Movimento dei Focolari
Approfondimenti/ «Chi è l’uomo?»

Approfondimenti/ «Chi è l’uomo?»

Le sfide del presente e del futuro umanità alla luce delle intuizioni e delle esperienze di Chiara Lubich nell’estate del 1949. Il teologo Hubertus Blaumeiser racconta il recente seminario della Scuola Abbà a Tonadico (Trento, Italia). Chi siamo? Come ci realizziamo e ci rapportiamo con gli altri? Verso dove stiamo andando e dove sono le nostre radici? Sono domande che oggi si pongono con nuova urgenza, quando l’essere umano all’occhio della scienza può apparire come semplice frutto dell’evoluzione, determinato dai suoi geni e dall’attività del suo cervello; e quando con le nuove tecnologie può essere sempre più potenziato ma anche manipolato; quando masse di persone vivono in fuga o ridotte a povertà nelle bidonville e l’intervento dell’uomo rischia di compromettere irreversibilmente gli equilibri del pianeta. PastedGraphic 10Sono sfide al futuro troppo complesse per essere affrontate in modo settoriale, bisognose di nuovi approcci, di “luce”. Con questa convinzione, dal 14 al 16 luglio si sono riuniti a Tonadico sulle Dolomiti 65 studiose e studiosi di una ventina di discipline. Un seminario che ha coinvolto la “Scuola Abbà” (il centro interdisciplinare di studi del Movimento dei Focolari), l’Istituto Universitario “Sophia” (Loppiano, Italia) e il “Centro Chiara Lubich”. L’obiettivo? Accantonata la pretesa di giungere a rapide conclusioni, si è inteso aprire piste di ricerca da percorrere insieme. L’occasione era offerta dal luogo e dalla data: tra quei monti, esattamente 70 anni fa era iniziato per Chiara Lubich e alcune persone del primo nucleo dei Focolari un periodo di travolgenti esperienze e intuizioni. Sentendosi trasportate in Dio, si erano trovate a guardare il mondo non dall’“alto” o dal “basso”, ma dal di “dentro”, se così si può dire. Un’esperienza che ha impresso in loro un’incancellabile impronta, decisiva per lo sviluppo del Movimento dei Focolari, ma – come si è capito in seguito – anche fonte di inediti sviluppi culturali che investono tutto l’arco delle discipline scientifiche. Variegata eppure convergente la visione dell’essere umano emersa da quest’incontro. Occorre – ha spiegato il preside dell’Istituto Universitario Sophia, Piero Coda – sviluppare sempre più un’autocoscienza universale, «pancosmica e panumana», citando Chiara Lubich: «il mio io è l’umanità, con tutti gli uomini che furono, sono e saranno». Visione non affatto statica della persona e della società, ha sottolineato la francese Anouk Grevin, economista e studiosa delle dinamiche del dono: «Sia il dare che il ricevere si fondano su una capacità di vedere sé stessi nell’altro, di far proprio tutto quello che è suo, così da poter comunicare tutto sé stessi e ricevere pienamente l’altro in sé». Con riferimento alle problematiche ambientali, il politologo Pasquale Ferrara e lo scienziato della natura Sergio Rondinara hanno aperto un ulteriore orizzonte: «La politica mondiale adotta una visione antropocentrica del globo, mentre rimane ancora in ombra la dimensione socio-naturale della vita del pianeta». Urge passare da un antropocentrismo “dispotico” a «un’antropologia non egemonica ma oblativa». In qualità di coordinatore della Scuola Abbà, Fabio Ciardi ha tirato le fila: «Man mano che passavano le ore, ci siamo calati sempre più nelle realtà dell’esistenza. Occorre andare avanti in questa dinamica: lavorare nel proprio ambito e confrontarsi con le altre discipline». Dal canto suo, Jesús Morán, co-presidente dei Focolari, ha indicato un duplice compito: un’adeguata ermeneutica del carisma dell’unità e «il servizio all’umanità, affrontando almeno alcune questioni decisive del nostro tempo».

Hubertus Blaumeiser

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Viaggio in Siria – Homs

In viaggio da Damasco ad Aleppo, passando per Homs. Vediamo con i nostri occhi cosa sta succedendo: la ricostruzione, la tenacia della gente di tornare alla normalità in un Paese dove la guerra non è ancora terminata e le macerie ingombrano strade ed esistenze. La presenza e il lavoro dei Focolari, attraverso alcuni progetti AMU e AFN. https://vimeo.com/342337840 (altro…)

Mariapoli europea/2 – un’esperienza di comunione

Intervista a Lucia Abignente che, insieme con Giovanni Delama, ricostruisce la storia delle prime Mariapoli nel libro Una città tutta d’or, che sarà pubblicato a settembre da Città Nuova. La prima si svolse 70 anni fa sulle Dolomiti trentine. Era l’estate del ’49 e Chiara Lubich, che a Trento condivideva la scelta di vivere il Vangelo con alcune compagne, trascorreva un periodo di riposo a Tonadico di Primiero. Fu un momento decisivo nella storia del Movimento dei Focolari: un’esperienza mistica permise a Chiara di comprendere il progetto di Dio sull’Opera nascente: Opera di Maria. Da allora esperienze simili, chiamate Mariapoli, si sono ripetute ogni anno in estate, e nel tempo si sarebbero replicate in tutto il mondo. Nella storia delle Mariapoli, particolarmente significativi sono i primi dieci anni, dal ‘49 al ‘59. Ci spiega perché? Quegli anni segnano le origini della Mariapoli, quelli in cui la forza del carisma dell’unità, donato da Dio a Chiara per la Chiesa, produce frutti nuovi. Si sperimenta una comunione fortissima, partecipata, arricchente fra persone di tutte le età e i ceti sociali provenienti da diversi paesi del mondo (nel ’59 saranno complessivamente 12.000 da 27 nazioni). È una intensa esperienza di Dio, un cammino di santità che si fa insieme come fratelli. Si delinea in essa la realtà del popolo di Dio che il Concilio Vaticano II metterà in luce. Perché il nome Mariapoli? Il nome è venuto fuori solo nel ’55: cresciuta negli anni, questa convivenza si è configurata come una città, un popolo che si sentiva guidato da Maria. L’amore evangelico vissuto fra tutti generava la presenza del divino. Si realizzavano le parole di Gesù: “Dove due o più sono uniti nel mio nome io sono in mezzo a loro” (Mt, 18,20). È questa realtà di luce che ispira il titolo del libro. Quali sono i tratti sostanziali di questi appuntamenti che in modi diversi si svolgono ancora oggi? Li racchiuderei in una parola: comunione, anzi comunioni. La comunione nell’Eucarestia, rinnovata quotidianamente; la comunione nella Parola del Vangelo; la comunione con i fratelli. È questa caratteristica che imprime un timbro forte all’esperienza del 1949 e che ritroviamo anche negli anni seguenti. Da ciò scaturisce l’impegno di continuare a vivere quest’esperienza nei luoghi di vita abituali, per cooperare al disegno di amore di Dio sul Creato e sulla realtà sociale che ci accoglie. Cosa l’ha colpita nei racconti di chi ha partecipato alle prime Mariapoli? Incontrando quei testimoni ho potuto constatare che l’esperienza della Mariapoli non è un ricordo ma una realtà ancora viva oggi. Dalle testimonianze scritte ho colto l’autenticità di una vita vissuta come corpo, ricercando l’unità. Le Mariapoli hanno prodotto anche frutti di lungo respiro… Anzitutto il giornale «Città Nuova», che è nato durante la Mariapoli e per tenere collegati i partecipanti una volta tornati a casa. Poi le Mariapoli “permanenti”, cittadelle internazionali stabili di cui Chiara parla già nel ’56. E i percorsi di dialogo avviati con persone di altre chiese cristiane, presenti a Fiera già nel ’57, e con altre figure carismatiche all’interno della Chiesa cattolica: vie di comunione che si svilupperanno con il Concilio Vaticano II e con il Magistero seguente. Sono visibili inoltre i prodromi dell’impegno del Movimento nella realtà politica e sociale. Nelle Mariapoli “permanenti” convivono persone di età, paesi, culture e denominazioni cristiane diverse, mettendo in pratica il Vangelo. Realtà dove la diversità si compone in unità. In questa Europa frammentata da nazionalismi e populismi, che messaggio viene da queste cittadelle? È molto significativo quello che Papa Francesco ha detto nella cittadella di Loppiano un anno fa sulla “mistica del noi”, che ci fa camminare insieme nella storia. Una realtà già molto viva nelle prime Mariapoli. Nel ’59 per esempio, nonostante gli echi della guerra, italiani e tedeschi, e persone di varie nazionalità, superando ogni barriera, consacrano i loro popoli a Maria: desiderano farlo insieme, come atto di amore reciproco che esprime la realtà di un unico popolo.

Claudia Di Lorenzi

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Vangelo vissuto: una cultura fondata sul dare e condividere

“Lungo tutto il Vangelo, Gesù invita a dare – scriveva Chiara Lubich nel 2006 – dare ai poveri, a chi domanda, a chi desidera un prestito; dare da mangiare a chi ha fame, il mantello a chi chiede la tunica; dare gratuitamente… Lui stesso ha dato per primo: la salute agli ammalati, il perdono ai peccatori, la vita a tutti noi. All’istinto egoista di accaparrare oppone la generosità; all’accentramento sui propri bisogni, l’attenzione all’altro; alla cultura del possesso quella del dare“1. Le nozze Si sposava una delle mie figlie, ma essendo la nostra una famiglia di condizioni molto modeste, era difficile affrontare tutte le spese. Mancavano dieci giorni e io non avevo ancora un vestito adatto alla cerimonia, ma anche trovarlo in prestito non era facile vista la mia taglia. Proprio in quei giorni è arrivato da Firenze un container pieno di indumenti e oggetti per la casa, preparato e spedito da alcune famiglie italiane per la nostra comunità. Un’amica si è messa a cercare in mezzo a quel mare di cose qualcosa per me. Con grandissima gioia ha trovato una stoffa molto bella e ha pensato al modello di un vestito. Il giorno del matrimonio, a chi mi faceva i complimenti per la mia eleganza rispondevo che la provvidenza di Dio si era servita di amici lontani e vicini. (M.A. – Paraguay) In dialisi Da tre anni mi devo sottoporre a tre dialisi la settimana, in attesa di un trapianto. Nella clinica dove vado convivo con situazioni difficili e cerco di costruire con ogni malato un rapporto. Se a uno piace parlare di cibo, parlo di cibo; se a uno interessa lo sport, parliamo di sport. Ma un giorno ero particolarmente stanca di lottare e sfiduciata. Non avevo la forza di sorridere e nemmeno di salutare. Un infermiere che mi conosce bene mi ha detto: “Anche tu, Araceli?”. L’angoscia e lo scoraggiamento sono scomparsi e ho ricominciato a non pensare più a me stessa ma agli altri. (Araceli J. – Brasile) Adottato Mi sono sempre vergognato di non sapere chi siano i miei genitori naturali, anche se la famiglia che mi ha adottato ha fatto di tutto per riempire i miei vuoti. Quando mi sono innamorato e poi sposato con K., i miei problemi, che prima sembravano cancellati, sono ritornati a galla. Nell’educare i nostri figli, infatti, eravamo all’opposto. L’ho lasciata senza spiegazione. Chi ha avuto una famiglia non può comprendere chi si sente esistenzialmente solo. Ma ora, dopo tanto tempo, cercare di tirare fuori l’amore da un cuore arido mi sta aiutando a guarire. (T.A.F. – Ungheria) La sfida Un giorno una collega mi porge un foglietto, dicendomi che era una frase del Vangelo con un commento che aiutava a viverla. Leggo: “Amate i vostri nemici”. Ci penso e l’indomani mi sento pronta ad accettare la sfida. Trovo in cucina mia madre, con cui da due mesi non parlo. Mi siedo a prendere il caffè con lei. “Hai dormito bene?”, le chiedo. Nel pomeriggio mio fratello viene in camera a chiedermi in prestito un maglione. “Apri l’armadio e scegli quello che vuoi!”, gli rispondo. Sono fatterelli, ma già mi sento diversa. (A.F. – Italia)

a cura di Chiara Favotti 

[1] C. Lubich, Parola di Vita ottobre 2006, in  Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi (Opere di Chiara Lubich 5, Città Nuova, Roma, 2017) pp. 791-793.

 

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L’economia di Francesco: al via le iscrizioni per giovani economisti under 35

L’economia di Francesco: al via le iscrizioni per giovani economisti under 35

L’evento si terrà dal 26 al 28 marzo. Presenti tra gli altri: Yunus, Frey, Meloto, Petrini, Raworth, Sachs, Sen, Shiva e Zamagni E’ ora possibile iscriversi per la tre giorni voluta da Papa Francesco destinata a giovani economistiimprenditori e change-makers di tutto il mondo. Dal 26 al 28 marzo Assisi ospiterà l’evento internazionale The Economy of Francesco. I giovani, un patto, il futuro. L’invito a partecipare arriva direttamente dal Santo Padre ed è rivolto ai giovani fino ai 35 anni. È possibile presentare la propria candidatura entro il 30 settembre tramite il sito www.francescoeconomy.org. teheof slide2L’evento The Economy of Francesco si articolerà in laboratori, manifestazioni artistiche e plenarie con i più noti economisti, esperti dello sviluppo sostenibile, imprenditori e imprenditrici che oggi sono impegnati a livello mondiale per una economia diversa e che rifletteranno e lavoreranno insieme ai giovani. Hanno già confermato la loro presenza i premi Nobel Muhammad Yunuse Amarthya Sen. E ancora, tra gli altri, Bruno Frey, Tony Meloto, Carlo Petrini, Kate Raworth, Jeffrey Sachs, Vandana Shiva e Stefano Zamagni. Non un convegno tradizionale ma un’esperienza dove la teoria e la prassi si incrociano per costruire nuove idee e collaborazioni. Un programma dove i tempi rallentano per lasciare spazio anche alla riflessione e al silenzio, alle storie e agli incontri, all’arte e alla spiritualità, perché siano il pensiero e l’agire economico dei giovani ad emergere. L’incontro è rivolto ai giovani under 35 impegnati negli ambiti della ricerca: studenti e studiosi in Economia e altre discipline affini (studenti di master, di scuole di dottorato di ricerca, giovani ricercatori); e dell’impresa: imprenditori e dirigenti. Possibilità di partecipare anche per i change-makers, promotori di attivitàal servizio del bene comune e di una economia giusta, sostenibile e inclusiva. La proposta è di stringere con i giovani, al di là delle differenze di credo e di nazionalità, un patto per cambiare l’attuale economia e dare un’anima a quella di domani perché sia più giusta, sostenibile e con un nuovo protagonismo di chi oggi è escluso. Fra tutti i candidati verranno scelti 500 giovani a partecipare ad unpre-eventoprevisto per le giornate del 24 e 25 marzo: un’occasione di lavoro e approfondimento che continueranno nei giorni dell’evento (26-27-28) insieme a tutti gli altri partecipanti.

(fonte: comunicato stampa)

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Mariapoli europea/1 – padre Fabio Ciardi: “Riscoprire il progetto di Dio sull’umanità”

E’ da poco iniziata la prima Mariapoli Europea promossa dal Movimento dei Focolari, a Tonadico sulle Dolomiti dal 14 luglio all’8 agosto Nel contesto storico e politico di un’Europa divisa e conflittuale, l’evento vuole testimoniare che il sogno della fratellanza fra i popoli non è un’utopia. L’intuizione originaria di Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, a cavallo fra gli anni ’40 e ’50 del secolo scorso, trova attuazione nei diversi campi del sapere, come nel cuore delle relazioni fra i singoli e fra i popoli. Ne parliamo con Padre Fabio Ciardi, responsabile del centro studi interdisciplinare del Movimento “Scuola Abbà”: Qual è il legame fra le esperienze mistiche che Chiara Lubich ebbe negli anni ’49 e ’50, durante e dopo la prima Mariapoli, e la nascita della Scuola Abbà? “La Scuola Abbà è nata per approfondire quello che è avvenuto in quegli anni. Chiara ha avuto occasione di scrivere di quell’esperienza a mano a mano che avveniva, consapevole che lì c’era una dottrina, dei valori così profondi e ricchi che avrebbero potuto nutrire non soltanto l’Opera ma anche la Chiesa. Ad un certo punto ha sentito il bisogno di riprendere in mano quelle carte e ha iniziato a chiamare intorno a sé persone di un certo livello culturale per entrare in profondità dentro questa sua esperienza e farne scaturire la dottrina che è già in sé insita”. Tra le discipline oggetto di studio della Scuola Abbà ci sono la storia e la politologia. La riflessione della Scuola in questi ambiti può aiutare a comprendere le ragioni fondative dell’Unione Europea? “L’esperienza che Chiara ha fatto nel ’49, le ha consentito di avere una visione dall’alto del disegno di Dio sull’umanità e sulla storia. Vi si ritrovano quindi valori che stanno alla base anche dell’Europa. La Scuola Abbà vuole metterli in luce e mostrarne l’attualità. Oggi la Mariapoli ci aiuta a riscoprire quel disegno, a comprendere qual è il progetto di Dio sulla nostra storia, sulla nostra identità”. In quei primi tempi Chiara intuì che l’Europa era chiamata ad essere unita al suo interno – Igino Giordani, cofondatore del Movimento, auspicava la nascita degli Stati Uniti d’Europa – e a porsi come entità federatrice dei popoli nel contesto mondiale. Oggi però siamo lontani da quella visione e l’Europa è attraversata da nazionalismi e populismi. Come ritrovare quello slancio e renderlo “contagioso”? “A me sembra che nell’esperienza iniziale del ’49 ci siano tutte le componenti per allargare il cuore, per far crescere il senso di fraternità, accoglienza, condivisione, e per promuovere un cammino insieme. All’inizio la riflessione di Chiara era concentrata sull’Italia: parlava di Santa Caterina e San Francesco come i patroni dell’Italia. Ma presto gli orizzonti si sono allargati perché si sono unite al Movimento persone di altri paesi d’Europa e di altri continenti e lei vedeva il carisma dell’unità vibrare in tutti ed ognuno vi ritrovava i suoi valori più profondi. Chiara vedeva tutta l’umanità in marcia verso l’unità. E questo mi sembra sia l’ideale fondamentale che può essere attuato anche oggi. Ci vuole una riflessione culturale che sappia coniugare il grande progetto di Dio sull’umanità con la situazione politica, storica, economica attuale”. L’esperienza di una Mariapoli europea che messaggio può dunque mandare ai cittadini d’Europa? “L’idea che l’unità europea non è uniformità o imposizione, ma è ricchezza che viene da una grande diversità. Non soltanto dei popoli europei storici ma anche dei nuovi popoli che arrivano. L’Europa si fa, è in costruzione continua sin dalle sue origini, e dovrebbe saper coniugare questi due elementi: promuovere la fraternità, la condivisione, la comunione, l’unità e, allo stesso tempo, valorizzare la grande diversità culturale, la storia particolare di ogni popolo. Penso che la Mariapoli possa essere il nuovo crogiolo nel quale si impara a rispettarsi, amarsi, a vivere insieme”. La Mariapoli dunque come “laboratorio” di unità per l’Europa. Si potrebbe obiettare che si tratta di una prospettiva utopica… “I luoghi dell’utopia sono luoghi immaginari nei quali uno sogna una realtà che di fatto non c’è. La Mariapoli invece è un luogo diverso, non è utopico ma reale, e penso che occorra riproporre esperienze come questa, significative, anche se piccole, che facciano vedere come potrebbe essere il mondo se si vive davvero la legge della fraternità, dell’amore e dell’unità”.

Claudia Di Lorenzi

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Jesús Moràn: l’attualità del “Paradiso ‘49”

Settant’anni fa è stata Chiara Lubich stessa a definire così l’esperienza mistica con cui Dio le ha aperto e – attraverso di lei, al Movimento nascente – la piena comprensione del carisma dell’unità e dell’Opera che ne sarebbe nata. Esperienza che è da anni oggetto di studio e approfondimento da parte della “Scuola Abba”, il centro culturale dei Focolari, che proprio in questi giorni, insieme ad altri studiosi, è impegnato in un seminario di studi sul “Paradiso ‘49”. Vi partecipa anche Jesús Moràn, Copresidente dei Focolari, al quale abbiamo chiesto di spiegarne attualità e prospettive. https://vimeo.com/348249423 “Quello che nel Movimento dei Focolari e, penso ormai anche oltre, conosciamo come ‘Paradiso ‘49’ è un’esperienza mistica, in qualche modo inedita, unica – Dio non si ripete mai; inedita e unica nella forma e nel contenuto. Tutto ha avuto inizio da un patto di unità tra Chiara Lubich e Igino Giordani: quindi una donna e un uomo; una ragazza depositaria di un carisma che viene da Dio e un uomo politico e impegnato nel sociale; una vergine e uno sposato: questo ci dice già tante cose. È vero che bisogna tener presente il contesto che precede: è molto importante. Quindi i prodromi di questa esperienza sono una profonda vita della Parola – quindi il logos umano unito al logos divino; Gesù crocifisso e abbandonato che unisce Cielo e terra e quindi riempie ogni vuoto; la comunione eucaristica come simbolo della fraternità universale, della comunione universale. Gli studiosi di questa esperienza ci dicono che tutto è nato qui, tutto è nato in questo contesto ed è logico che se le cose sono andate così, è nato un movimento ad ampio respiro ecclesiale e sociale, con una metodologia di dialogo a 360°: dialogo nella Chiesa cattolica, dialogo ecumenico, dialogo interreligioso, dialogo con la cultura. Un movimento capace di dar vita a movimenti sociali importanti come l’Economia di Comunione e il Movimento Politico per l’Unità e anche a realtà culturali di rilievo come l’editrice Città Nuova o l’Istituto Universitario Sophia. Quello che stiamo celebrando oggi è proprio questo evento particolare in un contesto meraviglioso dove la natura si fonde con la cultura; dove il Divino splende nell’umano e l’umano splende nel Divino e nei rapporti sociali. Certamente in un mondo come quello in cui viviamo oggi, frammentato e segnato da una polarizzazione estrema, penso che questa esperienza abbia un’attualità veramente importante e che possa dare un contributo notevole al cammino che sta facendo l’umanità”.

 

  Immagine: © Fabio Bertagnin – CSC Audiovisivi (altro…)

16 luglio 1949 – 16 luglio 2019. La mistica del Paradiso ‘49 al servizio dell’umanità di oggi

Dallo speciale patto spirituale che Chiara Lubich e Igino Giordani strinsero il 16 luglio 1949 scaturì una originale esperienza mistica, aperta all’umanità e trasformante la storia di comunità e popoli. Tutte queste carte che ho scritto valgono nulla se l’anima che le legge non ama, non è in Dio. Valgono se è Dio che le legge in lei. Ora ciò che io voglio lasciare a chi seguirà il mio Ideale è la sicurezza che basta lo Spirito Santo (e la fedeltà a chi ha iniziato) per proseguire l’Opera. Di accessorio poi posso lasciare anche quanto ho scritto: ma vale se è preso come “accessorio”. Anche Gesù, pur essendo Dio ed avendo tutto in Sé, non è venuto per distruggere e far ex-novo, ma per completare. Così chi mi seguirà potrà completare quanto io ho fatto. Io non voglio amare i miei posteri meno di me e perciò voglio che essi abbiano lo Spirito Santo zampillante come Dio Lo diede a me. Non Lo avranno direttamente, Lo avranno per interposta persona, ma Lo avranno vivo dalla viva bocca di chi Lo trasmetterà vivendo ciò che Egli insegna per mezzo mio. Così è bene togliere decisamente ogni altra preoccupazione di quella di fare la divina volontà che momento per momento ci è manifestata, ma senza suggerire nulla a Dio”.  (Chiara Lubich, Paradiso ’49) Quali sono “queste carte” di cui Chiara Lubich sta parlando? Sono le pagine del testo noto come Paradiso ’49, vergate da Chiara nell’estate di settant’anni fa, sotto l’influsso di una luce spirituale che durerà ancora nei mesi successivi. Nel brano citato Chiara si rivolge direttamente a chi oggi vuole non solo ricordare ciò che successe allora, ma innestarsi in quella esperienza mistica che lei e alcuni membri della nascente comunità dei Focolari stavano svolgendo. Le belle parole, le suggestive metafore e le ampiezze concettuali di quelle carte possono compiacere il senso estetico del lettore, fargli gustare il clima religioso che allora si respirava, ma niente di più. Solo chi ama è in grado di penetrare dentro il significato profondo della mistica del Paradiso ’49. Tale significato nasce dalla comprensione della realtà umana e di ogni creatura direttamente ispirata dalla contemplazione di Dio e in Dio. I frutti di questa esperienza sono sotto i nostri occhi: la visione della spiritualità di comunione, la dottrina che prorompe dal carisma dell’unità, la missione del Movimento dei Focolari, le iniziative e le opere che scaturiscono dal suo impegno nel sociale. Non è un caso che ad aprire il varco per l’inizio di questa esperienza mistica fu uno speciale patto spirituale che Chiara strinse con Igino Giordani, sposo e padre, parlamentare, scrittore. Di solito la mistica è inaccessibile a chi è immerso nelle sfide di tutti i giorni, ha famiglia, ha lavoro, ha impegni inderogabili e sfide complicate. Il fatto che il Paradiso ’49 è stato aperto dall’unità fra Chiara e Igino sottintende che la spiritualità di Chiara Lubich non è riservata, non è dedicata a chi vive qualche condizione religiosa speciale, ma è per l’umanità ed è chiamata a sostenere la marcia verso l’unità di tutti gli uomini e le donne, le comunità e i gruppi, i popoli e le nazioni, in qualunque circostanza e condizione. A noi, oggi, Chiara chiede di continuare la sua opera.

Alberto Lo Presti

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Economia e giustizia nuove: l’impegno dei giovani dei Focolari

Economia e giustizia nuove: l’impegno dei giovani dei Focolari

Settanta giovani si sono dati appuntamento negli USA per uno degli eventi internazionali legati alla Settimana Mondo Unito 2019. Una settimana che ha chiuso il primo dei 6 “Percorsi per un mondo unito” lanciati dai giovani dei Focolari, incentrato su lavoro ed economia ed ha aperto il secondo su pace, giustizia e legalità. UCF FOTO SMU 2019 9Foglie di uno stesso albero o fili di una stessa trama. Diversi, ma legati dallo stesso sogno di fraternità, uniti dallo stesso impegno per realizzarlo. È quanto hanno sperimentato gli oltre 70 giovani, provenienti da Stati Uniti, Canada, Messico, Messico, Paraguay, Italia, Brasile, Libano e Repubblica Ceca, che si sono riuniti dal 9 al 16 giugno nella Mariapoli Luminosa, a nord di New York (USA), la cittadella internazionale dei Focolari del Nord America. Abbiamo chiesto a Chris Piazza, giovane statunitense presente all’evento, di raccontarci questi evento che era uno degli appuntamenti internazionali della Settimana Mondiale Unito 2019. Quale era la tematica principale dell’incontro? L’anno scorso, in occasione del Genfest 2018 a Manila (Filippine), i Giovani per un Mondo Unito (Y4UW) hanno lanciato  “Pathways for a United World”: 6 “Sentieri per un mondo unito” per 6 grandi tematiche da approfondire e da vivere in 6 anni. Il primo, che abbraccia i temi dell’economia, del lavoro e della comunione, è stato al centro anche dell’evento alla Mariaopli Luminosa. E come l’avete affrontata e sviluppata? Abbiamo fatto approfondimenti e workshop su tematiche legate a finanze, leadership, povertà delle risorse ed abbiamo riflettuto in piccoli gruppi su come vivere e diffonde una cultura fondata sul dare e sul condividere, partecipando anche ad un esercizio di sensibilizzazione dei consumatori chiamato “Into the Label”. Il titolo dell’ultimo giorno “Vivere affinché non ci sia più nessuno in necessità” riassume ciò che abbiamo vissuto. Erano presenti anche alcuni imprenditori che aderiscono all’Economia di Comunione, un nuovo modello economico che promuove la fraternità in tutti gli aspetti dell’impresa. SMU 2019_Mariapoli Luminosa_2Due di loro, di aziende concorrenti, hanno raccontato come hanno cercato di non compromettere il loro rapporto personale nonostante la concorrenza spietata del loro lavoro. Tra gli eventi della settimana anche “Hands4Humanity”: la visita a una casa di cura. E poi azioni anti-spreco e a favore del riciclo ed una mostra  d’arte dal titolo  “Trama di fraternità”, un viaggio su come divenire costruttori di tessuti di fraternità. Un giorno siete stati a New York City. Che cosa avete fatto? È stata una giornata dedicata alla crisi climatica. Insieme a Lorna Gold, autrice del libro “Climate Generation” e ad altri attivisti ambientali, si è parlato di come combattere l’ingiustizia climatica. Ognuno ha scritto su un foglio un suo contributo o un desiderio su questo tema e lo ha posto accanto al disegno di un grande tronco. I nostri impegni formavano così un grande albero, un appello all’azione individuale e collettiva. “Questo evento mi ha aiutato a capire che un mondo unito non solo è possibile, ma sta già diventando realtà!  – ha detto Maria Bisada di Toronto – Anche se questo percorso sta per finire, la nostra missione non finisce qui”. Facendo tesoro degli impegni presi e mettendoli in pratica, adesso infatti apriamo, con tutti i giovani dei Focolari, il secondo dei “Sentieri per un mondo unito”, incentrato su pace, diritti umani, giustizia e cultura della legalità.

Stefania Tanesini

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A Birmingham (UK) segni di unità

A Birmingham (UK) segni di unità

Dal 29 giugno al 4 luglio scorso Maria Voce e Jesús Morán si sono recati a Birmingham (UK), per partecipare ad una sessione dell’incontro dei Segretari Generali delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE). Hanno incontrato anche la comunità dei Focolari e hanno fatto visita a uno dei centri Sikh della città. Da secoli nota come “città dei mille mestieri” e “officina del mondo”, Birmingham è la seconda città più popolosa del Regno Unito; oggi presenta un volto giovane – il 25% dei suoi abitanti ha meno di 25 anni – e spiccatamente multiculturale. Conseguenza, in larga parte, del via vai di lavoratori provenienti da ogni parte del Paese e del mondo che, dalla Rivoluzione Industriale ad oggi, hanno calpestato (e costruito) le vie della città e l’economia del Paese. È qui che dall’1 al 4 luglio si è svolto l’incontro dei Segretari Generali delle Conferenze Episcopali Europee (CCEE) sul contributo del cristianesimo al risveglio di una coscienza che possa dirsi realmente europea. Maria Voce è stata invitata a portare la sua testimonianza sull’importanza dei carismi all’interno della Chiesa, con una relazione dal titolo “Profilo petrino e profilo mariano: insieme per una nuova Pentecoste”. Nonostante il viaggio-lampo, la presidente e il co-presidente dei Focolari hanno potuto conoscere la piccola comunità del Movimento che rispecchia la varietà di razze e culture presenti in città. C’erano persone da Burundi, Uganda, India, Malesia, Filippine accanto a quelle nate in Gran Bretagna; erano Sikh, Musulmani e Cristiani dalle Chiese Cattolica e Anglicana, ma anche di convinzioni non religiose. IMG 20190630 WA0041In un dialogo semplice e spontaneo, Maria Voce ha indicato loro una via: “La fratellanza del genere umano è la nostra meta e ciascuno di noi deve fare il proprio passo; e lo facciamo quando amiamo, perché l’amore fa vedere ciò di cui gli altri hanno bisogno. Questa città dei mille mestieri può diventare la città dei mille volti, dei mille sapori e dei mille incontri con le tante persone che incontrate. Vi auguro che ogni persona che incontrate sia veramente toccata dall’amore che avrete verso tutti”. Hanno poi visitato anche il Guru Nanak Nishkam Sewa Jatha Gurdwara dove ha sede il IMG 20190630 WA0056centro di una delle comunità Sikh della città. Il Presidente, Bhai Sahib Bhai Mohinder Singh l’ha accolta con affetto, assieme a un gruppo di ragazzi di due scuole superiori della città, la scuola Sikh Nishkam High school e la scuola cattolica Saint Paul’s High. Presente anche l’arcivescovo cattolico di Birmingham Bernard Longley e un rappresentante del vescovo anglicano David Urquhart . Da anni le due comunità – quella Sikh e dei Focolari – lavorano fianco a fianco per la pace, per testimoniare, come è stato detto, che è molto di più ciò che unisce che ciò che divide. La tappa a Birmingham del complesso internazionale Gen Verde, nel novembre scorso, ne è stata un esempio: molti giovani di fedi diverse hanno partecipato ai workshop organizzati dalla band e allo spettacolo finale. Durente la visita al Gurdwara, a Maria Voce è stata consegnata la “Carta della pace per il perdono e la riconciliazione”, sottoscritta da diversi leader e organizzazioni religiose internazionali e che punta a “a promuovere la guarigione dalle divisioni, l’armonia, la giustizia e la pace sostenibile nel nostro mondo”, come recita il preambolo stesso. “La divisione non è il progetto di Dio; il progetto di Dio è l’unità e noi ci crediamo – ha concluso quindi Maria Voce – ciò che ci lega non sono solo gli sforzi di collaborazione per scopi comuni. Ci lega un dono di Dio: il sogno di unità di tutta la famiglia umana”. Ha poi sottolineato la centralità del perdono in uno stile di vita e di relazioni incentrate sul dialogo e l’accoglienza reciproca: “Solo attraverso questi piccoli passi riusciremo a superare anche i conflitti che ogni giorno tentano di dividerci”. Bhai Sahib Bhai Mohinder Singh ha poi donato alla presidente dei Focolari un brano tratto dalle Sacre Scritture Sikh che raccontano l’amore e l’unione tra Dio e il creato, auspicando di continuare a camminare insieme per la pace e l’armonia dei popoli. IMG 4355Il 2 luglio la presidente dei Focolari ha tenuto il suo intervento all’incontro dei Segretari Generali delle Conferenze Episcopali d’Europa; presente anche Jesús Moran, Co-presidente, che ha partecipato ad una sessione di dialogo. Maria Voce ha sottolineato la “co-essenzialità tra doni gerarchici e doni carismatici nella Chiesa”. Per la presidente dei Focolari le diverse realtà “che nascono da un carisma hanno bisogno di vivere ben innestate nell’insieme della compagine ecclesiale di cui fanno parte e di coltivare un fecondo interscambio con tutte le altre realtà”. “Non si tratta di fare tutti insieme la stessa cosa, stando fermi ‘a casa’, ma di mettersi in cammino nelle direzioni più diverse, animati dalla comune ansia di arrivare fino ai confini della terra”. Infine ha indicato il profilo mariano della Chiesa quale dimensione che “insegna come dar vita a una pastorale autenticamente generativa”.

Stefania Tanesini

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Una Mariapoli per l’Europa

Una Mariapoli per l’Europa

Per la prima volta il meeting storico dei Focolari viene organizzato a livello continentale e sarà l’Europa a fare da apripista. Dal 14 luglio all’11 agosto prossimi sulle Dolomiti italiane sono attese 3.000 persone. Per la prima volta in 70 anni i Focolari organizzano il loro raduno storico, la “Mariapoli” (città di Maria), per un intero continente, l’Europa. La Mariapoli europea che ha come titolo e motto “Puntare in alto” si svolgerà dal 14 luglio all’11 agosto 2019 a Fiera di Primiero, sulle Dolomiti italiane, proprio dove questa esperienza è iniziata, ispirata dal carisma dell’unità, 70 anni fa. TonadicoSecondo gli organizzatori l’evento sta suscitando molto interesse. In poche settimane, le prenotazioni anticipate hanno superato di gran lunga gli alloggi disponibili. Al 31 gennaio, data di chiusura delle pre-iscrizioni, si sono registrate quasi 3.000 persone, sarannò dunque presenti circa 600 persone a settimana. La Mariapoli europea si colloca sullo sfondo di un continente sempre più frammentato. “Il nostro sogno è quello di avere un evento che sottolinea la bellezza del continente europeo in tutta la sua diversità, dove la ricchezza di ogni cultura emerge nello splendido arazzo che è l’Europa”, ha detto Peter Forst dei Focolari. “Crediamo che attraverso la condivisione e una sempre maggior conoscenza delle nostre testimonianze, delle nostre culture e della nostra storia possiamo gettare le basi per un’Europa più unita”. La Mariapoli è un incontro in cui i cittadini di una città temporanea cercano di costruire un nuovo tipo di società umana basata sulle relazioni, come in una famiglia: fraternità e rispetto reciproco sono al centro di queste vacanze. I partecipanti saranno ospitati in strutture alberghiere, istituti religiosi, case e appartamenti in affitto nella bella valle del Primiero. Un team composto da persone provenienti da diversi Paesi europei ha preparato il programma delle quattro settimane, che comprenderà una serie di input tematici, momenti di scambio culturale, workshop e tavole rotonde. “Speriamo che ci sia qualcosa per tutti! E, naturalmente, sia anche una vacanza. I partecipanti avranno ampia scelta: passeggiate, escursioni e altri eventi culturali”, ha commentato Ana Siewniak dal Regno Unito, membro del comitato scientifico.  Ha detto a CatholicIreland.net che uno degli obiettivi della Mariapoli europea è quello di avere “spazi in cui scambiare la ricchezza delle nostre culture e delle nostre esperienze”, per esempio imparando i rispettivi repertori musicali o danze nazionali. In una recente intervista, Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari, ha descritto la sua prima esperienza dell’ultima Mariapoli a Primiero nel 1959. “Me lo ricordo bene, dormivamo nelle aule scolastiche, tutti i materassi erano sul pavimento. C’era una sedia tra ogni letto e questo costituiva l’arredo per tutti i partecipanti. Non c’erano armadi, non c’erano specchi, eppure niente di tutto questo ha compromesso l’esperienza della Mariapoli”. Anche se la Mariapoli era materialmente povera, continua Maria Voce, era “molto ricca di grazie spirituali. Il divino costruito tra tutti risplendeva tra la gente della Mariapoli, coinvolgeva i partecipanti”. Tra le 12.000 persone che passarono per la Mariapoli di Fiera di Primiero nel 1959 c’erano persone di ogni ceto sociale, spiega ancora la presidente dei Focolari, e di molti Paesi. “I poveri e i ricchi arrivarono grazie a una grande comunione di beni tra tutti”. “Era veramente l’incontro di una città ricca di relazioni e d’amore reciproco. Le persone erano tutte uguali e l’amore dava a tutti la stessa vita divina e piena gioia”.

Susan Gately

Fonte: Catholicireland.net Per informazioni: mariapolieuropea.org (altro…)

Vangelo vissuto: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”

La logica di Gesù e del Vangelo è sempre ricevere per condividere, mai accumulare per se stessi. È un invito anche per tutti noi a riconoscere ciò che abbiamo ricevuto: energie, talenti, capacità, beni materiali, e metterli a servizio degli altri. La retta di iscrizione Sono responsabile di un ostello per studenti in un villaggio del Punjab. Il giorno dell’iscrizione all’esame di maturità due fratelli vengono a dirmi che non hanno i soldi per iscriversi. Purtroppo non ho neanch’io i mezzi per aiutarli. Ma non trovo pace al pensiero di quei ragazzi e due giorni dopo, racimolati alcuni risparmi, a loro insaputa mando all’ufficio del provveditorato le rispettive richieste di iscrizione. Il giorno stesso ricevo l’offerta di un grosso lavoro nei campi con il mio trattore. (M.A. – Pakistan) Il resto in più Raramente alla cassa controllo il resto, perché vado sempre di fretta. Una sera, però, già in cammino verso casa, faccio questo controllo. Il resto in più non è molto, ma penso che il cassiere potrebbe avere dei problemi se a fine giornata non tornano i conti. Torno quindi indietro per restituire quello che non mi appartiene. (Annalisa – Svizzera) Tutto quello che ho Sono anziano e vivo solo, con una misera pensione che non mi consente di arrivare a fine mese, ma la provvidenza di Dio non mi fa mai mancare il necessario. Un giorno in cui devo andare in ospedale per delle visite di controllo ho in tasca solo 2 euro per il biglietto del bus. Un povero mi chiede l’elemosina. Gli do quei 2 euro. Qui sono conosciuto, forse qualcuno mi darà un passaggio in auto. Faccio pochi passi e incontro una persona che mi conosce bene: senza che io dica niente, prende il portafoglio e mi offre 50 euro. (Tonino – Italia) Picnic Con le nostre quattro bambine abbiamo fatto una passeggiata fuori città. Abbiamo giocato, pranzato, cantato con allegria. Verso sera siamo ritornati stanchi, ma contenti. Sulla porta di casa, però, non troviamo le chiavi. Chi aveva le chiavi? Chi aveva chiuso? Tra me e mia moglie sta nascendo un diverbio quando la seconda interviene: “Perché state a litigare? Gesù non ci ha detto di amarci l’un l’altro?”. A queste parole cambiamo atteggiamento. Subito dopo troviamo le chiavi nella borsa del picnic. (T.V. – Madagascar)

a cura di Chiara Favotti 

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Up2Me Project: a scuola di reciprocità

Up2Me Project: a scuola di reciprocità

Affettività, sessualità e relazioni interpersonali sono al centro di questo percorso rivolto ai ragazzi e alle famiglie. Quest’anno si aprono anche alla fascia dei bambini. Ne parliamo con  i coniugi Barbara e Paolo Rovea.05/07/2019 Siamo onesti: costruire relazioni che possano dirsi tali non è mai stato facile, tanto più oggi in cui gran parte dei nostri rapporti vengono filtrati dalla tecnologia e questo a partire dalla più tenera età. Bambini e ragazzi apprendono molto dallo schermo dello smartphone, mentre i genitori di oggi sono quantomeno disorientati e perennemente alla ricerca – più o meno cosciente – della chiave per comprendere ed educare i propri figli all’affettività e alla sessualità. È una sfida immane se affrontata in solitaria, che diventa invece possibile se vissuta in sinergia tra famiglia, animatori ed esperti. Il Progetto Up2Me – letteralmente: “dipende da me” – parte proprio dalla ricomposizione del patto educativo. Nasce per offrire ad adolescenti, preadolescenti e alle loro famiglie uno spazio personalizzato ma anche condiviso e soprattutto qualificato, per conoscere e affrontare le emozioni, per dare vita a relazioni positive in famiglia, a scuola, nei gruppi; in definitiva per offrire strumenti per costruirsi un progetto di vita. Nato nell’ambito dei percorsi educativi dei Focolari, il progetto è cresciuto e si sta diffondendo in diversi Paesi. Ne parliamo con i coniugi Barbara e Paolo Rovea, lei fisioterapista e lui medico, italiani, del comitato scientifico di Up2Me e membri del Centro Internazionale Famiglie Nuove. Immagine1 800x400Up2Me è partito nel 2016 con due corsi pilota in Italia e alcune sperimentazioni in diversi Paesi del mondo. Come è nata l’idea? Il progetto punta ad una formazione integrale – affettiva, sessuale, emotiva e ad orientare le scelte fondanti della vita – che i nostri figli si trovano ad affrontare e per le quali spesso non dispongono di strumenti adeguati. Anche molti genitori non si sentono sufficientemente preparati al ruolo di educatori e le informazioni ricevute a scuola o attraverso i mediain molti casi non formano al valore della persona nella sua interezza né educano all’assunzione di responsabilità in scelte e comportamenti. Alla base del progetto c’è l’idea di contribuire a formare una “persona-relazione”: di che si tratta? L’essere-in-relazione è l’essenza della persona umana, il fondamento ontologico per favorire una crescita completa che veda bambini e ragazzi, secondo le caratteristiche proprie della loro età, protagonisti di scelte consapevoli e capaci di vivere relazioni positive, per lo sviluppo armonico delle dimensionibiologica, emozionale, intellettuale, sociale, spirituale, storico-ambientale. Per poter diventare tutor di Up2Me e poter iniziare dei corsi occorre frequentare una scuola internazionale. Quali sono i prossimi appuntamenti? Per il 2019 sono previste tre nuove scuole: quella che si terrà nelle Filippine è indirizzata in particolare al continente asiatico e all’Australia; mentre quella in Argentina è rivolta ai partecipanti delle Americhe; infine quella di Praga (Repubblica Ceca) è indirizzata all’Europa. In quest’ultima sarà attivato per la prima volta anche un corso specifico per facilitatori del percorso Up2Me rivolto ai bambini. Up2Me prevede tre corsi per ragazzi (9-11/12-14/15-17 anni) e uno per bambini. Qual è la metodologia?20151126 02 È di tipo induttivo: sotto la guida dei tutor, il metodo aiuta a sviluppare nei giovani la capacità di acquisire autonomamente le conoscenze. Attraverso videoclip, giochi di ruolo, attività di gruppo, gli adolescenti e preadolescenti arrivano a ricavare principi generali, a formarsi una coscienza personale.  Up2Me inoltre offre ai loro genitori, se lo desiderano, un percorso parallelo su tematiche educative correlate agli argomenti affrontati dai ragazzi. Ci si scambiaesperienze di vita e si scopre l’educazione come una “missione possibile”, accompagnati da una coppia sposata. Infine, nel percorso per i bambini, i genitori sono coinvolti attivamente, accompagnati da facilitatori e da esperti e, insieme ai loro figli, attraverso giochi si aprono a temi specifici. Tutto questo per costruire una persona capace di conoscere le emozioni (riconoscerle in sé, negli altri e imparare a gestirle) e affrontare temi quali la corporeità, lavita e la morte.

Stefania Tanesini

Scarica QUI il flyer del progetto in diverse lingue. (altro…)

Maria Voce ai Segretari Generali delle Conferenze Episcopali d’Europa

La presidente dei Focolari, Maria Voce, racconta brevemente della sua partecipazione all’incontro annuale dei Segretari Generali delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) in corso a Birmingham (Regno Unito) dall’1 al 4 luglio. Al centro dell’appuntamento il rapporto tra istituzione e realtà carismatiche nelle Chiese d’Europa oggi. https://vimeo.com/345916876 “Ho partecipato in questi giorni all’incontro dei Segretari Generali delle Conferenze Episcopali d’Europa insieme a Jesus e sono stata invitata perché loro avevano scelto come tema la presenza del carisma e dell’istituzione nelle Chiese d’Europa e la loro coessenzialità, la loro combinazione. Hanno voluto mettere a base di tutto il loro incontro che dura quattro giorni proprio questi due temi principali; uno affidato a un vescovo per la parte istituzionale e uno affidato a me per la parte carismatica. Devo dire che mi hanno accolto con grande affetto, con grande stima e che quando ho parlato ho sentito una profonda comprensione di quanto dicevo e un ascolto eccezionale, posso dire. Dopo hanno ancora discusso su questo tema per un’ora in gruppo e dopo hanno voluto ancora incontrarci per approfondire ancora alcuni aspetti del tema con grande attenzione. Ho trovato in tutti una stima enorme per il Movimento e una nuova considerazione di tutti i movimenti e del loro apporto nelle Chiese europee. Ora loro continueranno i lavori su questo stesso argomento ma ci hanno veramente ringraziato perché sentivano che la nostra presenza rappresentava proprio questa realtà carismatica. In particolare quando si è parlato dell’integrazione del profilo mariano e del profilo petrino nella Chiesa sono stati particolarmente grati che a presentarlo fosse una persona di un movimento come il Movimento dei Focolari, la presidente, e in particolare una donna; quindi erano molto grati di questa presenza e, tra l’altro, ero l’unica donna in mezzo a una quarantina di sacerdoti fra cui anche sei vescovi che rappresentavano le varie Conferenze Episcopali d’Europa. All’inizio c’è stata anche l’accoglienza da parte del cardinale di Westminster e dell’arcivescovo di Birmingham che veramente hanno dimostrato, anche loro, una grandissima accoglienza e un grande amore per il movimento e per me personalmente. Quindi ringrazio veramente anche tutti quelli che mi hanno accompagnato”.

A cura della Redazione

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La Chiesa dei giovani

La Chiesa dei giovani

Intervista a Guilherme Baboni che ha partecipato, a nome dei giovani dei Focolari, all’XI Forum Internazionale Dei Giovani, promosso dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, dal 19 al 22 giugno scorso. “Vogliamo portare a tutti la luce del Vangelo, testimoniare l’amore di Gesù, uscire dai nostri ambienti per raggiungere chi è lontano”. È con entusiasmo che Guilherme Baboni, 26 anni, dal Brasile, racconta la sua esperienza all’XI Forum Internazionale Dei Giovani, promosso dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, dal 19 al 22 giugno a Ciampino, vicino Roma. Ideale prosecuzione del Sinodo dei vescovi dello scorso ottobre, voluto dal Santo Padre, e momento di riflessione per l’attuazione dell’Esortazione Apostolica Christus Vivit, l’evento ha radunato circa 250 ragazzi tra i 18 e i 29 anni, in rappresentanza di 109 Paesi e di 37 comunità e movimenti ecclesiali. Guilherme vi ha preso parte come membro del Movimento dei Focolari. Qui racconta la sua esperienza: “A volte l’immagine diffusa della Chiesa è quella di un’istituzione vecchia, morta, lontana dalla vita reale. Al Forum invece abbiamo sperimentato una Chiesa viva, creativa e universale, fatta di tanti giovani che hanno incontrato Gesù e che spinti dallo Spirito Santo vogliono portare la luce del Vangelo a coetanei e adulti. Una Chiesa che ha tante braccia che operano per questo obiettivo”.

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Al centro, Guilherme Baboni

Che contributo concreto possono dare i giovani alla vita della Chiesa? “I giovani possono portare energia e vivacità. Come Papa Francesco ha sottolineato durante il Sinodo, l’essere giovani è soprattutto una condizione dell’anima, un’energia che viene da dentro, la voglia di cambiare e portare il fuoco nel mondo”. Il Papa esorta la Chiesa a camminare insieme, a vivere la sinodalità. Cos’è per te la sinodalità? “Per me è una Chiesa in uscita, che va verso le persone, desiderosa di accogliere e accompagnare tutti. Non basta che abbia la porta aperta, deve fare il percorso inverso e portare se stessa alla gente, soprattutto a chi è lontano”. Cosa significa per un giovane essere espressione di una Chiesa in uscita? “Significa dare testimonianza con le proprie azioni in famiglia, con gli amici, a scuola, sul lavoro. Non conta tanto parlare, lo si può fare dopo, ma essere esempio vivo e luminoso del Vangelo. Succede così che chi ci sta intorno a volte è colpito dal nostro comportamento e vuole sapere cosa ci spinge. È li che possiamo parlare di Dio”. Quale contributo può dare il Movimento dei Focolari nel promuovere una Chiesa sinodale? “Il Papa chiede a noi giovani di essere esempio di unità in un mondo diviso. Ed è proprio questo esempio di unità il contributo che il Movimento dei Focolari, nato dal carisma dell’unità di Chiara Lubich, può dare al mondo. Il desiderio di portare a tutti la luce di Dio è espressione della spiritualità del Movimento: una luce che – noi crediamo – non è solo per i cattolici ma per tutti i cristiani, i fedeli di altre religioni e per chi non ha un riferimento religioso”. Quali impegni i giovani del Forum hanno preso per attuare il messaggio della Christus Vivit, che il Papa ha offerto a tutta la Chiesa al termine del Sinodo? “Noi giovani ci siamo impegnati a lavorare con la Chiesa in maniera creativa per portare a tutti l’esortazione. Ciascun movimento secondo il suo carisma, ciascun gruppo secondo la sua specificità. Siamo tante braccia dell’unico corpo, vivo, della Chiesa”. Quale contributo può dare il Movimento per l’attuazione dell’Esortazione Christus Vivit? “Ascoltare i giovani e renderli protagonisti è qualcosa che nel Movimento facciamo da sempre. Per esempio fra poco ci sarà l’assemblea dei giovani dei Focolari, un momento per ascoltarli e promuovere iniziative. Inoltre ogni anno durante la Settimana Mondo Unito i ragazzi sono impegnati in molteplici attività per dare testimonianza di unità e amore evangelico. Il Papa ci esorta a impegnarci nell’accompagnamento dei giovani, e qui un primo passo lo abbiamo fatto con una scuola dedicata proprio all’accompagnamento delle persone, in qualsiasi fase e stato di vita si trovino, che si è tenuta un mese fa a Castelgandolfo, con 500 partecipanti da più di 60 Paesi.

Claudia Di Lorenzi

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Il bello della famiglia

Il bello della famiglia

01/07/2019 Famiglie separate, divorziati, persone in seconda unione, conviventi. Come stare loro accanto? L’impegno di Famiglie Nuove per le coppie sposate e le famiglie in difficoltà. “La famiglia è amore che va e che viene. È condivisione, sostegno e reciprocità. È cura dei figli e luogo di crescita, privilegiato, anche per i genitori. La famiglia è ricominciare sempre”. È così che la raccontano Lucia e Massimo Massimino, quarantenni, sposati da 17, con tre figli. Vivono a Collegno, vicino Torino, e per i Focolari sono impegnati nel Movimento Famiglie Nuove, che offre spazi di dialogo e formazione per le coppie. Li abbiamo incontrati. famiglia MassiminoSi parla oggi solo dei “sacrifici” che costruire una famiglia comporta. Manca invece raccontare qual è il bello della famiglia: cominciamo da qui… Lucia– Il bello della famiglia è sentire che qualcuno ha cura di te e poter dare questa cura. È sentirsi pensati, benvoluti, parte di una comunità. Massimo– Ed è il fatto di condividere la gioia e i dolori, anche con i figli, perché sanno vedere al di là delle parole che dici. È bello che nei tuoi figli la tua vita va avanti. Oggi molte famiglie sono in difficoltà, lacerate o divise. Con Famiglie Nuove vi capita di raccogliere il dolore di molte coppie. Quali percorsi proponete? Lucia– Ci sono crisi che richiedono un accompagnamento momentaneo, queste coppie chiedono di potersi confidare con persone amiche e allora capisci, perché magari l’hai vissuto,  che è solo un passaggio della vita. Di fronte a crisi più gravi accompagniamo le coppie verso scelte che coinvolgono dei professionisti, animati da grandi valori. Massimo– Come Movimento puntiamo molto alla formazione. Io e Lucia ci occupiamo delle giovani coppie e organizziamo incontri dove invitiamo educatori e psicologi con l’intento di offrire strumenti, per esempio per gestire un conflitto. Si tratta di incontri aperti a tutte le coppie, fidanzate, sposate, conviventi o separate. Una formazione che trae ispirazione dal carisma dell’unità di Chiara Lubich, nato in seno alla Chiesa cattolica, ma che è aperta anche a persone di altre fedi o senza un riferimento religioso. Famiglie 2Famiglie separate, divorziati, persone in seconda unione, conviventi. Come porsi di fronte a queste persone? Lucia– Nel Movimento dei Focolari c’è una vera passione per loro. Famiglie Nuove cerca di conoscere queste persone, investe nei rapporti personali, che sono l’unica cosa che può aiutare, e che consentono a noi di comprendere i motivi della rottura, il dolore. Le giornate dedicate alla famiglia sono contesti privilegiati in cui c’è un clima di confronto e nel fallimento si coglie un’opportunità per ricominciare. Se si parla di famiglia si parla di amore. È dunque inevitabile “chiamare in causa Dio” in queste riflessioni? Massimo– Noi sentiamo che il matrimonio rende presente Dio nella nostra famiglia, e in virtù di questa presenza la famiglia vive fra i suoi membri una circolarità di amore che – per citare Chiara Lubich – ricorda quella fra Padre, Figlio e Spirito Santo. Sentiamo che questa presenza ci sostiene anche nei momenti in cui vorresti scappare. È un’esperienza che non si può insegnare, si può solo fare, e che apertamente raccontiamo anche alle coppie non sposate o non credenti. In molti si chiedono: l’amore può finire? C’è una ricetta affinché il “per sempre” duri davvero per sempre? Lucia e Massimo– L’innamoramento finisce ma la parola chiave è ricominciare, e sapersi perdonare. Dà alimento alla coppia il fatto di condividere il percorso matrimoniale con altre coppie, condividere valori importanti e iniziative. E poi è importante ricordare di essere anche marito e moglie, innamorati, non solo papà e mamma.

Claudia Di Lorenzi

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Sulle tracce di Zwingli a Zurigo

Sulle tracce di Zwingli a Zurigo

29/06/2019 Un gruppo di 60 persone di varie Chiese insieme per celebrare i 500 anni della Riforma in Svizzera. Un viaggio tra storia e memoria, un percorso di conoscenza e dialogo di vita per conoscere le radici della Chiesa riformata e le sue attuali sfide.   “In questo fine settimana ho sperimentato che, attraverso la presenza di Gesù tra coloro che si amano, è sempre più possibile una ‘vita di pienezza’, sia nella Chiesa riformata che nella Chiesa cattolica. Voglio contribuire in modo completamente nuovo e più consapevole alla costruzione di ponti tra le due confessioni”. Con queste parole uno dei partecipanti sintetizza il senso delle tre giornate dedicate alla “Zurigo della Riforma” promosse nella città svizzera dal Movimento dei Focolari per conoscere le cause della Riforma in questa città,. Nel gennaio di 500 anni fa infatti, Huldrych Zwingli (1484-1531), allora ancora sacerdote cattolico, iniziò a predicare per la prima volta sul pulpito del Grossmünster interpretando il Vangelo di Matteo. Un momento considerato il primo segnale dell’inizio della Riforma a Zurigo. L’obiettivo di queste tre giornate era far incontrare persone di diverse confessioni e far loro conoscere la storia e le specifiche ricchezze della Chiesa riformata. Per amare la “Chiesa del prossimo come propria” (Chiara), bisogna prima conoscerla. Vi hanno partecipato 60 persone provenienti da Germania, Austria, Italia, Slovacchia e da varie parti della Svizzera. IMG 1418Il primo evento ha avuto come cornice la semplicità della chiesa riformata di Baar, tutta centrata sulla Bibbia, sul fonte battesimale e sul pulpito. Il dialogo con il pastore locale ha permesso ai partecipanti una profonda  comprensione della spiritualità riformata. Non ha nascosto le difficoltà della sua Chiesa, ma ha trasmesso la sua passione nel cercare orientamento e sostegno solo nella Parola di Dio, non in un’istituzione. Gli eventi successivi si sono svolti a Zurigo. Al Seminario Teologico, Dr. Gergely Csukás, assistente senior dell’Istituto svizzero di storia della Riforma, ha descritto la situazione sociale, politica e religiosa di Zurigo nel Medioevo, mettendo in evidenza le aspirazioni di Zwingli come riformatore e ne ha sottolineato l’attualità. “I cristiani riformati mi sono più vicini che mai. – diceva uno dei partecipanti – Attraverso la storia e tutto ciò che ci è stato comunicato, la bellezza, ma anche il dolore per quello che è successo, sono stato profondamente impressionato. Si tratta della vita di cristiani insieme. Voglio ricominciare e andare avanti”. E un altro: “Mai prima d’ora avevo ricevuto una spiegazione e una comprensione così chiara delle aspirazioni di Zwingli, che non hanno perso di attualità. Ho imparato ad apprezzare lui, i suoi primi compagni e i riformatori che hanno offerto la vita per il Vangelo”. Nonostante le previsioni meteorologiche sfavorevoli, è stato possibile camminare attraverso i luoghi nei quali ha lavorato il riformatore di Zurigo: dalla Grossmünster alla Wasserkirche, dal Lindenhof alla lapide che ricorda l’annegamento dei primi anabattisti nel fiume Limmat. E proprio del lavoro di riconciliazione con gli anabattisti e gli Amish negli Stati Uniti ha parlato il pastore Peter Dettwiler, mentre la pastoressa Catherine McMillan, ha offerto un quadro della Chiesa riformata oggi nel mondo. A conclusione una preghiera nella cripta del Grossmünster. “Quando, la prima sera, sono entrata nella sobria chiesa di Baar, sono rimasta scioccata – ha raccontato una delle partecipanti – Quello spazio non mi sembrava irradiasse nulla di solenne o sacro per me. Poi, nella cripta scura del Grossmünster, dove eravamo riuniti per la preghiera come sorelle e fratelli in Cristo, è stato come se una luce interiore illuminasse improvvisamente le grigie e le mura secolari. Ho sentito profonda gioia e riverenza”. L’ultimo giorno, la lettura di alcuni testi di San Nicola da Flue, patrono della Svizzera, e di Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, hanno costituito la base spirituale per la celebrazione della Santa Cena. “L’essere il corpo comune di Cristo nella diversità – è stata la riflessione di uno dei presenti – era un’anticipazione dell’unità visibile della Chiesa. Era l’incontro con Cristo! Spero che nella convivenza della vita e nel dialogo teologico faremo ulteriori passi avanti l’uno verso l’altro”.

Stefania Tanesini

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Tutela minori: novità in arrivo

Tutela minori: novità in arrivo

E’ appena entrata in vigore la nuova versione delle “Linee Guida del Movimento dei Focolari per la promozione del benessere e la tutela dei minori e delle persone vulnerabili”. Il testo aggiornato è scaricabile sul nostro sito.

Orazio Moscarella

Avv. Orazio Moscatello

Nel solco del “Motu Proprio” di Papa Francesco sulla protezione dei minori, pubblicato il 7 maggio 2019, il Movimento dei Focolari aggiorna le sue “Linee Guida per la promozione del benessere e la tutela dei minori e delle persone vulnerabili”. Tante le novità del testo, che recepisce anche i principi proclamati dal Diritto Internazionale sul tema e guida le attività della Commissione Centrale Permanente per la promozione del benessere e per la tutela dei minori (Co.Be.Tu.), dell’Organo di Vigilanza e degli incaricati territoriali del Movimento. Ma quali sono le novità introdotte? Lo abbiamo chiesto all’Avv. Orazio Moscatello, membro del Co.Be.Tu. “Le nuove Linee Guida ribadiscono i principi generali su cui informare l’attività con i ragazzi e gli adolescenti, l’obbligo giuridico dei responsabili del Movimento di adottare tutte le misure necessarie al fine di evitare che al suo interno si verifichino degli abusi, nonché l’obbligo morale – per tutti gli appartenenti al Movimento – di segnalare i casi di abuso e maltrattamento di cui si viene a conoscenza. La novità è che il testo contempla tutte le forme di abuso, non solo quello sessuale, e i maltrattamenti, lo stalking, il bullismo fra ragazzi. Inoltre, stabilisce procedure trasparenti a garanzia di tutte le parti coinvolte nella vicenda, prima fra tutte che le indagini interne volte all’accertamento dei fatti non debbano durare più di 90 giorni, giudicati sufficienti per l’ascolto della vittima, della persona accusata, e per la raccolta della documentazione sanitaria che attesta l’abuso. Assegnare un limite temporale all’attività istruttoria è un modo per rendere giustizia alle vittime”. In chiave di prevenzione quali attività sono previste? “Anzitutto la formazione. Come nelle precedenti linee guida, è stabilito che gli adulti a cui si pensa di affidare dei minori debbano frequentare un corso di base durante il quale vengono approfondite tematiche legate all’infanzia, sotto il profilo psicologico, pedagogico, giuridico. Secondo le nuove linee questi corsi devono essere ripetuti ogni due anni e al termine degli stessi viene effettuata una verifica per valutare l’idoneità a svolgere attività con i minori. Inoltre, vengono rafforzate le indicazioni sugli ambienti, il rapporto con le famiglie, e i protocolli in situazioni di emergenza”. L’obbligo di denuncia all’autorità giudiziaria è previsto solo in alcuni Paesi. Il Movimento dei Focolari, è presente in tutto il mondo, come si pone su questo tema? “Il Movimento dei Focolari nel nuovo documento approvato ha sottolineato prima di tutto l’obbligo giuridico che riguarda i responsabili del Movimento di adottare tutte le cautele possibili affinché non si verifichino abusi di ogni genere nei confronti dei minori e delle persone vulnerabili. Tra queste cautele ovviamente rientra il controllo e l’attenta vigilanza affinché il contenuto delle Linee Guida sia conosciuto ed applicato in ogni parte del mondo ove è presente una comunità dei Focolari. Poi tutti gli adulti appartenenti al Movimento hanno – come detto – l’obbligo morale di segnalare agli organi interni preposti i casi di abuso di cui vengono a conoscenza. Questo vale in tutti i Paesi e su questo riteniamo che ci debba essere ‘tolleranza zero’. Riguardo la comunicazione all’autorità giudiziaria, da effettuarsi alla fine del procedimento interno e sulla scorta di una accertata verosimiglianza dei fatti esposti nella denuncia, il Movimento seguirà le indicazioni delle conferenze episcopali e delle normative nazionali. Pertanto, in presenza di un obbligo, giuridico o morale, di denuncia, i responsabili, inoltreranno un esposto all’ autorità giudiziaria competente, contenente un dettagliato resoconto di quanto accertato, garantendo la più stretta collaborazione con essa e trasmettendo tutte le informazioni in loro possesso. Su questo aspetto dobbiamo prendere atto che le Conferenze episcopali dei vari Paesi si stanno orientando a riconoscere, comunque, l’obbligo morale di denuncia da parte dei vescovi che accertano degli abusi nella loro diocesi. Per ritornare alla Linee Guida del Movimento dei Focolari, solo nel caso di motivato dissenso dei genitori, che vogliono così tutelare il minore, si eviterà la comunicazione all’autorità giudiziaria. In questo caso però sentiamo il dovere di accompagnare i genitori dando ampia assistenza legale e psicologica E’ evidente che laddove la normativa nazionale preveda l’obbligo giuridico di denuncia, l’esposto alle autorità giudiziarie sarà inviato in ogni caso. Qualora dal procedimento interno siano emerse situazioni di abuso nell’ambito della famiglia, per la maggior tutela del minore, sarà necessario comunque l’esposto alle autorità competenti. Rimane sempre valida la facoltà di ciascun membro del Movimento dei Focolari di presentare, in via autonoma, la denuncia o la segnalazione presso l’autorità giudiziaria competente” Di fronte all’accertamento interno dell’abuso, quale procedura si avvia? “Per i chierici, come previsto dal diritto canonico, il Movimento darà comunicazione al vescovo della diocesi in cui l’abuso si è verificato, per cui la competenza all’accertamento dei fatti sarà prerogativa dell’autorità ecclesiastica. Il Movimento in questi casi non avvierà un proprio procedimento interno ma prenderà atto delle decisioni dell’autorità ecclesiastica e disporrà i provvedimenti interni verso il consacrato: dimissioni, allontanamento o sanzioni più leggere a seconda della gravità del fatto. Riguardo i laici una procedura interna verificherà la verosimiglianza dell’accusa: se i fatti verranno accertati sarà comminata una sanzione. Rispetto ai minori responsabili di abuso verso altri minori – un’altra novità delle linee guida – e parliamo di bullismo ma anche di abuso sessuale, oltre all’accertamento dei fatti si aiuterà il minore ad avviare un percorso di consapevolezza della gravità degli atti compiuti che gli consenta di poter partecipare nuovamente alle attività. Ciò sarà portato avanti in collaborazione con la famiglia. Nei casi gravi sarà comunque inoltrata la segnalazione all’autorità giudiziaria minorile. Ciò che accomuna i tre casi è l’adozione, laddove giunga una segnalazione, di provvedimenti cautelari. In attesa di verificare se i fatti sono o meno verosimili, è quanto mai opportuno allontanare la persona accusata da ogni attività con i minori”. Che tipo di supporto è previsto per le vittime? “Ricevuta la segnalazione di abuso, il Movimento si attiva per offrire alle vittime tutta l’assistenza possibile sia sotto il profilo psicologico che legale, attraverso i propri esperti”.

Claudia Di Lorenzi

Per leggere le nuove Linee Guida clicca qui Vedi anche Tutela minori: formazione, prevenzione e tolleranza zero (altro…)

Dare la vita per la propria città

Dare la vita per la propria città

27/06/2019 Il Centro Internazionale dei Focolari e tutto il Movimento si stringono attorno alla famiglia del Sindaco Emanuele Crestini e alla cittadinanza di Rocca di Papa (Roma, Italia). “Sindaco, amico, eroe”. Sulla pagina web del comune di Rocca di Papa (Roma, Italia) viene definito così il suo sindaco, Emanuele Crestini, rimasto ucciso nell’incendio causato da un’esplosione della conduttura del gas, durante dei lavori di manutenzione, il 10 giugno scorso. In tanti potrebbero chiedersi perché ne diamo notizia su questa pagina Web; il motivo è semplice: a Rocca di Papa ha sede il centro internazionale dei Focolari e i rapporti con il sindaco Crestini erano molto frequenti e altrettanto amichevoli, come pure con gli altri amministratori locali dei Castelli Romani. Con lui ha perso la vita anche il delegato cittadino Vincenzo Eleuteri. Sono usciti per ultimi dall’edificio in fiamme per assicurarsi che nessuno fosse rimasto intrappolato all’interno. Un gesto, quello di Crestini, di eccezionale coraggio e gratuità nei confronti delle persone che lavoravano con lui quel giorno, un amministatore che ha difeso con estrema dedizione, a costo della sua vita,  la gente della sua città

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A destra di Maria Voce, il sindaco Emanuele Crestini

Ha espresso profondo cordoglio per la prematura scomparsa del sindaco, Emmaus Maria Voce, Presidente dei Focolari, a nome del Movimento di tutto il mondo. Nel messaggio inviato alla vice-sindaco di Rocca di Papa, Veronica Cimino, la Presidente ricorda la figura di Emanuele Crestini come “esempio luminoso per tutti per la generosità che ha dimostrato negli ultimi momenti drammatici a testimonianza della sua grandezza d’animo e dei valori portanti che hanno animato il suo impegno e agire politico”. Ha espresso il suo cordoglio anche il Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella. Rocca di Papa, dove ha sede il Centro Internazionale del Movimento dei Focolari,  ha avuto dagli inizi del Movimento un rapporto particolare con esso: è stata infatti  la prima città a conferire la cittadinanza onoraria a Chiara Lubich. Nel tempo, si sono sempre susseguite attestazioni di affettuosa amicizia e collaborazione con le istituzioni locali. Tra le più recenti, la partecipazione del sindaco Crestini il 16 aprile 2019 al Centro Internazionale, insieme ad altri sindaci del territorio, per accogliere una delegazione trentina in occasione del prossimo centenario della nascita di Chiara Lubich. Per l’occasione, il sito del Comune aveva riportato un articolo con alcune dichiarazioni del sindaco  e della vice-sindaco “È stato davvero un onore accogliere l’invito della presidente Voce ed è stato un grande piacere dare il benvenuto nel nostro paese alla delegazione trentina. – aveva detto Crestini – Abbiamo avuto modo di conoscerci, di scambiare esperienze e ricordi legati a Chiara Lubich, alcuni dei quali particolarmente toccanti e rivelatori dello spirito di questa grande protagonista della nostra storia contemporanea il tutto in un clima disteso e costruttivo, orientato a rendere le celebrazioni del Centenario il più coinvolgenti possibili. “Coinvolgere” è proprio una delle parole chiave dell’insegnamento di Chiara, che ci ha indicato come la migliore strada possibile sia l’unione degli intenti, l’unità delle comunità e dell’umanità. Un grande pensiero che bella nostra dimensione locale, di città, può e deve essere declinato attraverso l’ascolto reciproco e la volontà di venirsi incontro, sostenendo coloro che hanno bisogno, senza alcuna discriminazione sociale.”

Patrizia Mazzola

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Capitale di una cultura dell’unità

Capitale di una cultura dell’unità

A Matera, Capitale Europea della Cultura 2019, la presidente e il copresidente dei Focolari lanciano un forte appello per un’Europa aperta, inclusiva e dialogante. La “città dei Sassi” come modello vivo per una convivenza più armoniosa, più giusta e fraterna. È questa la sfida che hanno lanciato Maria Voce e Jesús Morán questo sabato, 22 giugno 2019 a Matera, Capitale Europea della Cultura 2019. Nel convegno “Abitare il tempo e lo spazio: la Cultura dell’Unità al servizio della Città”, organizzato dalla comunità dei Focolari assieme all’Associazione l’Elicriso di Matera, la presidente e il copresidente dei Focolari hanno mandato un forte messaggio all’Europa, invitando il vecchio continente a riscoprire la sua missione: mostrare al mondo che le diversità possono convivere senza soffocare le differenze e violare le identità. WhatsApp Image 2019 06 22 at 10.34.37Presenti circa 550 persone, tra cui l’arcivescovo di Matera-Irsina, Antonio Giuseppe Caiazzo, e Giovanni Oliva, segretario generale della Fondazione Matera Basilicata 2019, Maria Voce ha declinato la “cultura dell’unita”, della quale i Focolari in tutto il mondo si fanno portavoce, negli aspetti concreti della vita di una città. Come si può vivere oggi – questa la domanda della presidente dei Focolari – “una cultura del dialogo, dell’accoglienza, della fraternità” negli ambiti dell’economia e del lavoro, dell’interculturalità, dell’etica sociale, della salute e dell’ambiente, dell’arte, della formazione umana o dei moderni mezzi di comunicazione? In risposta a questa domanda la presidente ha presentato alcuni esempi di città in cui – anche attraverso l’impegno dei Focolari – i cittadini hanno scoperto “la vocazione” della loro città amando “generosamente i propri vicini, la propria comunità; essendo “cittadini attivi e corresponsabili”, realizzando “insieme l’arte della partecipazione”. Così a Sulcis Iglesiente in Sardegna, dove i Focolari assieme ad altri movimenti pacifisti hanno costituito un comitato che lavora per la riconversione di una azienda che produce armi. Così in Polonia, dove l’amministratrice pubblica nel Consiglio della Slesia Superiore racconta di una Polonia per niente chiusa e sovranista e di alcune città dove la collaborazione tra le comunità religiose e le organizzazioni non governative aiuta l’integrazione degli immigrati ucraini. Ma per ricostruire le città del XXI secolo non basta aumentare soltanto la partecipazione dei cittadini, ha concluso la presidente dei Focolari. Ci vuole anche un contributo specifico dei politici che sono chiamati a praticare “l’amore degli amori”, espressione che Chiara Lubich utilizzava per definire l’impegno politico. Loro in prima persona sono, cioè, chiamati a dar vita a spazi in cui le iniziative e la passione dei singoli e dei gruppi si possano realizzare e mettere insieme, proprio come i colori che formano un arcobaleno. WhatsApp Image 2019 06 22 at 12.01.46Intervistato dal giornalista RAI Gianni Bianco, Jesús Morán ha poi approfondito le ragioni dell’impegno per una convivenza fraterna nelle nostre città, in particolare quelle europee. Il copresidente dei Focolari si è detto convinto che l’Europa è chiamata ad essere “modello a tutti i progetti di unificazione del mondo”. Per realizzare tale vocazione, ha affermato Morán, deve tornare alle proprie radici cristiane, ad un cristianesimo la cui grande profezia è “la fraternità universale” che spinge a dei “processi, che sebbene hanno una chiara radice e identità, sono inclusivi, dialogici, e quindi si mostrano aperti ad essere condivisi da persone le più diverse per status, religione o ideologia”. Gli auguri della presidente e del copresidente dei Focolari a Matera hanno disegnato un grande orizzonte: “Essere capitale di una cultura dell’unità”, “una città nuova” che possa essere in grado di “ricomporre in unità il disegno della nostra Europa e della famiglia umana”.

Joachim Schwind

Qui trovate gli interventi di Maria Voce e Jesús Morán (altro…)

Vangelo vissuto: un piccolo sforzo e le giornate riprendono colore

Fare nostro lo stile di vita di Gesù significa accostarsi con spirito di accoglienza e condivisione alle persone che incontriamo nel nostro ambiente di famiglia, di lavoro, di studio e di svago, avendo però in cuore un progetto più grande, la fraternità universale. L’edicola della felicità Dopo la morte di mia sorella ho rilevato l’edicola che lei gestiva. Non era il mio sogno fare l’edicolante, ma ho cominciato a viverla come un’occasione per amare: spesso vengono persone che hanno bisogno di scambiare due parole anche sui fatti del giorno. La mia edicola è diventata un luogo di condivisione e di umanità. Ho creato un piccolo spazio con tavolo e sedie, e con il bel tempo c’è chi si sofferma non solo per leggere, ma anche per parlare. Qualcuno mi ha proposto di sostituire la scritta “Giornali” con “L’edicola della felicità”. (M.R. – Italia) La nonna-bambina Mia madre, a causa della malattia, è tornata come una bambina, non sa parlare e sembra che non comprenda. Fino a qualche tempo fa eravamo in una situazione di esasperazione da cui non sapevamo come uscire. Amici e parenti ci consigliavano il ricovero in qualche bellissimo pensionato. Dopo averne parlato con i nostri due figli per cercare una soluzione, abbiamo pensato di dividerci gli orari per assisterla in casa. Mio marito ed io temevamo però di coinvolgerli in una situazione troppo pesante, invece i ragazzi, giorno dopo giorno, diventavano sempre più materni verso la nonna, la vedevano come una persona da rispettare, con qualcosa di sacro in sé che solo l’amore poteva penetrare. Con mamma il rapporto è diventato come a onde di amore, che vanno e vengono. (Y.O. – Giappone) Dare Una notte mio fratello si è sentito male, al punto da doverlo ricoverare. Siccome siamo poveri, sono corsa a chiedere un prestito ai nostri vicini. Poi, io e mia madre con in braccio mio fratello ci siamo incamminate verso l’ospedale. Dopo pochi metri, ecco un povero chiedere l’elemosina. Stavo per dargli qualcosa, quando mia madre mi ha bloccato: «Non possiamo, ne abbiamo bisogno noi!». Le ho risposto: «Mamma, se diamo Dio ci aiuterà». E così abbiamo fatto. All’ingresso dell’ospedale abbiamo incontrato un medico che ci conosceva: grazie lui, abbiamo avuto gratis analisi, ricovero e medicine. Mia madre non riusciva a capacitarsene. (M. – Egitto) L’esempio Patty, la nostra figlia più giovane, era andata con un’amica in California per perfezionare l’inglese. Poco prima della conclusione del suo soggiorno all’estero, una sua telefonata giunse come una doccia fredda: era in attesa di un bambino. Il padre del bambino le voleva bene, ma lei non era sicura di volerlo sposare. Restai senza parole, e quando domandò se poteva tornare a casa acconsentii, pur pensando all’umiliazione che ci attendeva nel piccolo paesino dove abitiamo, e dove la nostra è considerata una famiglia esemplare. Il tempo che rimaneva al suo ritorno servì per maturare e disporci ad accoglierla con cuore aperto, senza giudizi, come lei aveva bisogno. La bambina è nata come un raggio di sole per tutti. Quando in seguito anche un’altra famiglia del paese si è trovata nella stessa situazione, quei genitori ci hanno confidato: «L’esempio che ci avete dato con vostra figlia incoraggia anche noi a fare lo stesso». (M.J.S. – Svizzera) Una giornata iniziata male Ero uscita di casa nervosa e andando a scuola pensavo che la giornata sarebbe stata un disastro. Mi è venuta in mente una compagna antipatica, lei di sicuro avrebbe peggiorato la situazione. In classe però mi sono impegnata ad essere gentile con lei, suscitando una sua risposta cordiale e accogliente. La giornata ha preso un altro colore. È proprio vero che talvolta basta un piccolo sforzo per uscire da sé stessi, e tutto riprende armonia. (M.S. – Ungheria)

A cura di Chiara Favotti

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Paradiso ’49: un’esperienza che ha forgiato il Movimento dei Focolari 

Paradiso ’49: un’esperienza che ha forgiato il Movimento dei Focolari 

Il numero della rivista Nuova Umanità di maggio-giugno 2019 è interamente dedicato all’esperienza mistica fatta da Chiara Lubich nell’estate del 1949 e conosciuta come “Paradiso 49”.  Abbiamo chiesto a Padre Fabio Ciardi, responsabile del centro interdisciplinare di studi “Scuola Abbà” e membro del comitato direttivo per la pubblicazione delle opere di Chiara Lubich, di spiegarcene le motivazioni.  NU 234 copertPadre Fabio, in questo numero della rivista, accanto ad un testo inedito di Chiara Lubich che nel 1969 racconta il periodo di contemplazione spirituale vissuto venti anni prima, si dà voce a protagonisti e testimoni. Perché questa scelta? Siamo ormai a 70 anni da quell’evento accaduto nell’estate del 1949. Meritava di essere ricordato dalla nostra rivista. Abbiamo dato la parola a Igino Giordani, Pasquale Foresi, Klaus Hemmerle, Marisa Cerini, Giuseppe Maria Zanghí, Jesús Castellano, perché sono state le persone più vicine a Chiara nel leggere e studiare i suoi scritti di quel periodo. Hanno fatto parte di quel cenacolo di studiosi, la” Scuola Abbà”, che Chiara ha voluto attorno a sé proprio per aiutarla a fare emergere la dottrina insita nell’esperienza del 1949. Nei loro scritti, per lo più inediti, che abbiamo pubblicato sulla rivista, appare con limpidezza il loro apporto di studiosi. Nello stesso tempo viene in luce la loro personale esperienza a contatto con Chiara e il suo vissuto: ne sono stati profondamente trasformati. In questo senso essi sono davvero testimoni e insieme protagonisti del Paradiso ’49. Li abbiamo scelti anche perché hanno compiuto il loro “santo viaggio” terreno e crediamo che siano in quel Paradiso al cui studio si sono tanto dedicati. Sul periodo chiamato Paradiso ’49 per tanto tempo c’è stata molta riservatezza, solo recentemente si è iniziato a pubblicare dei testi legati a quel periodo, perché?  Perché Chiara aveva diritto a una sua intimità. È stata un’esperienza di Dio molto profonda e personale, anche se fin dall’inizio condivisa con quanti vivevano con lei. Di quanti mistici gli scritti sono stati resi pubblici prima della loro morte? Per conoscere il diario di sant’Ignazio di Loyola si sono dovuti aspettare 500 anni. Vi era inoltre il pericolo che il Paradiso ’49 fosse male interpretato. Al pari di ogni testo mistico ha bisogno di essere introdotto e più ancora di condividerne il vissuto, ricreando le medesime condizioni che ne hanno reso possibile l’evento, altrimenti rimane soltanto vana erudizione. In quegli anni vi era poi una certa diffidenza verso un Movimento così nuovo, capace di coinvolgere uomini, donne, ecclesiastici, religiosi e religiose… Tanto più che era guidato da una donna. Quel periodo di visioni e comprensioni, è stato molto importante per Chiara Lubich e per gli sviluppi del Movimento dei Focolari allora nascente. Può dirci qualcosa di più al riguardo? E quale significato hanno oggi questi testi?  Il fatto che quegli scritti non siano stati pubblicati integralmente non ha impedito che l’esperienza in essi espressa, fosse condivisa e partecipata. Chiara Lubich si è sempre ispirata ad essi nel suo insegnamento, a volte citandoli in maniera esplicita, anche senza indicarne l’origine. Tutto il Movimento dei Focolari è stato costantemente alimentato dalla luce scaturita da quell’esperienza, anzi è stato da essa forgiato. Il Paradiso49 lo abbiamo già dentro, più di quanto non immaginiamo. Quei testi segnano l’inizio dell’Opera di Maria in tutte le sue componenti, con le sue espressioni di vita e le iniziative sociali e culturali. Essi sono anche una profezia che domanda ancora di essere attuata, offrono una visione del progetto di Dio sull’umanità, indicano la via per la sua incarnazione. In un momento di smarrimento e di incertezza come quello che stiamo vivendo, il Paradiso’49 può aiutare a riscoprire il senso profondo della nostra vita, della vita della Chiesa, della società, del cosmo intero, e orientare verso la pienezza del suo compimento.

 a cura di Anna Lisa Innocenti

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Camerun: il dolore di tante ragazze chiede una risposta

Camerun: il dolore di tante ragazze chiede una risposta

Un centro, promosso da un gruppo di volontarie del Movimento dei Focolari, a Douala accoglie ragazze vittime di sfruttamento, violenze e abusi e offre percorsi di formazione integrale e professionale. “Ci siamo guardate intorno e, con un senso di dolore e impotenza per le drammatiche situazioni nelle quali vivono le adolescenti di alcune zone della città, ci siamo chieste che cosa potevamo fare”. Con queste parole Albine Essene, di Douala (Camerun) spiega la scintilla ispiratrice che ha portato lei ed un gruppo di volontarie dei Focolari, ad impegnarsi a favore delle ragazze vittime di sfruttamento, violenze e abusi fino a dare vita, nel 1998, al centro sociale HUPJEFI (Halte Utile Pour Jeunes Filles) a Douala (Camerun). “Tante sono le adolescenti – continua – che ogni sera per le strade, soprattutto di fronte ad alberghi e ristoranti, sono costrette a prostituirsi per ottenere il denaro che garantisca loro la sopravvivenza. Molte di loro sono minorenni, quindi si tratta di veri e propri abusi”. Come avete iniziato ? “Una sera, una di noi insieme al marito, si è fermata a conoscere una di queste ragazze e l’ha accolta a casa. Poi ha contattato i genitori per farla rientrare in famiglia. Questo episodio ci ha messo in cuore molte domande: come potevamo continuare a seguirla ? Come aiutare anche altre ragazze? Occorreva un centro che le accogliesse ed offrisse una formazione integrale. Abbiamo fatto tra noi una comunione di beni: c’è chi ha messo a disposizione la casa, chi si è offerto di prendersi cura delle ragazze, chi ha dato il proprio tempo per raccogliere informazioni dalle assistenti sociali, altri hanno offerto denaro. La prima sede era nel centro della città, dove la prostituzione è molto diffusa. dé7Abbiamo iniziato con due ragazze, ma poco dopo il centro era pieno. Poi abbiamo creato altri tre centri per ragazze dai 14 ai 22 anni. Il nostro lavoro consiste nell’ascoltarle, nel prenderci cura del loro sviluppo intellettuale e sociale, organizzando anche sessioni di formazione all’affettività e alla sessualità attraverso il programma EVA (educazione alla vita e all’amore). Abbiamo creato poi un centro di formazione professionale con corsi di scrittura, diritto commerciale, taglio, cucito…, tutte attività finalizzate a favorire il loro inserimento sociale. Siamo l’unico centro del Paese a prenderci cura di loro con una formazione integrale”. In questi anni avete incontrato tante ragazze, oltre 300. Ci sono delle storie che ricordi in particolare ? “Ne ho tante nel cuore. Ricordo una ragazza che ci ha confidato di avere problemi di rapporto con la madre. Per questo aveva deciso di sposare un ragazzo che stava frequentando. Le abbiamo chiesto se lo amasse spiegando che il matrimonio è una decisione importante, non una fuga dai problemi. Ci ha ascoltato senza dire nulla. Il giorno dopo, in una lettera, ci ha spiegato di non amare il ragazzo. Una settimana dopo è tornata a ringraziarci: aveva trovato il coraggio di lasciare il fidanzato e aveva chiesto perdono alla madre, tra loro era tornata la pace. ‘Ora mi sento libera’ ci ha detto. Un’altra invece, iniziando ad arrivare sempre in ritardo, ci ha spiegato che, ogni giorno, prima di venire al centro, frequentava un ragazzo che la sua famiglia non conosceva. Lui le aveva fatto molte promesse. L’abbiamo messa in guardia sul fatto che alcuni uomini approfittano della debolezza economica delle ragazze per abusare di loro. E abbiamo cercato di capire se aveva valutato le conseguenze di questo tipo di incontri (traumi, malattie a trasmissione sessuale, gravidanze indesiderate..). Se il ragazzo aveva buone intenzioni, doveva presentarsi ai suoi genitori. Ci ha ascoltato. Poco dopo ha chiuso ogni rapporto con quest’uomo. Ha iniziato a frequentare un centro professionale di cucito, ma anche lì le difficoltà non sono mancate. Non avendo mezzi di trasporto andava sempre a piedi fino a quando non ha conosciuto un uomo che, dapprima, si è offerto di accompagnarla, poi ha iniziato a darle appuntamenti in bar o alberghi. Sentendosi in pericolo è tornata nel nostro centro per chiedere aiuto. Oggi è molto apprezzata da tutti gli insegnanti della scuola che frequenta e si sta preparando per gli esami conclusivi del corso”.

Anna Lisa Innocenti

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Vangelo vissuto: essere testimoni

Gli apostoli, e con loro tutti i discepoli di Gesù, sono inviati come “testimoni”. Ogni cristiano infatti, quando scopre attraverso Gesù cosa vuol dire essere figlio di Dio, scopre anche di essere inviato. La nostra vocazione e la nostra identità di figli si realizzano nella missione, nell’andare verso gli altri come fratelli. Il portafoglio Sono un libero professionista senza stipendio fisso. Un giorno, mentre mi accingevo ad andare in studio ed ero senza soldi, trovo un portafoglio per terra. Lo raccolgo e vado al lavoro. Contiene molti soldi che mi farebbero proprio comodo, anche perché ho un figlio malato. Un attimo di tentazione, poi decido di cercare il proprietario. Con sorpresa, scopro che è un mio vicino di casa. Davanti alla sua porta torna a farsi sentire quella tentazione, ma suono il campanello. Lui mi ringrazia. Vado a dormire col cuore leggero. L’indomani, mi arriva in studio una cifra notevole, del tutto inattesa! (N. – Egitto) Alzheimer All’inizio sembravano tutte fisime dell’età, capricci. Quando fu chiara la diagnosi di Alzheimer, le mie giornate cominciarono a riempirsi di angoscia. L’uomo meraviglioso che avevo sposato, il padre invidiabile dei nostri figli, era diventato un essere da compatire. Mentre la malattia avanzava, anche in me qualcosa si distruggeva: quello che facevo per mio marito era come fatto al vento. E anche i figli, con le loro famiglie e i loro problemi, mi sembravano lontani. Un sacerdote mi consigliò di non fare paragoni col passato e di cominciare la vita oggi. Qualcosa cominciò a muoversi dentro di me, perfino mio marito sembrò trovare una maggiore serenità, che i figli percepivano quando venivano a trovarci. Dopo la sua morte, il più piccolo mi ha abbracciato dicendomi: «Siete stati sempre i nostri modelli, ma soprattutto nell’ultimo periodo». (S.Q. – Portogallo) Profughi Nella nostra città sono arrivati 230 profughi, alcuni con soltanto gli abiti che avevano addosso. Addolorati nel vedere questa situazione, abbiamo collaborato con la Caritas investendo tempo e forze. Pian piano è nata con loro un’amicizia e alcune mamme hanno cominciato a frequentare le nostre case. Un giorno Pasa, musulmana, vedendoci preoccupati per nostra figlia, gravemente malata, ci ha promesso che avrebbe pregato ogni giorno Allah per lei. Tutto ci conferma che è possibile la fratellanza, al di là delle diverse culture e fedi religiose. (U.R.J. – Germania) La vera socialità Nel nostro Paese commercianti, conducenti di taxi a pedali, insegnanti e impiegati governativi, visto il basso stipendio, devono ricorrere a prestiti di usurai con interessi altissimi. Un giorno con un gruppo abbiamo organizzato una cooperativa di credito per combattere la crisi economica. Casa nostra è diventata la sede ufficiale. Cerchiamo di avere come unica regola il Vangelo, puntando ad ascoltare fino in fondo ogni socio per risolvere i suoi problemi. Abbiamo coinvolto persone molto ricche del circondario, e grazie al loro aiuto i conducenti di taxi a pedali hanno potuto comperare i loro veicoli, molti giovani continuare gli studi e delle persone malate pagarsi le cure. Qualche famiglia ha ricevuto aiuti per costruire un’abitazione, altri hanno raggranellato i soldi per recarsi a lavorare all’estero. Le famiglie più ricche hanno preso coscienza dei bisogni di tutti, i poveri hanno superato il loro senso di inferiorità. Il Vangelo ci insegna la vera socialità. (M.T. – Filippine) Nel bus Alcuni ragazzi seduti sui sedili posteriori ascoltavano musica rap a volume altissimo, cantando a squarciagola. I passeggeri lanciavano loro occhiatacce, ma urlavano ancora di più. Una donna di mezza età, dal volto solare, si è avvicinata a quei ragazzi invitandoli a cantare meglio, così da poter ascoltare bene le parole delle canzoni. Dopo un imbarazzante silenzio è iniziato un coro. I ragazzi hanno cominciato a sorridere, le parole si capivano e la gente si è messa ad applaudire. L’atmosfera nel bus era completamente cambiata. (W.K. – Inghilterra)

a cura di Chiara favotti

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Lo Spirito Santo in azione

Sabato 8 giugno la Presidente Movimento dei Focolari, Maria Voce, è stata invitata a partecipare alla conferenza internazionale per i leader del Rinnovamento Carismatico Cattolico, organizzata da CHARIS (Catholic Charismatic Renewal International Service), il nuovo servizio istituito dalla Santa Sede tramite il Dicastero per i Laici, Famiglia e la Vita che ha iniziato ufficialmente la sua attività il giorno di Pentecoste. Maria Voce nel suo intervento ha parlato di che cosa è lo Spirito Santo nel Movimento dei Focolari, ne riportiamo alcuni stralci. Carissimi amici, Lo Spirito Santo ha sempre avuto nella nostra storia un ruolo importantissimo. E Chiara Lubich, fondatrice e prima presidente del Movimento dei Focolari, lo ha più volte sottolineato : “È stato il nostro Maestro”, “il grande protagonista della nostra storia”, “il datore del nostro Carisma”. È sempre stato Lui a illuminare, a guidare, a sostenere, a diffondere quello che noi chiamiamo “l’Ideale”, cioè Dio, scoperto e riscoperto attraverso la spiritualità dell’unità. “Ideale” che, inondandoci di luce, ci lancia ogni giorno in una sempre nuova avventura divina, unica e stupenda. Certo, all’inizio della nostra storia – negli anni 40-50 – non era così evidente questa funzione dello Spirito Santo: per più anni non si è parlato di Lui e del suo agire nei nostri confronti, perché Lui stesso ha voluto così. Come Chiara ebbe a dire ad un Convegno del Rinnovamento carismatico nel 2003: “si è tenuto in disparte con somma cura; è in certo modo sparito, si è annullato, dandoci una lezione che non dimenticheremo mai: Egli, che lo personifica, ci ha insegnato cos’è l’amore: vivere, mettere in rilievo gli altri” . Ciò nonostante, fin dai primi tempi, nei vari punti della spiritualità dell’unità, che si sono andati via via delineando, si ritrova l’impronta viva della silenziosa ma attiva presenza dello Spirito. Basta pensare all’esperienza fatta durante la Seconda Guerra Mondiale in una “cantina buia” dove, rifugiandosi dalle bombe, Chiara apre il Vangelo e ha l’impressione che ogni pagina si illumini di luce nuova: è lo Spirito Santo che le fa sentire la parola di Gesù pronunciata duemila anni prima come una Parola viva, sempre attuabile, adatta ad ogni tempo e ad ogni situazione. L’amore per la Parola di Dio – che cerchiamo di vivere ancora oggi mese per mese per rievangelizzarci sempre – è uno dei punti cardine della nostra spiritualità. Durante l’estate del 1949, caratterizzata da una particolare esperienza mistica fatta da Chiara, troviamo lo Spirito Santo come suo tacito compagno di viaggio, Colui che ogni giorno le dà di vivere “Realtà infinitamente belle” . È in quella circostanza che lei comprende come lo Spirito Santo, la Terza Persona della Trinità, sia “tutto il respiro di Gesù, tutto il Calore, la Vita di Lui”, “l’aria del Cielo”, l’aria “di cui tutto il Cielo è pregno” . È ancora in quel periodo che lo Spirito Santo le svela una comprensione tutta nuova di Maria , comprensione che sarà poi determinante per lo sviluppo del Carisma e per la stessa costituzione dell’Opera, a Lei più tardi intitolata. Nel cammino spirituale intrapreso, Chiara ha sempre esortato ad essere “assidui allievi di questo grande Maestro”; ad essere attenti ai suoi tocchi misteriosi e delicatissimi; a non lasciar cadere nessuna di quelle che possono essere sue ispirazioni . È divenuta, dunque, prassi comune della nostra vita “ascoltare quella voce”, cioè la voce dello Spirito che abita in noi, una “voce” che parla forte, che ispira, che guida, se ci poniamo in un atteggiamento d’amore nei riguardi di Dio e dei fratelli; una “voce” che aiuta a portare nel mondo la rivoluzione d’amore evangelico. Tra i numerosi effetti suscitati dallo Spirito Santo, uno che continuamente sperimentiamo nelle nostre comunità, nelle nostre cittadelle, nei nostri piccoli o meno piccoli incontri, è quella “atmosfera” che si crea come frutto di una unità profonda generata dalla presenza di Gesù Risorto tra noi (cf. Mt 18,20). Ma Gesù può essere in mezzo a noi solo se il nostro amore reciproco si misura col suo (“come io ho amato voi”). Per questo occorre guardare a Lui crocefisso – che, per amore, sperimenta persino l’abbandono – e riconoscerlo ed amarlo in tutti i dolori che incontriamo, facendoci nulla come lui. “Gesù Abbandonato è il nulla, è il punto ed attraverso il punto (= l’Amore ridotto all’estremo, l’aver tutto donato) passa solo la Semplicità che è Dio: l’Amore. Solo l’Amore penetra…” . Così possiamo lasciar vivere in noi il Risorto, e il Risorto porta con sé il suo Spirito. Sperimentiamo che, quando c’è Gesù in mezzo a noi, la voce dello Spirito Santo viene fortemente ampliata, come tramite un “altoparlante” . Invochiamo ancora la presenza dello Spirito Santo in modo speciale con la nostra tipica preghiera, che è il consenserint, alla luce delle parole di Gesù: “In verità vi dico, se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà” (cf. Mt 18,19). Attraverso questa preghiera ci rivolgiamo al Padre affidandogli ogni necessità e quante grazie, varie ed impensabili, abbiamo ottenuto così! Sperimentiamo anche che lo Spirito Santo entra nella vita e nella storia di ciascuno e rinnova dal di dentro non solo un particolare ma ogni realtà umana, per condurre tutta l’umanità al compimento del progetto di Dio sull’uomo e sul cosmo. E che, ponendo alla base dei rapporti tra gli uomini l’amore reciproco come riflesso dell’amore trinitario, si può trasformare davvero il mondo in ogni campo: politico, economico, culturale, artistico, educativo, ecc. . “Ho sentito – ci confida Chiara – d’essere stata creata in dono a chi mi sta vicino e chi mi sta vicino creato da Dio in dono a me, come il Padre nella Trinità è tutto per il Figlio ed il Figlio è tutto per il Padre. E per questo il rapporto tra noi è lo Spirito Santo, lo stesso rapporto che c’è fra le Persone della Trinità” . Siamo convinti che tutti, grandi e piccoli, possiamo essere “portatori” di Spirito Santo: per far risplendere il divino non solo dentro la Chiesa, ma anche fuori, nel mondo che ci è affidato. Siamo chiamati a segnare, dove passiamo, “ricami di luce” e a dare anche così il nostro contributo all’umanità che ci circonda per ritrovare insieme il vero senso del nostro andare. Vorrei concludere con un sogno di Chiara, da lei completamente affidato allo Spirito Santo. Un sogno che è anche mio e penso anche vostro: “Sogno che lo Spirito Santo continui ad inondare le Chiese e potenzi i ‘semi del Verbo’ al di là di esse, così che il mondo sia invaso dalle continue novità di luce, di vita, di opere che solo Lui sa suscitare. Affinché uomini e donne sempre più numerosi si avviino verso strade rette, convergano al loro Creatore, dispongano anima e corpo al suo servizio” . (altro…)

“Minori: aiutare la crescita, favorire il benessere”

“Minori: aiutare la crescita, favorire il benessere”

Un progetto di formazione continua con corsi per educatori e genitori promossi dai Focolari I primi corsi partono in Italia nel 2014, ma già dall’anno seguente sono replicati in tutto il mondo. Sono i percorsi di formazione per la tutela dei minori promossi dal Movimento dei Focolari e destinati a educatori e animatori, ma anche ai genitori e alla comunità più allargata. L’obiettivo è quello di “fare rete” per potenziare la capacità di prevenzione. “Più siamo formati e sensibili, più siamo in grado di prevenire situazioni di violenza” dice Viviana Colonnetti, psicologa e psicoterapeuta, per i Focolari membro della Commissione per il Benessere e la Tutela dei minori e una delle coordinatrici dei corsi. L’abbiamo intervistata. TAPA CUSTODIAR FINAL WEBQuale visione del bambino ispira le attività di formazione del Movimento? “È la visione che ci ha trasmesso Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari: il bambino al centro delle nostre attività è un altro Gesù da accogliere, una persona da aiutare nella sua crescita e nel suo benessere. È la visione del Vangelo che porta a riconoscere la dignità di ogni persona e a promuovere la formazione integrale dell’uomo”. Quali competenze sono richieste agli adulti a cui vengono affidati i minori? “È necessario che siano persone con un equilibrio affettivo e emozionale, capaci di ascolto ed empatia, in grado di gestire gruppi di bambini ed eventuali conflitti, che sappiano lavorare in équipe, che amino giocare e stare con i ragazzi”. Vengono offerte anche nozioni di tipo giuridico riguardanti il rapporto con i minori? “Ci sono normative interne inserite già nelle Linee Guida e sono valide per tutto il Movimento dei Focolari e altri aspetti legali invece si devono adattare al singolo Paese. Queste normative sono tradotte in buone prassi, cioè in comportamenti positivi ed efficaci da seguire, e indichiamo anche alcuni comportamenti da evitare, perché possono diventare situazioni rischiose”. UnknownIl corso affronta anche il tema del rapporto con i genitori dei minori. Che tipo di relazione si vuole instaurare? “Con i genitori si vuole fare un patto educativo, come dice Papa Francesco, lavorare insieme per il bene del bambino, come un corpo unico. Per questo all’inizio delle attività proponiamo ai genitori un incontro nel quale strutturare insieme il programma dell’anno, affinché i bambini possano ricevere dagli assistenti/animatori gli stessi messaggi dati in famiglia. Inoltre, proponiamo ai genitori di partecipare ad alcune delle attività. Cerchiamo di sostenere i bambini e gli adolescenti nelle loro difficoltà, per questo è importante dialogare e lavorare insieme ai genitori”. Il corso-base in sé esaurisce la formazione? “Per le persone che nel Movimento sono incaricate di occuparsi dei ragazzi questi momenti educativi fanno parte di una formazione continua più ampia, che si alimenta costantemente con argomenti inerenti al tema dei minori. Inoltre, abbiamo cominciato a lavorare anche con i genitori e con la comunità, perché abbiamo capito che è il tessuto che può garantire la prevenzione delle violenze sui minori, perché, al di là delle attività, è la comunità che sostiene i suoi membri. E abbiamo ottenuto risultati molto positivi. Tra gli interlocutori del Movimento ci sono anche le istituzioni, le associazioni e le parrocchie, Per loro è stato pensato uno strumento specifico? “Il libro ‘Custodire l’infanzia’ nasce dall’esperienza dei corsi aperti alla società, ad associazioni, parrocchie, centri sportivi e organizzazioni interessate al tipo di formazione che proponiamo con la nostra visione antropologica. È stato pubblicato l’anno scorso in Argentina dall’editrice Ciudad Nueva, che ci ha proposto di raccogliere tutto il materiale dei corsi in un volume per poter arrivare anche a quelle istituzioni che non sono in contatto diretto con il Movimento. Ad ogni presentazione segue un workshop che ci consente di parlare con professionisti, educatori e altre persone che non potremmo raggiungere in altro modo. Il libro è uscito da poco in Brasile e in autunno sarà pubblicato in Italia.

Claudia Di Lorenzi

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Solo il soffio dello Spirito può dare vita al fratello

Vivere trasferiti in Altro: nel prossimo, per esempio, che – momento per momento – ci è vicino: vivere la sua vita in tutta la sua pienezza. Come nella Trinità – e quello solo è l’Amore – il Padre vive nel Figlio e viceversa. E l’Amore vicendevole è Spirito Santo. Quando si vive trasferiti nel fratello (bisogna perderla la vita per ritrovarla) non appena occorre ritornare in sé per rispondere al fratello, si ritrova in sé un Terzo: lo Spirito Santo che ha preso il posto del vuoto nostro. Ora si può entrare nell’altro in vari modi: spingendovisi come uno grande volesse entrare per una porta piccola…e fa così colui che non ascolta fino in fondo il fratello (che non muore tutto nel fratello che è il Paradiso dell’io, il Regno dell’io) e vuol dare risposte raccolte via via nella propria testa che possono essere ispirate ma non sono quel soffio di Spirito Santo che darà la vita al fratello. Vi è chi (amante appassionato di Gesù abbandonato) più volentieri muore che vive ed ascolta il fratello fino in fondo non preoccupandosi della risposta, che gli sarà data alla fine dallo Spirito Santo il quale sintetizza in brevi parole od in una tutta la medicina per quell’anima. (da uno scritto – 8 settembre 1949)

Chiara Lubich

(Chiara Lubich, Lo Spirito Santo, Città Nuova, 2018, p. 43)   (altro…)

Leadership, non è uno scherzo

Leadership, non è uno scherzo

Imparare a fungere da “locomotive” di gruppi e progetti è un processo fondamentale nel momento in cui il senso dell’autorità vacilla, i social dettano la loro legge e la politica sembra ovunque in crisi. I progetti del Movimento politico per l’unità, di NetOne, di Umanità Nuova, di Sophia, dell’Amu, di Famiglie Nuove, dei Ragazzi per l’unità e di altri ancora. È una delle parole chiave dell’inizio del Terzo Millennio: “leadership”. Talvolta il termine è abusato, e non si sa più che cosa significhi nei fatti, per diversi motivi, determinati dai fenomeni della globalizzazione e della rivoluzione digitale, con la parallela crisi di modelli di governance tradizionali, sia nel micro (parrocchie, associazioni, quartieri…) che nel macro (imprese, governi, amministrazioni…). E ciò accade un po’ ovunque. Numerosi organismi ed agenzie culturali dei Focolari perciò se ne interessano, prendendo ovviamente il problema da diversi punti di vista, e avviando processi il più delle volte sinergici. Basti l’esempio del congresso organizzato da Umanità Nuova, dal Movimento politico per l’unità e da altre agenzie culturali del Movimento nello scorso gennaio a Castelgandolfo, “Co-governance” ne era il titolo, e che ora continua in diverse maniere in vari angoli del mondo. Più che un modello, è stato proposto uno stile di governance, che riprende l’assunto fondamentale del carisma dell’unità, cioè quel prefisso “co” che dice volontà di non cedere a individualismi e solipsismi, di concedere parte della propria “sovranità”, del proprio “potere” all’istanza comune, al tendere verso il bene comune. Da tempo anche all’Istituto universitario Sophia si sta lavorando su questi aspetti nell’ambito della politica e dell’economia, così come nelle scienze umane e sociali. In particolare ci si interessa al tema della leadership, sotto i più diversi angoli colti dal punto di vista della “cultura dell’unità”. Ciò è la logica conseguenza, se vogliamo, di uno degli slogan lanciati dal nascente movimento gen, nel 1967-1968, in particolare da alcuni francesi (tra cui Goffinet e Garoche), i quali pubblicarono una brochure dal titolo significativo: “Cambiare se stessi per cambiare il mondo, cambiare il mondo per cambiare se stessi”. C’era già l’esigenza di una leadership illuminata dal Vangelo, ricca dei contributi delle scienze umane e sociali, attenta alle ispirazioni del carisma dell’unità. salaAlcuni studenti e docenti di Sophia, Umanità Nuova (New Humanity) e il Movimento politico per l’unità, con la collaborazione di altre agenzie culturali del Movimento, hanno poi messo su un progetto triennale dedicato in particolare all’Africa. Il primo atto ha avuto luogo in Kenya nel gennaio 2019, con più di 100 giovani di 7 Paesi della regione (Kenya, Uganda, Tanzania, Sud Sudan, Ruanda, Burundi e Repubblica democratica del Congo) per una leadership “all’africana”, col contributo dell’Unesco, attraverso la Kenya National Commission e l’apporto di Caritas e Missio. “Together4Africa” propone una leadership “all’africana”, dunque, svincolata da modelli troppo occidentali, nella valorizzazione di quello che le culture locali 2 e 2hanno generato nei secoli a proposito della gestione del potere e dell’autorità. Tra le altre iniziative, va annotata poi quella promossa da NetOne e Humanité Nouvelle Liban, ancora con Sophia e il Movimento politico per l’unità, per il Medio Oriente. Nella regione, in effetti, s’avverte il bisogno di proporre una seria formazione alla “Leadership comunitaria nello spirito del Vangelo” (questo il titolo del progetto), che possa cioè portare uomini e donne, soprattutto giovani, a mettere assieme un gruppo, ad animarlo, a risolverne i problemi e a contribuire al bene comune della propria città, della propria Chiesa e del proprio Paese in relazione con le altre comunità presenti sul posto, sia civili che religiose. Bisogna ricostruire le case, ma soprattutto i cuori e le menti. Il progetto rappresentato da un’ancora (al Marsat) offre degli strumenti di formazione utili per ridare fiato in questo modo a tanti giovani e a tante comunità ecclesiali in Siria, Kurdistan iracheno, Giordania e Libano. Naturalmente vengono presi in considerazione i diversi aspetti della leadership, da quelli psicologici a quelli sociali, da quelli ecclesiali a quelli ecumenici, dall’organizzazione all’economia, dall’annuncio alla carità, e via dicendo. La tappa libanese è già conclusa, quella siriana, ad Aleppo, è in corso, mentre quella giordana si svolgerà tra settembre e dicembre 2019. Seguiranno le altre.

Michele Zanzucchi

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Insieme per l’Europa: in cammino per l’unità dei popoli

Molti gli appuntamenti realizzati ed in programma in varie località del continente con testimonianze e progetti concreti Il 9 maggio 1950 Robert Schuman, uno dei padri fondatori dell’Europa e primo Presidente dell’Assemblea parlamentare europea, presentava il piano di cooperazione economica con l’obiettivo di formare una futura unione federale. Cinque anni prima, sempre il 9 maggio del 1945, l’Europa vedeva finalmente la fine della sanguinosa  guerra che l’aveva travolta e distrutta. In tutta Europa è stata ricordata questa data e vari appuntamenti hanno costellato molte città con tante comunità che si sono interrogate su quale futuro, oggi, vogliono scommettere i cittadini del vecchio Continente. Da Bruxelles, la capitale dell’Unione europea, a Praga, da Paesi come la Slovenia, Svizzera, Francia, Germania all’Austria, Italia e tanti altri, migliaia di cittadini di più di 300 confessioni religiose hanno partecipato a convegni, seminari, momenti di preghiera, promossi da “Insieme per l’Europa” (IPE), un organismo internazionale formato da Comunità e Movimenti che agiscono insieme per scopi condivisi, portando ciascuno il contributo del proprio carisma. Alcuni appuntamenti importanti si sono tenuti anche a Roma, Palermo e Castel Gandolfo. Il gruppo di Movimenti e Comunità di Roma ha accolto in pieno l’invito a seguire un cammino di preghiera per l’Europa per la durata di sei settimane, dal 25 marzo al 9 maggio 2019, coinvolgendo le comunità di cinque importanti Basiliche legate ai SS. Patroni d’Europa, cammino che si è concluso con una partecipata veglia ecumenica presso la Basilica romana dei XII Apostoli. I giorni 8 e 11 maggio due appuntamenti hanno voluto inoltre approfondire la prospettiva economica e culturale. All’interno dello ‘Spazio Europa’, sede della rappresentanza in Italia della Commissione europea, si è parlato di migrazioni, finanza e risparmio, lavoro, sovranismi ed euroscetticismo con il prof. Leonardo Becchetti. L’economista, pur non  risparmiando critiche alle tentazioni sovraniste che stanno spingendo molti Paesi europei a un isolamento non certamente fruttuoso, ha offerto alcune nuove prospettive che stanno vedendo la “Scuola di economia civile” protagonista di una nuova ventata di proposte in alternativa all’attuale modello economico. A Castel Gandolfo l’11 maggio si è tenuta una serata culturale che ha visto la presenza, oltre dei rappresentanti delle Comunità di IPE, dei relatori prof. Alberto Lo Presti su “Il disegno dell’Europa secondo i Vescovi di Roma”, prof. Dimitrios Keramidas su “L’Europa e il Patriarcato di Costantinopoli” e  Pál Tóth su “Est e Ovest in Europa”. A Palermo, il 9 maggio, 1600 persone hanno partecipato al convegno “La società Europea riscopre i suoi valori cristiani” promosso dalle varie comunità cristiane di I.P.E., un appuntamento giunto alla sesta edizione. Sono stati presentati alcuni progetti concreti e numerose testimonianze di persone e gruppi che hanno dato vita a iniziative nella città a servizio degli “ultimi”, aprendo le porte a migranti, disoccupati, visitando carcerati, scegliendo la via della legalità, operando nel campo della prevenzione sui rischi delle dipendenze, specie quella del gioco d’azzardo, agendo per una cittadinanza attiva nei quartieri più a rischio o sensibilizzando alla responsabilità in ecologia. Il prossimo appuntamento si terrà ìn Germania a Ottmaring e Ausburg dal 7 al 9 Novembre per i 20 anni dalla fondazione di Insieme per l’Europa.

Patrizia Mazzola

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Aiutare tutti ad esprimersi liberamente

In vista della prossima Assemblea Generale dei Focolari nel 2020, si è costituita una commissione preparatoria. Le indicazioni della Presidente Maria Voce e del Copresidente Jesús Morán: garantire massima libertà di espressione per tutti! Le indicazioni della Presidente Maria Voce alla Commissione che prepara la prossima Assemblea Generale dei Focolari sono state brevi e chiare: “Mi aspetto che questa commissione aiuti tutti nel Movimento ad esprimersi liberamente in vista della prossima Assemblea Generale e che sia capace di sintetizzare il materiale che arriva, in modo tale che nessuno si senta escluso. E senza seguire alcun interesse precostituito”. Il fine settimana dal 24 al 26 maggio si è incontrata a Castel Gandolfo, per la prima volta, questa commissione, cui spetta di preparare la prossima Assemblea Generale del Movimento dei Focolari, prevista per settembre 2020, sia riguardo alla parte organizzativa che ai contenuti che essa dovrà trattare. È composta da 18 persone che rappresentano il Movimento dei Focolari nella sua diffusione geografica e nella diversità delle sue diramazioni ed espressioni. I membri provengono dai cinque continenti e fanno parte del Movimento in diverse forme e vocazioni. “L’ Assemblea del 2020 sarà di particolare importanza”, ha sottolineato il Copresidente Jesús Morán in un incontro tra la commissione e il Consiglio Generale del Movimento, domenica 26 maggio. Dopo due mandati di sei anni ognuno, l’attuale Presidente Maria Voce non potrà più essere rieletta. Un cambiamento questo che – secondo Jesús Morán – comporterà un ulteriore passaggio importante per tutto il Movimento. “Sicuramente verranno fuori alcuni temi cruciali da approfondire” –  ha affermato – . “Vorremmo essere sicuri che ciò possa avvenire nella più piena libertà”. Proprio per garantire questa libertà, Maria Voce non ha voluto dare alcuna indicazione riguardo ai contenuti che l’Assemblea del 2020 dovrà trattare. Alla domanda se in base alla sua sensibilità per l’insieme del Movimento avrebbe già qualche tema da suggerire, ha risposto: “Non ce l’ho e non lo voglio avere, perché non voglio condizionare le esigenze del Movimento nel momento attuale”. Sono diversi i campi nei quali la commissione preparatoria dovrà lavorare nei prossimi mesi: iniziare un processo per raccogliere in tutto il mondo i temi più importanti che il Movimento dovrà affrontare nei prossimi anni e su cui l’Assemblea dovrebbe esprimersi. Individuare persone adatte e disposte a candidarsi per i ruoli di Presidente, Copresidente e Consiglieri. Preparare e proporre un programma equilibrato, che permetta all’Assemblea di lavorare con serietà e responsabilità. Riuscire ad esprimere il più possibile tutte le realtà dei Focolari, nelle più diverse espressioni culturali.

Joachim Schwind

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“Christus Vivit”: cosa ne pensano i giovani dei Focolari

“Christus Vivit”: cosa ne pensano i giovani dei Focolari

Abbiamo chiesto ad alcuni giovani dei Focolari di diversi Paesi di dirci una parola sull’ultima esortazione apostolica di Papa Francesco. Iniziamo con Noemi Sanches che ha partecipato all’incontro preparatorio del Sinodo. Noemi SánchesNoemi ha 29 anni, è paraguaiana di origini brasiliane e sta concludendo un dottorato di ricerca in Filosofia all’Università di Perugia (Italia).  Nel marzo dello scorso anno ha partecipato alla riunione pre-sinodale in cui il Papa ha chiamato a raccolta diversi giovani di tutto il mondo per ascoltarli in primise costruire con loro e per loro il successivo Sinodo sui giovani. L’esortazione apostolica “Christus Vivit” è uno dei risultati di questo percorso intergenerazionale. Tanti giovani ormai l’hanno letta e condivisa nei propri gruppi.

  • In varie parti del documento il Papa insiste sull’ascolto dei giovani da parte della Chiesa. C’è stato questo ascolto?

Penso che tutto il percorso costruito per il Sinodo dell’ottobre 2018 sia un chiaro esempio del desiderio concreto della Chiesa di ascoltarci e accoglierci pienamente. Al pre-sinodo eravamo 300 da molti Paesi; eravamo liberi di dire tutto, come il Papa ci aveva chiesto; gli adulti ci ascoltavano e incoraggiavano il dialogo. L’idea ora è che questa esperienza di reciprocità tra le generazioni si realizzi nei diversi ambienti, le parrocchie e le comunità cristiane.

  • Più volte nel documento il Papa fa riferimento all’inquietudine, caratteristica dell’età giovanile. Credi che in mezzo alle molte voci, alla cacofonia digitale, sia possibile ascoltare la voce di Dio?

Il Papa usa l’espressione “volare con i piedi” perché effettivamente noi giovani non stiamo mai fermi, siamo sempre alla ricerca dicq5dam.thumbnail.cropped.750.422 2 qualcosa. Però ci imbattiamo anche nei nostri limiti, come la mancanza di esperienza e, di conseguenza, la paura di sbagliare nelle scelte decisive. Non basta la “velocità”, ci vuole un senso, ed è qui che la vicinanza e la spinta degli adulti è cruciale, soprattutto nel mondo di oggi, pieno di “false sirene”. Avendone fatto esperienza, credo che la voce di Dio si faccia sentire sempre grazie agli “amplificatori” dell’amore.

  • Perché sono così pochi oggi i giovani che vogliono intraprendere un serio cammino di fede? Cosa manca e cosa cercano?

Sono molte le ragioni: a volte c’è una certa apatia perché mancano gli stimoli giusti; oppure tanti di noi non hanno la possibilità di crescere nella fede o ricevono una catechesi “teorica”, “moralista” o “meccanica”, poco collegata alla vita; altre volte manca una conoscenza profonda della fede, e quindi diventiamo vittime di quella società sradicata e sradicante che il Papa denuncia continuamente. Allo stesso tempo, in tutti noi, c’è il desiderio di impegnarci per cause sociali, una certa sensibilità per le cose belle, il desiderio di costruire rapporti veri e durevoli, di vivere per qualcosa di autentico che dia senso alla nostra vita, il bisogno di modelli di vita autentici. In definitiva il giovane di oggi cerca Dio, anche se non ne è pienamente cosciente.

  • Qual è secondo te il vero contributo che il sinodo sui giovani e questa esortazione apostolica portano nella vita dei giovani e della Chiesa?

Questo Sinodo ha segnato, senza dubbio, un novumnella Storia della Chiesa a livello di metodologia e approccio della realtà. Mi pare sia emersa l’essenzialità e la ricchezza del dialogo intergenerazionale in modo attivo e continuo in tutte le istanze della Chiesa. L’esortazione, in particolare, è un vero tesoro per tutti i giovani, non solo quelli cattolici. Quando l’ho letta non ho sentito per niente che si trattasse di un documento del Magistero, ma la lunga lettera di un nonno, un amico più grande che, perché mi ama, riesce a parlare al cuore, a dire  ciò di cui ho bisogno in questo momento della vita per non cadere, per alzarmi, per provarci ancora e continuare a credere nella bellezza, nel bene, nell’amore, nell’umanità più vera che è anche divina, nella possibilità di raggiungere la piena felicità nonostante i dolori e i problemi che fanno parte della vita e a saper affrontarli con coraggio e impegno, perché lo facciamo insieme.

a cura di Stefania Tanesini

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Vangelo vissuto: ritrovare la gioia

Gesù Risorto ci invita ad “uscire” da noi stessi, dalle nostre sicurezze fragili e dai nostri confini L’esame superato Il clamore di una lite tra due studenti si sentiva fino al corridoio dove, in attesa di essere esaminato, passeggiavo avanti e indietro nervosamente. Mi passò per la testa l’idea di andare a calmarli, ma mi frenava la preoccupazione di essere chiamato nel frattempo e di risultare assente. Meglio lasciare ad altri quel compito…. Però le grida si alzavano di tono, non potevo restare indifferente al prossimo, che per me era così importante. Un attimo dopo corsi giù a dividere e calmare i due. Tornato al piano di sopra, dopo un po’ ho sentito chiamare il mio nome. In aula ho risposto a tutte le domande e sono stato promosso. Un esame superato. Ma anche nell’altro non avevo fallito. (Antonio – Italia) In convento Dopo alcuni anni di entusiasmo da quando ero entrata in convento, lentamente si stava facendo strada in me la sensazione di vivere una vita senza affetto, quasi senza umanità. Un giorno ricoverata in ospedale, ero completamente sola, mentre vedevo le altre malate circondate da affetto e tenerezza. Più tardi, con l’angoscia di aver sbagliato la mia vita, mi sono raccolta in preghiera e ho capito che Dio mi affidava la missione di essere io, per le altre, la fonte di quell’affetto che cercavo per me. Quando sono tornata ero “guarita”, avevo la forza di ricominciare. E le cose non erano più come prima! (G.d.G. – Slovenia)  Tecnologia Mio marito è interessato a tutte le novità dell’informatica, io invece di fronte a certi strumenti mi sento una frana e sono lenta nell’adeguarmi alle novità. Con il tempo è nato in me un senso di inferiorità che lui accentuava, facendomi notare quello che non capivo o anche mettendomi in ridicolo davanti ai figli. Finii per buttare via il mio cellulare e mi chiusi in un grande mutismo. Fu il figlio maggiore a far capire al padre che qualcosa non andava e, come esempio, gli ricordò che ero stata dal medico e lui non mi aveva neanche chiesto com’era andata la visita, aggiungendo: “Se la tua tecnica ti rende così distratto perché hai voluto una famiglia?”. Quando poco dopo mio marito venne a chiedermi perdono, gli dissi che dovevamo essere grati per i figli che abbiamo. (E.d.F. – Slovacchia) Divorzio Quando nostra figlia ci ha confidato di essere prossima al divorzio, ci siamo riproposti di condividere il suo dolore, i suoi dubbi, i suoi problemi, senza giudicare. Spesso la sentivamo al telefono per farle sentire che non era sola. Quando con i suoi bambini è venuta a casa nostra alcuni giorni l’abbiamo accolta con particolare affetto. Tornata a casa dopo quei giorni, ci ha telefonato per dirci che non voleva più andare avanti con le pratiche del divorzio che voleva fare tutta la sua parte per ricostruire il suo matrimonio. (J.S. – Usa)

 a cura di Chiara Favotti

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Little Rock, Arkansas (USA): Vincere la violenza

E se per una volta anziché essere parte del problema i media si facessero promotori della soluzione? Storia di Austin Kellerman, direttore News alla stazione televisiva locale NBC, e della sua redazione per il riscatto dalla violenza della comunità cittadina. https://vimeo.com/332638755 (altro…)

Verso le elezioni europee

Verso le elezioni europee

Intervista al prof. Pál Tóth:Applicare all’Europa il principio della fraternità come categoria politica significa costruire istituzioni che mirino alla collaborazione fra tutte le diversità, per realizzare il bene comune”. Si avvicinano le elezioni europee per il rinnovo dei rappresentanti dei 27 Stati membri dell’Ue nell’Europarlamento: 400 milioni i cittadini chiamati a votare a fine maggio. In gioco ci sono due idee di Europa: una europeista, l’altra euroscettica. Una polarizzazione che segue – a grandi linee – i confini geografici del vecchio continente, e vede contrapposti l’Est e l’Ovest. Ne parliamo con Pál Tóth, per il Movimento dei Focolari, consigliere culturale del Comitato d’Orientamento di Insieme per l’Europa, una rete di oltre 300 Comunità e Movimenti cristiani che vuole essere un bozzetto di Europa unita, espressione di una “cultura della reciprocità”: Pal Toth“Bisogna tenere presente che con l’allargamento dell’Unione si è arrivati abbastanza presto, nei nuovi Stati membri, all’applicazione dell’economia del mercato e del sistema giuridico democratico; ma una sincronizzazione fra le diverse realtà culturali avviene in una maniera molto più lenta. Parlo di “sincronizzazione” e non di semplice recupero o adattamento alle conquiste sociali e politiche dell’Ovest, perché sono convinto che l’Est sia portatore di valori che sono frutto di una sofferenza secolare e quindi di un valore fondamentale. Pensiamo all’amore alla verità del popolo ceco da Jan Hus fino a Vaclav Havel, alle piccole comunità nate nella Chiesa del silenzio che danno testimonianza sul Vangelo vissuto, alla Chiesa popolare della Polonia che riempie le chiese nel tempo della secolarizzazione, alle icone dell’Ortodossia che nell’era dell’immagine e della crisi della parola possono aprire nuovi accessi al mistero cristiano. A mio avviso l’Est non è ancora in grado di esprimere questi valori, e reagisce in maniera impulsiva a fenomeni che ritiene siano di decadenza e declino morale. Qui non si va avanti soltanto con le critiche; serve un cammino di crescita comune, un ‘processo sinodale’ –direi con papa Francesco –con accoglienza, comprensione, parole chiare ma non offensive, decostruzione di pregiudizi, discernimento comunitario”. La vicenda Brexit pone agli Stati dell’UE un interrogativo: le sfide del presente e del futuro si affrontano meglio stando da soli o in una formazione coesa? La trasformazione radicale del mondo in cui viviamo ci pone davanti sfide che non si possono gestire a livello nazionale. Il sociologo tedesco Ulrich Beck parla addirittura di una metamorfosi del mondo, che richiede un ragionamento nettamente diverso da quello precedente. Il cambiamento climatico, le migrazioni, la delinquenza organizzata, i “mali comuni” del capitalismo globale non possono essere affrontati efficacemente a livello nazionale, ma piuttosto con forze politiche integrate. Chiara Lubich e Igino Giordani, fondatrice e cofondatore dei Focolari, hanno avuto chiaro che un’Europa unita doveva farsi promotrice della pace mondiale. Alla luce del carisma dell’unità, cosa vuol dire adottare la fraternità come categoria politica? La democrazia nasce, nella modernità, come un sistema competitivo: distribuzione dei poteri, lotta fra i partiti, freni e contrappesi, la società civile come controllo del potere pubblico. Applicare il principio della fraternità come categoria politica significa costruire istituzioni che mirino alla collaborazione fra tutte le diversità, per realizzare il bene comune. I principi della libertà e dell’uguaglianza sono stati tradotti, negli ultimi due secoli, in categorie giuridiche e politiche. Ora si tratta di lavorare sulla categoria della fraternità, che riassume i valori della reciprocità e della mutua responsabilità. Nello scenario politico, accanto ai partiti come agenti di competizione, potrebbero venire in rilievo le istituzioni della società civile come realizzatori di compiti pubblici. I modelli non mancano e movimenti di rinnovamento spirituale e culturale, come quello dei Focolari, potrebbero avere un ruolo determinante in questo processo. Oggi l’impegno dei Focolari per un’Europa unita si esprime anche nel progetto Insieme per l’Europa. Ilona Tóth, membro del Comitato d’Orientamento di IpE,spiega come nasce l’iniziativa: Alla soglia del Terzo Millennio, fondatori e responsabili di Comunità e Movimenti cristiani (Chiara Lubich, Andrea Riccardi, Helmut Nicklas, Salvatore Martinez e altri) hanno deciso di mettere insieme i propri carismi sulla base dell’amore scambievole al servizio del Continente. Questo per far sì che accanto all’Europa geografica ed economica prenda vigore anche l’Europa dello spirito, fondata sui valori del cristianesimo. Quali risultati ha prodotto finora? Dalla rete di Insieme per l’Europa sta venendo fuori un lievito per un popolo europeo con una sua cultura basata sulla fraternità evangelica. Questi piccoli laboratori, sparsi in Europa, realizzano l’unità nella diversità. Nel proprio ambiente stanno avviando insieme iniziative per la pace, la famiglia, la cura dell’ambiente, per un’economia equa, per la solidarietà ecc., per rispondere così alle sfide di un continente in crisi.

Claudia Di Lorenzi

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L’Europa e la sua vocazione: intervista a Maria Voce

L’Europa e la sua vocazione: intervista a Maria Voce

Non è trascorso neanche un secolo dal termine dell’ultimo conflitto mondiale e sembra che l’Europa oggi abbia perso in qualche modo la sfida originaria. Teatro di due conflitti mondiali con milioni di morti, molte città e comunità distrutte, il vecchio continente si avviava negli anni ’50 a una rinascita insperata. I padri fondatori dell’odierna Comunità Europea avevano visto al di là degli interessi particolari di ciascun Paese e pensarono in grande: una comunità di popoli che potesse in qualche modo progettare un futuro di pace e una rinascita economica. Intervista Patrizia con EmmausDi Europa si è parlato con Maria Voce, Presidente del Movimento dei Focolari, durante un’intervista, articolata in nove domande, rilasciata in occasione della Mariapoli Europea che si terrà nei prossimi mesi di luglio e agosto a Tonadico, in Trentino. In un dialogo aperto e franco, l’intervista si sviluppa affrontando tematiche riguardanti la politica, i giovani, la testimonianza dei cristiani oggi, l’Europa che vogliamo e che significato può avere la Mariapoli europea. La diversità tra le varie comunità dei popoli è un valore, afferma Maria Voce e non bisogna cedere alla voglia di sovranismi e nazionalismi: in Mariapoli la diversità diventa proprio motivo di arricchimento per tutti, diventando un momento in cui ciascuno può manifestare la propria ricchezza  e la sua cultura. “E se ognuno è proteso a fare questo – continua Maria Voce – nessuno sentirà più il bisogno di rivendicare la propria identità perché la propria identità gli viene riconosciuta, valorizzata e arricchita nell’unità”. Ed è questo quello che la Mariapoli europea può significare e può dare ai partecipanti, realizzare insieme una frase che Chiara Lubich diceva ancora nel 2004: “La più alta dignità per l’umanità sarebbe quella di non sentirsi un insieme di popoli spesso in lotta fra loro, ma per l’amore vicendevole un solo popolo arricchito dalla diversità di ognuno e per questo custode nell’unità delle differenti identità”. Un altro punto affrontato è la presenza dei giovani nella società odierna e la loro scarsa partecipazione alla vita politica. Maria Voce non ha dubbi in proposito e dà valore alla testimonianza di molti giovani che in questo momento hanno un’influenza, per esempio, nel campo dell’ecologia: le nuove generazioni si impegnano “per progetti che guardano al bene dell’umanità non all’immediatezza del giorno che passa, e per progetti che chiedono una concretezza di vita e che mostrano una autenticità di vita”, afferma la Presidente dei Focolari. Anche il compito dei cristiani è abbastanza arduo ma essi possono trasmettere il valore della solidarietà, della fratellanza, dell’amore all’ultimo, al minimo, al più povero vivendo in prima persona una vita coerente alla luce del Vangelo. Fra le domande non potevano mancare anche quelle riguardo il suo incontro con il carisma dell’unità avvenuto a Roma durante gli anni universitari e, di conseguenza, la sua prima esperienza di Mariapoli, che, abbiamo scoperto, è avvenuta proprio nel ’59 nelle valli delle Dolomiti, dove ha conosciuto Chiara Lubich. Maria Voce è testimone di quella folla di persone che irrompeva ogni anno in quei posti incantevoli, persone le più varie, richiamate dallo sperimentare in prima persona l’amore scambievole, la fraternità e realizzare così la preghiera di Gesù, “Che tutti siano uno”. L’ultima domanda non può non strapparle un desiderio e una speranza: “Le mie speranze per l’Europa sono che essa possa scoprire la sua bellezza e la sua vocazione: popoli uniti che si riconoscono gli uni negli altri e che riconoscono gli uni negli altri dei principi comuni, dei valori comuni. La storia di un popolo è anche la mia storia, la storia di ogni popolo dell’Europa è anche la mia storia, fa parte della mia storia, vive nella mia storia”.

Patrizia Mazzola

  Vedi l’intervista pubblicata sul sito della Mariapoli Europea (altro…)

Vangelo vissuto: un augurio di pace che trasforma la propria vita

Gesù Risorto ci propone di fare insieme a Lui un’esperienza di vita nuova e di pace, perché possiamo poi condividerla con gli altri. Per gli altri Fin da giovani, spinti dalle nostre convinzioni cristiane, mio marito ed io ci eravamo riproposti di adoperarci per gli altri. Proveniamo da famiglie povere: i miei lavoravano in miniera, mentre i genitori di Ramon erano contadini, e conosciamo bene i disagi e i bisogni dovuti alla mancanza di risorse. Il nostro desiderio si è concretizzato quando ci è stato proposto di gestire un fondo per bambini inseriti i un progetto di adozione a distanza. Grazie ai contributi ricevuti ora possiamo seguire 23 bambini e abbiamo potuto acquistare un pezzo di terra dove abbiamo realizzato una struttura che ospita una ventina di bambini di famiglie povere, permettendo così ai genitori di andare a lavorare. È in funzione anche un piccolo atelier di cucito per le mamme. Attraverso la generosità di tanti, possiamo far crescere questa attività a beneficio non solo dei bambini ma anche delle loro famiglie. (R. J.  – Bolivia) Quarta gravidanza Alla nona settimana della quarta gravidanza ho contratto la rosolia. I giorni successivi sono stati i più duri della nostra vita coniugale, eravamo davanti ad un problema più grande di noi. I medici ci avvisarono che la possibilità di avere un bambino sano si riduceva al 5 per cento. Il “rifiuto” della gravidanza, ragionando con la mentalità corrente, sembrava la soluzione più giusta. Mio marito mi lasciava libera di scegliere, ma io desideravo che lui mi dicesse di accettare quella nuova creatura. Nel mio cuore di mamma, infatti, l’avevo fatto fin dal primo momento. Credo di non aver mai pregato così intensamente in vita mia. Un giorno mio marito mi dice: “E se questo nostro figlio non avesse niente, o poco?”. Era il segno che aspettavo: ci siamo abbracciati e da quel momento ci siamo sentiti più unti. Dopo sei mesi è nato un bel maschietto. Sano. (J.O. – Svizzera) Furto in casa Di ritorno nella nostra casa, costruita con tanta fatica, avevamo trovato tutto devastato: i ladri si erano portati via finanche il lavabo e il water. Non avendo la possibilità di ricomprare nuove tutte le cose che mancavano, abbiamo cominciato un giro di negozi dell’usato. Finché in uno di questi abbiamo riconosciuto alcuni nostri oggetti. Chi li vendeva diceva di averli comprati da alcuni ragazzi del quartiere, che conoscevamo bene perché erano nostri vicini. Siamo andati a casa loro, con l‘intenzione di recuperare quello che era nostro, ma anche di far capire a quei ragazzi il loro sbaglio. Messi davanti alla realtà, non hanno negato e con loro siamo andati a recuperare la refurtiva. Durante il tragitto, abbiamo parlato a cuore aperto dei valori che danno senso alla nostra vita, mentre loro si sarebbero aspettati una reazione più dura. Forse con questo abbiamo dato il nostro piccolo contributo alla pace. (B.O. – Venezuela)

 a cura di Chiara Favotti

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 Protestare e agire fino a quando il cambiamento sarà inarrestabile

 Protestare e agire fino a quando il cambiamento sarà inarrestabile

Il prossimo 24 maggio in tutto il mondo si terrà una nuova giornata di mobilitazione globale per il clima. Nata dall’idea della sedicenne svedese, questa mobilitazione cade nel quarto anniversario della pubblicazione della Lettera Enciclica di Papa Francesco “Laudato Sí”. Abbiamo chiesto a Lorna Gold, economista, membro dei Focolari, che  lavora  per l’agenzia cattolica irlandese per lo sviluppo “Trocaire” ed è autrice del libro “”Climate Generation: Awakening to our Children’s Future”, di spiegarci perché è necessario un impegno immediato, individuale e collettivo, per il pianeta terra. Sei specialista nell’ambito dello sviluppo internazionale ed hai lavorato per quasi due decenni in contesti accademici e in Organizzazioni Non Governative. Come nasce il tuo impegno per dell’ambiente?  Il mio impegno è iniziato quando ero piccola e, con i ragazzi del Movimento dei Focolari, ho fatto azioni per costruire un mondo più unito. Ricordo, in particolare, quando i giovani dell’Amazzonia (Brasile) mi hanno raccontato come la foresta venisse distrutta. Ero inorridita. Rapidamente ho iniziato a fare una campagna nella mia scuola e nella mia comunità per proteggere quella regione. Poi ho studiato e ho fatto un dottorato di ricerca sullo sviluppo sostenibile, concentrandomi sull’Economia di Comunione come esempio di economia in cui le persone non si concentrano tanto sul consumismo quanto sulla condivisione e la costruzione del bene comune. Nel mio lavoro a “Trócaire”, che si occupa di sostenere le persone che vivono in povertà, ho capito che se non riusciamo a proteggere la terra, stiamo fallendo anche con i poveri – e con tutti noi. Senza proteggere le condizioni di base della vita da cui tutti noi dipendiamo, non c’è via d’uscita dalla povertà. 48270609 2116812115300035 7940943305334849536 nHai aderito all’inziativa “FridaysForFuture” promossa da Greta Thunberg coinvolgendo in Irlanda ragazzi e genitori. Che cosa fate ogni venerdì?  Sono molto preoccupata per il cambiamento climatico e da anni lavoro per influenzare le politiche dei governi. Sono stata toccata da Greta Thunberg. Ci sono stati altri come lei in passato, ma ora, con il potere dei social, c’è la possibilità che le parole di un bambino diventino un “fuoco” che fa muovere tutti. Lei ha invitato tutti a protestare il venerdì, in particolare il 15 dicembre 2018. All’inizio non pensavo che questo invito non fosse diretto a me, poi sono stata a protestare davanti al nostro Parlamento. E vi sono tornata ogni venerdì. Il numero delle persone che si ritrova lì ogni settimana cresce e nascono gruppi simili in tutta l’Irlanda. Il 15 marzo 2019 l’intero Paese è stato mobilitato: 15.000 bambini e adulti sono usciti per le strade di Dublino e in altre 40 località. Come fare sì che l’impegno per il pianeta cambi il nostro stile di vita?   Dobbiamo protestare e agire. Chiunque può iniziare la protesta del venerdì nella propria comunità locale e registrarla sulla mappa globale sul sito Fridaysforfuture.org. Ma si può anche fare un’azione positiva come piantare alberi. Questo genererebbe un doppio impatto: protestare e piantare! Intanto continuano anche le proteste globali, come quella di oggi. Insieme al Global Catholic Climate Movement, di cui fanno parte anche i Focolari, chiediamo a tutti, a persone di ogni credo e di ogni comunità, di unirsi agli studenti in questa giornata. Quanto ha influito nelle tue scelte di lavoro e di vita, l’incontro con il carisma dei Focolari?  Cover libro Lorna GoldLe mie scelte di vita sono state sicuramente influenzate dall’incontro con il Movimento dei Focolari. Ho imparato che: l’amore vince tutto. Per risolvere il problema climatico abbiamo bisogno che tutti lavorino insieme. Abbiamo tecnologie, idee e anche denaro, ma spesso mancano la collaborazione e un’autentica volontà di lavorare per il bene comune. Credo che il Movimento dei Focolari abbia un ruolo importante da svolgere nel generare spazi dove tutti possano essere aiutati a lavorare insieme in spirito di autentica collaborazione. Come hai avuto l’idea di scrivere il tuo libro e con quali obiettivi? In che cosa consiste l’impegno che proponi per la salvaguardia del pianeta?  L’idea è nata dalla profonda preoccupazione che i genitori non vedano cosa sta succedendo al clima e non capiscano come questo influirà sui figli. Ho lavorato su questo tema per due decenni. La situazione è terrificante. Se non cambiamo radicalmente le nostre società, nei prossimi dieci anni, i nostri figli dovranno affrontare un cambiamento climatico con l’aumento di 4 o 5 gradi entro la fine del secolo. Significa che la civiltà, come la conosciamo, non sopravviverebbe. La stragrande maggioranza delle specie verrebbe spazzata via. I nostri figli si troverebbero un fardello impossibile da sopportare. Per me, come madre, questo non è accettabile. C’è un enorme interesse per il mio libro qui in Irlanda ed è stato appena pubblicato negli USA dalla New City Press. Spero che venga pubblicato anche in altri Paesi. In esso suggerisco tre cose: riconnetterci con la terra, la meravigliosa creazione di Dio e ritrovare noi stessi nella grande comunione, non solo con gli altri esseri umani, ma con l’intero cosmo. In secondo luogo, cambiare il nostro stile di vita per ridurre al minimo l’impatto ambientale, occorre una “conversione ecologica”, come la chiama Papa Francesco. Un buon punto di partenza è fare la propria impronta ecologica online  (ci sono molti modi sul web) e vedere cosa fare per ridurla. Nessuna delle scelte sarà facile, alcune richiedono cambiamenti importanti. Infine, dobbiamo unirci ad altri, per fare pressione, anche a livello politico, ed ottenere grandi cambiamenti. Le azioni individuali non sono sufficienti. La fine di investimenti pubblici in combustibili fossili è un passo fondamentale in questa direzione. Anche le campagne di sensibilizzazione sono essenziali, fino a quando il cambiamento sarà inarrestabile.

Anna Lisa Innocenti

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Perù: accompagnare i migranti per superare dolore e traumi

Perù: accompagnare i migranti per superare dolore e traumi

Moltissimi sono i migranti venezuelani che lasciano la loro terra e si spostano in Perù, come in altri Paesi dell’America Latina, in cerca di condizioni di vita migliori. Irene Indriago Castillo è una psicologa clinica e cognitiva venezuelana che collabora con il Movimento dei Focolari e lavora in Perù come coach organizzativo internazionale. Le abbiamo chiesto quale è la sua esperienza umana e professionale in questo ambito. locandina Perù migrantiQuali sono i dolori che i migranti portano con sé e quali le speranze? Le persone che arrivano in Perù hanno spesso lasciato il Venezuela con i mezzi più economici, distaccandosi dai beni materiali e dai loro affetti. Dopo il viaggio ed il passaggio dei controlli migratori inizia per loro un processo che definisco “dall’illusione alla delusione”: sono quasi senza risorse economiche, ma vorrebbero ottenere al più presto migliori condizioni di vita, trovare una casa ed un lavoro anche per aiutare le famiglie rimaste in Venezuela. Queste aspettative purtroppo ben presto crollano e inizia un percorso doloroso. Soffrono per la separazione dalle famiglie delle quali non hanno notizie, per la perdita della loro vita quotidiana e di quegli spazi in cui si sentivano sicuri. Spesso vivono in condizioni meno favorevoli che in Venezuela. L’adattamento quindi è difficile, a volte porta difficoltà anche nelle coppie. Si muovono in un mare di incertezze che minano la loro forza emotiva e spirituale. Solo chi viene con un obiettivo chiaro e una fede forte è in grado di superare queste circostanze in meno tempo. Quali sono i loro bisogni più grandi e più urgenti? L’esigenza principale è di tipo economico per potersi mantenere. Hanno bisogno di legalizzare la loro presenza nel Paese di destinazione e di cure in caso di malattie. È molto importante anche che riescano a mantenere i contatti con la famiglia in Venezuela. E poi hanno bisogno di relazioni di aiuto e supporto, per gestire la frustrazione, l’incertezza e il dolore. Molti sono i minori che arrivano, quali sono i più grandi traumi che vivono e come cercate di aiutarli? I bambini e gli adolescenti non sfuggono agli shock emotivi, pur sapendo che l’obiettivo della migrazione è raggiungere una migliore qualità di vita. Non hanno gli stessi strumenti degli adulti per elaborare i cambiamenti. Nei laboratori che faccio con loro mi sono resa conto che per tutti la decisione di venire in Perù è stata presa dai genitori, loro non sono stati interpellati. Pur capendo infatti la prospettiva di miglioramento delle condizioni di vita, non tutti volevano venire. Vedono poco i genitori, vivono preoccupati, comunicano meno, non hanno amici. Non tutti riescono ad entrare subito nelle scuole peruviane, ma quelli che le frequentano ricevono spesso parole offensive dai compagni di classe. La loro tristezza, rabbia e paura si manifestano con comportamenti a volte non comprensibili dai genitori, come ribellione, pianto, isolamento. È essenziale prestare loro attenzione, aprire la comunicazione e sostenere la formazione di gruppi di coetanei in modo che si sentano solidali. Pensa che ci sia ancora spazio per la speranza di ricostruire un futuro in questi bambini e ragazzi? Finché c’è vita, c’è speranza. Occorre promuovere la resilienza come strumento che rafforza cognitivamente ed emotivamente coloro che stanno attraversando grandi sfide della vita. Il Paese ospitante, nel quadro dei diritti umani, deve garantire l’accesso alla salute, al cibo e all’istruzione.  È indispensabile fornire sostegno per costruire nuove relazioni affettive, mantenere la comunicazione familiare e stabilire ponti di adattamento ai nuovi luoghi e il rafforzamento spirituale. Così formeremo persone con valori più stabili, con una visione del futuro e con gli strumenti necessari per prendere decisioni che permettano di realizzare i loro sogni.

Anna Lisa Innocenti

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Al Villaggio per la Terra, protagonista l’Amazzonia

Al Villaggio per la Terra, protagonista l’Amazzonia

Si è affrontato il tema della salvaguardia dell’Amazzonia, ecosistema fra i più ricchi del pianeta e insieme “foresta di culture”. Guardare l’Amazzonia con gli occhi di chi ci vive, “farsi uno” coi popoli indigeni che la abitano in un rapporto di scambio ed equilibrio perfetto: la terra è madre che dà vita e l’uomo ne ha cura e protegge la ricchezza delle sue creature, essendo esso stesso creatura nel Creato. E’ questo lo sguardo con cui i promotori e i partecipanti alla quarta edizione del Villaggio delle Terra, promosso a Roma dal Movimento dei Focolari con Earth Day Italia, dal 25 al 29 aprile, hanno affrontato il tema della salvaguardia dell’Amazzonia, ecosistema fra i più ricchi del pianeta e insieme “foresta di culture”. Dal parco di Villa Borghese, è stato rinnovato l’appello per la tutela della biodiversità ambientale ed etnico-culturale del “polmone” del pianeta, da troppo tempo sfruttato e depredato da multinazionali e governi che guardano a questa terra come fonte di guadagno. L’attività estrattiva di petrolio, gas e preziosi, e il disboscamento crescente di aree destinate all’agricoltura intensiva o alla costruzione di dighe e infrastrutture – denuncia Francesca Casella, Direttrice di Survivor International Italia – è un “attacco deliberato” che mette a rischio la sopravvivenza dell’ecosistema e delle tribù che lo popolano, sfrattate illegalmente dalle loro terre, private del sostentamento o addirittura sterminate. “Abbiamo fame e sete di giustizia per tutti coloro che sono morti lottando per il nostro popolo e per la nostra vita” ha detto commossa dal palco Hamangaì, studentessa indigena rappresentante del popolo Patax – nello stato brasiliano di Bcq5dam.thumbnail.cropped.750.422ahia – chiedendo che “l’umanità si fermi e ascolti i popoli originari”, portatori di una saggezza millenaria. A questo grido hanno risposto le centinaia di organizzazioni, istituzioni e realtà – civili ed ecclesiali – che hanno preso parte all’evento, facendo fronte comune per la tutela della terra amazzonica. Una terra che costituisce un patrimonio ecologico inestimabile, ma che si offre anche come modello per la coesistenza di centinaia di popolazioni con culture, etnie e religioni­­ diverse. Un modello da tutelare, dunque, secondo lo spirito indicato dal Signore a Mosè nella Bibbia: “Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai, è suolo santo” (Es 3,5). Un brano biblico che Papa Francesco ha citato nel corso del suo viaggio apostolico in Amazzonia, nel 2016, e che il Card. Lorenzo Baldisseri, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, ha riproposto ai partecipanti al Villaggio, quale modello di relazione nell’incontro con gli indios e la loro terra. Proprio i vescovi del mondo si riuniranno in ottobre per discutere del tema amazzonico, ricercando “Nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale”, come recita il titolo del Sinodo voluto dal Papa. La presenza della Chiesa in Amazzonia, ha ricordato il porporato, è in effetti significativa, con “7 Conferenze Episcopali, 106 vescovi e migliaia di sacerdoti e operatori pastorali”. Un’attenzione speciale che nasce dalla consapevolezza che tutto è connesso, come sottolinea il Santo Padre nella Laudato si’, dove invita ad una “conversione ecologica”, ovvero ad assumere l’interdipendenza di tutto il Creato, della natura con l’uomo e fra gli uomini, e dunque a modificare gli stili di vita per superare l’individualismo e adottare come criterio dell’agire la solidarietà globale. In questo senso si legge anche l’opera dei Frati Cappuccini in Terra Santa, presenti in 72 villaggi accanto ai popoli indigeni, impegnati anche nella lotta contro il pregiudizio verso gli indios, visti come popoli arretrati, e che invece molto hanno da insegnare. “Noi siamo schiavi del tempo, mentre stando con loro tu capisci quanto è sacro stare insieme, ascoltarsi” dice Padre Paolo Maria Braghini, missionario cappuccino da 20 anni in Amazzonia, che afferma “San Francesco sarebbe felice di vivere oggi in quella parte del mondo”. Un modello, quello amazzonico, che nella sua biodiversità può e deve essere replicato altrove, adattato però alle singole realtà, come evidenzia Rafael Padilha, docente dell’Università di Vale do Itajaì, in Brasile, che sottolinea anche l’importanza di promuovere un’economia che metta al centro la persona, per esempio attraverso progetti come quelli ispirati all’Economia di Comunione nata dal carisma del Movimento dei Focolari. La sfida, anche nei Paesi cosiddetti sviluppati – aggiunge Padre Laurent Mazas, Direttore esecutivo del Cortile dei Gentili – è passare dalla multiculturalità alla interculturalità, “dal duello al duetto, nel rispetto dei tesori di ogni cultura”. Al termine del talk, nel Viale delle Magnolie di Villa Borghese, come testimonianza dell’impegno comune per la salvaguardia della foresta e dei popoli che la abitano, è stato piantato un leccio utilizzando terra proveniente dall’Amazzonia.

Claudia Di Lorenzi

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L’economia di Francesco

L’economia di Francesco

Dal 26 al 28 marzo 2020 Papa Francesco invita ad Assisi (Italia) giovani economisti di tutto il mondo per dar vita a un patto per cambiare l’attuale economia e dare un’anima a quella del futuro. Vi scrivo per invitarvi ad un’iniziativa che ho tanto desiderato: un evento che mi permetta di incontrare chi oggi si sta formando e sta iniziando a studiare e praticare una economia diversa, quella che fa vivere e non uccide, include e non esclude, umanizza e non disumanizza, si prende cura del creato e non lo depreda. Un evento che ci aiuti a stare insieme e conoscerci, e ci conduca a fare un “’patto’ per cambiare l’attuale economia e dare un’anima all’economia di domani”. logo The Economy of Francesco ENGSono queste le prime righe del messaggio che sabato 11 maggio scorso Papa Francesco ha indirizzato a  giovani economisti, imprenditori e change-makers impegnati nel pensare e praticare un’economia diversa. Francesco li invita a partecipare e costruire insieme l’evento internazionale “The economy of Francesco”, che si terrà ad Assisi (Italia) dal 26 al 28 marzo 2020. Vuole avviare con loro un processo di cambiamento globale affinché l’economia di oggi e di domani sia più giusta, inclusiva e sostenibile, senza lasciare nessuno indietro. L’evento è promosso da un Comitato composto dalla Diocesi di Assisi, dal Comune di Assisi, dall’Istituto Serafico di Assisi e da Economia di Comunione. Li attende tutti, il Papa, senza distinzioni di credo o di nazionalità, per trattare con loro i problemi più complessi del mondo attuale, dalla salvaguardia dell’ambiente alla giustizia verso i poveri; questioni che hanno bisogno del coraggioso impegno a ripensare i paradigmi economici del nostro tempo. Il Prof. Luigino Bruni, direttore Scientifico del Comitato, dichiara che: “L’invito di Papa Francesco ai giovani economisti è un evento che segna una tappa storica, perché si uniscono due grandi temi e passioni del Papa: la sua priorità per i giovani e la sua sollecitudine per un’altra economia. Stiamo invitando, a suo nome, alcuni degli economisti e imprenditori più sensibili allo spirito dell’Oikonomia di Francesco (Francesco di Assisi e Papa Francesco), per poter dare ai giovani il meglio delle riflessioni e prassi economiche di oggi nel mondo. La parola Oikonomia evoca insieme tante realtà: la radice greca richiama le regole della casa, ma rimanda anche alla cura della casa comune, all’OIKOS. E ci riferiamo anche all’Oikonomia intesa dai Padri della Chiesa come categoria teologica di salvezza universale. Assisi è parte essenziale, perché è una città-messaggio di una economia diversa. I diversi luoghi della città di Assisi,  ospiteranno il programma dell’evento costruito attorno ai tre pilastri dell’Oikonomia di Francesco: i giovani, l’ambiente, i poveri”. Molti i temi che troveranno spazio nella due giorni di Assisi: diritti delle generazioni future, accoglienza della vita, equità sociale, dignità dei lavoratori e salvaguardia del Pianeta. Dal 26 al 28 marzo 2020,” The Economy of Francesco” si articolerà in laboratori, manifestazioni artistiche, seminari e plenarie con i più noti economisti ed esperti dello sviluppo sostenibile e delle discipline umanistiche, che rifletteranno e lavoreranno insieme ai giovani. Le candidature per partecipare all’iniziativa si apriranno a giugno 2019. La lettera integrale di Papa Francesco e tutte le informazioni sono disponibili sul sito www.francescoeconomy.org

Stefania Tanesini

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Italia, i giovani dei Focolari accolgono una delegazione buddista della Risho Kosei Kai

Italia, i giovani dei Focolari accolgono una delegazione buddista della Risho Kosei Kai

Un nuovo appuntamento di dialogo tra i giovani del Movimento buddhista della Risho Kosei Kai (RKK) ed i giovani dei Focolari ha approfondito la conoscenza, l’amicizia ed il comune impegno per la pace nel mondo. “In tutti questi anni, dovunque ci trovavamo, immediatamente scomparivano i muri della nostra diversità e subito ci trovavamo uniti nello stesso desiderio di voler lavorare per la pace del mondo. Ma è anche logico così, perché quando il nostro Fondatore (Nikkyo Niwano) e Chiara Lubich si sono incontrati, si trovavano subito uno e per ambedue è stata una scoperta trovare qualcuno disposto seriamente a lavorare per la pace nel mondo”. Ha esordito così Yoshie Nishi, Vice-Direttore del Settore dei Giovani della Rissho-Kosei-Kai, nel tracciare la storia dei simposi tra i giovani del Movimento Buddista e i giovani dei Focolari, iniziati nel 2008. ef5c0b70 e55c 490e 85b7 50d287441c1cL’edizione di quest’anno, svoltasi presso il Centro internazionale del Movimento dei Focolari in Italia, aveva come tema “The World Peace Starts from Us. Now the time to step forward to everything” (La pace mondiale inizia da noi. E’ ora il tempo di fare un passo avanti). “Il mondo in vari luoghi è diviso. – hanno spiegato i giovani della RKK – Rifugiati, povertà, problemi economici, ecc. Non solo a livello nazionale, ma anche nel piccolo mondo in cui viviamo, da una parte con la diffusione di Internet si può creare in pochi secondi un legame stretto con tutto il mondo, ma dall’altra parte, coesiste la povertà della relazione in cui la conversazione con chi abita accanto non è mai stata fatta”. Molti i momenti di condivisione di esperienze di pace che partono dal quotidiano: cambiamenti di stile di vita personale e azioni che coinvolgono altri e trasformano in positivo la realtà. “Vorremmo camminare sempre guardando l’altro, le sfide che vediamo nel mondo – hanno detto agli amici giapponesi Rita e Henrique dei Focolari   – contribuendo a raggiungere un mondo più unito, fraterno, dove se possa avere più pace, ma una pace che non esclude i più emarginati, ma che fa nostri i bisogni della nostra gente per poter arrivare un giorno all’obiettivo: No one in need’, come recita lo slogan che i giovani dei Focolari si sono dati quest’anno per la Settimana Mondo Unito e per il pecorso ‘Pathways for a United World’”. Nel programma del simposio anche un’azione concreta: la preparazione e la distribuzione di pasti caldi presso la Stazione Ostiense di Roma in collaborazione con l’Associazione RomAmoR ONLUS che aiuta senza fissa dimora, anziani, migranti. La delegazione giapponese ha poi partecipato all’udienza di Papa Francesco ed ha vissuto una giornata di condivisione e approfondimento nella cittadella internazionale di Loppiano con i giovani delle scuole di formazione e con quelli dell’Istituto Universitario Sophia.

Paola Pepe

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Libano: un messaggio che continua

Libano: un messaggio che continua

La presidente e il copresidente dei Focolari sono tornati in Libano dove hanno celebrato il cinquantesimo del Movimento con la comunità e diverse personalità civili e religiose. Capita che a volte i grandi percorsi storici si concentrino nella piccola storia di una persona. Così è successo sabato, 11 maggio, durante l’incontro dei membri dei Focolari in Libano, in occasione del cinquantesimo dell’arrivo del Movimento nel Paese dei Cedri. I 450 presenti avevano appena ripercorso alcune delle tappe principali di questi 50 anni, quando uno dei presentatori ha confessato: “Nella guerra dal ‘75 al ‘90 è morto mio fratello ed io sono stato uno di quelli che avevano un’arma in mano. Nel ‘93 ho conosciuto i Focolari e la spiritualità dell’unità ha cambiato la mia vita”. Queste poche parole sono, in realtà, un concentrato di realtà: c’è la ricchezza e bellezza del Libano come porta al Medio Oriente, dove si incontrano tre continenti e si incrociano tre grandi religioni; dicono un paese privilegiato dalla storia, che vive la sfida continua di una convivenza fraterna tra popoli, religioni, confessioni e riti cristiani e infine raccontano una nazione che non si rassegna mai e che trova sempre nuove risorse per ripartire. Questa confessione esprime anche il dramma e i traumi di una guerra che è durata ben 16 anni, le cui origini e radici non sono mai state veramente affrontate. E nella piccola storia di quest’uomo si nasconde il seme gettato dai primi focolarini arrivati nel 1969 a Beirut la cui testimonianza di una vita basata sull’amore è sopravvissuta alla guerra e che oggi si esprime nelle diverse espressioni del Movimento e in tante attività ecclesiali e sociali che si presentano in questo giorno di festa. WhatsApp Image 2019 05 12 at 14.40.57Maria Voce e Jesús Morán, presidente e copresidente dei Focolari, venuti per festeggiare con i libanesi, non si accontentano di un giubileo che parta dal passato per arrivare al presente. Nelle loro risposte ad alcune domande sfidando i Focolari libanesi a guardare il futuro: a non stancarsi di annunciare il Vangelo secondo lo stile tipico del carisma dell’unità che, a imitazione di Cristo, si fa uno con tutti. Li incoraggiano a non evitare contrasti e conflitti che possano mettere in discussione anche le proprie categorie culturali, per raggiungere una nuova mentalità evangelica e li spronano a non vivere un ecumenismo superficiale per testimoniare, anche davanti alle autorità ecclesiali, una vera unità nella diversità dei riti e delle confessioni. Insomma, chiedono loro di non farsi sfuggire la profezia insita nel dialogo interreligioso, soprattutto con i musulmani, così come l’ha portata Chiara Lubich. Tutte queste sfide Maria Voce le riassume nel suo saluto dopo la messa di domenica 12 maggio, nella cattedrale della risurrezioneWhatsApp Image 2019 05 12 at 17.28.02 di Antélias nei pressi di Beirut, l’atto ufficiale con il quale si è celebrato il cinquantesimo. La presidente esprime l’augurio “che il Libano possa essere per tutto il mondo quel ‘messaggio’ vivo di coesistenza e fraternità al di là di ogni frammentazione che Papa Giovanni Paolo II già negli anni ‘80 aveva visto come speciale caratteristica del popolo libanese, dove la diversità culturale e spirituale diventa ricchezza esemplare nel cammino di singoli e di popoli. Ripetiamo anche noi col Papa, oggi santo: ‘IlLibano è più di un Paese, è un messaggio di libertà e un esempio di pluralismo per l’Oriente e l’Occidente’ [1]. I 50 anni dei Focolari in questo Paese dimostrano che la spiritualità dell’unità ha la capacità di mantenere vivo e attuale questo messaggio.

Joachim Schwind

  [1]Giovanni Paolo II., Lettera Apostolica a tutti i vescovi della Chiesa cattolica sulla situazione nel Libano, 7 settembre 1989. (altro…)

Papa Francesco in Bulgaria

Papa Francesco in Bulgaria

La comunità del movimento presente nel Paese dagli anni ’70, ha collaborato attivamente a questa visita papale in vari ambiti: nel coro, facendo volontariato durante gli eventi, nella liturgia, concedendo interviste. Sono passati come un lampo i due giorni della visita di Papa Francesco in Bulgaria, che ha suscitato un grandissimo interesse non solo fra i cattolici, che rappresentano solo lo 0,6% della popolazione bulgara, ma in tutte le componenti della società. I mass media hanno dato grande risalto all’evento, creando nell’opinione pubblica, già durante la preparazione, una grande attesa. Le principali televisioni del Paese in questi giorni hanno seguito la visita momento per momento. Molto cordiale l’incontro con Sua Santità il patriarca della Chiesa Ortodossa Bulgara, Neofit, che ha accolto il Papa con calore. 59379898 1413775128762450 1175393529413763072 nImpressionante è stata la partecipazione della gente. Alla liturgia, sulla piazza dove un tempo si svolgevano le manifestazioni di un regime che ha perseguitato duramente la Chiesa  – la sagrestia era nella ex Casa del Partito -, erano presenti più di 15 mila di persone, mentre in altre parti della città la gente seguiva attraverso maxi schermi, fatto insolito per la Bulgaria, Paese a maggioranza ortodossa. Il Papa è riuscito a parlare al cuore dei bulgari, nonostante la difficoltà della lingua, con i gesti, con il suo essere, con la sua straordinaria capacità di comunicare con chiunque. Come quando, il giorno dopo, a Rakovski, cittadina a maggioranza cattolica, durante la Messa il Papa, con un sorprendente cambio di programma, ha dato la Prima Comunione a tutti i 245 bambini che dovevano riceverla, e non solo a 10, e ha intrattenuto con loro un dialogo spontaneo, sottolineando i principali punti della fede e la sacralità di quello che stava avvenendo. Nel pomeriggio, poi, incontro con la comunità cattolica, costellato di gesti spontanei e saluti che hanno fatto gioire i 700 presenti (l’incontro si svolgeva in una chiesa ed era a numero chiuso). Dopo le testimonianze di una suora, di un sacerdote e di una famiglia, tutti giovani, il Papa ha svolto il suo discorso, interrompendolo varie volte per parlare a braccio, suscitando immediatamente la viva reazione dei presenti. Il Focolare ha dato il suo contributo in vari ambiti, dove era richiesto: nel coro, nella diffusione degli inviti in ambienti diversi, nel59614544 2220135458075941 1858919862127034368 n volontariato durante gli eventi, nella liturgia, concedendo interviste, ecc. Per sostenere il Papa nelle fatiche di questi giorni gli abbiamo pure regalato un pacco di mate, . Il Movimento è arrivato in Bulgaria negli anni ‘70, unica realtà laicale presente negli anni del comunismo ed il più radicato nella Chiesa locale. Dal 1991 c’è il focolare femminile a Sofia e le comunità del Movimento esistono in 9 città del Paese, composte da Cattolici, Ortodossi e persone senza un preciso riferimento religioso. Abbiamo forti legami di amicizia con esponenti della Chiesa Ortodossa a vari livelli. Questa visita, fra l’altro, ci ha dato l’occasione di approfondire rapporti costruiti nel tempo, allacciare legami con persone nuove, riallacciare legami precedenti.

Majda Šušteršič

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“Voi siete la luce del mondo”, il motu proprio di Francesco sugli abusi

“Voi siete la luce del mondo”, il motu proprio di Francesco sugli abusi

Il Papa espone le nuove norme per tutta la comunità ecclesiale contro chi commette abusi e chi li copre. Le misure e l’orientamento dei Focolari nel solco della Chiesa. L’intervento del Copresidente Jesús Morán e il servizio per il Collegamento CH. Porta la data del 7 maggio e s’intitola Vos estis lux mundi. Questo documento in forma di motu proprio – uno strumento, cioè, che il Pontefice utilizza quando vuole personalmente introdurre delle novità o dare indicazioni ai fedeli – è l’ultimo atto di Papa Francesco nella lotta contro gli abusi sui minori e le persone vulnerabili nella Chiesa. Una tappa di primaria importanza che è parte di un percorso. Al termine dell’incontro sulla protezione dei minori in Vaticano nel febbraio scorso erano stati annunciati alcuni provvedimenti legislativi per la Curia Romana e lo Stato Vaticano. Quest’ultimo documento normativo è indirizzato alla Chiesa intera: stabilisce nuove procedure per segnalare molestie e violenze e assicurare che vescovi e superiori religiosi rendano conto del loro operato. Introduce l’obbligo per chierici e religiosi di segnalare gli abusi; un provvedimento che incoraggia anche i laici a rivolgersi alle competenti autorità ecclesiastiche. Chiede inoltre alle diocesi di dotarsi di un sistema facilmente accessibile al pubblico per ricevere le segnalazioni. E’ un gesto che travalica i confini della Chiesa stessa ed è di sprone alla società civile, perché, lo sappiamo, lo scandalo degli abusi affonda le proprie radici – sia storicamente che in tempi recenti – nei diversi ambiti della famiglia, della scuola, dello sport, ecc. Nonostante il tema grave e devastante che tratta, il papa apre il documento con una citazione evangelica che richiama speranza e luce: “Nostro Signore Gesù Cristo chiama ogni fedele ad essere esempio luminoso di virtù, integrità e santità”. Sono queste virtù che impegnano tutte le persone, a maggior ragione i consacrati, che – per scelta di vita – non dovrebbero mai tradire la fiducia di chiunque, famiglie o minori in primis. Come abbiamo comunicato in precedenza, anche il Movimento dei Focolari – dolorosamente – non è immune da questo scandalo. Il 26 marzo scorso la Presidente Maria Voce ed il Copresidente Jesús Morán hanno inviato una lettera a tutti i membri del Movimento nel mondo sull’impegno dei Focolari in questo campo. Comunicano che è con profonda sofferenza che occorre riconoscere “che anche nella nostra grande famiglia dei Focolari si sono verificati alcuni casi di abuso nei confronti di minori (una ventina circa), provocati da persone del Movimento oppure da persone che hanno frequentato manifestazioni organizzate da noi. Sono in gran parte episodi avvenuti in un passato lontano (anche oltre 20 anni), ma purtroppo alcuni sono accaduti in un passato recente. E vi erano coinvolti anche membri consacrati”. Ribadiscono la “tolleranza zero” del Movimento nei confronti di ogni forma di violenza o abuso e il dovere per ogni membro dei 20190317 COBETU copia 2Focolari di essere in prima linea nella difesa delle persone più deboli da qualsiasi forma di maltrattamento o bullismo, attuati direttamente o attraverso il web, con particolare attenzione ai minori e agli adulti vulnerabili.  Esortano apertamente a segnalare alla Commissione Centrale per la tutela e il benessere dei minori, istituita nel 2014 presso il Centro internazionale dei Focolari e alle commissioni locali, ogni sospetto di abuso o violenza e reputano “una vera tentazione pensare di non segnalare dei casi per il bene del nostro Movimento, per evitare uno scandalo, per proteggere la buona fama di qualcuno”. In una recente intervista concessa durante il Collegamento CH il Copresidente ha ribadito con forza la piena adesione alla linea attuale della Chiesa. Morán spiega che “abbiamo voluto riconoscere pubblicamente che questo dramma ha toccato pure noi e che questo ci porta a un’azione concreta per rendere giustizia alle vittime anche iniziando un processo di accompagnamento a livello generale, concreto”. Riconosce che questa è una grande purificazione per il Movimento e infine ribadisce che l’impegno per la tutela dei minori non può ridursi all’ambito dei Focolari. “Con questa lettera abbiamo voluto dire a tutti i membri che è importante impegnarsi a tutti i livelli perché questo dramma, questo dolore immenso, che è un dramma sociale e morale, finisca al più presto e non si verifichino più questi casi di abusi”. L’impegno del Movimento ora è incentrato sulla prevenzione e la formazione di tutti i  membri, in particolare di quelli che svolgono attività con i minori; per questo è importante la collaborazione con le altre agenzie del Movimento  che lavorano con i minori: dai centri Gen 3 e Gen 4, al Movimento Famiglie Nuove. Guarda il servizio del Collegamento CH: Tutela dei minori: trasparenza, prevenzione, formazione   (altro…)

Un anno fa la visita di papa Francesco a Loppiano

Il 10 maggio 2018 rimarrà una data storica per la prima della Cittadelle dei Focolari come per tutto il Movimento. “Voglio alzare lo sguardo verso l’orizzonte e invitarvi ad alzarlo insieme con me, per guardare con fedeltà fiduciosa e con creatività generosa al futuro che comincia già oggi. La storia di Loppiano non è che agl’inizi. Voi siete agl’inizi”. Si era espresso così, un anno fa, Papa Francesco nel dialogo con gli abitanti di Loppiano e con gli oltre 6000 presenti durante la sua visita, la prima di un Pontefice ad una Cittadella dei Focolari. Una giornata che ha segnato il presente ed il futuro. Nel suo ampio discorso il Papa aveva parlato ai pionieri come ai più giovani tra i presenti ed incoraggiato a proseguire sulla strada intrapresa continuando a fare di Loppiano il luogo dove “tutti si sentono a casa” e nel quale “non ci sono periferie”. Ed aveva individuato nel carisma dell’unità “uno stimolo provvidenziale” e “un aiuto potente” a vivere ˮla mistica evangelica del noi, e cioè a camminare insieme nella storia degli uomini e delle donne del nostro tempo come “un cuore solo e un’anima sola” (cfr At 4,32), scoprendosi e amandosi in concreto quali “membra gli uni degli altri” (cfr Rm 12,5)”. “Non è un fatto solo spirituale – aveva ancora spiegato papa Francesco -, ma una realtà concreta con formidabili conseguenze – se lo viviamo e se ne decliniamo con autenticità e coraggio le diverse dimensioni – a livello sociale, culturale, politico, economico… Gesù ha redento non solo il singolo individuo, ma anche la relazione sociale (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 178). “Prendere sul serio questo fatto significa plasmare un volto nuovo della città degli uomini secondo il disegno d’amore di Dio – aveva affermato il papa – Loppiano è chiamata a essere questo E può cercare, con fiducia e realismo, di diventarlo sempre meglio. Questo è l’essenziale. E da qui bisogna sempre di nuovo ripartire”. Parole forti, profonde, ricchissime quelle del suo discorso che sono state in questi mesi approfondite dai Focolari, a Loppiano e non solo, per cercare di comprenderle a fondo e farle vita. Ma che cosa è cambiato a Loppiano in questi 365 giorni da quella visita? A questa domanda hanno recentemente risposto Maria Voce e Jesús Morán, Presidente e Copresidente dei Focolari, che hanno trascorso alcuni giorni nella Cittadella proprio in concomitanza con questo anniversario: “L’abbiamo trovata molto bella – ha detto la Presidente – avevo l’impressione proprio di un’aria di resurrezione, sentivo che c’era una vita nuova che si manifestava in tutto quello che ci hanno presentato, con più unità, con rapporti più veri, più semplici, più diretti fra tutti”. Una Cittadella quindi rinnovata dal passaggio del Papa “il quale – ha concluso Maria Voce – ha colto fino in fondo il punto in cui la Cittadella era e i passi che doveva fare, ed ha aiutato a farli”. “Si sente che il Papa è passato di qua, questo è evidente – ha osservato Jesús Morán – ed è stato un passaggio fondamentale, che ormai segna la storia di Loppiano”. “Sappiamo che c’è una grazia – ha concluso il Copresidente – quindi gli input che il Papa ha dato saranno fondamentali per pensare l’oggi e anche il domani di Loppiano”. La video-sintesi della visita di Papa Francesco a Loppiano un anno fa: https://vimeo.com/275370463 (altro…)