse scolastiche. Purtroppo a un certo punto, non avendo più soldi per portare avanti questo sostegno, ho dovuto spiegagli questa mia difficoltà. Quando in seguito questo ragazzo mi ha inviato un nuovo appello di aiuto, si è rinnovata in me la sofferenza per non poterlo aiutare. È stato allora che ho deciso di vendere una mucca che avevo a casa dei miei genitori, per permettergli di continuare gli studi. Naturalmente lui è stato felicissimo di riprendere le lezioni. Nella nuova parrocchia dove vivo da quasi un anno, un giorno una rappresentanza di miei parrocchiani è venuta a farmi una visita di solidarietà, avendo saputo della malattia di mio padre. Tra i regali che mi avevano portato c’erano tre mucche. Non potevo crederci: mi tornavano in mente le parole del Vangelo: “Una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo”. (Padre David – Kenya)

a cura di Maria Grazia Berretta

(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VII, n.4, settembre-ottobre 2021) (altro…)

Chiara Lubich: Tutte le cose

«Noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio», é la parola di vita che cerchiamo di mettere in pratica durante questo mese di ottobre 2021. Chiara Lubich, in questo brano ci aiuta a calarci di più in queste parole che l’apostolo Paolo scrisse ai Romani. Egli [Dio] fa concorrere tutto al bene di coloro che lo amano (…) Non per chiunque, dunque, tutto concorre al bene, ma per coloro che amano Dio e sono quelli che corrispondono al suo amore. Egli non ha per ciascuno di noi un amore generico, bensì un amore personale e speciale e fa concorrere tutte le cose al bene – cioè alla salvezza, alla vera felicità, al progresso spirituale – in coloro che lo amano. Tutte le cose. Non si tratta quindi soltanto della sua Parola o dei sacramenti o dei ministeri o dei vari mezzi, che Egli ha disposto nella Chiesa, per il nostro bene spirituale. Ciò sarebbe evidente. L’Apostolo vuol dire qualcosa di più: per chi crede all’amore di Dio e lo ama, le circostanze svariate, che condizionano la sua esistenza, non sono semplici effetti del caso o delle cieche leggi della natura o della volontà degli uomini, ma sono guidate da questo amore; sono tante occasioni e mezzi di cui Dio si serve per portare a compimento l’opera della sua santificazione. Egli si nasconde dietro tutti gli avvenimenti della sua vita, come dietro una particolare condizione di salute, un contrattempo, un cambiamento improvviso di programma imposto dalle circostanze; dietro lo stato di vita nel quale si trova, o una prova morale improvvisa, o una difficoltà di qualsiasi genere che incontra nel lavoro. Si nasconde dietro al fatto di trovarsi in un determinato posto oppure accanto ad un determinato prossimo. Tutto, per colui che ama Dio, anche le stesse mancanze della vita passata, acquista un significato positivo, perché in tutte queste circostanze egli sperimenta l’amore di Dio che vuole guidarlo verso la santità. (…) Dobbiamo anzitutto non fermarci mai all’aspetto puramente esteriore, materiale, profano delle cose, ma credere che ogni fatto è un messaggio con il quale Dio ci esprime il suo amore. Vedremo allora come la vita, che può apparire a noi simile ad un tessuto di cui non vediamo che nodi e fili confusamente intrecciati tra di loro, è in realtà un’altra: è il disegno meraviglioso che l’amore di Dio va tessendo sulla base della nostra fede. In secondo luogo, dobbiamo abbandonarci fiduciosamente e totalmente a questo amore in ogni momento, sia nelle piccole cose come nelle grandi. Anzi, se sapremo affidarci all’amore di Dio nelle circostanze comuni, egli ci darà la forza di affidarci a Lui anche nei momenti più difficili, quali possono essere una grande prova, una malattia o il momento stesso della morte.

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, in Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi, Opere di Chiara Lubich, Città Nuova, 2017, pag. 297) (altro…)

Uniti nel creato      

A pochi giorni dalla chiusura del “Tempo del Creato”, alcune riflessioni ed esperienze sul contributo che noi, cittadini del mondo, appartenenti a diverse religioni, possiamo offrire per la salvaguardia del nostro pianeta e dell’umanità, vedendo nella creazione un punto di incontro. Come “una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia”. Sono le parole con le quali il Santo Padre, nel descrivere il nostro pianeta, ci introduce all’interno della sua Esortazione Apostolica Laudato Si. Un appello, quello del Papa, rivolto a “tutti gli uomini di buona volontà” e ai credenti di ogni fede: “la maggior parte degli abitanti del pianeta si dichiarano credenti, e questo dovrebbe spingere le religioni ad entrare in un dialogo tra loro orientato alla cura della natura, alla difesa dei poveri, alla costruzione di una rete di rispetto e di fraternità”.[1] La nostra casa è in pericolo e la gravità della crisi ecologica che stiamo vivendo necessita di una via da percorrere per il bene comune. Scavare in profondità, fino a giungere all’essenza di ciascuna fede, è il modo per scoprire, con meraviglia, di essere uniti nel creato. È il modo di ritrovarci, nella bellezza della diversità, come fratelli che vivono sotto lo stesso tetto. “L’ebraismo insegna che siamo partner di Dio nella creazione” spiega Emily Soloff, Direttore Associato per le relazioni interreligiose e intergruppi presso l’American Jewish Committee. “Non siamo proprietari della creazione – continua – ma abbiamo la responsabilità di custodire e curare il mondo. (…) Lo Shabbat è un giorno in settimana in cui riduciamo intenzionalmente il nostro consumo di energia spegnendo completamente computer, telefoni e altri dispositivi elettronici. Non guidiamo una macchina o facciamo acquisti durante lo Shabbat. È un giorno di riposo”. La modernizzazione ci ha allontanati, progressivamente, dal vedere la terra come una manifestazione del divino, lasciando trionfare l’uomo sulla natura. Mostafa El-Diwany, medico musulmano del Dipartimento di Medicina dell’Università di Montréal-Canada racconta: “Nell’Islam, come nelle altre fedi abramitiche, l’asse dell’essere è l’Unità di Dio; il Creatore è la fonte di tutto ciò che esiste (…). Come tale, ogni organismo vivente e la materia stessa sono impregnati del Sacro, e di conseguenza sono sacri. Questa nozione non ostacola in alcun modo lo studio oggettivo del mondo fisico e dell’uomo al suo interno. (…) Dio ha dato dignità all’uomo sul resto della Sua creazione affidandogliene la vicegerenza. Questo non è un ruolo di dominio e di sfruttamento, ma una posizione di responsabilità (…)”. Quella che, dunque, sembra essere una crisi ambientale, potrebbe essere vista come una crisi spirituale, l’incapacità di riconnettersi con il divino e vivere in armonia con la natura. Ristabilire l’ordine con il creato “è alla base dei precetti buddisti”  dice Wasan Jompakdee, Membro cofondatore ed ex Segretario Generale della Fondazione Dhammanaat per la Conservazione e lo Sviluppo Rurarale in Thailandia. Nel raccontare l’opera intrapresa da Phra Ajahn Pongsak Techadhammo, monaco fondatore, racconta: “Circa trent’anni fa egli iniziò ad osservare la perdita di alberi e di terreno sulle montagne della Thailandia settentrionale. I bacini idrici d’alta quota che alimentavano i torrenti e i fiumi sottostanti venivano danneggiati, causando il lento prosciugamento dei fiumi. (…) Egli fece un passo radicale per invertire la desertificazione, mobilitando gli abitanti per rigenerare le loro terre sterili e ripristinare i bacini idrici. (…) Oggi, le aride terre gialle desertificate che aveva protetto sono state rinverdite con alberi da frutto”. È una logica di compassione per ciò che ci circonda, per quello spazio che ci è stato donato e che dobbiamo condividere. Secondo l’induismo “la natura – dice Meenal Katarnikar, membro della Facoltà di Filosofia dell’ Università di Mumbai – appartiene a tutti, agli animali, agli uomini, agli dei e alle piante e ama tutti allo stesso modo”. “In India – continua – le rime della nostra infanzia rispecchiano la nostra amicizia con gli animali come le mucche, i passeri e i corvi. Ogni boccone con cui la madre nutre il bambino è associato a ‘fratello passero’ o ‘caro corvo’, o ‘fratello pavone’ ”. Questa fratellanza, che tanto ricorda il “Cantico delle creature” di San Francesco d’Assisi, è possibile solo se ci riscopriamo follemente innamorati della creazione. Uno slancio che riguarda indistintamente tutti, anche in ambito cristiano, dove ci sono varie Chiese. Il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I al Vertice di Halki (Turchia) nel 2012 dice: “Noi cristiani siamo chiamati ad accettare il mondo come sacramento di comunione, come modo di condividere con Dio e con il prossimo in una scala globale. È nostra umile convinzione che il divino e l’umano s’ incontrino nel più piccolo dettaglio della veste senza cuciture della creazione di Dio, persino nell’ultimo granello di polvere del nostro pianeta”[2].

Maria Grazia Berretta

[1] Papa Francesco, Lettera Enciclica Laudato sì, 201. [2] Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, Discorso Global Responsibility and Ecological Sustainability: Closing Remarks, I Vertice di Halki, Istanbul, Turchia, 20 giugno 2012. (altro…)

Obiettivo mondiale Fame Zero

Obiettivo mondiale Fame Zero

Continua il progetto dei Ragazzi per l’unità dei Focolari per sconfiggere la fame nel mondo. Sabato 16 ottobre 2021 un live streaming globale dalle ore 14.30 p.m. alle 16 p.m. (UTC+2 – ora italiana) dove centinaia di giovani si riuniranno per testimoniare il loro impegno. “Siamo sicure che da adesso ci impegneremo con tanto più entusiasmo per questo obiettivo. Ci sentiamo ormai parte della generazione Fame Zero. È un grande sogno immaginare che anche grazie al nostro contributo tra pochi anni non ci sarà più la fame nel mondo”. Con queste parole Elena e Agnese, Ragazze per l’unità del Movimento dei Focolari, parlavano alla Fao, a giugno del 2018. Elena e Agnese insieme ad altre 630 ragazze dai 9 ai 14 anni di 16 Paesi sedevano nella grande sala plenaria (vedi il video) della sede dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) a Roma (Italia). Il messaggio di invito della Fao ai Ragazzi per l’unità era molto chiaro: “Giovani, abbiamo bisogno di voi, aiutateci a sconfiggere la fame nel mondo”. Sono 17 gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile che il 25 settembre del 2015 i 193 Stati Membri delle Nazioni Unite hanno approvato impegnandosi ad attuarli entro quindici anni (2015-2030). Il secondo obiettivo è Fame Zero: sconfiggere la fame dal nostro pianeta. Queste ragazze firmarono la carta di impegno, diventando così le prime cittadine Fame Zero. Da quel giorno è partita una gara d’amore globale dai Ragazzi per l’unità per raggiungere l’obiettivo Fame Zero. In Venezuela ad esempio la situazione è scoraggiante. Le famiglie povere temono più la fame che la pandemia di Covid 19. Ma attraverso un Centro di alimentazione i ragazzi riescono ad aiutare un gruppo di famiglie. Dal 2017 inoltre, grazie ad una rete di professionisti medici, psicologi, nutrizionisti e alcuni parroci si cerca di costruire rapporti sociali più sereni sulla base della Regola d’oro: “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”. In Thailandia invece i ragazzi distribuiscono semi di verdura ad amici e alle loro famiglie per piantare verdure organiche e aiutarli a risparmiare denaro, dato che soffriamo di questa crisi globale. In Argentina Fran fa parte di un gruppo chiamato “Corazones solidarios”, giovani studenti universitari che ogni giorno escono in strada per offrire la colazione alle persone che sono senza casa. “Quando ti avvicini a loro – racconta – i loro volti cambiano, ti accolgono a braccia aperte e fanno un posto per te nel loro cuore. Ogni mattina, usciamo di casa per fornire il servizio, andiamo con le borse piene e torniamo con i thermos vuoti e i cuori felici”. In Portogallo i ragazzi di Lisbona vanno in un quartiere dove vivono molte famiglie in difficoltà. È iniziata una gara d’amore per recuperare coperte, cibo in scatola, e varie persone si sono offerte per cucinare pasta e riso. Ma appena consegnavano del cibo, ecco che arriva la provvidenza con altro cibo da distribuire ad altre famiglie. Queste ed altre testimonianze saranno raccontate durante il live streaming – adatto a ragazzi, giovani e adulti – di sabato 16 ottobre 2021 dalle ore 14.30 p.m. alle 16 p.m. (UTC+2 – ora italiana). La diretta sarà tradotta in 12 lingue, basta accedere a questo link. La carta d’impegno #testacuoremani. Per vivere e diffondere un nuovo stile di vita, i Ragazzi per l’unità hanno ideato otto sentieri da vivere personalmente o in gruppo. C’è poi la carta di impegno, che li rende cittadini attivi mettendo in moto la testa, il cuore, le mani. Testa. Usiamo la testa per studiare ed informarci. Più conosco la realtà in cui vivono i poveri, più efficace sarà il mio impegno. Cuore. Ascoltiamo col cuore il grido di chi soffre: sensibilizziamo noi stessi e tanti altri. Non posso sconfiggere la fame nel mondo da solo ma posso coinvolgere più persone possibili per raggiungere l’obiettivo. Mani. Apriamo le mani al dono dell’accoglienza, mettiamoci in azione concretamente e quotidianamente per sconfiggere la fame. Impegniamoci ad evitare ogni tipo di spreco.

Lorenzo Russo

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Vangelo Vissuto: “Tutto concorre al bene per coloro che amano Dio”

Una garanzia d’amore. La certezza che tutto nella vita ha un senso. San Paolo, in questa frase dalla lettera ai Romani (Rom 8,28), ci rivela quanto, ogni esperienza umana, dalla più bella alla più complicata, faccia parte di un disegno più grande, un disegno di salvezza. La chiave per accogliere questa proposta è affidarsi e fidarsi del Padre. La strada per la felicità Suonavo il violino per strada non per fare soldi, ma perché mi ero accorto, suonando durante le feste, di far felice la gente. Allora perché non allargare la cerchia? Un giorno una signora che dal vestito appariva dignitosamente povera rimase ad ascoltarmi a lungo, scusandosi per non poter mettere neanche una moneta nella custodia del violino. Si schermì quando le proposi di prendere quello di cui aveva bisogno, ma poi finì per accettare qualche moneta: “Comprerò il pane”, e andò via in lacrime. Il giorno dopo suonai sulla stessa strada, con in vista un cartello: “Per chi ne ha bisogno”. Tanti presero qualche moneta, ma molti lasciarono banconote. Mentre stavo per andare via, si avvicinò la signora che mi aveva fatto nascere l’idea. Le raccontai l’accaduto; se accettava, la somma raccolta era per lei. Mi raccontò del dissesto finanziario che aveva ridotto la famiglia in povertà. Conobbi poi il marito malato e una figlia disoccupata che ora è mia moglie. Far felici gli altri è la strada della felicità. (O.A. – Francia) Fidarsi di Dio In occasione dei battesimi delle nostre figlie, come nostro solito, abbiamo fatto feste molto semplici, senza sprechi, aprendo la casa ad amici e parenti, e siccome abbiamo sempre ricevuto soldi in regalo, una parte l’abbiamo destinata per un progetto a favore dei bimbi appena nati in un Paese africano. Ricordo il battesimo della nostra terzogenita: in quel periodo sia mia moglie che io eravamo senza lavoro per cui era difficile decidere se mandare o no i soldi ricevuti (250 euro). Poi ci siamo fidati di Dio e li abbiamo mandati. A distanza di qualche mese ci hanno fatto sapere che avevano pregato per chiedere proprio quella cifra; inoltre quei soldi, arrivati proprio nel momento in cui non avevano più nulla per allattare i neonati, sarebbero stati sufficienti per tre mesi… La nostra commozione è stata grandissima! A noi non solo non era mancato niente, ma a mia moglie, che in quello stesso periodo aveva bisogno di qualche capo di abbigliamento, erano arrivati in dono un cappotto, un vestito, un giubbotto, due gonne e soldi per un valore tre volte tanto! (D.P.- Italia) Ricordo di un amico Una caratteristica del mio amico Urs era una grande forza comunicativa: col sorriso e con parole stimolanti, trasmetteva esperienze personali del suo rapporto con Dio. Al lavoro, in treno, in una camera d’ospedale, durante lo sport o in vacanza… ogni occasione era buona per stabilire rapporti non superficiali. Tanti ricordano la sua capacità di mettersi in ascolto, di farsi prossimo specialmente di chi soffre. Animatore, a Zurigo, di un gruppo di giovani coinvolti in un’ iniziativa a favore dei tossicodipendenti, grazie a lui più di 30 di loro si sono recuperati e in diversi si sono avvicinati a una vita di fede. Nelle sofferenze dell’ultimo periodo, dovute a un cancro, Urs non si è fatto abbattere: “Tutto è amore di Dio, tutto, proprio tutto”, ripeteva. E malgrado un futuro così incerto, si mostrava sereno, fiducioso. Reciproco era il sostegno con altri due amici nelle stesse condizioni. Diceva: “Ho dato tutto a Dio senza se e senza ma… ed egli ha realizzato in me le sue promesse: il centuplo già sulla terra. Sono felice”. Parole che ben esprimono chi è stato per noi. (F. – Svizzera)

a cura di Maria Grazia Berretta

(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VII, n.4, settembre-ottobre 2021) (altro…)

Serbia: costruire una casa, per essere casa

Serbia: costruire una casa, per essere casa

Un padre può permettersi finalmente di acquistare un’abitazione per i propri figli. Ma non ha le risorse economiche e fisiche per ristrutturarla da solo. Una comunità attorno a lui si attiva. Sono venuti in tanti ad aiutarmi, in tre giorni abbiamo potuto rifare il tetto e sostituire i soffitti in terra e paglia con quelli in cartongesso”. Queste le parole di entusiasmo di Janos Kalman, serbo, di nazionalità ungherese, padre di 3 figli. I lavori in corso a casa sua hanno qualcosa di straordinario. Fino a poco tempo fa viveva in una casa fatiscente e senz’acqua fra campi incolti, e il suo sogno era sempre stato averne una propria. Ma non se l’era mai potuta permettere. Grazie all’indennizzo per l’infortunio e alla generosità di tanti, ha potuto finalmente raggiungere la somma per acquistare un immobile. Si presentava però un ulteriore problema. Era da ristrutturare. “Avrei voluto poterla aggiustare – racconta – ma ero cosciente che da solo non ce l’avrei mai fatta.” Janos ha camminato per 10 anni con le stampelle a causa di un incidente sul lavoro. Ad oggi ha ripreso a camminare, ma non riesce ancora a piegare il ginocchio. Aveva bisogno di aiuto nei lavori. È così che la comunità dei Focolari si è messa in moto, mettendo in pratica il motto #daretocare (“osare prendersi cura”), proposto dai Giovani per un Mondo Unito. (www.unitedworldproject.org/daretocare2021) “Abbiamo deciso di fare una lista delle persone che avevano più bisogno – spiega Cinzia Panero, membro dei Focolari in Serbia – alcune erano in difficoltà economiche, altre malate, altre ancora senza una casa.” Tra queste ultime, quella di Janos, a cui rimane ancora del lavoro da fare, “ma l’aiuto che ho ricevuto è per me un grande dono” dice lui stesso. C’è ancora un dato importante che fa la differenza in questa storia: la casa di Janos si trova nella Vojvodina, regione autonoma della Serbia costituita da varie etnie (slovacchi, ruteni, rumeni, croati, con una maggioranza di popolazione di lingua ungherese). Inoltre, ai lavori di ristrutturazione hanno contribuito alcune persone della Repubblica Ceca, raccogliendo denaro per il materiale necessario e inviando in Serbia due partecipanti. Tutto questo con alcune attenzioni: chi ha contribuito economicamente, ad esempio, ha voluto scrivere un messaggio personale indirizzato a chi avrebbe ricevuto la somma inviata. I beneficiari hanno risposto con gratitudine e commozione. Un gesto che aiuta a costruire un senso di famiglia oltre la distanza. Un vero lavoro di squadra tra culture diverse. Tra i volontari che hanno aiutato, ce n’è uno che ha detto: “Oltre ad aiutare qualcuno che ne aveva bisogno, sentivo che stavo anche aiutando me stesso ad uscire dalla mia zona di confort”. Si può andare verso l’altro per costruire una casa. E così, essere casa.

Di Laura Salerno

Guarda il video dell’esperienza   (altro…)

Chiara Lubich: Come se fosse il primo giorno

Viviamo un tempo durante il quale occorre camminare insieme, in uno stile sinodale. In questo brano di Chiara Lubich ci viene proposto mettere al primo posto l’amore per il fratello, per ogni fratello e sorella, ma sopratutto per coloro con i quali lavoriamo, studiamo, viviamo. […] Nell’aiuto al fratello sono […] riassunti tutti i nostri doveri. Lo conferma una di quelle parole della Scrittura, incentrate sull’amore, che risuonano in noi in modo particolare: “Tutta la legge trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso” (Gal 5, 14). Se le cose stanno così, per noi tensione alla santità significa porre tutta la nostra attenzione, il nostro sforzo, nell’amare il fratello. Il cercare la santità […], per noi, non consiste tanto nel toglierci i difetti uno per uno, quanto nell’amare, nel pensare agli altri, dimentichi completamente di noi stessi. […] Ma si sa: chi ama il fratello, chi vive nell’altro, si accorge ben presto che non è più lui in realtà che vive in se stesso, ma Cristo in lui. Cristo vive nel suo cuore. E chi è Cristo? E chi è Gesù? È la santità. Noi troviamo la santità in Gesù, che fiorisce in noi perché amiamo. La santità per noi viene come conseguenza dell’amare. E noi non possiamo raggiungerla che in questa maniera. Se cercassimo la santità per se stessa non la raggiungeremmo mai. Amare, dunque, e null’altro. Perdere tutto, anche l’attaccamento alla santità, per tendere solo, solo, solo ad amare. Solo così potremo un giorno fare della santità un dono a Maria. […] Oggi ripartiamo come fosse il primo giorno della nostra rivoluzione d’amore, il primo giorno del nostro Santo Viaggio. Ripartiamo senza pensare a niente altro, perché nell’amore è tutto. Viviamo […] disponendoci ad amare ogni nostro prossimo proprio come noi stessi e per questo nell’atteggiamento costante di “calarci” in ogni singola situazione. […]

Chiara Lubich

https://vimeo.com/623447878   (Tratto da LUBICH, C; a cura di Michel Vandeleene, Conversazioni in collegamento telefonico, Cittá Nuova, Roma, 2019, pp. 120-121) (altro…)

GMG: chiamati per nome

GMG: chiamati per nome

È in preparazione la Giornata Mondiale della Gioventù a livello diocesano. Un cammino di preparazione verso il 2023 dove i giovani si ritroveranno attorno al Papa a Lisbona. È vero. Tra chi ha più sofferto in questo periodo di emergenza sanitaria si trovano i giovani. Hanno visto la sua esteriorità, la sua espansione verso l’esterno tagliata di colpo. Non hanno potuto frequentare la scuola, l’università, il lavoro. Sono stati tagliati fuori della vita sociale, degli amici. Ma é anche vero che i giovani sono stati i primi a mettere in moto la solidarietà, a lottare per la vita, infondere speranza, essere costruttori di pace, curare l’ambiente. Papa Francesco li ha ascoltati, ha sentito da loro quanto hanno vissuto e vivono in questo tempo e pochi giorni fa ha fatto pubblico il suo messaggio per la GMG 2021 con un invito mobilizzante: “Alzati! Ti costituisco testimone di quel che hai visto”. “Quando un giovane cade, in un certo senso cade l’umanità. Ma é anche vero che quando un giovane si rialza, é come se si risollevasse il mondo intero”, afferma. Mette di fronte a loro la vicenda del giovane Paolo che mentre era verso Damasco per arrestare alcuni cristiani, Gesú in mezzo ad una luce “più splendente del sole” lo chiama per nome: “Saulo!”. Quasi come se Francesco oggi volesse chiamare ogni giovane per il suo nome. E ripercorre con loro il camino di testimone di Cristo che ha fatto Paolo. Infine dice loro “Alzati” e testimonia la tua esperienza, l’amore e il rispetto che è possibile instaurare nelle relazioni umane. Alzati e difendi la giustizia sociale, la verità, i diritti umani. Testimonia il nuovo sguardo che ti fa vedere il creato con occhi pieni di meraviglia, ti fa riconoscere la Terra come la nostra casa comune e ti dà il coraggio di difendere l’ecologia integrale. Testimonia che sempre si può ricominciare e che Cristo vive. “Io vedo questo messaggio come una grande sfida per noi giovani”, mi confida Klara María Piedade, 27 anni, una giovane del Brasile. “Penso che è una risposta e una conferma che veramente dobbiamo essere responsabili di renderci protagonisti del mondo unito, di un mondo più fraterno”. Klara é una dei giovani che quest’anno sono al Centro dei Giovani per un mondo unito dei Focolari. Infatti da maggio scorso si danno da fare su diversi fronti per la cura della casa comune facendo eco alla Laudato Si’. Dare to care – Osare avere cura – é il loro programma che li vede come principali promotori. “Dobbiamo essere protagonisti”, ribadisce Klara, “non solo a parole ma con le nostre azioni. Cambieremo il mondo se facciamo questo primo passo. È molto importante mettersi in rete con quegli che già fanno qualcosa”. Si é appena conosciuta la data della prossima Giornata Mondiale della Gioventù, che si terrà a Lisbona, in Portogallo in agosto del 2023. Intanto, quest’anno a novembre, nella festa di Cristo Re, si celebrerà  in tutte le diocesi del mondo. Un percorso di preparazione aperti alle sorprese di Dio, “che vuole far risplendere la sua luce sul nostro camino”.

Carlos Mana

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Comunione di pensiero e spirito 

Comunione di pensiero e spirito 

Un Convegno alla Facoltà Teologica di Innsbruck (Austria) a conclusione di un percorso pluriennale d’attività intellettuale e esercizio esistenziale. Guardare tutti i fiori” un titolo insolito per un convegno teologico e, oltre tutto, in un contesto prestigioso come quello della Facoltà Teologica di Innsbruck che gli addetti ai lavori identificano con il nome di Karl Rahner, sepolto nella grande chiesa gesuita che divide le due ali dell’Ateneo.  È stato significativo che proprio qui, nella prestigiosa Leopold Saal si sia svolto questo convegno, caratterizzato da una buona presenza (circa cento persone) con 150 punti di ascolto in altri continenti . Non si è trattato di un evento isolato, quanto della conclusione di un percorso iniziato quasi un decennio fa in occasione di un convegno islamo-cristiano organizzato dal Movimento dei Focolari e fondato su uno scambio di esperienze di dialogo della vita. Due professori della facoltà teologica austriaca – Roman Siebenrock e Wolfgang Palaver – presenti in quell’occasione mostrarono grande interesse a questa esperienza di dialogo. Nei mesi successivi a contatto con la spiritualità dei Focolari avevano visitato anche il nascente Istituto Universitario Sophia e il centro internazionale del Dialogo Interreligioso del Movimento. Da qui l’idea di formare un gruppo di ricerca con accademici delle due religioni per approfondire aspetti della spiritualità dalle due prospettive. Da allora, ogni anno, alla fine di agosto questo gruppo – chiamato cluster – e composto da una ventina di persone di diverse provenienze si è regolarmente incontrato per alcuni giorni. Fin da subito non è stata una semplice attività intellettuale ed accademica ma anche un esercizio esistenziale che ha via via costruito rapporti profondi a livello personale, culturale, religioso ed intellettuale. Negli ultimi anni l’interesse del gruppo si è concentrato su alcune pagine di carattere mistico di Chiara Lubich. I passi, fra i quali quello che ha dato il titolo alla conferenza, sono stati approfonditi sia nella sensibilità cristiana (cattolica e riformata) che in quella musulmana (sunnita e sciita). Al termine di questo percorso, si è deciso di organizzare un convegno accademico che potesse permettere la condivisione della ricchezza di queste riflessioni. Il convegno di questi giorni ha aperto questa esperienza  ad un pubblico accademico, e non solo, di matrice tedesca (austriaci, svizzeri e tedeschi erano infatti la stragrande maggioranza dei partecipanti) esprimendo nello stile, nel linguaggio e nelle categorie di pensiero di questa parte di Europa un patrimonio spirituale recente (quello della Lubich) capace, però, di coagulare pensatori di diverse provenienze, sia etniche che culturali e soprattutto religiose o meno: cattolici, riformati, musulmani e marxisti. Ad una riflessione teologica sul passo che ha dato il titolo all’evento – un intervento del teologo riformato Stefan Tobler – hanno fatto seguito altre riflessioni e tavole rotonde da cui sono emerse le esperienze di comunione intellettuale e spirituale che questi accademici – cristiani e musulmani – vivono da anni.  Come  percepiva un’artista ginevrina intervenuta ai lavori, si notava una testimonianza chiara quando sul palco saliva un gruppo che offriva un contributo a più voci. Un aspetto che raramente si trova in ambito accademico e che in questi giorni ha caratterizzato il convegno con una dimensione importante: la comunione di pensiero e di spirito. Inoltre, la presenza di cattolici, riformati, marxisti e musulmani ha offerto uno spaccato notevole di scuole di pensiero, di sensibilità accademiche ma anche culturali e religiose che non è facile trovare nel mondo attuale che vive di forti polarizzazioni quotidiane anche nell’ambito accademico e culturale.

Roberto Catalano

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La sapienza del mite

Lucia Abignente, focolarina italiana, ricorda Anna Fratta (Doni) con la quale ha condiviso parte dei suoi anni in Polonia. Una vita tutta “Donata”, proprio come il significato del nome datole da Chiara Lubich. “Un abisso di umanità”, “una maestra di vita”, “una piccola grande donna”. Sono questi tre frammenti dei tanti echi suscitati, il 24 settembre 2021, dalla notizia del ritorno alla casa del Padre di Anna Fratta, conosciuta nel Movimento dei Focolari come Doni. Forse, al sentirli, lei avvertirebbe quasi disagio, schiva come era da ogni elogio e misurata nelle sue parole che, essenziali, erano un distillato di sapienza. La sua indole, rafforzata dalle esperienze della vita, le aveva rese tali. Ultima di sei figli vive un’infanzia a cui non è per niente estranea la dimensione del dolore, manifestatosi in modo particolarmente acuto con la morte di una sorella. Profonde domande esistenziali sul senso della vita la interrogano già da bambina, conducendola progressivamente ad allontanarsi da Dio e a cercare altrove risposte. Più tardi lo studio della medicina, scelta per ribellione, si manifesta provvidenziale. La biologia l’affascina e incide sul suo cammino interiore. Scopre nella natura un rapporto di reciprocità e di servizio che non riesce a spiegarsi: una legge d’amore alla cui radice, come capisce una notte “dopo una dolorosa, drammatica, lotta interiore”, c’è “un Essere che ha in sé l’amore”. E’ una svolta decisiva a cui segue l’incontro con Dio nel carisma di Chiara Lubich. Presto Doni avverte che Lui la chiama a seguirla nella via del focolare. Doni farà parte del gruppo dei medici focolarini che, accogliendo la richiesta della Chiesa, si recherà oltrecortina, dove vivrà trent’anni (1962-1992), dapprima nella Repubblica Democratica Tedesca e poi in Polonia, adoperandosi silenziosamente ed efficacemente a dar vita alla comunità dei Focolari, di cui seguirà con stupore e gratitudine a Dio il cammino e la crescita. Da queste terre, segnate dalla sofferenza della mancanza di libertà e nell’impossibilità spesso di un contatto con il Centro dei Focolari a Roma, passerà successivamente a trovarsi proprio al cuore di esso, abitando a Rocca di Papa (Roma-Italia) nel focolare di Chiara Lubich. Con lei condividerà anni intensi, luminosi, ricchi di eventi e impegni a livello mondiale, accompagnandola poi con dedizione e grande amore anche nell’ultimo tratto della sua permanenza sulla terra. Il disegno di Dio su di lei si completa con il suo sapiente contributo come Consigliera generale del Movimento per l’aspetto della “spiritualità e vita di preghiera” che, unito alla donazione nell’accogliere tanti – con Gis Calliari, Eli Folonari e altre delle prime focolarine – trasmette la luce della quotidianità vissuta con Chiara Lubich; e poi nella cittadella di Loppiano (Italia), dove si trasferisce a causa della malattia invalidante che riduce lentamente le sue capacità fisiche. Una profonda coerenza interiore legava il suo agire: “L’amore, si sa, disarma; il nostro parlare era tale che ognuno avrebbe potuto ascoltarlo, amici e nemici”, ricordava conscia della particolare cura con cui, oltre il Muro, la Polizia segreta li seguiva. “Amare, amare, solo amare e riempire le valigie di questo amore, è solo questo che porterò con me!” annota negli ultimi anni, mentre si prepara al viaggio decisivo. Non meraviglia allora che la sua attività professionale abbia guadagnato la stima delle autorità che, nella Repubblica Democratica Tedesca, con tre medaglie l’hanno premiata per il lavoro svolto e il “collettivo” costruito. Ed è ancor più logico che la sua vita abbia trasmesso a tanti in modo limpido l’amore di Dio. Forse il segreto è proprio in quel suo rapporto intimo, costante con la Madonna, in particolare con lei che Desolata, apre nel sì del Golgota il cuore e le braccia all’umanità. È alla Sua scuola che Doni si pone. Scrive il 15 settembre del 1962, poco dopo aver attraversato il muro di Berlino: “Qui non si ha niente a cui appoggiarsi, e, se non si guarda sempre a Maria ai piedi della Croce, si va in terra. Ci sono dei momenti in cui sembra di soffocare, e non si può fare altro che pregare Maria. Solo così a poco a poco il vuoto diventa pienezza e il dolore si trasforma in pace. Sono questi i momenti più belli della giornata, i più preziosi, perché nel dolore trovo un rapporto sempre più profondo e intimo con la Madonna, e per Lei con tutti i suoi figli”. Qui il segreto della fecondità della sua vita tutta “Donata” come esprime il nome datole da Chiara Lubich.

Lucia Abignente

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Chiara Lubich: Un rapporto armonioso con la natura

Oggi, 4 ottobre, festa di San Francesco d’Assisi, patrono dell’ecologia, termina il “Tempo del Creato”, la celebrazione annuale di preghiera e azione per la nostra casa comune. Insieme le diverse Chiese e comunità ecclesiali di tutto il mondo si uniscono per proteggere e difendere il creato. Chiara Lubich ci invita in questo brano ad avere, in prima persona, un giusto rapporto con l’ambiente. […] Da più parti si lanciano proposte per guarire il nostro mondo malato. […] I giovani sono particolarmente sensibili a questo argomento e sentono il bisogno di cambiamenti radicali nel rapporto con l’ambiente, nel rapporto fra individui e Stati, nell’uso delle acquisizioni scientifiche. Avvertono inoltre che la salvaguardia dell’ambiente e l’edificazione della pace sono possibili solo se praticati su scala planetaria. Essi sono convinti che per realizzare l’ideale di un mondo unito deve affermarsi il primato dell’uomo sulla scienza e sulla tecnologia. […] Ebbene, si tratta di dare il nostro contributo concreto, anche piccolo, alla soluzione dei grandi problemi. I nostri giovani l’hanno compreso e hanno intrapreso già varie iniziative che esprimono una coscienza ecologica personale e collettiva, sotto molti aspetti, e cioè nell’acquisto di quei prodotti che non hanno un impatto negativo sull’ambiente, nella raccolta dei rifiuti che inquinano l’ambiente e in tutte quelle scelte che nascono da un profondo rispetto della natura. È cominciando dai piccoli problemi locali che si forma una coscienza morale in grado di affrontare i problemi su scala mondiale. L’ecologia, in fondo, rappresenta una sfida che si può vincere solo cambiando mentalità e formando le coscienze. È ormai dimostrato da molti seri studi scientifici che non mancherebbero né le risorse tecniche né quelle economiche per migliorare l’ambiente. Ciò che invece manca é quel supplemento d’anima, quel nuovo amore per l’uomo, che ci fa sentire responsabili tutti verso tutti, nello sforzo comune di gestire le risorse della terra in modo intelligente, giusto, misurato. Non dimentichiamo che Dio creatore ha affidato la terra a tutti gli uomini e non a un solo popolo o a un solo gruppo di persone. Questa della distribuzione dei beni nel mondo, dell’aiuto alle popolazioni più povere, della solidarietà del Nord per il Sud, dei ricchi per i poveri é l’altra faccia del problema ecologico. […] La Bibbia, con il suo racconto della creazione, ci insegna che solo nell’armonia con il piano di Dio la natura e l’uomo trovano l’ordine e la pace. Se l’uomo non é in pace con Dio, la terra stessa non é in pace. […] Se si scopre che tutto il creato é dono di un Padre che ci vuol bene, sarà molto più facile trovare un rapporto armonioso con la natura. E se si scopre anche che questo dono é per tutti i membri della famiglia umana, e non solo per alcuni, si porrà più attenzione e rispetto per qualcosa che appartiene all’umanità intera presente e futura.

Chiara Lubich

(Lettera di Chiara Lubich a Nikkyo Niwano – 1990, in POLI, R. e CONTE, A., Vita, salute, ambiente tra speranza e responsabilità, Cittá Nuova, Roma, 2021, pp. 32-34) Buone pratiche e attività: http://www.unitedworldproject.org/daretocare2021/ (altro…)

Lavorare insieme al movimento Laudato Si’

Lavorare insieme al movimento Laudato Si’

Il Movimento dei Focolari è partner del Movimento Laudato Si’ per la cura del Creato. Una sinergia molto forte per migliorare la nostra casa comune, raccontata dal direttore esecutivo Tomas Insua Il 4 ottobre 2021 si conclude il “Tempo del Creato”, iniziativa di preghiera e di azioni concrete per salvaguardare e proteggere la nostra casa comune, che si volge ogni anno dal 1 settembre al 4 ottobre. Ci sarà inoltre l’appello di 46 leader religiosi di tutto il mondo – fra i quali Papa Francesco – per un’azione concreta sui cambiamenti climatici attraverso il lancio dell’iniziativa mondiale “Faith Plans for People and Planet” a cui il Movimento dei Focolari partecipa. Ne parliamo con Tomas Insua, direttore Esecutivo del Movimento Laudato Si’, una rete mondiale di associazioni e movimenti che lavorano insieme per l’ecologia e l’ambiente. Qual è il percorso sinodale che il Movimento Laudato Si’ vuole condurre verso la conversione ecologica? Prima vi chiamavate “Movimento cattolico globale per il clima”, come mai questo cambiamento di nome? Il Movimento Laudato Si’ è una realtà nuova nella vita della Chiesa. È stato fondato solo sei anni fa, nel 2015, poco prima dell’uscita dell’enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco. Il nome “Movimento cattolico mondiale per il clima” era troppo lungo, non tutti lo ricordavano. Inoltre la crisi climatica, che continuerà ad essere una grandissima priorità per il Movimento, non è l’unica nostra via. Negli ultimi anni, ad esempio, abbiamo iniziato a lavorare anche sulla crisi delle biodiversità e anche su altro. È quindi iniziato un percorso sinodale, di discernimento e dialogo tra le diverse realtà che compongono il Movimento – fra le quali c’è il Movimento dei Focolari – e, dopo due anni di lavoro, è venuto fuori il nuovo nome, Movimento Laudato Si’, perché l’Enciclica di Papa Francesco ed i suoi contenuti sono al cuore di tutto quello che facciamo. Che cosa avete in programma per il futuro? Fra i vari progetti c’è quello più a breve termine che è la petizione “Pianeta sano, persone sane”. È importante firmarla, perché dal 1 al 12 novembre 2021 ci sarà il grande vertice sul clima dell’Onu (COP26) che si terrà a Glasgow (Regno Unito). I leader mondiali possono fissare obiettivi significativi per proteggere il creato. È nostra responsabilità far sentire la voce dei più vulnerabili e mobilitarci in loro nome. In questo “Tempo del Creato” poi è stato meraviglioso vedere quante attività sono state svolte e sono tuttora in corso a livello locale, in giro per il mondo, grazie ai circoli Laudato Si’. È un segno di speranza, che si muove dal basso e cresce con la consapevolezza della crisi della nostra casa comune, ma anche con il desiderio di fare qualcosa. Il 26 agosto 2021 hai incontrato la Presidente dei Focolari Margaret Karram. Cos’è stato per te questo incontro e come i Focolari possono interagire nel vostro Movimento? L’incontro con Margaret è stato bellissimo. Ero insieme alla nostra presidente, Lorna Gold. Per me è stato stupendo conoscere la realtà dei Focolari. Ciò che mi è piaciuto tanto è il parallelismo tra i due movimenti. Il Movimento dei Focolari è ovviamente molto più grande e ha più anni di vita. Noi siamo una giovanissima realtà, ma, per alcuni aspetti, siamo simili ai Focolari, come ad esempio l’impegno per il dialogo tra diverse Chiese e dialogo tra grandi religioni. Fra di noi nel Movimento Laudato Si’ infatti c’è chi vive la fede cattolica, ma allo stesso tempo abbiamo animatori appartenenti a varie Chiese e a diverse religioni. Imparare dall’esperienza di dialogo dei Focolari è un dono meraviglioso.

Lorenzo Russo

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Ecuador: prendersi cura della casa comune

Ecuador: prendersi cura della casa comune

Una testimonianza di ecologia integrale: i giovani e le comunità uniti per la salvaguardia delle mangrovie “Un habitat distrutto, bruciato, attaccato da rifiuti e pesticidi. Le mangrovie qui stanno diventando questo. Vogliamo aiutare la nostra terra, e la nostra gente.” Così parla Sirangelo Rodrigues Galiano, focolarino 49enne di origine brasiliana, ma ormai ecuadoregno di adozione. Vive nella provincia di Esmeraldas, regione afro-ecuadoriana a Nord dell’Ecuador, conosciuta come provincia verde. Clima tropicale, spiagge da sogno, ricchissima biodiversità. È soprattutto la presenza delle mangrovie a creare un habitat naturale così unico, ma oggi in pericolo a causa dell’uomo. Le mangrovie sono formazioni vegetali costituite da enormi radici, periodicamente coperte dalle maree. Queste caratteristiche permettono la creazione di un habitat estremamente particolare, ricco di animali e vegetali impossibile da trovare altrove, adesso a rischio estinzione. Sirangelo dal Brasile si è trasferito in Ecuador nel 2016, quando questa zona è stata duramente colpita da un terremoto. Grazie all’AMU (Azione per un Mondo Unito), FEPP (Fondo Ecuatoriano Populorum Progressio) e Fundación Amiga si è dato avvio al progetto Sunrise, di cui Sirangelo è responsabile. Il progetto ha portato aiuti a 3 villaggi distrutti dal sisma, Salima, Dieci agosto e Macará, i cui abitanti sono ancora oggi grati per tutto ciò che hanno ricevuto. “Dopo alcuni anni dall’emergenza del terremoto – spiega Sirangelo – oggi ne incombono altre: quella climatica e quella dei giovani, spesso spinti a partire perché senza lavoro, o a divenire vittime del commercio di droga.”  Si è dato avvio dunque a Sunrise +, programma di pulizia, riforestazione delle mangrovie e formazione sul tema ecologico. “Hanno partecipato circa 400 giovani. Ormai ci troviamo periodicamente per pulire e sensibilizzare al tema l’intera comunità. L’attività è iniziata con i giovani, ma adesso vogliamo coinvolgere tutti.” Uno degli attori principali di questa nuova esperienza è stato il Ministero dell’Ambiente, dell’Acqua e della Transizione Ecologica di Muisne, che sta lavorando insieme al governo e ad altre quattro ONG. Interessante è che siano stati proprio i giovani ad indicare come progettare Sunrise +. Attraverso la metodologia del  6X1, 6 step per 1 obiettivo: osservare il contesto e le problematiche; pensare a possibili soluzioni; coinvolgere; agire; valutare l’operato; celebrare. Tutto questo per perseguire la pace. “Il nostro obiettivo è essere al fianco della popolazione. – conclude Sirangelo – Oggi sono soprattutto i giovani a chiederci aiuto e noi cerchiamo di esserci per e con loro. Amano la loro terra, ma spesso sono costretti a lasciarla. Vogliamo aiutarli a rimanere, trovando nuove opportunità, proprio a partire dal preservare le ricchezze naturali. Grazie a loro si sta innescando un cambiamento di mentalità per la preservazione del nostro Pianeta, la nostra casa comune.”

Laura Salerno

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