Nov 14, 2016 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Cinquant’anni di vita, ma la stessa freschezza e lo stesso ideale degli esordi. Sono i Gen, la nuova generazione dei Focolari che, dal 17 al 20 novembre, si riuniranno a Castelgandolfo per il loro congresso. Un migliaio, provenienti da tutte le latitudini del mondo. Non un congresso ordinario, ma una grande festa per celebrare il loro 50° anno di vita.

La giovanissima Chiara Luce Badano beatificata nel 2010
Era il 1966 quando Chiara Lubich lanciò un appello ai giovani del Movimento dei Focolari, perché chiamassero a raccolta il più gran numero possibile di loro coetanei per realizzare il testamento di Gesù, “che tutti siano uno”. Oggi i Gen sono sparsi ovunque, appartengono a diverse fedi religiose, parlano tutte le lingue e gli idiomi del mondo, ma hanno lo stesso entusiasmo e radicalità evangelica di allora. È una Gen la prima persona che, vivendo la spiritualità dell’unità di Chiara Lubich, è giunta agli onori degli altari. La giovanissima Chiara Luce Badano, morta nel 1990 a 18 anni e beatificata nel 2010, è diventata per tutti, giovani e non solo, un esempio di come si possa testimoniare la fede nell’amore di Dio persino in situazioni di malattia e sofferenza. Il 29 ottobre di ogni anno la giovane beata è venerata in tutto il mondo.
Anche a Iringa, in Tanzania, poche settimane fa, i Gen hanno organizzato una festa per proporla come modello di vita. Hanno radunato un centinaio di giovani e proiettato il video di Chiara Luce in lingua swahili, accompagnato da esperienze e danze tipiche. «Ho imparato tante cose, per esempio che devo amare sempre chi è vicino a me. E qui ho visto che nell’amore si può stare insieme nonostante la nostra diversità». «Quello che mi ha toccato è la pazienza di Chiara Luce. Lei ha accettato tutto della sua malattia, vivendo ogni momento senza lamentarsi». Nonostante gli ostacoli, non si fermano. Da 50 anni. Unstoppable generation. Chiara Favotti
https://vimeo.com/191033570 https://vimeo.com/191033565 https://vimeo.com/191033568 https://vimeo.com/191033569 https://vimeo.com/191039964 https://vimeo.com/191033564 (altro…)
Nov 13, 2016 | Centro internazionale, Chiesa
«Per Chiesa dei poveri si intendono due precisi contenuti: la Chiesa deve essere povera come Cristo se vuole annunciare il regno di Dio, se vuole che il suo messaggio abbia un’efficacia; e poveri in spirito dovranno essere tutti i cristiani che aderiscono profondamente alla vita della Chiesa; il messaggio di salvezza sarà per i poveri più facile ad essere accettato, mentre per un ricco sarà difficile entrare nel regno dei cieli come per un cammello passare attraverso la cruna di un ago. Chiesa povera e Chiesa dei poveri però non devono farci credere che ciò abbia una facile trasposizione sociopolitica nella vita attuale. Per poveri, infatti, Gesù intendeva coloro che, essendo nella prova, essendo umili, privi di sostegno ed appoggi esterni in cui confidare, si rivolgono a Dio giusto e benefattore. I traduttori greci della Bibbia hanno ben compreso che non si tratta solo della miseria materiale; essi, infatti, per tradurre la parola ebraica anaw (povero), non hanno tradotto ‘indigente’ o ‘bisognoso’, ma hanno preferito la parola praus, che evoca l’idea di colui che è mite e rassegnato anche nelle prove. (…)
Questi poveri, stando al Vangelo, si trovano anche nelle classi agiate. Matteo ci dice di Giuseppe d’Arimatea: “uomo ricco, che era anch’esso discepolo di Gesù” (27, 57). Era anch’egli distaccato dai suoi beni, era anch’egli un umile e povero. (…) Tertulliano nell’Apologetica indicava i cristiani del tempo come coloro che non aspiravano e non lottavano per incarichi politici, sia pur piccoli, perché non spinti da ambizioni personali. D’altra parte notiamo invece che molti, che sono in condizioni disagiate economicamente, si volgono a messaggi che giungono dal di fuori della Chiesa e ad essi aderiscono. (…) Per questo i papi e il Concilio ci invitano a riflettere sulla nostra vita cristiana. E’ essa veramente autentica? Porta essa il segno visibile dell’umiltà e della povertà? La povertà deve essere frutto della carità. Sarà l’amore che ci farà mettere i nostri beni a disposizione della comunità e delle persone indigenti e bisognose. E’ la carità cristiana che conduce a bandire l’egoismo e a far nascere la comunione. (…) La Chiesa dei poveri diventa così la Chiesa della comunione tra ricchi che si fanno poveri e poveri che donano la loro indigenza per costituire insieme la Chiesa. (…) Se vogliamo che la Chiesa dei poveri ritorni ad assumere un valore di testimonianza nell’evangelizzazione, occorre che a tutti i livelli ci si riimmerga nella vera vita cristiana iniziando da ogni punto della Chiesa, dall’alto e dal basso, dalla periferia al centro. (…) Questo si rifletterà anche sul piano sociale e politico con riforme nuove, che saranno fondamentalmente cristiane se ispirate dalla libertà. (…) Alcuni spiriti maggiormente sensibili non sono soddisfatti e gridano ancora che la Chiesa deve diventare più povera. (…) Quando viene richiesta una cosa giusta, anche se espressa disordinatamente e in mala forma, occorre meditare profondamente se quanto ci vien detto non sia un pungolo che fa accelerare quel processo di rinnovamento senza il quale la Buona Novella non può essere portata a tutti gli uomini della terra se non con poca efficacia. (…) Il volere la pace, la povertà, una comunione di beni che sia il segno visibile della comunione degli spiriti, non sono queste le contestazioni che temiamo, anzi, sono quelle che ci spronano sulla via del Vangelo». Da Pasquale Foresi – Problematica d’oggi nella Chiesa – 1970 – Città Nuova Editrice. (altro…)
Nov 12, 2016 | Chiara Lubich, Chiesa, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Un centinaio di partecipanti di 14 paesi europei (dal Portogallo alla Russia), tre giorni intensi di comunione, presenti imprenditori degli inizi dell’Economia di comunione (EdC), giovani imprenditori, studenti ed economisti. «Il convegno è iniziato con la mostra del pittore francese Michel Pochet su “Dio Misericordia” – raccontano gli organizzatori –. Le sue opere d’arte hanno fatto da cornice durante tutto l’incontro. In particolare i dipinti del “Buon Pastore” e del “Buon Samaritano” hanno ispirato gli imprenditori a voler diventare, nella loro impresa e ambienti di lavoro, ciò che quei dipinti rappresentano». «Sono venuto per sapere di più sull’EdC. Ero piuttosto critico, ma in questi giorni ho capito cosa significa: prendersi cura degli altri, anche nel lavoro. Si tratta di costruire dei rapporti fra le persone. Mi ha fatto molto bene incontrarmi con tutti voi. È forte vedere che gli imprenditori dell’Economia di comunione sono altruisti, che siete quelli che vi occupate dei bisogni degli altri. Spero di diventare in breve uno di voi». È l’impressione a caldo di Federico (Italia), studente di management.
Tre giorni di intensa comunione. Tra gli interventi, quello dell’economista svizzero Luca Crivelli sulle nuove forme di Social Business, traendone spunti di interesse per l’EdC a 25 anni dal suo inizio; di Anouk Grevin, Docente all’Università di Nantes e all’Istituto Universitario Sophia, sul «dono e la gratuità nell’azienda, puntando ad avere sguardi di misericordia in grado di “vedere” il dono nel lavoro dei propri collaboratori, di “riconoscerlo”, di “ringraziarlo” per un atto libero che nessuno può comprare. Sguardi di misericordia in grado di porre ciascuno in condizione di dare il meglio di sé, perché sente la fiducia dell’altro e riesce ad esprimersi senza paura di sbagliare»; e di Herbert Lauenroth, esperto in intercultura presso il Centro ecumenico di Ottmaring (Augsburg), sulla misericordia applicata alla vita economica e politica. Un imprenditore dell’Inghilterra al suo primo incontro EdC, diceva: «Una cosa che voi avete e che potete donare a quanti lottano per un mondo migliore ma che magari non vedono la luce, è la vostra gioia. È una cosa incredibile! Un vero capitale spirituale». E Peter, giovane della Serbia: «Sono venuto pensando che poteva essere una perdita di tempo. Ma ho trovato gente aperta, ogni dialogo è stato importante per me. Porto via un grande beneficio da questo incontro».
Il prof. Luigino Bruni, coordinatore mondiale del progetto EdC, ha ricordato i tempi della vita di Chiara Lubich a Trento, con il primo gruppo di focolarine, che invitavano i poveri a pranzo nella loro casa, «usando le tovaglie e le stoviglie più belle», sottolineando che «il nostro primo modo di curare la povertà, prima ancora di donare gli utili, è portarla dentro casa, nelle nostre aziende, e amarla con “gesti di bellezza”». Un’altra sfida individuata “per arrivare vivi al 50° dell’Economia di comunione”, riguarda le imprese. «È evidente a tutti che la comunione nelle imprese deve trovare nuove espressioni più visibili e radicali – afferma–, coinvolgendo la “governance” e soprattutto i diritti di proprietà. Finora abbiamo puntato sulla cultura e sulle motivazioni degli imprenditori, ma è sempre più evidente in un’economia in grande cambiamento che le imprese non coincidono con gli imprenditori». Ed ha aggiunto: «Uno dei punti di forza dell’EdC di questi anni, della sua resilienza, è che ha respirato con tutto il corpo. Non ha avuto delle singole persone a guidarla, ma tanti membri attivi. L’EdC è forte quando in ogni lavoratore dell’impresa c’è la stessa energia». In sintesi, ha concluso Bruni: «Abbiamo preso coscienza che l’EdC in Europa è ancora viva dopo 25 anni, che continua a portare frutto, a svilupparsi in nuovi ambienti e regioni. Significativa è stata la presenza delle prime imprese in Russia, e del nuovo incubatore di imprese in Portogallo: quell’Europa dall’Atlantico agli Urali che tutti sogniamo. Inoltre è un’EdC giovane, aperta (molti leader dell’EdC non vengono dal Movimento dei Focolari) e con tanta voglia di futuro». Servizio fotografico su Flickr: Foto gallery Il prossimo appuntamento è previsto per il 2017 in Belgio. (altro…)
Nov 11, 2016 | Cultura, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
«È nato a Kinshasa il Movimento Politico per l’Unità !». Con queste parole l’onorevole Upira Dieudonné, sabato 29 ottobre 2016, ha solennemente concluso il primo incontro, a Kinshasa, del Movimento Politico per l’Unità. «L’attuale situazione politica nella Repubblica Democratica del Congo è delicata, ci sono forti tensioni politiche e sociali. Pochi mesi fa, ci sono stati scontri che hanno causato la morte di diverse persone. Il potere costituito e l’opposizione radicalizzano talvolta le loro posizioni», scrivono. Allora c’è da domandarsi come sia stato possibile arrivare a questo appuntamento. «È stato dopo la partecipazione al congresso di Roma, nel giugno scorso, con politici di tutto il mondo, che l’onorevole Dieudonné Upira (deputato nazionale dell’opposizione nella RDC) e la Signora Georgine Madiko (deputata onoraria, membro dell’Ufficio dell’Assemblea Nazionale, attualmente responsabile politica di una cellula di un partito della maggioranza presidenziale) hanno deciso di fare qualcosa per il loro Paese», spiegano. Al di là delle differenze politiche, i due deputati al ritorno da Roma approfondiscono la loro amicizia, scambiandosi le loro diverse opinioni. Ora, insieme, sognano di formare dei giovani perché siano leader in politica. Come affermano, si tratta «di una formazione alla vera politica, una politica che porta in sèdei valori». È nei loro scambi che decidono convinti che il primo passo per un tale progetto a Kinshasa, sia il lancio del Movimento Politico per l’Unita. «Questo permetterebbe di mettere in rete diversi attori che lavorano in politica, che fanno o vorrebbero fare del bene attraverso la politica», dicono. Organizzano l’evento, ma si domandano incerti: «Le persone invitate avranno il coraggio di venire?». Questo senso di incertezza cresce quando il sabato, fissato per l’incontro, una pioggia torrenziale si abbatte quasi ininterrottamente su Kinshasa. A causa delle strade in cattive condizioni e del cattivo stato dei mezzi di trasporto, le persone evitano il più possibile di uscire quando piove! Ciò nonostante, trenta persone rispondono all’invito, tra queste: deputati e dirigenti di diversi partiti politici, della pubblica amministrazione, professori di scienze politiche, studenti, membri dei movimenti cittadini, avvocati e giornalisti. II dibattito previsto dà luogo ad uno scambio profondo che si svolge in un clima di ascolto reciproco. «Abbiamo ascoltato frasi come: “Vogliamo rimanere in contatto con voi, moltiplicare gli scambi”; “Di fronte alia perdita dei valori, dobbiamo lavorare per instillare il positivo nel nostro sistema educativo, per formare persone che domani saranno buoni politici”; “Sento che se non agisco, Dio un giorno mi chiederà che cosa ho fatto di tutto quello che mi ha dato”; “Noi giovani vogliamo imparare da voi, anziani. Non dimenticateci”». Le impressioni, nate spontaneamente dai partecipanti, esprimono il pensiero degli organizzatori e rendono questa un momento sacro. Nella conclusione, la Signora Georgine Madiko, afferma: «Attraverso il nostro agire dobbiamo essere una luce in un mondo buio. Noi dobbiamo predicare con l’esempio. E a coloro che, stupiti dal nostro comportamento, chiedono se facciamo della politica o della religione, rispondiamo che una politica senza valori è la rovina delle Nazioni». Prima di lasciarsi uno dei partecipanti propone: «Dobbiamo dimenticare i nostri titoli, sentirci regolarmente anche solo per chiederci come stiamo. Vorrei che ognuno di noi partisse con l’elenco di tutti i partecipanti per poterli contattare in seguito». Il prossimo appuntamento è stato programmata per il 3 dicembre. Gustavo Clariá (altro…)
Nov 10, 2016 | Chiara Lubich
Rivedi la diretta – programma del mattino https://youtu.be/pD15PSa38T0 Rivedi la diretta – programma del pomeriggio https://youtu.be/oeo7HwgcM1Q
Messaggio di Papa Francesco Messaggio del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella
DISCORSI UFFICIALI
Servizio Informazione Focolari – SIF Comunicato stampa – 09/11/2016 Comunicato stampa – 26/10/2016 Programma dell’evento: “Reinventare la pace” – Programma New Humanity: “Reinventare la pace” – Dichiarazione
Chiara Lubich, 17/12/1996: Discorso all’UNESCO (altro…)
Nov 10, 2016 | Dialogo Interreligioso, Spiritualità
Mons. Felix Machado è un appassionato del dialogo interreligioso. Lo testimonia l’amicizia che lo lega a numerosi leader di varie religioni, una per tutte la grande studiosa indù Dr. Kala Acharya. Ognuno dei due parla dell’altro chiamandolo “mio fratello Felix” e “mia sorella Kala”, a conferma della profonda condivisione raggiunta, che li ha condotti a considerare la fraternità universale come un punto comune. Monsignore, come spiega questa sua propensione al dialogo? «Sono cresciuto in una cultura rurale e cosmopolita. Vasai, infatti, sede attuale del mio ministero è anche la mia città natale. Dopo aver studiato teologia in Francia e negli Stati Uniti, dal 1999 al 2008 ho svolto servizio presso il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso in Vaticano. Qui ho potuto acquisire molti elementi in materia e a comprendere che la chiave sta nello stabilire rapporti reali e autentici con le persone che sono diverse da noi. Quindi, anche se sono leader e studiosi o semplici contadini e pescatori, è mio dovere di cristiano vedere ciascuno come mio fratello o sorella in Cristo. Il vero dialogo può scaturire soltanto dal profondo ascolto e dall’accettare l’altro e poi, se necessario, si possono offrire i propri ideali come un dono. Ecco perché apprezzo il lavoro interreligioso fatto dal Movimento dei Focolari qui in India. Si tratta di un’azione basata sull’autenticità, sulla fiducia e buona volontà con i nostri fratelli e sorelle indù».
Dopo il viaggio in India dell’inizio di quest’anno Maria Voce, presidente dei Focolari, ha raccontato di aver avuto da lei una calorosa accoglienza. «Sono stato lieto di darle il benvenuto nella mia diocesi di Vasai, e di ricordare con lei i primi contatti che ho avuto con il Movimento attraverso due focolarine che lavoravano presso il Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso. Ero rimasto impressionato dal grande amore che mettevano nelle attività più semplici. Fui così interessato a conoscere di più i Focolari e ben presto ho avuto il privilegio di incontrare Chiara Lubich. Era semplice, diretta e credeva nell’unità. Questa via dell’unità ella l’ha offerta all’umanità attraverso la Chiesa, rimanendo profondamente fedele ad essa e lavorando per l’unità della famiglia umana. Sono felice di vedere come in India i Focolari portino avanti questa eredità attraverso il dialogo tra le religioni, le culture e le generazioni». Di fronte alle tante sfide che la famiglia umana deve affrontare in diverse parti del mondo, quanto è importante proseguire sulla via del dialogo? «È un processo che richiede tempo e dedizione e a volte il dialogo può sembrare inutile quando ci imbattiamo in episodi di violenza, nella povertà e nella discriminazione sociale. Ma non è così. Personalmente cerco di ispirarmi a Papa Giovanni XXIII, che usava inginocchiarsi in preghiera dopo una lunga e dura giornata, dicendo: “Signore, ho fatto del mio meglio. Questa è la tua Chiesa, ora sei tu al comando”. Come esseri umani abbiamo la tendenza ad essere impazienti, ma Dio non lo è. Di conseguenza, è nostro dovere essere simili a Cristo nell’amare, perdonare e continuare a credere nella fratellanza universale, anche e soprattutto quando può sembrare inadeguata per risolvere i problemi attuali. Dobbiamo ricordare che non possiamo imporre la nostra idea del tempo a Dio». Intervista di Annabel D’Souza (altro…)
Nov 9, 2016 | Chiesa, Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria
La città di Como è salita alla ribalta delle cronache per il notevole afflusso di profughi che, costretti da muri e filo spinato a deviare da altre rotte, tentano di attraversare la Svizzera per raggiungere i Paesi del nord Europa alla ricerca di fortuna o del ricongiungimento con familiari che li hanno preceduti. Il tragitto da percorrere, a piedi o con i mezzi, è assai breve, ma al confine i controlli sono rigorosi ed i respingimenti la regola. Cresce così il numero di persone accampate, in attesa dell’occasione propizia per eludere i controlli: sono uomini e donne, famiglie con bambini piccoli, minori non accompagnati. Il vescovo, mons. Coletti, in un appello rivolto alla città ha chiesto a tutti di raccogliere la sfida dell’accoglienza e, in particolare, si è rivolto alla comunità ecclesiale perché metta in pratica le opere di misericordia, nel Giubileo della Misericordia. Un’occasione di condivisione e di crescita. «Abbiamo sentito rivolto anche a noi questo invito – raccontano i membri della comunità locale dei Focolari – e ci siamo subito mobilitati, mettendoci a disposizione della Caritas diocesana in prima linea nell’organizzazione degli aiuti. Attraverso la rete della nostra comunità è emersa una risposta a cascata che coinvolge persone a noi vicine: familiari, amici, conoscenti. Si tratta di raccogliere alimenti, coperte ed altri generi di prima necessità, di coprire i turni di servizio dedicati all’accoglienza dei migranti, all’accompagnamento alle docce ed alla mensa, alla distribuzione delle vivande, alla cucina, alle pulizie. Di sera si servono fino a cinquecento pasti. Si incrociano sguardi spaesati, spaventati, riconoscenti, a volte ancora diffidenti. Difficile comunicare con chi parla idiomi sconosciuti. Ma anche il solo essere lì, stanchi e sudati come tutti, a porgere un piatto col sorriso, cercando di capire a gesti se è gradito, gomito a gomito con altri volontari che come noi si sono messi in gioco per i fratelli profughi, ci fa sentire parte di una grande famiglia». Una persona della comunità al servizio mensa, scrive: «Mi ha colpito la fede, l’intensità dei cristiani copti nella preghiera di ringraziamento prima e dopo il pasto». E poi: «Nel fratello profugo che accompagniamo alle docce e che serviamo a tavola, guardandolo negli occhi, riconosciamo Gesù che ci ricambia: “Sono Io…!». E ancora: «Dopo una serata trascorsa a servire, condividendo l’esperienza con altri volontari delle più varie estrazioni, si esce con il cuore gonfio di sentimenti e di propositi». Nella festività del santo patrono della città di Como si è vissuto un pomeriggio speciale in una basilica affollata, alla presenza del vescovo e delle autorità cittadine, con la partecipazione dei migranti cristiani eritrei, etiopi, somali ed una rappresentanza degli oltre 500 volontari. «La lettura del brano evangelico del giudizio universale, in italiano, inglese e tigrino, ha suscitato una grande emozione – raccontano –. Padre Claudio, missionario comboniano della nostra comunità, che ha trascorso più di 30 anni in quei Paesi e ne conosce lingue e dialetti, da settimane si prodiga per assistere le persone accampate nei pressi della stazione. A lui il vescovo ha affidato l’incarico di accompagnarli spiritualmente, mettendo a disposizione la stessa Basilica. Gesù è venuto oggi a visitarci in questi fratelli migranti e vorremmo, non solo accoglierlo, ma rispondere in modo concreto e con una progettualità». Fonte: Movimento dei Focolari Italia (altro…)
Nov 8, 2016 | Focolari nel Mondo
Coinvolti nel loro lavoro dal fenomeno migratorio, attivi nel dibattito di opinioni, a confronto con lotte ideologiche, un gruppo di giornalisti ed esperti di comunicazione di diverse regioni dell’Europa (Italia, Ungheria, Germania, Slovenia, Austria…) sta cercando di aprire una via originale di interpretazione e di narrazione per i giornalisti, e non solo. Per far ciò si incontra in simposi professionali promossi da NetOne (rete internazionale di professionisti della comunicazione diffusa nei cinque continenti, che opera a servizio del dialogo e della pace tra i popoli), in alcuni punti caldi quali Budapest (Ungheria), Atene (Grecia), Man (Costa d’Avorio), Varsavia (Polonia). L’obiettivo di questi incontri è di mettere in rapporto di collaborazione fattiva giornalisti, altri operatori dei media, esperti di comunicazione, politici ed amministratori e rappresentanti di ONG, accademici ed operatori sociali, per capire meglio i contorni del macro-fenomeno, interpretarne i diversi elementi e offrire strumenti narrativi e comunicativi adeguati. Questi simposi avvengono “sul terreno”, parlando con esperti del posto, incontrando i rifugiati, dando la parola a chi si occupa di essi. Si cerca cioè di entrare nelle “prospettive dell’altro” in modo rigoroso, cercando di comprendere il suo punto di vista e di capire insieme quali soluzioni funzionano nei diversi casi. L’esperienza fatta finora ha portato alla crescita di uno stile di ascolto e di interesse reciproco (tra giornalisti, tra giornalisti ed esperti e tra giornalisti e migranti); stile che permette di capire gli sfondi storici, culturali e politici soggiacenti alle migrazioni. Tali simposi professionali si sono svolti sinora in alcuni luoghi caldi della crisi migratoria: Budapest (Ungheria), Atene (Grecia), Man (Costa d’Avorio), Varsavia (Polonia). I prossimi in programma saranno a Beirut (Libano), dal 24 al 27 novembre e Bruxelles (Belgio) dal 26 al 28 gennaio, Chiaramonte Gulfi e Pozzallo (Italia) 4-5 novembre 2016. Il prossimo sarà a Beirut-Ain Aar (Libano) dal 24 al 27 Novembre. Programma (pdf) Progetto Giornalismo e Migrazioni (altro…)
Nov 8, 2016 | Chiesa, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità

Foto: Ursel Haaf
A 500 anni dalla Riforma di Lutero, nella cittadella ecumenica di Ottmaring (Augsburg), si è tenuto il 35° incontro internazionale di 25 vescovi di varie chiese che si ispirano alla spiritualità del Movimento dei Focolari. La riflessione sui punti della spiritualità del Carisma dell’unità, la preghiera comune e la celebrazione delle varie liturgie hanno posto le basi per incontri e dialoghi profondi che hanno lasciato un’impressione indelebile nei partecipanti. Il tema del raduno, “Gesù crocifisso ed abbandonato-fondamento di una spiritualità di comunione”, ha guidato l’intero convegno che i vescovi hanno voluto concludere insieme alla comunità del Carmelo, che si trova accanto al Campo di concentramento di Dachau, per un confronto con una delle tappe più dolorose della storia dell’umanità. Si è aperta una prospettiva che ha dato speranza: «Per me andare a Dachau è stato visitare un santuario di Gesù Abbandonato. Ho incontrato Dio lì, Dio nel suo abbandono», ha descritto la sua esperienza Jesús Morán, copresidente del Movimento dei Focolari. E il vescovo maronita Simon Atallah del Libano ha aggiunto: «Accanto ad un luogo di dolore e di odio abbiamo trovato un luogo di amore». Uno dei momenti culmine dell’incontro è stata la liturgia ecumenica nella chiesa evangelica di Sant’Anna ad Augsburg, presente il vescovo emerito Christian Krause, uno dei principali firmatari della “Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione”, avvenuta il 31 ottobre 1999 nello stesso luogo. Il gruppo dei vescovi ha colto questa occasione per formulare un messaggio per la celebrazione dell’apertura dei 500 anni della Riforma, che si è tenuta nella città svedese di Lund. Hanno anche inviato una loro delegazione. Il sindaco della città della “pace augustana”, Kurt Gribl, ricevendo i vescovi ha sottolineato come «il Movimento dei Focolari e, in particolare, il gruppo di vescovi, rappresentino confessioni che non negano le differenze». E vedendo uno stretto legame tra la città di Augsburg e l’impegno della comunità ecumenica dei vescovi, ha aggiunto: «Voi ci dimostrate, col vostro esempio, che è possibile una convivenza pacifica e spirituale e questo ci incoraggia ad andare avanti nella collaborazione, in quanto città della pace». Per sigillare questa profonda amicizia ed il legame spirituale, il gruppo si è raccolto, poi, nella chiesa evangelica di Sant’Ulrich. È ormai tradizione in questi incontri ecumenici che i vescovi partecipanti formulino una solenne promessa, quella di sostenersi a vicenda nella preghiera e nella vita, condividendo preoccupazioni e dolori, gioie e conquiste dei fratelli. «Che la croce dell’uno diventi la croce dell’altro e l’anelito dell’uno l’anelito dell’altro», come recita il testo del “Patto dell’amore scambievole” che tutti hanno sottoscritto. Il prossimo raduno ecumenico dei vescovi, promosso dal Movimento del Focolari, avverrà nel 2017 in Polonia. (altro…)
Nov 7, 2016 | Focolari nel Mondo
Si tratta di un nuovo “laboratorio” promosso dall’Istituto Universitario Sophia, in collaborazione con i Centri di formazione e di azione pastorale che sono sorti negli anni dalla proposta del Movimento dei focolari: il Centro dei presbiteri e diaconi focolarini, il Centro dei presbiteri e diaconi volontari, il Centro gen’s, il Centro dei religiosi, il Centro delle consacrate, la Segreteria del Movimento parrocchiale e la Segreteria del Movimento diocesano. Come suggerito dal suo nome, il Centro intende rispondere all’invito rivolto da Papa Francesco alla Chiesa in Italia – nel corso del Convegno nazionale a Firenze del 2015 – a riprendere in mano l’Esortazione “Evangelii Gaudium” per dare slancio, contenuto e direzione all’opera di rinnovamento, di aggiornamento e di conversione pastorale necessario alla nuova tappa dell’evangelizzazione cui la Chiesa è oggi chiamata per “uscire” verso le periferie esistenziali del nostro mondo e del nostro tempo. I corsi, i seminari, gli stages e i laboratori attivati dal Centro saranno indirizzati a presbiteri, persone di vita consacrata, operatori pastorali, laici impegnati nei diversi ambiti della vita ecclesiale e sociale, e soprattutto ai giovani. Essi intendono offrire un contributo a questo impegnativo e urgente compito, convogliando – in dialogo e sinergia con le diverse istanze ed espressioni della vita della Chiesa e della società – gli impulsi spirituali e le esperienze suscitati dal carisma dell’unità di Chiara Lubich nei decenni del post-Concilio che tuttora si mostrano ricchi di frutti e promettenti. Il CEG (Centro Evangelii Gaudium), in particolare, ha la missione di promuovere e sostenere, in sintonia con il progetto formativo e il metodo accademico di Sophia e con attenzione alla ricchezza dei diversi contesti socio-culturali ed ecclesiali, la formazione, lo studio e la ricerca nell’ambito dell’ecclesiologia, della teologia pastorale e della missione, della teologia spirituale e della teologia dei carismi, nella vita della Chiesa oggi in uscita missionaria. Il programma dell’atteso convegno inaugurale, oltre ai saluti iniziali di alcune personalità del mondo ecclesiale e civile, tra cui il card. Joao Braz de Aviz e mons. Vincenzo Zani, prevede la presentazione del Centro da parte del preside dell’Istituto Universitario Sophia, prof. Piero Coda, una prolusione sui punti-forza dell’Esortazione apostolica di Papa Francesco affidata alla prof.ssa Tiziana Merletti (già Superiora generale delle Suore Francescane dei Poveri) e una tavola rotonda con la partecipazione, in particolare, di esponenti del mondo della cultura e della politica come Massimo Toschi e Damiano Tommasi. «Si tratta di un evento significativo – ha dichiarato Piero Coda –, nel contesto italiano ma non solo: perché gli enti promotori dell’iniziativa e i membri del Comitato scientifico che farà da supporto e da stimolo al Centro sono di rilievo internazionale. La sfida è quella di dare un contributo a quel cambio di paradigma, nella cultura e nella relazione tra comunità ecclesiale e società civile, che il nostro tempo chiede e a cui la profezia di Papa Francesco ci dice con forza essere giunto il momento di porre mano con fedeltà e creatività». Conferenza Stampa di presentazione del “CENTRO DI ALTA FORMAZIONE EVANGELII GAUDIUM” (C.E.G.) 8 novembre 2016 alle ore 11,30. presso la sede di “Toscana Oggi” – Via dei Pucci, 2 – Firenze Modera: Don Giovanni Momigli, collaboratore CEG Intervengono: Don Emilio Rocchi (Segretario Centro Evangelii Gaudium), Prof. Sergio Rondinara (Docente allo I.U.S. di Epistemologia e Cosmologia) Info: relazioni.esterne@iu-sophia.org Istituto Universitario Sophia: Via San Vito 28, Loppiano – 50063 Figline e Incisa Valdarno (FI) ITA Tel. +39 055 9051500 – Fax +39 055 9051599 (altro…)