


Sportmeet in India
«Lo sport può davvero cambiare il mondo e renderlo più unito». Patsy Furtado, un’allenatrice di hockey di Mumbai, che da ragazza ha giocato nella squadra nazionale indiana di hockey, parla con forte convinzione che deriva da un’esperienza altrettanto forte vissuta con i bambini di strada di questa immensa metropoli. Nel 2005 ha incontrato i Focolari e il progetto di Sportmeet attraverso un evento di Run4unity. La sua passione per lo sport e l’esperienza di unità che ha vissuto quel giorno hanno acceso in lei il desiderio di unire le forze con altri allenatori che la pensano come lei, e di contribuire a cambiare il suo ambiente, dove si vedono spesso i bambini vivere sulla strada. Aveva appena avuto modo di conoscere una casa per indigenti con 240 bambini, che la società spesso mette da parte. Ha avuto allora l’idea di cominciare ad allenarli in diverse discipline sportive: calcio, basket, hockey, atletica…Così ha iniziato tutte le mattine alle 6,30 con una sessione di allenamento di un’ora. Al principio erano presenti 20 ragazze e 30 ragazzi, senza scarpe né abbigliamento sportivo adeguato; oggi, invece, in quella casa ci sono diverse squadre, e tutti i bambini indossano scarpe sportive, con le attrezzature giuste e uno zaino personale per lo sport. Nel 2007 i ragazzi hanno iniziato a gareggiare nelle competizioni interscolastiche di Mumbai e la squadra di calcio under-12 è arrivata all’ottavo posto tra oltre 300 scuole. Questo risultato è stato anche riportato dall’Hindustan Times, uno dei principali quotidiani di Mumbai, con il titolo “United We Stand”. Elencando le numerose realizzazioni di questo progetto, Patsy sottolinea il fatto che il comportamento dei bambini è notevolmente migliorato: lo sport ha insegnato loro ad essere disciplinati e, dopo aver praticato qualche sport, tutta la loro energia si è incanalata nel modo giusto. Considerando che è naturale essere violenti e aggressivi nell’ambiente dal quale provengono, stanno acquistando nuova sicurezza cominciando ad avere rispetto di sé, a curare meglio la propria igiene e prendersi su delle responsabilità. Professano varie religioni ma non ci vedono differenze fra loro: i bambini giocano insieme come una squadra.
Nel 2009 si è tenuto il primo seminario su Sports4Peace a Mumbai. Promuovendo il dado con le 6 regole che educano alla pace attraverso lo sport, questo progetto ha catturato l’attenzione di vari allenatori ed altre persone impegnate nell’ambito sportivo a Mumbai ed altre città dell’India. “Play well”, “Hang in there”, “Look out for others”: semplici regole che sono entrate nella vita di molti giovani e adulti amanti dello sport, spingendoli ad applicarle con passione nelle loro discipline. L’idea dello sport in funzione dell’educazione alla pace è diventata parte integrante di attività culturali interreligiose promosse da diverse università, nonché in eventi diocesani di Mumbai e Pune, una città vicina conosciuta proprio per le sue numerose università. Sports4Peace è stato presentato nelle successive edizioni di Run4Unity anche a Nuova Delhi e a Mumbai nella Settimana Mondo Unito internazionale tenutasi nel maggio 2015. In quell’occasione è stato installato, sempre a Mumbai, un dado di Sports4Peace, permanente, nel giardino pubblico sul lungomare di Bandstand,: ricorda a tutti che lo sport, vissuto e giocato bene, può aiutare a promuovere la pace e la fraternità universale. Gustavo Clariá (altro…)

India: Sarvodaya, il sogno del Bala Shanti
“Una società è buona quando l’ultimo e il più piccolo hanno accesso ad una vita dignitosa”. Questa è stata l’idea forza che nel 1986 ha spinto il Dott. Aram e sua moglie Minoti, con una commissione di amici Gandhiani, a dare inizio allo Shanti Ashram di Coimbatore nel Tamil Nadu. Alfabettizzazione, sviluppo della condizione della donna, sanità, politica ambientale, lotta alla povertà, programmi di leadership per la gioventù e progetti per l’infanzia sono le azioni promosse dall’Ashram, di cui fa parte il progetto Bala Shanti nato nel 1991 per aiutare bambini molto poveri nei villaggi circostanti. Scriveva la Signora Minoti nel 2013: “Tagore,il poeta tanto amato e vincitore del premio Nobel dice: ‘Ogni bambino e bambina è portatore del messaggio che Dio non si è ancora scoraggiato nei riguardi dell’uomo’. È in questo contesto che vedo il nostro lavoro per i nostri bambini: poter servire uno dei doni più preziosi di Dio all’umanità” . Inizialmente il progetto Bala Shanti ha mirato a offrire nutrizione, educazione e servizi sanitari ad un piccolo gruppo di bambini dai 3 a 5 anni. Oggi il progetto aiuta migliaia di bambini in 17 villaggi, coinvolgendoli direttamente a loro volta nella lotta alla povertà, suscitando in loro e nelle loro famiglie una partecipazione attiva sociale.

Chiara Lubich con Minoti Aram (2002) – © Centro S. Chiara Audiovisivi

Sudafrica: Religione a servizio della Pace
«In questi giorni anche in Sudafrica ci sono tanti disordini, molta violenza, violazione dei diritti umani … c’è addirittura chi non vuole più altri fratelli di altre nazioni africane nel Paese. Non si capisce come mai questi fuochi di violenza vengano fuori così forti. C’è bisogno proprio di promuovere la tolleranza verso le diversità nei gruppi e nelle comunità, dovunque. I migranti vivono nella paura e tanti sono già rientrati nei loro paesi di origine», scrive Jacira, da Johannesburg. È in questo contesto che si è svolto, nel 7° anniversario della morte di Chiara Lubich (22/01/1920 – 14/03/2008), un seminario dal titolo “Religione a servizio della Pace”. Molto significativo il contributo di Ela Gandhi, nipote del Mahatma, che in più occasioni nei suoi viaggi in Italia è rimasta affascinata dalla figura di Chiara Lubich e dalla spiritualità dell’unità che ampiamente cita nel suo articolato intervento. In esso afferma, tra l’altro: «Riconoscendo come fece Gandhiji che niente si raggiunge quando le persone non hanno lavoro, cibo o dove abitare e di che coprirsi, Chiara ha concepito l’idea dell’Economia di Comunione nella libertà. Aver cura gli uni degli altri è l’eloquente suo forte richiamo!». Spiega ancora: «È l’amore per gli altri in forma di misericordia, l’amore che apre cuori e mani per abbracciare i derelitti, i poveri, coloro che sono gli scartati dalla vita e i peccatori pentiti». «Se pensiamo di praticare con fedeltà la nostra religione perchè allora ci sarebbero lotte, guerre, sopraffazioni e sofferenze perpetrate da uomo contro uomo e indicibili atrocità commesse dall’uomo in questo mondo?», si domanda. E afferma con forza: «Ogni comunità di fedeli si prenda la responsabilità di correggere interpretazioni erronee della propria fede e non di abbandonare la fede». «Qui in Sud Africa, durante gli anni dell’apartheid che si basò su un’erronea interpretazione della Bibbia – secondo Ms Ela Gandhi –, i nostri fratelli e sorelle cristiani convennero insieme per produrre il Kairos Document. Questo documento afferma che “il problema … in Sud Africa non è semplicemente quello di una colpa a livello personale, è un problema di ingiustizia di strutture”». Perciò, conclude: «Oggi quando il mondo ed anche il nostro Paese sperimenta un alto tasso di violenza e di comportamenti folli, di rabbia e distruzione, di povertà e indigenza, è necessario indirizzare nuovamente lo sguardo al nostro concetto di Ubuntu e vedere in quale modo ciascuno di noi può cominciare a introdurre nella sua vita agape, bhavana e molti altri termini simili che si riferiscono all’amore puro così da aiutare a creare un mondo migliore». E oggi più che mai, per dare il proprio contributo i membri dei Focolari, in questo Paese dalle grandi distanze, sono impegnati a raggiungere le comunità più lontane, per condividere e approfondire il messaggio di pace e di unità frutto del Vangelo vissuto. (altro…)

Filippine: la profezia della S.O.R.
SOR sta per School for Oriental Religions (Scuola per le religioni orientali). «È stata una delle idee tipiche della genialità del carisma di Chiara Lubich» scrive Roberto Catalano, co-responsabile del Centro per il Dialogo Interreligioso del Movimento dei Focolari, nel suo blog. Giunta quasi al termine del suo primo viaggio in Asia nel gennaio del 1982, la fondatrice dei Focolari lanciò un’idea che pareva un sogno. Si trattava di avviare, nella cittadella delle Filippine, Tagaytay, punto di riferimento per i Focolari in Asia, corsi di formazione che permettessero ai cattolici di aprirsi, adeguatamente preparati, al dialogo con fedeli di altre religioni. Chiara Lubich arrivava dal Giappone dove aveva avuto l’occasione, su invito del rev. Nikkyo Niwano, fondatore della Rissho Kosei-kai, movimento di rinnovamento buddhista giapponese, di parlare della sua esperienza cristiana a migliaia di buddhisti. L’impatto era stato forte non solo nei buddhisti che ascoltavano una donna cattolica parlare nell’Aula Sacra di fronte alla grande statua del Buddha, ma per Chiara stessa. All’arrivo nelle Filippine, nazione cristiana dell’Asia, aveva intuito la necessità di lanciare il Movimento dei Focolari, particolarmente quello di quel continente, a dialogare con buddhisti, musulmani e indù. Ma aveva colto anche la necessità di prepararsi adeguatamente per un compito impegnativo che non doveva andare a scapito delle identità religiose di ciascuno. Dopo aver confidato il suo sogno ad alcuni dei dirigenti del Movimento, una persona aveva offerto una casa che poteva ospitare professori e piccoli corsi. È così che è nata la SOR che, nel corso di questi tre decenni, ha svolto week-end di formazione a cristiani dell’Asia su argomenti che riguardano le varie religioni. A partire dal 2009, poi, con il diffondersi di tensioni religiose e del fondamentalismo, si è pensato di affrontare temi specifici, trasversali: Dio nelle tradizioni asiatiche, il comandamento dell’amore, il ruolo delle Sacre Scritture e, quest’anno, il posto ed il significato della sofferenza.
Dal 26 febbraio al 1° marzo la Cittadella Pace (Tagaytay) ha così ospitato circa 300 persone provenienti per la maggior parte dalle Filippine, ma con delegazioni anche da Pakistan, India, Myanmar, Thailandia, Vietnam, Hong Kong, Taiwan, Indonesia, Giappone e Corea. Sono quasi tutti cattolici, ma tre buddhisti membri attivi dei Focolari hanno voluto essere presenti, provenienti da Giappone e Thailandia. L’argomento: Il senso della sofferenza nelle religioni asiatiche: induismo, buddhismo, islam e cristianesimo. L’obiettivo: mettere in evidenza il valore e il significato che le rispettive tradizioni danno al dolore in generale, quello fisico, come quello spirituale e psichico o quello provocato dai disastri naturali. I relatori erano esperti dei vari settori, presenti anche tre vescovi (Roberto Mallari, di S. José Nueva Ecija nelle Filippine, Brenan Leahy, di Limerick in Irlanda, e Felix Anthony Machado di Vasai in India) e un professore americano esperto di buddhismo (Donald Mitchell della Purdue University) collegato via skype. La scuola ha, poi, offerto l’occasione di condividere esperienze di dialogo in Paesi dove i cristiani sono una sparuta minoranza, come India, Thailandia, Giappone, Taiwan. «Sono venuti per imparare a dialogare con le altre religioni, ma quello che hanno riscoperto è stato il cristianesimo nella sua dimensione più profonda e, allo stesso tempo, aperto a tutti coloro che si incontrano a qualsiasi credo appartengano» conclude Catalano. Chiara ha capito la necessità di formare cristiani al dialogo in un continente che vive in un caleidoscopio di fedi. Un dialogo che non relativizza né appiattisce, dove ognuno deve essere se stesso ed incontrando l’altro riscoprire le sue radici. (altro…)