Set 28, 2021 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Libano: un gruppo di giovani dei Focolari attraverso un mercatino dell’usato sostiene l’iniziativa Lebnenele, che vuol dire “Il mio Libano”. Nata durante le proteste di ottobre 2019, questa iniziativa di giovani studenti si propone di aiutare alcune delle famiglie più bisognose. In Libano, i Giovani per un Mondo Unito del Movimento dei Focolari hanno deciso di sostenere le famiglie connazionali più bisognose. Lo hanno fatto collaborando con un’iniziativa chiamata Lebnenele (il mio Libano), sostenuta da studenti universitari e nata in seguito alle proteste di ottobre del 2019. In quel contesto migliaia di persone tra cui moltissimi giovani scesero in piazza per manifestare contro l’imposizione di nuove tasse da parte del governo. Queste riguardavano beni e servizi quali benzina, tabacco e telefonate online. Le proteste portarono alle dimissioni del Primo Ministro Saad Hariri, avvenute il 29 ottobre 2019. Durante una manifestazione, un gruppo di giovani – che in seguito avrebbe dato avvio a Lebnenele – si era accorto che una persona bisognosa distribuiva fazzoletti a chi ne aveva necessità. Da lì è nata nei ragazzi l’idea di darsi da fare in prima persona. Joelle Hajjar, una giovane che ha collaborato fin da subito col progetto Lebnenele, racconta: “In quel momento abbiamo iniziato a guardarci intorno, alla ricerca di famiglie bisognose. Abbiamo deciso di aiutarle attraverso donazioni che avevamo ricevuto da amici o attraverso i social”. Dopo l’esplosione a Beirut del 4 agosto 2020, evento che causò ingenti danni alla popolazione, il gruppo di giovani ha deciso di portare avanti l’iniziativa Lebnenele esprimendo l’affetto e la cura verso il proprio Paese in difficoltà. L’obiettivo era di raccogliere un numero di beni tale da far arrivare a 50 famiglie pacchi di cibo per Natale. Grazie alla solidarietà che si è costruita intorno a loro, sono riusciti a superare l’obiettivo iniziale, aiutando 76 famiglie. Questo ha dato loro una conferma: l’iniziativa non doveva fermarsi, ma crescere ancora, per riuscire ad aiutare più famiglie. E così è stato: le attività di raccolta fondi per acquistare beni per le famiglie bisognose continua ancora oggi. George e Salim, due ragazzi del gruppo dei Giovani per un Mondo Unito, raccontano: “Abbiamo deciso di aiutare Labnenele creando un mercato dell’usato in cui vendiamo molti oggetti raccolti tra ciò di cui non abbiamo più bisogno e che è ancora in buono stato. Ci sono borse, camice, vestiti, cravatte, libri, oggetti di bigiotteria… tutto in ottime condizioni. Grazie alla vendita di questi prodotti, raccogliamo denaro che usiamo poi per comparare beni di prima necessità che doniamo a Lebnenele. In questo modo sappiamo che i beni arriveranno a molte famiglie libanesi in difficoltà”. Joelle conclude: “I giovani dei Focolari sono stati di grande sostegno in molte attività: ci hanno aiutato donando soldi che avevano raccolto attraverso il loro mercato, e aiutandoci a preparare il materiale da consegnare alle famiglie. Insieme a loro abbiamo avuto sempre il desiderio di diffondere l’Ideale dell’unità a queste famiglie, per creare tra noi una solidarietà e un’unità che è ancora presente oggi”.
Laura Salerno
https://youtu.be/zXS2fl4ytYU (altro…)
Set 27, 2021 | Chiara Lubich
La Parola di Vita di questo mese di settembre ci invita ad essere servitori di tutti. È la condizione necessaria per essere il primo. Se vogliamo essere grandi dobbiamo farci piccoli di fronte al fratello, accudire alle sue necessità, essergli accanto. Se Gesù che è il Signore e il Maestro, ha lavato i piedi (un’azione riservata agli schiavi), anche noi se volgiamo seguirlo, sopratutto se abbiamo particolari responsabilità, siamo chiamati a servire il nostro prossimo con altrettanta concretezza e dedizione. É uno dei paradossi di Gesù. Lo si capisce soltanto se si pensa che l’atteggiamento tipico del cristiano è l’amore, quell’amore che lo fa mettere all’ultimo posto, che lo fa piccolo davanti all’altro, così come fa un papà quando gioca con il figlioletto o aiuta nei compiti di scuola il ragazzo più grande. Vincenzo de’ Paoli chiamava i poveri i suoi “padroni” e li amava e li serviva come tali, perché in loro vedeva Gesù. Camillo de Lellis si chinava sui malati, lavando le loro piaghe, accomodando loro il letto, “con quell’affetto – come scrive lui stesso – che una madre amorosa é solita avere per il suo unico figlio infermo”[1]. E come non ricordare, più vicina a noi, la beata[2] Teresa di Calcutta, che si é chinata su migliaia di moribondi, facendosi “nulla” davanti a ciascuno di loro, i più poveri dei poveri? “Farsi piccoli” di fronte all’altro vuol dire cercare di entrare il più profondamente possibile nel suo animo, fino a condividerne le sofferenze o gli interessi, anche quando a noi sembrano di poco conto, insignificanti, ma che costituiscono invece il tutto della sua vita. (…) “Vivere l’altro”, dunque, e non condurre una vita ripiegata su sé stessi, piena delle proprie preoccupazioni, delle proprie cose, delle proprie idee, di tutto ciò che si considera nostro. Dimenticarsi, posporre se stessi per aver presente l’altro, per farsi uno con chiunque fino a scendere con lui e sollevarlo, per farlo uscire dalle sue angustie, dalle sue preoccupazioni, dai suoi dolori, dai suoi complessi, dai suoi handicap o semplicemente per aiutarlo a uscire da sé stesso ed andare verso Dio e verso i fratelli e così trovare insieme la pienezza di vita, la vera felicità. Anche gli uomini di governo, gli amministratori pubblici (“chi governa”), ad ogni livello, possono vivere la loro responsabilità come un servizio d’amore, per creare e custodire le condizioni che permettono a tutti gli amori di fiorire (…). Dal mattino quando ci alziamo, alla sera quando ci corichiamo, in casa, all’ufficio, alla scuola, per strada possiamo sempre trovare l’occasione per servire, e ringraziare quando siamo a nostra volta serviti. Facciamo ogni cosa per Gesù nei fratelli, non trascurando nessuno, anzi amando sempre per primi. Serviamo tutti! È solo così che siamo “grandi”!
Chiara Lubich
(Chiara Lubich, in Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi, Opere di Chiara Lubich, Città Nuova, Roma, 2017, pp. 717-719) [1] Cf. Scritti di San Camillo, Il Pio Samaritano, Milano-Roma 1965, p. 67. [2] Madre Teresa de Calcula fue canonizada el 4 de septiembre de 2016 por el Papa Francisco. (altro…)
Set 25, 2021 | Ecumenismo
Un invito deciso ad “avere l’audacia di essere uno” nella condizione di frammentazione che il mondo sta vivendo; a portare avanti il cammino di amicizia intrapreso, così il Santo Padre alla delegazione di Vescovi di varie Chiese cristiane.

© Vatican Media
“Davanti alle ‘ombre di un mondo chiuso’, dove tanti sogni di unità ‘vanno in frantumi’, dove manca ‘un progetto per tutti’ e la globalizzazione naviga ‘senza una rotta comune’, dove il flagello della pandemia rischia di esasperare le disuguaglianze, lo Spirito ci chiama ad ‘avere l’audacia di essere uno’, come dice il titolo del vostro incontro. Osare l’unità”. Queste le parole di Papa Francesco che ha concluso il convegno “Dare to be One. Il dono dell’unità in un mondo diviso” (23-24 settembre scorsi) dei Vescovi amici dei Focolari appartenenti a varie Chiese. Questa mattina 25 settembre li ha ricevuti in udienza presso la Sala dei Papi in Vaticano: erano presenti in 10, mentre 180 di 70 Chiese hanno seguito l’udienza collegati via Web. Li ha incoraggiati a vivere l’unità, cuore del Carisma di Chiara Lubich, un carisma: “cresciuto attirando uomini e donne di ogni lingua e nazione con la forza dell’amore di Dio che crea unità senza annullare le diversità, anzi valorizzandole e armonizzandole”. 
© Vatican Media
Ha poi spiegato che l’unità che ci ha donato Gesù Cristo “non è unanimismo, non è andare d’accordo a tutti i costi. Obbedisce a un criterio fondamentale, che è il rispetto della persona, il rispetto del volto dell’altro, specialmente del povero, del piccolo, dell’escluso”. Importante, infine, il richiamo a portare avanti il cammino ecumenico intrapreso che deve essere, dice Papa Francesco: “sempre aperto, mai esclusivo” e conclude con una nota d’affetto: “continuate a sorridere, che è parte del vostro Carisma”. Presente, insieme alla delegazione dei Vescovi, il card. Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’unità dei Cristiani, poi Margaret Karram e Jesús Morán, presidente e co-presidente dei Focolari. 
© Vatican Media
Mons. Brendan Leahy, Vescovo cattolico di Limerick (Irlanda), coordinatore dei Vescovi amici dei Focolari, ha presentato al Papa i due giorni di convegno definendoli “straordinari”, mentre il Vescovo Christian Krause (Germania), già Presidente della Federazione Mondiale Luterana ha presentato al Santo Padre l’impegno dei Vescovi ad “allargare il cerchio di questi incontri tra Vescovi di varie Chiese” per poter essere un contributo a curare le ferite di un mondo diviso, di giovani che hanno paura di affrontare il futuro. Ha anticipato anche il desiderio di portare incontri simili anche nel continente africano e oltre. Il Metropolita Chrysostomos, della Chiesa Ortodossa di Kyrenia (Cipro), ha posto fortemente l’accento sull’esperienza di unità vissuta durante i giorni di convegno: “(…) ci siamo ritrovati ‘uno’ come nella prima Chiesa cristiana, con l’amore evangelico tra noi. Abbiamo condiviso esperienze, ammettendo i nostri sbagli; abbiamo condiviso preoccupazioni e insieme abbiamo voluto abbracciare Gesù sulla croce, soluzione per ogni tipo di disunità; abbiamo pregato per andare oltre queste divisioni. Vogliamo contribuire a portare la luce di Cristo in questo modo le persone non saranno private di speranza”.
Stefania Tanesini
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Set 24, 2021 | Ecumenismo
Seconda giornata dell’incontro dei Vescovi di varie Chiese amici dei Focolari all’insegna dell’unità.
La penombra delle catacombe si rischiara alla luce delle candele e compaiono tra i corridoi persone di varie Chiese che camminano mentre risuonano le parole di una preghiera dei primi cristiani. Si congiungono intorno all’altare della piccola cappella dove la comunità unita condivideva il pane. Tenendosi per mano, con una preghiera spontanea chiedono il dono dell’unità. È l’anticipo del “patto” di amore reciproco che si rinnova anche in ogni incontro di Vescovi amici dei Focolari.
“Il patto rafforza la nostra unità, la nostra alleanza e ci spinge a mantenerla nelle nostre relazioni con fratelli e sorelle, nei nostri Paesi o ovunque siamo”, aveva espresso poco prima il Vescovo Nelson Leite della Chiesa metodista del Brasile. E aggiungeva: “Il patto ha cambiato la mia vita, mi ha motivato e mi ha portato ad accettare le altre persone, a vivere con loro, a imparare ad ascoltarle e a poter instaurare un dialogo, anche se siamo diversi”. Un momento sacro, commovente, che simbolicamente ha racchiuso come in una cappella i 170 Vescovi di varie Chiese cristiane partecipanti al convegno “Dare to be one” sparsi in tutto il mondo. Non c’erano più distanze nè strumenti elettronici che permettevano i collegamenti e le stesse candele delle catacombe davano luce al nuovo impegno d’unità. “È il Comandamento Nuovo di Gesù che vogliamo sia il fondamento dei nostri rapporti, ‘quell’amarsi a vicenda’, vogliamo sia alla base dei nostri rapporti fraterni”, ribadisce Brendan Leahy, Vescovo di Limerick (Irlanda), uno dei moderatori dell’incontro. Con la coscienza che, se si mette in pratica, Gesù può adempiere la sua promessa: “Dove due o più sono uniti nel mio nome, ivi sono io presente in mezzo ad essi” (Mt 18,20). “Noi desideriamo che Gesù possa farci questo dono – afferma Leahy – e per questo vorremmo promettergli che vogliamo continuare a vivere nell’amore uno verso l’altro, ad amare la diocesi e la comunità dell’altro come amo la mia, amare la Chiesa dell’altro come amo la mia”.
Se c’è l’amore vicendevole tra i cristiani, esso è la testimonianza più forte e credibile verso il mondo che ci circonda. E’ quanto dice Jesús Morán, Copresidente dei Focolari, “sì, la nostra unità, l’unità di tutti i cristiani potrebbe essere un contributo decisivo per la trasformazione del mondo. Si tratta di un imperativo etico improrogabile”.
A concludere questi due giorni è Margaret Karram, Presidente dei Focolari, che raccoglie il desiderio espresso da tanti tra i partecipanti di continuare ad andare avanti, “di creare una grande rete che ci aiuti a collegarci insieme, cellule vive unite nel nome di Gesù. Chissà quante iniziative potranno nascere per rinnovare la vita delle nostre Chiese nell’unica Chiesa di Cristo…!”. Così invita tutti ad unirsi per chiedere a Dio Padre di illuminare il cammino da percorrere recitando il Padre Nostro. Si mescolano le parole della preghiera insegnata da Gesù in tante lingue, come in una sinfonia che si eleva al cielo e inonda i cuori e le menti di ognuno sigillando il patto d’unità fatto poco prima.
Carlos Mana
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Set 24, 2021 | Ecumenismo
I messaggi del card. Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, di Justin Welby, Primate della Chiesa Anglicana, e di Bartolomeo I, Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, ai Vescovi di varie Chiese amici dei Focolari durante il Convegno “Dare to be one”. “Rimanete in me e io in voi” (Gv 15, 4). Un’ immagine eloquente quella della vite e dei tralci che accompagna l’invito di Gesù ai suoi. Una chiamata a “stare” per poter portare frutto, la stessa che ha alimentato il Convegno Internazionale dei Vescovi amici dei Focolari, appartenenti a diverse Chiese cristiane, tenutosi a Castel Gandolfo (Roma-Italia) in questi giorni dal titolo “Dare to be one-Osare essere uno. Il dono dell’unità in un mondo diviso”. Ricevere questo dono, nell’ambito dell’impegno ecumenico – spiega S.E. il Cardinal Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, nel suo messaggio a questo incontro – “fa parte della missione dei Vescovi di essere al servizio dell’unità, ma non solamente dell’unità della propria Chiesa, bensì dell’unità di tutti coloro che sono stati battezzati nel nome del Dio Trino. Il battesimo ci unisce a Cristo e ci fa membri del suo unico corpo”. Incoraggia poi i Vescovi delle varie Chiese riunite nel percorrere il cammino nell’amore reciproco per affrontare le sfide del mondo e sottolinea il ruolo fondamentale che gioca la preghiera: “Noi cristiani non siamo capaci di fare l’unità con le nostre sole forze, (…) siamo in grado di produrre divisioni, come la storia e, purtroppo, anche il presente ancora dimostrano. L’unità invece può esserci solamente fatta in dono. (…) Ci deve sempre far riflettere il fatto che Gesù non ha comandato ai suoi discepoli l’unità, né l’ha richiesta a loro, ma che ha pregato per l’unità”. Mirare ad essere una cosa sola in Lui e con il fratello significa farsi fiamma viva, lanterna, fonte luminosa che attira chiunque le sia accanto. È questo il vero senso di questo incontro: portare quella luce fuori, nel mondo. Un auspicio che ritroviamo anche nelle parole di Justin Welby, Primate della Chiesa Anglicana: “Osare essere Uno’ tocchi la vita di molti cristiani, incoraggiando anche loro a crescere nella comunione reciproca. (…) Mai come oggi il mondo ha bisogno dell’unità dei cristiani. In tempi di crisi ambientale e di pandemia mondiale, per non parlare delle molteplici sfide economiche e politiche che affronta il mondo, è sempre più chiaro che nessuno è al sicuro finché tutti non sono al sicuro, e che davvero le nostre azioni si influenzano a vicenda. L’unità fra i cristiani può essere il cemento che consolida la solidarietà degli esseri umani, per diventare, dunque, il fondamento di soluzioni durature”. Affinché “tutti siano uno” (cf. Gv 17,21) risulta necessario, dunque, operare scelte concrete, vivere il dialogo, prendersi cura dell’altro riconoscendolo come fratello. Il messaggio di saluto di Sua Santità Bartolomeo I, Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, ai Vescovi amici dei Focolari traccia una rotta che, grazie alle pagine del Vangelo di Matteo (Mt 14, 24-33) dà speranza e conforta: “Nel corso della storia la barca dei discepoli di Gesù incrocia venti contrari e tempeste: e anche tra gli stessi discepoli di Gesù si sono scatenate spesso e ancora si scatenano alle volte opposizioni, inimicizie, persecuzioni. (…) Nella parabola, Gesù cammina sulle acque andando verso i discepoli (…): “Coraggio, Sono Io, non abbiate paura”. (…) Se abbiamo coraggio – continua – allora non avremo paura a entrare in dialogo gli uni con gli altri, perché tutti siamo di Cristo (…). Quando non avremo più paura, non ci servirà il coraggio, perché saremo uno dell’unico Uno, riuniti attorno al banchetto con il Pane e il Vino di colui che ci dirà “Sono Io”.
Maria Grazia Berretta
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Set 24, 2021 | Nuove Generazioni
Diretta streaming internazionale sabato 25 settembre 2021 tradotta in sei lingue per approfondire il percorso formativo – a cura del Movimento dei Focolari – sull’educazione alla sessualità e all’affettività, per uno sviluppo armonico della persona in tutte le sue dimensioni, rivolto a bambini, ragazzi e genitori. “Up2Me mi ha lasciato una maggiore consapevolezza in merito a chi sono io, nella mia sfera emotiva e fisica e riguardo al progetto di vita che vorrei costruire, nonché all’importanza della relazione con gli altri”. “Il programma mi ha aiutato particolarmente a relazionarmi con le ragazze. Mi ha insegnato a rispettarle. Sono più disponibile ad aiutare in casa e sono contento di collaborare con mia madre e mia sorella senza sentirmi inferiore”. “Quest’esperienza mi ha permesso di parlare con ragazzi della mia età di argomenti che sono importanti per noi, ho potuto esprimermi con libertà, senza la paura di essere giudicato”. Sono alcune delle testimonianze di centinaia di ragazzi che in varie parti del mondo hanno potuto partecipare ad Up2Me, il percorso formativo di educazione all’affettività e alla sessualità che punta ad uno sviluppo armonico della persona in tutte le sue dimensioni. Il programma si basa sulla “persona-relazione”. L’essere-in-relazione è l’essenza della persona umana, il fondamento ontologico per favorire una crescita completa che veda bambini e ragazzi, secondo le caratteristiche proprie della loro età, protagonisti di scelte consapevoli e capaci di vivere relazioni positive.
Sabato 25 settembre 2021 alle ore 2.00 p.m. (ora italiana) sarà l’occasione, per chi lo desidera, per saperne di più attraverso un live streaming a questo link, tradotto in sei lingue in simultanea: inglese, francese, spagnolo, neerlandese, portoghese, italiano. Nato nell’ambito del Movimento dei Focolari ad oggi Up2Me si è sviluppato in ventotto nazioni e risponde ad una richiesta ben chiara da parte di bambini e adolescenti che si trovano ad affrontare grandi temi (vita, salute, sessualità, stili di vita moderni, emozioni, scelte per il proprio futuro…) e non dispongono di strumenti adeguati. I genitori spesso si sentono impreparati nel rispondere a queste richieste. Di conseguenza i social media diventano la fonte principale, non formando al valore della persona nella sua interezza. “Queste cose non le ho mai trovate su Internet” è stato lo “sbotto” di una ragazzina al termine di una sessione di Up2Me sulla conoscenza della bellezza e delicatezza del proprio corpo. Up2Me intende rispondere a queste sfide e aiutare i genitori in questa fase di accompagnamento ai bambini e agli adolescenti in un percorso di formazione integrale. Quali sono i temi principali affrontati? Per i bambini: emozioni; corporeità; amicizia; vita e morte… Per i preadolescenti e adolescenti: la bellezza e delicatezza del proprio corpo; la meraviglia della nascita della vita; rispetto della vita umana e del pianeta; igiene personale; aborto; contraccezione; tecniche di riproduzione assistita; dipendenze; pornografia; gender studies; stili di vita salubri (sport, alimentazione, riposo…); opportunità e problemi di internet; importanza dell’aspetto spirituale per l’essere umano; mass media; bullismo; amicizia; emozioni; innamoramento; il progetto di vita… Per i genitori dei preadolescenti e adolescenti: educare in tempi di crisi; autorità e autorevolezza; comunicare bene; l’adolescenza, età di opportunità; come parlare coi figli di sessualità, dipendenze (sostanze, pornografia, smartphone…), stili di vita (alcol, fumo, alimentazione…), new media… Il percorso formativo si rivolge anche a coloro che vogliono diventare “tutor Up2Me” attraverso la partecipazione ad una Scuola internazionale con formazione teorica e sperimentazione pratica. Up2Me è coordinato a livello internazionale da un’equipe centrale collegata con vari team locali. È attivo un Comitato Scientifico internazionale multidisciplinare, con professori di psicologia, pedagogia, medicina, teologia e diritto.
Lorenzo Russo
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Set 23, 2021 | Ecumenismo
Iniziato oggi l’incontro dei Vescovi di diverse Chiese amici dei Focolari. Sabato mattina saranno ricevuti in udienza da Papa Francesco. “Dobbiamo avere il coraggio di rischiare”, “Le testimonianze ci danno il coraggio di essere uno”, “Abbiamo assistito ad una esperienza di ecumenismo vissuto”, ecco alcune tra le impressioni a caldo dei 181 Vescovi di 70 Chiese e 45 Paesi riuniti oggi nel primo giorno del incontro di Vescovi di varie Chiese amici del Movimento dei Focolari.
Brendan Leahy, Vescovo cattolico dell’Irlanda, e Matti Repo, Vescovo luterano della Finlandia, moderatori dell’incontro, dopo aver salutato i partecipanti, in maggior parte collegati attraverso un collegamento web, con 15 traduzioni simultanee, hanno dato la parola a Margaret Karram, Presidente dei Focolari che, dopo il benvenuto, ha detto: “Il mio augurio – che è anche una certezza – è che questo incontro conduca a rafforzare fra tutti i convenuti quella meravigliosa realtà di ascolto e accoglienza reciproca, in cui lo Spirito Santo diventa il protagonista dei nostri rapporti. Solo Lui è capace di produrre il rinnovamento nella compagine ecclesiale e sociale, Lui sa spianare la strada e rendere costruttivo ogni processo di riconciliazione. La vostra presenza al Convegno è di per sé un segno dei tempi, rivela la sollecitudine di ciascuno verso l’unità, un orizzonte questo non così lontano perché la comune vita del Vangelo lo rende tangibile fra fratelli”.
Il Vescovo Christian Krause, già Presidente della Federazione Luterana Mondiale, dopo aver spiegato la genesi dell’incontro si è agganciato al titolo: “’Dare to be one’ (…) E’ un umile contributo a un dialogo e a un’iniziativa in corso per condividere, per capirsi e per mantenere fra di noi il messaggio di Gesù sulla strada verso la pace”. Ha poi invitato tutti a non guardare al mantenimento del loro potere istituzionale, ma “ad aprire le porte alla condivisione del carisma dell’unità e dell’ospitalità eucaristica dei figli di Dio. Perciò, ancora una volta – per amor del cielo – osate essere uno!”. Dopo un momento di incontro per gruppi linguistici per conoscersi e scambiare le prime impressioni si è approfondita la vita della Parola di Dio nella spiritualità dei Focolari. Un brano di Chiara Lubich letto dalla focolarina anglicana Sarah Finch è stato arricchito poi dagli interventi del Vescovo luterano dr. Matti Repo, della dot.ssa Mervat Kelly, focolarina siro-ortodossa e della dot.ssa Sandra Ferreira, focolarina cattolica. Poi sono stati i Vescovi stessi a donare a tutti testimonianze che hanno reso visibile quanto detto. Una carrellata di esperienze vissute in prima persona che dimostrano lo sforzo di impegnarsi per costruire l’unità tra le diverse Chiese. Commoventi, concrete nelle diverse situazione pastorali. Risuonano le parole di Chiara Lubich ascoltate prima: “Un frutto è che la Parola ci fa uno: provoca l’unità. Come nelle piante con l’innesto, due rami scorzati, per il contatto vivo delle due parti vive, diventano una sola cosa, così due anime scorzate dell’umano mediante la Parola di Vita vissuta, si consumano meglio in uno”. Quattro ore coinvolgenti dall’Australia agli USA, dal Brasile all’Ucraina, dal Magadascar passando per Paesi europei e asiatici, con la varietà di fusi orari, condizioni politiche e sociali. Domani, 24 settembre 2021, la seconda giornata e sabato 25 settembre saranno ricevuti in Udienza da Papa Francesco.
Carlos Mana
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Set 22, 2021 | Chiesa, Ecumenismo
Sinodalità, ecumenismo e pace sono i temi che affronteranno 170 Vescovi di 44 Paesi del mondo e di 70 Chiese e comunità ecclesiali che si riuniranno dal 23 al 25 settembre prossimi a Castel Gandolfo (Roma). Papa Francesco li riceverà in udienza il 25 settembre prossimo. “Osare essere uno. Il coraggio dell’unità in un mondo diviso” è il titolo del prossimo convegno internazionale di Vescovi amici dei Focolari, appartenenti a diverse Chiese cristiane. Un titolo che esprime bene l’urgenza che i Vescovi sentono in questi tempi in cui la pandemia ha aggravato spaccature, violenze e forme di solitudine vecchie e nuove in tutto il mondo. “A questo aggiungiamo l’ingiusta distribuzione della ricchezza e della povertà, il drammatico divario tra libertà e oppressione, le crescenti minacce all’ambiente naturale. Tutto ciò ci ha spinto a formulare con passione questo appello: ‘Osate essere uno!’. Lo rivolgiamo a noi stessi e ai nostri confratelli Vescovi perché lo facciano proprio nelle loro rispettive Chiese e comunità”. Con queste parole il Vescovo Christian Krause, già Presidente della Federazione Mondiale Luterana, tra gli ideatori di questo evento, sintetizza il significato del convegno. “Questo appuntamento è promosso dalla rete mondiale di Vescovi di diverse Chiese amici dei Focolari – spiega Mons. Brendan Leahy, Vescovo cattolico di Limerick (Irlanda) che ne è il coordinatore – che si incontrano regolarmente da 38 anni per approfondire la comunione tra loro sulla base della spiritualità dell’unità dei Focolari. L’obiettivo è essere uniti in Cristo e se c’è la presenza di Gesù tra noi, il viaggio verso l’unità è assicurato”. L’incontro si svolgerà in modalità mista: 10 Vescovi saranno fisicamente presenti a Castel Gandolfo (Roma), mentre 170 seguiranno il convegno online, da soli o riuniti in piccoli gruppi, nel rispetto delle regole sanitarie. Il 25 settembre prossimo saranno ricevuti in udienza da Papa Francesco che raggiungerà via streaming anche tutti i partecipanti collegati da lontano. Interverranno ai lavori: Margaret Karram, Presidente del Movimento dei Focolari e Jesús Morán, Copresidente del Movimento; Nelson Luiz Leite Campos, Vescovo emerito della Chiesa Metodista in Brasile; Stefan Tobler, teologo riformato, ordinario di teologia evangelica presso l’Università Lucian Blaga di Sibiu (Romania); Piero Coda, teologo cattolico, membro della Commissione Mista Internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, docente presso l’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (Italia). Il programma prevede approfondimenti sulla spiritualità dell’unità di Chiara Lubich, testimonianze di vita offerte da Vescovi di diverse Chiese che toccheranno la Parola di Dio, il mistero di Gesù crocifisso abbandonato e risorto, il carisma dell’unità e la sua incarnazione nelle piaghe dell’umanità contemporanea. Momento centrale e sicuramente il più caratteristico dei convegni dei Vescovi amici dei Focolari è il “Patto di amore reciproco”. Si tratta di un impegno solenne ad amarsi a vicenda sulla base dell’invito che Gesù fa nel “comandamento nuovo” (cf. Gv 15,17). I Vescovi si impegneranno quindi a ricevere i doni offerti dalla Chiesa dell’altro e a condividerne i dolori e le gioie, sentendoli propri per rendere sempre più vicino e visibile il processo di unità tra le Chiese. Vescovi amici dei Focolari: dagli anni ’80 ad oggi Nel 1982 Klaus Hemmerle, Vescovo cattolico di Aquisgrana (Germania) iniziò a promuovere incontri di Vescovi appartenenti a Chiese diverse. Già dagli anni ’60 numerosi Vescovi, facendo propria la spiritualità dei Focolari, erano impegnati a camminare insieme verso l’unità e a promuoverla a tutti i livelli. Ma le parole dell’allora Papa Giovanni Paolo II ad un gruppo di Vescovi cattolici amici dei Focolari in occasione di un’udienza, rappresentarono un ulteriore incoraggiamento alla realizzazione di incontri periodici con Vescovi di diverse Chiese. Oggi questi raduni si svolgono periodicamente in luoghi simbolo per il dialogo ecumenico. Un itinerario non soltanto spirituale, ma anche occasione concreta per i Vescovi per conoscersi ed accogliersi gli uni con gli altri offrendo a ciascuno la possibilità di fare esperienza di vita cristiana delle diverse Chiese.
Ufficio Comunicazione Focolari Stefania Tanesini
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Set 22, 2021 | Centro internazionale, Chiara Lubich
Lo scorso 10 settembre il Comune di Grottaferrata (Roma-Italia) ha conferito a Chiara Lubich la cittadinanza onoraria postuma, riconoscimento che rinnova in modo visibile l’amicizia tra la fondatrice del Movimento dei Focolari e questo territorio, a lei così caro, dove sono sorte le prime strutture del Movimento. A ritirare la targa Magaret Karram, attuale Presidente. Una “città madre”, un luogo dove “raccogliere in un unico popolo persone dalle diverse vocazioni”. Un’ispirazione, quella di Chiara Lubich, che la spinse a riconoscere nei Castelli Romani il terreno fertile dove tutto sarebbe fiorito e, nello specifico, nella città di Grottaferrata (Roma-Italia), una nuova casa per il Movimento dei Focolari, dopo Trento, sua città natale e Roma. A Grottaferrata nel 1959 venne inaugurato un salone per incontri presso Villa Maria Assunta, una bellissima casa messa a disposizione del Movimento dei Focolari dalla marchesa Rossignani Pacelli, sorella di Papa Pio XII. Una casa che di lì a poco diventerà il cuore dell’Opera, la viva e fervente “cittadella di Maria”. Chiara Lubich, pur continuando a risiedere a Roma, trascorse alcuni periodi a Grottaferrata negli anni che vanno dal 1956 al 1964.
Immagini di una storia condotta da Dio e riportate alla mente dalla Presidente del Movimento dei Focolari, Margaret Karram, in occasione della cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria postuma di Grottaferrata a Chiara Lubich, tenutasi lo scorso 10 settembre. Presenti all’evento: Luciano Andreotti, Sindaco di Grottaferrata, Angelo Viticchiè, già Sindaco della città, Sergio Lubich, nipote di Chiara e Veronica Cimmino, Sindaco di Rocca di Papa. A conclusione la proiezione del docufilm “Chiara Lubich: l’Amore vince tutto”. Presenti anche il regista Giacomo Campiotti, il produttore artistico Saverio D’Ercole, il produttore del film Luca Barbareschi e l’attrice Valentina Ghelfi. L’appuntamento, già in programma nel 2004 e in seguito rimandato a causa della malattia e della morte di Chiara, ha avuto per protagonisti il senso di comunità e la fraternità. Questi valori, radicati nella vita del Movimento, possono diventare, come ha ricordato il Sindaco di Grottaferrata, unico “strumento di condivisione” anche all’interno della vita pubblica di una città, dove la “ricerca del bene comune” resta l’obiettivo principale.
Quello che sembra un arduo cammino trova la sua conferma nell’“unità attraverso l’amore” e nelle parole inedite che Chiara avrebbe voluto donare ricevendo questo riconoscimento, che ritornano a noi grazie alla voce di Margaret Karram: “Vorrei offrire quest’Arte di Amare all’attenzione di tutti i presenti e in particolare ai cittadini di Grottaferrata perché, se lo desiderano, possiamo aiutarci a viverla e diffonderla ovunque”. Un’eredità di cui tutti disponiamo e di cui ciascuno, nel suo piccolo, diventa custode, ieri come oggi; un’esperienza che, come conclude la Presidente del Movimento dei Focolari, “non si ferma ai confini della nostra città, ma si estende nei rapporti di collaborazione fraterni anche con altri Comuni, per far crescere e rendere sempre più luminosa una rete di città per la fraternità”.
Maria Grazia Berretta
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Set 20, 2021 | Chiara Lubich
Il 17 settembre del 1948 Chiara Lubich incontrò a Roma (Italia) per la prima volta Igino Giordani[1], che lei poi chiamerà Foco. Lei era terziaria francescana ed era accompagnata da alcuni religiosi delle varie famiglie francescane. Giordani aveva 54 anni, era già un uomo affermato in campo politico e culturale quando conobbe le ventottenne Chiara Lubich riconoscendo in lei un carisma. Giordani aderì subito ai Focolari e, per il suo contributo allo sviluppo del Movimento, la Lubich lo considerò un cofondatore. Qui di seguito il racconto di quell’incontro dal diario di Giordani “Veder uniti e concordi un conventuale, un minore, un cappuccino e un terziario e una terziaria di san Francesco mi parve già un miracolo d’unità: e lo dissi. La signorina parlò; (…) e alle prime parole avvertii una cosa nuova. C’era un timbro inusitato in quella voce: il timbro d’una convinzione profonda e sicura che nasceva da un sentimento soprannaturale. (…) Quando, dopo mezz’ora, ella ebbe finito di parlare, io ero preso in un’atmosfera incantata: come in un nimbo di luce e di felicità; e avrei desiderato che quella voce continuasse. Era la voce che, senza rendermene conto, avevo atteso. Essa metteva la santità a portata di tutti; toglieva via i cancelli che separano il mondo laicale della vita mistica. Metteva in piazza i tesori d’un castello a cui solo poche erano ammessi. Avvicinava Dio: lo faceva sentire Padre, fratello, amico, presente all’umanità. (…) Una cosa avvenne in me. Avvenne che quei pezzi di cultura, giustapposti, presero a muoversi e animarsi, ingranandosi a formare un corpo vivo, percorso da un sangue generoso: il sangue di cui ardeva santa Caterina? Era penetrato l’amore e aveva investito le idee, traendole in un’orbita di gioia. Era successo che l’idea di Dio aveva ceduto il posto all’amore di Dio, l’immagine ideale al Dio vivo. In Chiara avevo trovato non una che parlava di Dio, ma una che parlava con Dio: figlia che, nell’amore, colloquiava col Padre. (…) Tutto ne risultò illuminato. Il dolore assunse un significato salvifico, o fu risolto in amore. La vita apparve un disegno adorabile della volontà di Dio e ogni suo attimo divenne pieno ed ebbe una sua bellezza. La natura e la storia si dispiegarono in trame ricche di armonia e sapienza. E per vivere questa nuova vita, per nascere in Dio, non dovevo rinunziare alle mie dottrine: dovevo solo metterle nella fiamma della carità, perché si vivificassero. Attraverso il fratello, presi a vivere Dio. La grazia sgorgò libera, i diaframmi tra la soprannatura e la natura crollarono. L’esistenza divenne tutta un’avventura, consapevolmente vissuta in unione col Creatore, che é la vita”.
Igino Giordani
(Igino Giordani, Memorie di un cristiano ingenuo, Roma, 1984, pp. 147-154) [1] Igino Giordani (1894 – 1980) è stato uno scrittore, giornalista e politico italiano. Nel 1946 venne eletto alla Assemblea Costituente e nel 1948 come deputato nelle file della Democrazia nel parlamento italiano dove si distinse per l’impegno in favore della pace e della giustizia sociale. (altro…)
Set 18, 2021 | Focolari nel Mondo, Senza categoria, Sociale
È una esperienza di tenacia quella della Cittadella Victoria di Man (Costa d’Avorio) vissuta durante il periodo di pandemia. Il Covid-19 non ha fermato le attività del Centro Sanitario e del Centro Nutrizionale che anche grazie all’aiuto della Comunione dei beni straordinaria lanciata dal Movimento dei Focolari, hanno sostenuto i bisogni di molti. Monica Padovani è una focolarina italiana, ha 53 anni e da venti vive in Africa. Da due anni all’interno della Cittadella dei Focolari di Man (Costa d’Avorio), svolge il ruolo di Educatrice professionale e coordinatrice delle attività al Centro Nutrizionale Supplementare del Focolare (CNSF). Durante la pandemia questo cuore pulsante che coraggiosamente soccorre non ha smesso di battere dando esempio di grande ingegno ed audacia. La creazione di un atelier per la produzione di mascherine, introvabili sul mercato, ha garantito servizi indispensabili ai malati presso il CNSF e il Centro Medico adiacente e gli aiuti ricevuti sono stati fondamentali per poter continuare ad accogliere. Cosa ha significato per la Cittadella Victoria vivere l’emergenza in questa catena d’amore continua? Molte sono le sfide che si sono affrontate in questo anno ma con gioia possiamo affermare di averne superate tante. Le misure di restrizione prese nel Paese a inizio pandemia hanno permesso di contenere la diffusione della malattia nella zona limitrofa alla capitale, Abidjian. A Man, dove si trova la nostra Cittadella, le conseguenze sono soprattutto di carattere economico-sociale ed hanno purtroppo inciso su una situazione già fragile, colpendo in particolare le fasce più povere della popolazione. Fortunatamente le attività del Centro Sanitario e del Centro Nutrizionale sono continuate, seppur con un rallentamento, e gli aiuti ricevuti hanno sostenuto varie attività d’emergenza, permettendo inoltre l’impiego di una infermiera aggiuntiva. Con un’équipe rafforzata si sono potuti accogliere meglio i casi di malnutrizione infantile, sostenere tantissime mamme in difficoltà e dare risposte concrete alle varie necessità. Soccorrere sembra essere stato il vostro modo di “abbracciare” l’altro. Qualche esperienza che portate particolarmente nel cuore? Ogni caso è unico ma, tra i tanti, quello della piccola di un giorno, nata prematura, ci ha commosso particolarmente. Dopo il parto la bimba pesava solo un kg e i genitori sono stati indirizzati alla pediatria con l’esigenza urgente di un lettino termico. Per difficoltà varie non hanno potuto adeguarsi a questa necessità ed è stato al CNSF che hanno ricevuto i primi soccorsi. La bimba e la mamma sono state aiutate nelle prime poppate ed è stato assicurato loro un ambiente sereno e tranquillo dove poter restare al caldo e a stretto contatto. Grazie a questi piccoli gesti la piccolina ha preso forza e peso e presto festeggerà un anno in gran forma. Il verbo “nutrire” ha assunto nuovi significati durante la pandemia? Il termine nutrire, nell’esperienza quotidiana al CNSF, ha un significato sicuramente più ampio. Certamente riguarda il cibo, la prevenzione e la lotta contro la malnutrizione. Tuttavia, “nutrire”, riguarda anche la possibilità di dare ciò di cui quella persona ha realmente bisogno in quel momento, come un consiglio, un incoraggiamento, un’attenzione speciale. Ecco, il Covid ha sottolineato proprio questo aspetto: una maggiore attenzione all’altro. È così che abbiamo compreso che le cose che ai nostri occhi risultano spesso“semplici” per altri possono essere vitali.
Maria Grazia Berretta
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Set 17, 2021 | Testimonianze di Vita
È una chiamata anche per noi: avere mente e cuore aperti per riconoscere e prenderci cura delle necessità degli altri, utilizzare i nostri talenti, il nostro tempo, per il bene comune negli ambienti domestici e non. È l’invito a metterci all’ultimo posto per essere “primi”, spingere tutti verso l’unico futuro possibile: la fraternità universale. Ascoltare Amare un prossimo significa a volte semplicemente stare ad ascoltarlo…anche per ore! Mi è capitato questa mattina, quando verso le 9,30 un amico che trascorre all’estero la maggior parte dell’anno è venuto a farmi visita. Mi ha raccontato del papà da poco venuto a mancare, del suo badante, di vari problemi familiari, di come all’estero, per non perdere la messa domenicale, fa due ore di viaggio all’andata e due al ritorno per raggiungere la cappellania dove viene celebrata in lingua italiana… Erano le 12 passate quando ci siamo salutati. Solo allora mi sono reso conto di quanto tempo avessi impiegato ad ascoltarlo. (Umberto – Italia) Gara in cucina Sempre, rincasando dal lavoro, vedevo mia moglie stanca. Chiesi a Dio come poterla aiutare e una sera, durante la cena, mi venne l’idea di una settimana di prova ai fornelli: ciascuno doveva preparare una cena diversa (assieme alla nonna siamo esattamente sette). Perfino il nostro terzogenito, adolescente sempre contento di tutto, si appassionò alla gara. Passata la settimana, una delle figlie propose di continuare, dando anche dei voti. Qui la cosa divenne ancora più divertente. Con grande gioia notai mia moglie alleggerita e felice di vedere i figli in azione. Una volta, parlandone fra noi, mi disse che stava scoprendo lati nuovi e impensati dei nostri ragazzi. (G.B. – Slovacchia) Quello sguardo diceva tutto Mi ero messo in pensione prima del previsto solo per stare vicino a mia moglie, che già da qualche tempo cominciava a star male. Purtroppo la sua era una malattia degenerativa. Giorno dopo giorno ho visto diminuire le sue capacità, la parola, i movimenti… Dov’era la donna meravigliosa con la quale avevo sognato una vita di felicità, una famiglia numerosa e bella, un impegno a essere casa aperta per tutti? Ora era lì, immobile; muoveva gli occhi e quello sguardo diceva tutto. Non era viva la mia fede, anche perché, come insegnante di filosofia, conosco i trucchi della mente e il pericolo delle mistificazioni. Ma da quando il colloquio con mia moglie era diventato silenzio, percepivo che lei era contenta se pregavo accanto a lei, per lei, in lei. Due mesi fa si è spenta, in silenzio. Ha lasciato un bene che sia io sia i nostri figli non sappiamo quantificare. Lei ha deposto in noi un seme di luce. Quando era apparsa la malattia, aveva detto: “La vita ora è in salita. Vorrei percorrerla con voi. Ma Dio chiede a me di saper dire con la vita il mio grazie”. (G.d.P. – Italia)
a cura di Maria Grazia Berretta
(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VII, n.4, settembre-ottobre 2021) (altro…)
Set 16, 2021 | Centro internazionale, Chiesa
La parola di Papa Francesco ai responsabili dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità. A Margaret Karram e Jesús Morán abbiamo chiesto una prima impressione. Uno sguardo al futuro con i piedi ben piantati nel presente. Sembra essere questo l’avvio di un percorso di discernimento suggerito il 16 settembre scorso da Papa Francesco ai moderatori delle diverse associazioni di fedeli, movimenti ecclesiali e nuove comunità riuniti in Vaticano per una giornata di incontro e riflessione organizzata dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita. Al centro dell’evento a cui i
l Santo Padre è intervenuto a sorpresa in apertura c’era il tema: La responsabilità di governo nelle aggregazioni laicali: un servizio ecclesiale. Presenti anche la Presidente del Movimento dei Focolari, Margaret Karram, e il Copresidente, Jesús Morán Cepedano. “Vedere il Santo Padre proprio all’inizio dell’incontro è stata una grande sorpresa – ha affermato Margaret Karram –, il suo intervento è stato straordinario, molto denso e chiarificatore; ci ha dato la giusta interpretazione del Decreto generale che è stato promulgato dal Dicastero nel giugno scorso sul rinnovo delle cariche di governo nei movimenti ecclesiali e nelle nuove comunità”. Nel rinnovare la sua stima e il suo grazie a tutti i presenti, in particolare per il modo di ciascuno di vivere e testimoniare il Vangelo, Il Santo Padre ha identificato come tappa originale dell’arduo mandato di evangelizzazione e apostolato di tutti proprio il Battesimo, il mezzo che “ci fa insieme sacerdoti, nel sacerdozio di Cristo: il popolo sacerdotale”. Papa Francesco ha descritto le variegate realtà ecclesiali come un popolo che cammina, in continua crescita, che riconosce anche le sue fragilità; un popolo che non si ferma ed è sempre proteso alla conversione: “Ricordate sempre che costruire il futuro non significa uscire dall’oggi che viviamo! Al contrario, il futuro va preparato qui e ora, ‘in cucina’, imparando ad ascoltare e discernere il tempo presente con onestà e coraggio e con la disponibilità a un costante incontro con il Signore, a una costante conversione personale. Altrimenti si corre il rischio di vivere in un ‘mondo parallelo’, distillato, lontano dalle sfide reali della società, della cultura e di tutte quelle persone che vivono accanto a voi e che attendono la vostra testimonianza cristiana. Il cammino evangelico non è una gita turistica. È una sfida: ogni passo è una sfida e ogni passo è una chiamata di Dio”.

Jesús Morán, Margaret Karram e Giovanni Ramonda (Moderatore dell’Associazione Papa Giovanni XXIII)
Un incoraggiamento paterno che rivela quanto la docilità e l’umiltà siano la strada da seguire, ciò che è necessario per poter approfondire di continuo il carisma a cui si appartiene e riflettere sul miglior modo per incarnarlo nella vita di tutti i giorni. Lo stesso Decreto promulgato l’11 giugno di questo anno, indirizzato alle associazioni internazionali di fedeli, conduce verso questa direzione: accettare qualche cambiamento e a preparare il futuro a partire dal presente. La responsabilità di governo nelle aggregazioni laicali sulla quale ha riflettuto il Papa il 16 settembre, inoltre, rovescia la piramide o, potremmo dire, riporta il giusto ordine, ponendo al suo vertice il servizio: “Governare è servire – ha spiegato Francesco – (…) impariamo a dire ‘siamo servi inutili’ (Lc 17,10). Teniamo presente questa espressione che fa tanto bene alla Chiesa e richiama l’atteggiamento giusto per operare in essa: il servizio umile, di cui ci ha dato l’esempio Gesù, lavando i piedi ai discepoli”.
“Dopo l’intervento del Papa – ha affermato Jesús Morán – non è possibile leggere solo il Decreto; bisogna farlo aggiungendo anche le parole che ha pronunciato stamattina. É come un piccolo trattato di come si esercita il governo alla luce del Vangelo”. “Stiamo vivendo un evento profondamente ecclesiale di grande comunione – ha poi aggiunto la presidente Karram. Nei prossimi mesi penso che dovremo approfondire questo importante argomento anche per vivere meglio il nostro carisma”. “Dobbiamo riconoscere ed esprimere il grande amore e la cura del Dicastero nei confronti dei movimenti; il loro intento é salvare i carismi e questo lo ha dimostrato il Papa che ha ripetuto piú volte il suo grazie alle diverse realtà ecclesiali presenti, soprattutto per l’impegno in questo momento di sofferenza per tutta l’umanità”, ha concluso Morán. Maria Grazia Berretta e Carlos Mana Per accedere alla trascrizione integrale del discorso di Papa Francesco: https://www.vatican.va/content/francesco/it/events/event.dir.html/content/vaticanevents/it/2021/9/16/associazioni-fedeli.html (altro…)
Set 13, 2021 | Chiara Lubich
Oltre la staccionata della libertà e dell’uguaglianza. A 20 anni di distanza dalla caduta delle Torri Gemelle le parole di Chiara Lubich sull’attentato che ha cambiato le sorti del mondo risuonano più che mai attuali e ci ricordano quale sia l’unica via percorribile per la pace. All’indomani dell’11 settembre, molti di noi hanno avvertito l’esigenza di riflettere a fondo sulle cause, ma soprattutto di impegnarsi per un’alternativa vera, responsabile, decisa, al terrore ed alla guerra. (…) In molti ci chiediamo oggi, a New York come a Bogotà, a Roma come a Nairobi, a Londra come a Baghdad, se sia possibile vivere in un mondo di popoli liberi, uguali, uniti, non solo rispettosi dell’identità dell’altro, ma anche solleciti alle rispettive necessità. (…) Da più punti della terra, oggi, sale il grido di abbandono di milioni di rifugiati, di milioni di affamati, di milioni di sfruttati, di milioni di disoccupati che sono esclusi e come “recisi” dal corpo politico. E’ questa separazione, e non solo gli stenti e le difficoltà economiche, che li rende ancora più poveri, che aumenta, se possibile, la loro disperazione. (…) Libertà ed uguaglianza, dinanzi alle sfide del presente e del futuro dell’umanità, non sono da sole sufficienti. La nostra esperienza ci insegna che c’è bisogno, crediamo, di un terzo elemento, lungamente dimenticato nel pensiero e nella prassi politica: la fraternità. (…) E’ la fraternità che può far fiorire progetti ed azioni nel complesso tessuto politico, economico, culturale e sociale del nostro mondo. E’ la fraternità che fa uscire dall’isolamento e apre la porta dello sviluppo ai popoli che ne sono ancora esclusi. E’ la fraternità che indica come risolvere pacificamente i dissidi e che relega la guerra ai libri di storia. E’ per la fraternità vissuta che si può sognare e persino sperare in una qualche comunione dei beni fra Paesi ricchi e poveri, dato che lo scandaloso squilibrio oggi esistente nel mondo è una delle cause principali del terrorismo. Il profondo bisogno di pace che l’umanità oggi esprime, dice che la fraternità non è solo un valore, non è solo un metodo, ma un paradigma globale di sviluppo politico. Ecco perché un mondo sempre più interdipendente ha bisogno di politici, di imprenditori, di intellettuali e di artisti che pongano la fraternità – strumento di unità – al centro del loro agire e del loro pensare.
Chiara Lubich
(Chiara Lubich, Messaggio alla Prima Giornata Mondiale dell’Interdipendenza, Filadelfia, USA, 12 settembre 2003 in Discorsi in ambito civile ed ecclesiale, a cura di Vera Araujo, Città Nuova, Roma, 2020, pp. 111-113) (altro…)
Set 11, 2021 | Dialogo Interreligioso
La solidarietà condivisa sull’11 settembre da cattolici e musulmani ad Indianapolis (Usa) continua. Nei giorni successivi agli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001, molti musulmani americani hanno subito un contraccolpo aggressivo e talvolta violento da parte dei loro connazionali, perché gli uomini che quel giorno dirottarono gli aerei di linea erano estremisti musulmani. Il Nur-Allah Islamic Center di Indianapolis è stato oggetto di molteplici minacce di attentato nei giorni successivi all’11 settembre. Così, quando i musulmani del centro si sono riuniti per la preghiera il venerdì dopo gli attacchi, sapevano che potevano diventare loro stessi vittime di un attacco. Ma non erano soli.
Ad unirsi a loro quel giorno c’erano alcuni dei loro amici cattolici che erano membri dei Focolari, un movimento ecclesiale laico internazionale nella Chiesa che, tra le altre cose, promuove una maggiore unità nella più ampia famiglia umana. “È stata un’esperienza molto emozionante”, ha detto il membro di Nur-Allah David Shaheed, che ha anche servito come giudice della contea di Marion dal 1996. “Si sono sentiti legati a noi. Hanno sentito che eravamo amici e vicini di casa. Hanno messo a rischio la loro vita per essere con noi in un momento così storicamente tumultuoso e spaventoso”. John Mundell, un membro della parrocchia di San Pio X l’11 settembre, faceva parte del gruppo dei Focolari che venne a Nur-Allah il 14 settembre 2001. “Quell’esperienza è stata probabilmente uno dei momenti più sacri della mia vita”, ha detto. “Quando siamo entrati come gruppo e ci hanno visto, si poteva dire dallo sguardo sui loro volti che si rendevano conto che ciò che avevamo stabilito era reale. Non c’era niente di falso o superficiale”.
I membri dei Focolari sapevano che scegliere di stare con i loro amici del Nur-Allah dopo le minacce di bombardamento contro il loro centro poteva mettere in pericolo le loro vite. Ma la loro relazione reciproca era abbastanza importante per loro che hanno accettato quel rischio. “La nostra fede cattolica ci chiamava ad essere lì con loro”, ha detto Mundell, ora membro della parrocchia di Nostra Signora di Lourdes a Indianapolis. “Questo è stato il punto in cui la gomma ha incontrato la strada. Dentro di te, sai qual è la cosa giusta da fare, ma poi devi dire, ‘Sì, lo stiamo facendo’. “Per fortuna, quel giorno non ci sono stati attacchi. Ma alcuni membri di Nur-Allah hanno così apprezzato la solidarietà mostrata loro dai loro amici cattolici che si sono uniti a loro per la messa due giorni dopo nella chiesa di San Pio X. “Era amore reciproco”, ha detto Mundell. “Ti allungavi con amore e poi ricevevi questa specie di onda [d’amore] indietro. Era una sensazione sacra. In qualche modo c’era la presenza di Dio in questa relazione che avevamo stabilito”. Quella relazione era iniziata nel 1997 e seguiva l’esempio di Chiara Lubich, la fondatrice italiana dei Focolari, che aveva raggiunto W.D. Muhammed, il leader di un ramo dell’Islam negli Stati Uniti composto principalmente da neri americani. Negli anni che seguirono l’inizio della relazione a Indianapolis, i membri dei Focolari e Nur-Allah ospitarono incontri di cattolici e musulmani che attiravano persone da tutto il Midwest. Uno aveva avuto luogo a Indianapolis meno di due mesi prima dell’11 settembre. Ma gli eventi di quel giorno hanno rapidamente approfondito il loro rapporto in modi che non avrebbero potuto immaginare. “Ci sono momenti in cui Dio ci chiama all’unità attraverso il dolore”, ha detto Michael Saahir, l’imam residente di Nur-Allah. Questa, per lui, è una lezione duratura dell’11 settembre, che teme venga dimenticata con il passare degli anni. “Troppo spesso, quando il dolore si placa, noi dimentichiamo”, ha detto Saahir. “Tendiamo a dimenticare troppo facilmente. O non ci prendiamo nemmeno il tempo di studiare le lezioni che ne derivano. E l’unità della famiglia umana è la principale”. Negli ultimi anni, i membri del Focolare di Indianapolis sono diventati più consapevoli del dolore provato dai loro amici musulmani neri a causa della loro razza. “Non siamo perfetti come americani, come cattolici nell’abbracciare questa idea di fratellanza e sorellanza universale”, ha detto Mundell. “Abbiamo una lunga strada da percorrere. C’è un aspetto razziale su cui dobbiamo continuare a lavorare e ascoltare”. I membri dei Focolari e di Nur-Allah si stanno impegnando affinché le lezioni dell’11 settembre e altre lezioni siano ricordate. Nei mesi e negli anni che sono seguiti a quel giorno, persone di entrambe le comunità di fede sono state invitate nelle parrocchie di tutta l’arcidiocesi e oltre e nelle università per parlare della loro esperienza e relazione interreligiosa. Quando Mundell ha iniziato a ricevere questi inviti, ha cominciato a riconoscere un significato ai semplici legami personali che erano stati creati con i suoi amici musulmani nel 1997. “Ci ha fatto capire l’unicità di quella relazione e che non era più destinata solo a noi”, ha detto. “Era destinato ad essere condiviso con tutti”. “La gente ha bisogno di vedere un modello o un esempio”, ha detto Saahir. “Sono grato che la nostra relazione con i Focolari sia un modello, non solo per i musulmani e i cattolici, ma per chiunque possa vedere che questo è fattibile e ha una lunga durata”. Mundell e Saahir sperano che la longevità della relazione tra le loro due comunità continui nella prossima generazione”. “È come trasmettere la propria fede”, ha detto Mundell. “La prossima generazione deve assumerla come propria. Devono avere la loro esperienza. Questo è qualcosa che faremo per il resto della nostra vita. Le relazioni devono essere continuamente rinnovate e ricostruite”.
Di Sean Gallagher per “The Criterion”, 3 settembre 2021
Al servizio della Chiesa nell’Indianapolis centrale e meridionale (Usa) dal 1960
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Set 10, 2021 | Testimonianze di Vita
Nonostante le fragilità e le paure dei discepoli, Gesù ha fiducia in loro e li chiama a seguirlo, per condividere la sua missione: servire tutti. Servire, non tanto come uno schiavo, che è costretto al suo lavoro, ma come una persona libera che offre generosamente le sue capacità e le sue forze. Solidarietà per i rom La pandemia ha acuito i problemi sociali del nostro territorio. E uno dei problemi più gravi da noi è quello abitativo: tante persone non sanno come risolverlo e vivono in situazioni di angustia e anche di grave degrado. Quando, come parrocchia, abbiamo aiutato una famiglia rom a trasferirsi da una baracca umida e fatiscente in un’abitazione più dignitosa, questo gesto ha contribuito a superare certi preconcetti; come dire se don Peppino e gli altri parrocchiani accolgono degli stranieri rom, vuol dire che sono persone come noi, che possiamo e dobbiamo poter aiutare. Per loro si è attivata una vera gara di solidarietà c’è stato chi ha donato i mobili, chi ha provveduto a trasportarli e a montarli, chi si è occupato del contratto, chi delle utenze. M., mamma rom di due bimbi bellissimi, appena di ritorno dall’ospedale dov’era stata ricoverata per il Covid-19, mi ha detto: “Sono commossa e volevo ringraziarvi, perché non mi sono mai sentita voluta bene come mi volete bene voi e tutta la comunità”. (Don Peppino – Italia) Fai agli altri… A scuola avevo un compagno di classe svogliato e molto scadente in matematica. Più volte l’avevo incitato a impegnarsi di più nello studio, ma senza risultato. Alla verifica del primo semestre è risultato insufficiente: umiliato davanti a tutti, ha pianto. Anche se non aveva ascoltato il mio consiglio ed era colpa sua, mi tornava in mente “Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te” e ho pensato di aiutarlo. Mi sono offerto per dargli ripetizioni di matematica e lui, sorpreso e felice, ha subito accettato. Non è stato facile portarlo a un livello accettabile, ma è avvenuto un piccolo prodigio: nella tesi del secondo semestre ha preso più della sufficienza! (Radu – Romania) Prossimità Una decina di anni fa, quando vivere in Siria era diventato difficile per noi cristiani, ci chiedemmo se fosse il caso di rimanere. Tanti parenti e amici avevano scelto di partire e dalle notizie ricevute sembravano aver trovato ambienti sereni, senza rumori di armi, terrori e pericoli. Eppure, anche se facciamo poco, ci sembra che la nostra presenza qui, giorno dopo giorno, corrisponda a una vera missione. Non si tratta tanto di testimonianza di fede o di fedeltà alla patria, ma di prossimità, quella di cui parla papa Francesco. Siamo certi che anche per i nostri figli questa situazione, anche se non rimane facile, risulterà una grande maestra di vita. (V.M. – Siria)
a cura di Maria Grazia Berretta
(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VII, n.4, settembre-ottobre 2021) (altro…)
Set 6, 2021 | Focolari nel Mondo, Sociale
Il Movimento dei Focolari è impegnato in vari Paesi del mondo nell’accoglienza dei profughi afghani. In Italia ad oggi sono circa 400 le persone che, a vario titolo, hanno dato la loro disponibilità ad aprire le porte ai profughi. Immediata la risposta di singoli, famiglie e intere comunità, da Milano a Ragusa. In Italia il Movimento dei Focolari ha lanciato un appello per concretizzare l’accoglienza già dopo i primi ponti aerei che hanno portato i profughi afghani nel nostro Paese: dal 26 agosto è partito infatti un invito attraverso le comunità locali dei Focolari e le tante persone impegnate a vari livelli in reti locali o nazionali per l’accoglienza e l’accompagnamento degli immigrati. L’appello invita a valutare la possibilità di aprire i centri del movimento, istituti religiosi, canoniche, case parrocchiali, ma anche le proprie case; a intercettare chi sia disposto a collaborare per questa emergenza affiancando i profughi in arrivo; ad avviare collaborazioni con enti e organizzazioni locali. Un lavoro in itinere, che deve coniugare l’iniziativa privata con i sistemi di accoglienza predisposti dal Ministero dell’Interno, e che sta già muovendo i primi passi concreti, in consonanza con quanto auspicato da papa Francesco nell’Angelus di domenica 5 settembre, che tutti gli afghani “sia in patria, sia in transito, sia nei Paesi di accoglienza”, possano “vivere con dignità, in pace e fraternità coi loro vicini”. Le risposte non hanno tardato ad arrivare: singole persone hanno messo a disposizione la loro esperienza professionale, le proprie abitazioni, o case libere. Tra i primi a rispondere all’appello, un’infermiera di Bergamo: “Tra un turno e l’altro, sono a disposizione per qualunque necessità”. Altri hanno offerto le proprie competenze legali, sanitarie, o relative alla formazione scolastica. Una famiglia della Lombardia, con cinque figli piccoli, si è detta disponibile ad ospitare un bambino. Non solo famiglie, ma intere comunità che rispondono all’invito del Papa ad aprire canoniche e chiese. Il mondo religioso si interroga su come mettersi a disposizione: è così per un gruppo di religiosi dei paesi vesuviani. Ci sono poi intere comunità focolarine – come a Pesaro, Milano, Cosenza – che si sono riunite per unire le forze e trovare un luogo da mettere a disposizione per accogliere qualcuno. Proseguono anche i contatti con alcuni enti e cooperative dalle idealità condivise, che possano sostenere ed affiancare con gli strumenti idonei questa accoglienza fatta in famiglia, come la cooperativa Fo.Co. (Chiaramonte Gulfi, RG) e l’associazione Nuove Vie per un Mondo Unito (Roma). Ancora nel Lazio, a Marino, l’accoglienza è già in atto da parte della cooperativa e onlus Una città non basta, che si è attivata immediatamente. Al Centro Mariapoli di Castelgandolfo alcune famiglie afghane sono state ospitate fin dai primi giorni dell’emergenza. In varie città d’Italia, lo scorso 28 agosto, si è partecipato all’iniziativa promossa da Economy of Francesco per i diritti e la libertà delle donne afghane. Parallelamente va avanti una raccolta di fondi, con piccole e grandi cifre – c’è chi non potendo aprire la propria casa ha fatto valutare i gioielli di famiglia – destinate alle associazioni che a livello locale potranno utilizzarli per specifiche esigenze che non si riescono a coprire con i contributi dello Stato. Il conto di riferimento è quello già in uso per l’emergenza covid. I contributi possono essere versati con la causale ACCOGLIENZA AFGHANISTAN.
Maria Chiara De Lorenzo
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Set 6, 2021 | Chiara Lubich
Parole come perfezione e santità possono apparire mete irraggiungibili, Chiara Lubich, partendo da un’affermazione di San Bonaventura, riflette su come sia possibile incamminarci verso di esse iniziando dai più semplici gesti della quotidianità. Ho trovato un pensiero sulla santità, attribuito a san Bonaventura, che molti di noi senz’altro conoscono, ma che, forse, non è vivo ancora nella nostra vita. (…) Quel pensiero ha suscitato nel mio cuore il grande desiderio di metterlo in pratica con tutti voi. Non dobbiamo, forse, farci santi insieme? È l’affermazione di un santo, che di vie per andare a Dio se ne intende. Egli, con audacia, assicura che una persona va più avanti spiritualmente in quaranta giorni, se non si ferma nelle valli delle imperfezioni e dei peccati veniali, di chi vi sosta, in quarant’anni. Bello, no? Mi sono naturalmente chiesta: “In che consistono le imperfezioni e i peccati veniali”? Certo, si potrebbe farne un lungo elenco… Senz’altro sono l’opposto della perfezione. E in che cosa consiste la perfezione? Nel vivere la carità: “la carità che è il vincolo della perfezione”, dice san Paolo[1]; “Siano perfetti nella carità”, così prega Gesù nell’ultima cena, come ricorda il Vangelo di Giovanni[2]. Quella carità che, se si è in più, come siamo noi, diventa reciproca: “Vi do un comandamento nuovo – dice Gesù –: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri”[3]. Bisogna perciò, per non rimanere nelle valli delle imperfezioni e dei peccati veniali, vivere così e, qualora ce lo dimenticassimo o venissimo meno, ricominciare. (…) E da dove conviene cominciare? Da casa. Sì, da casa, iniziando dal mattino, perché così la giornata parte bene. Da casa, perché alle volte ci si impegna a viverlo bene con gli altri, negli incontri, nei convegni e poi, tornati a casa, magari stanchi, perdiamo con i fratelli la pazienza, il controllo e… addio amore reciproco! (…) Ricordiamocelo. Se così faremo, fra quaranta giorni (…) avremo senz’altro progredito spiritualmente e avremo dato un notevole contributo alla nostra santità personale e a quella di popolo.
Chiara Lubich
(Chiara Lubich, Conversazioni in Collegamento telefonico, Roma 2019, p. 561-562) [1] Col 3,14 [2] Cf. Gv 17,23 [3] Gv 13,34 (altro…)
Set 1, 2021 | Chiesa, Cultura
Intervista a Stefania Papa, nuova responsabile di EcoOne, l’iniziativa culturale ambientale del Movimento dei Focolari, sull’adesione dei Focolari al “Tempo del Creato” e sulle varie iniziative in ambito ambientale. Dal 1 settembre al 4 ottobre di ogni anno si svolge in tutto il mondo il “Tempo del Creato”, iniziativa di preghiera e di azioni concrete per salvaguardare e proteggere la nostra casa comune. Stefania Papa è la nuova responsabile di EcoOne, l’iniziativa culturale del Movimento dei Focolari che promuove una rete di docenti, accademici, ricercatori e professionisti che operano nelle scienze ambientali. L’abbiamo intervistata sull’adesione dei Focolari al “Tempo del Creato” e sulle varie iniziative in ambito ambientale. Cos’è “Tempo del Creato”? È un periodo specifico che va dal 1 settembre, Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato, al 4 ottobre, festa di San Francesco d’Assisi il santo patrono dell’ecologia. Un periodo nel quale le diverse Chiese in tutto il mondo si riuniscono per pregare e per promuovere azioni concrete per salvaguardare e proteggere la nostra casa comune. Quest’anno il tema è: “Una casa per tutti? Rinnovare l’Oikos di Dio” e Oikos in greco significa casa. Perché è importante che diventi sempre più un evento delle diverse Chiese? Per rispondere a questa domanda mi torna in mente un antico proverbio africano che recita così “Se vuoi andare veloce, corri da solo. Se vuoi andare lontano, fallo insieme agli altri”. Lo stesso Papa Francesco nell’Enciclica “Laudato sì” dice “Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e toccano tutti”. Abbiamo bisogno di “unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale”[1]. Questo lo possiamo attuare solo mettendoci insieme, ricercando una sempre più stretta collaborazione e comunione anche tra le varie Chiese cristiane che abitano nel mondo. Siamo nel sesto anno dalla “Laudato si’” del Papa. Eppure c’è ancora tanta strada da fare… Tante altre sono le iniziative nate e portate avanti, ma molto resta ancora da fare. Il compito da svolgere può apparire arduo, ma possiamo ancora invertire alcune tendenze negative, adattarci per ridurre al minimo i danni, ripristinare ecosistemi cruciali e meglio proteggere ciò che abbiamo, a partire dal ripensamento delle soluzioni abitative e della mobilità sociale, dalla raccolta differenziata dei rifiuti e in tanti altri campi. Ma la strada imboccata è quella giusta. E l’Enciclica di papa Francesco segna il punto di non ritorno. C’è anche una petizione da firmare: in cosa consiste? È un’importante occasione che ci viene offerta per chiedere con forza ai leader mondiali di impegnarsi con urgenza per la crisi climatica e la crisi della biodiversità. Prossimamente infatti, si terranno due eventi importantissimi: dall’11 al 24 ottobre 2021 la Conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità (COP15) dove i leader mondiali potranno fissare obiettivi significativi per proteggere il creato e dal 31 ottobre al 12 novembre 2021 la 26esima Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (COP26), dove i paesi annunceranno i loro piani per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Il Movimento dei Focolari è partner del Movimento Laudato si. Come i Focolari si impegnano per il “Tempo del creato”? Il Movimento dei Focolari è da sempre impegnato per l’ambiente. Per il “Tempo del creato”, in particolare ha partecipato e sta partecipando alle iniziative della Chiesa Cattolica, come la Laudato si’ action platform del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale (attraverso Famiglie Nuove) e agli eventi promossi dal Movimento Laudato si’, già Global Catholic Climate Movement, a cui aderisce. Nell’ultima Assemblea Generale dei Focolari conclusasi a febbraio 2021 inoltre è stata rilanciata la conversione ecologica di membri e strutture, con attività piccole, medie e grandi (come i progetti internazionali finanziati, anche nella cooperazione allo sviluppo: Azione per Famiglie Nuove, Azione Mondo Unito, etc). Nello stesso tempo, vi è un impegno costante da parte di tutti i membri dei Focolari per il disinvestimento dai combustibili fossili. Proprio quest’anno, inoltre, i giovani del movimento si sono impegnati nel Pathways intitolato DareToCare. Una campagna che significa “osare prendersi cura”, cioè farsi carico, interessarsi, occuparsi attivamente, dare importanza ai più fragili, al pianeta, alle Istituzioni, alla nostra città, ai nostri vicini, ai problemi della nostra società. È dello scorso maggio, inoltre, l’accreditamento della ONG New Humanity come osservatore presso l’organo di governo dell’ambiente delle Nazioni Unite, l’UNEP, ovvero il United Nations Environmental Programme, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di tutte le questioni ambientali globali. New Humanity esercita le sue attività di tutela dell’ambiente in particolare attraverso l’iniziativa culturale EcoOne. Inoltre, vorrei ricordare la partnership nata tra il Movimento dei Focolari e FaithInvest, un’organizzazione internazionale che si occupa di aiutare le religioni a sviluppare dei piani strategici per l’ambiente a lungo termine. In campo culturale/educativo diversi sono i convegni in programma promossi da EcoOne, la partecipazione di EcoOne a ECEN (European Christian Environmental Network) e i progetti nelle scuole come quello riconosciuto dal Ministero dell’Istruzione italiano “Dare per salvaguardare l’ambiente”.
Lorenzo Russo
[1] Papa Francesco, Lettera enciclica Laudato si’, 13-14. (altro…)
Ago 30, 2021 | Chiara Lubich
La pandemia è ancora in corso, mentre le crisi economiche e sociali generate da essa si aggravano; la situazione ambientale del pianeta appare drammatica ed i conflitti in alcune aree del mondo non sembrano attenuarsi. Che fare? Per Chiara Lubich il rimedio è uno solo: la fraternità universale. Fare dell’umanità una sola famiglia. Iniziando dalle piccole, concrete, quotidiane azioni di ciascuno. Di fronte alle molteplici difficoltà di rapporti fra mentalità così opposte, fra popoli così diversi, culture così lontane fra loro, religioni con la presenza di estremisti che le distorcono, uno solo è il rimedio: la fraternità universale, fare dell’umanità una sola famiglia con Dio Padre e tutti gli uomini fratelli. E questo come? Chi è meglio abilitato a ciò? Non c’è dubbio: uno che ha saputo morire per il proprio ideale, ma poi risorgere e dare a tutti questa possibilità, è Gesù. Dobbiamo puntare a riportarlo sulla terra attraverso di noi, essere noi altro Cristo, altro Amore incarnato, Santità, Perfezione, com’è Lui. È questa l’ora di tendere decisamente alla perfezione. Ma in che consiste la perfezione? Ho riletto recentemente, in un lavoro sulla vita spirituale, parole meravigliose di Padri e santi della Chiesa, di grosso calibro. Le conosciamo, forse, ma non sarà inutile in questo momento ricordarle. Per tutte queste persone eminenti della Chiesa la perfezione consiste nel non fermarsi mai nella propria crescita, perché chi non va avanti, va indietro. E, giacché il nostro è un cammino dell’amore, la perfezione sta nel crescere sempre nella carità. Amare, dunque, amare sempre meglio. Sempre meglio. Come? Fissando lo sguardo sul nostro perfetto modello: […] Dio Amore. […] San Francesco di Sales dice: «Chi non guadagna, perde; per questa scala chi non ascende, discende; chi non vince, rimane sconfitto»*. È impressionante questa radicalità che l’amore esige. Ma tutto in Dio è radicale. […] Difficile? Facile? Provare e vedere. Ogni attimo darsi alla volontà di Dio, all’altro, al fratello che dobbiamo amare, al lavoro, allo studio, alla preghiera, al riposo, all’attività che dobbiamo compiere. E ciò sempre meglio: ché altrimenti si va indietro. Un aiuto per comportarsi così è ripetere ad ogni azione, anche la più semplice e banale: «Questa è la più bella cosa che posso fare in questo momento». […] In questo modo ci alleniamo anche noi per l’impresa che ci attende tipicamente nostra: la fratellanza universale.
Chiara Lubich
Da “Conversazioni in collegamento telefonico” Citta Nuova ed. pag. 620 – Castel Gandolfo, 27 settembre 2001 * Francesco di Sales, Trattato dell’amor di Dio, III, 1, Città Nuova, Roma 2011, p. 222. (altro…)
Ago 27, 2021 | Testimonianze di Vita
Amare per primi, amare disinteressatamente, amare sempre, subito e con gioia. È un’opportunità per incarnare l’arte di amare nella nostra vita. È da lì che, come per attrazione, nasce la comunione fraterna. È vita nuova, mondo che cambia. Fisioterapista Nel centro dove lavoro sono diminuite le richieste a causa del Covid, di modo che tante ore della giornata erano vuote. Ho ottenuto allora il permesso per aiutare in un reparto di contagiati. Anche altri colleghi in seguito hanno seguito il mio esempio. Un giorno uno di loro ci ha confidato che mai il suo servizio era stato cosi umano e coinvolgente: “Solo ora mi sono reso conto di cosa significhi un gesto di solidarietà, una carezza, anche se hai i guanti. Mi sembra di aver scoperto una dimensione più umana del mio lavoro. Vorrei che i miei figli facessero questo servizio, perché è una vera scuola di vita”. (J.H. – Repubblica Ceca) La nostra prossimità Quando papa Francesco parla di “prossimità”, sembra che annulli tutte le regole che ci siamo fatti riguardo ad un certo stile di vita. Per lui vale l’altro e la nostra capacità di accoglienza. Ne parlavo una volta in ufficio, contrastato da una collega secondo la quale è proprio questo atteggiamento senza regole che sta rovinando la Chiesa. La ascoltavo stupito e scoraggiato dalla sua sicurezza nel condannare il papa, nonostante fosse una donna intelligente e, a modo suo, cattolica praticante. Da quel giorno ho evitato di tornare sull’argomento e ogni qualvolta lei mi attaccava con qualche articolo sul papa, cercavo di sviare il discorso. L’altro ieri, al telefono, mi ha avvisato che non poteva venire al lavoro per problemi con la figlia anoressica. Appena ho potuto, sono andato da loro. In effetti, la ragazza rischiava la vita. Mia moglie è psicologa e, con trucchi vari, siamo riusciti a frequentarci. Ora la figlia sta meglio, spesso è a casa nostra. La collega mi scrive un messaggio: “Ora capisco cosa intende il papa con la parola prossimità”. (F.C. – Francia) Vado io Il mio maestro delle elementari ci aveva narrato di un soldato, forse un alpino, un po’ speciale: si prestava infatti ad ogni incombenza, anche la più ingrata, col dire ai suoi superiori: “Vago mi” (Vado io). Finché “Vago mi” (com’era ormai soprannominato) non era più tornato, ucciso in un’azione di guerra. Quella morte, suggello a una vita vissuta all’insegna dell’altruismo, aveva colpito la mia fantasia di bambino. Avrei voluto essere come lui. Insomma, “Vago mi” era diventato il mio modello di chi si spende per gli altri. E questo molti anni prima di imbattermi in Colui che ha dato la vita per noi e senso alla mia. (Giuseppe – Italia)
A cura di Lorenzo Russo
(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VII, n.4, luglio-agosto 2021) (altro…)
Ago 24, 2021 | Vite vissute
È recentemente scomparso il prof. Sureshchandra Upadhyaya, docente e studioso indiano, profondo conoscitore della cultura indù. Aveva incontrato Chiara Lubich nel 2001. Il volto ornato da una barba candida che gli arrivava alla cintura. Un uomo minuto dal quale emanavano pensieri nitidi ed essenziali. Il prof. Sureshchandra Upadhyaya era una persona dalla cultura vastissima e dalla profonda spiritualità, conosceva benissimo il sanscrito e la cultura indù che ha contribuito ad approfondire e diffondere anche attarverso la sua attività di docenza. L’incontro con Chiara Lubich e con il suo carisma nel 2001 aveva segnato l’inizio di una profonda amicizia spirituale e intellettuale che aveva coinvolto anche altri accademici indiani. Il prof. Upadhyaya è stato un esponente di spicco del “Bharatiya Vidya Bhavan” di Mumbai, l’Istituto di Cultura Indiana, presente in tutta l’India. Vi era entrato nel 1960 all’età di 28 anni come docente di sanscrito, poi, nel 1972, era stato promosso direttore accademico ed aveva continuato la sua carriera con grande passione, guidando molti studenti nel dottorato di ricerca. Numerosi anche i premi che ha ricevuto, tra di essi: il premio “Eminent Vedic Scholar” dell’Università di Mumbai (India), il “Certificate of Honour” del Presidente dell’India, il premio “Eminent Sanskrit Scholar” del Governo del Paese e il “Best Teacher Award” del Governo dello Stato indiano del Maharashtra. Il 5 Gennaio 2001 a Coimbatore (India) nella sala del College Nani Kalai Arangam si svolse la cerimonia di consegna del prestigioso “Defender of Peace Award” (“Premio difensore della pace”) a Chiara Lubich. Erano presenti 500 persone, in maggiornaza indù, un pubblico qualificato fra cui il Prof. Upadhyaya. “Finchè ci saranno persone così, Dio è con noi — disse dopo averla ascoltata — e un giorno la terra diventerà il cielo. Tutte le fedi cercano la verità e la verità non è altro che amore e pace come ci dice Chiara”. E in seguito spiegherà ancora: “Chiara Lubich mi svela tangibilmente che Dio si può sperimentare mediante profondo incondizionato amore. Appena ami Dio, tu ami pure te stesso e gli altri come Dio ama l’intera creazione. Appena tu diffondi il tuo amore, la tua esperienza di Dio diventa più profonda dentro di te e trabocca fuori di te. Amare diventa quindi la tua stessa natura, come i fiori che emanano tutt’attorno la loro fragranza. Sospinti da amore e compassione, si fluisce senza alcun sforzo, dimentichi di sé, come onde che danzano nell’oceano divino. Lasciamoci ispirare dalla consegna di Chiara per vivere amando uno e tutti, sperimentare la presenza di Dio dentro e fuori di noi e sentirci felici oltre ogni misura”. Il 12 agosto 2021 il Prof. Upadhyaya ha raggiunto per sempre la beatitudine “Ananda” (lo stato puro di gioia e felicità), di cui spesso parlava.
A.M.A
https://www.youtube.com/watch?v=2ID42kDSgrY Qui il ricordo del prof. Upadhyaya scritto da Roberto Catalano, docente di teologia e prassi del dialogo interreligioso presso l’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (Italia) http://whydontwedialogue.blogspot.com/2021/08/uppadhyaya-ji.html (altro…)
Ago 23, 2021 | Chiara Lubich
Chiara Lubich ci ricorda che siamo tutti chiamati al dialogo. E se viviamo momenti della giornata da soli, possiamo fare ogni cosa in funzione dei fratelli e delle sorelle, come veri “apostoli del dialogo” …ogni qual volta abbiamo da fare con uno o più fratelli o sorelle, direttamente o indirettamente: per telefono o per scritto, o in quanto ad esso e a loro è finalizzato il lavoro che facciamo, le preghiere che eleviamo, ci sentiamo tutti in perpetuo dialogo, chiamati al dialogo. Come? Aprendoci ad esso – al fratello, alla sorella -, ascoltando con l’animo vuoto cosa il fratello vuole, cosa dice, cosa lo preoccupa, cosa desidera. E, quando ciò è avvenuto, subentrare noi col dare quanto è desiderato, e quanto è opportuno. E se ho momenti ed ore dove devo dedicarmi a me stessa (per mangiare, riposare, vestirmi, ecc.), fare ogni cosa in funzione dei fratelli, delle sorelle, tenendo sempre presenti coloro che mi attendono. In tal modo e solo in tal modo, con un continuo vivere la “spiritualità dell’unità” o “di comunione”, posso concorrere efficacemente a fare della mia Chiesa “una casa ed una scuola di comunione”; a far progredire, con i fedeli delle altre Chiese o Comunità ecclesiali, l’unità della Chiesa; col realizzare, con persone d’altre religioni e culture, spazi sempre più vasti di fraternità universale. […] Sentiamoci allora tutti “apostoli del dialogo” e viviamo da tali. Un dialogo a 360 gradi, certamente, ma partendo col piede giusto: amando ogni fratello che incontriamo con la misura del dono della vita
Chiara Lubich
Da “Conversazioni in collegamento telefonico” Citta Nuova ed. pag. 667, – 2004 (altro…)
Ago 21, 2021 | Vite vissute
Il ricordo di Anna e Alberto Friso, con i quali Nedo Pozzi, con creatività e grande competenza, per decenni ha condiviso il suo impegno di focolarino sposato a servizio del mondo della famiglia.
“Due idee-motrici hanno condizionato tutta la mia giovinezza: il bisogno di una consacrazione totalitaria a Dio e un amore istintivo e creativo per la bellezza, per l’arte, con la certezza incrollabile che nella mia vita avrei dovuto fare qualcosa di veramente importante”. Un progetto ambizioso questo di Nedo Pozzi, che non ha esitato a confidare anche a noi, che da quasi quarant’anni abbiamo condiviso il privilegio di far parte del Centro Internazionale dei Focolari. Dapprima ingaggiati insieme nell’area “Famiglia”, per le sue spiccate doti di comunicatore e per la sua vasta cultura – zoccolo duro di una rara sensibilità interiore – Nedo è stato poi chiamato a compiti più ardui e complessi: contribuire a far nascere nel 2000 la rete che nel Movimento avrebbe collegato operatori ed esperti della comunicazione (NetOne) e, successivamente, con Vera Araujo, coordinare il dialogo dei Focolari con la cultura contemporanea.
Autore di articoli e pubblicazioni per l’Editrice Città Nuova, di contributi per interventi pubblici della fondatrice Chiara Lubich, relatore in convegni internazionali, nato a Mantova (Italia) (6 luglio 1937) cresciuto sulle sponde del lago Maggiore, Nedo non ha mai perso la sua audacia di sognatore. Appena ventenne incontra Angela: una travolgente storia d’amore che li farà candidamente dichiarare ai tanti corsi per fidanzati che ad inventare l’amore erano stati loro. Si sposano di mattina presto con i soli testimoni. Non importano agi e ricchezze: il loro primo pranzo di sposi sono due toast e una birra alla stazione di Milano (Italia). La loro avventura insieme prende gioiosamente forma sotto quelle arcate che ancora oggi evocano l’immagine di una cattedrale laica. Ben presto però il sogno non combacia con la realtà. Ed ecco i sentori di una crisi che sulle prime appare irrimediabile. E’ a questo punto che da una coppia di sposi Nedo viene a sapere dei Focolari: è la scoperta dell’amore vero, quello con la A maiuscola, fatto di gratuità, di perdono, del vivere per l’altro, un amore alla cui radice c’è Dio. Da allora l’ideale dell’unità diviene l’essenza del loro volersi bene. Scoprono che la donazione a Dio e ai fratelli apre anche agli sposati la possibilità di consacrarsi a Dio, e in tempi diversi Nedo e Angela rispondono alla chiamata a diventare focolarini sposati. E’ l’avverarsi del primo dei due grandi aneliti di Nedo: essere tutto di Dio. Riguardo alla bellezza non vuole darsene pena, anche perché non riesce ad immaginare come poter conciliare quelle due chiamate apparentemente così contrastanti. La sua vita è un crescendo d’amore nel quotidiano spendersi per l’uomo. Ed è in questo sentirsi, sono parole sue, “direttamente e vitalmente coinvolto a pagare di persona in ogni momento”, che Nedo disseta la sua sete di bellezza, scoprendo, nascosta in ogni prossimo famoso o derelitto che sia, la Bellezza con la B maiuscola. Tutti noi che abbiamo avuto il dono di vivergli accanto, di poter penetrare – grazie alle sue intuizioni – il mistero della sua e nostra vita, possiamo testimoniare che in Nedo la conciliazione delle profonde tensioni che hanno dominato la sua adolescenza è davvero avvenuta. Con la sua dipartita (12 Agosto 2021) dopo otto anni di una malattia che ha gradualmente ridotto le sue capacità intellettive e relazionali, abbiamo perso un gigante di sapienza e di carità, un uomo di profonda fede e di appassionate aperture. Ma noi, come ha testimoniato con Angela la figlia Paola a nome dei fratelli Pierpaolo e Daniela, vogliamo ricordarlo anche come sposo e padre tenerissimo, come amico fidato, come intellettuale che ha vissuto e lavorato per aprire – sono ancora parole sue – “uno spiraglio sull’Assoluto”.
Anna e Alberto Friso
già responsabili del Movimento Famiglie Nuove
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Ago 20, 2021 | Testimonianze di Vita
Quando si riconosce nel dolore quel volto di Gesù Abbandonato in Croce dal padre suo, e lo si accetta con tutti i propri limiti, allora quel dolore si trasforma in gioia. E la vita prende un altro aspetto, migliora, perché è vissuta con amore. La perdita del padre Ero già adulto quando mio padre è andato via di casa per farsi un’altra famiglia, eppure la perdita del padre ti lascia sempre un vuoto che nulla può colmare. Di lui mi tornano e ritornano in mente ricordi, parole. La cosa più triste è quando non sai con chi condividere una gioia, un successo. Certo, ora sono sposato, un figlio è in arrivo, ma quel senso di orfanezza permane. Mia moglie, invece, prova astio verso il padre che ha lasciato la famiglia quando lei e la sorellina erano piccole. Per questo, parlare fra noi della figura paterna fa venir fuori la grande nostra diversità. Ma proprio perché sappiamo cosa significhi sia l’amore sia la sua mancanza ci siamo impegnati a essere per i nostri futuri figli sorgenti di vero amore. E l’argomento, fra l’altro, che tanto viene sottolineato nella comunità parrocchiale nella quale ci stiamo inserendo: la natura del vero amore, quello che supera l’egocentrismo, ce la spiega Gesù che con la sua vita e la sua morte ce ne ha dato la misura. (P.I. – Svizzera) L’amico umorista L’humour, secondo me, è la visione nuova, da Dio, della vita, messa a confronto con l’aspetto limitato, carente, a volte tragico che l’uomo riscontra nei propri simili, oltre che in sé stesso. Per anni ho collaborato come disegnatore con Nino, un carissimo amico, ad alcune sue divertenti pubblicazioni. Tutti, assolutamente tutti, camminando inciampano. Quanto a Nino, tutte le volte che inciampa, si ferma un attimo a pensarci e ripartendo ci ride su. Poi ce lo racconta e tutti sorridono. E un po’ questo, a farci caso, lo schema del suo umorismo. Un humour divenuto con gli anni sempre più fine, senza la grinta della satira, eppur penetrante; una presa in giro amabile non dell’uomo, ma dell’”uomo vecchio” che è sempre in agguato in ciascuno. Nino stesso ne scriveva alcuni anni fa: “Secondo me, l’umorismo è una dimensione imprevista, che di una persona, oltre alle quattro misure tradizionali – altezza, lunghezza, larghezza e profondità – riesce a scoprire anche le sue quattro antimisure. La cortezza, la bassezza, la strettezza e la superficialità”. (Vittorio – Italia) Irina e l’ecumenismo Sono ortodossa, nata in Russia, e ho sposato un prete anglicano. Fra me e mio marito non ci sono mai state difficoltà teologiche; lui amava molto la Chiesa ortodossa. In seguito abbiamo scoperto quanto avevamo in comune anche con la Chiesa cattolica. A Roma, mio marito diresse un centro ecumenico per il quale profuse tutte le sue energie. Dopo la sua morte, per cinque anni insegnai lingua russa alla Gregoriana. Poi di nuovo in Inghilterra, presidente di un centro ecumenico a Oxford. In un libro intitolato Il cammino dell’unità parlo di mio marito, dei contatti avuti con importanti personalità di diverse Chiese che hanno apprezzato il nostro lavoro ecumenico. Certo, c’è ancora molto da fare perché si realizzi l’unità, ma non mancano spiriti profetici che lavorano in questo senso. Sono una minoranza, è vero, però ci sono; e sono la grande forza della Chiesa. Anche se rattrista vedere che esistono ancora molti pregiudizi da superare, bisogna lavorare e sperare, perché il comandamento di Cristo è “che tutti siano uno”. Per me la Chiesa è già una.
A cura di Lorenzo Russo
(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VII, n.4, luglio-agosto 2021) (altro…)
Ago 16, 2021 | Chiara Lubich
Chiara Lubich ci ricorda che il regno di Dio appartiene a chi assomiglia ad un bambino. Perché il bambino si abbandona fiducioso al padre e alla madre: crede al loro amore. Così il cristiano autentico, come il bambino, crede all’amore di Dio, si getta in braccio al Padre celeste. Gesù sconcerta sempre con il suo modo di fare e di parlare. Si discosta dalla mentalità comune che vedeva i bambini insignificanti dal punto di vista sociale. Gli apostoli non li vogliono attorno a lui, nel mondo degli “adulti”: non farebbero che disturbare. Anche i sommi sacerdoti e gli scribi, “vedendo i fanciulli che acclamavano nel tempio “Osanna al figlio di David”, si sdegnarono” e chiesero a Gesù di riportarli all’ordine. Gesù invece ha tutto un altro atteggiamento davanti ai bambini: li chiama, li stringe a sé, stende le mani su di loro, li benedice, li pone addirittura come modello ai suoi discepoli: “a chi è come loro appartiene il regno di Dio”. In un altro passo del Vangelo Gesù dice che se non ci convertiamo e non diventiamo come i bambini non entreremo nel regno dei cieli. Perché il regno di Dio appartiene a chi assomiglia ad un bambino? Perché il bambino si abbandona fiducioso al padre e alla madre: crede al loro amore. Quando è nelle loro braccia si sente sicuro, non ha paura di niente. Anche quando attorno a sé avverte che c’è un pericolo, gli basta stringersi ancora più forte al papà o alla mamma, e subito si sente protetto. A volte lo stesso papà sembra porlo in posizioni difficili, per rendere più emozionante un salto, ad esempio. Anche allora il bambino si lancia fiducioso. È così che Gesù vuole il discepolo del regno dei cieli. Il cristiano autentico, come il bambino, crede all’amore di Dio, si getta in braccio al Padre celeste, pone in lui una fiducia illimitata; niente gli fa più paura perché non si sente mai solo. Anche nelle prove crede all’amore di Dio, crede che tutto quello che succede è per il suo bene. Ha una preoccupazione? La confida al Padre e con la fiducia del bambino è sicuro che egli risolverà tutto. Come un bambino si abbandona completamente a lui, senza fare calcoli. I bambini dipendono in tutto dai genitori, per il cibo, il vestito, la casa, le cure, l’istruzione” Anche noi, “bambini evangelici”, dipendiamo in tutto dal Padre: ci nutre come nutre gli uccelli del cielo, ci veste come veste i gigli del campo, sa ciò di cui abbiamo bisogno, prima ancora che glielo chiediamo, e ce lo dona. Lo stesso regno di Dio non lo si conquista, lo si accoglie in dono dalle mani del Padre. Ancora, il bambino non fa il male perché non lo conosce. […] Il “bambino evangelico” mette tutto nella misericordia di Dio e, dimentico del passato, inizia ogni giorno una vita nuova, disponibile ai suggerimenti dello Spirito, sempre creativo. Il bambino non sa imparare a parlare da solo, ha bisogno di chi gli insegni. Il discepolo di Gesù non segue i propri ragionamenti, ma impara tutto dalla Parola di Dio fino a parlare e a vivere secondo il Vangelo. Il bambino è portato ad imitare il proprio padre. Se gli si chiede cosa farà da grande spesso dice il mestiere del padre. Così il “bambino evangelico”: imita il Padre celeste, che è l’Amore, ed ama come lui ama: ama tutti perché il Padre “fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti”; ama per primo perché lui ci ha amato quando eravamo ancora peccatori; ama gratuitamente, senza interesse perché così fa il Padre celeste… È per questo che Gesù ama circondarsi dei bambini e li addita come modello. […]
Chiara Lubich
Parola di Vita. ottobre 2003 In Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi, Opere di Chiara Lubich, Città Nuova, 2017, pag. 702 (altro…)
Ago 13, 2021 | Testimonianze di Vita
Dice S. Agostino: “Una volta per tutte, ti viene data una breve norma: ama e fa’ quel che vuoi. Se tu taci, taci per amore; se correggi, correggi per amore. Sia in te la radice dell’amore e tutto quello che fai non può essere che bene”. Metti amore… Non avrei mai immaginato di aver sposato uno sconosciuto. Mio marito, infatti, aveva rivelato un egocentrismo che lo allontanava dagli altri. In realtà celava un tremendo senso di inferiorità. Me n’ero accorta quando, per non ferirlo, non potevo gioire neanche dei successi dei nostri due figli. E pensare che un tempo mi sentivo sostenuta da lui! Ora questo punto fermo era svanito ed io mi sentivo in crisi. Fu a questo punto che il messaggio di una ex compagna di scuola entrata in convento mi annuncio la sua decisione di lasciare la strada intrapresa. Andai a trovarla e mentre lei mi parlava di solitudine, di idealità crollate, di invidie e gelosie in una comunità, la sua, che aveva alti scopi umanitari, mi sembrava di vedere me stessa riflessa in uno specchio. Ci incontrammo in più occasioni e una frase di Giovanni della Croce, da lei citata, divenne luce per ciò che dovevo fare per tentare di salvare la famiglia: “Dove non c’è amore, metti amore e troverai amore”. Mi impegnai. Non fu facile, ma oggi le cose sono cambiate, sia per me che per lei. (M.d.A. – Albania) Restare in Siria Una decina di anni fa, quando la vita era diventata difficile per noi cristiani, ci eravamo chiesti se fosse il caso di rimanere nella nostra patria. Tanti avevano scelto di partire; sembrava che avessero trovato ambienti sereni, senza rumori di armi e senza paura. Eppure, anche se facciamo poco, avvertiamo che la nostra presenza qui diventa una vera missione. Non si tratta tanto di testimonianza e fedeltà alla terra e alla fede, ma di prossimità, quella di cui parla papa Francesco. Siamo certi che anche per i nostri figli questa situazione, anche se non facile, risulterà una grande maestra di vita. (V.M. – Siria) Impariamo dai piccoli Kanna é nata in una famiglia cristiana e frequenta l’asilo; tanti suoi compagni e la stessa maestra sono di altre religioni. A fine anno, la maestra saluta una ad una tutte le bambine; arrivata a Kanna, le dice: “Ti ringrazio perché ci hai fatto conoscere Gesù. Quando ce ne parlavi, si sentiva che era vicino a te. Ci hai insegnato le preghiere che hai imparato a casa tua: sono belle. Stamattina ti ho vista quando hai regalato a una tua compagna il premio che avevi ricevuto: questo gesto mi ha commossa! Io sto per sposarmi, ma prima voglio ricevere il battesimo e mi sto preparando perché anch’io, come te, voglio credere a Gesù”. (Z.J. – Giappone)
A cura di Lorenzo Russo
(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VII, n.4, luglio-agosto 2021) (altro…)
Ago 10, 2021 | Vite vissute
Il 30 luglio 2021 ci ha lasciati Suor Antonia Moioli, accompagnata dall’affetto e dalla preghiera di tanti. Era serena e con uno splendido sorriso.
Nata ad Alzano Lombardo (Bergamo, Italia) il 13 giugno 1949 in una famiglia profondamente cristiana, a 19 anni Antonia Moioli incontra il Movimento dei Focolari: la scoperta di Dio Amore le fa amare tutti: dalla famiglia alla scuola materna. «Mi chiedevo cosa Dio desiderasse da me. Un sacerdote mi suggerì di non preoccuparmi, di continuare a vivere l’ideale e di fidarmi di Gesù che ha detto: A chi mi ama mi manifesterò. Mi fido e mi affido. Nel frattempo mi accorgo di avere come colleghe di lavoro delle religiose molto vivaci, libere. Mi diedero un libro del loro Fondatore, leggendolo, provai gioia per la sintonia con l’Ideale». Nel 1971 entra nell’Istituto delle Suore del Bambino Gesù, emette i primi voti nel 1974 e i voti perpetui nel 1980. Vive con entusiasmo l’esperienza educativa; tutti la ricordano per la vitalità, l’amore e la passione per bambini e giovani. Nel 1977 va a Roma, nella scuola di Santa Maria degli Angeli dove insegna e diventa Capo Istituto. È per tanti studenti una figura di riferimento. I suoi incarichi istituzionali non l’allontanano dai ragazzi, le permettono di mostrar loro la bellezza di seguire Gesù. Nel ‘93 lavora, unica suora, nella consulta di pastorale giovanile per la Diocesi e la Prefettura. Un ex studente testimonia: “Suor Antonia era una donna vera, capace di indicare alla Chiesa l’altissima vocazione del femminile: il saper essere madre, generando costantemente i suoi figli alla fede, all’incontro con Gesù. …come madre che conosce le potenzialità dei suoi figli, non si fermava davanti alle nostre lamentele. …Una donna forte, capace di mostrare la sua umanità. Durante l’accoglienza dei ragazzi pellegrini, giunti a Roma per la Giornata Mondiale della Gioventù (nel 2000), suor Antonia …si avvicinò e mi disse: “tu laverai i bagni della palestra”. Avrei preferito dedicarmi ad altre attività. Suor Antonia, prima di iniziare, mi disse che per servire veramente le persone bisognava sporcarsi le mani. E lì notai la cosa più bella che mi ha fatto riconoscere il suo essere una vera educatrice: si mise a pulire i bagni con me. … Stavo davanti a una donna forte, contenta di essere suora ed educatrice, una donna piena, realizzata”. Desiderava che tutti potessero sperimentare che amare è dare la vita, attimo per attimo. Altro tratto di lei, tipico del carisma della sua congregazione era l’amore ai poveri ed era sensibile verso chi faceva fatica, la gente più semplice. Aveva inoltre un grande amor per le suore più grandi di lei. Nel 1996 è responsabile d’Italia e anima le comunità con l’entusiasmo di sempre. Finito il mandato si dedica per due anni al servizio del Centro Internazionale delle religiose del Movimento dei Focolari e continuerà successivamente, pur ricoprendo altri incarichi. Celebrando i 25 anni di consacrazione scrive: “In questi 25 anni ho sperimentato la Sua fedeltà più forte delle mie infedeltà. L’amore immenso di Dio guarisce, incoraggia, sostiene, è Paradiso”. Ed ancora: “Nel ricominciare tutte le volte che ho faticato o fallito, mi son sempre sentita avvolta da un immenso amore, Maria e il carisma dell’Unità sono stati essenziali per farmi essere una vera figlia del mio fondatore, con un cuore allargato su tutte le espressioni ecclesiali e l’umanità”. Negli ultimi anni ha incontrato debolezza e malattia; non le viene risparmiato niente, le è chiesto di consegnare tutto! In lei si realizza quanto dice il fondatore Nicola Barré: “Questa notte è uno splendido giorno”, e come ha scritto la presidente del Movimento dei Focolari, Margaret Karram, “Suor Antonia lascia l’esempio di una vera discepola di Gesù, fedele a vivere la Parola e costantemente alla Sua sequela, che si è prodigata senza sosta e ai più vari livelli alla realizzazione del che tutti siano uno”.
Suor Tiziana Longhitano
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Ago 9, 2021 | Chiara Lubich
Chiara Lubich ci invita a guardare a Gesù come ad uno specchio, come invita Santa Chiara nelle lettere ad alcune sue consorelle. uno specchio, che, nella sua umanità, riflette la divinità. Oggi possiamo chiederci: siamo noi, in qualche modo, specchio di Gesù? Lo siamo per gli altri? Nelle lettere ad Agnese di Praga*, che fanno parte di vari scritti in cui dice la sua esigenza di fedeltà radicale al Vangelo, (Santa) Chiara invita le sorelle a guardare a Gesù come ad uno specchio: uno specchio, che, nella sua umanità, riflette la divinità. “Colloca i tuoi occhi – scrive – davanti allo specchio dell’eternità, (Gesù) (…); e trasformati interamente (…) nella immagine della divinità di Lui.” (FF 2888) […] Santa Chiara sollecita dunque Agnese a guardare allo Sposo, ma anche ad imitarlo rifacendo le stesse scelte, gli stessi atti, gli stessi gesti. […] Ma oggi possiamo chiederci: siamo noi, in qualche modo, specchio di Gesù? Lo siamo per gli altri? A questo proposito vorrei ricordare un nostro sogno dei primi tempi. Dicevamo: “Se per ipotesi assurda tutti i Vangeli della terra venissero distrutti, noi desidereremmo vivere in maniera tale che gli uomini, considerando la nostra condotta, vedendo, in certo modo, in noi Gesù, potessero, riscrivere il Vangelo: ‘Ama il prossimo tuo come te stesso’ (Mt 19,19), ‘Date e vi sarà dato’ (Lc 6,38), ‘Non giudicate…’ (Mt 7,1), ‘Amate i vostri nemici…’ (Mt 5,44), ‘Amatevi a vicenda’ (cf Gv 15,12), ‘Dove due o tre sono uniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro (Mt 18,20).”
Chiara Lubich
Berna (Ch), 11 agosto 2002, intervento di Chiara Lubich alla festa di santa Chiara * Religiosa dell’ordine di Santa Chiara (altro…)
Ago 6, 2021 | Testimonianze di Vita
Gesù chiede di farci piccoli, come un bambino che si abbandona fiducioso al padre e alla madre e crede al loro amore. “Anche noi, “bambini evangelici”, dipendiamo in tutto dal Padre – afferma Chiara Lubich – sa ciò di cui abbiamo bisogno, prima ancora che glielo chiediamo, e ce lo dona”. Adozione a distanza Nel gennaio 2017 ho adottato a distanza una bambina del Kenya. Per circa un anno però la mia vita ha preso una svolta imprevista e non avevo un reddito fisso, per cui due o tre volte mi sono chiesta se sarei stata in grado di proseguire il sostegno della bambina; e sempre la parola di Gesù “Qualunque cosa avrete fatto a uno di questi piccoli, l’avrete fatta a me” è stata di stimolo per continuare in ogni caso a prendermi cura di lei. Infatti, dopo ogni momento di esitazione, si presentava un nuovo progetto lavorativo a confermarmi nella decisione intrapresa. Ringrazio Dio che mi ama immensamente e me ne dà prova continua. (Anny – Romania) Un modellino innovativo Ultimo anno di Odontoiatria, il più impegnativo. Dovrei non pensare ad altro per laurearmi in fretta, invece ho accettato di dare ripetizioni a Fabio, che non va bene a scuola, per favorire la madre, una signora incontrata per caso. Gratis, perché le sue finanze non sono buone. Un giorno in cui faccio ripetizione di scienze al ragazzo, devo spiegargli – guarda caso – proprio i denti. Per fargli comprendere meglio il capolavoro che e il nostro apparato masticatorio, senza rendermene conto m’invento un modellino con un accorgimento tecnico, semplice ma molto pratico per la didattica. Comunico la scoperta al professore della tesi. Ne e addirittura entusiasta. Non solo, mi propone di illustrarla ad una lezione che terra all’Università di Caserta, specificando non solo l’aspetto tecnico, ma anche la circostanza che me l’ha fatta intuire. Nei mesi seguenti, mi viene data anche l’opportunità di parlarne a 70 studenti. L’ultima notizia avuta dal prof e che sulla mia scoperta verrà pubblicato anche un libro. E tutto perché ho ascoltato la richiesta di una madre. (Tonino – Italia) Tentazione Sposato e con tre bambine, lavoro in una falegnameria. Ho un piccolo conto in banca, ma la nostra situazione economica non é florida. Un giorno, andando a fare un versamento, ho trovato registrati a mio favore 235 bolivares: proprio una somma di cui avremmo avuto bisogno! Ho fatto finta di niente e decido, con mia moglie, di aspettare una settimana. Nell’attesa ho fatto le più varie congetture su quel denaro; forse qualcuno stava soffrendo o poteva perdere il proprio lavoro per colpa mia. Qualche anno fa l’amore verso il prossimo non rientrava nei miei progetti. Ma ora… Tornato in banca, ho spiegato la cosa alla persona addetta. “Lei è la persona più onesta che ho conosciuto”. Poiché occorreva fare delle ricerche per capire cos’era successo, mi ha dato appuntamento dopo tre giorni. Quando sono tornato in banca avevano già trovato l’errore. Con sollievo sono venuto a sapere che quei soldi appartenevano ad un tale che partecipa agli incontri sulla Parola di vita nella mia stessa parrocchia. Per fortuna non avevo ceduto a quel momento di tentazione. (Jose – Venezuela)
A cura di Lorenzo Russo
(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VII, n.4, luglio-agosto 2021) (altro…)
Ago 2, 2021 | Chiara Lubich
Chiara Lubich cita San Francesco e la sua “perfetta gioia” e ci invita a provare, davanti ad un dolore di una rinuncia, un distacco, una prova o una malattia, la pienezza del significato: “Sei tu Signore l’unico mio bene”. Un giorno san Francesco, veramente innamorato del suo Signore, in viaggio verso Assisi, d’inverno, scalzo, mezzo assiderato dal freddo, spiegò a frate Leone dov’era “la perfetta gioia, la perfetta letizia”. Non stava tanto nel fare miracoli e risuscitare morti; non nel profetare e nel parlare tutte le lingue; ma nell’essere pronti a ricevere le ingiurie dei fratelli del convento a cui erano diretti conservando la carità, “perché sopra tutte le grazie e i doni dello Spirito Santo – diceva – vi è quello di vincere sé medesimi e volentieri; per lo amore di Cristo, sostenere pene, ingiurie e disagi”. Era lì, per lui, la «perfetta letizia». Proviamo anche noi. Quando ci accorgiamo che il dolore (d’una rinuncia, d’un distacco, d’una prova, d’una malattia) si avvicina, ripetiamo con san Francesco: “Qui è perfetta letizia”, che è come dire, con pienezza di significato: “Sei Tu, Signore, l’unico mio bene”. Un pensiero forte, vero? e implacabile. Ma è con azioni come queste che nella vita si può progredire, anzi volare; si può lasciare una scia luminosa e trascinare molti.
Chiara Lubich
Perfetta letizia, Collegamento CH – Castel Gandolfo, 17 dicembre 1998 (altro…)
Lug 29, 2021 | Tutela minori
In merito al caso di violenza su minori ad opera di J.M.M., ex-membro consacrato dei Focolari, il Movimento il 26.07.2021 ha istituito un Organo di Vigilanza con funzione di Supervisore Indipendente (FSI) delle indagini in corso ad opera della società GCPS Consulting, commissione indipendente incaricata dal Movimento dei Focolari nel dicembre 2020. La presidente dei Focolari Margaret Karram insieme al Co-presidente Jesús Morán hanno conferito ad Alain Christnacht la funzione di Supervisore Indipendente. Tale organo è stato istituito in primis a garanzia delle vittime ed anche del corretto svolgimento delle indagini di GCPS Consulting, a cui il movimento rinnova la propria totale fiducia e che resta il solo organo autorizzato a portare avanti l’indagine. Per chi volesse prendere contatto con il Supervisore Indipendente in merito all’indagine in corso, questa è la mail: superviseurac@gmail.com Entro dicembre 2021 GCPS Consulting redigerà una relazione pubblica che illustrerà in dettaglio i risultati e le raccomandazioni della commissione d’indagine. In questo senso la vigilanza del Supervisore Indipendente, esterno ai Focolari e a GCPS Consulting, rappresenta una garanzia supplementare per le vittime e un ulteriore supporto alla ricerca della verità. Chi è Alain Christnacht Alain Christnacht, francese, è un alto funzionario di stato; ha ricoperto incarichi a livello nazionale come prefetto e consigliere di Stato. Oggi è presidente di Samusocial di Parigi, un’organizzazione di interesse pubblico che aiuta le persone senza fissa dimora. Già presidente o amministratore di organizzazioni giovanili, dal 2016 presiede una commissione nazionale indipendente di esperti sulla pedofilia, composta da magistrati e medici, consultrice della Conferenza Episcopale francese.
Stefania Tanesini
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Lug 29, 2021 | Nuove Generazioni, Sociale
Il 29 luglio è l’ultimo giorno del 2021 per la disponibilità di risorse che la Terra mette a disposizione per l’uomo. Come invertire la rotta contro questo spreco? I giovani dei Focolari hanno avviato due progetti sulla conversione ecologica.
L’overshoot day è la data simbolica, che indica quando l’uomo ha consumato tutte le risorse che la terra permette di rigenerare in un anno. Per fare un esempio banale, immagina che sulla terra in un anno crescano 100 nuovi alberi, ma noi uomini ogni anno ne abbattiamo più di 100. L’overshoot day indica il giorno in cui l’umanità abbatte l’albero numero 101. Quest’anno l’overshoot day cade il 29 luglio. Proprio così, da oggi fino alla fine dell’anno consumeremo più risorse di quelle che ci possiamo permettere. E nonostante questo, scommetto che oggi non ti sembra un giorno così diverso da ieri. Mentre leggi non sei preoccupato, così come non ti sono sembrate preoccupate le persone che hai incontrato fino adesso durante questa giornata, né ti sembreranno preoccupate quelle che incontrerai da ora fino a quando andrai a dormire. Voglio che tu sappia solo una cosa: non è colpa tua. Non sei un insensibile, un menefreghista che non si interessa dell’ambiente o del pianeta. Non sei preoccupato, perché anche tu come me ormai ti sei abituato a questo tipo di notizie sulla crisi climatica. E quando ci si abitua a qualcosa, si smette di percepirla come un’emergenza. Le notizie sulla crisi climatica fanno ormai parte della nostra routine, della quotidianità. E c’è il pericolo che l’abituarsi a sentirle ci faccia perdere la voglia di impegnarci a cambiare le cose. Succede anche a me che scrivo, e questo mi rattrista. Tuttavia, ho una buona notizia. Non tutti rimangono inermi di fronte a queste notizie sconfortanti. Qualcuno prova ad agire per cambiare le cose. Parlo per esempio dei giovani del Movimento dei Focolari, che con due progetti che vanno proprio ad affrontare il tema dell’utilizzo delle risorse e dell’ecologia, si stanno attivando per dare il loro contributo. PATHWAYS – Le persone, il pianeta, e la nostra conversione ecologica Il primo progetto dal nome PATHWAYS – Le persone, il pianeta, e la nostra conversione ecologica, è una campagna di sensibilizzazione e azione, inserita all’interno del piano Pathways for a United World, della durata di 6 anni. Nell’anno 2021-2022, i Ragazzi per L’Unità, i giovani per un mondo unito e l’associazione New Humanity, promotori dell’iniziativa, si impegneranno con azioni a livello locale e globale, con una modalità di lavoro in tre fasi: 1) Learn – studiare ed informarsi, per dare fondamento alle proprie azioni. 2) Act – agire. 3) Share – condividere le proprie azioni sui social con l’hashtag #daretocare ZERO HUNGER Il secondo progetto ha a che fare con le risorse alimentari del nostro pianeta. Già da alcuni anni, i ragazzi e i giovani del Movimento dei Focolari hanno iniziato a dare il loro aiuto alla FAO, con l’impegno per “Zero Hunger”, che ha come obiettivo la riduzione della fame nel mondo. In questo momento, un’equipe internazionale sta lavorando per coordinare attività globali, ma senza dimenticare l’aspetto locale della tematica, con attività e iniziative sui territori.
Luigi Muraca – Redazione Teens
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Lug 27, 2021 | Focolari nel Mondo, Sociale
Numerosi migranti venezuelani ogni giorno cercano di arrivare in Cile passando per il Perù. La solidarietà della comunità dei Focolari di Lima con gesti concreti grazie alla Provvidenza che non si fa attendere. “Bastano pochi gesti per salvare il mondo” afferma la scrittrice e poetessa Edith Bruck. Ed è quello che cerchiamo di fare ogni giorno, in aiuto di chi ha bisogno, soprattutto per i migranti venezuelani che passano per il Centro Juan Carlos Duque legato alla comunità dei Focolari di Lima, in Perù.
In cammino verso il Cile C. è una collaboratrice del Centro Juan Carlos Duque. Qualche sera fa ha potuto riabbracciare sua sorella: erano 4 anni che non si incontravano! Lei sta andando verso il Cile con suo marito ed un bimbo sperando di attraversare la frontiera attraversando il deserto molto freddo. Abbiamo potuto dare loro una valigia di vestiti pesanti, arrivati di Provvidenza. Sono tanti i venezuelani che cercano, non senza rischi, di entrare in Cile per raggiungere i loro parenti. La solidarietà fra queste persone è enorme nonostante la sofferenza che li accompagna.
Così possiamo vestire Gesù Un’altra collaboratrice del Centro Juan Carlos Duque ci ha raccontato di una coppia di venezuelani, da 4 anni in Perù, arrivati a Lima da quasi tre mesi. Hanno solo un materassino per dormire, un copriletto non sufficiente per il freddo di questa stagione (è iniziato l’inverno) e una cucinetta ricevuta in prestito, ma che devono restituire. Hanno bisogno di lenzuola, piatti, bicchieri, indumenti e scarpe numero 44! Con grande stupore abbiamo trovato – fra quanto arrivato di Provvidenza – proprio un paio di scarpe n°44! Ci è arrivata tanta Provvidenza proprio di quanto hanno bisogno. “Così possiamo vestire Gesù perché non soffra il freddo…” dicevamo. Grazie inoltre alle donazioni di UNCHR (agenzia Onu per i rifugiati) siamo riusciti a soddisfare le esigenze di questa famiglia. Potete immaginare la loro gioia: dopo soli 40 minuti dalla loro richiesta di aiuto, già li avevamo ricontattati per dargli tutto l’occorrente. Barbara, muore una di noi Da Arequipa invece arriva una telefonata: “Stiamo passando momenti molto duri. La nostra inquilina e grande amica venezuelana, Barbara, è morta improvvisamente. Stava per compiere 29 anni. Siamo sotto shock. Mia mamma, mio fratello ed io abbiam subito detto il nostro SI alla volontà di Dio, in un momento così difficile quando non è semplice capire i disegni di Dio. Ma si tratta di amare questo dolore e poter trasmettere a suo fratello e ai cugini la Misericordia e l’Amore del Padre”. Barbara era stata pochi giorni prima nella nostra sede di Arequipa per ritirare una coperta pesante e un kit per la cucina, arrivati in donazione da UNCHR, e noi abbiamo aggiunto qualcos’altro. Era davvero felice di quella Provvidenza! Siamo sicuri che adesso continuerà ad aiutarci da lassù e a non far mancare la Provvidenza. E a proposito di Provvidenza risuona il campanello del Centro Juan Carlos Duque ancora una volta inaspettatamente: è l’Unhcr che ci consegna molto di più rispetto a quanto richiesto per i nostri migranti: 100 mascherine di tela lavabili; 216 saponette; 5 pacconi con 72 coperte…il centuplo!
Silvano Roggero
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Lug 26, 2021 | Vite vissute
“La cosa più bella nella vita è amare il prossimo”: è questo il testamento spirituale dello “chef dei poveri” che ha sfamato e vestito a Roma moltissimi bisognosi e senza fissa dimora. Alla famiglia va l’affetto e la preghiera di tutto il Movimento dei Focolari nel messaggio della presidente Margaret Karram al figlio Marco. Chi l’ha vissuto, spesso non se lo sa spiegare neppure dopo molti anni: perché quei poveri che incontri spesso ogni giorno per strada, improvvisamente escono dal cono d’ombra e gridano alla tua coscienza? È quello che è successo nel 2007 a Dino Impagliazzo ed è così che è iniziata la sua seconda vita quando, da dirigente INPS, è diventato “lo chef dei poveri”, come i media di tutta Italia l’hanno definito in questi giorni. Ci ha lasciati il 25 luglio scorso a 91 anni dopo una vita intera animata dagli ideali di fraternità di Chiara Lubich e arricchita dall’amore per i poveri che la Comunità di Sant’Egidio gli aveva trasmesso e di cui il figlio Marco è presidente. Nel suo messaggio a Marco Impagliazzo, figlio di Dino, e presidente della Comunità di Sant’Egidio, la Presidente dei Focolari Margaret Karram scrive che “Una vita come quella di Dino, così intensa e ricca di generosità, intelligenza, affabilità, lascia un grande vuoto e nello stesso tempo un pieno di amore che fa avvertire più che mai la presenza di Dio fra noi, nell’umanità. Dino ha seguito Gesù e resta per noi e per molti un grande esempio, un testimone coraggioso che ha abbracciato e vissuto con straordinaria coerenza l’Ideale dell’unità di Chiara Lubich come via per la realizzazione del testamento di Gesù, ‘che tutti siano uno’”. Ha sempre saputo guardare lontano Dino Impagliazzo, oltre l’emergenza e con lo sguardo rivolto su tutta la città, come dimostra il nome che scelse per la sua Onlus: “Il suo nome è RomAmor – raccontava lui stesso – perché Roma diventi una città dove le persone si vogliono bene. Roma è sempre stata una città al servizio, dobbiamo aiutarla, perché diventi la città dell’ospitalità̀”. All’inizio c’erano i poveri “Tutto è iniziato quando qualcuno mi ha chiesto un panino e mi sono fermato. Di solito non ci si ferma mai per strada, ma io l’ho fatto e ho scoperto che esisteva un mondo fatto di persone che per svariati motivi avevano perso tutto. All’inizio eravamo solo io e mia moglie: preparavamo una decina di panini in cucina e li portavamo alla Stazione Tuscolana (a Roma). Poi ho coinvolto anche i condomini del palazzo in cui vivo. Pian piano si sono moltiplicati e attualmente forniamo più di 800 pasti alla settimana nelle due stazioni di Roma Ostiense e Roma Tuscolana: i pasti sono completi, composti da primo, secondo, frutta, thè e dolci se ci sono…”. Sfamare non basta Ciò che Dino ha fatto supera di gran lunga l’ambito della solidarietà o della “ristorazione di strada”, come qualcuno ha voluto definirla. Oltre a dar da mangiare a chi non può permetterselo, per quasi 15 anni, con i suoi volontari, Dino ha fatto il giro dei mercati rionali, dei supermercati e di alcuni alimentari di Roma per raccogliere la merce in scadenza che non poteva più essere venduta e con i prodotti recuperati si cucinano tuttora zuppe, panini e pasta da distribuire vicino alle stazioni Tiburtina e Ostiense. In un anno si distribuiscono in media oltre 25mila pasti ai più poveri della capitale. E non è finita qui perché l’associazione fornisce anche vestiario, calzature, materiale per l’igiene personale; in alcuni casi lavora per facilitare il rapporto con gli enti pubblici e per le pratiche legate alla residenza, assistenza sanitaria, assistenza legale, avvio ad attività lavorativa, per le persone senza fissa dimora o in difficoltà. L’anno scorso è stato insignito dal Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella dell’Onorificenza al Merito della Repubblica Italiana come “eroe dei nostri giorni” insieme ad altre 32 persone; un premio che non ha ritenuto per sé, ma che ha precisato, appartiene a tutti i suoi collaboratori volontari. Alla famiglia va l’affetto e la vicinanza di tutto il Movimento dei Focolari, del quale Dino era membro e testimone fedele della spiritualità dell’unità. In tanti, e in tutto il mondo, lo ricordano con affetto e gratitudine, come testimoniano i numerosi messaggi arrivati in queste ore. “Restiamo uniti a voi tutti – conclude Margaret Karram, rivolgendosi alla moglie Fernanda e a i figli Chiara, Giovanni, Paolo e Marco – in preghiera per lui, certi che ci aiuterà a proseguire a vivere con fede nella provvidenza e nell’efficacia del farsi uno con chiunque in necessità”.
Stefania Tanesini
Lug 26, 2021 | Chiara Lubich
Stralcio del discorso di Chiara Lubich tenuto a Lucerna (Svizzera) il 16 maggio 1999, in occasione del 19° Congresso Internazionale per la famiglia. Se osserviamo la situazione internazionale della società che ci circonda, queste nostre brevi riflessioni su cosa è e dovrebbe essere la famiglia, possono apparire ingenua utopia. L’Occidente è pervaso da una cultura individualista, soprattutto attenta a sezionare e promuovere l’uomo e la donna a seconda dei bisogni e dei consumi. […] In un contesto culturale segnato dall’individualismo e dalla ricerca del profitto, la famiglia è diventata molto fragile. E sono soprattutto quelle socialmente marginalizzate che si disgregano»*. […] Davanti al grande mistero del dolore si resta come smarriti. […] C’è nella Bibbia un vertice del dolore, espresso da un «perché» gridato al cielo. Riferisce l’evangelista Matteo, nel racconto della morte di Gesù: «Verso le ore tre, Gesù gridò a gran voce: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Mt 27, 46). […] In quell’abbandono, segno ultimo e più grande del suo amore, Cristo raggiunge l’estremo annullamento di sé e riapre agli uomini la strada dell’unità con Dio e tra loro. In quel “perché”, rimasto per lui senza risposta, trova risposta ogni grido dell’uomo. Non è simile a lui l’angosciato, il solo, il fallito, il condannato? Non è immagine di lui ogni divisione familiare, tra gruppi, tra popoli? Non è figura di Gesù abbandonato chi perde, per così dire, il senso di Dio e del suo disegno sull’uomo, chi non crede più all’amore e ne accetta qualsiasi surrogato? Non c’è tragedia umana o fallimento familiare che non sia contenuto nella notte dell’Uomo-Dio. […] Attraverso quel vuoto, quel nulla, è rifluita la grazia, la vita, da Dio all’uomo. Cristo ha rifatto unità tra Dio e il creato, ha ricomposto il disegno, ha fatto uomini nuovi e quindi anche nuove famiglie. […] Il grande evento della sofferenza e dell’abbandono dell’Uomo-Dio, può dunque divenire il punto di riferimento e la sorgente segreta capace di trasformare la morte in risurrezione, i limiti in occasioni d’amore, le crisi familiari in tappe di crescita. Come? […] Se crediamo che dietro la trama dell’esistenza c’è Dio con il suo amore, e se, forti di questa fede, scorgiamo nelle piccole e grandi sofferenze quotidiane, nostre e altrui, un’ombra del dolore di Cristo crocifisso e abbandonato, una partecipazione al dolore che ha redento il mondo, è possibile comprendere significato e prospettiva anche delle situazioni più assurde. […] Possiamo accennare a due esperienze emblematiche. Claudette, una giovane sposa francese, è abbandonata dal marito. Ha un bambino di un anno. L’ambiente chiuso della provincia e della sua famiglia la spinge a chiedere il divorzio. Ma intanto conosce una coppia che le parla di Dio, particolarmente vicino a chi soffre: «Gesù ti ama – le dicono – anche lui come te è stato tradito e abbandonato; in lui puoi trovare la forza di amare, di perdonare». Lentamente cede in lei il risentimento e si comporta diversamente. Lui stesso ne è influenzato se, quando si trovano davanti al giudice per la prima udienza, Claudette e Laurent si guardano in modo nuovo. Accettano di ripensarci per sei mesi. Riprendono i contatti tra di loro e allorché il magistrato li richiama per sancire il divorzio, rispondono «no», e ridiscendono le scale del tribunale tenendosi per mano. La nascita di altre due figlie rallegrerà un amore che nel dolore ha messo profonde radici. E ancora. Una bella famiglia proprio della nostra Svizzera, una sera apprende dal figlio stesso la notizia della sua tossico-dipendenza. Tentano di curarlo. Invano. Un giorno non torna più a casa. Sentimenti di colpa, paura, impotenza, vergogna. È l’incontro con Gesù abbandonato, in una tipica piaga della nostra società. Lo abbracciano in questa loro sofferenza e sembra loro di avvertire in cuore: «L’amore vero si fa uno con l’altro, entra nella sua realtà…». I genitori si aprono alla solidarietà verso queste sofferenze. Organizzano un gruppo di famiglie che portano panini e tè ai ragazzi della Platzspitz, che allora era l’inferno della droga di Zurigo. Lì un giorno ritrovano il loro figlio, lacero e sfinito. Con l’aiuto anche di altre famiglie, è stato possibile iniziare e portare a termine il suo lungo cammino di liberazione. […] A volte i traumi si ricompongono, le famiglie si riuniscono; a volte no, le situazioni esterne restano come sono, ma il dolore viene illuminato, l’angoscia prosciugata, la frattura superata; a volte la sofferenza fisica o spirituale permane, ma acquista un senso unendo la propria alla “passione” di Cristo che continua a redimere e a salvare le famiglie e l’intera umanità. E allora il giogo diventa soave. La famiglia può dunque provare a ricomporsi nell’originario splendore del disegno del Creatore, attingendo alla sorgente dell’amore che Cristo ha portato sulla terra.
Chiara Lubich
Da Nuova Umanità, 21 [1999/5], 125, pp. 475-487 * Chiesa locale e famiglia (CLEF), «Agenzia di informazione e documentazione di pastorale familiare», 13 (1995), 49, p. 15. (altro…)
Lug 25, 2021 | Focolari nel Mondo, Senza categoria
- Data di Morte: 26/07/2021
- Branca di Appartenenza: focolarino sposato
- Nazione: Italia
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Lug 23, 2021 | Famiglie
Papa Francesco ha indetto questa ricorrenza al 25 luglio per sottolineare la vocazione della Terza età. “Custodire le radici, trasmettere fede ai giovani e prendersi cura dei piccoli” sostiene Francesco nel suo messaggio. Per l’occasione abbiamo raccolto alcune esperienze di nonni e nipoti che testimoniano l’amore fra generazioni. “Quando tutto sembra buio, come in questi mesi di pandemia, il Signore continua ad inviare angeli a consolare la nostra solitudine e a ripeterci: ‘Io sono con te tutti i giorni’”. Nel suo messaggio per la prima Giornata mondiale dei nonni e degli anziani, che si celebra il 25 luglio 2021, Papa Francesco ha voluto dare un messaggio di speranza e vicinanza ai nonni e agli anziani di tutto il mondo. Vorrei che “ogni nonno, ogni anziano, ogni nonna, ogni anziana – specialmente chi tra di noi è più solo – riceva la visita di un angelo!” attraverso un nipote, un familiare, un amico. Durante questo periodo di pandemia abbiamo compreso quanto siano importanti gli abbracci, le visite, i gesti d’amore. Segni che si vivono quotidianamente fra nonni e nipoti o con i vicini di casa anziani. Martin, ad esempio, ha 8 anni ed è un Gen4 – i bambini dei Focolari – che vive in Uruguay. Abita vicino ad una anziana nonnina, che nel suo giardino coltiva fiori. Alcuni bambini qualche volta buttano il pallone nel suo giardino facendola arrabbiare, poi ridono di lei. Martin ha pensato che così non va bene e allora ha deciso di aiutare la signora. Ha preso una carriola e ha portato via le erbacce e i rifiuti dal giardino. La signora lo ha ringraziato e, ogni volta che l’aiuta, gli regala qualche soldino, che lui dà per i poveri. Nicola invece è nonno di 8 nipoti. Un giorno viene invitato da un Gen4 a parlare al catechismo sulla famiglia. Andando all’incontro si chiede come interessare i bimbi su questo argomento. Mentre cammina il suo sguardo è attirato da un nido caduto da un ramo e ormai abbandonato. Lo raccoglie e lo porta al catechismo. Che bella idea, ora spiega come nasce un nido ma anche come nasce una famiglia. Tutti hanno qualcosa da aggiungere e l’ora di catechismo passa in fretta. Rosaria ha 70 anni ed è una nonna che si dedica tanto sia per i propri nipoti che per i Gen4 della sua comunità locale. “Mi sembra sempre di fare poco – racconta – però mi accorgo che qualcosa passa, fanno delle esperienze che non mi aspetto. Per esempio Tommaso, a scuola riceve un graffio sulla guancia da una bimba. Quando la maestra se ne accorge, chiede perché non glielo avesse detto. E lui ha risposto scusando la compagna perché non lo aveva fatto apposta. Quando la maestra lo racconta ai genitori, rimangono stupiti positivamente perché non era mai successo un comportamento così”. Nonna Rosaria ha un segreto: prega ogni giorno per tutti i Gen4 e per tutti i bambini del mondo. “Credo che questa sia la cosa più importante”. Nonna Mary da New York racconta a Living city: “Qualche anno fa prima di Natale la nostra nipote Cecilia, allora undicenne, tornò a casa da scuola con una borsa piena di regali con i soldi che le aveva dato la mamma. Era così felice mentre ci mostrava quello che aveva preso per un paio di amici ed alcuni familiari. Mi meravigliavo con quanto amore avesse scelto quei regali! Ho iniziato a raccontarle com’era il mio Natale quando ero bambina e vivevo nelle Filippine. Eravamo abbastanza poveri. Dopo la messa di mezzanotte andammo a casa dei nostri vicini per cenare insieme. Ognuno di noi ricevette una mela rossa deliziosa come regalo di Natale. Era qualcosa di veramente speciale! Cecilia ascoltandomi, dice: “Davvero? Una mela rossa deliziosa?”. “Sì”, ho detto, “una mela rossa deliziosa!”. E appena suo padre è tornato a casa, gli ha detto: “Sai cosa ha ricevuto la nonna per Natale? Una mela rossa deliziosa!”. Il giorno di Natale, stavamo festeggiando nella nostra casa di New York con alcuni dei nostri figli e le loro famiglie. Mia nuora ha portato un cesto con la scritta “Buone Feste” con dentro una dozzina di mele, dicendo: “Cecilia mi ha chiamato e mi ha chiesto: ‘Compreresti 12 mele per la nonna, così che non ne abbia solo una ma 12 per Natale? Che regalo di Natale! Abbiamo scoperto più e più volte che non abbiamo bisogno di molti regali per amare Dio e gli altri a Natale. A volte basta una mela rossa e deliziosa”.
Lorenzo Russo
Videomessaggio del Papa per la prima Giornata mondiale dei nonni e degli anziani https://youtu.be/1qhzDGFl-6w (altro…)
Lug 21, 2021 | Testimonianze di Vita
Come l’àncora, che aggrappandosi ai fondali marini assicura ai naviganti la sicurezza, così è la speranza che ci tiene saldi a Dio e rinforza la nostra fede. Ora di francese Liceo, ora di francese. E l’insegnante non arrivava. Eravamo due classi insieme, non ci conoscevamo e nell’attesa cresceva il disagio. A questo punto, superando il timore di essere giudicato o deriso, ho preso l’iniziativa di condividere con i miei compagni alcuni fogli di poesie in francese, lingua nella quale sono abbastanza ferrato. Poi mi sono messo a scrivere sulla lavagna, sempre in francese, il “Padre nostro”. Intanto gli altri cominciavano a copiare il testo. Avevo appena finito di scrivere, quando è entrata l’insegnante, che, vedendo gli alunni silenziosamente intenti al lavoro, è rimasta sorpresa e quasi commossa. Risultato: ha dato un 10 – il voto più alto – all’intera classe. (Ralf – Romania) Il suicidio di un figlio Luca aveva 19 anni ed era fin troppo sensibile. Il male che a volte sembra prevalere nel mondo, lui stentava ad accettarlo. Quando si e suicidato, solo l’ancorarci a Dio e il sostegno di una comunità hanno portato conforto e speranza nella nostra famiglia. Ci siamo ritrovati come coppia a un livello più alto del nostro rapporto. Anche l’altro figlio, Enrico, ha reagito rendendosi utile agli altri e adesso lavora presso una comunità di giovani disadattati. Certo, col passare del tempo si avverte tanto l’assenza di Luca, ma un fatto ci ha dato forza. Un nostro amico ci ha riferito di un giovane ammalato di cancro: stanco di tutto, rifiutava la chemioterapia e preferiva lasciarsi morire. Gli ha parlato di Luca, che aveva frequentato il suo stesso istituto, e di come la sua tragica scomparsa avesse “svegliato” tanta gente ad essere più sensibile agli altri, e quel giovane, alla fine, ha accettato di riprendere la cura. Questo episodio ci ha fatto capire che la vita va avanti ed e stato di stimolo ad essere forti e a seminare speranza in quanti incontriamo. (Maurizio – Italia) La mia ambizione Dopo aver lavorato per anni in un complesso musicale di successo, con la crescita della famiglia avevo intrapreso un lavoro in un’agenzia culturale che organizzava concerti. Ma con l’imperversare della pandemia tante cose sono cambiate anche per me: pochi contratti, pochi spettacoli. Con un futuro sempre più incerto mi chiedevo come poter tirare avanti. Poi la telefonata di una persona che avevo conosciuto perché mi aveva aiutato nello scarico e carico degli strumenti: s’informava di come andassero le cose per me, se avevo bisogno di lavoro, dato che nel supermercato dove lui lavorava c’era carenza di personale. Ho accettato. Cosi dai rapporti con filarmoniche sono passato a segnalare ad una vecchietta disorientata lo scaffale dove trovare le uova o l’aceto… La grande lezione della pandemia è stata proprio questa: l’amore passa attraverso piccoli gesti silenziosi, e non proclami assordanti. Nella mia gioventù la vera ambizione era di diventare ricco… ora sono ricco su un altro livello: ho scoperto una dimensione più vera e più bella dell’umanità. (T. M. – Repubblica Ceca)
A cura di Lorenzo Russo
(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VII, n.4, luglio-agosto 2021) (altro…)
Lug 20, 2021 | Focolari nel Mondo
Nella periferia della capitale della Repubblica Centrafricana è nata una scuola fondata da membri dei Focolari. Ad oggi accoglie più di 500 bambini, molti dei quali, dopo lunghi periodi di guerra, devono recuperare gli anni scolastici persi.
Siamo a Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana, Stato che si trova nella parte interna e centrale del continente africano, senza sbocchi sul mare. La capitale è situata a sud-ovest, in una zona di confine con la Repubblica Democratica del Congo. Quattro anni fa in un quartiere periferico di Bangui è nata una scuola materna ed elementare chiamata Sainte Claire (Santa Chiara), che attualmente ospita 514 alunni. È stata fondata dopo un appello che Papa Francesco e Maria Voce, presidente dei Focolari in quel momento, avevano lanciato: andare incontro ai bisogni della gente, in particolare verso le periferie. “Per noi il bisogno più urgente era l’educazione – spiega Bernadine, membro dei Focolari e direttrice presso la scuola Sainte Claire – perché, dopo lunghi anni di guerra, molti bambini avevano perso diversi anni di scuola. Potevamo quindi aiutarli a recuperare, per raggiungere il livello dei loro coetanei.”
Essendo situata in un quartiere di periferia, la scuola ha accolto fin da subito tanti bambini nati in famiglie fuggite dalla città, dove la guerra ha distrutto le loro case. “Vengono qui per rinascere, per ricominciare una nuova vita” – continua Bernadine. L’istituto Sainte Claire è cattolico e, fondato da membri del Movimento dei Focolari, cerca di trasmettere insegnamenti basati sulla cultura dell’Unità. La direttrice spiega: “ogni giorno inizia con le preghiere del mattino; poi lanciamo il dado dell’amore, sul quale si leggono delle brevi frasi per vivere bene la giornata. Il giorno dopo, prima di lanciare nuovamente il dado, si condividono le esperienze vissute il giorno prima. C’è chi ha aiutato la mamma a lavare i piatti, chi si è riappacificato con l’amico dopo un litigio,…” Al momento la guerra nel Paese è sospesa e la situazione a livello politico è più tranquilla. Rimangono però ancora molte conseguenze che hanno impatto sulla popolazione, tra le quali il coprifuoco dalle 20.00 alle 5.00 del mattino. Poi vi sono numerose complicazioni legate a fattori economici e sociali. Spiega Bernadine: “Pochi giorni fa, ad esempio, c’è stata una grande pioggia che ha danneggiato i cavi della corrente elettrica. Da quel momento abbiamo a disposizione l’elettricità solo per 2-3 ore al giorno. Questo cambia molto la vita delle persone: a partire dal cibo, che non può essere conservato. Per non parlare poi di tutti coloro che lavorano con la corrente: non possono portare avanti le loro attività per diversi giorni!” Poi si è aggiunta la pandemia. Nel 2020 l’istituto Sainte Claire ha dovuto concludere definitivamente l’anno a marzo invece che a giugno, avendo un forte impatto sull’educazione degli alunni, nuovamente rimasti senza scuola. Ma sono state dure anche le conseguenze a livello economico per tutto il Paese: le frontiere sono state chiuse e la Repubblica Centrafricana, priva di accesso al mare, ha avuto difficoltà con la consegna di merci dall’estero. Si è assistito dunque ad un forte aumento dei prezzi. Nonostante le difficoltà del momento, comunque, le attività della scuola sono riprese e proseguono: “durante la Settimana Mondo Unito di quest’anno (dal 1° al 9 maggio) i bambini hanno aiutato a costruire un campo sportivo, piantando i semi del prato, in modo da poterlo poi usare come luogo dove fare sport insieme tra qualche mese.” L’educazione, dunque, non si ferma, nemmeno in mezzo alle difficoltà: permette ancora di piantare nuovi semi di speranza, per un futuro migliore.
Di Laura Salerno
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Lug 19, 2021 | Chiara Lubich
È un lavoro a due in perfetta comunione, che richiede da noi grande fede nell’amore di Dio per i suoi figli. Questa reciproca confidenza opera miracoli. Si vedrà che, dove noi non siamo arrivati, è veramente arrivato un Altro, che ha fatto immensamente meglio di noi. È grande sapienza trascorrere il tempo che abbiamo vivendo perfettamente la volontà di Dio nel momento presente. A volte, però, ci assalgono pensieri così assillanti, sia riguardo al passato o al futuro, sia riguardo al presente, ma concernenti luoghi o circostanze o persone, cui noi non possiamo direttamente dedicarci, che costa grandissima fatica maneggiare il timone della barca della nostra vita, mantenendo la rotta in ciò che Dio vuole da noi in quel momento presente. Allora, per vivere perfettamente bene, occorre una volontà, una decisione, ma soprattutto, una confidenza in Dio che può raggiungere l’eroismo. «Io non posso far nulla in quel caso, per quella persona cara in pericolo o ammalata, per quella circostanza intricata… Ebbene io farò ciò che Dio vuole da me in quest’attimo: studiare bene, spazzare bene, pregare bene, accudire bene i miei bambini… E Dio penserà a sbrogliare quella matassa, a confortare chi soffre, a risolvere quell’imprevisto». È un lavoro a due in perfetta comunione, che richiede da noi grande fede nell’amore di Dio per i suoi figli. Questa reciproca confidenza opera miracoli. Si vedrà che, dove noi non siamo arrivati, è veramente arrivato un Altro, che ha fatto immensamente meglio di noi. L’atto eroico di confidenza sarà premiato; la nostra vita, limitata ad un solo campo, acquisterà una nuova dimensione; ci sentiremo a contatto con l’infinito, cui aneliamo, e la fede, prendendo nuovo vigore, rafforzerà la carità in noi, l’amore. Non ricorderemo più che significhi la solitudine. Balzerà più evidente, anche perché sperimentata, la realtà che siamo veramente figli di un Dio Padre che tutto può.
Chiara Lubich
(da Ogni momento è un dono, Città Nuova, 2001, pag. 12) (altro…)
Lug 17, 2021 | Focolari nel Mondo
L’esperienza del focolare di Manaus in aiuto per i senzatetto. Un modo per essere Chiesa in uscita e andare nelle periferie esistenziali e cercare i più bisognosi Qualche mese fa, un focolarino del focolare di Manaus, in Brasile, ha sentito il desiderio di fare qualcosa per aiutare le persone in difficoltà. Così si è messo in contatto con vari sacerdoti e suore per mettersi a disposizione. Dopo circa un mese è nata la possibilità di dare una mano per la “pastorale del popolo di strada”, cioè per aiutare i senzatetto. E’ stato coinvolto tutto il focolare: Renzo, Daniel, Francisco, Valdir e Junior.
Ogni domenica sera nella piazza della chiesa “Nossa Senhora dos Remedios”, nel centro storico della città, uno di quei luoghi molto affollati durante il giorno e pericolosi di notte, aiutiamo nella breve “Celebrazione della Parola”, poi diamo ai senzatetto un pasto e stiamo con loro per ascoltarli. Loro pregano con noi e mettono in comune quello che vivono durante la settimana. Qualche volontario dà loro un pasto e se ne va velocemente. I senzatetto ci riconoscono e ci ringraziano, perché per loro lo stare insieme, pregare, parlare, comunicare le proprie vite, essere ascoltati sazia l’anima quanto i pasti saziano le pance. Varie volte ce lo hanno detto. La nostra presenza è dettata dall’amore, dall’essere sempre disponibili per scambiare qualche parola e creare rapporti con tutti, anche col team della pastorale. Ma tutto ciò non basta. Così ogni venerdì pomeriggio, ci offriamo per aiutare i senzatetto per fare una doccia o un cambio di vestiti, donati da persone generose. Abbiamo coinvolto anche la comunità dei Focolari per raccogliere vestiti, scarpe, ciabatte… ed è bello vedere la sensibilità verso quest’azione e ricevere echi molto positivi ogni volta che comunichiamo questa esperienza: tanti ci incoraggiano a continuare o vengono ad aiutarci. Con il lockdown per il covid purtroppo si sono interrotte varie attività in aiuto dei più poveri. Ci siamo quindi incontrati online per capire cosa fare ed era presente anche l’Arcivescovo Mons. Leonardo Steiner, il quale colpito dalla situazione, ha donato una somma di denaro per continuare ad offrire un pasto al giorno, durante 20 giorni, per duecento persone, divisi in due grandi piazze del centro storico. Certamente lavorare per due o tre ore con tutte le attrezzature di sicurezza necessarie ed il caldo di Manaus è faticoso, ma è anche un modo concreto di andare nelle periferie esistenziali, a cercare i più bisognosi, i prediletti dal Padre, offrendo il dolore di poter fare così poco davanti a questi volti di Gesù Abbandonato con tantissime necessità e noi che non possiamo fare di più per loro, oltre a dare un sorriso, l’ascolto, il nostro amore. La provvidenza poi non manca: dalle autorità del Ministero Pubblico (del lavoro), ci hanno cercato per donarci soldi e risorse per garantire trecento pasti per 15 giorni in più. Questo significa più lavoro per noi volontari, ma non si può dire di no ad una provvidenza tale e poi crediamo che Dio si manifesterà per darci energie, salute o altri volontari per aiutarci.
I focolarini del focolare di Manaus
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Lug 15, 2021 | Famiglie
Si avvicina la prima giornata mondiale dei nonni e degli anziani indetta da Papa Francesco per il 25 luglio 2021. I nonni Sarah e Declan O’Brien ci raccontano come vivono il loro dialogo con i nipoti che non hanno mai conosciuto Dio.
Sono stata profondamente influenzata nel mio percorso di fede da mio nonno. Veniva da una famiglia tradizionale irlandese che si stabilì nello Yorkshire alla fine del 1800. Alla fine divenne, grazie al suo duro lavoro e alla sua natura onesta, un uomo d’affari rispettato e di successo a Bradford. Essenzialmente, era un uomo di Dio e amava la chiesa, ma non parlava molto di queste cose. La cosa che ho notato di lui era il suo amore per tutti e il suo amore gentile per me, sua nipote. Il suo modo di vivere ha avuto un grande effetto su di me e ha influenzato molto le decisioni che ho preso in seguito. Ora io e mio marito Declan siamo nonni! I genitori dei nostri quattro nipoti hanno scelto di non educare i loro figli alla fede in Dio. Noi rispettiamo le loro decisioni mentre cerchiamo di scoprire nuovi modi per trasmettere i valori della fede, offerti con creatività, divertimento e amore. Uno è quello di passare del tempo con i nostri nipoti dove vivono a Parigi. Papa Francesco ci dice: “Il tempo è più grande dello spazio”. Poiché i nostri quattro nipoti vivono all’estero, il tempo che passiamo con loro è ancora più importante. In questo tempo trascorso insieme, cerchiamo di amare i nostri nipoti con pazienza, tenerezza, gentilezza, misericordia e perdono. Anche noi sperimentiamo il loro amore e la loro misericordia. Naturalmente, siamo lontani dalla perfezione e facciamo molti errori lungo la strada, e nella vita familiare non possiamo nasconderci dietro una maschera. I nostri nipoti possono vedere la nostra autenticità o la mancanza di essa. Quando andiamo a trovarli ci sediamo tutti insieme intorno al tavolo per la cena. Ma a volte nostro figlio, una persona che ci impressiona per il suo amore verso tutti, instaura discussioni polemiche con noi. I nostri nipoti possono vedere come rispondiamo a queste situazioni, se cerchiamo solo di guadagnare punti l’uno sull’altro o se cerchiamo di avere un vero dialogo. Spesso non ci riusciamo, ma quando proviamo a metterci nei panni di nostro figlio, ascoltando bene, perdonandolo per alcune osservazioni oltraggiose, versandogli un altro bicchiere d’acqua, portando una luce positiva alla discussione, quando riusciamo in queste cose, e le nostre azioni sono ispirate dall’amore, questo speriamo sia notato dai nostri nipoti. Un secondo modo per trasmettere la nostra fede è condividere cose importanti con i nostri nipoti. Passare del tempo con loro ci permette di parlare, quando è il momento, “di cose importanti con semplicità e preoccupazione” (Amoris Laetitia 260). Cerchiamo di avere il coraggio di dire ciò che è veramente importante per loro. E anche loro possono parlare con noi, se siamo lì per ascoltarli, di cose importanti. E così riusciamo a vivere brevi dialoghi con loro, come tra amici. “Niente lunghe prediche, bastano poche parole”, dice Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari. Una terza via è la preghiera. Non siamo in grado di pregare con i nostri nipoti, ma naturalmente possiamo pregare per loro. E quando usciamo insieme per una passeggiata, a volte possiamo visitare una chiesa. Una volta siamo capitati in un’adorazione eucaristica dove hanno ricevuto la benedizione. Abbiamo goduto con loro del silenzio di stare in chiesa. Si accorgono che andiamo a messa e qualche volta hanno chiesto di venire con noi. I nostri nipoti non leggono storie della Bibbia, ma a Natale abbiamo ricevuto un bel libro pop-up per bambini e ho letto ai nostri due nipoti la storia del Natale, che non avevano mai sentito. Forse l’unica Bibbia che possono leggere è attraverso di noi. La nostra speranza, la nostra gioia, il nostro amore possono essere la loro buona notizia, “una fonte di luce lungo il cammino”, come ha scritto Papa Francesco nell’Amoris Laetitia (290).
Sarah e Declan O’Brien
Pubblicato per la prima volta su Living City e condiviso all’Incontro Mondiale delle Famiglie 2018 a Dublino (altro…)
Lug 14, 2021 | Testimonianze di Vita
“Nella fede l’uomo mostra chiaramente di non contare su sé stesso ma di affidarsi a Chi è più forte di lui” scrive Chiara Lubich meditando un passo evangelico. Momenti di buio, apatia, ricordi dolorosi posso diventare occasione per approfondire il rapporto con Dio, per manifestarGli la nostra fiducia in Lui, anche nelle difficoltà. Il bisogno di un padre Con i genitori divisi da quando avevo tre anni, ho avuto una vita segnata dalla mancanza di un padre. Introverso e ribelle, me la prendevo con tutti; non sapevo a chi rivolgermi per parlare delle mie cose, avevo l’impressione che anche mia madre non mi capisse più. Avevo 15 quando la mia prof di religione, senza farmi prediche, mi ha messo in contatto con un gruppo di ragazzi impegnati. Ho cominciato a partecipare ad alcune loro iniziative in favore dei bambini dei quartieri poveri. Mi trovavo così bene con loro che non li ho lasciati più. Un’esperienza di qualche mese a O’Higgins, la cittadella dei Focolari, mi ha spalancato orizzonti nuovi, uno scopo per cui vivere: contribuire a fare il mondo più bello. La proposta di amare tutti ha suscitato pian piano in me un pensiero: “E papà? Cosa farà ora? Avrà sentito la mia mancanza, dopo tanti anni di silenzio?”. Non ho avuto pace finché non sono andato a cercarlo nella nostra vecchia casa. Quasi non mi riconosceva. Era invecchiato, un uomo stanco. Ci siamo guardati negli occhi, il passato dietro le spalle. (Luis – Argentina) Mi stavo innamorando Cantautrice senza successo, ero piombata in un’apatia totale. In quel periodo nero ho rinnegato tutto ciò in cui avevo creduto. Dio lo consideravo una palla al piede per me sia come musicista che come donna, per cui me ne sono liberata vivendo come se lui non esistesse. Questo, fino alla telefonata di Carmine, un amico attore che aveva bisogno di una mia collaborazione per una commedia alla quale stava lavorando. In partenza per Bologna, mi ha convinta a prendere il treno con lui per parlarne durante il viaggio. Io pero l’ho inondato di tutta la mia storia: avevo cosi voglia di aprirmi, e lui mi ascoltava così bene. E che… mi stavo innamorando. Quell’anno abbiamo lavorato insieme. Io ho scritto le musiche e lui ne curava la regia. Poi, d’improvviso, Carmine si è sentito male. Con la paura di perderlo, mi sono trovata faccia a faccia con quel Dio che facevo finta di ignorare. Ma ora non lo sentivo più un estraneo. L’amore aveva ammorbidito il mio cuore e quel dolore lo irrigava, gli dava tutta quella fecondità che prima andavo cantando nelle mie canzoni. (Chiara – Italia) Liberata da un peso Un’offesa ricevuta anni fa, poi andata nel dimenticatoio, mi e tornata in mente incontrando la persona “colpevole”. Non ricordavo tanto quell’uomo, ma piuttosto mio marito che non mi aveva difesa. I sentimenti di dolore e umiliazione erano ancora vivi sotto la cenere e non sono riuscita a trattenere lo sfogo su di lui. Poi un pensiero: “Siate misericordiosi come il Padre vostro e misericordioso”. Mi sembrava che Gesù mi dicesse: “Come vorresti dare tutto a me se sei ancora ricca di questi ricordi dolorosi?” Parole forti, ma vere. Finalmente Dio con la sua grazia mi ha aiutata a fare il passo di perdonare. La misericordia del Padre mi ha liberata da questo peso. (Bernadette – Svizzera)
A cura di Lorenzo Russo
(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VII, n.4, luglio-agosto 2021) (altro…)
Lug 13, 2021 | Focolari nel Mondo
La sua musica si diffondeva nella sala dell’aeroporto tra l’indifferenza della gente. Un gioco di sguardi e di sorrisi. Sono i misteri dei buoni rapporti, capaci di generare reciprocità. Piccoli gesti che ti fanno condividere qualcosa con l’altro e sentirti parte di una stessa umanità.
Ero di ritorno in Paraguay dopo tanti anni trascorsi in Europa. Mi commossi quando intravidi la terra rossa e il verde, così tipici, mentre l’aereo cominciava la discesa per l’atterraggio. L’aeroporto internazionale, Silvio Pettirossi, non era cambiato di molto. La prima impressione, uscendo dal velivolo, fu il calore soffocante che mi portava dei ricordi lontani e tanto amati. Anziché provare asfissia lo colsi come fosse un caloroso abbraccio da parte di tante persone care che avrei trovato.
Mentre attendevo che uscisse il mio bagaglio nella grande sala adibita per le partenze e gli arrivi, nella zona raccolta bagaglio, dove ci sono negozi duty free e un bar, le mie orecchie furono invase dalle meravigliose note di un’arpa paraguaiana. Cercai con lo sguardo l’origine della musica. Ed era lì, seduto davanti al bar, come abbracciato al suo grande strumento musicale, un uomo dal volto sereno e dai tratti indigeni: l’arpista paraguaiano. La sua musica si diffondeva nella sala, riempiendola di armonia e di gioiose note di una polka paraguaiana. Mi colpirono la sua discrezione e l’indifferenza della gente, come fosse abituata alla musica dell’arpista. Come se facesse parte della scenografia, come il bar, i negozi o la zona per riprendere i bagagli. L’uomo sembrava rassegnato nel toccare delle note così belle, senza che nessuno – in apparenza – si accorgesse della sua presenza. Istintivamente cercai nelle mie tasche e ricordai di avere messo da parte cinque dollari per la mancia da dare a chi si sarebbe offerto all’uscita (in genere, dei ragazzi), per portare la mia valigia fino alla macchina che sarebbe venuta a prendermi. Mi avvicinai all’arpista con discrezione, lo guardai con gratitudine, e lasciai i cinque dollari nel cappello che aveva davanti a sé, con il timore di urtare la sua sensibilità, conscio che la sua musica valeva molto di più. Fu un gesto semplice, ma ci misi l’intenzione di ringraziarlo e di riconoscere il suo talento, anche a nome di chi non lo notava. Trascorsero tre settimane indimenticabili, piene di incontri con gente tanto amata, e … mi ritrovai nella stessa sala dell’aeroporto, ora però in attesa di riprendere l’aereo che mi avrebbe riportato a Montevideo, dove risiedevo. Salutavo ancora i miei amici che, dal vetro, vedevo che continuavano ad agitare le mani, quando le mie orecchie furono sorprese dalle note di … La cumparsita! Il tango che acquisì popolarità grazie all’impareggiabile voce di Carlos Gardel. Ma che cosa era successo? Eravamo nel Paraguay, dove si esegue e si ascolta musica paraguaiana. Da dove arrivavano le note di quel tango? Cercai con lo sguardo, preso da un palpito. Ed era sempre lì, davanti al bar, seduto e con la sua inseparabile arpa, che mi guardava con un sorriso complice, come a dire: “Ti è piaciuta la sorpresa?”. Io risposi: “Che ero contentissimo”, con un altro sorriso complice, ma con lo sguardo interrogante chiedendo come avesse fatto a riconoscermi – tra tanta gente che passa da quella sala –, e ancora, come avesse indovinato che fossi argentino! Sono i misteri dei buoni rapporti, capaci di generare reciprocità. Sono dei piccoli gesti che ti fanno condividere qualcosa con l’altro e sentirti parte di una stessa umanità. Da allora, ogni volta che mi vide arrivare alla sala delle partenze e degli arrivi, con la zona bagagli e i negozi duty free … interruppe la sua polka e cominciò a suonare un tango sempre diverso, dedicato al suo amico argentino.
Gustavo E. Clariá
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Lug 12, 2021 | Chiara Lubich
Nel giugno del 1944 Chiara Lubich si trova a Trento da sola dopo che la sua famiglia, in seguito al bombardamento del 13 maggio 1944 che aveva sinistrato la loro casa, era sfollata nelle montagne trentine. Chiara era rimasta in città per seguire le giovani che avevano seguito il suo ideale. Le lettere di quel periodo furono il primo legame nella nascente comunità del Movimento. Sorellina mia nell’Immenso Amore di Dio! Ascolta, ti prego, la voce di questo piccolo cuore! Tu sei stata con me abbagliata dalla luminosità infuocata di un Ideale che tutto supera e tutto riassume: dall’Infinito Amore di Dio! Oh! Sorellina mia: è Lui, Lui il mio e il tuo Dio che ha stabilito fra noi un comune legame forte più della morte, perché mai si corrompe; uno come lo spirito; immenso, infinito, dolcissimo, tenace, immortale come l’Amore di Dio! È l’Amore che ci fa sorelle! È l’Amore che ci ha chiamate all’Amore! È l’Amore che ha parlato profondo nei nostri cuori e ci ha detto così: “Guardati attorno: tutto al mondo trapassa; ogni giornata ha la sua sera, ed è subito qui ogni sera; ogni vita ha il suo tramonto, ed è qui subito anche il tramonto della tua vita! Eppure non disperare: sì, sì, tutto trapassa, perché nulla di quello che vedi e che ami t’è destinato in eterno! Tutto trapassa e lascia solo rimpianto e nuova speranza!». Eppure non disperare: la tua Speranza costante, che oltrepassa i limiti della vita, ti dice: «Sì, c’è quel che tu cerchi: c’è nel tuo cuore un anelito infinito ed immortale; una Speranza che non muore; una fede che rompe le tenebre della morte ed è luce a coloro che credono: non per nulla tu speri, tu credi! Non per nulla!”. Tu speri, tu credi – per Amare. Ecco il tuo futuro, il tuo presente, il tuo passato: tutto è riassunto in questa parola: l’Amore! Sempre hai amato. La vita è una continua ricerca di desideri amorosi che nascono in fondo al cuore! Sempre hai amato! Ma troppo male hai amato! Hai amato quello che muore ed è vano e nel cuore solo la vanità è rimasta. Ama ciò che non muore! Ama Colui che è l’Amore! Ama Colui che nella sera della tua vita guarderà solo il tuo piccolo cuore: sarai sola con Lui in quel momento: terribilmente infelice colui che avrà il cuore pieno di vanità, immensamente felice colui che avrà il cuore ricolmo dell’infinito Amore di Dio! […]
Chiara Lubich
(Chiara Lubich, C’è quel che tu cerchi, giugno 1944, in Lettere dei primi tempi, Città Nuova, 2010, pag. 48-50) (altro…)
Lug 9, 2021 | Testimonianze di Vita
Aiutare il prossimo senza nulla in cambio, ma farlo con fede. Questo ci permette anche di portare salvezza, “toccando” con tenerezza chi è a sua volta nella sofferenza, nel bisogno, nel buio, nello smarrimento. “Date…” La nonna era stata particolarmente generosa dandomi una cifra consistente per le mie spese. Già avevo fatto i miei calcoli su come impiegare quel denaro, quando un amico mi parla di problemi in famiglia: col papa disoccupato, si sono ridotti a fare un solo pasto al giorno. Più tardi, quando lo lascio portando con me il suo dolore, sulla via del ritorno mi vengono in mente alcune esperienze che ho letto su un libro che gira per casa. Vi sono citate certe parole del Vangelo a cui non avevo mai prestato attenzione, o meglio, che non avevo mai preso sul serio: “Date e vi sarà dato”. Che strane parole – mi dicevo –. Chi le ha pronunciate non poteva essere che un pazzo…o un Dio! Quel “date” mi martellava dentro. La sera dopo vado a trovare il mio amico e gli lascio tutto ciò che ho nel portafoglio. Lui rimane sorpreso e felice, io provo una gioia incontenibile. Ma non finisce qui. Qualche giorno dopo, ricevo una telefonata inaspettata da una rivista importante: hanno accettato di pubblicare alcuni miei scritti, per i quali mi parlano di un congruo compenso. (Vincenzo – Italia) In ospedale Una paziente molto anziana vaneggiava e faceva discorsi assurdi. Data l’età e le condizioni di salute, tra colleghi ci siamo accordati per farle sentire di più la nostra vicinanza e una mattina le ho fatto trovare sul comodino un saluto a nome di tutti. Passato da lei per controlli di routine, l’ho trovata serena. Mi ha detto: “Figlio mio, stanotte ho sentito la morte vicina e ho pensato che avrei portato con me tutta la mia cattiveria – e prendendomi la mano – chiedo a te e a tutti perdono perché non mi avete mai giudicata”. Insomma, sembrava un’altra persona. Quella vecchietta ci ha aiutati a vivere meglio il nostro servizio. (K.V. – Ungheria) Progetto “Fagotto” Con l’imperversare della pandemia alcuni lavoratori stagionali di un grande centro agricolo avevano perso il lavoro. Venuti a conoscenza di ciò, con alcuni amici del Sud della California (USA) abbiamo dato vita a un progetto chiamato “Fagotto” che consisteva nel raccogliere vestiti, libri, giochi da tavolo, piccoli elettrodomestici e altre cose utili, che una volta ridistribuiti a quelle famiglie penalizzate avrebbero alleviato alcune spese e mitigato i disagi imposti dalle circostanze. Questa iniziativa di condivisione, vissuta con grande entusiasmo, non ha impegnato soltanto la nostra comunità, ma coinvolto anche colleghi di lavoro e altre persone che ci conoscono. Nel giro di tre giorni siamo riusciti a riempire con gli oggetti raccolti un furgone che è stato possibile far arrivare alle comunità della California centrale. In cambio, abbiamo ricevuto uno scatolone di ciliegie che abbiamo distribuito nuovamente tra i nostri amici e vicini. L’esperienza fatta ci ha galvanizzato e reso felici. È stato veder realizzarsi il “date e vi sarà dato” del Vangelo. (G.S. – Usa)
A cura di Lorenzo Russo
(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VII, n.4, luglio-agosto 2021) (altro…)
Lug 7, 2021 | Centro internazionale, Ecumenismo
L’incontro con la Presidente Margaret Karram e il Copresidente Jesús Moran è stata un’occasione di conoscenza reciproca e profonda comunione nel comune impegno verso l’unità.
Sabato 26 giugno una delegazione della Chiesa luterana tedesca ha visitato il Centro internazionale dei Focolari a Rocca di Papa (Italia). Accolti dalla Presidente dei Focolari Margaret Karram e dal Copresidente Jesús Morán, i membri della delegazione hanno incontrato anche il Centro “Uno” per l’unità dei cristiani e alcuni componenti del Consiglio generale del Movimento. Nella delegazione erano presenti il Vescovo Frank-Otfried July, Presidente della sezione tedesca della Federazione Luterana Mondiale (DKN/FLM), i Vescovi Ralf Meister e Karl-Hinrich Manzke, rispettivamente Presidente e incaricato per i rapporti con la Chiesa cattolica dell’Unione delle Chiese luterane tedesche (VELKD). Un’occasione di conoscenza reciproca e profonda comunione. L’ascolto reciproco ha portato tutti a sentirsi fratelli e sorelle già uniti in Cristo. L’incontro con la Presidente Karram e il co-presidente Morán, in particolare, è stato un momento di scambio su come affrontare le sfide del mondo di oggi.
Emergeva dal dialogo una sintonia nella “passione per l’unità in Cristo” che però si deve estendere a tutta l’umanità: l’amore evangelico ci spinge a cercare la sorella e il fratello accanto a noi. La condivisione di esempi concreti di vita evangelica, di riconciliazione anche nel piccolo, di scelta di Dio nel quotidiano, ha offerto ai partecipanti speranza nel cammino di unità che si sta cercando di portare avanti anche a livello teologico e istituzionale. “Cambiare prospettiva – diceva uno dei Vescovi – significa rendere più concreto cosa significa seguire il Messia. Iniziare da se stessi, non chiedersi cosa voglio ricevere? Ma piuttosto cosa voglio dare, cosa posso dare? Chi vive così è ispirato dallo Spirito e chi è ispirato dallo Spirito è speranza per il mondo”. La delegazione era a Roma in occasione della commemorazione del cinquecentesimo anniversario della scomunica di Martin Lutero da parte di Papa Leone X che segnò, a 4 anni dell’inizio della Riforma (1517), la definitiva rottura all’interno della Chiesa d’occidente. Un anniversario celebrato oggi, però, non per sancire la spaccatura, ma piuttosto per evidenziare, approfondire e sviluppare gli oltre “cinquant’anni di costante e fruttuoso dialogo ecumenico tra cattolici e luterani” che, come si legge nel documento scritto in occasione della Commemorazione Congiunta cattolico-luterana della Riforma del 2016, “ci hanno aiutato a superare molte differenze e hanno approfondito la comprensione e la fiducia tra di noi”[1]. Il giorno precedente alla visita ai Focolari, Papa Francesco incontrando i rappresentanti della Federazione Luterana Mondiale nell’anniversario della Confessio augustana (25 giugno 1530), aveva detto tra l’altro: “Cari fratelli e sorelle, in cammino dal conflitto alla comunione, nel giorno della commemorazione della Confessio Augustana siete venuti a Roma perché cresca l’unità tra di noi. (…) Ho detto ‘in cammino dal conflitto alla comunione’, e questo cammino si fa soltanto in crisi: la crisi che ci aiuta a maturare quello che stiamo cercando. Dal conflitto che abbiamo vissuto durante secoli e secoli, alla comunione che vogliamo, e per fare questo ci mettiamo in crisi. Una crisi che è una benedizione del Signore”[2]. Durante il soggiorno a Roma la delegazione della Chiesa luterana tedesca ha avuto vari incontri in Vaticano, come quello con il Cardinale Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, nei quali si sono affrontati anche temi scottanti di carattere pastorale come, per esempio, per i matrimoni misti l’ammissione all’eucaristia del partner non cattolico. Tra gli incontri previsti, oltre a quello con il Movimento dei Focolari, anche uno con la Comunità di Sant’Egidio.
Heike Vesper
[1] Dichiarazione Congiunta in occasione della Commemorazione Congiunta cattolico-luterana della Riforma, Lund (Svezia), 31 ottobre 2016 in https://www.vatican.va/content/francesco/it/events/event.dir.html/content/vaticanevents/it/2016/10/31/dichiarazione-congiunta.html [2] Discorso di Papa Francesco ai rappresentanti della Federazione Luterana Mondiale, Roma (Italia), 25 giugno 2021 in https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2021/june/documents/20210625-federazione-luterana.html (altro…)
Lug 6, 2021 | Focolari nel Mondo, Senza categoria
- Data di Morte: 06/07/2021
- Branca di Appartenenza: Sacerdote Volontario
- Nazione: Svizzera
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Lug 5, 2021 | Chiara Lubich
Chiara Lubich sottolinea che se vogliamo essere fedeli al carisma dell’unità, dobbiamo spalancare le porte del cuore a Gesù Abbandonato. Crescere nell’unità su tutti i fronti. Unità: parola chiave per tutti noi, parola sintesi di tutta la nostra spiritualità, conditio sine qua non per mantenere la vita che c’è ed incrementarla. […] L’unità, infatti, non si può concepire senza il dolore, senza il morire. Perché l’unità è un dono, ma è anche frutto del nostro autentico agire cristiano e non c’è espressione vera di vita cristiana senza la croce. Dobbiamo averlo sempre presente. […] Dobbiamo ricordarci sempre che abbiamo dato la vita ad uno solo: a Gesù Abbandonato. Non dobbiamo e non possiamo, quindi, barattarlo né tradirlo mai. Egli ci insegna l’immenso valore del patire proprio in vista dell’unità: è proprio per la sua croce, per il suo abbandono che ha riunito gli uomini a Dio e fra loro. Sta lì, quindi, a dirci che l’unità costa, anche se con Lui, facendo come Lui, si raggiunge. E allora, se vogliamo essere fedeli al carisma dell’unità, che lo Spirito ci ha dato, spalanchiamo ancora una volta le porte del cuore a Gesù Abbandonato e diamogli il posto migliore. […] per sottolineare un aspetto concreto di questo amore, amiamolo nelle difficoltà che comporta proprio l’unità fra noi […]. E ciò significa essere sempre pronti a vederci nuovi; vuol dire avere pazienza; sopportare; saper sorvolare; significa dare fiducia; sperare sempre; credere sempre. Soprattutto: non giudicare. Il giudizio verso gli altri, specie verso i responsabili, è terribile, è il varco attraverso il quale entra il demonio della disunità; con esso ogni bene dell’anima lentamente si dissolve, la vocazione stessa può vacillare. Curiamo dunque quest’amore per gli altri pieno di sfumature dolorose: sono l’aspetto concreto del nostro essere pronti a morire l’uno per l’altro; sono i piccoli o grandi ostacoli da superare con l’amore a Gesù Abbandonato perché l’unità sia sempre piena.
Chiara Lubich
(in una conferenza telefonica, Rocca di Papa 25 ottobre 1990) Tratto da: Chiara Lubich, Conversazioni in collegamento telefonico, Città Nuova Ed., 2019, pag. 412. (altro…)