Giu 1, 2014 | Chiara Lubich, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Il Signore è grande! Un giorno, mentre sto recandomi al lavoro, incontro sul trenino una signora che conosco di vista perché frequenta la mia stessa chiesa. Ci salutiamo e si avvia un colloquio. Mi fa: «Vedo che lei è sposato. Ha dei figli?». «Rispondo di sì, che sono padre di due bellissime ragazze di cui sono orgoglioso. Quando a mia volta le chiedo dei suoi figli, lei scoppia a piangere davanti a tutti i passeggeri, con grande mio imbarazzo. Le chiedo scusa, al che lei mi racconta la sua situazione: «Ieri, dopo aver esaminato il risultato delle analisi, il mio ginecologo mi ha detto che non potrò diventare mamma. Per me, che sono sposata da nove anni, è un grande dolore». L’ascolto con molta partecipazione, poi la invito a non rassegnarsi ma a continuare ad aver fede in Dio. Anch’io mi unirò alla sua preghiera. Tre settimane dopo, rivedo la stessa signora all’uscita dalla messa: raggiante, mi stava aspettando per comunicarmi una bella notizia: «Sono in gravidanza da tre settimane. Il Signore è grande!». Dopo nove mesi nasce Emanuele, un bambino bellissimo. W.U. – Roma Lavoro di traduzioni Avevo necessità di soldi ed ero riuscita a trovare un lavoro: fare delle traduzioni. Un giorno una mia amica mi ha confidato che stava passando un momento difficile economicamente. Le ho offerto allora di condividere con me il lavoro che stavo facendo. Lo stesso giorno mi è arrivata l’offerta di un altro lavoro che mi avrebbe fatto guadagnare il doppio di quanto avevo condiviso con la mia amica. E. M. – Azzorre Il compagno di scuola Un giorno, un mio compagno di classe ha cominciato a buttare per aria libri e quaderni, imprecando contro Dio: «Perché non ci sei quando mi servi? Cosa stai a fare lassù?». Non capivo perché facesse così, finché ho saputo che la sua mamma doveva essere operata di cancro. Gli sono stata vicina, condividendo con lui questo grande dolore, e alla fine, insieme, abbiamo chiesto a Gesù che l’intervento andasse bene. Anche le altre compagne hanno pregato. La classe sembrava trasformata: questo episodio ci aveva reso più uniti. L’intervento poi è riuscito e tutti abbiamo ringraziato Dio. J.S. – Germania (altro…)
Mag 31, 2014 | Cultura, Dialogo Interreligioso
“Al termine dell’anno accademico, è particolarmente significativo che l’Istituo Universitario Sophia (IUS) accolga per le ‘Cattedre di Sophia’ il prof. Donald Mitchell, professore emerito di Filosofia asiatica e comparata della Purdue University (Indiana – USA)”. Così ha introdotto la serata del 16 maggio Paolo Frizzi, primo dottore di ricerca a concludere la Scuola di Dottorato di Sophia proprio con uno studio sul dialogo interreligioso. “È un anno speciale – ha continuato – per le prospettive che si sono aperte in questo settore di studi. Da pochi mesi abbiamo avviato un nuovo corso a più voci sulla Teologia delle religioni e del dialogo interreligioso, aprendo una originale proposta interdisciplinare di ricerca. E non più di due mesi fa lo IUS ha accolto due delegazioni buddhiste dalla Thailandia e dal Giappone. Eccoci, dunque e proseguire l’esplorazione di un orizzonte di grande attualità”. Presenti il 16 maggio, più di 150 persone interessate e coinvolte, non sono bastate poche battute per descrivere l’intenso percorso di vita e gli impegni di alto profilo del prof. Mitchell: dalla scoperta della meditazione zen all’avvicinamento alla Chiesa cattolica, fino all’incontro con la spiritualità dei Focolari e con Chiara Lubich, proprio a Loppiano (dove ha sede lo IUS).
Specializzatosi già negli anni ’70 su buddhismo, cristianesimo e sul dialogo buddhista-cristiano, in un momento storico in cui il dialogo si configurava sempre di più come metodo privilegiato di incontro interreligioso, da quel momento ha posto esperienza e competenza a servizio di numerose realtà che operano in questo ambito. Negli anni, la sua attività lo ha condotto a qualificarsi ai massimi livelli, come consulente tra i più stimati, e a promuovere importanti Colloqui internazionali Cristiano-Buddisti, stringendo relazioni con autorevoli esponenti della diverse aree del buddismo. Tra questi: Gishin Tokiwa, professore di buddhismo Zen in Giappone e presidente della F.A.S. Society, fondata da Shin’ichi Hisamatsu, nella cui storia e pensiero trovò profonde consonanze col percorso e lo spirito della Lubich e dei Focolari. E di vive sintonie sono stati caratterizzati anche gli incontri e i dialoghi con Keiji Nishitani, uno dei più famosi filosofi giapponesi del XX secolo, e con tanti altri, fino al Dalai Lama. Il sapiente equilibrio che caratterizza la produzione scientifica del prof. Mitchell, tra sfida teologica ed esperienza sul campo, è apparso un aspetto originale: ciò che tante volte manca, infatti, nella letteratura e nel dibattito sulle relazioni interreligiose è proprio tale equilibrio, essenziale per chi voglia comprendere cosa significhi incontrare realmente l’altro.
In questa luce, nella sua relazione è apparso evidente come il dialogo interreligioso, a cui spesso, nell’attualità, fanno eco gravi situazioni conflittuali, porti con sé grandi potenzialità di pace e di progresso sociale e spirituale, purché – come ha affermato tempo fa il card. Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso – “diventi patrimonio di tutti e non di un’élite”. “La mia speranza – ha concluso il professore – è che i movimenti religiosi laici di oggi, di tutte le religioni, che hanno tanti valori condivisi, possano collaborare a costruire un’unica famiglia umana, prendendosi cura anche dei bambini e della natura. Chiara Lubich ha scritto ‘Siate una famiglia’. Penso che abbiamo bisogno di vedere in ciò una chiamata profetica”. Fonte: Istituto Universitario Sophia Foto su Flickr: sif_loppiano/14044562228 (altro…)
Mag 30, 2014 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Senza categoria
WARAY ngaRUN, cioè “senza nome”: un gioco di parole che trasforma l’espressione del dialetto filippino waray-waray, nel termine inglese “run”, cioè corsa. Una maratona in ricordo delle vittime senza nome, degli eroi sconosciuti che hanno prestato e continuano a prestare aiuto. Questo è il significato della corsa di solidarietà che si svolgerà il 28 giugno durante la festa della città di Tacloban, una delle più colpite dal devastante tifone che si è abbattuto sulle Filippine a novembre 2013. Con WARAY ngaRUN si vuole far conoscere gli attuali bisogni delle persone nelle zone devastate, ma anche dare coraggio alla gente per ricominciare e andare avanti. Obiettivo importante è coinvolgere i giovani ad essere in prima linea nella ricostruzione della vita del Paese. La giornata inizierà proprio con la maratona alle sei del mattino, per proseguire con una fiera e delle mostre durante il giorno e si concluderà con una notte bianca di solidarietà. Sarà un’occasione per condividere esperienze e iniziative da persone e gruppi che in vario modo sono stati dei veri eroi durante e dopo il tifone. Si prevede la partecipazione di molte espressioni della società civile: dagli artisti waray locali a gruppi musicali, da chi desidera condividere i propri talenti, a studenti e insegnanti provenienti da organizzazioni private e governative. Il ricavato della manifestazione sarà conferito allo “Start Again Project” promosso dai Giovani per un Mondo Unito, a favore delle comunità colpite dal tifone nella regione delle Isole Visayas, e con un piano d’azione in 7 punti: • ricostruzione dei tetti delle scuole • raccolta di materiale scolastico • un memoriale chiamato “Yolanda” • installazione di sistemi di acqua potabile • programmi di istruzione superiore • una “soup kitchen” • una missione medica L’idea nasce dall’esperienza fatta con la band internazionale Gen Rosso quando hanno tenuto un workshop ed uno spettacolo a Tacloban come parte del loro “Philippines Solidarity Tour 2014”. «Quando il progetto “Start Again” è venuto a portare aiuto a Leyte, includendo la nostra comunità in Tacloban – raccontano –, abbiamo sentito fortemente la necessità di ricambiare questo amore organizzando un’attività in grado di finanziare i loro diversi progetti. E con questo WARAY ngaRUN sentiamo che non siamo più solo destinatari, ma anche collaboratori attivi». Pagina Facebook: WARAYngaRUN2014 (altro…)
Mag 29, 2014 | Centro internazionale, Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
A conclusione del viaggio di papa Francesco in Terra Santa, riportiamo uno scritto di Igino Giordani che svela la grande trepidazione e attesa per quelle giornate davvero storiche di cinquant’anni fa. Il nostro autore inserisce il pellegrinaggio di Paolo VI nella cornice più ampia dell’evento conciliare che proprio in quei giorni concludeva la seconda sessione dei suoi lavori. È straordinaria l’attualità di vedute e di spunti di riflessione, così consonanti all’oggi della Chiesa: «Giovanni XXIII ha immesso uno spirito di giovinezza nella convivenza ecclesiale, e Paolo VI riassume giovanilmente tutti gli apporti più spiritualmente innovatori, avviando con potenza il Concilio verso conclusioni vitali, per cattolici e non cattolici, per bianchi e colorati, per battezzati, ebrei, pagani d’ogni paese e casta. La sua geniale iniziativa di recarsi in Terra Santa significa lo spirito con cui egli attende a lanciare un ponte sul mondo. In Palestina, a Betlemme, a Nazareth, a Gerusalemme, il Papa torna alle origini: là dove Gesù predicò la verità semplice, intera, il grande comandamento nuovo, instituì i sacramenti e diede la sua vita per ridare a noi la vita. Là, in quella origine della religione, non ci sono contrasti tra cristiani: essi sono venuti dopo. Al Cenacolo, attorno a Pietro e Maria, i fedeli formavano un cuore solo e un’anima sola: essi ascoltavano il testamento detto da Gesù sotto quelle volte, perché fossero “tutti uno”. E in un certo senso, non ci sono contrasti neppure tra cristiani, ebrei e musulmani, che per tutt’e tre quei luoghi sono sacri.
Paolo VI va a pregare, in chiese e presso monumenti, dei quali gli uomini han fatto centri di discordia, ricavando da ricordi di pace e perdono notizie di conflitti armati e di odi fratricidi. E invece il Santo Padre va a chiedere ispirazioni per ridestare forze di rinnovamento e di unione, dal Cenacolo, dove Gesù proclamò la legge dell’unità e dove lo Spirito Santo animò la prima Chiesa, e con la unione, frutto del rinnovamento degli spiriti, la pace, rievocata agli occhi del mondo dall’Enciclica Pacem in terris di Giovanni XXIII. “Vedremo quel suolo benedetto, da cui Pietro partì e dove non ritornò più un suo successore – scrive Paolo VI –: noi umilmente e brevissimamente vi ritorneremo in segno di preghiera, di penitenza e di rinnovamento spirituale per offrire a Cristo la sua Chiesa, per chiamare ad essa unica e santa i fratelli separati, per implorare la divina misericordia in favore della pace fra gli uomini, la quale ancora in questi giorni appare quanto sia debole e tremante, per supplicare Cristo Signore per la salvezza di tutta l’umanità”. E dunque gli scopi del pellegrinaggio sono gli scopi del Concilio, che in persona del Papa trasmigra in Palestina: rinnovamento, unità, pace…. Il suo pellegrinaggio, di preghiera e di penitenza, e cioè tutto per soli motivi religiosi, segnala la volontà della Chiesa dei poveri di rimettersi sul fondamento delle virtù evangeliche, condizionate dall’umiltà, quell’umiltà che nella casetta di Nazareth trovò la più pura espressione e la più commossa esaltazione nel “Magnificat dell’Ancilla Domini”. Da quel fondamento fiorì la carità: Cristo, che dà amore e vuole amore: “Mi ami tu più di questi?…”. Questo amore più grande di Pietro, spiega l’atto di umiltà onde Paolo VI ha chiesto perdono ai fratelli separati se colpe da parte cattolica ci sono state, nel discorso agli osservatori del Concilio. Tornare alle origini (…) è riprendere forza: rinascere». (altro…)
Mag 28, 2014 | Chiesa, Cultura, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
Ruth Pfau, un medico che ha profuso il suo impegnato e servizio in Pakistan, con un lavoro per la pace molto al di là dell’assistenza sanitaria. Una cristiana che – a detta del vescovo evangelico Christian Krause – “ha superato gli abissi tra uomini e donne in una società dominata da uomini, tra ricchi e poveri, tra tradizione e modernità, tra culture estranee”. Una suora che ha fatto sperimentare l’Amore di Cristo a persone dalle convinzioni più varie, come ha sottolineato Mons. Joseph Coutts, presidente della Conferenza episcopale pakistana, nel ringraziarla a nome della chiesa pakistana. Con l’aiuto dell’Associazione tedesca per l’aiuto contro la lebbra e tubercolosi (DAHW) Ruth Pfau ha costruito un ospedale nella metropoli pakistana di Karachi. Per il suo programma di controllo della lebbra e della tubercolosi è stata nominata segretaria di stato dal governo del Pakistan. Da oltre 20 anni collabora con la missione di “Christoffel” per aiutare i non vedenti, guadagnandosi una grande stima in una società quasi interamente musulmana. Apprezzamento per questa donna nata nel 1929, anche da parte del vescovo di Aquisgrana Heinrich Mussinghoff e dalla presidente dei Focolari Maria Voce, che la considera una “testimone dell’amore di Dio e artefice di una società più giusta e fraterna”. Che cosa la accomuna con il teologo Klaus Hemmerle, già vescovo di Aquisgrana, un suo coetaneo scomparso nel 1994, di cui il Premio conferito ogni due anni dal Movimento dei Focolari ricorda la figura e il patrimonio spirituale? A sottolinearlo è il giornalista televisivo e professore di teologia Michael Albus, che ha tenuto la laudatio nel duomo di Aachen (Aquisgrana) dove, l’8 maggio scorso, si è svolta la cerimonia di conferimento.
“Avere il coraggio di osare un salto, decisi ad aiutare subito dove c’è bisogno. Senza giustificazioni teoriche, politiche o addirittura teologiche. E senza chiedere – come si usa nel mondo capitalistico – quale sarà la mia ricompensa?”, questo è un tratto comune ai due, come lo è il desiderio di costruire ‘una chiesa che salva Dio nel mondo dalla morte per assideramento’ – come ricordava San Martino –”. Ruth prende la parola: “Possiamo aiutarci vicendevolmente ad essere uomini e rimanere pieni di umanità”, afferma. Un segno di questa umanità per lei significa “perdere del tempo” – è questo che le ha insegnato l’Asia. Negli ospedali e nelle case per anziani in Germania, questo si trova raramente. Per lei è un segno di perdita di umanità. Si congratula che il premio dia onore a questa “perdita di tempo”, anche se nella motivazione si evidenzia la sua capacità di “costruire ponti, artefice di unità attraverso la sua donazione radicale ai poveri, a partire dalla sua fede vissuta con forza e convinzione in un ambiente carico di conflitti”. (altro…)
Mag 27, 2014 | Parola di Vita
Gesù aveva presenti anche tutti noi che avremmo dovuto vivere in mezzo alla vita complessa di ogni giorno. Perché Amore incarnato, avrà pensato: io vorrei essere sempre con gli uomini, vorrei dividere con loro ogni preoccupazione, vorrei consigliarli, vorrei camminare con loro per le strade, entrare nelle case, ravvivare con la mia presenza la loro gioia. Per questo ha voluto rimanere con noi e farci sentire la sua vicinanza, la sua forza, il suo amore. Il Vangelo di Luca racconta che dopo averlo visto ascendere al Cielo, i discepoli “tornarono a Gerusalemme con grande gioia” (Lc 24,52). Come poteva essere? Avevano sperimentato la realtà di quelle sue parole. Anche noi saremo pieni di gioia se crediamo veramente alla promessa di Gesù: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” Queste parole, le ultime che Gesù rivolge ai discepoli, segnano la fine della sua vita terrena e, nello stesso tempo, l’inizio della vita della Chiesa, nella quale è presente in tanti modi: nell’Eucaristia, nella sua Parola, nei suoi ministri (i vescovi, i sacerdoti), nei poveri, nei piccoli, negli emarginati…, in tutti i prossimi. A noi piace sottolineare una presenza particolare di Gesù, quella che lui stesso, sempre nel Vangelo di Matteo, ci ha indicato: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (cf Mt 18,20). Mediante questa presenza egli vuole potersi stabilire in ogni luogo. Se viviamo quanto lui comanda, specialmente il suo comandamento nuovo, possiamo sperimentare questa sua presenza anche fuori delle chiese, in mezzo alla gente, nei posti in cui essa vive, ovunque. Quello che ci è chiesto è quell’amore vicendevole, di servizio, di comprensione, di partecipazione ai dolori, alle ansie e alle gioie dei nostri fratelli; quell’amore che tutto copre, che tutto perdona, tipico del cristianesimo. Viviamo così, perché tutti abbiano la possibilità di incontrarsi con Lui già su questa terra.
Chiara Lubich
Pubblicata in Città Nuova 2002/8, p.7.
Mag 27, 2014 | Cultura
If you feel like politics and politicians have sunk into a hopeless pit of divisiveness and insincerity, you need this book. Amy Uelmen identifies some of the burning questions of our times: Does voting the wrong way constitute a sin? Are my misguided friends being inadvertently duped by political machines to make sinful choices? Are my misguided friends being inadvertently duped by political rhetoric that sounds good, but produces no social change in practice? The 5 steps she proposes will help you ask the right questions and establish parameters that can produce actual dialogue rather than simultaneous monologues in your family, church, community, or town hall meeting. The insights are: (1) Believe it is possible to have a positive vision of politics; (2) Practice and refine communication skills based on love; (3) Understand where there is and is not room for compromise; (4) Recognize suffering as a springboard for love; and (5) Build the polis with constructive action. Author: Amy Uelmen Available from New City Press (NY)
Mag 27, 2014 | Chiara Lubich, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
La storia di Trento – città natale di Chiara Lubich – non dimentica quel devastante bombardamento del 13 maggio 1944, che rase al suolo vite, case, ideali. Lo stesso giorno, 70 anni dopo, la città ha visto “un bombardamento di atti d’amore”. Lo dicono alcuni dei bambini presenti. È sempre maggio. La piazza Duomo di Trento, quell’enorme salotto affrescato, accoglie anche quest’anno oltre 2500 bambini, provenienti dalle scuole di 23 Istituti scolastici della città. Insieme a loro, studenti delle medie e del liceo, insegnanti, genitori, nonni, rappresentanti delle istituzioni, il Sindaco e diversi assessori. Si tratta di un appuntamento che è entrato a far parte della storia degli ultimi 11 anni della città. Vi convergono tutte le scuole per raccontarsi in mille modi come si è cercato durante l’anno di vivere le frasi del dado e come si è riusciti ad essere “attori di pace”. Il programma si è sviluppato attorno al tema del “conflitto”: come abitarlo, come affrontarlo, come risolverlo. Toccante il momento del Time out, un minuto di silenzio e preghiera per ricordare i Paesi sconvolti da conflitti, con un pensiero particolare alle circa 300 studentesse rapite in Nigeria. Un lungo minuto che, con il ritocco delle campane del Duomo a mezzo giorno, ha raccolto la vivacissima piazza. Festa in una splendida giornata di sole. La città è risultata invasa da un’onda di pace, con migliaia di messaggi e racconti di “atti d’amore” scritti e distribuiti a passanti, negozianti, turisti. Con centinaia di disegni che coloravano via Bellenzani, la principale arteria del centro storico. Protagonisti anche in quest’edizione i bambini, entusiasti e convinti che “la pace comincia da me”. Il giornale L’Adige titolava in prima pagina La piazza invasa dai portatori di pace. E il quotidiano Trentino: “Che bella iniezione di speranza vedere migliaia di bambini vestiti con berretti e magliette di tutti i colori, diventare quasi un arcobaleno vivente e gridare all’unisono “pace”. Anche la Rai e altre tv e radio regionali hanno voluto raccontare questa speranza.
La festa “Trento città della pace” conclude il percorso annuale di educazione ai valori attuato nelle scuole della città e condiviso tra un centinaio di insegnanti, dei vari ordini di scuola, negli incontri mensili del “Tavolo Tuttopace”. L’iniziativa comincia 11 anni fa, con una classe di bambini di terza elementare, la loro maestra e quel dado della pace tirato ogni mattina per vivere una delle sue sei facce. Con quel Giornalino Tuttopace, attraverso il quale veicolare e raccontare ad altri bambini i loro fatti di pace, disegni, poesie, canzoni, e che oggi, inserito sul giornale del Comune, arriva nelle case di tutte le famiglie di Trento. E, ancora, con il realizzare insieme all’allora sindaco Alberto Pacher quella “Aiuola della Pace”, con il dado al centro, perché i passanti potessero “osservare e imparare”. Oggi, legato a questa storia, si è avviato il progetto “Trento, una città per educare”, che interessa i sette istituti comprensivi della città, con le scuole dell’infanzia, primarie, secondarie, scuole paritarie, istituti superiori, scuole della Provincia a cui si collegano quelle di altre città. Insieme a bambini e insegnanti, anche le famiglie seguono un proprio percorso formativo. E con esse il territorio, l’amministrazione comunale e provinciale, altre istituzioni e associazioni. http://vimeo.com/68603474 (altro…)
Mag 26, 2014 | Chiesa, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
“Ut unum sint”, che tutti siano una cosa sola: questo il motto del pellegrinaggio di Francesco in Terra Santa, per ribadire l’impegno a “camminare insieme verso l’unità” dei cristiani, cercando pure “un autentico dialogo con l’Ebraismo, l’Islam e le altre tradizioni religiose” [dalla dichiarazione comune firmata da Papa Francesco e dal Patriarca Bartolomeo]. Se, infatti, il centro del viaggio era l’incontro al Santo Sepolcro con il patriarca greco ortodosso di Costantinapoli Bartolomeo ed i responsabili delle Chiese di Gerusalemme, per rinnovare l’unità espressa da papa Paolo VI e il patriarca Atenagora 50 anni fa a Gerusalemme, la presenza del Papa in Terra Santa ha avuto senza dubbio un risvolto forte nel dialogo tra le religioni e una spinta nel cammino della pace. Lo testimoniano le attese del rabbino David Rosen, direttore internazionale degli Affari interreligiosi dell’American Jewish Committee. Intervistato da Paolo Lòriga, inviato di Città Nuova, nella sua casa a Gerusalemme, dichiara che “la maggioranza degli ebrei e dei rabbini valuta questa visita in maniera molto positiva”, e che la presenza di Francesco “può produrre un profondo positivo impatto nella coscienza ebraica e nella concezione dei cristiani”. Rosen è uno dei 400 firmatari – tra rabbini e personalità ebraiche -di un messaggio di benvenuto al Papa, un gesto non solo di cortesia, ma segno della “riscoperta della fraternità tra ebrei e cattolici. Sono sicuro – aggiunge – che la visita sarà un evento meraviglioso, un’occasione di festa e di gioia”.
E lo testimonia il grido di esultanza al termine dell’invito di Papa Francesco a Peres e Abbas: “Invito il presidente palestinese Mahmoud Abbas e il presidente israeliano Simon Peres ad elevare insieme con me un’intensa preghiera, invocando da Dio il dono della pace”. Il Papa parla da Betlemme, il 25 maggio, dopo la messa celebrata nella Piazza della Mangiatoia. “Offro la mia casa in Vaticano per ospitare quest’incontro di preghiera”. «Una sorpresa per tutti noi», dichiara mons. William Shomali, vicario per la Palestina del patriarca cattolico latino, grande tessitore di rapporti, dato che i tentativi di arrivare ad una preghiera comune durante la visita non erano andati a buon fine. Tana Imseeh viene da Ramallah e lavora al ministero del Welfare: “Abbiamo ascoltato un annuncio storico che, sono sicura, porterà frutti di pace”, dichiara all’inviato.
Il Papa era arrivato a Betlemme dalla Giordania, dove è stato accolto calorosamente dal Re Abdallah II. Lì il Papa si è recato nel luogo del battesimo di Gesù, incontrando 600 persone, tra i rifugiati siriani, giovani feriti e disabili. Una volta in Palestina, sfidando il protocollo, ha rivolto alle autorità palestinesi l’auspicio che “le spade si trasformino in aratri e questa terra possa tornare a fiorire nella prosperità e nella concordia”. Con forza ha sostenuto che “è ora di porre fine a questa situazione di conflitto sempre più inaccettabile”, indicando che “è giunto il momento per tutti di avere il coraggio della pace”. Nel percorso verso la Piazza della Mangiatoia si passa vicino al muro che divide Betlemme da Israele, il Papa chiede di fermare la jeep per avvicinarsi al muro: vi ha sostato davanti raccogliendosi in preghiera per qualche minuto. Poi è avanzato sino a poggiarvi la fronte, a condividere fisicamente la sofferenza di un popolo. La sosta non era prevista dal programma, ma papa Francesco confida: «È difficile costruire la pace, ma vivere senza pace è un tormento». Sito del Vaticano: http://w2.vatican.va/content/francesco/it/travels/2014/outside/documents/papa-francesco-terra-santa-2014.html Sito ufficiale della visita in Terra Santa: http://popefrancisholyland2014.lpj.org/ Sito ufficiale della visita in Giordania: http://popevisit.jo/ Leggi anche: Un testimone dell’incontro tra Paolo VI e Athenagoras – Fonte Città Nuova online Giordania – Francesco elogia cristiani e musulmani – Fonte Città Nuova online (altro…)
Mag 26, 2014 | Cultura
L’azzardopatia incentivata per legge rappresenta il culto terminale di un sistema economico che ha provocato il casinò finanziario mondiale. Analisi, storie e numeri per continuare a capire e per agire. Leggi compiacenti hanno favorito la diffusione incontrollata dell’azzardo legalizzato che rovina la vita di intere famiglie. È lo stesso meccanismo della finanza globale che mercifica gli esseri umani, interi territori e i beni comuni. Mentre i prevalenti decisori politici ignorano i costi sociali e si illudono di trovare i soldi per le magre casse dello Stato dal patto di spartizione con le grandi società concessionarie, piccoli esercenti rifiutano l’ingresso delle slotmachine nei loro locali. Dal “voto con il portafoglio”, alla festa comune e spontanea di quartieri e paesi per gli esercenti che rifiutano l’ingresso delle slotmachine nei loro locali: un movimento di idee, portato avanti da giovani e adulti, uomini e donne, professionisti, studenti e lavoratori, ri-mette in gioco le vite in un’altra direzione, contro il gioco che diventa dramma antropologico. Nel volume, giornalisti, economisti, sociologi, giovani impegnati tracciano un quadro completo e dettagliato del fenomeno dell’azzardopatia. Contributi di: Daniele Albanese, Andrea Baranes, Leonardo Becchetti, Luigino Bruni, Matteo Iori, Gabriele Mandolesi e Francesco Naso, Daniele Poto, Giuseppe Riccio, Federico Tonioni, Marco Verani. Il Curatore, Carlo Cefaloni, è laureato in Giurisprudenza all’Università di Roma La Sapienza. Scrive su Città Nuova occupandosi di lavoro, economia, cittadinanza e diritti umani. Convinto assertore della “cultura che nasce dalla vita”, partecipa a diverse reti sociali attive su politiche di pace, ambiente, lavoro e legalità. Tra i promotori di Slot Mob. (altro…)