Movimento dei Focolari

Parola di Vita Maggio 2015

Quando il Signore Dio, apparve a Mosè sul monte Sinai, proclamò la propria identità dicendosi: «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà» (Es 34, 6). La Bibbia ebraica, per indicare la natura di questo amore di misericordia utilizza una parola (raḥămîm) che richiama il grembo materno, il luogo da cui proviene la vita. Facendosi conoscere come “misericordioso”, Dio mostra la premura che ha per ogni sua creatura, simile a quella di una mamma per il suo bambino: gli vuole bene, gli è vicino, lo protegge, ne ha cura. La Bibbia usa ancora un altro termine (ḥesed) per esprimere altri aspetti dell’amore-misericordia: fedeltà, benevolenza, bontà, solidarietà. Anche Maria, nel suo Magnificat canta la misericordia dell’Onnipotente che si stende di generazione in generazione (cf. Lc 1, 50). Gesù stesso ci ha parlato dell’amore di Dio, rivelandolo come un “Padre” vicino e attento a ogni nostra necessità, pronto a perdonare, a donare tutto ciò di cui abbiamo bisogno: «fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti» (Mt 5, 45) Il suo è davvero un amore “ricco” e “grande”, come lo definisce la lettera agli Efesini, da cui è tratta la parola di vita: “Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo” Quello di Paolo è quasi un grido di gioia che nasce dalla contemplazione dell’azione straordinaria che Dio ha compiuto nei nostri confronti: eravamo morti e ci ha fatto rivivere dandoci una vita nuova. La frase inizia con un “ma”, a indicare un contrasto con quanto Paolo aveva costatato precedentemente: la condizione tragica dell’umanità schiacciata da colpe e peccati, prigioniera di desideri egoistici e cattivi, sotto l’influsso delle forze del male, in aperta ribellione a Dio. In questa situazione essa avrebbe meritato lo scatenarsi della sua ira (cf. Ef 2, 1-3). Al contrario Dio, invece di castigare – ecco il grande stupore di Paolo – le ridà vita: non si lascia guidare dall’ira, ma dalla misericordia e dall’amore. Gesù aveva già fatto intuire questo agire di Dio quando aveva narrato la parabola del padre dei due figli, che accoglie a braccia aperte il più giovane sprofondato in una vita disumana. Lo stesso con la parabola del pastore buono che va in cerca della pecora smarrita e se la carica sulle spalle per riportarla a casa; o quella del buon samaritano che cura le ferite dell’uomo caduto nelle mani dei briganti (cf. Lc15, 11-32; 3-7; 10, 30-37). Dio, Padre misericordioso, simboleggiato nelle parabole, non soltanto ci ha perdonato, ma ci ha donato la vita stessa del suo figlio Gesù, ci ha donato la pienezza della vita divina. Da qui l’inno di gratitudine: “Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo” Questa parola di vita dovrebbe suscitare in noi la stessa gioia e gratitudine di Paolo e della prima comunità cristiana. Anche verso ognuno di noi Dio si mostra “ricco di misericordia” e “grande nell’amore”, pronto a perdonare e a ridarci fiducia. Non c’è situazione di peccato, di dolore, di solitudine, nella quale egli non si renda presente, non si metta accanto a noi per accompagnarci nel nostro cammino, non ci dia fiducia, la possibilità di risorgere e la forza per ricominciare sempre. Nel suo primo “Angelus”, il 17 marzo di due anni fa, Papa Francesco iniziò a parlare della misericordia di Dio, un tema che poi gli è divenuto abituale. In quella occasione disse: «Il volto di Dio è quello di un padre misericordioso, che sempre ha pazienza… ci comprende, ci attende, non si stanca di perdonarci…». Concluse quel primo breve saluto ricordando che: «Lui è il Padre amoroso che sempre perdona, che ha quel cuore di misericordia per tutti noi. E anche noi impariamo ad essere misericordiosi con tutti». Quest’ultima indicazione ci suggerisce un modo concreto per vivere la parola di vita. Se Dio con noi è ricco di misericordia e grande nell’amore, anche noi siamo chiamati ad essere misericordiosi verso gli altri. Se egli ama persone cattive, che gli sono nemiche, anche noi dovremmo imparare ad amare quanti non sono “amabili”, perfino i nemici. Non ci ha detto Gesù: «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia»? (Mt 5, 7); non ci ha chiesto di essere «misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro»? (Lc 6, 36). Anche Paolo invitava le sue comunità, scelte e amate da Dio, a rivestirsi «di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza» (Col 3, 12). Se abbiamo creduto all’amore di Dio, anche noi potremo amare a nostra volta con quell’amore che si fa vicino a ogni situazione di dolore e di bisogno, che tutto scusa, che protegge, che sa prendersi cura. Vivendo così potremo essere testimoni dell’amore di Dio e aiutare quanti incontriamo a scoprire che anche verso di loro Dio è ricco di misericordia e grande nell’amore. Fabio Ciardi (altro…)

Solidarietà col Nepal

Solidarietà col Nepal

20150427-02«La situazione non è affatto buona. Personalmente sono vivo, ma ora stiamo fuori della casa, sia di giorno che di notte. Molti sono morti, altri stanno morendo, e tantissimi sono feriti. Ci sono costanti scosse che creano distruzioni continue. Vi chiedo di pregare, le nostre condizioni non sono per niente buone. Siamo fuori dalle nostre case giorno e notte. Ogni volta che arriva una nuova scossa di terremoto crea tanta distruzione», scrive Yaman di Kathmandu, padre di tre figli piccoli. «Ci siamo rifugiati nella Chiesa della città insieme a tanti cristiani, sempre per paura di nuove scosse», scrive Jo. Oltre il numero di vittime che continua a salire, stime Unicef contano 940mila bambini a rischio, con bisogno urgente di assistenza sanitaria. Il Movimento dei Focolari si unisce alla preghiera per le persone colpite, per le loro famiglie, nel chiedere consolazione nell’immane tragedia, e mobilitandosi per la raccolta di aiuti. Da Mumbai, dove sono riuniti per la preparazione della Settimana Mondo Unito, i giovani dei Focolari – tra cui 2 giovani arrivati da Kathmandu – lanciano un appello ai Giovani per un Mondo Unito in tutto il mondo, per avviare subito un’azione di sostegno per le persone colpite dalla calamità: «la Settimana Mondo Unito -scrivono – può essere un’occasione immediata per esprimere concretamente il nostro sostegno». Papa Francesco, dopo aver pregato all’Angelus per le vittime del terremoto, esortando al “sostegno della solidarietà fraterna”, ha espresso in un messaggio inviato al nunzio apostolico in Nepal la propria vicinanza alla popolazione nepalese. Caritas Nepal, intanto, si è attivata per far fronte all’emergenza, ma sono necessari rinforzi. Si distribuiscono tende e cibo: il problema principale al momento è offrire un rifugio, per proteggere dal freddo e dalla pioggia.


Gli aiuti economici posso essere versati sul conto dei Giovani per un Mondo Unito: CONTO CORRENTE DELLA SEGRETERIA CENTRALE DEI GIOVANI PER UN MONDO UNITO (GMU) Causale: EMERGENZA NEPAL CONTO INTESTATO A:          PIA ASSOCIAZIONE MASCHILE OPERA DI MARIA Via Frascati 306, Rocca di Papa, 00040 Roma, Italia INDIRIZZO BANCA: BANCA PROSSIMA Piazza Paolo Ferrari 10 20121 Milano Italia CODICE IBAN PER TRANSAZIONI NAZIONALI E INTERNAZIONALE: IBAN    IT62 W033 5901 6001 0000 0113 348 BIC       BCITITMX


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Giordani: Storia di Light

Giordani: Storia di Light

Giordani-11«La cosa cominciò, come la cose di Dio, da umile germe. Silvia Lubich era figlia di un commerciante di vino, ridotto dalla crisi economica della seconda guerra mondiale a modesto impiegato del Comune, e di una massaia di Trento che da giovane aveva lavorato alla tipografia di Cesare Battisti. Due cristiani di tipo trentino: semplici, diritti, senza tante storie. Essi avevano messo al mondo quattro figli, un maschio, il primogenito, e tre ragazze, di cui Silvia, nata il 22 gennaio 1920, era la maggiore; a tutti avevano impartito un’educazione cristiana, la quale forgiò Silvia a una pietà lineare sin dall’infanzia. Lineare, perché non consentiva compromessi: non consentiva che si dividesse il desiderio tra Dio e il mondo, che si pensasse al bene e al male, che si mostrasse una cosa e se ne celasse un’altra. C’era Dio: Dio era tutto: e dunque bisognava essere tutti di Dio: fare la volontà di Lui, sempre come un raggio di sole spiccato dal cielo per posare in terra». È l’incipit di Storia di Light, cioè la storia di Chiara Lubich scritta da uno dei protagonisti delle vicende descritte: Igino Giordani, personalità insigne della cultura e della politica italiana, cofondatore del Movimento dei Focolari. «Essere un capolavoro non è mai facile per nessuna opera», scrive Alberto Lo Presti, direttore del Centro Igino Giordani, nell’introduzione alla prima puntata. «Figurarsi per un libro che deve contendersi questo primato con un altro centinaio, tanti quanti ne scrisse Giordani. Storia di Light, invece, non ha mai visto la luce. Non solo: è rimasto pressoché sconosciuto anche a coloro che – in questi anni – lo hanno custodito. Fu lo stesso Giordani a chiedere di attendere, quando – in realtà – qualsiasi autore vorrebbe perfettamente il contrario, cioè essere conosciuto soprattutto per i propri migliori lavori». «Storia di Light non è una ricerca condotta con le regole e il metodo della storiografia. Potremmo definirlo il racconto del prodigioso intervento suscitato dallo Spirito Santo – e visibile nella figura e nell’azione di Chiara Lubich – nella storia del Ventesimo secolo. In altre parole, è costituito da una serie di quadri narrativi in cui il disegno biografico di Chiara è intrecciato al disegno di Dio su un’umanità afflitta idealmente e sconvolta socialmente dalle divisioni e dalle guerre mondiali. Ecco perché, nella trama sottile della Storia di Light, riconosciamo alcuni elementi di base della complessa personalità di Giordani. Egli visse, da protagonista, tutti i principali drammi del Ventesimo secolo, ricevendone le ferite di guerra, subendo le persecuzioni ideologiche, accettando l’emarginazione civile. Fu uomo di fede, operante nella Chiesa e nella cultura, consapevole che il male radicale sarà sconfitto da un nuovo spirito cristiano, di cui si mise alla tenace ricerca. Incontrò Chiara Lubich, nel settembre del 1948, e colse in lei la luce (light) che era andato cercando. La seguì mettendo a disposizione della fondatrice del Movimento dei Focolari tutta la propria intelligenza e l’intera volontà. Non ebbe mai dubbi sulla forza e sulla preminenza della figura di Chiara per la Chiesa, per la società, per la storia contemporanea e in avvenire. Giordani, perciò, non poteva, neanche volendolo, scrivere una storia compiuta e distaccata, metodologicamente inappuntabile, di Chiara Lubich. Il suo coinvolgimento umano e spirituale non glielo poteva concedere». «L’Autore aveva scritto numerosi volumi sulle più grandi figure spirituali: Caterina da Siena, Ignazio di Loyola, Maddalena di Canossa, Contardo Ferrini, Francesco di Paola, Vincenzo de’ Paoli, Francesco di Sales, Francesco d’Assisi, solo per citare alcuni lavori monografici. Si tratta di una galleria di personalità straordinarie, di epoche e contesti differenti. Il posto d’onore, in questa ricca sequela, è assegnato a Chiara Lubich, della cui storia egli fece il suo “capolavoro”. Quando, a 54 anni, la storia lo chiamò all’appuntamento con Chiara, non si recò spiritualmente disarmato. Sapeva misurare la grandezza religiosa di un ideale, così come aveva gli strumenti per saggiare la magnitudine di un’intuizione mistica. Per tale ragione […] è verosimile che Giordani avvertì una sorta di supremo dovere affinché egli rendesse testimonianza della verità su chi fosse realmente Chiara. D’altronde, questo ruolo fu da lui assunto fin dai primi istanti della sua frequentazione con Chiara e il primo nucleo di focolarine. Con la sua erudizione, era in grado di svelare l’importanza e la novità della figura di Chiara alle giovani che la seguivano». «Giordani visse i momenti difficili in cui Chiara Lubich e i Focolari erano sotto la lente d’ingrandimento della Congregazione del Sant’Uffizio. Da tale periodo – siamo negli anni Cinquanta – e ancora per molti anni a venire, si produsse un diffuso atteggiamento prudenziale che induceva alla massima discrezione attorno alla figura di Chiara. Se era necessario contenere i sentimenti di affetto e di stima per Chiara, per Giordani non v’erano tuttavia dubbi che la verità su di lei andava scritta e tramandata. Di qui, Storia di Light, il suo “capolavoro”. Introduzione a Storia di Light (testo integrale) – pubblicato su Nuova Umanità, gennaio-marzo 2015 (altro…)

Mediterraneo: urgenti politiche iniziative coerenti

Mediterraneo: urgenti politiche iniziative coerenti

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Foto: Francesco Pecoraro/AP

Il Movimento politico per l’unità (MPPU), espressione in ambito politico del Movimento dei Focolari, fa sentire la sua voce di fronte al dramma migratorio verso l’Europa, voce che si aggiunge a quelle di tante associazioni e gente sensibile di tutto il mondo. «Il piano varato dal vertice europeo sull’immigrazione – scrivono – convocato d’urgenza dopo l’ennesima tragedia avvenuta nel Canale di Sicilia con il suo pesantissimo bilancio di vite, estende l’area di intervento di Triton e di Poseidon, in modo che le navi, aumentate grazie al triplicamento del finanziamento, possano spingersi oltre le 30 miglia dalle coste dei paesi Ue. Rimangono pur sempre azioni all’interno di Frontex la cui logica è la difesa dei confini europei e non una complessiva politica migratoria». Il MPPU denuncia che il piano contiene in se una forte contraddizione: «Gli Stati dell’Unione, infatti, non hanno assolutamente dimostrato la stessa disponibilità nell’accoglienza dei migranti, come se non ne dovessero arrivare più. Eppure è noto a tutti che distruggere i barconi, se (forse) disincentiverà in parte i trafficanti di esseri umani, non servirà certo né a salvare tutte le vittime delle migrazioni illegali, né a fermarne i flussi». È, infatti notizia di questi giorni che in Macedonia, nelle rotte via terra, un treno ha investito e ucciso 14 migranti che camminavano lungo i binari. «Una politica seria dell’Unione Europea (e non solo) in materia di migrazione – continua l’appello – dovrebbe avere ben altra prospettiva e distinguere tre diversi ambiti di iniziativa e di azione pubblica e politica. In primo luogo occorre dare un segnale forte di attivazione di tutte le risorse istituzionali, infrastrutturali, umane e finanziarie disponibili nei Paesi di accoglienza al fine di avviare una vasta mobilitazione per rispondere all’emergenza con strumenti adeguati e in modo fattivo, immediato, efficace. L’accoglienza temporanea dei migranti e dei rifugiati deve essere equamente ripartita sul territorio, tenendo conto delle strutture disponibili, della composizione e consistenza della popolazione residente e della presenza di reti locali di intervento solidale, organizzato, responsabile». L’appello continua con degli esempi già in atto di accoglienza e solidarietà e afferma che «il Movimento politico per lunità assicura il suo pieno sostegno umano e politico a tutti quegli amministratori chiamati in questo periodo ad assumere decisioni difficili, spesso impopolari (…) È dovere di ogni amministratore pubblico, a livello locale come a quello nazionale e internazionale, far comprendere le ragioni di misure emergenziali di ospitalità, adottate nel pieno rispetto dei diritti e delle aspettative delle comunità politiche, senza tuttavia sottrarsi ai doveri di umanità e di risposta a esigenze immediate ed elementari di altri esseri umani». «In secondo luogo – continua il testo del MPPU, occorre che l’Unione Europea chiarisca l’equivoco fondamentale che mina alle fondamenta qualunque seria politica di gestione dei flussi migratori. Non si può infatti invocare un ruolo più incisivo delle istituzioni di Bruxelles senza al contempo fornire l’Unione Europea delle necessarie competenze e delle correlate risorse umane e finanziarie per svolgere funzioni che gli Stati membri, compresi quelli mediterranei, non hanno voluto condividere in una prospettiva di vera integrazione». «In terzo luogo – conclude l’appello –, i fenomeni migratori che si manifestano nel Mediterraneo hanno cause geograficamente e politicamente più ampie, coinvolgendo l’estesa ingovernabilità della Libia, della Somalia, di ampie regioni dell’Africa sud sahariana, senza contare la destrutturazione in atto dei contesti regionali del Medio Oriente, e in particolare della Siria e dell’Iraq. La vastità e complessità delle questioni politiche, economiche, sociali e culturali che caratterizzano tali aree richiederebbe una mobilitazione della comunità internazionale, a cominciare dalle Nazioni Unite, per attuare un vasto piano di interventi e di misure d’urgenza, superando le contrapposizioni e i veti incrociati». Appello del Movimento Politico per l’Unità (testo integrale) www.mppu.org (altro…)

Sou João

Sou João

Sou JoãoSou João verdade e diálogo por uma Igreja-comunhão O livro apresenta, em forma de entrevista, o percurso do cardeal João Braz de Aviz e o seu pensamento sobre a Igreja Católica e seus desafios em nível nacional e internacional. Com uma postura de abertura, confiança, humildade e respeito, dom João de Aviz fala de sua trajetória: de sua infância, em uma família simples mas determinada do interior do Estado de Santa Catarina, ao seu trabalho na Congregação para os Institutos de Vida Consagrada e as Sociedades de Vida Apostólica, no Vaticano. A trajetória de dom João de Aviz coincide com etapas decisivas da história recente do Brasil, da Europa, da Igreja Católica. Situado nesse contexto histórico, ele aborda os momentos cruciais de sua vida e do seu trabalho a serviço da Igreja. A simplicidade de um pastor que no curso de seu ministério esteve com o povo – como aquele “pastor com cheiro de ovelha”, do qual fala o papa Francisco –, a humildade de quem sabe pedir perdão quando erra, a coragem de quem sabe dizer a verdade por amor, e a simpatia de quem acolhe com carinho e chama o outro pelo nome… permeiam as páginas deste livro. Destaques

  • João de Aviz tem sido destaque em jornais internacionais por seu trabalho no Vaticano
  • O percurso e a postura do Cardeal estão em considerável consonância com o Papa Francisco
  • Lançamentos na França e na Itália em 2014:

“Este livro traz esclarecimentos preciosos sobre o homem e sua espiritualidade”.  “Um olhar caloroso e reanimador do novo pontificado”

 (La Croix, 22/05/2014)

Autores João Braz de Aviz [1947-] Atualmente é Prefeito da Congregação para os Institutos de Vida Consagrada e as Sociedades de Vida Apostólica, no Vaticano. Doutor em Teologia Dogmática pala Pontifícia Universidade Lateranense [Roma], foi bispo-auxiliar de Vitória [ES], bispo em Ponta Grossa [PR], arcebispo de Maringá [PR] e de Brasília [DF].   Adelmo Galindo [1977–] Tem mestrado em Letras [UFPE] e em Produção Editorial  [ESCP Europe – Paris], é editor da Cidade Nova. Michele Zanzucchi [1957–] Jornalista e escritor, é diretor da revista Città Nuova e professor da Pontifícia Universidade Gregoriana [Roma] e do Instituto Universitário Sophia [Incisa Valdarno,  Florença]. Mais informações: www.cidadenova.org.br/ vendas@cidadenova.org.br