Piero Coda, Preside dell’Istituto Universitario Sophia, in occasione della consegna del dottorato h. c. in “Cultura dell’Unità” al Patriarca Bartolomeo I. Foto © CSC Audiovisivi
Il Patriarca Bartolomeo I ha percorso la storia del cammino ecumenico, quali secondo lei le parole nuove? «Le parole nuove sono sostanzialmente due: la prima è la parola della fraternità tra Papa Francesco e il Patriarca Bartolomeo. Il messaggio che il Santo Padre ha inviato a Bartolomeo ha toccato profondamente il cuore del Patriarca il quale ha risposto invocando la preghiera
ad multos annos per papa Francesco, per portare avanti questo cammino di unità. E la seconda parola nuova che a me ha colpito molto è “l’unità nella diversità”, che tra l’altro è un
leitmotiv di molti interventi di papa Francesco, che sottolinea come il Vangelo non è uniformità, ma valorizzazione delle differenze. Esse sono unità proprio nella misura in cui, scaturendo dall’unica sorgente, si mettono in relazione tra di loro, sanno scoprire reciprocamente i doni di cui ciascuno è portatore. Per cui la diversità è il fiore dell’unità, quando è vissuta come relazione, cioè come fraternità, come comunione. Queste sono – mi sembra – due parole molto forti, molto nuove, risuonate con particolare efficacia e sottolineate dalla risonanza che hanno avuto nella grande folla presente – 1400 persone – che hanno sottolineato i passaggi fondamentali degli interventi con applausi nutriti, applausi che venivano dal cuore».
In un mondo dove si alzano le barriere in nome della diversità e del non riconoscimento dell’altro, quale responsabilità hanno i cristiani oggi? «Una responsabilità unica, perché è in fondo solo Gesù che ha portato nella storia dell’umanità un modello di unità che sa tenere insieme la differenza e la sa valorizzare. Nessuna visione umana, nessuna ideologia umana è riuscita a tenere insieme unità e diversità. O è andata nell’uniformizzazione o è caduta nell’anarchia. Gesù ci insegna la via, stretta, difficile che alla fine passa anche per la croce, ma porta alla resurrezione, la trasfigurazione delle differenze nell’unità. Questa è la perla del Vangelo, l’unità nella diversità, la comunione, la S.S. Trinità incarnata nelle relazioni con tutti, a cominciare dai poveri, dagli ultimi, come ci ricorda il Papa».
Questo suo guardare alla Trinità per capire come orientarsi nella direzione dell’unità nella diversità, fa ricordare fortemente il carisma di Chiara Lubich, della sua visione dei “rapporti trinitari” come paradigma su cui camminare… «
L’Istituto universitario Sophia è nato dall’ispirazione di Chiara quando ha avvertito che era giunto il momento che il carisma che le era stato donato da Dio, che aveva fatto nascere l’esperienza così universale del Movimento dei Focolari, diventasse anche espressione culturale. Perché occorrono sempre delle mediazioni, dei paradigmi – come dice papa Francesco, una rivoluzione culturale –, per saper incanalare l’esistenza verso nuove frontiere. Per questo è nato l’Istituto universitario Sophia: una giovane creatura, piccola, che conosce tutti i limiti dell’inizio e delle forze umane, ma che sperimenta anche la grandezza dello Spirito di Dio, del
carisma dell’unità, dell’
ut unum sint che è la chiave del nostro tempo. Allora il nostro impegno è elaborare culturalmente con profezia, con visione, con concretezza, con realismo, che cosa significa questo paradigma dell’unità nella diversità in politica (
la politica della fraternità), in economia (
l’Economia di Comunione), a livello filosofico (il rispetto dell’alterità), in tutti i campi. Mi sembra importante questa sintonia così profonda tra quello che ci dice papa Francesco (la mistica del noi, una chiesa in uscita), il Patriarca Bartolomeo (l’unità nella diversità), il carisma dell’unità donato in questo tempo … per camminare insieme. Lo Spirito Santo è un artista, dissemina all’infinito doni di tutti i generi ma ha di mira un progetto ben preciso: oggi è sanare questi conflitti, queste fratture che ci sono nell’umanità, per far germogliare quello che c’è già di positivo e che sono tantissime cose. Quindi deve essere un laboratorio di speranza».
Fonte: intervista rilasciata a varie testate, dopo il conferimento del dottorato h.c. al Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I.
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